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a) In primo piano viene posta la Chiesa come “mistero”;affermare che la Chiesa è un mistero non
vuol dire che non si possa conoscere e negarne la natura di società visibile ed autonoma,parlare
di una cosa nascosta,inconoscibile,oscura, ma si configura come realtà divina,trascendente
attinente al disegno di salvezza che Dio ha attuato e rivelato in Cristo.
La Chiesa è un mistero di fede la cui totale comprensione oltrepassa la possibilità dell’intelletto
umano. La chiesa è il corpo di Cristo che ne è il capo ed esercita un influsso vitale nella stessa
Chiesa.
d) La Chiesa come “popolo di Dio”. La Chiesa è un popolo nel senso che i cristiani appartengono
ad una medesima stirpe. Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza
legame tra loro,ma volle costituire di loro un popolo,che lo riconoscesse nella verità e lo servisse.
Con l’espressione popolo di Dio si vuole mettere in evidenza:
1- l’unità(l’insieme dei cristiani)
2- la socialità(i fedeli stanno in reciproca relazione mediante vincoli sociali)
3- uguaglianza
4- la storicità(la Chiesa essendo corpo sociale ha un esistenza storicapiano temporale)
Tutti i cristiano formano l’unità sociale conosciuta con il nome di Chiesa,che si configura come
popolo di Dio perché è la continuazione e la trasformazione dell’antico Popolo di Dio,il Popolo di
Israele.
a. Nella prima si afferma che la Chiesa e il suo ordinamento mancavano del carattere della
giuridicità. Non esistono altri veri ordinamenti giuridici se non quello dello Stato.
Ma la teoria di Santi Romano supera la prima critica,il quale sostenne che il diritto può essere
non può essere soltanto la norma,ma prima di essere norma è organizzazione,struttura,posizione
della stessa società. Inoltre affermò la teoria della pluralità degli ordinamenti giuridici,ubi societas
ibi jus(vi è diritto dove vi è società organizzata). Ogni ordinamento giuridico è un’istituzione e
viceversa,ogni istituzione è un ordinamento giuridico;fra i due concetti vi è una perfetta identità.
Dunque il diritto non sorge soltanto dove vi è un apparato di potere capace di imporlo con la
forza,ma dovunque vi è un’aggregazione sociale organizzata.
b. La seconda obiezione si basa sul fatto che elemento costitutivo ed esenziale del diritto è la
coazione; Jhering affermava che lo Stato è l’unica fonte del diritto e che una regola di diritto
sprovvista della coazione giuridica è un non senso,con la conseguenza che bisogna sostenere la
agiuridicità in senso assoluto del diritto della Chiesa,considerata come un’entità volontaria le cui
norme non avevano carattere giuridico,ma etico e morale.
Santi Romano supera la seconda critica,avvertendo che la Chiesa in forza della sua autonomia ha
delle sanzioni spirituali e interne che restano sempre vere e proprie sanzioni giuridiche.
Molto recentemente si è affermato che nell’ordinamento canonico non mancano strumenti più
propriamente coattivi che tendono ad assicurare l’osservanza delle regole comunitarie:si tratta di
sanzioni rapportate alla natura particolare della Chiesa che operano essenzialmente nel campo
sprituale,ma pur sempre tali da risultare efficaci nei confronti di coloro che appartengono alla
Chiesa. Basta aprire il Codex juris canonici per rendersi contro che un intero libro,il VI,è
interamente dedicato alle sanzioni della Chiesa,cioè alle pene espiatorie da applicare ai singoli
delitti.
In conclusione,non si può negare che molte delle sanzioni canoniche finiscono per colpire il
contravventore con pene molto più gravi di una qualsiasi pena temporale,per le gravissime
conseguenze di un ordine morale e religioso che l’accompagnano(basti pensare alla scomunica)
Si è andato affermando un indirizzo teologico che ha voluto sfiorare il tema della finalità suprema
della Chiesa;il Concilio Vaticano II con la sua dottrina sulla sacramentalità della Chiesa e sulla
configurazione quale univa complessa realtà che risulta costituita da un duplice elemento:
quello umano=comunità visibile/chiesa terrestre
e quello divino=comunità spirituale o carismatica/Chiesa in possesso di beni celesti
Si è finito conl l’affermare che l’elementp religioso è essenzialmente costitutivo del diritto
canonico al punto di farne uno jus sacrum,con la conseguenza che la salus animarum non
costituisce e rappresenta soltanto un fine a cui il diritto deve tendere,ma costituisce un qualcosa
di immanente alla Chiesa stessa. La salvezza delle anime non sarebbe un elemento
metagiuridico,anzi tale aelemento va riportato all’interno dell’ordinamento canonico.
