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Istituzioni di diritto privato

Dal libro di Francesco Galgano


Riassunto

IL DIRITTO PRIVATO
Capitolo primo

Il diritto è un sistema di regole per la soluzione di conflitti fra gli uomini.


La funzione del diritto è di proibire l’uso della violenza per la soluzione dei conflitti e quindi
di risolvere i conflitti con l’applicazione di regole predeterminate. Queste regole
compongono un sistema: ciascuna concorre ad assolvere una funzione complessiva, che
è di adeguare i rapporti fra gli uomini ad un dato modello di ordinata convivenza e di
realizzare un equilibrio generale.
Questi sistemi di regole mutano nel tempo o si variano nello spazio.

Per ordinare una società occorre che, ad una superiore autorità, sia riconosciuta la
preliminare funzione di creare regole e che, ad un’altra autorità, sia attribuita la funzione di
applicare quelle regole. Nella società in cui viviamo ci sono tre autorità che creano diritto:
lo Stato, la Comunità Europea e Regioni, Province. Il diritto è esercitato dall’autorità
giudiziaria e dalla Corte di Giustizia.
In altre società vige il sistema di common law: le pronunce dei giudici, oltre che risolvere il
caso, vincolano i giudici che saranno chiamati a risolvere casi simili. Così l’autorità
giudiziaria crea essa stessa il diritto.
Ciascuna regola di diritto è solo un frammento di un sistema unitario, e l’unità del sistema
comporta che essa deve essere applicata in modo coordinato con ogni altra regola di
codici e delle tante altre leggi vigenti.

Il diritto vige perché è accettato, se non da tutti, dalla maggior parte di coloro che vi sono
sottoposti: la sua legittimazione, da un punto di vista sostanziale, non è l’autorità, ma è il
consenso.

L’unità elementare del sistema del diritto è la norma giuridica; il sistema nel suo
complesso, ossia l’insieme delle norme che lo compongono, prende il nome di
ordinamento giuridico. Per indicare più norme si suole parlare di istituto.
Ciascuna norma consiste in un comando o precetto, formulato in termini generali ed
astratti; il testo delle leggi è diviso in articoli, numerati in ordine progressivo, suddivisi in
commi.
Il discorso delle norme giuridiche è un discorso in funzione precettiva in quanto
prescrivono un dato comportamento.
Sono precetti generali perché non si rivolgono a singole persone, ma ad una serie di
persone. Sono precetti astratti perché non riguardano fatti concreti, ma una serie ipotetica
di fatti.

Sono regole precostituite, infatti, sono create prima dell’insorgere; la preCostituzione ha la


funzione di assicurare uniformità e corrisponde al principio della certezza (i singoli devono
sapere in anticipo quali sono comportamenti leciti e quali illeciti).
La sentenza è un comando individuale e concreto.

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Il grado di generalità e di astrattezza delle norme può essere più o meno elevato. Il più alto
grado è raggiunto dalle norme che si rivolgono a chiunque o che si riferiscono a qualunque
fatto.
Sono le norme dette di diritto comune o generale che prendono in considerazione
specifiche condizioni. Sono invece di diritto speciale, quelle con limitato grado di generalità
ed astrattezza (delimitano la serie di soggetti cui si rivolgono o dei fatti cui si riferiscono).

Il diritto privato o diritto comune è applicabile tanto nei rapporti fra soggetti privati quanto
nei rapporti ai quali partecipa lo Stato o altro ente pubblico.
Il diritto privato caratterizza l’intero settore dell’attività economica, infatti, si rivela come il
diritto meglio adeguato allo svolgimento di attività imprenditoriali.
Il diritto pubblico riguarda solo i rapporti ai quali partecipa lo Stato o altro ente pubblico.
Riguarda quei rapporti ai quali lo Stato o altri enti pubblici partecipano quali enti dotati di
sovranità.
Il diritto pubblico regola l’organizzazione dello Stato e i rapporti autoritativi, cioè basati
sull’esercizio dei poteri sovrani.
Il diritto pubblico si articola in diritto costituzionale, diritto amministrativo, diritto penale,
diritto processuale.

Il rapporto giuridico è ogni rapporto fra gli uomini regolato dal diritto oggettivo; entro questo
rapporto, possiamo distinguere un soggetto passivo (la norma gli impone un dovere) e un
soggetto attivo (l’interesse del quale quel dovere è imposto).
Nel rapporto giuridico al dovere del soggetto passivo si contrappone un potere sovrano del
soggetto attivo detto potestà in imperio.
Entro la categoria dei diritto soggettivi, vi sono i diritti assoluti (sono riconosciuti ad un
soggetto nei confronti di tutti), come i diritti reali e della personalità, e diritti relativi
(spettano ad un soggetto nei confronti di una o più persone), come i diritti di credito e di
famiglia.
La soggezione ricorre quando una norma espone un soggetto a subire, passivamente, le
conseguenze di un atto altrui. Ai poteri riconosciuti dal diritto privato si dà il nome di diritti
potestativi.
Diverso tanto dal dovere quanto dalla soggezione è l’onere: comportamento che il
soggetto è libero di osservare o di non osservare, ma che deve osservare se vuole
realizzare un dato risultato.
Nel diritto soggettivo, il soggetto portatore dell’interesse protetto coincide con il soggetto
titolare del diritto. Può accadere, però, che il diritto oggettivo attribuisca ad un soggetto
una pretesa a protezione di un interesse altrui (potestà).
Le potestà sono poteri propri del soggetto, anche se spettatigli nell’interesse altrui; non
vanno confuse con i poteri derivati in forza dei quali un soggetto è abilitato ad agire
nell’interesse altrui per incarico conferitogli dallo stesso interessato; o vi è abilitato per
provvedimento della pubblica autorità e in tal caso il potere di provvedere all’interesse
altrui prende il nome di ufficio.

Il fatto giuridico è ogni accadimento, naturale o umano, al verificarsi del quale


l’ordinamento giuridico ricollega un qualsiasi effetto giuridico, costitutivo o modificativo o
estintivo di rapporti giuridici. Può essere un fatto umano: è il caso in cui la Costituzione, la
modificazione o l’estinzione di un rapporto giuridico si produce solo come effetto di un
consapevole e volontario comportamento dell’uomo. La categoria do distingue fra fatti o

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atti leciti e fatti o atti illeciti; si distingue fra comportamenti discrezionali e dovuti, a seconda
che il soggetto sia libero di compierli oppure vi sia obbligato.
Gli atti giuridici sono una sottocategoria dei fatti giuridici e si possono definire come atti
destinati a produrre effetti giuridici. Sono di due specie:
 Dichiarazioni di volontà: si distinguono per lo specifico ruolo che in essi si svolge la
volontà dell’uomo: l’effetto giuridico si ricollega alla volontà degli effetti; è il caso del
contratto che è l’atto risultante dall’accordo di due o più parti diretto a costituire,
regolare o estinguere un rapporto giuridico patrimoniale.
 Dichiarazioni di scienza: il linguaggio legislativo indica con il nome di atti anche le
dichiarazioni di scienza. Con esse il soggetto dichiara di avere conoscenza di un
fatto giuridico. L’effetto è di provare l’esistenza di fatti giuridici, di per sé costitutivi o
modificativi di rapporti.

I negozi giuridici sono atti di volontà, ossia quelli che per il codice civile rientrano fra gli atti
giuridici.

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LE FONTI DEL DIRITTO E L’INTERPRETAZIONE DELLA
LEGGE
Capitolo secondo

Le fonti del diritto sono di due tipi: fonti di produzione (i modi di formazione delle norme
giuridiche) e fonti di cognizione (i testi che contengono le norme giuridiche già formate).
Le fonti del diritto che interessano il nostro paese sono di due ordini: fonti del diritto
nazionale (basate sulla sovranità dello Stato italiano) e fonti del diritto sovranazionale
(basate sui poteri della Comunità Europea).
Le preleggi, che precedono il codice civile, risalgono al 1942, senza tener conto della
Costituzione della Repubblica (1948), della Comunità europea (1957), dell’autonomia
legislativa delle Regioni (1970). Le preleggi indicano come fonti di diritto le leggi, i
regolamenti e gli usi. Oggi il sistema delle fonti deve essere costituiti da: il Trattato della
C.E. e regolamenti comunitari, la Costituzione e le leggi costituzionali, le leggi ordinarie
dello Stato, le leggi regionali, i regolamenti e gli usi.
A questo ordine di successione corrisponde una gerarchia: le norme contenute di grado
superiore vincolano l’attività produttiva di norme mediante norme di grado inferiore. Le
leggi ordinarie non possono contrastare la Costituzione e i regolamenti non possono
contrastare le leggi ordinarie.

La Costituzione è la legge fondamentale della Repubblica, deve la sua posizione


sovraordinata alla sua natura di Costituzione rigida. Per modificarla si adotta uno speciale
procedimento di revisione costituzionale, diverso dall’ordinario procedimento di formazione
delle leggi. Lo stesso procedimento vale per le altre leggi costituzionali. Una norma in
contrasto con la Costituzione si dice costituzionalmente illegittima (art. 134 Cost.) e a
dichiarare ciò è la Corte Costituzionale e in tal caso la norma di legge cessa di avere
efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza (ha effetto generale).

Le leggi ordinarie sono quel procedimento di formazione di norme giuridiche che è


regolato dagli art. 70 ss. Cost.. Sono equiparati ad atti del governo aventi forza di legge
ordinata: decreti legge, che il governo emana solo in casi straordinari di necessità ed
urgenza e che perdono efficacia entro 60 gg se il parlamento non li converte in legge, e
decreti legislativi che il governo emana su delega del parlamento, sulla base di una legge
di delegazione che dichiara anche il tempo, entro il quale, la delega deve essere
esercitata.

Le leggi regionali sono il portato dell’autonomia delle Regioni (art. 117 Cost.). l’autonomia
legislativa comporta una limitazione interna alla sovranità dello Stato che con una propria
legge può dettare solo i “principi fondamentali”, mentre è riservata alle Regioni la
legislazione analitica. Le leggi regionali non possono essere in contrasto con i principi
fondamentali posti con legge statale.

I regolamenti sono una fonte normativa sott’ordinata alla legge: non possono contenere
norme contrarie alle disposizioni di legge; sulla loro legittimità giudica il giudice ordinario.
Vengono emanati dal Governo o da altre autorità. Si distinguono regolamenti governativi di
esecuzione (regolano, nei particolari, materie già regolate dalla legge) e regolamenti
governativi indipendenti (regolano materie non regolate da alcuna legge).
I regolamenti governativi hanno avuto tuttavia una forte rivalutazione con la
“delegificazione”. La legge 400 del 1988 ha riconosciuto al Governo il potere di emanare
regolamenti indipendenti, purché, non si tratti di materia coperta da riserva di legge. La

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delegificazione consente di emanare regolamenti con efficacia equivalente alla legge a
condizione che la materia da regolare non sia coperta da riserva assoluta di legge e che
una legge autorizzi il Governo a disciplinare una data materia fissando le regole generali a
cui dovrà attenersi.

Gli usi o consuetudini, sono una fonte non scritta e non statuale di produzione di norme
giuridiche:consistono nella pratica uniforme e costante di dati comportamenti, seguita con
la convinzione che quei comportamenti siano giuridicamente obbligatori.
La prassi, invece, è il consueto modo di comportarsi degli operatori di un dato settore, ad
esempio, dalle banche o dalle pubbliche amministrazioni.

Ad un livello sovraordinato rispetto alle fonti di diritto interno, inclusa fra esse la stessa
Costituzione, si collocano, nella gerarchia delle fonti, il Trattato istitutivo della Comunità
europea e i regolamenti emanati dal Consiglio della Comunità nelle materie fissate dal
Trattato.
La Comunità rivolge direttive vincolanti, ai singoli Stati membri per la formazione di un
diritto europeo uniforme ed esercita un’indiretta funzione creatrice del diritto.

Le leggi e i regolamenti entrano in vigore solo a seguito della loro pubblicazione e il


quindicesimo giorno successivo ad essa. Vale il principio secondo il quale l’ignoranza della
legge non scusa.
Le leggi cessano di avere efficacia o per espressa disposizione di una legge successiva o
per sentenza di illegittimità costituzionale e in questi casi, si parla di abrogazione
espressa.
Una norma può perdere efficacia anche per incompatibilità con una nuova disposizione di
legge (tacitamente abrogata).
La legge non ha effetto retroattivo, ma la sua irretroattività risulta sancita solo da una
norma generale di legge ordinaria.

Gli applicatori della legge devono stabilire qual è la norma entro cui può essere fatto
rientrare il caso da risolvere e perciò, qual è la norma da tradurre in comando particolare
e concreto e, inoltre, deve stabilire qual è il significato da attribuire alle norme.
Quest’operazione, chiamata interpretazione, deve essere condotta secondo criteri fissati
dalla legge. L’art. 12 stabilisce che, nell’applicare la legge non si può attribuire altro senso
se non quello fatto palese: dal significato proprio delle parole secondo la connessione di
esse (interpretazione letterale); dall’intenzione del legislatore (interpretazione teologica).
Le parole sono solo il mezzo mediante il quale si esprime l’intenzione del legislatore.
L’interpretazione deve essere quella che risulti più aderente al senso letterale delle parole
e, al tempo stesso, il più possibile corrispondente all’intenzione del legislatore.
L’interpretazione estensiva attribuisce alle parole della legge un significato più ampio di
quello letterale, mentre l’interpretazione restrittiva, dà alle parole un significato più ristretto
di quello comune.
L’ordinamento giuridico deve essere in grado di dare una soluzione di ogni possibile
conflitto che si generi fra coloro che vi sono sottoposti. A colmare eventuali lacune si
provvede all’applicazione analogica (casi simili o materie analoghe). Non possono essere
applicate a casi simili le norme penali e le norme eccezionali (fanno eccezione alle norme
generali).

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Se il giudice non trova nessuna norma analoga, dovrà decidere secondo i principi generali
dell’ordinamento giuridico dello Stato che sono principi non scritti, ricavati per induzione da
una pluralità di norme.
L’interpretazione secondo il diritto comunitario è effettuata in base ai principi
dell’ordinamento delle Comunità europee in materia di disciplina della concorrenza.

LE PERSONE
Capitolo terzo

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Per il diritto l’uomo è una persona o un soggetto di diritto. La prima espressione è usata
dal codice civile, la seconda è di uso dottrinale; nella nostra civiltà ogni uomo è, in quanto
tale, una persona.
Si definisce come capacità giuridica l’attitudine dell’uomo ad essere titolare di diritti e di
doveri; l’espressione è equivalente a quella di soggettività giuridica o personalità giuridica.
Questa titolarità si acquista al momento della nascita e si perde al momento della morte.
La nascita è dichiarata dal padre o, in mancanza, da altri all’ufficiale dello stato civile del
comune in cui è avvenuta la nascita. Questa dichiarazione dà luogo all’atto di nascita che
l’ufficiale iscrive nei registri dello stato civile, mentre la morte, dà luogo all’atto di morte. Gli
atti dello stato civile hanno forza probatoria: fanno fede, fino a prova contraria, della verità
di ciò che è stato dichiarato all’ufficiale di stato civile e provano fino a querela di falso ciò
che l’ufficiale di stato civile attesta essere stato dichiarato alla sua presenza.
Ogni persona è identificata con nome e cognome. Il nome le è dato, a scelta, da chi
dichiara la nascita all’ufficiale mentre il cognome, se si tratta di figlio legittimo, è quello del
padre, altrimenti è iscritto come figlio di ignoti. Se poi il figlio naturale viene riconosciuto
allora egli assume il cognome del genitore che lo ha riconosciuto. La persona, divenuta
maggiorenne, può decidere di cambiare nome e anche cognome.
Il domicilio è il luogo in cui la persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari o
interessi; coincide normalmente con la residenza, che è il luogo della dimora abituale della
persona. Dal domicilio principale si distingue il domicilio speciale, che la persona può
eleggere per determinati atti o affari.
La dimora è il luogo dove la persona, attualmente, soggiorna anche se non corrisponde al
luogo in cui soggiorna abitualmente. Non è dimora il luogo dove si prende alloggio
occasionalmente, ma è il soggiorno.
Se una persona scompare dal luogo del suo ultimo domicilio o residenza e non se ne
hanno più notizie , può sorgere il problema della conservazione del suo patrimonio. I
successori possono chiedere al tribunale la nomina di un curatore dello scomparso.
Trascorsi due anni dal giorno cui risale l’ultima notizia, il tribunale può dichiarare l’assenza
della persona e immettere nel possesso temporaneo coloro che sono gli eredi se l’assente
fosse morto. Coloro possono far loro solo le rendite che i beni producono, ma non
possono alienarli o ipotecarli. Se l’assente ricompare, gli dovranno essere restituiti tutti i
beni.
Dopo dieci anni dalla scomparsa, anche se non ne è stata dichiarata ufficialmente
l’assenza, il tribunale ne può dichiarare la morte presunta. Da qui si apre la successione
ereditaria e coloro che sono gli eredi acquistano la piena disponibilità di tutti i beni. Se la
persona ricompare gli vengono restituiti i beni nello stato in cui si trovano e se sono stati
venduti, egli ha diritto all’incasso della somma se non è già stata consumata. Se il coniuge
si è risposato, rientra in vigore il precedente vincolo matrimoniale.

