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Concilio di Lione (1274)

Afferma che "le anime sono purificate dopo la morte con pene che lavano".

Concilio di Basilea-Ferrara-Firenze-Roma (SESSIONE VI 6 luglio 1439) [Firenze]


[...]Inoltre definiamo che le anime di chi, veramente pentito, muore nell'amore di Dio, prima di
aver soddisfatto per i peccati e le omissioni con degni frutti di penitenza, vengono purificate
dopo la morte con le pene del purgatorio; che, perch siano sollevate da queste pene, sono
loro utili i suffragi dei fedeli viventi, cio il sacrificio della messa, le preghiere, le elemosine, ed
altre pratiche di piet, che i fedeli usano offrire per gli altri fedeli, secondo le consuetudini della
chiesa. [...]

Concilio di Trento SESSIONE XXV (3-4 dicembre 1563)


Decreto sul purgatorio
Poich la chiesa cattolica, istruita dallo Spirito santo, conforme alle sacre scritture e allantica
tradizione, ha insegnato nei sacri concili, e recentissimamente in questo concilio ecumenico
(403), che il purgatorio esiste e che le anime l tenute possono essere aiutate dai suffragi dei
fedeli e in modo particolarissimo col santo sacrificio dellaltare, il santo sinodo comanda ai
vescovi che con diligenza facciano in modo che la sana dottrina sul purgatorio, quale stata
trasmessa dai santi padri e dai sacri concili (404), sia creduta, ritenuta, insegnata e predicata
dappertutto.[..]I vescovi, inoltre, abbiano cura che i suffragi dei fedeli viventi e cio i sacrifici
delle messe, le preghiere, le elemosine ed altre opere pie, che si sogliono fare dai fedeli per
altri fedeli defunti, siano fatti con piet e devozione secondo luso della chiesa e che quei
suffragi che secondo le fondazioni dei testatori o per altro motivo devono essere fatti per essi,
vengano soddisfatti dai sacerdoti, dai ministri della chiesa e dagli altri che ne avessero
lobbligo, non sommariamente e distrattamente, ma diligentemente e con accuratezza.

Concilio Vaticano II (Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium Cap IV - La


Chiesa celeste e la Chiesa peregrinante )
49. Fino a che dunque il Signore non verr nella sua gloria, accompagnato da tutti i suoi angeli
(cfr. Mt 25,31) e, distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose (cfr.
1 Cor 15,26-27), alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri, compiuta questa
vita, si purificano ancora, altri infine godono della gloria contemplando "chiaramente Dio uno e
trino, qual ".

PIO IX

AMATISSIMI REDEMPTORIS

[...]Il Signore stesso, per mezzo di Malachia, divinamente ispirato, predisse che questo
sacrificio sarebbe stato grande fra le genti e avrebbe dovuto essere offerto puro in ogni parte
del mondo, dal sorgere al tramontare del sole (Ml 1,11). un sacrificio talmente ricolmo di
frutti da abbracciare la vita presente e quella futura.
Dio, riconciliato da questo sacrificio, elargendo la sua grazia e il dono del perdono,
cancella anche le colpe pi gravi e, pur gravemente offeso dai nostri peccati,
trascorre dallira alla misericordia e dalla severit della giusta punizione alla
clemenza. Tramite questo dono vengono annullati il reato e la soddisfazione delle
pene temporali; per mezzo suo pu essere portato sollievo alle anime dei morti in
Cristo non pienamente purificate, e possono essere conseguiti anche beni temporali purch
non in contrasto con quelli spirituali. Sempre per suo tramite vengono debitamente esaltati
lonore e il culto resi ai Santi e, in primo luogo, alla santissima Madre di Dio, la Vergine Maria.
Secondo la tradizione ricevuta dagli Apostoli, offriamo il divino sacrificio della Messa"per la
pace di tutte le Chiese, per la doverosa armonia del mondo; per i regnanti, per i soldati, per gli
alleati, per gli ammalati, per gli afflitti, per tutti coloro che versano nellindigenza, per i
defunti ancora trattenuti in purgatorio, sorretti dalla ferma speranza che potr tornare di
grande giovamento la preghiera elevata in loro favore mentre presente la Vittima santa e
tremenda".[...]

