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L’imputato Thomas Lubanga Dyilo è un cittadino della Repubblica

Democratica del Congo (DRC), di etnia Hema, nato a Djiba, nel distretto di
Ituri, il 29 dicembre del 1960.
Fondatore dell’Union des Patriotes Congolais (UPC) e delle Forces
patriotiques pour la libération du Congo (FPLC), ala militare dell’UPC,
presidente dell’UPC e comandante delle FPLC dal settembre 2002 alla fine
del 2003, ha esercitato potere e autorità su queste organizzazioni e ha
avuto un ruolo fondamentale nell’adozione e nell’attuazione di politiche e
pratiche dell’UPC e delle FPLC.
I reati sono stati commessi durante la seconda guerra del Congo. L’UPC, a
maggioranza etnica Hema, è stato uno dei protagonisti del conflitto
dell’Ituri in cui si sono scontrati i gruppi etnici Hema e Lendu dal luglio del
2002 al dicembre del 2003.
Il FPLC, nel settembre del 2002, ha preso il controllo della città di Burnia e
di alcune zone dell’Ituri. I ribelli sono stati accusati di violazioni
sistematiche dei diritti umani inclusi massacri etnici, uccisioni, torture,
stupri, mutilazioni e reclutamento di bambini soldato, molti dei quali
hanno perso la vita nel conflitto (le Nazioni Unite stimano che i bambini
soldato dagli 8 ai 15 anni arruolati forzatamente siano stati circa 30 000).
Alcuni bambini sono stati usati come guardie del corpo dello stesso
Lubanga, altri sono stati arruolati forzatamente o volontariamente, altri
sono stati consegnati dai loro genitori in seguito all’ordine di aiutare lo
sforzo bellico (donando soldi, una mucca o un figlio da arruolare)
impartito dall’UPC alle famiglia nell’area sotto il suo controllo .
Il capo d’imputazione E’ accusato di aver commesso, come coautore,
crimini di guerra consistenti in:
1) Arruolamento e reclutamento di bambini di età inferiore ai 15 anni
nelle forze armate nazionali e loro coinvolgimento attivo in un conflitto
armato di carattere internazionale dall’inizio di settembre del 2002 al 2
giugno 2003;
2) Arruolamento e reclutamento di bambini di età inferiore ai 15 anni
nelle forze armate nazionali e loro coinvolgimento attivo in un conflitto
armato di carattere non internazionale dal 2 giugno 2003 al 13 agosto
2003. [1]
Il procedimento: la vicenda processuale di Lubanga Dylo è stata lunga e
tormentata ed è di recente approdata alla sentenza di primo grado. Essa
può riassumersi come segue.
Il 17 marzo, in seguito all’adozione del mandato di arresto, Thomas
Lubanga Dyilo viene arrestato e trasferito all’Aja.
Il 20 marzo 2006 compare per la prima volta davanti alla Pre-Trial
Chamber che il 29 gennaio 2007 conferma le accuse avanzate contro di lui
e invia il caso al trial.
Il 26 gennaio 2009 la ICC apre il procedimento conclusosi dopo 204 giorni
di udienze, in cui i giudici hanno ascoltato 36 testimoni, inclusi 3 esperti
chiamati dall’Ufficio del Prosecutor, 24 testimoni chiamati dalla difesa e 3
chiamati dai rappresentanti legali delle vittime che hanno preso parte al
processo. Sono state presentate 368 prove dal Prosecutor, 992 dalla
Difesa e 13 dai rappresentanti legali delle vittime.
Il ritardo nell’apertura del processo, inizialmente fissato per il 23 giugno
2008, è stato dovuto alle complicazioni che sono sorte a partire dal 16
giugno 2008 quando i magistrati della Corte ne hanno annunciato la
sospensione dichiarando che non si può avere un fair trial (equo
processo) se una parte delle prove in possesso dell’accusa non viene
comunicata alla difesa (l’ONU aveva infatti rifiutato di trasmettere le
prove presentate alla difesa: si trattava di 156 documenti forniti per la
maggior parte dalla Missione Onu in Congo).
Il 2 luglio 2008 la Trial Chamber ha emesso un’ordinanza con cui veniva
concesso il rilascio incondizionato di Lubanga ma per effetto del ricorso
dell’accusa, cui è stato riconosciuto effetto sospensivo, questi non poteva
essere liberato fino alla pronuncia della Appeals Chamber. Il 18 novembre
2008, in seguito all’ordine di riconsiderare la sua decisione di rilasciare
Lubanga emesso il 21 ottobre dall’Appeals Chamber, la Trial Chamber ha
annunciato la cessazione della sospensione e la decisione di non
concedere il rilascio di Lubanga.