La capacità d’agire è l’attitudine del soggetto a compiere atti giuridici, mediante i quali
acquistare diritti e assumere doveri. La prima spetta al momento della nascita, la seconda
si consegue con il raggiungimento della maggiore età. Il sedicenne, che per gravi motivi, è
costretto a contrarre matrimonio, può essere autorizzato dal giudice, accertata la maturità
psico – fisica a sposarsi; può riconoscere anche il figlio naturale.
Il minore assume doveri e acquista diritti, per mezzo dei suoi legali rappresentanti. Egli è
sottoposto alla potestà dei genitori o, in mancanza, alla cura di un tutore nominato dal
pretore. Ad essi spetta la legale rappresentanza del minore e compiono, in suo nome, gli
atti giuridici. Ciò è valido solo per gli atti che non abbaino carattere strettamente
personale. Il sedicenne che sia autorizzato dal tribunale a contrarre matrimonio è

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emancipato. L’emancipazione comporta l’acquisto della piena capacità d’agire
limitatamente agli atti di ordinaria amministrazione. Per gli atti di straordinaria
amministrazione deve essere autorizzato dal giudice tutelare ed assistito da un curatore.
Il maggiore di età può trovarsi in condizioni di abituale infermità mentale; in questi casi egli
può essere interdetto, ossia privato della capacità d’agire. La sentenza di interdizione è
pronunciata dal tribunale che nomina anche un tutore dell’interdetto che ha gli stessi poteri
di legale rappresentanza del tutore del minore.
Quando l’infermità non è tanto grave, si chiede l’inabilitazione che il tribunale può
concedere oppure no. I prodighi, coloro che sperperano il loro patrimonio o che fanno uso
di alcool o sostanze stupefacenti, possono essere inabilitate. Ad essi viene nominato un
curatore: la sua posizione corrisponde a quella del minor emancipato.

Secondo il codice civile, sono persone anche le organizzazioni collettive alle quali si dà il
nome di persone giuridiche per distinguerle dalle persone fisiche.
La persona giuridica e la persona fisica sono soggetti di diritto; ci sono norme che trovano
applicazione solo nelle persone fisiche o solo nelle persone giuridiche.
La persona giuridica è dotata di una propria capacità giuridica che le permette di essere
titolare di propri diritti e di propri doveri. Alla persona giuridica è riconosciuta una propria
capacità di agire: essa compie atti giuridici per mezzo delle persone fisiche che agiscono
come suoi organi.

Le persone giuridiche si distinguono in persone giuridiche pubbliche, come gli enti pubblici,
e persone giuridiche private. Sono enti pubblici lo Stato, regioni, province e comuni; il loro
carattere distintivo è il loro potere sovrano o potestà di imperio. Li si definisce enti
territoriali perché sono enti esponenziali di una data comunità, stanziata su un determinato
territorio ed hanno il compito di provvedere alla generalità dei bisogni della collettività. Gli
enti pubblici economici hanno per oggetto esclusivo l’esercizio di un’attività commerciale.
Gli enti pubblici territoriali hanno la cosiddetta doppia capacità di diritto pubblico e privato.
La prima è la potestà sovrana che l’ente pubblico può esercitare sulle cose e nei confronti
di persone; la seconda è l’attitudine riconosciuta all’ente pubblico di essere titolare di diritti
e di doveri e di compiere atti giuridici. Gli enti pubblici strumentali hanno solo la capacità di
diritto privato. Gli atti che pongono in essere con i terzi sono atti di autonomia contrattuale.
Tutti gli enti pubblici perseguono fini pubblici, destinati a soddisfare i pubblici interessi.
Le persone giuridiche private sono le organizzazioni collettive, ovvero persone giuridiche
di diritto comune. Le più importanti sono le associazioni, le fondazioni e le società.

Le associazioni sono una manifestazione della natura sociale, una forma di stabile
organizzazione collettiva attraverso la quale vengono perseguiti scopi superindividuali. Il
concetto di formazione sociale comprende sia le organizzazioni collettive volontarie, come
le associazioni, sia le organizzazioni collettive necessarie come gli enti pubblici territoriali o
la famiglia.
L’associazione si costituisce per contratto mediante il quale più persone si impegnano al
perseguimento di uno scopo di natura ideale o di natura non economica. Ad essa, una
volta costituita, possono aderire nuovi membri. Essa agisce per mezzo dei propri organi:
gli associati, uniti in assemblea, formano l’organo sovrano mentre gli amministratori,
nominati dall’assemblea, formano l’organo esecutivo.
La fondazione può essere definita come la stabile organizzazione predisposta per la
destinazione di un patrimonio privato ad un determinato scopo di natura ideale. L’atto

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costitutivo della fondazione è un atto unilaterale e può essere costituita anche per
testamento; la fondazione ha un solo organo, formato dagli amministratori, che vengono
nominati nei modi previsti dall’atto di fondazione.
Le associazioni e le fondazioni conseguono il riconoscimento della personalità giuridica
per decreto del P.d.R. (art. 12).
Le associazioni non riconosciute sono quelle che non hanno chiesto o non hanno ottenuto
il riconoscimento di associazioni (partiti e sindacati).
Le associazioni riconosciute possono acquistare beni, mobili e immobili sia a titolo
oneroso sia a titolo gratuito. Le associazioni non riconosciute possono acquistare beni
solo a titolo oneroso.
Delle obbligazioni assunte da un’associazione riconosciuta risponde soltanto
l’associazione con il suo patrimonio. Per le associazioni non riconosciute è stato stabilito
che: “per le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano l’associazione i terzi
possono far valere i loro diritti sul fondo comune”, mentre “delle obbligazioni stesse
rispondono anche personalmente e solidamente le persone che hanno agito in nome e per
conto dell’associazione”.
Delle obbligazioni assunte in nome di un’associazione l’associato non è mai responsabile
personalmente mentre, gli amministratori delle associazioni non riconosciute, sono
personalmente responsabili.
Si parla di comitati quando fondi destinati ad uno specifico scopo di pubblica utilità sono
raccolti per pubblica sottoscrizione da una pluralità di promotori.

Ci sono diritti soggettivi che sono creati dal diritto oggettivo, ma ci sono diritti soggettivi
che si dicono solo trovati dal diritto oggettivo: sono i diritti dell’uomo. Si considerano come
diritti spettanti all’uomo in quanto tale e come diritti che ogni Stato ha il dovere di
riconoscere e garantire.
Nell’art.2 la Repubblica garantisce i diritti inviolabili dell’uomo; inviolabili sia da parte della
pubblica autorità sia dagli altri uomini.
I diritti della personalità si classificano fra i diritti assoluti cioè sono protetti nei confronti di
tutti; sono diritti indisponibili in quanto il loro titolare non li può alienare e non può neanche
rinunciarvi. Sono imprescrittibili perché non si prescrivono, in pratica non si estinguono per
il prolungato non uso nel tempo.
Nessuno può essere obbligato per legge ad un determinato trattamento sanitario se non
per legge; se il paziente è incapace il consenso è dato dal suo rappresentante. Nel caso
dell’aborto della minorenne o dell’interdetta è necessario anche il consenso della donna.

Un diritto della personalità spetta a ciascuno sul proprio nome. L’art. 7 protegge il diritto al
nome: l’uso del proprio nome è il diritto di identificare se stessi con il proprio nome e come
diritto di essere identificati con esso dagli altri. È protetto contro chi contesti alla persona o
le impedisca l’uso del proprio nome. È protetto contro chi usurpi il nome altrui per
identificare sé o per indicare una cosa con l’uso del nome altrui. Oltre al nome, è protetto
anche lo pseudonimo quando abbia acquistato la stessa importanza del nome. Questo
diritto al nome vige anche per le persone giuridiche.

Una protezione analoga è attribuita all’immagine della persona. L’art. 10 cita la protezione
del diritto del singolo alla riservatezza, a sottrarre la propria immagine e gli atteggiamenti
della propria vita privata agli occhi di estranei; inoltre riporta la protezione del diritto di
informazione del pubblico, del diritto di cronaca della stampa. Quindi è vietato esporre o
pubblicare l’immagine altrui senza il consenso della persona ritratta.

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Il diritto all’identità personale è definito come il diritto a che non sia travisata la propria
immagine politica, etica o sociale con l’attribuzione di azioni non compiute dal soggetto o
do convinzioni da lui non professate. Questo diritto è leso anche se le azioni o le
convinzioni attribuite al soggetto non sono di per sé disonorevoli e dannose della sua
reputazione.

La giustizia protegge il diritto alla riservatezza: diritto a che non siano divulgati, con la
stampa, la televisione e altri strumenti di comunicazione di massa, fatti attinenti alla vita
privata della persona, anche se di per sé veri e di per sé non lesivi alla sua dignità. La
legge punisce chi installa apparati o strumenti al fine di intercettare comunicazioni o
convenzioni telefoniche o telegrafiche.

I computers possono essere utilizzati per la tenuta delle cosiddette banche dei dati,
possono essere notizie di carattere oggettivo ma possono essere anche notizie di
carattere soggettivo, ossia notizie sul conto di persone, di imprese e di enti.
Per dato personale si intende qualsiasi informazione relativa a persone fisiche o giuridiche
che siano identificate o identificabili.
Per il trattamento dei dati sensibili, ossia tali da rivelare l’origine razziale, le convinzioni
religiose, le opinioni politiche ecc…è necessaria l’autorizzazione del Garante.
I diritti riconosciuti all’interessato sono:
Conoscere, mediante l’accesso al registro del Garante,l’esistenza di trattamenti di dati
che lo riguardano;
Ha diritto di ottenere la cancellazione dei dati trattati che hanno perduto ogni utilità
(diritto all’oblio);
Ha diritto all’aggiornamento e all’integrazione dei dati;
Ha diritto ad opporsi al trattamento dei dati personali raccolti a fini di informazione
commerciale o di invio di materiale pubblicitario ecc….

I BENI E LA PROPRIETÀ
Capitolo quarto

BENI per essere qualificabili giuridicamente come beni, le cose devono essere:
Utili: in quanto suscettibili di soddisfare un bisogno
Appropriabili o accessibili: es. non è un bene un pianeta lontano
Limitate: o comunque presenti in natura in quantità scarsa e inferiore rispetto al
bisogno

PROPRIETÀ il codice non definisce la proprietà ma l’uso che può farne il proprietario.
Art.832 C.C.
Il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo,
entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico.

1. facoltà di godere delle cose: indica la facoltà del proprietario di utilizzare la cosa. Di
usarla o non usarla, di come usarla, di trasformarla o distruggerla.
Per le cose fruttifere ha il diritto di fare propri i frutti della cosa. Solo con la separazione i
frutti diventano cose a sé stanti, essi appartengono al proprietario della cosa madre, salvo
che la legge non disponga diversamente.

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2. facoltà di disporre delle cose: è la disposizione giuridica ossia la disposizione
materiale. È la facoltà di vendere o di non vendere la cosa, di donarla o di non donarla, di
lasciarla in testamento o di costituire sulla cosa diritti reali minori a favore di terzi o di porre
sulla cosa una garanzia reale (ipoteca)….ecc.

3. la pienezza del diritto di proprietà: il proprietario può farne tutto ciò che non sia
espressamente vietato. Il proprietario gode di facoltà illimitate.
La pienezza del diritto di proprietà viene meno quando sulla cosa siano costituiti diritti reali
minori (nuda proprietà).

4. l’esclusività del diritto di proprietà: il proprietario può godere e disporre delle cose “in
modo esclusivo”, egli può servirsi ed escludere chiunque altro dal godimento e dalla loro
disposizione.

L’ordinamento giuridico cerca un punto di equilibrio fra gli opposti interessi del proprietario e dell’intera
collettività. Questo risultato viene perseguito con una duplice tecnica legislativa:
5. i limiti alla facoltà di godere e di disporre: ad esempio il divieto di atti di emulazione
ossia il proprietario non può compiere atti che abbiano solo scopo di nuocere o recare
molestie ad altri. La facoltà di godimento può essere per vari aspetti limitata (ad es. per i
piani regolatori).

6. gli obblighi del proprietario: es. obbligo di coltivare i terreni destinati all’agricoltura
(affitto forzato).

CLASSIFICAZIONE DEI BENI (sono beni le cose che possono formare oggetto di diritto)

Beni in patrimonio: sono di proprietà di qualcuno;


Beni di nessuno: non hanno un proprietario pur potendo averlo.

Beni immobili: suolo, sorgenti, corsi d’acqua, tutto ciò che è incorporato al suolo
(alberi,case..) e galleggianti saldamente e permanentemente assicurati alla riva.
Il suolo oggetto di proprietà prende il nome di fondo: fondo rustico se destinato
all’agricoltura o fondo urbano se destinato all’industria, al commercio o ad insediamenti
abitativi.
Circolazione caratterizzata da forme complesse.
Beni mobili, per esclusione sono tutti gli altri beni, comprese le energie naturali.
Il denaro è il bene mobile per eccellenza.
Più cose mobili formano una universalità di cose se appartengono al medesimo
proprietario ed hanno una destinazione unitaria.
Circolazione assai rapida.
Beni pubblici registrati: hanno le caratteristiche di beni mobili ma la loro circolazione
segue iter simili a quelli dei beni immobili.

Pertinenze: sono le cose, mobili o immobili, destinate durevolmente al servizio o ad


ornamento di un’altra cosa, mobili o immobile. Sono una pluralità di cose collegate.
Circolazione: gli atti che hanno per oggetto la cosa principale includono anche le
pertinenze, se non sono specificatamente escluse. Il proprietario della cosa principale non
deve per forza essere anche il proprietario delle pertinenza. L’acquirente che acquista la
cosa principale, compra anche le pertinenze, a meno che non sia in male fede. Se però la
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pertinenza è un immobile o mobile registrato, il suo proprietario può rivendicarla anche nei
confronti del proprietario in buona fede.
Cosa composta: sono più cose che vengono unite in modo da formare un’unica cosa.
La cosa composta non può essere separata dalle altre senza che la cosa risultante dalla
loro unione perda la propria identità.

Cose fungibili (beni di genere): ogni bene indifferentemente sostituibile con altri (denaro,
prodotti in serie…).
Cose infungibili (beni di specie): esiste in unico esemplare (opera d’arte, manufatto
artigiano…) o che presentano propri caratteri distintivi (immobile).

Cose consumabili: si estinguono per l’uso (alimenti, carburante…).


Cose in consumabili: uso ripetuto nel tempo anche se si deteriorano (automobili,
indumenti…).

LA PROPRIETÀ FONDIARIA
I confini del fondo segnano, in senso orizzontale, i limiti entro i quali il proprietario esercita
la sua facoltà di godimento. In senso verticale, la proprietà si estende al sotto suolo e allo
spazio sovrastante fin dove il proprietario del suolo può dimostrare di avere un interesse
ad esercitare il suo diritto esclusivo.

Il sottosuolo e lo spazio aereo sono considerati cose comuni di tutti e il proprietario non
può opporsi ad attività di terzi che si svolgano a tale profondità o a tale altezza che egli
non abbia interesse ad escludere.

LE DISTANZE LEGALI
Un limite alla facoltà di godimento sono le distanze minime legali.
Costruzioni: se non hanno muri in comune devono avere almeno 3 metri di distanza
(salvo distanze maggiori per regolamenti locali). È favorito chi costruisce per primo
(prevenzione temporale), perché il secondo è costretto a rispettare le distanze
senza poter chiedere un indennizzo.
Pozzi, cisterne o tubi: ad almeno 2 metri.
Fossi: distanza dal confine uguale alla loro profondità.
Alberi: ad alto fusto a 3 metri, alberi bassi, viti e siepi a mezzo metro.
Luci: piccole aperture nel muro che permettono a luce ed aria di entrare e non
permettono di affacciarvisi; sul confine ma ad almeno 2,5 metri di altezza dal suolo
del vicino.
Vedute: finestre dalle quali ci si può affacciare; ad almeno 1,5 metri dal confine.

NEL CONFINE……
Muro: si presume comune. Se è di proprietà di uno solo, l’altro confinante può chiederne
la metà pagando (comunione forzosa). Le spese di riparazione, se i danni non sono stati
causati da uno dei proprietari, gravano su entrambi.
Fossi e siepi: si presumono comuni, salvo prova contraria.

12
LE IMMISSIONI
Il godimento di un proprietario entra in conflitto con il godimento del vicino che riceve sul
proprio fondo le moleste immissioni di rumori o di fumo ecc. da altri provocate.
PRINCIPIO Il criterio legale per la soluzione del conflitto è quello della normale
tollerabilità. Le immissioni non devono superare la capacità di sopportazione dell’uomo
medio.
Il criterio è a favore delle attività produttive, inoltre bisogna tener conto della condizione
dei luoghi: chi abita in una zona industriale deve sopportare maggiori immissioni rispetto
a che abiti in una zona residenziale. Bisogna però anche tener conto della priorità di un
dato uso ed è più protetto chi ha per primo dato la diversa destinazione al proprio fondo.

