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Torino, 10 maggio 2010

All’Ill.mo Presidente del C.O.N.I.

All’Ill.mo Presidente della F.I.G.C.

Alla Ecc.ma Procura Federale presso la F.I.G.C.

Att.ne dell’Ill.mo Procuratore Federale Capo

ESPOSTO

per

JUVENTUS FOOTBALL CLUB S.p.A.

1
La Juventus F.C. S.p.A. con sede in Torino, Corso Galileo Ferraris n. 32, in

persona del suo presidente e amministratore delegato Jean-Claude Blanc e

rappresentata e assistita dall’Avvocato Michele Briamonte dello Studio

Grande Stevens e dall’Avv. Luigi Chiappero espone quanto segue.

La Società esponente intende premettere che non è sua intenzione in alcun

modo discostarsi dalla sua abituale attitudine al rigoroso rispetto e ossequio

delle norme di giustizia sportiva (e alla loro applicazione concreta) che, in

linea con la sua prestigiosa storia, ha dimostrato di osservare con rispetto e

spirito di affiliazione non comuni.

La consapevolezza che il movimento sportivo si basi e si fondi sulla lealtà tra

- e nei confronti de - gli affiliati, nonché sulla equità e parità di trattamento,

induce la Società esponente a rassegnare le seguenti considerazioni alle

Signorie Loro, quale rispettosa istanza di giustizia.

1. In data 26 luglio 2006 codesta Spett.le Federazione Italiana Giuoco Calcio,

con atto del Commissario Straordinario Avv. Guido Rossi di Milano,

diramava il seguente comunicato con il quale dava atto delle decisioni

assunte:

«La Figc ha ricevuto in data 24 luglio 2006 il parere consultivo della

Commissione composta da Gerhard Aigner, Massimo Coccia e Roberto

Pardolesi sul quesito riguardante l'assegnazione del titolo di Campione

d'Italia in caso di modifica della classifica finale del campionato. La

Commissione ha concluso che, in caso di mera revoca del titolo di campione

d'Italia senza modificazione della classifica, il titolo rimane necessariamente

vacante. Diversamente, in caso di sanzioni che comportano modificazioni di

2
classifica (come penalizzazioni di punti o retrocessione all'ultimo posto),

l'art. 49 delle Noif prevede l'automatica acquisizione del titolo di campione

d'Italia per la squadra che risulta prima classificata, tenuto conto delle

sanzioni. Gli organi federali possono tuttavia intervenire con un apposito

provvedimento di non assegnazione quando ricorrono motivi di

ragionevolezza e di etica sportiva, ad esempio quando ci si renda conto che

le irregolarità sono state di numero e portata tale da falsare l'intero

campionato ovvero che anche squadre non sanzionate hanno tenuto

comportamenti poco limpidi. Il Commissario straordinario ha ritenuto di

attenersi alle conclusioni del parere e che non ricorrono motivi per

l'adozione di provvedimenti di non assegnazione del titolo di Campione

d'Italia per il campionato 2005-2006 alla squadra prima classificata all'esito

dei giudizi disciplinari. Rimane vacante il titolo di campione d'Italia 2004-

2005.

La FIGC ha trasmesso oggi alla UEFA la nuova classifica del Campionato

italiano di Serie A 2005/2006 e l’elenco -completo della documentazione di

supporto- delle squadre da iscrivere alla Champions League e alla Coppa

UEFA. Per la Champions League Inter, Roma, Milan, Chievo. Per la Coppa

UEFA Palermo, Livorno, Parma.».

2. Il presupposto per l’adozione della decisione de qua fu quindi quella della

inesistenza di «comportamenti poco limpidi» addebitabili alla «squadra che

risulta[ò] prima classificata» all’esito della penalizzazione inflitta con

3
decisione della Corte d’Appello Federale il 25 luglio 2006 (la Società

Internazionale F.C.).

3. Al fine di meglio illustrare le ragioni alla base del presente esposto, la

Società ritiene opportuno richiamare le violazioni contestate dal Signor

Procuratore Federale, dott. Stefano Palazzi, con atti di deferimento notificati

alla Juventus F.C. S.p.A. e ad altre tre affiliate (AC Milan, SS Lazio e AC

Fiorentina); violazioni poi accertate dagli Organi di Giustizia Sportiva, con

l’emissione di condanne di esemplare afflittività ai danni della Società

esponente.

Le contestazioni di seguito riportate sono tratte dalla decisione della

Commissione d’Appello Federale, riunitasi a deliberare sotto la presidenza

del dott. Cesare Ruperto il 7 luglio 2006:

«L’atto di deferimento, come sopra riportato, del procuratore


federale prende le mosse dalla relazione 19 giugno 2006 n. 62
2005 – 2006 dell’Ufficio indagini, integrata da documentazione
relativa al procedimento penale n. 43915/02 R.G. iscritto nella
Procura della Repubblica – D.D.A. presso il Tribunale di Napoli
che, in ossequio all’art. 2, comma 3, L. n. 401 del 1989, aveva
trasmesso, oltre ad informative del Nucleo operativo di Roma
della Regione Carabinieri Lazio, numerose trascrizioni di
intercettazioni telefoniche, interrogatori di indagati ed ulteriori
atti di indagine, dei quali alcuni specificamente richiamati.

