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Storia
Il fortepiano fu inventato intorno al 1700 a Firenze dall'abile cembalaro Bartolomeo
Cristofori, al servizio del gran principe di Toscana Ferdinando de' Medici. La nuova
idea non attecchì immediatamente, ma quando lo strumento, circa cinquant'anni
dopo, ebbe diffusione sufficiente, esso diventò il prediletto dei maggiori esponenti
della musica sette/ottocentesca, comeMozart, Haydn, Muzio Clementi e Beethoven.
Caratteristiche e meccanica
Realizzato in due tipi, a coda o a tavolo (chiamato anche a tavolino per via delle sue
ridotte dimensioni), il fortepiano era costruito interamente in legno, o con parziali
rinforzi e strutture metalliche ben diverse da quelle attuali; le corde sono percosse da
martelletti rivestiti di pelle (anziché di feltro, come nel pianoforte), producendo così
un suono leggermente più metallico, più nitido, più chiaro e netto, che in molti brani
permette una maggiore intelligibilità sonora, la quale ricorda alla lontana, soprattutto
nel registro medio/acuto, la timbrica del clavicembalo. Ciò che più si distingue
nell'ascolto di un fortepiano è che le note non si sovrappongono e non si confondono
come nel pianoforte moderno. Questo effetto di "confusione e unione" dei suoni
nelle composizioni moderne è del tutto naturale e previsto dal compositore; ben
diversa è la situazione di composizioni musicali antiche (di fine '700 o della prima
metà dell'800), concepite per i coevi fortepiani. L'uso del pianoforte moderno, in Copia di fortepiano viennese (Walter)
del 1815 realizzata da Paul McNulty
questo caso, pone un problema di reinterpretazione.
Meccanica di un fortepiano
Variatori di suono
Il fortepiano poteva essere munito di pedali o ginocchiere, in numero variabile, che mutavano il timbro del suono prodotto:
moderato (o pedale moderatore): interpone tra corde e martelletti una sottile striscia di feltro per rendere il suono
più vellutato;
liuto: preme del materiale morbido contro le corde, a ridosso del ponticello, smorzandone il suono;
forte;
celesta;
fagotto: consisteva in una striscia di legno, rivestita di carta velina o pergamena, accostata alle corde gravi, in modo
che vibrassero con il caratteristico ronzio delfagotto;
pedale delle turcherie: la sua funzione è quella di azionare una serie di marchingegni, che riproducono un suono di
grancassa, campanelli e piatti, elementi tipici della musica turca deigiannizzeri, così come filtrata dalla cultura
grancassa, campanelli e piatti, elementi tipici della musica turca deigiannizzeri, così come filtrata dalla cultura
viennese di fine '700.
Molti di questi effetti, come le turcherie, caddero in disuso col passaggio dalla meccanica di tipo viennese (strumenti di Joseph
Böhm, Conrad Graf, Johann Schantz, etc.), di fine '700 ed inizio '800, a quella romantica dei francesi Pleyel ed Érard, che per primi,
assieme anche a molti costruttori tedeschi, posero le basi dell'evoluzione verso la meccanica contemporanea. Non era più necessario
sorprendere e divertire, come richiedeva il gusto tardo-barocco e neoclassico, ma invece esprimere sentimenti ed emozioni
romantiche; quindi "percussioni", come le turcherie che davano ritmo alla danza o alle marce, non erano più necessarie; anche il
fagotto e la celesta erano effetti "sorprendenti", che la sensibilità e l'intimismo romantico considerò inutili e desueti.
Bibliografia
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Stewart Pollens, The Early Pianoforte, Cambridge, Cambridge University Press, 2009,ISBN 978-0-521-11155-3
Andrea Fabiano (a cura di),Il Fortepiano, Firenze, Passigli, 1990,ISBN 88-368-0176-5 (repertorio musicale di 5739
opere a stampa, prevalentemente del periodo 1770-1820; con prefazione di Giovanni Morelli)
Voci correlate
Bartolomeo Cristofori
Clavicembalo
Clavicordo
Pianoforte
Altri progetti
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Collegamenti esterni
Accademia Cristofori - Il fortepiano, su accademiacristofori.it.
Il fortepiano: intervista audio a Costantino Mastroprimiano
, su benimusicali.it (archiviato dall'url originale il 18 dicembre
2007).
Studio 41 del Gradus ad Parnassum di Muzio Clementi, suonato dal clavicembalista/fortepianista statunitense
Robert Hill su Youtube
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