LE ACQUE PRIVATE
Le acque sono un bene pubblico, tuttavia c’è libertà di utilizzare le acque sotterranee per
usi domestici e si possono raccogliere le acque piovane.
È riconosciuto il DIRITTO DI STILLICIDIO: il proprietario a valle non può rifiutarsi di ricevere le
acque che naturalmente defluiscono dai fondi a monte.
LE AZIONI A DIFESA DEL DIRITTO DI PROPRIETÀ
Il proprietario può agire in giudizio contro chiunque violi il suo diritto.

chi agisce in giudizio propone un’ che è proposta contro il


ATTORE AZIONE CONVENUTO

Le azioni a difesa della proprietà sono le azioni petitorie. Esso sono:


L’azione di rivendicazione, spetta a chi si dichiara proprietario della cosa della quali
altri abbiano il possesso o la detenzione. Mira ad ottenere dal giudice
l’accertamento del diritto di proprietà e la restituzione della cosa.
L’attore deve dare prova di proprietà.
N.B. Tale azione presuppone che il proprietario non abbia altro titolo per ottenere la
restituzione della cosa se non il proprio diritto di proprietà.
L’azione negatoria, spetta al proprietario contro chi pretende di avere diritti reali minori
sulla cosa. Mira ad ottenere dal giudice l’accertamento della inesistenza del diritto
altrui.
L’attore si limiterà a dare prova del proprio diritto di proprietà, il convenuto ha
l’onere di provare l’esistenza del suo preteso diritto sulla cosa.
L’azione di regolamento dei confini, spetta a ciascuno dei proprietari immobiliari
confinanti quando il confine è incerto.

IL POSSESSO
Capitolo quinto

13
Art. 1140
Il possesso è il potere sulla cosa che si manifesta in un’attività corrispondente
all’esercizio della proprietà o di altro diritto reale.

ELEMENTI:
Corpus possessionis: comportamento materiale che il soggetto assume nei confronti
del bene, come se fosse il proprietario (elemento oggettivo-materiale)
Animus possidenti: volontà del possessore di esercitare i poteri del proprietario o del
titolare di altro diritto reale (elemento soggettivo-psicologico)

Invenzione del possesso (da detenzione a possesso)


 In forza di un nuovo titolo (la vendita, la successione ereditaria da parte di un terzo),
cesso di detenere e comincio a possedere.
 Il detentore si vanti apertamente proprietario della cosa e comunichi al possessore
che intende tenere la cosa come propria.

È in BUONA FEDE chi possiede ignorando di ledere un diritto altrui. Il possesso si presume
in buona fede salvo prova contraria. Per essere in buona fede basta che ci sia un minimo
di diligenza (ci si poteva accorgere di ledere un altrui diritto) e che il possessore fosse
originariamente in buona fede.

Tempi del possesso:


successione nel possesso: i tempi tra eredi e defunto vengono sommati
accensione del possesso: l’acquirente può far sommare il proprio tempo a quello del
venditore ma così diventa in mala fede se il venditore era in mala fede.

I frutti
B.F. li fa propri M.F. deve restituirli (o denaro) ma
rimborso spese di produzione

14
Rimborso spese per riparazioni straordinarie
Diritto di indennità per miglioramenti apportati
Diritto di ritenzione: il possessore non restituisce fino a che il proprietario non paga le
indennità.

AZIONI A DIFESA DEL POSSESSO

Le azioni possessorie fanno parte delle azioni petitorie.


L’azione di reintegrazione o di spoglio, spetta al possessore entro 1 anno dal fatto che
sia stato violentemente o clandestinamente spogliato del possesso.
L’azione di manutenzione riguarda i beni immobili o le universalità di mobili, spetta al
possessore che:
Sia molestato nel possesso o abbia turbative (immissioni moleste)
Abbia subito uno spoglio non violento o non clandestino.
Requisiti: avere un possesso non violento e non clandestino per un tempo continuo e
ininterrotto di 1 anno.

AZIONE DI NUNCIAZIONE spetta sia al possessore che la proprietario non possessore o al


titolare di altro diritto reale. Ha la funzione di prevenire un danno.
 denuncia di nuova opera: si teme possa derivare danno alla nostra cosa. Deve
avvenire entro 1 anno dall’inizio della nuova opera e che questa non sia terminata.
 denuncia di danno temuto: danno grave e imminente (es. la casa del vicino
minaccia di crollare verso la nostra proprietà).
I MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETÀ
Capitolo sesto

La proprietà si può acquistare solo nei modi previsti dalla legge.

A TITOLO DERIVATO: quando si acquista sulla cosa il diritto di proprietà già spettante ad un
precedente proprietario.

chi trasferisce il diritto chi lo acquista


DANTE CAUSA AVENTE CAUSA
L’avente causa acquista la proprietà solo se e solo come il dante causa ne era proprietario.

A TITOLO ORIGINARIO quando il diritto di proprietà che si acquista sulla cosa è


indipendente dal diritto di un precedente proprietario.
Il diritto del precedente proprietario è destinato a soccombere di fronte al diritto di chi
acquista a titolo originario. Conseguenza del titolo originario dell’acquisto è che la proprietà
acquistata è libera da ogni diritto altrui che avesse gravato il precedente proprietario.

A TITOLO ORIGINARIO

Occupazione: per le cose mobili che non appartengono a nessuno (cose abbandonate o
gli animali che formano oggetto di caccia o di pesca) o cose mobili altrui con il consenso,
espresso o tacito, del proprietario (es. raccogliere funghi in un fondo dove non sia
espressamente vietato). Requisiti: elemento materiale (impossessamento della cosa) ed
elemento psicologico (volontà di farla propria).

Invenzione: chi ritrova una cosa smarrita la deve consegnare al Sindaco del luogo dove si
trova e avrà in cambio dal proprietario un premio pari a 1/10 del valore della cosa. Se il
proprietario non si presenta entro 1 anno la cosa diventa sua per invenzione. Altro caso è il
tesoro (cosa mobile di pregio, nascosta di cui nessuno può provare di essere proprietario),
apparterrà per ½ al proprietario del fondo e per ½ al ritrovatore.
Accensione: la proprietà di una cosa qualificabile come principale fa acquistare la proprietà
delle cose qualificabili come ad essa accessorie.
 Accessione di cosa mobile a cosa immobile: es. un impresa costruisce un edificio,
man mano che i materiali vengono uniti al suolo diventa proprietario il proprietario del
suolo.
 Accessione di cosa immobile a cosa immobile: es. alluvione che sposta la terra
lungo un fiume.
 Accessione di cosa mobile a cosa mobile:
o unione: cose mobili appartenenti a più proprietari che vengono unite in modo
inseparabile.
o commistione: cose mobili appartenenti a più proprietari che vengono
mescolate in modo inseparabile.
In entrambi i casi il proprietario della cosa principale diventa proprietario del tutto
pagando all’altro il valore della cosa (es. vernice sull’auto) altrimenti separazione
della cosa se possibile o comproprietà.
o specificazione: acquisto della proprietà della materie altrui da parte di chi la
adopera (es. scultore)

Il possesso in buona fede dei beni mobili.

Possesso vale titolo: il possesso dei beni mobili può determinare l’acquisto istantaneo
della proprietà nel momento stesso in cui lo si consegue. Ha la funzione di rendere rapida e
sicura la circolazione dei beni mobili.
 acquisto della cosa da un non proprietario: il compratore, ne acquista la proprietà
mediante in possesso, purché sia in buona fede.
 vendita della stessa cosa mobile a più persone: ne diventa proprietario chi tra loro ne
entra in possesso per primo in buona fede.

L’usucapione: acquisto della proprietà mediante il possesso:


 continuo (il possessore non deve abbandonare il bene)
 non interrotto (non deve esserci azione di terzi in contrasto col possesso)
 non violento e non clandestino

Tempi: si può sommare il tempo del Dante causa al proprio.


I DIRITTI REALI SU COSE ALTRUI
Capitolo settimo

Con il diritto di proprietà possono coesistere altri diritti sulla cosa, detti diritti reali minori.
Questi diritti reali sono solo 6, perché la legislazione è a favore della piena proprietà.

I diritti reali hanno diritto di seguito (o sequela), ossia sono opponibili a tutti i successivi
proprietari. Decadono in prescrizione per non uso dopo 20 anni. L’azione a difesa dei
diritti reali è l’azione confessoria, che mira ad ottenere il riconoscimento del proprio diritto
sulla cosa altrui contro chiunque.

Consolidazione: quando il diritto reale si estingue, il diritto del proprietario si riespande.


Confusione: quando il proprietario diventa titolare del diritto reale (es. successione)

DIRITTO DI SUPERFICIE: è il diritto di edificare sul suolo o nel sottosuolo altrui una propria
costruzione.
Il superficiario ha la proprietà superficiaria ossia la proprietà della costruzione e il diritto di
costruzione.
Il diritto può essere perpetuo o a tempo determinato, in questo caso, scaduto il tempo, il
proprietario del suolo diventa proprietario dell’edificio.

USUFRUTTO: è la facoltà di godere delle cosa (senza però cambiarne da destinazione


economica) e la facoltà di fare propri i frutti della cosa.
Il proprietario resta nudo proprietario e conserva la facoltà di disporre della cosa.
Tempo massimo: la durata della vita delle persona fisica o 30 anni se è una persona
giuridica.
L’usufrutto non si può passare agli eredi ma può essere ceduto con atto fra vivi, ma alla
morte del primo usufruttuario questo diritto si estingue.
Il bene deve essere custodito con la diligenza del buon padre di famiglia.
Usufrutto volontario: stabilito dalle parti
Usufrutto legale: es. i genitori fino a che il figlio è minorenne.

*USO: limitata facoltà di godimento. L’usuario può servirsene e fare propri i frutti per i bisogni
suoi e della sua famiglia; al proprietario spettano le eccedenze.

*ABITAZIONE: oggetto del diritto è una casa, consiste nel diritto di abitarci limitatamente ai
bisogni propri e della propria famiglia.
* Il diritto o la cosa in oggetto NON possono essere ceduti a terzi.

ENFITEUSI: ha per oggetto un fondo rustico, è un diritto perpetuo o di durata non inferiore a
20 anni, può essere ceduto o trasmesso ad eredi. L’enfiteuta deve: 1° migliorare il fondo e
2° pagare un canone periodico. Egli ha diritto di affrancazione ossia pagare una somma
per acquistare la proprietà.
Il concedente può chiedere la devoluzione se l’enfiteuta non rispetta gli obblighi.

SERVITÙ PREDIALI: sono un peso imposto sopra un fondo per l’utilità di un altro fondo
appartenete a diverso proprietario. Fondo servente – fondo dominante.
Possono essere acquistate per usucapione ma devono essere apparenti.
Destinazione del padre di famiglia: due fondi prima uniti e poi dati a 2 proprietari diversi, se
c’era un rapporto di servizio tra i 2 fondi diventa servitù.
Possono essere volontario o coattive
Coattive: contro o indipendentemente dalla volontà del proprietario del fondo
servente. Stabilite con una sentenza dell’autorità giudiziaria. Il proprietario del fondo
servente riceverà un indennizzo per il danno cagionato. (es. acquedotto coattivo o il
passaggio per un fondo intercluso).
LA COMUNIONE
Capitolo ottavo

La proprietà o altri diritti reali possono appartenere a più persone: comproprietà,


cosuperficie, cousufrutto, compossesso…ecc.
La comunione è la situazione per la quale la proprietà o altro diritto reale spetta in comune a
più persone.

 Comunione volontaria
 Comunione incidentale
 Comunione forzosa

La coesistenza si realizza mediante l’ideale scomposizione in quote che indica la misura


secondo la quale ciascun partecipante concorre ai vantaggi e agli oneri.

FACOLTÀ DI GODIMENTO E DI DISPOSIZIONE.


 Uso della cosa comune: spetta ad ogni partecipante in quale non deve alterare la
destinazione economica della cosa e comportarsi in modo da non impedire l’uso della
cosa agl’altri partecipanti.
 Amministrazione della cosa comune: delibera a maggioranza di quote (50%+1), atti
di straordinaria amministrazione (50%+1 di quote e 2/3 dei partecipanti).
 Atti di disposizione della propria quota: liberi.
 Atti di disposizione della cosa comune: consenso unanime. Ciascuno può chiedere
la divisione se possibile e se la comunione non è forzosa.

IL CONDOMINIO
I singoli appartamenti sono di proprietà solitaria, il suolo, i muri portanti..ecc e le cose
destinate all’uso comune sono in comproprietà.
Condominio verticale (parte comune di un edificio), condominio orizzontale (parte comune a
più edifici).
Certe spese sono ripartite in base all’uso.
Le decisioni sono prese dall’assemblea dei condomini.
Con più di 4 condomini: amministratore.
Con più di 10: regolamento per l’uso delle cose comuni.
MULTIPROPRIETÀ
Più persone che possono godere a turno ciascuna per un determinato periodo dell’anno
l’uso della cosa comune.
La multiproprietà è indivisibile.

L’OBBLIGAZIONE
Capitolo nono

I diritti d’obbligazione hanno caratteri distintivi:


si presentano come diritti ad una prestazione personale, ossia ad un dato
comportamento di un soggetto. Questo comportamento consiste in una prestazione di
dare o consegnare, fare o non fare;
i diritti d’obbligazione sono relativi: spettano ad un soggetto nei confronti di uno o più
soggetti determinati o determinabili;
i diritti d’obbligazione fruiscono di una difesa relativa: il loro titolare può difenderli, con
azione di giudizio, solo nei confronti della persona dell’obbligato;

RAPPORTO OBBLIGATORIO: è un vincolo che lega un soggetto ad un altro soggetto per


l’esecuzione di una data prestazione. Possiamo distinguervi:
un soggetto attivo dell’obbligazione, detto creditore, al quale spetta di diritto esigere una
data prestazione;
un soggetto passivo dell’obbligazione, detto debitore, il quale è tenuto ad eseguire la
prestazione;
un oggetto dell’obbligazione, che è la prestazione dovuta dal debitore al creditore;
Possono esserci più debitori o più creditori, quindi, i soggetti possono essere determinati o
determinabili.
L’oggetto dell’obbligazione deve avere carattere patrimoniale, ossia deve essere suscettibile
di valutazione economica (art.1174). L’interesse del creditore, può anche non essere di
natura patrimoniale.
La prestazione può essere classificata:
una prestazione di dare o consegnare: può consistere nel pagamento di una somma di
denaro o nella consegna di un bene; essa può dare luogo ad obbligazioni di genere
(cosa determinata solo nel genere) o ad obbligazioni di specie (cosa determinata
nella sua identità);
una prestazione di fare: può dar luogo a obbligazione di mezzi (deve svolgere una
determinata attività senza garantire il risultato) o ad un obbligazione di risultato (il
debitore è obbligato, verso il creditore, a realizzare anche il risultato);
una prestazione di non fare: un imprenditore si obbliga verso un altro a non fargli
concorrenza;
la prestazione di contrattare: consiste nel concludere un futuro contratto;
la prestazione di garanzia: vi è, come base di fondo, un promessa;
C’è solidarietà attiva quando, ciascuno dei creditori di un medesimo debitore, può rivolgersi
a questo ed esigere da lui l’intera prestazione; c’è solidarietà passiva, quando ciascuno dei
debitori del medesimo creditore, può essere costretto da questo ad eseguire l’intera
prestazione (art.1292).
L’obbligazione è parziaria quando, ciascuno dei creditori di un medesimo debitore può
esigere da questo solo la sua parte della prestazione; o quando, ciascuno dei debitori di un
medesimo creditore (parziarietà passiva) può essere costretto a pagare solo la sua parte.
(art. 1314).
Un’eccezione si ha quando la prestazione consista nella consegna di una cosa indivisibile o
in una prestazione di fare indivisibile: in questo caso l’obbligazione sarà necessariamente
solidale (art.1316).

Le fonti di obbligazioni sono:


 il contratto, il fatto illecito ed ogni altro atto o fatto (le vedremo nel dettaglio).
L’ADEMPIMENTO E L’INADEMPIMENTO
Capitolo decimo

L’adempimento è l’esatta esecuzione, da parte del debitore, della prestazione che forma
oggetto dell’obbligazione. Ad esso consegue l’estinzione dell’obbligazione e la liberazione
del debitore. L’esattezza della prestazione deve essere valutata rispetto a diversi criteri:
a. le modalità di esecuzione della prestazione: nell’adempiere l’obbligazione il debitore
deve usare la diligenza del buon padre di famiglia, cioè la diligenza dell’uomo medio
(art.1176);
b. il tempo di esecuzione della prestazione: la prestazione deve essere eseguita dal
debitore a richiesta del creditore o alla scadenza del termine. Nel primo caso, il
creditore può in qualsiasi momento a sua scelta esigere la prestazione (art.1183); nel
secondo caso, il termine fissato si presume a favore del debitore (art.1184);
c. il luogo di esecuzione della prestazione: l’obbligazione di consegnare una cosa
determinata va adempiuta nel luogo in cui la cosa si trovava quand’è sorta
l’obbligazione; l’obbligazione di pagare una somma di denaro si adempie al domicilio
del creditore al tempo dell’adempimento; ogni altra obbligazione si adempie al
domicilio del debitore al momento dell’adempimento (art.1182);
d. la persona che esegue la prestazione: tenuto ad eseguire la prestazione è il debitore
oppure da un terzo nel caso si tratti di consegnare una somma di denaro o cose
fungibili. Il creditore può rifiutare l’adempimento del terzo solo se ha un obiettivo
interesse a che il debitore esegua personalmente la prestazione o se il debitore abbia
manifestato al creditore la sua opposizione all’adempimento altrui (art.1180);
e. il destinatario dell’adempimento: chi paga nelle mani del creditore incapace non è
liberato, a meno che non provi che quanto ha pagato è stato rivolto a vantaggio
dell’incapace (art.1190);
f. l’identità della prestazione: il debitore è liberato solo se esegue la prestazione dovuta;

Il danaro è esso stesso un bene che assolve la funzione di mezzo di scambio; sono
obbligazioni pecuniarie o debiti di valuta quelle che hanno per oggetto la consegna di una
data quantità di danaro; esse si adempiono con moneta avente corso legale nello Stato al
momento del pagamento (art.1277).
I debiti di valore ricorrono quando una somma di danaro è dovuta non come bene a sé, ma
come valore di un altro bene (pagare il prezzo).
Il danaro è un bene produttivo: esso produce frutti civili, gli interessi; l’obbligazione di pagare
una somma di danaro è sempre accompagnata da un’obbligazione accessoria, quella
corrispondente agli interessi (art.1282). Gli interessi compensativi sono quelli dovuti sui
debiti di danaro non sottoposti a termine; gli interessi moratori sono quelli che il debitore
deve corrispondere a seguito della sua costituzione in mora da parte del creditore.

