Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
PROGETTO ESECUTIVO
INDICE
1. PREMESSA
Attualmente risultano conclusi gli interventi di caratterizzazione ambientale del sito, espletati ai
sensi del DM 471/99. Le risultanze di tali indagini hanno evidenziato la necessità di procedere alla
realizzazione di interventi di messa in sicurezza permanente del sito di cui al presente progetto.
Nella presente relazione vengono illustrati tutti gli aspetti tecnici di dettaglio in relazione
all’intervento in progetto.
Si dovrà procedere alla demolizione del muro perimetrale in tufo e alla rimozione della
recinzione esistente e all’installazione di una recinzione di cantiere che sarà estesa a tutte le
particelle oggetto dell’intervento di bonifica e ripristino ambientale, in maniera da impedire
l’accesso ai soggetti non autorizzati, agli animali randagi, ecc.
Con l’allestimento del cantiere si prevede altresì di modificare la viabilità interna attraverso la
realizzazione di piste che consentano di muoversi con i mezzi d’opera all’interno delle aree sub-
pianeggianti nonché lungo tutto il perimetro dei rilevati costituenti gli abbancamenti principali di
terreno misto a rifiuti della discarica da bonificare.
La sistemazione dell’area di cantiere prevede altresì l’allestimento della zona di deposito dei
materiali necessari per la realizzazione degli interventi.
Per una descrizione di maggior dettaglio degli apprestamenti di cantiere si rimanda al piano di
sicurezza e coordinamento allegato al presente progetto.
In base ai risultati delle indagini dirette effettuate in sito, riportati nella Relazione geologica (all.
R.3), il materiale da scavare è costituito in una certa misura da terreno misto a rifiuti; nello
specifico una maggiore presenza di rifiuti all’interno del terreno è rilevabile in prossimità dell’uscita
del canale, ovvero del sondaggio S10 localizzato come da planimetria di ubicazione delle indagini
dirette riportate in allegato alla Relazione geologica.
Lo strato di terreno rimosso sarà utilizzato per riconfigurare la morfologia della ex-discarica,
come da allegato grafico T.4, nel quale sono state evidenziate le superfici di scavo e rinterro. In
particolare, l’andamento morfologico di progetto garantisce il convogliamento delle acque
meteoriche verso il compluvio risagomato, evitando la stagnazione delle stesse in aree depresse.
Data la specifica natura del materiale di scavo e rinterro, in fase di esecuzione dei lavori
saranno elaborate ed applicate delle procedure di lavoro specificatamente studiate per le
peculiarità delle lavorazioni da effettuarsi con l’obiettivo di garantire i massimi livelli di sicurezza
possibile.
Le operazioni di scavo e trasferimento del suddetto materiale dovranno svolgersi nel più breve
tempo possibile ed i lavoratori dovranno essere dotati di idonei dispositivi di protezione individuale.
In assenza di prescrizioni tecniche di riferimento fornite da parte della normativa vigente nel
caso di realizzazione di barriere di impermeabilizzazione di siti contaminanti, al fine di assicurare
comunque elevati standard di tutela ambientale, si è ritenuto, partendo dall’analogia esistente fra
le finalità dell’intervento in progetto e quanto previsto dalla normativa vigente in materia di chiusura
di discariche di rifiuti, di conformarsi, in sede di progettazione del capping, a quanto previsto dal
punto 2.4.3. dell’Allegato n.1 del D.Lgs. 13 gennaio 2003, n.36.
Nel seguito della presente relazione si descriveranno i diversi materiali previsti per la
realizzazione del capping di tombamento definitivo dei rifiuti.
Per le superfici a forte pendenza (capping tipo B), lo strato di drenaggio del biogas e di
rottura della frangia capillare sarà realizzato prevedendo la posa in opera di un geocomposito
drenante tipo Enkadrain 5006H o equivalenti, che favorisce la captazione del biogas, anche lungo
le superfici a forte pendenza, impedendo la formazione di sacche di biogas tra i rifiuti ed il
pacchetto del capping di chiusura.
Lo strato impermeabile per le superfici a forte pendenza (capping tipo B) sarà realizzato
mediante la posa in opera di un geocomposito impermeabile di tipo bentonitico, tipo HarpoBent BS
o equivalente.
