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Specie protette dalla Direttiva Uccelli Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli

AQUILA REALE NOME SCIENTIFICO: Aquila chrysaetos

Aquila reale, di M. Mendi Aquila reale, di M. Mendi Aquila reale, di M. Messa

Ordine: Falconiformes Famiglia: Accipitridae

Forse la caratteristica più importante dell’Aquila reale, tale da farne appunto il migliore emblema per le bandiere di ogni
tempo, è quella della fedeltà. Insieme per la vita, maschio e femmina di Aquila reale conquistano un territorio, nel quale
restano per anni, costruendo una pluralità di nidi e scegliendo di anno in anno il più adatto.

Grande cacciatrice, l’Aquila reale può sollevare prede piuttosto pesanti, anche fino a 20 kg, per lo più roditori o altri
piccoli mammiferi. Al contrario di quel che si pensa, l’Aquila reale non costruisce il nido sulle vette più alte, ma attorno
ai 2000 m, dove trova le migliori condizioni in termini di relativa abbondanza delle prede.

Grande rapace, l’Aquila reale può raggiungere gli 87 centimetri di lunghezza, per un’apertura alare che può sfiorare i 220
cm (la sola coda nella specie può misurare oltre 30 cm). Abbastanza uniforme il piumaggio, nelle varie sfumature del
bruno e del castano. Solo il capo presenta striature dorate, un fatto che spiega l’origine latina (o meglio greca) del nome,
che letteralmente si traduce “Aquila d’Oro”.

Molte le sottospecie di Aquila reale presenti in Europa. La chrysaetos è quella con l’areale più vasto, essendo presente
dall’Europa Occidentale fino alla Siberia. Altre sottospecie si suddividono il globo tra Nord Africa e Asia Minore,
Americhe e resto dell’Asia. In Italia è presente soprattutto sulle Alpi, con importanti aree di nidificazione lungo la fascia
appenninica, Sicilia e Sardegna orientale.

Prospettive

L’Aquila reale è stata ampiamente monitorata e studiata, con alcune importanti lacune per quanto riguarda le popolazioni
appenniniche. In base ai dati rilevati, è possibile identificare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la
popolazione alpina pari a 410 coppie, un valore di pochissimo superiore all’attuale popolazione censita.

Diversa la situazione in Appennino, dove anche le stime più ottimistiche portano a una probabilità di estinzione nei
prossimi 100 anni – data l’attuale consistenza della popolazione – superiore al 10%. Per questa popolazione il Valore di
Riferimento Favorevole andrebbe posto ad almeno 170 coppie, sempre che la capacità portante del territorio appenninico
possa tollerare una popolazione di questa entità.

Abbastanza chiara, per contro, la situazione in Sardegna e Sicilia, dove l’habitat non potrebbe quasi certamente tollerare
una popolazione superiore di Aquila reale. In queste regioni anche un incremento modesto, pari a due o tre coppie,
potrebbe portare con buona probabilità alla sopravvivenza della specie nel medio e lungo periodo.

In generale, le indicazioni più importanti per la conservazione della popolazione appenninica di Aquila reale sono
costituite dalla protezione dei siti di riproduzione, dal monitoraggio del successo riproduttivo e dei cambiamenti
ambientali in grado di influenzarlo. Tutti i siti andrebbero poi meglio tutelati – anche sulle Alpi – dal disturbo da parte
dell’uomo, e dalla presenza di cavi dell’alta tensione nei pressi dei nidi.

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Minacce

L’Aquila reale in Italia è legata ad ambienti montuosi nei quali siano presenti ampie aree aperte quali pascoli e praterie e
al tempo stesso pareti rocciose in cui costruire il nido. Non così in altre aree d’Europa, dove la specie non disdegna le
immense e fredde pianure costellate di foreste. La prima necessità dell’Aquila è quella comunque di costruire il nido in un
sito adatto per potervi trasportare prede importanti, e per questo evita foreste troppo fitte o aree acquitrinose.

Specie caratterizzata da un bassissimo successo riproduttivo (il tasso d’involo medio non supera in molti casi un individuo
l’anno per coppia di successo), l’Aquila reale dipende in modo particolare dalla disponibilità delle specie-preda. In
generale, il successo riproduttivo appare legato in modo proporzionale alla densità e disponibilità di queste prede.

Alla occasionale scarsità di prede, si aggiunge quella che attualmente appare la più importante minaccia che incombe
sulla popolazione alpina, ossia il disturbo ai siti riproduttivi, che è determinato soprattutto dall’eccessivo sfruttamento di
queste zone a fini turistici. Anche pratiche sportive quali volo a bassa quota e arrampicate sportive possono causare
notevoli problemi all’Aquila reale, che deve far fronte anche al fenomeno dell’abbandono delle attività agro-pastorali
tradizionali con conseguente riduzione di pascoli e ambienti aperti, fondamentale terreno di caccia per la specie.

Avvelenamento, impatto contro cavi aerei e abbattimenti illegali sono altre minacce che si affiancano alla perdita di
habitat e alla occasionale scarsità di cibo. Sono comunque l’abbandono della montagna da un lato e la sua eccessiva
antropizzazione a scopo turistico dall’altro, i fattori attualmente più critici per questa specie sulle Alpi.