L’inadempimento consiste in ogni discordanza tra il dovuto e ciò che è effettivamente


prestato.
Il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del
danno, se non prova che l'inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità
della prestazione derivante da causa a lui non imputabile (art.1218).

Mora del debitore: quando non esegue la prestazione o la esegue in ritardo (art.1219).
La mora scatta con la costituzione in mora quindi un atto del creditore ma è automatica:
 quando il debito deriva da fatto illecito;
 quando il debitore ha dichiarato per iscritto di non voler eseguire l’obbligazione;
 quando è scaduto il termine se la prestazione deve essere eseguita al domicilio del
creditore.

Effetti della mora:


 obbligo di risarcire il danno del ritardo;
 il rischio della prestazione passa dal creditore al debitore (art.1221 CC).

Gli elementi del danno risarcibile sono quelli generali cioè:


perdita subita (danno emergente);
mancato guadagno (lucro cessante).
Il giudice, se non è stato provato un danno preciso nell’ammontare, fa una valutazione
equitativa (art.1226).

Mora del creditore: il creditore è in mora quando, senza motivo legittimo, non riceve il
pagamento offertogli nei modi indicati dagli articoli seguenti o non compie quanto è
necessario affinché il debitore possa adempiere l'obbligazione (art.1206).
La costituzione in mora del creditore si effettua con l’offerta della prestazione al creditore
(art.1209); gli effetti sono:
l’impossibilità sopravvenuta della prestazione, per causa a lui non imputabile, è a carico
del creditore;
non sono più dovuti dal debitore interessi sulle somme di danaro;
sono dovuti dal creditore il rimborso per le spese di custodia della cosa e il risarcimento
dei danni che il debitore abbia subito a causa della mora;
Il debitore può, inoltre, conseguire l’ulteriore effetto della propria liberazione dal debito con il
deposito della somma dovuta in una banca o nei luoghi indicati dal giudice (art.1210).

novazione: sostituire una obbligazione esistente con una nuova diversa dalla precedente
per oggetto o per titolo. Può essere soggettiva se cambia uno dei due soggetti
(debitore o creditore) od oggettiva se cambia l’oggetto dell’obbligazione. Deve quindi
essere caratterizzata dalla volontà di novare e dalla cosa nuova(art.1230-1235);
remissione: il creditore può rimettere il debito estinguendo così l’obbligazione (art.1236-
1240);
compensazione: quando due soggetti sono legati da più rapporti di debito-credito
(art.1241-1252):
compensazione legale (art.1243 CC)opera automaticamente se i debiti sono liquidi
ed esigibili;
compensazione giudiziale (art.1243 CC) se il debito è di facile liquidazione il
giudice può dichiarare la compensazione;
volontaria (art.1252 CC) se c’è volontà tra le parti anche si debiti non sono liquidi
ed esigibili;
confusione: debitore e creditore si riuniscono nella stessa persona e così i rapporti di
debito-credito si esauriscono(art.1253-1255);

IL CONTRATTO
Capitolo undicesimo

Art. 1321
Il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un
rapporto giuridico patrimoniale.
cioè avere come oggetto cose o prestazioni personali suscettibili a valutazione economica

L’art.1325 CC delinea i requisiti essenziali a pena di nullità del contratto:


 accordo tra le parti;
 la causa;
 l’oggetto;
 la forma quando risulta prescritta dalla legge sotto pena di nullità.

L’ACCORDO TRA LE PARTI


Ciò che costituisce o regola o estingue un rapporto patrimoniale è l’accordo tra le parti, ossia
la loro concorde volontà. L’effetto giuridico è prodotto dalla volontà delle parti interessate.
Per definire il ruolo della volontà dei privati si parla di libertà o autonomia contrattuale:
 in senso negativo che nessuno può essere spogliato dei propri beni o essere costretto
ad eseguire prestazioni a favore di altro contro la propria volontà; ciascuno obbedisce
solo alla propria volontà.
 in senso positivo che i privati possono con un proprio atto di volontà disporre dei
propri beni e obbligarsi ad eseguire prestazioni a favore di altri.

AUTONOMIA CONTRATTUALE (art.1322 CC): le parti possono liberamente determinare il


contenuto del contratto nei limiti imposti dalla legge.
Le parti possono anche concludere contratti che non appartengano ai tipi aventi una
disciplina particolare, purché siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo
l'ordinamento giuridico (meritevolezza dell’oggetto).

A differenza dei contratti (categoria aperta) gli atti unilaterali patrimoniali, intesi come
dichiarazione di volontà di una sola parte, formano un numero chiuso (es. procura, atto di
fondazione) e sono disciplinati specificamente dal CC per ognuno di essi pur potendosi
applicare, in quanto compatibili, le norme generali sui contratti (art.1324 CC).

PROCESSO DI FORMAZIONE DEL CONTRATTO (art.1325 CC):


Il contratto si forma sul principio dell’accordo tra le parti ed inoltre il contratto è concluso nel
momento in cui chi ha fatto la proposta è a conoscenza dell’accettazione dell’altra parte.

proposta consenso negoziale

accettazione

Un’accettazione non conforme alla proposta equivale ad una nuova proposta.


Il contratto è concluso, o perfezionato, solo se e solo quando si raggiunge piene coincidenza
fra le dichiarazioni di volontà delle parti contraenti. Fino a che l’accordo non si è perfezionato
non si manifestano gli effetti.

L’effetto del contratto avviene dal momento in cui la proposta viene accettata e l’accettazione
della proposta fatta al domicilio del proponente porta alla presunzione di conoscenza a meno
che egli non dimostri di non averne avuto notizia senza sua colpa (art.1335 CC).

CAUSA
È la funzione economico sociale del contratto.
La causa è tipica, infatti il diritto ha previsto la cause tipiche dei contratti (contratti tipici)

La causa deve esistere sia in astratto che in concreto.


Es. Se mi voglio assicurare, la causa in astratto c’è, è tipica, ma se manca il rischio sulla
cosa che voglio assicurare manca la causa in concreto.

L’illeicità della causa produce nullità nel contratto. Il controllo della funzione economico
sociale della causa si pone solo per i contratti atipici.
Art.1343 CC la causa è illecita quando è contraria a norme imperative, all’ordine pubblico o
al buon costume. La causa non va confusa con il motivo.
Il motivo è la ragione interna per la quale il soggetto si induce al negozio. I motivi sono
irrilevanti per il diritto ma rileva solo il motivo illecito. Il contratto è illecito (quindi nullo)
quando le parti si sono determinate a concluderlo esclusivamente per un motivo illecito
comune ad entrambe (art.1345 CC). I caratteri necessari per l’annullamento quindi sono:
 illecito;
 determinante alla ragione del negozio;
 comune alle parti (non basta la conoscenza di una delle parti ma ci vuole la
condivisione del motivo).

Ci possono essere contratti in frode alla legge visti cioè come mezzi per eludere una norma
imperativa (art.1344 CC).

OGGETTO
È la cosa o il diritto (reale o di credito) che il contratto trasferisce da una parte all’altra
oppure le prestazione che una parte si obbliga ad eseguire a favore dell’altra. Il contratto ha
più oggetti: es. la cosa venduta e il prezzo;…
L'oggetto del contratto deve essere possibile, lecito, determinato o determinabile (art.1346
CC).
L’oggetto deve essere determinato o determinabile attraverso gli elementi compresi nel
contratto.
Può essere oggetto del contratto una cosa futura.

FORMA
Il principio generale è la libertà delle forme cioè la forma assume requisito essenziale del
contratto solo se la legge lo stabilisce a pena di nullità.
La legge però prevede una serie di contratti che devono farsi per atto pubblico o scrittura
privata pena la nullità (art.1350 CC) es. beni immobili.
Si distinguono:
 forma ad substantiam richiesta per la validità dell’atto, ai fini dell’accordo/efficacia
 forma ad probationen necessaria per dare la prova dell’atto (prova documentale).

Le forme scritte:
L'atto pubblico è il documento redatto, con le richieste formalità, da un notaio o da altro
pubblico ufficiale autorizzato ad attribuirgli pubblica fede nel luogo dove l'atto è formato (fa
prova in se). (art.2699 CC.)
La scrittura privata fa piena prova, fino a querela di falso, della provenienza delle
dichiarazioni da chi l'ha sottoscritta, se colui contro il quale la scrittura è prodotta ne
riconosce la sottoscrizione, ovvero se questa è legalmente considerata come riconosciuta (la
prova scatta se il soggetto contro il quale viene prodotta non la disconosce). Ciò che fa
prova non è il contenuto della dichiarazione ma la dichiarazione stessa. (art.2702 CC.)

Le trattative e la responsabilità precontrattuale. Le parti, nello svolgimento delle trattative e


nella formazione del contratto, devono comportarsi secondo buona fede (art.1337 CC).
Secondo buona fede vuol dire entrare nelle trattative con un serio desiderio a contrarre.
Se si viola questo principio di buona fede si incappa nella responsabilità precontrattuale che
ci porta a dover riconoscere dei danni all’altro soggetto.
I danni risarcibili sono riconosciuti nei limiti del cosiddetto “interesse negativo”. Dove si
intende l’interesse che la parte di buona fede aveva a che le trattative non avessero avuto
inizio.
L’interesse negativo si quantifica nelle spese delle perdute occasioni di stringere un altro
valido contratto e dalla attività sprecata nelle trattative (danno emergente e lucro cessante).
La quantificazione dell’interesse negativo non può essere mai pari o superiore al valore del
contratto che si sarebbe dovuto stipulare.

I rapporti giuridici preparatori:


Si intendono per rapporti giuridici preparatori quei rapporti diretti a fermare un affare, il cui
assetto definitivo viene posticipato nel tempo. I rapporti giuridici preparatori sono:
 contratto preliminare (artt.1351,2932 CC) con la stipulazione del contratto preliminare
le parti si obbligano a stipulare un futuro contratto, detto contratto definitivo. Esistono i
contratti preliminari unilaterali o bilaterali. La forma deve essere quella del contratto
definitivo pena la nullità. L’art.2932 stabilisce che se colui che era obbligato a
concludere un contratto non adempie l’altra parte può ottenere una sentenza che
produca gli stessi effetti del contratto non concluso e quindi non solo un risarcimento
del danno. L’effetto definitivo avviene attraverso la stipulazione di un contratto nuovo;
 opzione (art.1331 CC) è un contratto nel quale le parti convengono che una di esse
rimane vincolata dalla propria dichiarazione mentre l’altra si riserva la facoltà di
accettarla o meno. Diventa una proposta definitiva nel momento dell’accettazione
della proposta effettuata dall’altra parte;
 patto di prelazione: si distingue dagli altri rapporti giuridici in quanto non crea un
obbligo a contrarre, ma più semplicemente crea un obbligo a preferire un determinato
soggetto ad altri, a parità di condizioni, se ed in quanto si deciderà a contrarre.
 proposta irrevocabile (art.1329 CC);
 la prenotazione.
IL CONTRATTO PRELIMINARE
È il contratto con il quale le parti si obbligano, l’una nei confronti dell’altra, a concludere un
futuro contratto, del quale predeterminano il contenuto essenziale. La figura più diffusa è il
preliminare di vendita: è fonte di obbligazione, per una, di vendere, per l’altra, di comprare.
Il trasferimento della proprietà si avrà solo quando le parti concluderanno il contratto
definitivo.
Il codice civile ne prescrive la forma, ovvero quella del contratto definitivo; prevede
l’eventualità che una delle parti non adempia il preliminare: l’altra parte può rivolgersi al
giudice richiedere l’esecuzione forzata dell’obbligazione; egli emetterà una sentenza che
produce gli effetti del contratto non concluso. Qui le parti si impegnano reciprocamente a
ritrovarsi in un secondo momento per riprodurre il contratto già definitivo.
Altra figura è la minuta di contratto: le parti concordano su alcuni estremi del futuro
contratto, ma non ancora su punti essenziali. Se non si raggiunge il successivo accordo sui
punti mancanti, si dovrà ritenere di essere in presenza di un contratto con oggetto non
determinato né determinabile, come tale nullo.

Condizioni generali di contratto (artt.1341-1342,1370,1679,2211,2965 CC): contratti di


massa o di adesione. Vengono a mancare le contrattazioni individuali di pari forza.
Vengono a crearsi una serie di contratti standardizzati proposti ai consumatori che però
fanno nascere una specie di diritto privato d’impresa visto l’impari equilibrio tra i due soggetti
(impresa e consumatore).

Le condizioni generali di contratto sono il regolamento negoziale predisposto da un


contraente per la regolazione di una serie infinita di successivi rapporti.
Art.1341 CC: Le condizioni generali di contratto predisposte da uno dei contraenti sono
efficaci nei confronti dell'altro, se al momento della conclusione del contratto questi le ha
conosciute o avrebbe dovuto conoscerle usando l'ordinaria diligenza.
Il legislatore accetta il fenomeno delle condizioni generali ma esige come tutela della parte
debole che ci sia la conoscenza da parte del contraente delle condizioni.
Arte.1342 CC: Nei contratti conclusi mediante la sottoscrizione di moduli o formulari,
predisposti per disciplinare in maniera uniforme determinati rapporti contrattuali, le clausole
aggiunte al modulo o al formulario prevalgono su quelle del modulo o del formulario qualora
siano incompatibili con esse, anche se queste ultime non sono state cancellate. Viene così
riconosciuta un po’ di autonomia contrattuale.
Art.1341 II CC: sistema di protezione da clausole vessatorie (condizioni che stabiliscono, a
favore di colui che le ha predisposte):
 limitazioni di responsabilità;
 facoltà di recedere dal contratto o di sospenderne l'esecuzione;
 decadenze;
 limitazioni alla facoltà di opporre eccezioni;
 restrizioni alla libertà contrattuale nei rapporti coi terzi;
 tacita proroga o rinnovazione del contratto;
 clausole compromissorie;
 deroghe alla competenza dell'autorità giudiziaria.
Strumento protettivo è il richiamo del consumatore sul contenuto della clausola in quanto
esse non hanno effetto se non sono esplicitamente approvate per iscritto.
L’unione europea è intervenuta a protezione dei consumatori intervenendo con il Capo14 bis
circa i contratti dei consumatori (Direttiva 5/4/1993 93/13 attuata con L.52 6/2/96). Nel
contratto concluso tra il consumatore e il professionista, si considerano vessatorie le
clausole che, malgrado la buona fede, determinano a carico del consumatore un significativo
squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto.
Si presumono vessatorie fino a prova contraria le clausole che hanno per oggetto o per
effetto di:
 escludere o limitare la responsabilità;
 prevedere l’alienazione di un diritto

I CONTRATTI CON IL CONSUMATORE


La protezione del consumatore, fa riferimento al contratto che intercorre tra parti così
definite:
un professionista: chiunque, sia esso un imprenditore, individuale o collettivo, oppure un
ente a scopo ideale oppure una pubblica amministrazione oppure un esercente una
professione intellettuale, svolga in modo non occasionale una attività diretta alla
produzione o alla distribuzione dei beni oppure alla prestazione di servizi;
un consumatore, intendendosi per tale solo la persona fisica che si procura, per
contratto, i beni o i servizi, del professionista per utilizzarli a fini estranei alla propria
attività imprenditoriale o professionale, ossia a fini personali.

Le clausole vessatorie sono clausole contrattuali che provocano uno significativo squilibrio
dei diritti e degli obblighi reciprochi. Lo squilibrio si riferisce ai diritti e ai doveri che dal
contratto derivano a favore dell’una o dell’altra parte. Esistono venti clausole vessatorie
aperte, in quanto il consumatore può sempre dare la prova che una data clausola prova un
significativo squilibrio. La sorte delle clausole è diversa a seconda che rientrino le ipotesi
delle clausole 1,2,10, ovvero sono inefficaci; se fa parte delle altre 17, la clausola è
inefficace solo se sia stata unilateralmente predisposta dal professionista.
L’inefficacia è relativa, in quanto, opera solo a vantaggio del consumatore e può essere
rilevata d’ufficio dal giudice ed è parziale, in quanto non colpisce l’intero contratto, ma solo la
singola clausola.

