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LA RIVOLUZIONE RUSSA
Anche in Russia nel 1914 aveva segnato un momento di grande concordia nazionale.
Si cambiò il nome di San Pietroburgo in Pietrogrado.
Gli imperi centrali nel 1915 conquistarono:
Galizia
Polonia
Lituania
Parte della Lettonia
Ci fu una crisi economica.
Nelle città c’era poco o nulla da mangiare, perché la produzione agricola era diminuita in seguito al massiccio invio di contadini
al fronte.
La scarsità dei beni fece aumentare i prezzi:
il rublo perse i due terzi del suo valore.
Il potere d’acquisto dei salari crollò
Si moltiplicarono ammutinamenti, sommosse e scioperi.
Incomincio a Pietrogrado il 20 febbraio il calendario russo.
Il 5 marzo con uno sciopero di operai in cui si unirono le donne che protestavano contro il carovita.
Lo Zar decretò lo stato d’assedio.
I fattori delle rivoluzione del febbraio 1917 sono:
1. La classe operaia
2. Defezione dell’esercito
Nicola II decise il 2 marzo di abdicare in favore del fratello Michele che rifiutò il trono.
Il regime fascista era finito.
Nelle campagne incominciava un violento movimento di protesta contadina.
Ci furono due centri di potere:
Il governo provvisorio liberale e borghese, guidato dal principe L’vov
I Bolscevichi formano i Soviet, cioè consigli di operai, contadini e di soldati
Il governo provvisorio prese subito una serie di provvedimenti di tipo liberale:
Libertà di stampa
Libertà di parola
Di associazione politica
Abolizione della pena di morte
Convocazione di un’Assemblea costituente per decidere il futuro assetto del paese.
I liberali erano favorevoli a una prosecuzione della guerra.
I Menscevichi volevano dare alla rivoluzione un carattere democratico e legalitario.
I socialisti rivoluzionari volevano una riforma agraria che distribuisse alle comunità rurali le terre dei grandi proprietari e del
demanio pubblico.
I cadetti erano ostili sia alla pace sia alla riforma agraria.
I socialisti ritenevano che fosse in atto una rivoluzione borghese.
I social rivoluzionari erano divisi tra un’ala di sinistra, che appoggiava la rivolta contadina in atto nelle compagne e un’ala
legalitaria che voleva frenarla.
Aprile 1917: Lenin torna dall’esilio e pubblica le Tesi di aprile.
Necessita di attuare una riforma agraria
Il ministro della Guerra fu affidato a Aleksander Kerenskij che occupò un ruolo strategico sulla scena politica essendo membro
del governo e del Soviet di Pietragrado.
Le parole d’ordine dei Bolscevichi erano: la riforma agraria e la pace.
I contadine cominciavano a prendere mira anche i contadini agiati.
Il 25 ottobre i bolscevichi conquistarono il Palazzo d’Inverno, sede del governo provvisorio. Immediatamente venne aperto il
Congresso pan russo dei soviet che, come primi atti, votò:
il più importante fu il decreto della terra che confiscava la proprietà dei grandi proprietari e demandava ai soviet dei contadini il
compito di redistribuire.
Nel novembre 1917 s tennero la elezioni per l’Assemblea costituente in cui i bolscevichi conquistarono solo il 25% dei voti contro
il 63 % dei socialrivoluzionari.
Venne ridotta la libertà di stampa.
Cominciò a operare una polizia politica la Ceka.
La pace di Brest-Litovsk, l’intervento dell’Intesa e la guerra civile Nel marzo del 1918 il governo bolscevico affrontò il problema
della pace.
Il partito bolscevico (per distinguersi dai socialisti) diventa Partito Comunista.
Le truppe dell’Intesa invasero quindi il territorio russo affiancandosi alle armate bianche costituite dalle forze che si
opponevano ai bolscevichi (truppe fedeli al regime zarista, piccoli proprietari, etc.).
Tra il 1918 – 1919 guerra civile per il controllo del territorio
Ci fu il terrore bianco e terrore rosso devastazione e sangue
Ci fu l’uccisione da parte dei bolscevichi dell’intera famiglia reale.
