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La vita
1313 Figlio illegittimo, poi riconosciuto, del mercante Boccaccio di Chel-
lino, nasce probabilmente a Certaldo o a Firenze.
1327 Dopo aver trascorso l’infanzia e i primi anni dell’adolescenza a Fi-
renze, segue il padre a Napoli. Il periodo trascorso qui sarà fonda-
mentale per la sua formazione.
1333-1334 Scrive il poemetto Caccia di Diana.
1336-1339 Compone il Filocolo e il Filostrato.
1339-1340 Scrive il poema Teseida.
1340-1341 È costretto a ritornare a Firenze a causa delle difficoltà finanziarie
del padre.
1341-1342 Compone Il Ninfale fiorentino.
1343-1344 Si dedica alla stesura dell’Elegia di Madonna Fiammetta.
1348 Rientra a Firenze, dopo aver soggiornato a Ravenna e a Forlì, e
aver conosciuto gli ambienti frequentati da Dante. Inizia la stesu-
ra del Decameron, che si protrarrà fino al 1352.
1350 Viene mandato a Ravenna per un incarico diplomatico.
1351 Riceve l’incarico di informare l’amico Petrarca sulla revoca dei prov-
vedimenti contro il padre.
1355 Si reca a Napoli, con la speranza di assumere la carica di segretario
del Regno.
1360 Intraprende la carriera ecclesiastica.
1362 Scrive il Corbaccio.
1363 Si trova ad Avignone per alcuni incarichi pubblici.
Parte Prima: Dalle origini al Trecento
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Il profilo letterario
Con Boccaccio giunge a piena maturazione il processo, avviato da
Petrarca (→ I grandi autori), di interpretazione dei temi e dei valori
di una società nuova, affiancato dal recupero degli ideali cortesi. Lo
scrittore, figlio di un mercante, proveniva dall’ambiente della bor-
ghesia mercantile fiorentina, ma a Napoli, frequentando la corte
angioina, scoprì un modello di vita raffinata e colta.
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te fu una figura fortemente innovatrice, capace di riscoprire il valore
dell’individuo, di rivalutare le capacità dell’uomo di incidere sulla real-
tà e di trasformarla con il proprio ingegno. Lo scrittore è, dunque,
espressione di un ideale laico e di una società urbana che ha riscoper-
to un atteggiamento più libero nei confronti della vita, senza però
arrivare a negare una visione religiosa, dal momento che l’uomo, pro-
prio esprimendo appieno tutte le sue qualità, non fa altro che testimo-
niare la presenza di Dio.
Le opere
Sebbene lo scrittore abbia raggiunto i risultati più elevati nella pro-
sa, il suo esordio letterario avviene in ambito poetico e rivela imme-
diatamente sia la centralità del tema amoroso, che caratterizza l’in-
tera produzione del periodo napoletano, sia l’adeguamento da par-
te dell’autore al gusto e agli schemi della tradizione cortese, molto
diffusa presso la corte angioina.
Parte Prima: Dalle origini al Trecento
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Titolo e data di composizione Genere Contenuti
Caccia di Diana (1333-1334) Poemetto in terzine Protagoniste dell’opera, alla
cui base vi è il principio cor-
tese dell’amore come fonte
di ingentilimento, sono le
ninfe devote al culto della
dea Diana.
Filocolo (1336-1339) Romanzo Il primo romanzo italiano in
volgare narra la storia d’amo-
re di Florio e Biancifiore, an-
ticipando moduli stilistici e
temi del Decameron .
Filostrato (1338-1339) Poema in ottave Al centro della storia è l’amo-
re tra Troilo e Criseida. Vi
sono un’attenta indagine psi-
cologica e un’intensa dram-
maticità.
Teseida (1339-1340) Poema in ottave Anche qui, come nelle altre
opere appartenenti al perio-
do napoletano, l’autore si
ispira ai romanzi cavallere-
schi, narrando la storia di due
amici innamorati della stes-
sa donna.
Comedia delle ninfe fiorenti- Opera in prosa e in versi Dietro la vicenda del rozzo
ne (1341-1342) (prosimetro) pastore Ameto si cela il tema
cortese dell’ingentilimento
prodotto dall’amore.
Amorosa visione (1342) Poema Viene delineato un itinerario
spirituale che non si configu-
ra come percorso verso Dio,
ma come approdo a una sag-
gezza tutta umana e laica.
Elegia di Madonna Fiammet- Romanzo in prosa È una lunga lettera di una
ta (1343-1344) donna rivolta ad altre donne
Il contesto storico
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Titolo e data di composizione Genere Contenuti
Ninfale fiesolano (1344- Poema in ottave Ancora una volta lo scrittore
1346) si sofferma sul tema del-
l’amore, che appare un sen-
timento naturale e innocen-
te, ingiustamente ostacolato.
Decameron (1348-1352) Raccolta di novelle Durante la peste del 1348 a
Firenze dieci giovani si rifu-
giano in un luogo del conta-
do e decidono di raccontarsi
novelle (→ Decameron).