VALIDITÀ E INVALIDITÀ DEL CONTRATTO


Capitolo dodicesimo

La nullità e l’annullabilità sono sanzioni che rientrano nella categoria della invalidità del
contratto.

NULLITÀ: ciò che nullo non produce alcun effetto.


è la sanzione più grave prevista dal nostro ordinamento giuridico;
l’atto nullo non produce alcun effetto;
- la nullità ha effetto retroattivo (agisce fin dalla formazione dell’atto).

CAUSE DI NULLITÀ DEL CONTRATTO (art.1418 CC)


Il contratto è nullo quando è contrario a norme imperative, salvo che la legge disponga
diversamente. Producono nullità del contratto la mancanza di uno dei requisiti indicati
dall'articolo 1325 (accordo tra le parti, forma, oggetto causa), l’illiceità della causa, l’illiceità
dei motivi nel caso indicato dall'articolo 1345 e la mancanza nell’oggetto dei requisiti stabiliti
dall'articolo 1346 (possibile, lecito, determinato).

NULLITÀ PARZIALE (art.1419 CC): se le clausole colpite da nullità sono elemento determinante
per il consenso delle parti l’intero contratto diviene nullo. Se le clausole nulle sono sostituite
da norme imperative il contratto non è soggetto a nullità.

Salvo diverse disposizioni di legge, la nullità può essere fatta valere da chiunque vi ha
interesse e può essere rilevata d’ufficio dal giudice. (art.1421 CC)

L’azione per far dichiarare la nullità non è soggetta a prescrizione (art.1422 CC) ed inoltre il
contratto nullo non può essere convalidato (art.1423 CC).
Esiste però la conversione dell’atto nullo che è comunque cosa differente dalla convalida.
Mentre la convalida sana il negozio viziato con la conversione si permette di salvare gli
effetti di un contratto diverso a determinate condizioni cioè che abbia i requisiti di forma e di
sostanza previsti dalla legge (art.1424 CC) es. cambiale nulla diventa promessa di
pagamento.

ANNULLABILITÀ
Cause di annullabilità sono: l’errore, la violenza, il dolo e gli altri casi stabiliti dalla legge.
Le cause annullabilità possono essere suddivise in due grandi gruppi:
le cause attinenti all’incapacità di chi contrae (art.1425 CC) es. minore, interdetto,
inabilitato;
le cause che attengono ai vizi del consenso: il soggetto che contrae è pienamente
capace ma la sua volontà è viziata (errore, violenza o dolo) art.1427 CC.

L’ERRORE può essere: errore vizio o errore ostativo.


L’errore è dovuto ad una falsa rappresentazione della realtà che nasce dalla mia percezione
di essa. Se è indotta si parla di dolo. Viene a costituirsi un conflitto tra la salvaguardia del
soggetto in errore ed il libero traffico economico. Quindi i tratti fondamentali perché l’errore
sussista è la riconoscibilità dell’errore dall'altro contraente (art.1428 CC) e l’essenzialità
dell’errore stesso.
Essenzialità dell’errore (art.1429 CC):
L’errore è essenziale:
1) quando cade sulla natura o sull’oggetto del contratto;
2) quando cade sull'identità dell’oggetto della prestazione ovvero sopra una qualità dello
stesso che, secondo il comune apprezzamento o in relazione alle circostanze, deve ritenersi
determinante del consenso;
3) quando cade sull’identità o sulle qualità della persona dell’altro contraente, sempre che
l’una o le altre siano state determinanti del consenso;
4) quando, trattandosi di errore di diritto, è stato la ragione unica o principale del contratto.
Esiste anche l’ipotesi dell’errore di calcolo che però non porta alla nullità del contratto ma
solo ad una sua modificazione.

La VIOLENZA può essere: fisica o psichica.


La violenza è causa di annullamento del contratto, anche se esercitata da un terzo (art.1434
CC).
Solo la violenza psichica porta all’annullabilità del contratto in quanto lascia due scelte: la
scelta di stesura del contratto o conoscere se la minaccia era vera. La violenza fisica porta al
contratto nullo in quanto fa mancare uno dei suoi elementi fondamentali: l’accordo tra le
parti.

Il DOLO può essere: determinante o incidente.


Il dolo è causa di annullamento del contratto quando i raggiri usati da uno dei contraenti
sono stati tali che, senza di essi, l’altra parte non avrebbe contrattato (art.1439 CC).
Il dolo incidente non è causa di annullabilità del contratto in quanto il contratto sarebbe stato
ugualmente stipulato anche se diversamente (art.1440 CC).

La CONVALIDA può essere solo per i contratti annullabili e non i nulli:


 espressa: è effettuata mediante un atto che contenga la menzione del contratto e del
motivo di annullabilità e la dichiarazione che si intende convalidarlo;
 tacita: si estrinseca dal comportamento concludente del contraente cui spetta l’azione
di annullamento, il quale dà volontaria esecuzione al contratto conoscendo il motivo
dell’annullabilità.

DIFFERENZE TRA NULLITÀ E ANNULLABILITÀ:


causa;
natura dell’interesse protetto (un interesse generale per la nullità mentre un interesse
particolare per l’annullabilità);
soggetti e legittimazione attiva (i criteri distintivi attengono ai soggetti che possono far
valere il vizio; più esteso nella nullità, più ristretto nella annullabilità);
prescrizione (l’atto nullo non si prescrive mai, l’atto annullabile si prescrive in 5 anni);
convalida (i negozi annullabili possono essere convalidati mentre non quelli nulli);
effetti (il negozio nullo non produce effetti fin dal suo nascere mentre il negozio
annullabile produce effetti fino a quando non è esercitata con successo l’azione di
annullamento).

EFFICACIA E INEFFICACIA DEL CONTRATTO


Capitolo tredicesimo

Il contratto invalido è anche inefficace: la sentenza che dichiara nullità o che pronuncia
l’annullamento del contratto lo rende improduttivo di effetti giuridici ed elimina gli effetti
prodotti nel frattempo.

Si fa riferimento a:
CONDIZIONE: è un avvenimento futuro e incerto al cui verificarsi si producono o vengono
meno gli effetti del contratto.
Condizione sospensiva, se si verifica la condizione si producono gli effetti;
Condizione risolutiva, se si verifica la condizione produce la risoluzione del contratto e gli
effetti si eliminano
La condizione può essere:
causale se si tratta di elementi estranei al soggetto;
potestativa se si tratta di elementi determinati dal soggetto;
mista se si verificano entrambi i casi.
La condizione meramente potestativa consente in un fatto il cui compimento o la cui
omissione non dipende dalla volontà del terzo ma dal mero arbitrio (se vorrò); per
questo motivo è nulla;
TERMINE: avvenimento futuro e certo dal quale, o fino al quale, debbono prodursi gli effetti del
negozio;
MODO: peso che si oppone ad una liberalità allo scopo di limitarla.

SIMULAZIONE
creare un’apparenza al fine di creare uno stato di cose fittizie, conoscibili dai terzi.
Il negozio simulato crea per il terzo una apparenza, una finzione, che non corrisponde a
realtà.
simulazione assoluta: le parti fingono di porre in essere un negozio, mentre in realtà non
ne vogliono porre in essere nessuno;
simulazione relativa: le parti fingono di porre in essere un negozio, mentre in realtà ne
vogliono porre in essere un altro, diverso, denominato contratto dissimulato.
Effetti della simulazione (non produce effetto tra le parti ed è nullo). Effetti tra le parti
(art.1414 CC) Il contratto simulato non produce effetto tra le parti. Se le parti hanno voluto
concludere un contratto diverso da quello apparente, ha effetto tra esse il contratto
dissimulato, purché ne sussistano i requisiti di sostanza e di forma;
Prove della simulazione (art.1417 CC):
La prova per testimoni della simulazione è ammissibile senza limiti, se la domanda è
proposta da creditori o da terzi e, qualora sia diretta a far valere l’illeicità del contratto
dissimulato, anche se è proposta dalle parti.
Tra le parti la simulazione si prova a mezzo della contro-dichiarazione.

LA RAPPRESENTANZA
Capitolo quattordicesimo

RAPPRESENTANZA
Il contratto concluso dal RAPPRESENTANTE in nome e nell'interesse del rappresentato, nei
limiti delle facoltà conferitegli, produce direttamente effetto nei confronti del RAPPRESENTATO
(art.1388 CC).
Tra rappresentante e rappresentato vi è l’attribuzione di poteri per sostituirsi nel compimento
di una attività giuridica cosicché gli effetti risalgono direttamente nella sfera giuridica del
rappresentato.

Il rappresentante DEVE concludere il contratto


 in nome del rappresentato; deve cioè spendere il nome
 nei limiti della facoltà conferitegli; ciò che ecceda i limiti è invalido, inefficace
 nell’interesse del rappresentato; se c’è conflitto di interessi del rappresentante il
contratto è annullabile.

I tipi di rappresentanza sono:


 legale: dalla legge (genitori rappresentano i figli minorenni);
 volontaria: procura  atto unilaterale
mandato  contratto;
 organica: il potere di rappresentanza consegue all’organo della persona giuridica (es.
Presidente S.p.A.).
CONTRATTO DI MANDATO Il mandato è il contratto con il quale una parte si obbliga a
compiere uno o più atti giuridici per conto dell'altra (art.1703 CC).
Il mandato può essere:
 con rappresentanza (art.1704 CC) se al mandatario è stato conferito il potere di agire
in nome del mandante. Si applicano le regole della rappresentanza;
 senza rappresentanza (art.1705 CC) Il mandatario che agisce in proprio nome
acquista i diritti e assume gli obblighi derivanti dagli atti compiuti con i terzi (salvo
l’obbligo di trasferire il diritto al mandante).

GLI EFFETTI DEL CONTRATTO


Capitolo quindicesimo

Il contratto ha forza di legge tra le parti. Non può essere sciolto che per mutuo dissenso o
per cause ammesse dalla legge (art.1372 CC).
MUTUO DISSENSO: nuovo accordo fra le parti diretto a estinguere il già costituito rapporto
contrattuale.

L’art.1373 prevede altresì il RECESSO UNILATERALE che può scaturire dalla volontà delle parti
(convenzionale) o per legge (legale). Nel primo caso sono le parti stesse che al momento
della stipulazione del contratto convengono che una di esse potrà, a certe condizioni,
recedere. Nel secondo caso invece è il recesso attribuito per legge come nei rapporti di
durata con assenza del termine finale e dove l’ordinamento deroga al principio generale per
il quale il contratto ha forza di legge tra le parti e ammette che la volontà di un solo soggetto
determini lo scioglimento del contratto.

Nel nostro ordinamento vige il PRINCIPIO CONSENSUALISTICO ad effetto translativo nei


contratti ad effetti reali (art.1376 CC): la proprietà si trasmette o si acquista per effetto del
consenso delle parti legittimamente manifestato.
Basta il consenso per perfezionare il contratto e non serve la consegna del bene. C’è un
distinguo nell’art.1377 CC dove per il trasferimento di massa di cose occorre una
misurazione stabilita.

L’art.1378 CC per trasferimento di cose determinate solo nel genere il momento del
trasferimento della proprietà è l’individuazione, cioè l’isolare la massa di cose che viene
trasferita. Se il trasferimento è da piazza a piazza l’individuazione avviene mediamente la
consegna al vettore o spedizioniere.

Art.1380 CC: questa norma risolve il conflitto tra persone che abbiano diritti personali di
godimento sulla medesima cosa adottando un criterio temporale (il primo che ha goduto) o il
titolo di data anteriore.

Altri effetti del contratto


Una caparra se non si specifica si intende confirmatoria (circa 30% del valore)
CAPARRA CONFIRMATORIA: ha la funzione di rinforzare l’impegno ad adempiere ed ha la
funzione di liquidazione convenzionale del danno in caso di risoluzione del contratto per
inadempimento (art.1385 CC);
CAPARRA PENITENZIALE: è il corrispettivo del diritto di recesso; la funzione è quindi di
corrispettivo del diritto di recesso (art.1386 CC);
ACCONTO: somma di denaro corrisposta in conto prezzo (pagamento frazionato);
CLAUSOLA PENALE: si inserisce quando si crede che l’altra parte sarà inadempiente o
parzialmente inadempiente.
-il soggetto deve adempiere + pagare la penale
-il soggetto deve pagare la penale senza adempiere

Interferenze tra contratto ed i terzi


Chi, per contratto, promette la prestazione di un terzo esprime una valida promessa, ma
obbliga solo se stesso: se il terzo si rifiuta di obbligarsi, il promittente dovrà indennizzare il
danno subito dell’altro contraente (art. 1381 CC)

Nel momento della conclusione del contratto una parte può riservarsi la facoltà di nominare
successivamente la persona che deve acquistare i diritti e assumere gli obblighi nascenti dal
contratto stesso (art.1401 CC). La nomina deve essere fatta entro 3 giorni e non ha effetto
se non viene accettata restando così obbligata nel contratto il soggetto nominante.
Effetti della nomina art.1404 CC: Quando la dichiarazione di nomina è stata validamente
fatta, la persona nominata acquista i diritti e assume gli obblighi derivanti dal contratto con
effetto dal momento in cui questo fu stipulato.

Contratto a favore di terzi (artt.1411 ss CC):


Gli effetti positivi del contraente vanno a favore di un terzo (es. assicurazione sulla vita con
beneficiario altro soggetto). Lo stipulante deve avere interesse nella stipula. Non è un
contratto trilaterale.

Cessione del contratto (artt.1406 ss CC):


Ciascuna parte può sostituire a sé un terzo nei rapporti derivanti da un contratto con
prestazioni corrispettive, se queste non sono state ancora eseguite, purché l’altra parte vi
consenta.
La differenza con la cessione del credito è che nella cessione del contratto è necessario il
consenso dell’altra parte, mentre non nella cessione del credito.
RESCISSIONE E RISOLUZIONE
Capitolo sedicesimo

Sono rimedi previsti dall’ordinamento a causa di anomalie del contratto.


La rescissione si applica ad anomalie genetiche cioè che erano presenti alla formazione del
contratto:
contratto concluso in stato di pericolo (art.1447 CC);
azione generale di rescissione per lesioni (art.1448 CC).
La risoluzione si applica ad anomalie sorte in fase successiva alla formazione del contratto,
durante la sua vita:
per inadempimento;
per impossibilità;
per eccessiva onerosità.

RESCISSIONE (art.1447 CC): Il contratto con cui la parte ha assunto obbligazioni a


condizioni inique, per la necessità, nota alla controparte, di salvare sé o altri dal pericolo
attuale di un danno grave alla persona, può essere rescisso sulla domanda della parte che si
è obbligata.
Elementi necessari alla rescissione sono quindi: lo stato di pericolo attuale e grave per la
persona e che la situazione sia nota alla controparte.
Vi è una somiglianza tra la rescissione e l’annullamento causa violenza con la differenza che
nell’annullamento la violenza e fatta da un soggetto verso l’altro mentre nella rescissione la
violenza è solo conosciuta dall’altro soggetto.
Art.1448 CC: Azione generale di rescissione per lesione. Se vi è sproporzione tra la
prestazione di una parte e quella dell’altra, e la sproporzione è dipesa dallo stato di bisogno
di una parte, del quale l’altra ha approfittato per trarne vantaggio, la parte danneggiata può
domandare la rescissione del contratto. L’azione non è ammissibile se la lesione non eccede
la metà del valore che la prestazione eseguita o promessa dalla parte danneggiata aveva al
tempo del contratto.
Non sono ammessi i contratti aleatori.

RISOLUZIONE:
per inadempimento. Occorre distinguere tra:
la nozione di inadempimento dell’obbligazione;
l’inadempimento come causa di risoluzione del contratto.
Art.1453 CC risoluzione del contratto per inadempimento: Nei contratti con prestazioni
corrispettive, quando uno dei contraenti non adempie le sue obbligazioni, l’altro può a
sua scelta chiedere l’adempimento o la risoluzione del contratto, salvo, in ogni caso, il
risarcimento del danno.
La risoluzione può essere domandata anche quando il giudizio è stato promosso per
ottenere l’adempimento; ma non può più chiedersi l’adempimento quando è stata
domandata la risoluzione.
Dalla data della domanda di risoluzione l’inadempiente non può adempiere la propria
obbligazione.
Non ogni inadempimento dà luogo all’azione di risoluzione, ma solo un inadempimento
che, ai sensi dell’art.1455 CC, non sia di scarsa importanza avuto riguardo degli interessi
dell’altra parte. L’inadempimento deve essere quindi grave.
E’ l’azione giudiziaria che porta alla risoluzione del contratto. Stante però la difficoltà e la
lunghezza dei tempi per l’azione giudiziaria si può pervenire ad una risoluzione di diritto:
diffida ad adempiere (art.1454 CC): non c’è più interesse nella prosecuzione del contratto e
quindi tramite una sollecito scritto si invita l’altra parte ad adempiere entro un determinato
periodo di tempo, trascorso il quale il contratto si riterrà risoluto di diritto;
clausola risolutiva espressa (art.1456 CC): è prevista alla stipulazione del contratto e copre
l’interesse fondamentale di una parte, di cui è a conoscenza anche l’altra, dei modi della
prestazione;
termine essenziale (art.1457 CC): scrivere sul contratto dell’essenzialità del termine
temporale di esecuzione trascorso il quale c’è la risoluzione di diritto.

per impossibilità sopravvenuta. Si distingue tra:


impossibilità genetica comporta la nullità del contratto;
impossibilità funzionale comporta la risoluzione del contratto.
L’impossibilità può inoltre essere:
totale (art.1463 CC) comporta la restituzione, da parte del liberato, di ciò che ha ricevuto
secondo le norme della ripetizione dell’indebito;
parziale (art.1464 CC) riduzione della controprestazione oppure possibilità di risoluzione.

per eccessiva onerosità (art.1467 CC). E’ presente nei contratti a prestazioni corrispettive
(l’esecuzione è continuata o periodica ovvero differita). Non si trova quindi nei contratti a
prestazione istantanea o i contratti aleatori oppure i contratti unilaterali.
L’articolo stride un po’ con il principio del contratto che ha forza di legge tra le parti.
Elementi sono la eccessiva onerosità; il verificarsi di avvenimenti straordinari ed
imprevedibili nel momento della conclusione del contratto.
E’ prevista una riconduzione all’equilibrio della prestazione.
L’art.1468 prevede che anche i contratti unilaterali si possono ricondurre ad equità.
Presupposto fondamentale per la riconduzione ad equità è che la prestazione (divenuta
eccessivamente onerosa) non sia stata ancora eseguita.
Caratteristiche della risoluzione per eccessiva onerosità sono:
l’azione della parte a cui spetta la prestazione onerosa (non agisce automaticamente);
gli effetti della risoluzione retroagiscono al momento della stipulazione;
la risoluzione può essere evitata con la riconduzione del contratto ad equità.

