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Astensione, ricusazione e responsabilità del giudice

Astensione e ricusazione sono fattispecie poste a tutela della obiettività di giudizio del magistrato. La legge
attribuisce al giudice l’obbligo o la facoltà di astenersi dal trattare e decidere la causa.

ASTENSIONE OBBLIGATORIA

Nemo iudex in causa propria.

Sono fattispecie tassative e sono:

- Interesse nella causa o in altra vertente su identica questione;


- Se è coniuge o parente fino al quarto grado, legato da affiliazione, convivente o commensale abituale
di una delle parti o dei difensori;
- Se egli o il coniuge ha causa pendente o rapporti di inimicizia o di credito o debito con una delle parti
od ei difensori;
- Se ha dato consiglio o prestato patrocinio nella causa, o ha deposto in essa come testimone, oppure
ne ha conosciuto come magistrato in altro grado del processo (= ricomprende anche la fase
autonoma con carattere impugnatorio davanti allo stesso organo giudiziario) o come arbitro o vi ha
prestato assistenza come consulente tecnico.
- Se è tutore, curatore, amministratore di sostegno, procuratore, agente o datore di lavoro di una delle
parti; oppure è amministratore o gerente di un ente, di un’associazione anche non riconosciuta, di
un comitato, di una società o stabilimento che ha interesse nella causa.

Interesse nella causa declinato nelle ipotesi più plausibili (rapporti familiari e vincoli societari) costituiscono
le tassative ipotesi di astensione obbligatoria. In ogni altro caso in cui sussistano gravi ragioni di
convenienza, l’astensione è facoltativa. Questa deve essere autorizzata dal capo dell’ufficio
giudiziario.

RICUSAZIONE

Nelle fattispecie di astensione obbligatoria ciascuna della parti ha la possibilità di proporre istanza di
ricusazione del giudice con ricorso da depositare in cancelleria entro 2 gg prima dell’udienza. In
ogni caso prima della trattazione o della discussione.

La proposizione dell’istanza dovrebbe implicare ipso iure l’automatica sottrazione della causa al giudice
ricusato e la contestuale investitura di un nuovo giudice (= “la ricusazione sospende il processo”). La
giurisprudenza e parte della dottrina ammettono che sia lo stesso ricusato a valutare ammissibilità e
fondatezza dell’istanza di ricusazione.

Sulla ricusazione si decide con ordinanza non impugnabile. Questa è comunicata dal cancelliere
alle parti per provvedere alla riassunzione entro 6 mesi.
RESPONSABILITÀ CIVILE DEI MAGISTRATI

Il risarcimento del danno solo patrimoniale è concesso nelle ipotesi di:

- Dolo;
- Colpa grave;
- Diniego di giustizia.

Attività di interpretazione delle norme di diritto e di valutazione delle prove non è mai causa di responsabilità.

L’azione risarcitoria si propone nei confronti dello Stato (= Presidente del Consiglio dei Ministri) a due
condizioni:

- Che siano stati esperiti tutti i rimedi (= impugnazioni ordinarie e straordinarie) previsti
dall’ordinamento;
- Che l’azione non sia decaduta (2 anni da quando è esperibile).

Con procedimento in camera di consiglio e decreto motivato il tribunale statuisce sull’ammissibilità del
risarcimento e se la verifica è positiva si procede alla trasmissioni degli atti ai titolari dell’azione disciplinare,
perché questa venga avviata parallelamente. Entro 2 mesi dalla trasmissione il procuratore generale
presso la Corte di Cassazione esercita l’azione disciplinare con le sue norme procedimentali proprie.

Lo stato si può rivalere sul magistrato entro 1 anno nei limiti di 1/3 dello stipendio annuale netto percepito
dal magistrato.

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