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Capitolo 1

Colore per dispersione

L’ottica geometrica si occupa del comportamento dei raggi luminosi rappresentati come se
si propagassero in linea retta ed eventualmente deflessi a causa del passaggio da un mezzo
ad un altro. Anche se la natura ondulatoria della luce può essere ignorata in geometria
ottica, questa è sempre presente. Ci occuperemo ora di colori "prodotti" da fenomeni di
ottica geometrica quali lo scattering, l’interferenza e la diffrazione.

Fenomeno della dispersione. Quando percepiamo un raggio di luce diamo per scontato
che il raggio luminoso sia stato originato dall’oggetto che emette. Questo però è vero solo
nel vuoto. Quando un mezzo uniforme e non assorbente (e.g. atmosfera, lastra di vetro...)
trasmette un raggio di luce, i fotoni incidenti vengono prima assorbiti per poi venir riemessi
da tutti gli atomi nel cammino. Il risultato è un rallentamento della luce, e si può dire in

Figura 1.1: Fenomeno della rifrazione per un raggio di luce che passa dal vuoto A al vetro
B.

prima approssimazione che maggiore è la densità del mezzo, e minore sarà la velocità della
luce. Tranne che per incidenza normale, questo rallentamento produce una deflessione del
raggio incidente; nell’andare dal mezzo meno denso a quello più denso, l’angolo rispetto
alla normale diventa più piccolo.
Il rallentamento e la deflessione è mostrata in figura, dove sono rappresentate posizioni
successive (a, b, c, d, etc...), a intervalli di tempo regolari, di un fascio di luce che passa
da un mezzo A (vuoto) ad un mezzo B (vetro). Se la velocità della luce nel vuoto è c e

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quella nel vetro è v, il rapporto
c
=: n
v
è detto indice di rifrazione, e si indica appunto con la lettera n. Se l’angolo incidente i
e l’angolo rifratto r vengono misurati rispetto alla normale della superficie di separazione,
allora
c sin i
=n=
v sin r
Questa legge è conosciuta con il nome di Legge di Snell.
La velocità della luce in un mezzo materiale venne misurata per la prima volta da Foucault;
trovò che la sua velocità in acqua era minore di quella in aria. Poiché Newton con la sua
teoria sulla natura corpuscolare della luce aveva predetto una velocità maggiore, questa fu
una prova sperimentale che Huygens aveva ragione a considerare la luce anche come onda.
Quando Newton osservò lo spettro elettromagnetico con un prisma, realizzò che l’indice
di rifrazione variava al variare della frequenza: questo per il fenomeno della dispersione.
La curva di dispersione di un tipico tipo di vetro (crown) è riportata in figura. Sempre in
figura sono indicate le posizioni di alcune linee di Fraunhofer.

Figura 1.2: La curva di dispersione nella regione visibile dello spettro elettromagnetico di
un vetro crown incolore.

Le linee di Fraunhofer sono l’insieme delle righe in assorbimento dello spettro del Sole.
Grazie alle loro lunghezze d’onda ben definite, le linee di Fraunhofer sono spesso utilizzate
per caratterizzare l’indice di rifrazione e le proprietà dispersive dei materiali ottici, come
in questo caso.
Il valore numerico della dispersione del vetro crown potrebbe quindi essere definito come

DISP. = nF − nC

Oppure un altro "indice" rappresentativo della dispersione di un mezzo è il numero di


Abbe ν, definito come
nD − 1
ν=
nF − nC

Questo numero è molto utilizzato nella produzione e nella vendita di ottiche (lenti per
macchine fotografiche), ma soprattutto per i telescopi rifrattori. Gli elementi frontali dei
telescopi rifrattori (per intenderci, la lente rivolta verso il cielo) sono fatti di materiali il
cui numero di Abbe è molto grande: ne consegue una dispersione molto piccola, una riso-
luzione ottica migliore, ma soprattutto una ridottissima aberrazione cromatica. Tuttavia è

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Figura 1.3: Diagramma di Abbe: da sinistra a destra il diagramma riporta mezzi materiali
con dispersione crescente. Infatti il numero di Abbe è inversamente proporzionale al valore
numerico della dispersione.