L’evoluzione socio-economica ha portato al crearsi di una molteplicità di contratti speciali ed


evoluti che sono regolati non solo dal Codice Civile.
La disciplina dei contratti è composta da:
disciplina generale del contratto (artt.132-1469 CC);
disciplina dei contratti speciali (dei singoli tipi di contratto).
L’evoluzione normativa è stata dovuta:
trasformazione interna ai tradizionali contratti tipici (es. contratto di locazione);
emergere di nuovi tipi di contratto (realtà mutevole e transnazionale es. leasing);
individuare nell’ambito del contratto diversi sottotipi (es. assicurazione vita o danni).
E’ quindi sulla base del tipo di contratto che se ne evidenziano le norme regolatrici.
La presupposizione consiste in un presupposto oggettivo del contratto che le parti hanno
avuto presente nel momento della sua conclusione, ma che non hanno menzionato nel
contratto, al successivo venir meno di quel presupposto viene ricollegata la possibilità, per il
contraente che vi ha interesse, di ottenere dal giudice la risoluzione del contratto. L’opposta
soluzione tende a basarsi sull’applicazione delle clausole generali di buona fede
nell’interpretazione e nell’esecuzione del contratto.
CRITERI DI COMPORTAMENTO DEI CONTRATTI E
D’INTERPRETAZIONE DEL CONTRATTO
Capitolo diciassettesimo

La buona fede esprime un dovere: il dovere delle parti contraenti di comportarsi con
correttezza e lealtà. La buona fede contrattuale ha la funzione di colmare le inevitabili lacune
legislative: la legge non può prevedere tutte le possibili soluzioni; il principio generale della
correttezza e della buona fede consente di identificare altri divieti e altri obblighi oltre a quelli
previsti dalla legge.
Il dovere di buona fede opera:
nello svolgimento delle trattative e nella formazione del contratto (art.1337); ha un dovere
di informazione e di reticenza; chi viola la buona fede, ha cagionato danno ed è,
quindi, tenuto a risarcire;
nell’esecuzione del contratto (art.1375); c’è l’obbligo di comportarsi secondo buona fede
in pendenza della condizione, per conservare integre le ragioni dell’altra parte
(art.1358); c’è il divieto di rifiutare la propria prestazione, avvalendosi della eccezione
di inadempimento, se il rifiuto è contrario alla buona fede (art.1460);

I criteri per l’interpretazione del contratto vincolano le parti, allorché dal testo contrattuale
desumono i diritti loro spettanti o le obbligazioni loro derivanti; sono criteri dei quali si avvale
il giudice, allorché vi sia una controversia fra le parti.
L’interpretazione soggettiva si basa sulla ricerca della comune interpretazione delle parti;
l’interpretazione oggettiva si rifà al concetto di buona fede contrattuale o ad altri oggettivi
elementi non riconducibili all’intenzione delle parti.
Criteri oggettivi sono:
 le clausole ambigue, alle quali si possono attribuire più sensi;
 le clausole delle condizioni generali di contratto, si interpretano contro l’autore della
clausola, cioè il contraente più debole;

Secondo il principio di conservazione del contratto la clausola si interpreta nel senso in cui è
valida o efficace, anziché in quello per il quale sarebbe invalida o inefficace (art.1367).
SINGOLI CONTRATTI
Capitolo diciottesimo

La vendita può avere per oggetto sia il trasferimento della proprietà di una cosa, mobile o
immobile, sia il trasferimento di un altro diritto (art.1470).
È un contratto a titolo oneroso: attua il trasferimento di un diritto verso il corrispettivo di una
somma di denaro, detta prezzo; la sua causa consiste nello scambio tra un diritto e una
somma di denaro. Il prezzo in denaro è l’elemento che distingue la vendita dalla permuta
che ha per corrispettivo il trasferimento di un altro diritto (art.1552).
Il contratto di vendita produce due ordini di effetti:
a. effetti reali: la proprietà o l’altro diritto si trasferisce dal venditore al compratore per
effetto del solo consenso;
b. effetti obbligatori: sul compratore incombe l’obbligazione di pagare il prezzo (art.1498)
sul secondo gravano varie obbligazioni:
 l’obbligazione di consegnare la cosa al compratore (art.1476);
 l’obbligazione di fargli acquistare la proprietà della cosa o il diritto;
 l’obbligazione di garantire il compratore dall’evizione (un terzo rivendica con
successo la proprietà della cosa e il compratore ne perde la proprietà);
 l’obbligazione di garantire il compratore dai vizi occulti della cosa;
Si tratta di vizi materiali della cosa, che la rendono inidonea all’uso cui è destinata o che ne
diminuiscano in modo apprezzabile il valore (art.1490). Deve trattarsi di vizi occulti, che il
compratore non conosceva al momento del contratto o che non poteva facilmente
riconoscere (art.1491). Ai vizi occulti la legge equipara la mancanza delle qualità promesse o
delle qualità essenziali della cosa (art.1497).
La garanzia per i vizi occulti può essere esclusa o limitata dal contratto, ma il patto che la
esclude o la limita non ha effetto a favore del venditore che conoscesse i vizi della cosa e li
avesse in mala fede taciuti al compratore (art.1490).
Il compratore deve denunciare i vizi occulti entro otto giorni dalla scoperta; effettuata, ha poi
il termine di prescrizione di un anno dalla consegna per far valere in giudizio la garanzia
(art.1495).
In giudizio il compratore può esercitare due azioni:
1. azione redibitoria: si richiede la risoluzione del contratto e il rimborso del prezzo
(art.1493);
2. azione estimatoria: si chiede la riduzione del prezzo (art1492);
In ogni caso il compratore ha diritto al risarcimento dei danni subiti, se il venditore non prova
di avere senza colpa ignorato i vizi della cosa (art.1494).

Si parla di vendita obbligatoria, con riferimento ai casi nei quali il trasferimento della
proprietà della cosa venduta non è effetto immediato del contratto, e sul venditore incombe
l’obbligazione di fare acquistare al compratore la proprietà del bene venduto (art.1476).
1. la vendita di cose determinate solo nel genere: la proprietà passa solo al momento
dell’individuazione della cosa;
2. la vendita di cose future: sono le cose che ancora esistono al momento della
conclusione del contratto, ma che si spera vengano ad esistenza. Qui il contratto non
può trasferire subito la proprietà: questa passa solo nel momento in cui la cosa viene
ad esistenza (art.1472);
3. la vendita di cosa altrui: per vendere un bene non occorre esserne proprietario: è
valida la vendita di cose che non appartengono al venditore. È fonte dell’obbligazione
del venditore procurarsi la proprietà della cosa; e il compratore ne acquisterà la
proprietà nel momento stesso in cui il venditore ne sarà divenuto proprietario
(art.1478);
4. la vendita a rate con riserva di proprietà: si basa su tre principi (art.1523):
 il venditore è obbligato a consegnare immediatamente la cosa al compratore,
che ne acquista subito la facoltà di godimento;
 il compratore diventa proprietario della cosa solo nel momento del pagamento
dell’ultima rata del prezzo;
 i rischi relativi alla cosa venduta passano al venditore al compratore già al
momento della consegna;

La locazione è il contratto mediante il quale una parte, il locatore, si obbliga a far godere
all’altra parte, detta locatario o conduttore, una cosa mobile o immobile per un dato tempo,
verso un determinato corrispettivo (art.1571). È un contatto consensuale perché si
perfeziona solo con l’accordo delle parti; ha effetti obbligatori ed è a titolo oneroso: infatti, è
essenziale la pattuizione di un corrispettivo.
Il proprietario concede ad altri il godimento della propria cosa, ma solo per un dato tempo
(art.1571) e solo per un uso determinato (art.1587). La locazione può avere per oggetto
qualsiasi bene, mobile o immobile; può trattarsi di una cosa produttiva, ossia di una cosa di
per sé idonea a procurare frutti e allora la locazione assume un nome specifico, quello di
affitto.
La forma scritta è però richiesta, a pena di nullità, per le locazioni immobiliari ultanovennali
(art.1350).
Con il contratto di locazione, il locatore si obbliga (art.1575):
1. a consegnare la cosa al conduttore;
2. a mantenerla in condizioni tali da servire all’uso convenuto nel contratto. Spetta al
locatore di eseguire le riparazioni necessarie a tal fine, mentre è a carico del
conduttore la piccola manutenzione (art.1576);
3. garantire il pacifico godimento della cosa da parte del conduttore;
Il conduttore è, a sua volta, obbligato:
1. a prendere in consegna la cosa e a servirsene con la diligenza del buon padre di
famiglia per l’uso stabilito nel contratto (art..1587);
2. a dare il corrispettivo nei termini stabiliti (art.1587);
3. a restituire la cosa al termine della locazione nel medesimo stato in cui l’ ha ricevuta,
salvo il deterioramento derivante dall’uso (art.1590)
Essenziale alla locazione è la temporaneità del godimento: non può essere stipulata una
durata maggiore a trenta anni (art.1573). Può essere a tempo determinato (cessa con il
termine) oppure a tempo indeterminato (cessa con la disdetta); la locazione a tempo
determinato è suscettibile di rinnovazione tacita.
La locazione che ha per oggetto una cosa produttiva prende il nome di affitto (art.1615) ma
occorre che la cosa sia di per sé produttiva di frutti, come un fondo rustico o un’azienda.
L’affittuario ha l’ulteriore obbligo di curare la gestione della cosa produttiva secondo la sua
destinazione economica (art.1615).
La locazione finanziaria (leasing) è la locazione di beni, mobili o immobili, acquistati o fatti
costruire dal locatore su indicazione del conduttore, dietro versamento di un prezzo
prestabilito.

L’ammontare del canone è rimesso all’accordo delle parti; esso dipenderà dalla legge di
mercato della domanda e dell’offerta. Sugli opposti interessi delle parti influisce anche la
durata della locazione: il canone pattuito resta immutato per tutta la durata del contratto.
a. Le case per abitazione: il canone può essere liberamente determinato; è solo stabilita
una durata minima del contratto che non può essere inferiore a quattro anni, con
rinnovo per altri quattro anni (n. B.: abolito equo canone);
b. Immobili urbani ad uso diverso dall’abitazione: il canone si determina secondo le leggi
di mercato; la durata minima è di sei anni e si rinnova tacitamente salvo disdetta di
ciascuna delle parti. Il canone resta invariato per i primi tre anni: poi può essere
aumentato a intervalli di due anni, in misura non superiore al 75% dell’aumento del
costo della vita.

Il mandato è il contratto con il quale una parte, il mandatario, si obbliga nei confronti
dell’altra, il mandante, a compiere uno o più atti giuridici per conto di quest’ultima (art.1703).
Il suo oggetto è una prestazione di fare, il compimento di un servizio, nel senso più ampio di
questa espressione. Differisce dal contratto d’opera per la specifica natura del servizio che il
mandatario si obbliga a compiere, il quale non consiste, nello svolgimento di una qualsiasi
attività, ma nel compimento di atti giuridici per conto altrui.
Il mandato può essere:
 speciale, riguarda il compimento di uno o più atti giuridici specifici;
 generale, che investe globalmente la cura di tutti gli interessi del mandante o di un
certo tipo o zona;
Il mandato è un contratto a titolo oneroso: il compenso spettante al mandatario, se non è
fissato dal contratto, è determinato dal giudice (art.1709). Il mandatario deve eseguire
l’incarico con la diligenza del buon padre di famiglia; ma, se il mandato è gratuito, la
responsabilità per colpa è valutata con minor rigore (art.1710). Il mandante deve
somministrare al mandatario i mezzi necessari, rimborsargli le spese, pagargli il compenso
(art.1719/1720).
Il mandato si basa sulla fiducia del mandante nella persona del mandatario. Ne deriva:
 che il mandatario non può farsi sostituire da altri, salvo che non sia stato autorizzato
dal mandate, altrimenti risponde di persona dell’operato del sostituto (art.1717);
 che il mandato si estingue per morte del mandante o del mandatario (art.1722);
 che il mandate può, in ogni momento, revocare il mandato (art.1723), ossia recedere
al contratto, risarcendo i danni al mandatario se si trattava di mandato oneroso
(art.1725);
Il mandatario può, a sua volta, rinunciare al mandato; ma risponde dei danni che il suo
recesso provoca al mandante, salvo che non ricorra una giusta causa di rinuncia (art.1727).

Il prestito assume due distinte forme:


il comodato, che ha per oggetto cose immobili o cose mobili fungibili, è un contratto
reale dove, il comodante, consegna all’altra, il comodatario, una determinata cosa
affinché se ne serva per un uso determinato, con l’obbligazione di restituire la stessa
cosa ricevuta (art.1803). È un contratto a titolo gratuito e la sua causa è,
generalmente, lo spirito di liberalità. La gratuità distingue il comodato dalla locazione:
se per l’uso della cosa altrui, mobile o immobile, è previsto un corrispettivo, il contratto
è di locazione. La cosa dovrà essere restituita alla scadenza del termine pattuito. Si
parla di precario nell’ipotesi in cui sia stato espressamente pattuito che il comodatario
dovrà restituire la cosa non appena il comodante ne faccia richiesta;
il mutuo è il prestito di determinate quantità di danaro o di altre cose fungibili. La
conseguenza è che le cose consegnate dal mutuante al mutuarlo passano in
proprietà al mutuatario (art.1814), il quale è obbligato a restituire al mutuante
altrettante cose della specie e quantità (art.1813) ossi un’equivalente quantità di
danaro. Il mutuo può essere sia un contratto reale sia un contratto consensuale. La
promessa di mutuo, che nel linguaggio corrente prende il nome di contratto di
finanziamento, ha la funzione di proteggere non solo l’interesse del mutuante alla
restituzione della somma, ma anche l’interesse del mutuarlo a riceverla. È un
contratto a titolo oneroso, infatti, il corrispettivo consiste negli interessi (art.1815) che
sono dovuti secondo il tasso legale.

L’appalto è il contratto mediante il quale l’appaltatore si obbliga verso il committente, dietro


corrispettivo di denaro, a compiere un’opera o un servizio, con propria organizzazione dei
mezzi necessari e con gestione a proprio rischio (art.1655).
L’appaltatore ha l’onere di numerosi rischi:
il rischio di non coprire, con il corrispettivo pattuito, i costi di costruzione dell’opera o di
esecuzione del servizio; dopo la conclusione del contratto, oltre al 10% del
corrispettivo pattuito, l’appaltatore può chiedere una revisione del corrispettivo;
il rischio di non ricevere dal committente alcun corrispettivo se, non riesce a realizzare
l’opera (art.1672) o se non l’ ha realizzata secondo il progetto convenuto o a regola
d’arte (art.1667) o se l’opera perisce prima della consegna per causa non imputabile
al committente (art.1673).
L’appaltatore è inadempiente se, non procura al committente il risultato pattuito e quando
l’opera realizzata sia difforme dal progetto convenuto o presenti intrinseci vizi: il committente
ha 60 giorni dalla scoperta per denunciare difformità e vizi e invocare la garanzia (art.1667).
il committente può recedere dal contratto ma deve rimborsare l’appaltatore delle spese
sostenute e risarcirlo del mancato guadagno (art.1671).

Nel contratto d’opera il prestatore d’opera si obbliga verso il committente a compiere, dietro
corrispettivo, un’opera o un servizio; esegue l’opera con il lavoro prevalentemente proprio
(art.2222) quindi è il contratto del piccolo imprenditore.
Il lavoro del quale si parla è lavoro autonomo: occorre che ci si obblighi a compiere un’opera
o un servizio senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente. Con questo
contratto il lavoratore autonomo si procura il sostentamento; il corrispettivo si determina in
relazione al risultato ottenuto ed al lavorato normalmente necessario per ottenerlo (art.2225).
Il contratto d’opera è definito come contratto d’opera manuale per distinguerlo dal contratto
d’opera che ha per oggetto una prestazione d’opera intellettuale (art.2230).