Facendo generale espresso rinvio alla relazione redatta


dall’Ufficio indagini, il procuratore federale osserva che dai
colloqui intercettati e dall’attività di appostamento sono emersi
assidui contatti ed incontri tra dirigenti di società sportive,
dirigenti della F.I.G.C., designatori arbitrali, direttori di gara ed
assistenti arbitrali,oltre a giornalisti, agenti di calciatori e
dipendenti federali, a conferma del fatto che costoro avevano
intrecciato una rete stabile e fitta di contatti.

4
A proposito delle condotte asseritamente finalizzate ad alterare i
principi di terzietà, imparzialità ed indipendenza degli
appartenenti al settore arbitrale, il Procuratore federale riferisce
partitamente dell’esito degli accertamenti espletati in relazione a
talune gare cui risultavano interessate le società sportive
Juventus, Fiorentina, Lazio e Milan, così come di seguito.

A) F.C. Juventus S.p.a.

Valenza disciplinare viene attribuita alla frequenza dei contatti e


dei rapporti intessuti fra il Moggi, il Giraudo, i designatori
arbitrali Pairetto e Bergamo, il presidente dell’A.I.A., Lanese,
l’arbitro internazionale De Santis, oltre all’ex addetta alla
segreteria CAN MGF, ed il vice presidente della FlGC Mazzini in
quanto dall’indagine sarebbe emersa l’organizzazione di varie
cene riservate, svoltesi nelle abitazioni private dei convitati, al
riparo da occhi indiscreti e con modalità finalizzate a non
pubblicizzare gli incontri stessi.

Emerge così complessivamente, dagli atti, secondo il procuratore


federale, l’esistenza di una rete consolidata di rapporti, di natura
non regolamentare, diretti ad alterare i principi di terzietà,
imparzialità e indipendenza del settore arbitrale.

La suddetta finalità veniva perseguita attraverso varie condotte,


che intervenivano in momenti e a livelli differenti, tra cui:
rapporti di Moggi e di Giraudo con esponenti di rilievo del
settore arbitrale, quali Bergamo, Pairetto e Lanese nonché con
l’arbitro De Santis; piena sintonia fra i suddetti nelle condotte da
porre in essere; intervento del vice presidente federale Mazzini;
intervento di Moggi nella predisposizione delle ‘griglie’
utilizzate per la designazione degli arbitri; concorso da parte di
Moggi nella scelta degli assistenti per le singole gare;
condizionamento della facoltà attribuita ai designatori di
sospendere l’impiego degli arbitri e degli assistenti in
conseguenza di decisioni tecniche errate; […].

Dal punto di vista disciplinare, secondo la Procura federale, le


condotte rispettivamente poste in essere dai signori Luciano
Moggi, Antonio Giraudo, Innocenzo Mazzini, Paolo Bergamo,
Pierluigi Pairetto, Tullio Lanese e Massimo De Santis,
costituiscono violazione dei principi di lealtà, probità e
correttezza sanciti dall’art. 1, comma 1, C.G.S. (capo n. 1) e, in
quanto diretti a procurare un vantaggio in classifica a favore

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della società Juventus mediante il condizionamento del regolare
funzionamento del settore arbitrale, anche violazione dell'art. 6,
commi 1 e 2, C.G.S. cui si abbina la responsabilità diretta e
presunta della società Juventus, ai sensi degli artt. 6, 9, comma 3,
e 2, comma 4, C.G.S. (capo n 2), per quanto ascritto da un lato ai
suoi dirigenti con legale rappresentanza e dall’altro a soggetti
non tesserati per la essa società; con l’aggravante di cui al
comma 6 dell'art. 6 C.G.S., in considerazione della pluralità di
condotte poste in essere e del conseguimento del vantaggio in
classifica ottenuto con le descritte modalità di condizionamento.

[…]

Al Moggi la Procura federale contesta anche l’illecito sportivo di


cui all’art. 6 comma 1, prima parte, C.G.S. per aver conosciuto i
nomi degli assistenti di gara prima ancora della loro ufficiale
designazione quanto alla gara Juventus – Lazio del 5 dicembre
2004 e per essere intervenuto sull’arbitro De Santis rispetto alla
gara Fiorentina – Bologna del 5 dicembre 2004, affinché ne
uscisse indebolito l’organico del Bologna in vista della successiva
partita con la Juventus (capi nn. 7 e 9).

Nell’ambito del capo n. 7 al Moggi viene, altresì, formalmente


addebitata la violazione dell’art. 1, comma 1, C.G.S., sotto il
profilo che dettò telefonicamente al Bergamo la <griglia> degli
arbitri designabili anche con riferimento alla partita Juventus –
Udinese del 13 febbraio 2005. Di conseguenza, il Bergamo viene
deferito dalla Procura federale per violazione dell’art. 6, comma
1, C.G.S. per aver tentato di alterare quest’ultima gara (capo n.
8). Sulla responsabilità diretta e presunta si fonda poi il
deferimento della società Juventus (capo n. 10) per quanto
ascritto ai capi 7, 8, e 9; con l’aggravante costituita dalla
pluralità delle relative condotte, così come contestata anche al
Moggi con riferimento al capo n. 7.