Corbaccio (1362) Opera in prosa L’opera, che individua nella
donna l’origine di ogni male,
esprime la profonda crisi mi-
stica vissuta dall’autore negli
ultimi anni di vita.
Esposizioni sopra la Com- Testo in prosa Si tratta di un commento ai
media primi diciassette canti dell’In-
ferno dantesco.
Trattatello in laude di Dante Biografia La sincera ammirazione per
Dante prosegue in que-
st’opera.
De genealogiis deorum gen- Opera in prosa Rientra nelle opere di carat-
tilium tere erudito e rappresenta
una vera e propria enciclope-
dia della mitologia classica.
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centrali sono il ruolo della donna, non più vista, secondo i canoni
della letteratura cortese, come oggetto dell’amore e della poesia, ma
soggetto e protagonista del sentimento amoroso; e l’amore, inteso come
istinto naturale dell’essere umano e, in quanto tale, legittimo in ogni
sua manifestazione. Grazie all’esperienza di traduttore dello storico
latino Livio, maturata nei primi anni fiorentini, lo scrittore raffina la sua
prosa modellando la sintassi sulla struttura del latino, creando periodi
caratterizzati dal verbo principale in posizione finale e il cumulo di
gerundi nelle subordinate.
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Ipotassi: è il procedimento Lo stile La scrittura boccacciana si adat-
sintattico per il quale una o più
ta al multiforme mondo descritto, alternan-
proposizioni sono sottoposte
a una principale (subordina-
do stili e registri diversi. Si riscontra da un
zione). lato un linguaggio letterario, caratterizzato
da un periodare lungo e complesso, model-
lato sulla sintassi latina e ricco di accorgimenti retorici, dall’altro un
linguaggio più immediato, che si apre nei dialoghi a forme del parlato
e di tratti dialettali. In questo modo Boccaccio fornisce gli strumenti
per una compiuta rappresentazione della realtà quotidiana, e crea una
lingua che si imporrà come modello indiscusso della prosa italiana. Ad
esempio, nel brano che segue, tratto dalla famosa novella di Lisabetta
da Messina (IV, 5), in cui la protagonista è una figura femminile fragile
e oppressa, l’autore utilizza un lessico di tono medio e un’ipotassi
complessa e articolata:
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Tecniche di lettura
Il testo narrativo
1. Ruolo e punto di vista del narratore
Il narratore ricopre un ruolo di grande rilievo nell’ambito di un testo narrativo:
egli è il «regista» della vicenda che narra, la «voce» cui l’autore (colui che ha
materialmente scritto il testo) affida il compito di raccontare. Il narratore può
relazionarsi ai fatti che narra in modi diversi, distinguendosi in narratore esterno
e narratore interno.
• Il narratore esterno (o eterodiegetico) non prende parte ai fatti che racconta,
ma, quale voce narrante, li riferisce dall’esterno utilizzando la terza persona. Il
narratore esterno può:
— manifestare la propria presenza nella storia attraverso interventi utili a cucire
i vari fatti narrati o a commentare avvenimenti e vicende (I grado);
— rimanere nascosto dietro le vicende che si limita a raccontare, evitando
commenti, spiegazioni, interpretazioni; è questo il narratore esterno
impersonale, tipico dei romanzi naturalisti francesi e veristi italiani (II grado).
• Il narratore interno (o omodiegetico), invece, coincide con uno dei personaggi
della vicenda e, quale io narrante, racconta in prima persona i fatti ai quali
partecipa o ha partecipato, in veste di personaggio principale o secondario
oppure come semplice testimone.
A seconda dei punti di vista da cui il narratore guarda alle vicende narrate, è
possibile distinguere tre diversi tipi di focalizzazione:
• focalizzazione interna, quando il narratore interpreta il punto di vista di uno
dei personaggi da un’angolatura inevitabilmente ristretta e limitata;
• focalizzazione esterna, quando il narratore è spettatore esterno dei fatti che
racconta e pertanto si limita a registrarli senza aggiungere giudizi né fornire
informazioni su quanto accade: il punto di vista, in questo caso, è oggettivo;
• focalizzazione zero, quando il narratore è onnisciente e quindi sa tutto,
compreso gli antefatti della storia, i sentimenti e i pensieri più nascosti dei suoi
personaggi; la sua ottica è illimitata.
Il contesto storico
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2. La struttura-tipo
Ogni testo narrativo presenta una struttura-tipo, articolata sostanzialmente in
cinque momenti:
— situazione iniziale;
– complicazione e rottura dell’equilibrio iniziale;
– evoluzione della vicenda attraverso un suo miglioramento o peggioramento;
– conclusione della vicenda e ricomposizione dell’equilibrio;
– situazione finale.
Ogni vicenda, infatti, deve necessariamente partire da una situazione iniziale, il
cui equilibrio si rompe a causa di un evento che spinge i personaggi a entrare in
azione. Attraverso la naturale evoluzione della vicenda, che si può svolgere nei
modi più diversi e articolati, si giungerà a un’inevitabile ricomposizione
dell’equilibrio, migliore o peggiore di quello iniziale, ma da quest’ultimo sicuramente
differente. Tale equilibrio costituirà la situazione finale e cioè la conclusione della
storia.