Il trasporto: il servizio sta qui nel trasferire persone o cose da un luogo all’altro; il
committente è il viaggiatore nel trasporto di persone, il mittente nel trasporto di cose, e chi si
obbliga, verso corrispettivo, al trasporto è il vettore (art.1678). Il vettore si obbliga a portare
intatte cose o incolumi persone alla destinazione convenuta.
Il vettore è inadempiente e responsabile del danno:
per la mancata esecuzione del trasporto;
per il sinistro che durante il trasporto abbiano subito le persone trasportate o per la
perdita o l’avaria delle cose oggetto del trasporto;
Nel trasporto di cose (art.1693) il vettore è responsabile della perdita o dell’avaria delle cose
consegnategli per il trasporto dal momento in cui le riceve al momento in cui le consegna al
destinatario.
Nel trasporto di persone (art.1681) il vettore è liberato da responsabilità per il sinistro solo se
prova di aver adottato tutte le misure idonee per evitare il danno.

Il deposito: lo specifico servizio dedotto in contratto consiste nella custodia di una cosa
mobile, cui il depositario si obbliga nei confronti del depositante, con l’obbligo del depositario
di restituirla in natura (art.1766) a richiesta del depositante. Il deposito è un contratto reale
che si perfezione con la consegna della cosa: è, di norma, gratuito.
Il deposito ha per oggetto cose infungibili delle quali il depositario non può servirsi e che
deve restituire in natura (art.1770). è ammesso il deposito irregolare, avente per oggetto
danaro o altre cose fungibili, delle quali il depositario diventa proprietario, con la facoltà di
servirsene (art.1782). secondo l’articolo 1768, il depositario deve custodire la cosa con la
media diligenza.

{Gli albergatori sono responsabili di ogni deterioramento, distruzione o sottrazione delle cose
portate dal cliente in albergo.
Sono considerate cose portate in albergo:
1) le cose che vi si trovano durante il tempo nel quale il cliente dispone dell’alloggio;
2) le cose di cui l’albergatore, un membro della sua famiglia o un suo ausiliario assumono la
custodia, fuori dell’albergo, durante il periodo di tempo in cui il cliente dispone dell’alloggio;
3) le cose di cui l’albergatore, un membro della sua famiglia o un ausiliario assumono la
custodia sia nell’albergo, sia fuori dell’albergo, durante un periodo di tempo ragionevole,
precedente o successivo a quello in cui il cliente dispone dell’alloggio (art.1783).
La responsabilità di cui al presente articolo è limitata al valore di quanto sia deteriorato,
distrutto o sottratto, sino all’equivalente di cento volte il prezzo di locazione dell’alloggio per
giornata. La responsabilità dell’albergatore è illimitata:
1) quando le cose gli sono state consegnate in custodia;
2) quando ha rifiutato di ricevere in custodia cose che aveva l’obbligo di accettare(art.1784)
}.
I FATTI ILLECITI
Capitolo diciannovesimo

FATTO ILLECITO: qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto
(art. 2043). L’obbligazione che ne deriva è, in particolare, l’obbligazione di risarcire il danno;
infatti, le obbligazioni derivano da fatto illecito (art. 1173) e un’obbligazione di risarcimento
del danno, può derivare anche da contratto (art. 1453).

Il fatto illecito presenta elementi oggettivi:


1. il fatto: è un comportamento umano, commissivo (consiste in un fare) od omissivo
(consiste in un non fare);
2. il danno ingiusto: è la lesione di un interesse altrui, meritevolmente di protezione
secondo l’ordinamento giuridico; casi in cui il danno non è ingiusto:
 quando sia stato leso un diritto della personalità (diritto alla salute,all’integrità
fisica);
 quando sia stato leso un diritto reale (diritto di proprietà);
 quando l’uccisione di una persona comporti lesione del diritto al mantenimento
dei suoi familiari;
 quando sia stato leso un diritto relativo (diritto di credito);
 quando sia stata lesa la libertà contrattuale;
 quando sia stata lesa una situazione di fatto (uccisione del concubino);
 quando sia stato leso, da parte della P.A., un interesse legittimo;
3. il rapporto di casualità fra il fatto e il danno: deve esserci un rapporto di causa ed
effetto tra fatto e danno, per cui si possa dirsi che il primo ha “cagionato” il secondo;
4. il dolo o la colpa: è dolo l’intenzione di provocare l’evento dannoso, è colpa la
mancanza di diligenza, prudenza (l’onere di provare il dolo o la colpa del
danneggiante incombe sul danneggiato).

RESPONSABILITÁ INDIRETTA: è responsabile del danno un soggetto diverso da quello


che ha commesso il danno (art. 2043). Ipotesi:
a. responsabilità dei padroni o dei committenti: se il danno è cagionato da un
dipendente, del danno risponde il suo datore di lavoro (art.2049);
b. responsabilità di chi è tenuto alla sorveglianza di incapaci: se il fatto illecito è
commesso da persona incapace di intendere e di volere, questa non ne risponde
(art.2046), ne risponde chi è tenuto alla sorveglianza dell’incapace (art.2047);
c. responsabilità dei genitori, dei tutori, dei percettori: i genitori sono responsabili dei
fatti illeciti dei propri figli, il tutore lo è per l’interdetto o per il minore, gli insegnanti
dei propri allievi (art.2048); i responsabili in b e c possono liberarsi da
responsabilità, provando di non aver potuto impedire il fatto.

RESPONSABILITÁ OGGETTIVA: si risponde di un fatto produttivo di un danni anche se lo


si è commesso senza dolo e senza colpa. Si basa sulla sola esistenza, tra fatto e evento
dannoso, di un rapporto di casualità: si risponde se il danno appare conseguenza evitabile
del fatto commesso; ci si libera da responsabilità con la prova dell’imprevedibilità o
dell’inevitabilità dell’evento dannoso.

I casi più importanti di responsabilità oggettiva sono:


1. esercizio di attività pericolose: sia per la natura dell’attività che per i mezzi usati
(art.2050);
2. animali o cose in custodia (art.2051/2052);
3. rovina di edificio (art. 2053);
4. circolazione dei veicoli (art.2054);

IL RISARCIMENTO DEL DANNO: chi è responsabile del danno, o a titolo di dolo o di colpa
oppure a titolo di responsabilità diretta o oggettiva, deve risarcirlo, ossia corrispondere al
danneggiato una somma di danaro (art.2056).
In luogo del risarcimento in danaro si può ottenere, se possibile una reintegrazione in forma
specifica (art.2058); il danno risarcibile è solo il danno patrimoniale e comprende lucro
cessante e danno emergente. Il primo è sempre danno futuro, mentre il secondo può essere
sia presente sia futuro (mancato guadagno, spese per le cure).
I danni non patrimoniali (morali) sono sofferenze fisiche o psichiche del danneggiato, sono
risarcibili solo nei casi presenti dalla legge (art.2059). Il danno biologico è la lesione
dell’integrità psico – fisica della persona.
Se più persone sono responsabili, rispondono solidamente; il danneggiato può richiedere
risarcimento da ciascuno di essi, sarà poi chi ha pagato che avrà azione di regresso nei
confronti degli altri responsabili e solo ora si potrà tenere conto del diverso grado della colpa
di ciascun (art.2055).

IL DANNO DA PRODOTTI: una qualità che si richiede ad ogni prodotto industriale è la


possibilità di essere usato in condizioni di sicurezza, senza pregiudizio in pratica per integrità
fisica e per i beni dell’utente. Al danneggiato spetta l’onere di provare il danno, il difetto e la
connessione casuale fra difetto e danno. La responsabilità oggettiva ammette la prova
liberatoria che concede al produttore di liberarsi da responsabilità in vari modi.
ALTRI ATTI O FATTI FONTE D’OBBLIGAZIONI
Capitolo ventesimo

LE PROMESSE UNILATERALI: nei contratti, l’obbligazione sorge per effetto di una


dichiarazione di volontà da parte dell’obbligato mentre nei fatti illeciti nasce
indipendentemente dalla volontà dell’obbligato.
Gli atti che producono obbligazione sono atti unilaterali tra vivi aventi contenuto patrimoniale
(art.1324): possono essere atti produttivi di effetti reali (atto di fondazione) e atti produttivi di
effetti obbligatori ovvero promesse unilaterali. Un soggetto, promettente, è obbligato ad
eseguire una data prescrizione per il solo fatto di averla unilateralmente promessa,
indipendentemente dall’accettazione del soggetto a favore del quale la prestazione deve
essere eseguita.
Le promesse unilaterali sono rette dal principio della tipicità: producono effetti solo nei casi
espressi dalla legge (art.1987).
La dichiarazione fa presumere l’esistenza del rapporto fondamentale fino a prova contraria:
inverte, fra creditore e debitore, l’onere della prova, addossando al secondo l’onere di
provare che il pagamento o il debito non ha causa.

PROMESSA AL PUBBLICO: è la dichiarazione di chi, rivolgendosi al pubblico, promette una


prestazione a chi si trova in una data situazione o compie una data azione: il promettente è
vincolato dalla sua unilaterale dichiarazione appena questa è resa pubblica (art.1989).

GESTIONE DI AFFARI ALTRUI: è il caso di chi si comporta come mandatario altrui senza
aver ricevuto alcun mandato; può accadere quando, in assenza dell’interessato, altri si
preoccupa di curare i suoi interessi. Da questo mero fatto discendono due obbligazioni:
il gestore è tenuto a continuare la gestione dell’affare altrui, allo stesso modo del
mandatario e secondo le norme, fino a quando l’interessato non sia in grado di
provvedere da solo (art.2028/2030);
l’interessato è tenuto ad adempiere le obbligazioni che il gestore ha assunto in suo nome
ed a rimborsargli le spese affrontate (art.2031);
È sufficiente che la gestione sia stata utilmente iniziata perché sorgano queste obbligazioni;
se poi l’interessato ratifica la gestione altrui,si producono gli stessi effetti dei un contratto di
mandato (art.2032).

PAGAMENTO DI INDEBITO: è l’esecuzione di una prestazione non dovuta. Può trattarsi di


indebito oggettivo: il pagamento non ha, oggettivamente, alcuna valida giustificazione. Se un
diritto di credito viene dichiarato nullo vi è l’obbligazione di restituire ciò che si è
indebitamente ricevuto e il diritto correlativo di ripetere, riottenere, ciò che si è indebitamente
dato (art.2033). se la prestazione indebitamente eseguita era consistita nella consegna di
una cosa determinata, il debitore dovrà restituire la cosa (art.2037).
Il diritto di ripetere ciò che si è indebitamente pagato viene meno quando: la prestazione è
eseguita in esecuzione delle cosiddette obbligazioni naturali, si tratta di doveri morali o
sociale dette naturali perché nessuna norma di legge esige di adempierle. Chi le ha
spontaneamente eseguite non può ripeter ciò che ha dato (art.2034). Chi ha vinto al gioco
delle carte non ha azione di giudizio per ottenere il pagamento della posta vinta; il perdente
che abbia spontaneamente pagato il debito naturale non può ripetere ciò che ha pagato,
salvo che non vi sia stata frode (art.1933).
Anche le prestazioni contrarie al buon costume vengono a meno del diritto di pagare
l’indebito: il contratto contrario al buon costume è nullo ma, chi, in esecuzione del contratto,
abbia eseguito la prestazione non può ripeter ciò che ha dato (art.2035).

L’indebito è soggettivo quando si paga un debito altrui credendolo proprio: è ammessa la


ripetizione (art.2036).

ARRICCHIMENTO SENZA GIUSTA CAUSA: può accadere che tra due soggetti si verifichi,
senza alcuna giustificazione, uno spostamento patrimoniale; oltre che per eventi della
natura, casi del genere possono verificarsi anche per fatto dell’uomo. Si è in presenza, in
tutti i casi, di un arricchimento senza giusta causa, ossia privo di un titolo che lo giustifichi.
Chi, senza una giusta causa, si è arricchito a danno di un altro è tenuto, nei limiti
dell’arricchimento, a indennizzarlo della correlativa diminuzione patrimoniale (art.2041).
L’azione di arricchimento è un’azione generale e sussidiaria: è generale perché esperibile in
una serie illimitata di ipotesi; è sussidiaria perché proponibile solo quando il danneggiato non
può esercitare nessun’altra azione (art.2042).
RESPONSABILITÁ DEL DEBITORE E GARANZIA DEL
CREDITORE
Capitolo ventunesimo

LA RESPONSABILITÁ PATRIMONIALE: il debito è il dovere del debitore di eseguire una


data prestazione avente valore economico; il credito è il diritto del creditore di esigere quella
data prestazione. Il rapporto obbligatorio, che nasce, è destinato ad estinguersi con
l’adempimento, cioè con l’esecuzione della prestazione: il creditore realizza così il proprio
diritto, il debitore consegue la propria liberazione.
Secondo il principio della responsabilità patrimoniale, il debitore risponde dell’adempimento
delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti o futuri (art.2740). essi costituiscono la
garanzia del creditore.
Il debito ha per oggetto una specifica prestazione, mentre la responsabilità, l’intero
patrimonio. Il credito è il diritto ad una data prestazione, la garanzia del credito è costituita
dall’intero patrimonio del debitore.
Il rapporto fra debito e responsabilità si manifesta:
in fase costitutiva;
in fase estintiva, in quanto il creditore può procedere all’esecuzione forzata;
in fase intermedia, riguarda le vicende che possono investire il patrimonio del debitore.

LE GARANZIE REALI, IL PEGNO: ha la funzione, come l’ipoteca, di vincolare un dato bene


a garanzia di un dato credito; il bene può essere dello stesso debitore oppure di un terzo che
acconsenta di garantire per un debito altrui. Il pegno si costituisce su cose mobili, oppure su
diritti di credito (art.2784). Sono diritti reali di garanzia, diritti reali su cosa altrui: il bene resta
di proprietà di chi lo ha dato in pegno e può essere, liberamente, alienato. Ma il creditore,
che è detto creditore pignoratizio (ipotecario) nel caso dell’ipoteca, acquista un duplice
diritto:
il diritto di procedere ad esecuzione forzata sul bene anche nei confronti del terzo
acquirente (il pegno o l’ipoteca segue la cosa nei successivi passaggi di proprietà,
fino a quando il credito non sia estinto) detto diritto di seguito;
il diritto di soddisfarsi sul prezzo ricavato dalla vendita forzata del bene con preferenza
rispetto agli altri eventuali creditori del medesimo debitore (diritto di prelazione).
La cosa data in pegno ha, normalmente, un valore superiore all’ammontare del credito che
garantisce; di questo maggior valore, il creditore non può approfittare: è nullo il patto
commissorio, ossi il patto con il quale creditore e debitore convengano che, in caso di
mancato pagamento, la cosa data in pegno passi di proprietà del creditore (art.2744).
Il pegno si costituisce per contratto reale di cose mobili, che si perfeziona solo con la
consegna della cosa dal proprietario al creditore (art.2786); quando si tratta di pegno di
crediti, un contratto si perfeziona solo con la notificazione del pegno del debitore del credito
oppure con l’accettazione da parte di questo (art.2800).
Se il debitore paga, in capitale, il credito garantito da pegno su cosa mobile, il creditore
dovrà restituirgli la cosa (art.2794). Se non paga, il creditore, dopo avergli intimato di pagare,
può far vendere la cosa da un mediatore o chiedere al giudice che gli sia assegnata la
proprietà.
Per il pegno di crediti, il creditore pignoratizio è tenuto, alla scadenza, a riscuotere il credito:
tratterà quanto a lui dovuto e, quindi verserà l’eventuale eccedenza al proprio debitore
(art.2803). perciò il pegno dei crediti implica anche un mandato a riscuotere il credito del
proprio debitore.

L’IPOTECA: si distingue dal pegno perché ha ad oggetto beni immobili oppure beni mobili
iscritti in pubblici registri e perché la sua costituzione richiede una specifica modalità:
l’iscrizione in pubblici registri.

L’ipoteca può avere diverse fonti:


ipoteca volontaria: si basa su un contratto fra debitore o terzo datore di ipoteca e
creditore o su un atto unilaterale del debitore o del terzo datore di ipoteca. Devono
avere forma scritta a pena di nullità (art.2821);
ipoteca giudiziale: si basa su una sentenza di condanna al pagamento di una somma di
danaro o all’adempimento di un’altra obbligazione o al risarcimento del danno da
liquidarsi successivamente (art.2818);
ipoteca legale: può essere iscritta, anche contro la volontà del debitore, nei casi
espressamente indicati dalla legge (alienazione bene immobile). In questo caso
l’ipoteca si costituisce su bene alienato e garantisce il pagamento del prezzo
(art.2817).
Sia l’ipoteca giudiziale che quella legale, si costituiscono per iniziativa del creditore.
Dalla trascrizione, che è pubblicità solo dichiarativa, l’iscrizione dell’ipoteca differisce perché
è pubblicità costitutiva: l’ipoteca esiste solo se iscritta nei registri e solo dal momento
dell’iscrizione (art.2852), quindi, l’iscrizione è condizione necessaria per l’esistenza
dell’ipoteca.
Su un medesimo bene si possono iscrivere più ipoteche, alle quali viene assegnato un
grado, in base alla loro successione. Se il bene viene sottoposto a vendita, verrà soddisfatto
prima il creditore di primo grado, poi quello di secondo…
Caratteristiche:
 l’iscrizione conserva il suo effetto per vent’anni, trascorsi i quali l’ipoteca si estingue,
salvo che non venga rinnovata prima dell’iscrizione (art.2847);
 è un diritto reale di garanzia: il bene ipotecato può essere venduto, ma chi lo
compera, compera un bene gravato da ipoteca;
 il creditore non pagato ha diritto di promuovere la vendita forzata del bene anche in
confronto al terzo acquirente (art.2808);
 l’ipoteca si estingue con la sua cancellazione nel registro; il conservatore dei registri
non può procedere d’ufficio alla cancellazione, serve una domanda dalla parte
interessata (art.2884).