LEONE PP. XIII QUOD ANNIVERSARIUS


[...]Noi desideriamo che gli effetti della Nostra Apostolica carit, merc la pienezza dellinfinito
tesoro spirituale, si estendano anche, quanto pi largamente si possa, a quei diletti figli della
Chiesa, i quali con la morte dei giusti, segnati dalla fede ed innestati nella mistica vite, si
dipartirono dalle battaglie di questa vita terrena; in modo tuttavia che siano impediti ad
entrare nella vita eterna fino a che non abbiano reso lindispensabile soddisfazione alla divina
vendicatrice giustizia per i debiti contratti. A ci siamo mossi dai pietosi desideri dei cattolici, ai
quali sappiamo che torner graditissima questa Nostra intenzione; nonch dalla lacrimevole
atrocit delle pene onde vengono afflitte le anime dei trapassati: ma ancora pi Ce ne d
speciale impulso la consuetudine della Chiesa, la quale, persino nel corso delle pi liete
solennit dellanno, fa salutare e santa memoria dei defunti, affinch vengano
prosciolti dai peccati.
Quindi, essendo certo per la dottrina cattolica che "le anime rinchiuse nel Purgatorio
ricevono aiuto dai suffragi dei fedeli, e principalmente dallaccettabile sacrificio
dellAltare", stimiamo di non potere offrire ad esse un pegno pi utile o pi
desiderato, che il moltiplicare per la loro liberazione, in tutte le contrade, loblazione
immacolata del sacrosanto sacrificio del nostro divino Mediatore.
Perci, con tutte le necessarie dispense e deroghe, vogliamo che lultima domenica del mese di
settembre prossimo venturo sia giorno di amplissima espiazione nel quale da Noi, e allo stesso
modo da tutti i Nostri Fratelli Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi ed altri Prelati aventi Diocesi, nelle
Chiese Patriarcali, Metropolitane e Cattedrali di ciascuno, si celebri una Messa particolare per i
trapassati, con la maggiore solennit possibile e con quel rito che nel messale indicato "per la
Commemorazione di tutti i fedeli defunti". Approviamo che ci si compia anche nelle Chiese
Parrocchiali e Collegiate, tanto dei secolari quanto dei regolari, e da tutti i sacerdoti, purch

non si tralasci la Messa corrispondente allufficio del giorno, ovunque ne corra lobbligo.
Esortiamo poi calorosamente gli altri fedeli che, premessa la sacramentale confessione, si
accostino devotamente alla mensa eucaristica a suffragio delle anime purganti. A costoro, con
la Nostra autorit Apostolica concediamo indulgenza plenaria a pro dei defunti: ai singoli
celebranti, come detto sopra, il privilegio dellAltare.
In tal modo, senza dubbio, le pie anime, che fra terribili e grandi tormenti stanno
espiando i rimanenti peccati, avranno opportunissimo e singolare sollievo dallOstia
salutare che tutta la Chiesa, congiunta al suo Capo visibile ed infiammata dallo
stesso spirito di carit, offrir a Dio, affinch voglia concedere ad essi il soggiorno
del refrigerio, della luce e della pace sempiterna.
Frattanto, come pegno dei doni celesti, con tanto affetto nel Signore, impartiamo a voi,
Venerabili Fratelli, e a tutto il Clero e al popolo affidato alle vostre cure, lApostolica
Benedizione. [...]

PAOLO VI INDULGENTIARUM DOCTRINA


3. necessario, allora, per la piena remissione e riparazione dei peccati non solo che lamicizia
di Dio venga ristabilita con una sincera conversione della mente e che sia riparata loffesa
arrecata alla sua sapienza e bont, ma anche che tutti i beni sia personali che sociali o dello
stesso ordine universale, diminuiti o distrutti dal peccato, siano pienamente reintegrati o con la
volontaria riparazione che non sar senza pena o con laccettazione delle pene stabilite dalla
giusta e santissima sapienza di Dio, attraverso le quali risplendano in tutto il mondo la santit
e lo splendore della sua gloria. Inoltre lesistenza e la gravit delle pene fanno comprendere
linsipienza e la malizia del peccato e le sue cattive conseguenze. Che possano restare e che di
fatto frequentemente rimangano pene da scontare o resti di peccati da purificare anche dopo la
remissione della colpa, lo dimostra molto chiaramente la dottrina sul purgatorio: in esso,
infatti, le anime dei defunti che "siano passate allaltra vita nella carit di Dio
veramente pentite, prima che avessero soddisfatto con degni frutti di penitenza per
le colpe commesse e per le omissioni", vengono purificate dopo morte con pene
purificatrici. La stessa cosa messa in buona evidenza dalle preghiere liturgiche, con
le quali la comunit cristiana ammessa alla santa comunione si rivolge a Dio fin da
tempi antichissimi: "perch noi, che giustamente siamo sottoposti ad afflizioni a
causa dei nostri peccati misericordiosamente possiamo esserne liberati per la gloria
del tuo nome". Inoltre tutti gli uomini peregrinanti sulla terra commettono ogni giorno
almeno qualche leggero peccato; per cui tutti hanno bisogno della misericordia di Dio per
essere liberati dalle pene conseguenti il peccato.
Credo del popolo di Dio
Noi crediamo che le anime di tutti coloro che muoiono nella grazia di Cristo, sia che
debbano ancora esser purificate nel Purgatorio, sia che dal momento in cui lasciano il
proprio corpo siano accolte da Ges in Paradiso, come Egli fece per il Buon Ladrone,
costituiscono il Popolo di Dio nellaldil della morte, la quale sar definitivamente sconfitta nel
giorno della Resurrezione, quando queste anime saranno riunite ai propri corpi.
GIOVANNI PAOLO II - Catechesi Mercoled 4 agosto 99