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compiuto. Le sequenze cambiano quando entra in scena un nuovo personaggio
o c’è una variazione di tempo e di luogo.
4. Tempo e spazio
Nell’economia (ordine che regola la disposizione delle varie parti) di un testo narrativo
grande importanza assume la dimensione temporale: gli eventi narrati si
collocheranno naturalmente in una determinata epoca storica (il tempo della storia)
e la narrazione stessa si snoderà in un certo arco di tempo (la durata della storia). È
chiaro che la durata narrativa degli eventi narrati (corrispondente grosso modo al
tempo necessario per la lettura del testo) non coincide quasi mai con la loro durata
reale, cioè quella che essi avrebbero se accadessero realmente (fatta eccezione per
le sequenze dialogate o scene nelle quali durata narrativa e durata reale coincidono).
Il narratore, la voce che racconta gli avvenimenti, per ovvie ragioni narrative,
contrae o altera il tempo reale e per farlo si avvale di un ampio numero di espedienti
tecnici, riconducibili a quattro tipologie fondamentali:
• il sommario: periodi più o meno lunghi vengono sintetizzati in poche righe;
• l’ellissi: interi periodi di tempo, anche molto lunghi, vengono del tutto ignorati
(in tal caso, si potranno trovare espressioni come «l’anno successivo...», «dieci
anni dopo...», «terminato l’esilio...» ecc.);
• l’analisi: periodi di tempo perlopiù molto brevi vengono dilatati, abbracciando
un tempo narrativo più ampio di quello reale;
• la digressione: la narrazione s’interrompe per dare modo al narratore di
soffermarsi sulla descrizione dei personaggi, dei luoghi o del contesto storico
della vicenda.
Il narratore, inoltre, potrà interrompere il racconto dei fatti per narrare qualcosa
che è accaduto prima (analessi o flash-back) oppure per anticipare quanto avverrà
in seguito (prolessi).
La scelta dei luoghi in cui inserire le idee e le azioni dei personaggi di un testo
narrativo non è casuale; essa piuttosto è il frutto di una precisa scelta funzionale
all’economia generale della narrazione: un luogo ha una funzione narrativa quando
non funge da semplice sfondo alla vicenda ma interagisce con essa oppure una
funzione simbolica se viene utilizzato per esprimere un’idea o un concetto in
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5. I personaggi: ruolo, funzione e caratteristiche
Ogni testo narrativo presenta generalmente un vero e proprio sistema di
personaggi, all’interno del quale ognuno di essi ricopre un determinato ruolo, più
o meno importante. A seconda del ruolo, i personaggi di un testo narrativo si
distinguono in:
• personaggi principali, che svolgono un ruolo centrale nella vicenda e sui quali
si concentra maggiormente l’attenzione;
• personaggi secondari, che hanno un ruolo di secondo piano e quindi una
rilevanza minore rispetto ai personaggi principali, ma talvolta possono incidere
sensibilmente sulla situazione o sul comportamento di questi ultimi;
• comparse, che servono solo a definire un ambiente o una situazione e non
incidono minimamente sullo sviluppo della vicenda narrata.
Oltre ad avere un ruolo, i personaggi ricoprono, nell’ambito della vicenda narrata,
anche una specifica funzione, in base alla quale si possono riconoscere:
• il protagonista (o eroe o soggetto): il personaggio principale, che si pone al
centro della narrazione anche quando non compare direttamente in scena. Gli
eventi che lo riguardano prendono avvio dalla rottura dell’equilibrio iniziale in
cui vive, a causa di un mutamento esterno oppure di un suo bisogno o desiderio;
• l’antagonista: il personaggio che contrasta il protagonista e gli si oppone
concretamente o sul piano psicologico. Spesso è l’artefice della rottura
dell’equilibrio iniziale, ma può comparire anche a vicenda iniziata: in ogni caso,
è sempre il motore dello sviluppo dell’azione;
• l’oggetto: il personaggio che incarna, talvolta inconsapevolmente, lo scopo
dell’impegno o del desiderio del protagonista, contrastato in ciò dall’antagonista;
• l’aiutante: il personaggio che assiste, aiuta e protegge il protagonista,
sostenendolo nella realizzazione delle sue imprese;
• l’oppositore: il personaggio che di solito è l’aiutante dell’antagonista e vi si
unisce nel tentativo di ostacolare il protagonista. L’oppositore, tuttavia, può
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Un ultimo modo di classificare i personaggi è quello di distinguerli tra personaggi
statici e dinamici.
• I personaggi statici sono quelli che nel corso della storia non subiscono
mutamenti di alcun tipo, né fisici, né psicologici, né di condizione sociale.
• I personaggi dinamici sono quelli che si modificano o dal punto di vista fisico o
dal punto di vista psicologico o ancora passano da uno stato sociale a un altro.
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