Stato di salute

Un tempo diffusa anche nelle sterminate pianure del continente, attualmente l’Aquila reale in Europa è classificata come
specie rara, e confinata nelle regioni montuose. In costante declino fino al 1990, la popolazione europea di Aquila reale ha
poi conosciuto un periodo di relativa stabilità, con la popolazione attuale nell’Ue che però non supera le 4.100-4.500
coppie, pari a poco meno della metà della popolazione continentale complessiva.

Di queste, solo circa 500 (tra 476 e 541) nidificano abitualmente nel nostro Paese, che la protegge sia grazie alle
previsioni della Direttiva Uccelli, sia in conseguenza dell’inclusione nella Lista Rossa Nazionale, oltre alle stringenti
tutele previste dalla legislazione venatoria. Data la consistenza ridottissima della popolazione globale, la tutela della
popolazione italiana – pari al 5-6% della popolazione complessiva della specie, al 12% di quella comunitaria – riveste
un’importanza fondamentale nel futuro della specie in Europa.

Abbondantemente studiata, la specie ha mostrato in Italia un andamento abbastanza confortante negli ultimi anni, pur con
locali decrementi concentrati soprattutto nella fascia appenninica. Le ultime stime parlano di circa 135 coppie sulle Alpi
occidentali, meno di 60 in quelle centrali, circa 200 in quelle orientali. Molto più ridotta la popolazione appenninica, con
una trentina di coppie distribuite sull’Appennino settentrionale, altrettante in quello centrale, non più di 10 in quello
meridionale. Ridotta a circa 15 coppie in Sicilia, l’Aquila reale è invece più diffusa in Sardegna, con una cinquantina di
coppie censite.

Il dato più importante – da cui dipende il generale aumento della specie – è costituito dal deciso incremento della
popolazione alpina, con ricolonizzazione di aree abitate storicamente e un’espansione anche in ambienti non ottimali
quali le Prealpi lombardo-venete. Anche la popolazione appenninica, pur con “performance” nettamente inferiori, si
dimostra in uno stato di salute relativamente buono.

Semaforo

L’incremento delle popolazioni registrato in questi ultimi anni ha portato la consistenza della specie, in molte aree del
Paese, molto vicino al Valore di Riferimento Favorevole, e “saturato” la capacità portante degli habitat relativi.
Elementi di criticità restano in Appennino, dove il trend positivo è meno evidente e dove si sono registrati locali
decrementi. In generale, il giudizio complessivo sullo stato di conservazione dell’Aquila reale nel nostro Paese non può
prescindere da una ancora insufficiente tutela dei siti riproduttivi, soprattutto nel caso di popolazioni ridotte, mentre il

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progressivo abbandono delle attività agro-pastorali in montagna – e la conseguente riduzione degli ambienti aperti a
disposizione della specie – non costituiscono un buon segnale rispetto al mantenimento in condizioni idonee, nel medio
termine, dell’habitat riproduttivo.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione


Range* in espansione favorevole
Popolazione in espansione favorevole
Habitat della specie localmente in calo o degrado inadeguato
Complessivo inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Due le ulteriori tabelle sintetiche che si possono proporre per meglio distinguere la situazione della popolazione alpina
da quella appenninica. Nel caso delle Alpi, il problema principale – pur in un quadro generale piuttosto confortante –
appare determinato dal ritorno del bosco e di vegetazioni “chiuse” a scapito degli ambienti aperti favoriti dall’Aquila
reale per la ricerca di prede. Un fatto determinato dall’abbandono delle attività agro-pastorali che sembra costituire il
principale elemento a sfavore della conservazione della specie in questa regione, dove la popolazione pare oramai aver
saturato la capacità portante dell’ambiente.

Bioregione alpina:

Fattore Stato di salute Stato di conservazione


Range* in espansione favorevole
Popolazione in espansione favorevole
Habitat della specie localmente in calo o degrado inadeguato
Complessivo inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Più preoccupante la situazione in Appennino, anche al di là delle considerazioni sull’habitat, già sviluppate per quanto
concerne le Alpi. In Appennino, infatti, soprattutto nell’area centro-meridionale, si sono verificati locali decrementi
anche di una certa consistenza (e anche in tempi piuttosto recenti) della popolazione di Aquila reale, comunque in
generale abbondantemente al di sotto del Valore di Riferimento Favorevole necessario per sostenere la popolazione nel
lungo periodo.

Bioregione continentale-mediterranea:

Fattore Stato di salute Stato di conservazione


Range* grossomodo stabile favorevole
Popolazione localmente in calo, inferiore inadeguato
all’FRV
Habitat della specie localmente in calo o degrado inadeguato
Complessivo inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Il sole scende dietro le vette alpine, coprendo le valli di ombre inquietanti. Nell’aria tersa risuona, limpido, il richiamo

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dell’Aquila reale. Fiera e immobile, riposa sul nido, posto su pareti strapiombanti e si prepara così a un’altra lunga
giornata di caccia…

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