1. Come abbiamo visto nelle due precedenti catechesi, in base all'opzione definitiva per Dio o
contro Dio, l'uomo si trova dinanzi a una delle alternative: o vive con il Signore nella
beatitudine eterna, oppure resta lontano dalla sua presenza. Per quanti si trovano in

condizione di apertura a Dio, ma in un modo imperfetto, il cammino verso la piena


beatitudine richiede una purificazione, che la fede della Chiesa illustra attraverso la
dottrina del "Purgatorio" (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1030-1032).
2. Nella Sacra Scrittura si possono cogliere alcuni elementi che aiutano a comprendere il senso
di questa dottrina, pur non enunciata in modo formale. Essi esprimono il convincimento che
non si possa accedere a Dio senza passare attraverso una qualche purificazione. Secondo la
legislazione religiosa dell'Antico Testamento, ci che destinato a Dio deve essere perfetto. In
conseguenza, l'integrit anche fisica particolarmente richiesta per le realt che vengono a
contatto con Dio sul piano sacrificale, come per esempio gli animali da immolare (cfr Lv 22,22)
o su quello istituzionale, come nel caso dei sacerdoti, ministri del culto (cfr Lv 21,17-23). A
questa integrit fisica deve corrispondere una dedizione totale, dei singoli e della collettivit
(cfr 1 Re 8,61), al Dio dell'alleanza nella linea dei grandi insegnamenti del Deuteronomio (cfr
6,5). Si tratta di amare Dio con tutto il proprio essere, con purezza di cuore e con
testimonianza di opere (cfr ivi, 10,12s).
L'esigenza d'integrit s'impone evidentemente dopo la morte, per l'ingresso nella
comunione perfetta e definitiva con Dio. Chi non ha questa integrit deve passare per
la purificazione. Un testo di san Paolo lo suggerisce. L'Apostolo parla del valore dell'opera di
ciascuno, che sar rivelata nel giorno del giudizio, e dice: "Se l'opera che uno ha costruito sul
fondamento [che Cristo] resister, costui ne ricever una ricompensa; ma se l'opera finir
bruciata, sar punito: tuttavia egli si salver, per come attraverso il fuoco" (1 Cor 3,14-15).
3. Per raggiungere uno stato di perfetta integrit necessaria talvolta l'intercessione
o la mediazione di una persona. Ad esempio, Mos ottiene il perdono del popolo con
una preghiera, nella quale evoca l'opera salvifica compiuta da Dio in passato e invoca
la sua fedelt al giuramento fatto ai padri (cfr Es 32,30 e vv. 11-13). La figura del Servo
del Signore, delineata dal Libro di Isaia, si caratterizza anche per la funzione di intercedere e di
espiare a favore di molti; al termine delle sue sofferenze egli "vedr la luce" e "giustificher
molti", addossandosi le loro iniquit (cfr Is 52,13-53,12, spec. 53,11).
Il Salmo 51 pu essere considerato, secondo la visuale dell'Antico Testamento, una sintesi del
processo di reintegrazione: il peccatore confessa e riconosce la propria colpa (v. 6), chiede
insistentemente di venire purificato o "lavato" (vv. 4.9.12.16) per poter proclamare la lode
divina (v. 17).
4. Nel Nuovo Testamento Cristo presentato come l'intercessore, che assume in s le funzioni
del sommo sacerdote nel giorno dell'espiazione (cfr Eb 5,7; 7,25). Ma in lui il sacerdozio
presenta una configurazione nuova e definitiva. Egli entra una sola volta nel santuario celeste
allo scopo d'intercedere al cospetto di Dio in nostro favore (cfr Eb 9,23-26, spec. 24). Egli
Sacerdote e insieme "vittima di espiazione" per i peccati di tutto il mondo (cfr 1 Gv 2,2). Ges,
come il grande intercessore che espia per noi, si riveler pienamente alla fine della nostra vita,
quando si esprimer con l'offerta di misericordia ma anche con l'inevitabile giudizio per chi
rifiuta l'amore e il perdono del Padre. L'offerta della misericordia non esclude il dovere di
presentarci puri ed integri al cospetto di Dio, ricchi di quella carit, che Paolo chiama "vincolo
di perfezione" (Col 3,14).
5. Durante la nostra vita terrena seguendo l'esortazione evangelica ad essere perfetti come il
Padre celeste (cfr Mt 5,48), siamo chiamati a crescere nell'amore per trovarci saldi e
irreprensibili davanti a Dio Padre, "al momento della venuta del Signore nostro Ges con tutti i
suoi santi" (1 Ts 3,12s.). D'altra parte, siamo invitati a "purificarci da ogni macchia della carne
e dello spirito" (2 Cor 7,1; cfr 1 Gv 3,3), perch l'incontro con Dio richiede una purezza
assoluta.