Il 26 gennaio 2009 il processo è stato aperto: all’udienza hanno
partecipato l’accusa, la difesa, la Cancelleria e 8 rappresentanti legali in
rappresentanza di 93 vittime.
L’8 luglio 2010 la Trial Chamber ha ordinato la sospensione del
procedimento perchè l’accusa, non avendo eseguito l’ordinanza in base
alla quale avrebbe dovuto divulgare in modo confidenziale delle
informazioni alla difesa, aveva minato l’equità del processo.
Il 15 luglio la Trial Chamber ha ordinato il rilascio di Lubanga ma per
effetto del ricorso dell’accusa, cui è stato riconosciuto effetto sospensivo,
questi non poteva essere liberato fino a quando la Appeals Chamber non
si fosse pronunciata sulla questione.
L’8 ottobre 2010 i giudici d’appello hanno annullato la decisione della
camera di primo grado che aveva ordinato la sospensione del
procedimento e la liberazione di Lubanga (la corte d’appello ha ritenuto
che non era corretto l’immediato ricorso alla sospensione poiché i giudici
di primo grado avrebbero potuto disporre di sanzioni per costringere il
procuratore a conformarsi alle ordinanze.)
Il processo è stato riassunto ma è stato nuovamente sospeso per 6
settimane all’inizio del 2011 a causa di alcune eccezioni sollevate dalla
difesa in particolare con riguardo alla rivelazione dell’identità dei
testimoni e delle vittime partecipanti al processo.
Il 23 febbraio 2011 la Trial Chamber I ha respinto la richiesta di
sospensione del procedimento e il processo è stato riassunto il 21 marzo
2011.
All’udienza del 25 e 26 agosto sono state rese le dichiarazioni conclusive.
Il 14 marzo 2012 la Corte Penale Internazionale all’unanimità ha
riconosciuto Thomas Lubanga Dyilo colpevole: è stato provato oltre ogni
ragionevole dubbio che l’accusato ha coscritto, arruolato e usato affinché
partecipassero attivamente alle ostilità tra settembre 2002 e agosto 2003
bambini di età inferiore a 15 anni.
Le prove hanno confermato l’esistenza di un accordo tra l’accusato e altri
(tra i quali Floribert Kisembo e Bosco Ntaganda) e la loro partecipazione
ad un piano comune relativo alla creazione di un esercito al fine di
stabilire e mantenere il controllo politico e militare sulla regione di Ituri,
piano il cui risultato è stato realizzato mediante l’arruolamento e la
coscrizione di bambini di età inferiore ai 15 anni.
E’ stato inoltre provato che: Thomas Lubanga Dyilo era consapevole delle
circostanze di fatto che comportavano l’esistenza di un conflitto armato e
del nesso tra tali circostanze e la sua stessa condotta; era coinvolto nelle
decisioni e nelle scelte relative alle operazioni militari delle quali era
informato; ha personalmente usato bambini di età inferiore ai 15 anni
come guardie del corpo e ha regolarmente visto che guardie di altri
membri dell’ UPC e delle FPLC erano di età inferiore ai 15 anni.
Il 14 marzo 2012 Thomas Lubanga Dylo è stato dichiarato colpevole dalla
Corte Penale Internazionale, come coautore, dei crimini di guerra
consistenti nell’arruolamento, coscrizione e coinvolgimento di bambini di
età inferiore a 15 anni in un conflitto armato di carattere non
internazionale
Il 10 luglio 2012, è stato condannato a 14 anni di reclusione, pena dalla
quale sarà dedotto il tempo trascorso in detenzione presso la ICC.
Il 7 agosto 2012 la Trial Chamber I ha stabilito, per la prima volta in
assoluto, i principi da applicare alla riparazione delle vittime e ha disposto
che le richieste di riparazione fossero raccolte dal Trust Fund for Victims e
presentate alla Trial Chamber I, appositamente istituita per
l’approvazione delle stesse.
Il Trust Fund for Victims è stato creato dall’Assemblea degli Stati Parte e
le sue risorse sono prevalentemente composte dai contributi volontari
degli stati e da donazioni private. Due mandati governano le attività del
fondo. In base al mandato di assistenza, che non dipende dall’esito dei
procedimenti giudiziali, il fondo provvede alla riabilitazione fisica e
psicologica e al supporto materiale delle vittime dei crimini di
giurisdizione della Corte. Nei 4 anni passati hanno beneficiato di questa
attività oltre 80.000 vittime, incluse quelle nella regione di Ituri. Con la
decisione della camera è stato attivato per la prima volta il secondo tipo
di mandato ossia quello di rendere effettive le riparazioni.