Si perviene alla conclusione che non sia la salus animarum il principio attivo al quale deve
convergere il sistema giuridico,ma la communio;la communio sostituisce la salus animarum.
Giacché la semplice salvezza delle anime si rivelerebbe incapace di eprimere il fine ultimo verso il
quale converge il diritto canonico. Conseguentemente il fine ultimo dell’ordinamento canonico non
sarebbe quello di garantire il “bonum commune eccelsiae” ma di realizzare la communio.
A nostro modesto avviso questo indirizzo teologico che ritiene essere la salus animarum
elemento immanete alla Chiesa stessa e non un elemento metagiuridico,deve essere rigettato dal
momento che la communio finisce per identificarsi con l’intero ordinamento ecclesiale.
La “Communio” non può in sostanza che identificarsi e configuarare il presupposto necessario al
raggiungiungimento del fine supremo dell’ordinamento giuridico della Chiesa che non è,e non può
essere,che la salus animarum.
Si attua e si realizza la communio proprio al fine di raggiungere nell’unità ecclesiale dei fedeli il
fine della salvezza delle anime.
Capitolo III Le note caratteristiche dell’ordinamento
canonico
1-Universalità
2-Elasticità o flessibilità
3-Apertura e incompiutezza
4-Coesione o interiorizzazione delle norme giuridiche
L’universalità,la elasticità,l’apertura o incompiutezza e la coesione o interiorizzazione delle
norme canoniche costituiscono le caratteristiche essenziali dell’ordinamento canonico.
3. La terza nota che caratterizza l’ordinamento canonico è rappresentata dalla sua apertura o
incompiutezza.
Una nota caratteristica dello Stato è infatti costituita dal fatto che la sua finalità è
modificabile,variabile e sostituibile con altre finalità opposte,secondo le condizioni storiche.
Il fatto invece che la Chiesa presenti una finalità fissa e immutabile fa sì che la Chiesa venga a
trovarsi legata fin dalle sue origini e per tutto il corso della sua esistenza alla finalità esterna
della salus animarum che non le permette di sostituirla con finalità diverse.
La Chiesa si presenta come un ordinamento giuridico universale e quindi:
Illimitato nei confronti del territorio e delle persone sottoposte alla sua sovranità
Limitato nei confronti delle materie oggetto della sua regolamentazione
Ordinamento canonico completo quindi Statico: In passato si era sostenuto che l’ordinamento
canonico era completo,chiuso,definitivi,dunque statico e ciò venne affermato sul presupposto che il
diritto divino è alla base del diritto canonico; pertanto,all’ordinamento canonico venne attribuita la
nota di una peculiare e accentuata definitività o compiutezza proprio perché per la sua congruità con
il diritto divino.
Ordinamento canonico incompleto e dinamicoContro tale considerazione è stato viceversa
affermato che gli ordinamenti positivi non sono realtà statiche,ma flussi o processi dinamici e
soprattutto che il diritto divino vigente nell’ordinamento della Chiesa non è concepibile come
ordine ad essa sovraordinato ma come una delle componenti,sia pure principale e fondamentale,che
compongono l’unico e solo ordinamento giuridico. Così non può essere considerato come completo
ma piuttosto come un sistema adattivo.
ORDINAMENTO APERTO(incompleto) e DINAMICO(elastico) L’ordinamento giuridico della
Chiesa,lungi dal presentarsi come un ordinamento rigido e chiuso,si presenta come un ordinamento
aperto al rapporto con gli altri ordinamenti giuridici in forza della sua elasticità e flessibilità,con la
conseguenza che gli atti emanati dalla suprema autorità possono essere suscettibili di deroghe,di
modifiche,di annullamento,in base al ricorso ad una serie di istituti tipici dell’elasticità
dell’ordinamento canonico.
1 .Una prima teoria che ha tentato di risolvere la tematica del diritto divino è quella della
canonizzazione proposta da Vincenzo Del Giudice. Le norme del diritto “s’impongono ai soggetti
facenti parte dell’ordinamento canonico,in quanto formulate e rese formalmente obbliganti dalla
stessa Chiesa.