Ogni traccia di attaccamento al male deve essere eliminata; ogni deformit


dell'anima corretta. La purificazione deve essere completa, e questo appunto ci
che inteso dalla dottrina della Chiesa sul purgatorio. Questo termine non indica un
luogo, ma una condizione di vita. Coloro che dopo la morte vivono in uno stato di
purificazione sono gi nell'amore di Cristo, il quale li solleva dai residui
dell'imperfezione (cfr Conc. Ecum. di Firenze, Decretum pro Graecis: DS 1304; Conc. Ecum.
di Trento, Decretum de iustificatione: DS 1580; Decretum de purgatorio: DS 1820). Occorre
precisare che lo stato di purificazione non un prolungamento della situazione
terrena, quasi fosse data dopo la morte un'ulteriore possibilit di cambiare il proprio
destino. L'insegnamento della Chiesa in proposito inequivocabile ed stato ribadito dal
Concilio Vaticano II, che cos insegna: "Siccome poi non conosciamo n il giorno n l'ora,
bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinch, finito l'unico corso
della nostra vita terrena (cfr Eb 9,27), meritiamo con Lui di entrare al banchetto nuziale ed
essere annoverati fra i beati, n ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco
eterno, nelle tenebre esteriori, dove 'ci sar il pianto e lo stridore dei denti' (Mt 22,13 e
25,30)" (Lumen gentium, 48).

Domanda 1 In una risposta su Famiglia Cristiana il teologo sostiene che linferno non ha esistenza
oggettiva (evidentemente non crede alle visioni di Fatima e di Medjugorie, n alla Geenna e al fuoco
eterno neotestamentari). Mette poi in contraddizione, strumentale a mio avviso, autodannazione e
condanna, facendo credere che la convinzione popolare di condanna sia stata malamente attribuita a
Dio e non che sia stata una convenienza della Chiesa daltri tempi. Il Nuovo Testamento, infatti, non
parla mai di condanna (tranne alcune affermazioni ambigue di san Paolo), semmai di divisione tra capri
e pecore al momento del giudizio. Se, invece, si comincia a dire che linferno creazione della
creatura si evince non solo che la creatura sia capace di creare, ma che la giustizia divina
sia sottomessa alla giustizia umana. Luigi C.
RISPOSTA 1
Linferno "una reale possibilit", come afferma testualmente il Catechismo dei vescovi tedeschi;
esiste nella misura in cui esistono dei dannati. Non un luogo prefabbricato, come stato normalmente
immaginato nel passato e come stato descritto dal nostro Dante Alighieri.
proprio per questo che il grande teologo Y. Congar ha detto che, se vogliamo avere qualche idea
possibile sullinferno (e sugli altri stati dellaldil), dobbiamo chiudere la Divina Commedia, la quale
peraltro conserva tanti altri valori.
Linferno sostanzialmente (e questo da sempre) la perdita di Dio, che gli antichi chiamavano pena del
danno. E il distacco da Dio, il rifiuto della sua offerta di salvezza, semplicemente opera
delluomo. Per questo si parla oggi di autocondanna e non di condanna da parte di Dio, che vuole la
salvezza di tutti.
Questo rifiuto, come in genere il peccato, non una creazione, ma piuttosto il suo
contrario, lannullamento dellopera di Dio, lunica cosa che luomo pu fare.

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