La polizia politica, la Ceka, assunse dimensioni e poteri sempre maggiori sotto il comando di Feliks Dzerzinskij.
LA PACE IMPOSSIBILE
la Grande guerra può essere definita la guerra moderna.
Portò sotto le armi il 50% dei maschi europei fra i 18 e i 49 anni.
La guerra rappresentò una fattura profonda e lasciò dietro due pesanti eredità:
Crisi della centralità europea: l’Europa perse il ruolo di baricentro economico e politico che aveva ricoperto per
secoli.
Fine dell’epoca che si era aperta con l’illuminismo , la rivoluzione francese e la rivoluzione industriale.
Occorreva ricostruire un ordine equilibrato e sicuro.
Una funzione di guida sarebbe spettata agli Stati Uniti.
Ed era sembrato che il presidente Wilson volesse assumere questo ruolo nel 1918, aveva indicato i Quattordici punti:
il diritto all’autodeterminazione dei popoli
la libertà di commercio e l’abolizione delle barriere doganali
la riduzione degli armamenti
la creazione di un organismo sovranazionale
la Società delle nazioni
il principio di autodeterminazione risultò difficile da applicare sia in Europa sia nel mondo coloniale.
Ci fu l’esclusione della Russia, retta da un governo comunista, e della Germania non fu ammessa perché considerata
responsabile del conflitto.
Nacque una conferenza di pace di Parigi (gennaio-giugno 1919) detta di Versailles, in cui i negoziatori si trovarono davanti a
problemi e vincoli enormi.
Si trattava di ridisegnare la carta politica d’Europa sconvolta dal collasso di quattro grandi imperi.
1. Impero austro-ungarico
2. il Reich tedesco
3. Impero ottomano
4. Impero russo
Questa conferenza di popoli fu dominata dai quattro “grandi” vincitori:
Lo statunitense Woodrow Wilson
Il francese George Clemenceau
Il britannico David Lloyd George
L’italiano Vittorio Emanuele Orlando
Sortirono cinque trattati di pace:
Trattato di Versailles con la Germania (28 giugno 1919)
Trattato di Saint – Germain con l’Austria (10msettembre 1919)
Trattato di Neuilly con la Bulgaria (27 novembre 1919)
Trattato di Trianon con l’Ungheria (4 giugno 1920)
Trattato di Sèvres con la Turchia (10 agosto 1920)
La Germania assegnò dure condizioni di pace al nemico:
La perdita dell’Alsazia – Lorena
La cessione alla Francia dello sfruttamento dei bacini carboniferi della Saar
La perdita dello Schleswig settentrionale; a est la cessione alla Polonia di parte della Pomerania, Posnania, dell’Alta
Slesia e del corridoio di Danzica.
La temporanea occupazione alleata della Renania – Palatinato e della riva sinistra del Reno.
La riduzione degli effettivi dell’esercito a 100 000 uomini.
La perdita dalle colonie.
L’obbligo di risarcire i danni di guerra e poi fissata in 132 miliardi di marchi d’oro.
Vennero creati nuovi stati indipendenti che al pari dei vecchi imperi multinazionali comprendevano diverse realtà etniche e
linguistiche.
L’area appartenuta all’antico Impero austro – ungarico fu divisa in quattro nuovi stati:
1. L’Austria venne ridotta a un piccolo stato di sei milioni di abitanti (Vienna)
2. L’Ungheria divenne indipendente ma dovette cedere la Transilvania alla Romania.
3. La Cecoslovacchia unificò due nazionalità diverse (boema e slovacca) e due regioni distanti (l’industrializzata e
moderna Boema – Moravia e l’agricola Slovacchia)
4. Nei Balcani venne creato un precario Regno serbo – croato – sloveno che riuniva popolazioni slave del sud
La Romania ampliò il proprio territorio con la Transilvania, la Bessarabia e la Bucovina.
Anche in Romania nacque uno stato multinazionale.
L’Italia ricevette dall’Austria il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia e Trieste.