I singoli strati del geocomposito sono assemblati mediante un sistema continuo di agugliatura
meccanica tale da garantire una resistenza allo spellamento (peeling) secondo ASTM D 6496 non
inferiore a 600 N/m ed il geocomposito, prodotto in qualità secondo le norme ISO 9001:2000,
dovrà garantire le seguenti caratteristiche: permeabilità secondo ASTM D 5887 non superiore a 5 x
10-11 m/sec cui corrisponderà una perdita massima di fluido non superiore a 1 x 10E-8 mc/mqxsec
calcolata secondo le norme ASTM D5887.
I teli potranno essere del tipo autosigillante, in maniera da agevolare la saldatura degli stessi,
ovvero, laddove questo sistema non fosse ritenuto adeguato, la Direzione dei Lavori potrà disporre
l’utilizzo di bentonite supplementare in asciutto o in colla prima della sovrapposizione dei diversi
fogli da unire.
In particolare, uno spessore di argilla pari a 0,50 m con permeabilità k=1x10-8 m/s avrà un
tempo di attraversamento pari a:
Per le superfici sub-orizzontali (capping tipo A) sarà realizzato uno strato in materiale
drenante di spessore pari a 50 cm tramite la fornitura e posa in opera di ghiaia derivata dalla
frantumazione di rocce calcaree, pezzatura da diam. cm 0,5 fino a cm 4.
La funzione drenante per le superfici a forte pendenza (capping tipo B) sarà assicurata
mediante la posa in opera di un geocomposito drenante tipo Enkadrain 5006H o equivalenti, che
favorisce l’allontanamento delle acque meteoriche, anche lungo le superfici a forte pendenza,
impedendo la formazione di un battente idraulico sopra le barriere sottostanti.
Considerando uno strato drenante naturale con permeabilità di 1x10-4 m/s, di spessore 0,5 m e
larghezza 1 m questo possiede una conducibilità idraulica di 0,5 x 10-4 m3/s m pari a 0,05 l/s m;
occorre dunque verificare che il geocomposito drenante sia in grado di assicurare un valore di
trasmissività uguale o superiore sia a breve che a lungo termine.
Nello specifico, il geocomposito dovrà avere un valore della trasmissività in verticale (gradiente
idraulico i = 1) non inferiore a 0,4 l/sm, (norma EN ISO 12958 opzione F/F) ed una resistenza a
trazione longitudinale e trasversale non inferiore a 12 kN/m (norma EN ISO 10319), una resistenza
al punzonamento dinamico non superiore a 15 mm (EN ISO 13433), un diametro di filtrazione O90
non superiore a 180 micron (EN ISO 12956).
La tensione massima di progetto (Tprog) esercitata sul geocomposito dipende dalle geometrie
della scarpata, dalle caratteristiche geotecniche dei materiali utilizzati (terreno e membrane) e dalla
presenza di eventuali sovraccarichi e/o sollecitazioni.
Tprog LW Scos sen c.s. cos W S cos cos c.s. sen w hs cos tg
dove:
Nel caso in esame, il valore della tensione di progetto è stato calcolato per la scarpata
corrispondente con la sponda est del compluvio e per la scarpata perimetrale ad ovest del sito,
coincidente con le situazioni più gravose.
Scarpata sponda est del compluvio
Lunghezza del versante (L) 11,00 m
Inclinazione del versante (β) 20 °
Spessore del terreno di ricoprimento non saturo (Hn) 0,00 m
Spessore del terreno di ricoprimento saturo (Hs) 0,50 m
Peso dell'unità di volume del terreno di ricoprimento non saturo (n) 20,00 kN/mc
Peso dell'unità di volume del terreno saturo (s) 20,00 kN/mc
Peso dell'unità di volume dell'acqua (w) 10,00 kN/mc
Sovraccarico S riferito ad un piano orizzontale 0,00 kN/mc
Coefficiente sismico orizzontale 0,02
Angolo di attrito δ critico copertura 16 °
Valore angolo δ ridotto con FS= 1,3 12,3 °
Tensione esercitata sul geocomposito (Tprog) 28,58 kN/m
Scarpata perimetrale lato ovest
Lunghezza del versante (L) 5,00 m
Inclinazione del versante (β) 35 °
Spessore del terreno di ricoprimento non saturo (Hn) 0,00 m
Spessore del terreno di ricoprimento saturo (Hs) 0,50 m
Peso dell'unità di volume del terreno di ricoprimento non saturo (n) 20,00 kN/mc
Peso dell'unità di volume del terreno saturo (s) 20,00 kN/mc
Peso dell'unità di volume dell'acqua (w) 10,00 kN/mc
Sovraccarico S riferito ad un piano orizzontale 0,00 kN/mc
Coefficiente sismico orizzontale 0,02
Angolo di attrito δ critico copertura 16 °
Valore angolo δ ridotto con FS= 1,3 12,3 °
Tensione esercitata sul geocomposito (Tprog) 25,16 kN/m
In base ai risultati sopra riportati, si può affermare che la situazione più gravosa si ha in
corrispondenza della sponda est del compluvio, caratterizzata da minore pendenza ma maggiore
lunghezza.