La camera, composta dai giudici Adrian Fulford (Regno Unito), Elisabeth
Odio Benito (Costa Rica), e René Blattmann (Bolivia), ha riconosciuto
l’importanza della partecipazione diretta delle vittime, dei loro familiari e
delle comunità colpite al processo di riparazione.
I potenziali beneficiari di un ordine di riparazione sono le vittime che,
direttamente o indirettamente, abbiano subito una lesione derivante dai
crimini di guerra sopraenunciati nella regione di Ituri dal 1 settembre
2002 al 13 agosto 2003. La categoria include i familiari delle vittime e le
persone che siano intervenute in aiuto delle vittime o per prevenire la
commissione dei crimini.
I principi stabiliti dalla Trial Chamber I pongono l’accento sulla necessità
di assicurare che le riparazioni siano rese effettive senza discriminazioni di
età, etnia o genere, preservando la dignità e la privacy delle vittime e dei
loro familiari.
Lubanga è stato dichiarato indigente e ad oggi nessun bene o proprietà a
lui riferibile è stato rintracciato. Starà a lui rivolgere volontariamente le
sue scuse alle vittime, pubblicamente o in via confidenziale. Secondo la
Trial Chamber I, la stessa incarcerazione di Lubanga rappresenta una
forma di riparazione simbolica. Altre forme includono campagne per
migliorare la posizione delle vittime, certificati che attestino le sofferenze
subite, attività di sensibilizzazione e programmi educativi diretti a ridurre
la stigmatizzazione, l’emarginazione delle vittime e a favorire il
reinserimento nella comunità dei bambini soldato.
Il primo dicembre 2014, la Camera d’Appello si è preonunciata,
simultaneamente, sull’appello prestato dal Prosecutor e dalla Difesa
avverso la sentenza di condanna con la quale la Trial Chamber I aveva
dichiarato Lubanga colpevole di crimini di guerra, per aver arruolato e
coscritto bambini al di sotto dei 15 anni e per averli fatti partecipare
attivamente alle ostilità. la Camera, confermando il verdetto di
colpevolezza, ha ritenuto proprozionata rispetto alla gravità dei fatti la
condanna alla pena della reclusione pari ad anni 14. La Camera,
respingendo tutti i motivi di impugnazione di entrambe le parti, ha
confermato l’impostazione della Trial Chamber I laddove aveva ritenuto
sufficiente ai fini della co-autoria l’apportato di un contributo
fondamentale per la commissione del reato, non essendo necessaria una
commissione diretta e materiale del crimine.
In data 19 dicembre 2015, Thomas Lubanga Dyilo, insieme a Germain
Katanga, è stato trasferito in un carcere della Repubblica Democratica del
Congo – con la cooperazione delle autorità nazionali e con il supporto
delle autorità Olandesi e Francesi – per scontare la pena residua. Si tratta
del primo caso in cui la CPI abbia designato uno stato per l’esecuzione di
una sentenza ai sensi dell’art. 103 StCPI, sulla quale comunque permane
la vigilanza della Corte affinché vengano rispettati gli standard
internazionali relativi al trattamento del detenuti.
Lo status: in carcere presso la RDC.
Nel marzo 2004, il governo congolese autorizzò il Tribunale Penale
Internazionale (TPI) ad investigare e perseguire "crimini all'interno della
giurisdizione della Corte, presumibilmente commessi nel territorio della
RDC, a partire dall'entrata in vigore dello Statuto di Roma, il 1º luglio
2002."[21][22] Il 10 febbraio 2006, una Camera ante-giudiziale del TPI
trovò che ci fossero basi ragionevoli per credere che Lubanga portasse
una responsabilità penale di comando per il crimine di guerra di "aver
coscritto e arruolato bambini sotto i 15 anni e averli usati per partecipare
attivamente alle ostilità", e rilasciò un mandato per la sua cattura.[1]

Il 17 marzo 2006, Lubanga divenne la prima persona mai arrestata in base


ad un mandato d'arresto del TPI, quando le autorità congolesi lo
arrestarono e lo trasferirono sotto la custodia del TPI.[4][5][23] Lubanga
venne trasferito all'Aja, dove è attualmente detenuto, assieme ad altri
due capi ribelli, suoi avversari nel conflitto dell'Ituri: Germain Katanga e
Mathieu Ngudjolo Chui. Il suo processo è iniziato il 26 gennaio
2009[6][24] e si è concluso il 14 marzo 2012 con il verdetto di condanna
in primo grado: rischia una condanna a pena detentiva tra i 25 e i 30
anni.[25]

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