3. Proprio nell’ambito del procedimento penale n. 43915/02 R.G. iscritto

nella Procura della Repubblica – D.D.A. presso il Tribunale di Napoli

posto dalla Procura Federale a base delle contestazioni mosse alla Società

esponente è emersa l’esistenza di un ampio materiale probatorio, analogo

sotto il profilo qualitativo e quantitativo a quello utilizzato ai danni della

6
Società esponente (chiamata a rispondere per responsabilità oggettiva

dell’agire dei suoi rappresentanti) idoneo a dimostrare l’inesistenza del

presupposto della decisione assunta da codesta Spett.le Federazione Italiana

Giuoco Calcio, con atto del Commissario Straordinario Avv. Guido Rossi di

Milano, comunicata il 26 luglio 2006: l’inesistenza, cioè, della «assenza di

comportamenti poco limpidi» addebitabili alla «squadra che risulta[ò] prima

classificata» all’esito della penalizzazione delle altre.

4. In particolare, è emersa una fitta rete di contatti riportati nell’allegato 1 al

presente esposto (tratto dalle produzioni documentali innanzi al citato

Tribunale partenopeo) tra esponenti della Società beneficiata

dell’assegnazione a tavolino dello Scudetto 2005-2006, non incolpata nei

procedimenti del 2006, e i signori tesserati Bergamo, Pairetto, De Santis,

Mazzei.

Mutuando quanto è scritto nel deferimento, si tratta di “rapporti [..] con

esponenti di rilievo del settore arbitrale, quali Bergamo, Pairetto […]

nonché con l’arbitro De Santis” che sono della medesima natura e qualità di

quelli imputati illo tempore agli amministratori della Società esponente; così

come, sotto il profilo giuridico, essi rappresentano esattamente, sempre

mutuando i termini utilizzati nel deferimento della Società esponente “la

violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza sanciti dall’art. 1,

comma 1, C.G.S. (capo n. 1) e, in quanto diretti a procurare un vantaggio in

classifica a favore della società [..] mediante il condizionamento del regolare

funzionamento del settore arbitrale, anche violazione dell'art. 6, commi 1 e 2,

C.G.S. cui si abbina la responsabilità diretta e presunta della società [..], ai

7
sensi degli artt. 6, 9, comma 3, e 2, comma 4, C.G.S. (capo n 2), per quanto

ascritto da un lato ai suoi dirigenti con legale rappresentanza e dall’altro a

soggetti non tesserati per la essa società; con l’aggravante di cui al comma 6

dell'art. 6 C.G.S., in considerazione della pluralità di condotte poste in

essere e del conseguimento del vantaggio in classifica ottenuto con le

descritte modalità di condizionamento”.

5. È dunque evidente, ad avviso della società esponente, che non sussiste il

presupposto della “assenza dei comportamenti poco limpidi” che ha

(erroneamente) indotto all’assunzione della decisione di assegnazione del

titolo di campione d’Italia 2005/2006 alla società prima classificata

all’esito delle penalizzazioni delle altre.

La Società esponente ha dunque ragione di ritenere che risponda a Giustizia e

Equità la revisione da parte di codesta Spett.le Federazione della citata

decisione del 26 luglio 2006 alla luce del materiale probatorio recentemente

emerso e già acquisito al tempo dell’indagine,

e pertanto rispettosamente si rivolge alle Eccellenze Loro affinché vogliano,

ciascuna nell’ambito dei poteri assegnati dall’Ordinamento

revocare

la decisione assunta da codesta Spett.le Federazione Italiana Giuoco Calcio,

con atto del Commissario Straordinario Avv. Guido Rossi di Milano,

comunicata il 26 luglio 2006, con ogni consequenziale pronuncia

ripristinatoria dello status quo ante

8
deferire

ai sensi dell’art. 32 comma 4 del Codice di Giustizia Sportiva (CGS) al

giudizio della competente autorità disciplinare tutti i tesserati e le Società, al

titolo di responsabilità che a ciascuna pertiene, coinvolti nei comportamenti

antisportivi sopra esposti ed emersi in margine al procedimento penale n.

43915/02 R.G. iscritto nella Procura della Repubblica – D.D.A. presso il

Tribunale di Napoli

disponendo

l’Ecc.ma Procura Federale le attività di indagine che riterrà del caso, con

richiesta della Società esponente Juventus F.C. S.p.A. di essere notiziata

dell’esito delle indagini presso il domicilio qui eletto presso l’Avvocato

Michele Briamonte, Studio Legale Grande Stevens di Torino, Via del

Carmine, n. 2,

con salvezza di ogni ulteriore azione e diritto, nonché di ulteriormente

produrre e dedurre a supporto del presente esposto.

Torino, 10 maggio 2010

Con ossequio,

Jean-Claude Blanc

(Avvocato Michele Briamonte)

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