A partire dal maggiore valore di tensione ottenuto è, quindi, possibile calcolare la resistenza
ultima a rottura Tult, da cui dovrà essere caratterizzato il geocomposito e che risulta pari al valore
della tensione massima di progetto lungo il pendio aumentata in base ai seguenti coefficienti di
sicurezza:
I valori del coefficiente per creep e dei fattori di sicurezza parziali sono elencati nelle tabelle
seguenti.
Tempo di progetto di esercizio della struttura (Anni) Coefficiente di sicurezza parziale fm1
60 1.20
Tolleranza di produzione ed accuratezza nelle estrapolazioni dei dati
Scarpata perimetrale lato ovest
Tensione richiesta (Tprog) 28,58 kN/m
fc (fattore di sicurezza per creep): anni 60 0,65
fm1 (fattore di sicurezza per durata dell'opera): anni 60 1,2
fm2 (fattore di sicurezza per danneggiamento meccanico): ghiaia 1,2
fn (fattore di sicurezza per pH del terreno): range pH 4,1‐8,9 1
Resistenza ultima richiesta (Tult) 63,31 kN/m
Da quanto sopra, si evince che il geocomposito da porre in opera dovrà avere una resistenza
alla trazione longitudinale pari o superiore a circa 65 kN/m. Il geocomposito previsto soddisfa tale
criterio, presentando una resistenza alla trazione longitudinale pari a 200 kN/m, come verificabile
nell’allegato R.4 Disciplinare descrittivo prestazionale degli impianti e dei materiali.
La terra vegetale, da apportare quale substrato alla crescita della vegetazione, dovrà essere
chimicamente neutra, contenere nella giusta proporzione e sotto forma di sali solubili tutti gli
elementi minerali indispensabili alla vita delle piante ed una sufficiente quantità di microrganismi e
di sostanza organica (humus minimo 1%), esente da sali nocivi e da sostanze inquinanti e dovrà
rientrare per composizione granulometrica media nella categoria della “terra fine” in quanto
miscuglio ben bilanciato e sciolto di argilla, limo, sabbia (terreno di medio impasto).
La presenza di pietre è tollerata nella misura del 5% in peso con elementi con pezzatura
inferiore ai 5 cm.
Le tubazioni finestrate sono previste in polietilene ad alta densità (PEAD) DN110 fessurato (3
fessure) e saranno posate una ogni 10 metri di dreno. La ghiaia, derivata dalla frantumazione di
rocce calcaree, avrà pezzatura da diam. cm 0,5 fino a cm 4.
Come verificabile nell’allegato R.5 Relazione calcoli idraulici, la portata di piena, per il tempo di
ritorno pari a 200 anni, risulta pari a:
QP = 2,29 mc/s
Al fine di permettere il corretto deflusso delle acque, in corrispondenza del compluvio si
procederà alla rimozione dello strato di terreno rimestato a rifiuti che attualmente ricopre la linea di
compluvio, creando un canale artificiale che garantisca l’allontanamento delle acque mantenendo
un franco di sicurezza di 1 m rispetto al livello della piena duecentennale.
Come meglio specificato nel “Disciplinare descrittivo – prestazionale degli impianti e dei
materiali” in allegato, il materasso Reno è costituito da una struttura di rete metallica a doppia
torsione a maglia esagonale, avente forma parallelepipeda, di notevole ampiezza e piccolo
spessore, divisa in più celle (tasche), aventi la funzione di aumentarne la funzionalità idraulica e la
robustezza. I rivestimenti realizzati con detti materassi svolgono una funzione di rivestimento
antierosivo nei confronti dell’azione delle correnti e sono opere di rivestimento sottili (da 17 a 30
cm.) capaci di adattarsi ad un gran numero di situazioni e geometrie.