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solo questione di convenzione: la dispersione può essere calcolata arbitrariamente tra due
linee di Fraunhofer qualunque così come il numeratore del numero di Abbe.
Il fenomeno della dispersione è dovuto alla "separazione" del bianco nei suoi colori com-
ponenti quando il fascio entra nel prisma di vetro: analogo il caso degli arcobaleni, dei
diamanti, e così via... Vogliamo però esaminare più nel dettaglio il fenomeno della disper-
sione e per far ciò occorre estendere la curva di dispersione da frequenza minori a quelle
maggiori del visibile. Nella regione del visibile ovviamente osserviamo l’incremento dell’in-
dice di rifrazione man mano che la lunghezza d’onda diminuisce, o come in figura, man
mano che l’energia trasportata dal fotone aumenta. Sia nella regione ultravioletta che in
quella infrarossa però avvengono drastiche variazioni dell’indice di rifrazione.

Figura 1.4: La curva di dispersione completa di un vetro crown incolore.

Come abbiamo già visto, questo strano comportamento si ha solo nelle regioni in cui il
mezzo (nel nostro caso il vetro crown) assorbe radiazione. Ad energie basse (0.1 eV ca.),
nella regione infrarossa, il vetro assorbe per vibrazione reticolare, in particolare nella cosid-
detta regione di Reststrahlen. Ad alte energie invece (10 eV), nella regione ultravioletta,
avvengono eccitazioni elettroniche.
Già nel  Sellmeier dedusse questi principi generali e derivò la formula di dispersione
di Sellmeier
λ2 λ2
n 2 − 1 = A1 2 + A 2 2 + ...
λ − λ21 λ − λ22
dove l’indice di rifrazione n alla lunghezza d’onda λ è dato in termini delle lunghezze d’onda
λ1 , λ2 , . . . dei vari assorbimenti, mentre A1 , A2 , . . . sono costanti che rappresentano la
forza di ciascuno assorbimento. Per rappresentare la dispersione nella regione del visibile
dello spettro elettromagnetico, solo due o al massimo tre termini dell’equazione precedente
restituiscono un fit preciso dell’andamento dell’indice di rifrazione n. Una versione così
semplice della formula di dispersione di Sellmeier però non è sufficientemente buona a
descrivere l’andamento nelle regioni di assorbimento; in queste bande occorrono i termini
corrispondenti a tutte le emissioni (follia) e in più termini correttivi per non far divergere
la funzione.
Un’importante conclusione può esser derivata dalla figura precedente e dall’equazione di
Sellmeier: la dispersione esiste nella regione visibile solo perchè avviene assorbimento nelle
regione infrarossa e ultravioletta. L’unico mezzo non dispersivo è quello tale per cui non
avviene assorbimento in alcuna banda di lunghezze d’onda, e l’unico mezzo che soddisfa
tale condizione è il vuoto, dove l’indice di rifrazione non varia con la lunghezza d’onda e
rimane pari all’unità. Tutti gli altri mezzi materiali assorbono in qualche zona dello spettro
e quindi producono una variazione dell’indice di rifrazione al variare della lunghezza d’onda,
ovvero, sono mezzi dispersivi.
Come detto nel primo capitolo la velocità della luce nel vuoto è costante. Poiché l’energia

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di un fotone è costante, segue che quando il fotone cambia velocità nell’attraversare una
superficie tra due mezzi materiali, cambierà di conseguenza anche la lunghezza d’onda e
anche il suo reciproco, il numero d’onda. Questo cambiamento in lunghezza d’onda può
essere subito visualizzato in Figura 1.1 se uno immagina che i segmenti paralleli a-a, b-b
eccetera siano i fronti d’onda. È sbagliato dire che il colore della luce cambia in un mezzo
con indice di rifrazione diverso da 1, poiché il termine "colore" ha senso solo nel momento
in cui il fotone viene recepito dal nostro occhio. Per convenzione, il valore numerico delle
lunghezze d’onda è inteso nel vuoto (che tuttavia non differisce di molto dal considerare
un sottile strato d’aria).

Dispersione anomala.

Colore per dispersione.

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