LA FIDEIUSSIONE: è il contratto con il quale una persona, fideiussore, garantisce


l’adempimento di un’obbligazione altrui, obbligandosi personalmente verso il creditore
(art.1936).
L’effetto che produce è la responsabilità solidale nei confronti del creditore: esso può esigere
il pagamento dal debitore o dal fideiussore, senza necessità di rivolgersi prima al debitore
principale, salvo che ciò non sia previsto dal contratto.
Il fideiussore diventa debitore: la sua è un’obbligazione accessoria, valida solo se è valida
l’obbligazione del debitore principale (art.1939). La causa del contratto di fideiussione è la
garanzia di un debito altrui e se esso manca, viene meno la causa della fideiussione; la
fideiussione non può eccedere ciò che è dovuto dal debitore (art.1941).
Se il creditore si rivolge al debitore principale e questo paga, si estingue l’obbligazione
principale e anche la fideiussione; se, invece, il creditore si rivolge al fideiussore, questi ha
azione di regresso verso il debitore principale per il rimborso di quanto ha pagato (art.1950).

IL CONCORSO DEI CREDITORI E LE CAUSE DI PRELAZIONE: una medesima persona


può avere più creditori: il suo patrimonio può costituire la garanzia patrimoniale di una
pluralità di crediti; vale la regola generale della parità di trattamento: i creditori hanno uguale
diritto di essere soddisfatti sui beni del creditore (art.2741). A ciò fanno eccezione le cause di
prelazione, le quali consistono nel diritto di preferenza che è riconosciuto dalla legge a
determinati crediti.
I privilegi sono diritti, di preferenza, accordati dalla legge a determinati crediti in
considerazione della causa del credito, ossia della specifica natura del rapporto dal quale
derivano. Il privilegio generale spetta su tutti i beni mobili del debitore, il privilegio speciale
solo su determinati beni, mobili o immobili e ha diritto di seguito, segue la cosa anche se è
stata acquistata da terzi (art.2746/2747).

I creditori non muniti di cause di prelazione sono detti creditori chirografari, i creditori muniti
di pegno, ipoteca o privilegi sono detti creditori privilegiati. Il privilegio si basa su una
specifica connessione fra il credito e la cosa, mobile o immobile.

I MEZZI DI CONSERVAZIONE DELLA GARANZIA PATRIMONIALE:


l’azione revocatoria: se il debitore compie atti di disposizione del suo patrimonio, che
rechino pregiudizio alle ragioni del creditore, questi può richiedere al giudice che l’atto
di disposizione a lui pregiudizievole sia dichiarato inefficiente nei suoi confronti
(art.2901) o sia revocato. Il creditore potrà soddisfarsi sul bene che ne ha formato
oggetto, come se esso non fosse mai uscito dal patrimonio del suo debitore
(art.2902).
Il creditore deve provare:
il fatto oggettivo del pregiudizio che l’atto di disposizione del debitore ha arrecato
alle sue ragioni, ossia l’impossibilità per lui di soddisfarsi sul restante
patrimonio del debitore;
il fatto soggettivo della conoscenza di questo pregiudizio da parte del debitore e,
anche da parte del terzo acquirente, ossia deve provare che questi sapeva
che, acquistando dal suo dante causa, pregiudicava la garanzia patrimoniale
dei creditori di questo;
se l’atto di disposizione del quale chiede la revoca è anteriore al sorgere del
credito, l’ulteriore fatto soggettivo della dolosa preordinazione dell’atto da parte
del debitore e anche da parte del terzo acquirente.
L’azione revocatoria si prescrive in cinque anni dalla data dell’atto (art.2903). Tutto si
semplifica se il debitore è un imprenditore commerciale insolvente, dichiarato fallito: si
potrà esperire l’azione revocatoria fallimentare.

L’azione surrogatoria: può accadere che il debitore trascuri di esercitare i propri diritti
ledendo così la garanzia patrimoniale dei propri creditori. Ciascun creditore può
sostituirsi al debitore ed esercitare i diritti e le azioni che al debitore spettano verso i
terzi, esclusi solo i diritti e le azioni di carattere personale (art.2900).

DECADENZA: può accadere che il debitore diventi insolvente; per il creditore si delinea
allora la negativa prospettiva che gli altri creditori daranno fondo a tutto ciò che resta del
patrimonio del debitore comune e al termine di scadenza lui non troverà più nulla. Il codice
civile, pone rimedio, concedendo al creditore di esigere immediatamente la prestazione e di
concorrere sul patrimonio del debitore insieme a tutti gli altri creditori (art.1186).

DIRITTO DI RITENZIONE: il creditore, che detenga una cosa del debitore, può rifiutarsi di
restituirla fino a quando il suo credito non sia stato soddisfatto. Si parla di ritenzione
privilegiata quando sulla cosa il creditore ha qualche privilegio.

CIRCOLAZIONE E ALTRE VICENDE DEL CREDITO E DEL


CONTRATTO
Capitolo ventiduesimo

CESSIONE DEL CREDITO: il creditore trasferisce ad altri, a titolo oneroso o a titolo gratuito,
il proprio diritto di credito, senza necessità del consenso del debitore (art.1260). Il primo è il
cedente, il secondo è il cessionario, il terzo è detto il debitore del ceduto. La cessione del
credito può essere a titolo oneroso o a titolo gratuito: sarà vendita o permuta del credito nel
primo caso e donazione del credito nel secondo. Non tutti i crediti sono cedibili: sono esclusi
quelli di “carattere strettamente personale” (art.1260).
La cessione del credito è efficace solo dal momento in cui è stata notificata dal debitore
ceduto o è stata da lui accettata. Dopo quel momento, se paga nelle mani del cedente, paga
male e può essere costretto dal cessionario a pagare una seconda volta (art.1264). se lo
stesso credito è ceduto a più persone, prevale non la cessione in data anteriore, ma quella
che sia stata notificata per prima al debitore ceduto (art.1265).
Il credito ceduto può essere inesistente o può accadere che il debitore ceduto non adempia.
La prima ipotesi è regolata in modo corrispondente all’evizione nel trasferimento di cose: il
cedente, se la cessione è a titolo oneroso, deve garantire l’esistenza del credito; se, invece,
la cessione è a titolo gratuito, la garanzia è dovuta solo se espressamente pattuita
(art.1266).
Per il mancato adempimento, il cedente non garantisce la solvenza del debitore ceduto:
l’inadempimento di questo è un rischio del quale il cedente si libera addossandolo al
cessionario. Con un’apposita clausola si può pattuire che il cedente garantisca la solvenza
del debitore ceduto, così, se il debitore non paga, potrà rivolgersi al cedente (art.1267).

DELEGAZIONE:
1. delegazione di debito: il debitore (delegante) assegna al proprio creditore
(delegatario) un nuovo debitore (delegato), il quale si obbliga verso il creditore. Il
rapporto fra il delegante e il delegatario è detto rapporto di valuta; quello tra il
delegante e il delegato è detto rapporto di provvista. La funzione della delegazione è
di far si che un unico pagamento estingua simultaneamente due rapporti obbligatori.
Se il creditore delegatario dichiara espressamente di liberare il debitore originario,
questi è sostituto del nuovo debitore.
2. delegazione di pagamento: in questo caso il delegato è invitato a pagare il debito del
delegante, ma non è tenuto ad accettare l’incarico (art.1269).

ESPROMISSIONE: l’espromittente si obbliga spontaneamente nei confronti


dell’espromissario ad adempiere il debito dell’espromesso.
ACCOLLO: è un contratto nel quale l’accolante si obbliga verso l’accolato ad assumere il
debito di questo verso l’accollatario.

CESSIONE DEL CONTRATTO: il cedente, sostituisce a sé il cessionario, nei rapporti


derivanti da un contratto a prestazioni corrispettive, con la conseguenza che il terzo
cessionario assumerà rispetto all’altro contraente, il contraente ceduto, la medesima
posizione già occupata dal cedente. Per perfezionare la cessione, è necessario il consenso
del contraente ceduto (art.1406).
Il cedente garantisce la validità del contratto ceduto (art.1410) ma non garantisce, salvo
patto contrario, l’adempimento del contratto da parte del contraente ceduto.

PRESCRIZIONE E DECADENZA
Capitolo ventitreesimo

PRESCRIZIONE: è l’estinzione dei diritti a causa del loro mancato esercizio per un tempo
prolungato (art.2934); il tempo ordinario di prescrizione è di dieci anni (art.2946), un termine
maggiore vale per i diritti reali su cosa altrui, che si estinguono per mancato esercizio
ventennale. La prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto poteva essere
esercitato (art.2935). Il diritto di proprietà non è sottoposto a prescrizione.
Il decorso del termine di prescrizione è interrotto se:
il titolare del diritto compie un atto di esercizio dello stesso, come l’atto con il quale si
inizia un giudizio (art.2943);
il soggetto passivo riconosce l’esistenza del diritto (art.2944).

Diversa dall’interruzione è la sospensione della prescrizione: il decorso del termine di


prescrizione si arresta con il verificarsi di una causa di sospensione e ricomincia a decorrere,
per la parte residua, quando la causa di sospensione è cessata.

DECADENZA: è l’estinzione di un diritto per mancato esercizio entro un dato tempo


(art.2964). Essa consiste nel limitare entro un breve tempo lo stato di incertezza delle
situazioni giuridiche; non ammette né sospensione, né interruzione. Essa non può essere
impedita se non dal compimento dell’atto (art.2966); può essere pattuita: il contratto può
sottoporre a termine di decadenza l’esercizio dei diritti che da esso derivano. Ma è nullo il
patto con cui si stabiliscono termini di decadenza che rendono eccessivamente difficile a una
delle parti l’esercizio del diritto (art.2965).
LA TUTELA DEI DIRITTI
Capitolo ventisettesimo

Alla tutela giurisdizionale dei diritti l’autorità giudiziaria provvede, di regola, solo su domanda
dell’interessato (art.2907); in casi eccezionali provvede il pubblico ministero oppure
l’interessato provvede d’ufficio. Nomenclatura processuale:
l’attore è chi, lamentando che un proprio diritto è stato leso dagli altri, si rivolge all’autorità
giudiziaria;
il convenuto è la persona contro la quale l’attore agisce;
è processo o procedimento o giudizio, l’insieme degli atti che si compiono nello
svolgimento della funzione giurisdizionale;
la controversia tra attore e convenuto è detta causa o lite e forma l’oggetto del processo;
l’azione è la pretesa che l’attore vanta in giudizio;
con la domanda riconvenzionale il convenuto contrattaccare;
la sentenza passa in giudizio quando né le parti, né i loro eredi possono portare in
giudizio la stessa azione e la stessa eccezione sulle quali la sentenza si è
pronunciata (art.2909).

Chi fa valere in giudizio un diritto, l’attore, deve provare i fatti che ne costituiscono il
fondamento (art.2697). È l’onere della prova: non basta limitarsi ad affermare di averlo,
occorre provarlo, ossia addurre fatti che ne costituiscano la dimostrazione.
Chi contrasta la pretesa dell’attore, ossia il convenuto, deve a sua volta provare i fatti su cui
l’eccezione si fonda (art.2697).
Le prove si distinguono in:
prove documentali o scritte:
atto pubblico: è un documento redatto da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue
funzioni; fa piena prova fino a querela di falso: per mettere in dubbio le attestazioni
che contengono, bisogna impugnarli per falsità davanti al giudice civile (art.2699);
scrittura privata: fa piena prova contro chi l’ ha sottoscritta; la sottoscrizione deve
essere autografa (art.2702);
firma digitale con data certa, telegrammi, registri domestici e riproduzioni meccaniche;
prove testimoniali: la prova dei fatti può raggiungersi anche con le dichiarazioni di
persone che siano state presenti al loro verificarsi o che ne abbiano avuto notizia
(testimoni) (art.2721). Questa prova è esclusa:
per i contratti in genere;
quando si vuole provare l’esistenza di un patto aggiunto o contrario alle clausole di un
contratto scritto;
la confessione: è una dichiarazione che una parte fa, in giudizio, della verità di fatti a sé
sfavorevoli e favorevoli alla controparte (art.2730); ha per oggetto fatti ed è una
dichiarazione di scienza e può essere impugnata solo per errore di fatto o per
violenza (art.2732);
il giuramento: è una confessione pronunciata, in giudizio, con una formula solenne ed è
fatto da una delle parti su invito dell’altra o del giudice (art.2736). il giuramento è
suppletorio se è il giudice che invita una delle parti a giurare per completare una
prova insufficiente, è decisorio se una parte invita l’altra a giurare e il giuramento fa
dipendere la decisione totale o parziale della causa;
le presunzioni: sono mezzi di prova indiretti in antitesi alle altre; consistono nel dedurre
da fatti noti l’esistenza di un fatto ignoto (art.2727). Sono legali quando è la stessa
legge che da un fatto noto deduce un fatto ignoto; sono semplici quelle lasciate al
prudente apprezzamento del giudice. Sono assolute quelle che non ammettono prova
contraria, relative quelle che ammettono prova contraria.
Il giudice valuta liberamente le prove: alcune prove sono vincolanti per il giudice (prova
legale), come la confessione, il giuramento e le prove documentate.

Per fare pubblicità ai fatti giuridici, ossia per renderli conoscibili, la legge appresta diversi
mezzi:
registri dello stato civile: rendono conoscibile lo stato della persona fisica;
registro delle persone giuridiche: rende conoscibili le vicende relative alle associazioni e
alle fondazioni riconosciute;
registro delle imprese: dà pubblicità alle vicende relative alle imprese e alle società
commerciali;
registri immobiliari: danno pubblicità ai fatti costitutivi, traslativi ed estintivi della proprietà;
pubblico registro automobilistico, registro navale, registro degli aeromobili;
La pubblicità svolge funzioni diverse:
1. pubblicità – notizia: vale a rendere i fatti giuridici conoscibili a chiunque ne abbia
interesse, ed è funzione assolta da ogni mezzo di pubblicità;
2. pubblicità dichiarativa: ha la specifica funzione di rendere opponibile ai terzi il fatto
giuridico del quale è stata data pubblicità, indipendentemente dalla circostanza
che i terzi ne abbiano avuto effettiva conoscenza. Nel caso in cui non sia stata
data pubblicità del fatto giuridico:
a. in alcuni casi la pubblicità è mezzo sufficiente, ma non mezzo necessario, per
l’opponibilità del fatto giuridico ai terzi;
b. in altri casi la pubblicità è mezzo necessario per l’opponibilità del fatto a terzi;
3. pubblicità costitutiva: l’iscrizione di un fatto giuridico nel registro è requisito
necessario perché si producano i suoi effetti giuridici (è il caso della iscrizione di
ipoteca).

Si debbono rendere pubblici per mezzo della trascrizione nei registri immobiliari: i contratti
che trasferiscono la proprietà di beni immobili o che costituiscono, trasferiscono, modificano
o estinguono diritti reali di godimento su di essi (art.2643/2645/2653).
La trascrizione ha funzione di pubblicità dichiarativa: il contratto è perfettamente valido ed
efficace fra le parti, anche in mancanza di trascrizione.
Sono soggette a trascrizione le domande giudiziali riguardanti atti soggetti a trascrizione
(art.2652), si parla a questo riguardo di effetto prenotativi della trascrizione.
Se la domanda sarà accolta, la sentenza di accoglimento potrà essere opposta ai terzi dalla
data di trascrizione della domanda.
Trascrizione sanante: è una regola che non vale per il contratto nullo, la sentenza che
dichiara la nullità travolge, in linea di principio, anche i diritti acquistati dai terzi in buona
fede.

Trascrizione del preliminare: fa sì che la successiva trascrizione del contratto definitivo o


della sentenza che accoglie la domanda giudiziale di esecuzione in forma specifica prevalga
sulle trascrizioni ed iscrizioni eseguite contro il promettente alienante dopo la trascrizione del
contratto preliminare (art.2645).

La trascrizione si esegue presso l’ufficio dei registri immobiliari nella cui circostanze sono
situati i beni. L’atto da trascrivere deve presentare specifici requisiti formali, idonei a farne un
titolo per la trascrizione: deve trattarsi o di una sentenza o di un atto pubblico o di una
scrittura privata con firme autenticate (art.2657).
La cancellazione deve essere consentita dalle parti interessate o se è ordinata dal giudice
con sentenza passata in giudicato (art.2668).

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