Le gabbionate metalliche sono, invece, strutture realizzate in rete metallica a doppia torsione
con maglia esagonale tipo 8x10 (UNI EN 10223-3). I gabbioni sono riempiti con pietrame per
creare una struttura flessibile, permeabile e monolitica. Il filo utilizzato nella produzione del
gabbione a scatola è in acciaio dolce trafilato a freddo con rivestimento in bagno galvanico a caldo
in lega eutettica di Zinco-Alluminio (5%) – cerio-lantanio
La pendenza del canale di progetto è stata, quindi, determinata, sulla base delle quote di
rilievo, in modo tale che la quota di scorrimento del canale nell’ultima sezione di valle, coincida con
il piano campagna. Date le quote e la lunghezza del canale la pendenza sarà del 2,59%.
La sezione migliore è rettangolare con base 3,00 m ed altezza 1,50 m (data sovrapponendo
ad un gabbione di dim. 1,00x3,00x(h)1,00 m un gabbione di dim. 1,00x3,00x(h)0,50 m).
Di seguito si riporta la scala di deflusso del canale, rimandando all’allegato R.5 Relazione
calcoli idraulici per i necessari approfondimenti:
Dalla scala di deflusso si evince che in occasione del transito della portata di picco a 200 anni
il franco residuo all’interno del canale è superiore a 1 m e che la velocità massima della corrente è
pari a 2,60 m/s.
In particolare, la velocità critica (primo movimento) e limite (alla max. deformazione), derivate
da test di laboratorio, per spessori del materasso di 0,15-0,17 m, si possono rispettivamente
considerare pari a 3,5 m/s e 4,2 m/s (cfr. Tabella seguente).
È evidente che anche il valore di velocità massimo (2,6 m/s) raggiunto in corrispondenza di
una portata pari a 2,33 mc/sec, è comunque inferiore a 3 m/s e che, quindi, la posa in opera dei
materassi Reno protegge in modo appropriato il fondo del canale da possibili fenomeni erosivi.
Analoga garanzia è fornita tramite il posizionamento dei gabbioni metallici, che resistono a velocità
della corrente fino a 6-8 m/s, come evidenziato nella Figura sopra riportata.
Infine, si osserva che per garantire la continuità del capping di chiusura ed in particolare dello
strato di impermeabilizzazione, successivamente alla rimozione dello strato di terreno rimestato a
rifiuti che attualmente ricopre la linea di compluvio, si procederà alla posa, in corrispondenza della
stessa, di uno strato di materiale minerale argilloso dello spessore minimo di 50 cm, sul quale sarà
steso il medesimo geocomposito bentonitico utilizzato per l’impermeabilizzazione delle restanti
superfici della discarica.
Pertanto, si è ritenuto di prevedere in corrispondenza del corpo rifiuti allestito nel 1996, la
realizzazione di due pozzi di captazione del biogas posti all’interno della copertura, partendo dallo
strato di rottura capillare, e di tubazioni in polietilene PE 80 DN 90 per la captazione del biogas.
Tale sistema consente il collettamento del biogas fino ad una torcia statica Inox da 4" ad
accensione manuale, dove lo stesso sarà bruciato
Il materiale di risulta proveniente dagli scavi per la realizzazione dei suddetti camini dovrà
essere posizionato nella zona più depressa del sito e dovrà essere coperto da uno strato di
materiale inerte di spessore 20 cm in modo da evitare di mettere detti materiali in contatto diretto
con l’atmosfera ed evitare la dispersione di cattivi odori.
Il pozzo trivellato dovrà essere di diametro tale da consentire la posa in opera di una tubazione
DN 400 mm in PEAD finestrato del tipo a quattro fessure all’interno della quale installare un’altra
tubazione DN 90 mm, sempre in PEAD a quattro fessure, da immobilizzarsi mediante l’apporto di
ghiaia di pezzatura compresa fra 2 cm e 3 cm all’interno dell’intercapedine che si verrà a formare
fra le predette tubazioni.
Il pozzo dovrà essere elevato procedendo di pari passo con la realizzazione dei diversi strati
costituenti il “capping” e quindi procedendo all’innesto, sul tubo in PEAD più esterno, di una
tubazione di pari diametro, del tipo non finestrato, nonché di una tubazione di DN 90mm, del tipo
finestrato, in modo da consentire il prolungamento della tubazione interna fino ad una altezza tale
da sollevare la quota del pozzo di 0,5 m rispetto al piano dello strato di drenaggio per le acque
meteoriche.
Il pozzo sarà completato con pezzo speciale innestato sulla tubazione emergente DN 90 mm
per il campionamento la regolazione ed il collegamento alla tubazione di captazione del biogas..
Il tratto terminale del pozzo sarà contenuto all’interno di un pozzetto in cls prefabbricato di
forma quadrata di lato 1,2 m ed altezza 1,1 m che sarà poggiato su una soletta in cls
precedentemente gettata in opera dello spessore 0,10 m.
Il pozzetto sarà tompagnato utilizzando una soletta prefabbricata in cls avente funzione di
telaio di sostegno per il posizionamento di una griglia metallica tipo orsogrill di lato 0,9 m che
impedirà l’accesso diretto al bocca pozzo a soggetti non autorizzati, animali randagi, ecc.. Inoltre,
considerato che gli sfiati saranno collegati tra di loro tramite una rete di tubazioni in PEAD
posizionata nello strato di terreno vegetale, i pozzetti saranno adeguatamente predisposti fori
passatubo attraverso i quali la suddetta rete potrà essere direttamente collegata ai camini.
Il progetto esecutivo prevede, inoltre, l’esecuzione di una canaletta di raccolta in terra lungo
l’intero perimetro del sito, come rappresentato negli elaborati grafici T.7, T.8 e T.9.
In particolare, sul lato sud, ovvero a monte del compluvio che attraversa l’area, in
corrispondenza quindi dell’ingresso del canale artificiale, è prevista la realizzazione di una
canaletta di scolo a sezione trapezia, caratterizzata da larghezza minima del fondo pari a 1,00 m e
profondità pari a 0,50 m (cfr. all. T.9).
Detta canaletta è stata dimensionata, in via più che cautelativa, per garantire il deflusso,
ovvero il convogliamento verso il canale artificiale che attraversa il sito, della portata di picco a 200
anni, pari a 2,29 mc/s come calcolata nell’allegato R.5 Relazione calcoli idraulici.
Nello specifico, essendo l’ingresso del canale artificiale ubicato circa a metà del lato sud del
sito, si può ragionevolmente ipotizzare che le acque provenienti dai terreni a monte si ripartiscano
e giungano all’ingresso del canale artificiale equamente da est e da ovest. Tale ipotesi corrisponde
con il considerare il valore della portata di progetto, relativamente alla canaletta di scolo, pari alla
metà della piena di picco a 200 anni, ovvero pari a 1,16 mc/s.
Q A R if
essendo:
- Q: la portata
- A: la sezione liquida
- R: il raggio idraulico
- χ: il coefficiente di attrito
87
R
R
Il coefficiente di scabrezza di Bazin può essere assunto in via cautelativa pari a 1,80,
corrispondente al valore massimo previsto per canali in terra in cattive condizioni di manutenzione.
Considerato che si è adottata una pendenza minima if pari al 4%, si riporta di seguito la scala
di deflusso della canaletta perimetrale:
Da quanto sopra si evince che la canaletta di scolo prevista risulta verificata per la portata di
progetto.
Tramite il sistema scelto è possibile ottenere l’effetto di una “strada bianca” che normalmente
viene realizzato impiegando materiali incoerenti quali pietrisco o ghiaietto, ad oggi ottenibile tramite
nuove tipologie di sistemi stabilizzati.
Il passaggio dalla sponda destra alla sponda sinistra del canale artificiale di nuova
realizzazione sarà garantito grazie alla realizzazione di due ponticelli con struttura portante in c.a.
gettato in opera di larghezza pari a 2,00 m e lunghezza pari a 3,50 m, ovvero caratterizzati da
sezione ad arco della platea superiore di lunghezza pari a 3,08 m in corrispondenza dell’intradosso
della stessa. La struttura del ponte sarà caratterizzata da altezza netta minima all’intradosso della
platea superiore pari a 1,30 m e massima (in corrispondenza della mezzeria dell’arco) pari a 1,60
m. La larghezza netta della sezione longitudinale del manufatto è prevista pari a 3,00 m.
In corrispondenza dei suddetti ponti ed a protezione da cadute accidentali nel canale artificiale,
nonché in corrispondenza del ciglio superiore delle aree a maggiore pendenza, sarà installata una
staccionata in legname di castagno di altezza non inferiore a cm 90.
Si rimanda alle planimetrie relative alla sistemazione finale del sito (All. T.9) per maggiori
dettagli.
Tuttavia, nel caso in esame , le scarpate sono costituite in buona misura da terreno di
riporto, ovvero dal terreno misto a rifiuti scavato per realizzare la sistemazione del compluvio
che attraversa il sito.
I rifiuti, pur presentando alcune analogie di costituzione con i terreni, hanno caratteristiche
proprie che rendono estremamente problematica la diretta applicazione ad essi dei metodi di
studio della geotecnica. La particolare composizione dei rifiuti, la estrema deformabilità di alcuni
loro elementi, la instabilità fisico-chimica dei componenti organici, il ruolo dei fluidi in essi contenuti
non consentono di riferire il loro comportamento fisico e meccanico a parametri semplici e ben
consolidati nel campo della meccanica delle terre.
In altri termini, il comportamento meccanico dei rifiuti sotto carico è fortemente condizionato
dalle grandi deformazioni che il materiale subisce, tanto che non è praticamente riconoscibile
un dominio di plasticizzazione del materiale. Per cui, le stesse ipotesi che sono alla base dei
metodi di verifica dell’equilibrio limite vengono meno.
Pertanto è normale pratica includere come esplicito elemento di progetto la pendenza che
deve essere attribuita alle scarpate, che non deve superare i 35-40° rispetto al piano orizzontale.
Da dati sperimentali riscontrabili in letteratura è infatti questo il valore di pendenza in
corrispondenza del quale il corpo dei rifiuti rimane stabile.
Nonostante tutto quanto sopra, normalmente viene richiesto che il progetto di una discarica
venga sostenuto da verifiche di stabilità. Per ottemperare a tale esigenza non si può che ricorrere
ai metodi dell’equilibrio limite, attribuendo ai rifiuti parametri di resistenza al taglio “fittizi”, scelti in
funzione del livello di deformazione che si intende tollerare. A tal fine si è fatto riferimento ai
risultati sperimentali dedotti dalla pubblicazione di Grisolia et al (Modelli di comportamento
geotecnico di una discarica di RSU – scelta dei parametri di progetto), dai quali è possibile
individuare dei livelli di sollecitazione limite corrispondenti a imposti livelli di deformazione, in
corrispondenza dei quali definire dei parametri di resistenza fittizi (cfr figg. 1 e 2)
Hc = Ns x C/
Per = 15° e = 35°, angolo massimo delle superfici a forte pendenza presenti in sito, Ns
assume un valore certamente superiore a 12, ma a vantaggio di sicurezza si considera Ns = 12, da
cui si ha:
Hc = Ns x C/ = 8 m
Questo deve quindi essere il valore massimo di altezza delle superfici a forte pendenza che
deve essere ottenuto dalla regolarizzazione preliminare della morfologia del sito.
Verificata, quindi, la stabilità delle scarpate costituite da terreno misto a rifiuti, rimane da
verificare la stabilità complessiva della discarica nella fase di post-gestione, ovvero a seguito
della realizzazione della copertura finale.
vegetale, tali da renderlo instabile e innescare fenomeni di scorrimento lungo la superficie critica
all'interno della stratigrafia.
Si osserva, infine, in base ai risultati riportati al par. 2.2.5, la situazione più gravosa si ha in
corrispondenza della sponda est del compluvio, caratterizzata da minore pendenza ma
maggiore lunghezza. In corrispondenza di tale superficie, il geocomposito da porre in opera dovrà
avere una resistenza alla trazione longitudinale pari o superiore a circa 65 kN/m. Il geocomposito
previsto soddisfa tale criterio, presentando una resistenza alla trazione longitudinale pari a 200
kN/m, come riportato nell’allegato R.4.