Il diritto divino e il diritto umano non costituiscono un unico sistema giuridico,perché il diritto
divino si trova in un ordine superiore al diritto umano che è oggettivamente e materialmente
subordinato a quello divino.
Il Del Giudice ha ribadito che il diritto divino non può essere veduto in sé,ma sempre con
riferimento all’autorità della Chiesa,che lo interprta,ne determina i limiti,lo traduce in precetti e lo
munisce di sanzione anche esteriore,garantendono l’osservanza con l’esecuzione di tale sanzione;le
norme di diritto divino si inquadrano nell’ordinamento canonico in quanto si presentano come
canonizzate.
La conclusione è che l’ordinamento canonico è ordine concluso,che rimonta formalmente ad
un'unica fonte che è l’autorità della Chiesa,provvista di potestà legislativa che dà valore giuridico.
La teotica della canonizzazione veniva a spiegare la giuridicità,la forma obbligante del diritto
divino,non solo dal punto di vista etico ma anche da quello giuridico,nel senso che l’autorità
ecclesiastica veniva a rivestire i precetti morali della rivelazione(non uccidere,non rubare)con una
forma che li trasformava in veri e propri comandi giuridici.
I Penitenziali
Dall’Egitto si diffuse in Palestina ed Asia minore e poi in Italia e in Gallia il fenomeno del
monachesimo;esso significa completa dedizione a Dio nell’imitazione di Cristo.
Verso la fine del III secolo sorse la 1 fase del monachesimo orientali,la fase eremitica,con
Sant’Antonio che lasciati i suoi beni ai poveri visse dapprima nelle vicinanze del suio luogo
natale,ma poi si inoltò nel cuore del deserto.
La 2 fase del monachesimo fu quella cenobitica,inaugurata da Pacomio;i monasteri da lui
fondati erano luoghi chiusi,comprendenti più casette,una chiesa,un giardino e la foresteria.
La 3 fase monastica orientale fu dovuta a Basilio di Cesarea che fissò le regole per fare
assumere ai monasteri l’aspetto di vere comunità organiche e vitali.
La regola “ora et labora” implicava che i due obblighi del monaco(monacus = chi vive solo) erano
quelli di pregare e di lavorare.
I monasteri benedettini,divennero importantissimi fattori di vita economica e sociale;essi vennero
ad assumere sempre più il ruolo di direttori spirituali preoccupati di regolamentare ogni azione dei
fedeli al fine della salvezza e cominciarono a diffondersi una serie di opere che illustravano
minuziosamente le varie condotte da evitare e ai monaci furono dedicate le raccolte canoniche di
quel periodo,denominate libri penitenziali,veri e propri prontuari(manuali) per l’amministrazione
della penitenza.
I penitenziali comminavano la corrispondente sanzione spirituale o penitenza per il caso di
inosservanza della regola di condotta.
Divenne così importante il rapporto tra sacerdote e penitente e si limitano i casi di
scomunica,introducendo una graduatoria delle penitenze “penitenza a tariffa”. La penitenza si
trasformò nella comminazione di una pena particolare commisurata alla gravità del fatto compiuto.
La guida di queste nuova prassi è fornita dai c.d. libri penitenziali,ossia da cataloghi di peccati
enumerati secondo la gravità e le circostanza,con l’indicazione della penitenza che il confessore
deve infliggere per ciascun caso. Il metodo cioè è casistica:per ogni peccato è prevista una
penitenza,che varia a seconda della dignità della persona.
Il più famoso penitenziale,e forse il pià antico,è quello di Colombano,monaco irlandese,fondatore
del monastero di Bobbio. Il liber Columbani è diviso in tre sezioni:monaci,clero secolare e laici.
Dopo il jus novum,il jus novissimum è costituito dalle raccolte di norme posteriori al Corpus iuris
canonici,che non hanno indole sistematica.
a)Bullaria: sono la prima racolta privata delle decretali e delle costituzioni pontificie.
Le decretali sono risposte papali ad una consultazione canonica;le decretali sono dunque
degli atti della Sede Apostolica,denominati anche
decreta,edict,praecepta,consituitiones.
b)Canones e Decreta del Concilio di Trento sono raccolte molto importanti.
c)Decreta,Responsa,Decisiones delle Sacre Congregazioni,decisioni dei giudici puù noti della Sacra
Romana Rota.
1917 Codex iuris canonici Il 13 novembre 1904 iniziava la laboriosa elaborazione del Codex
iuris canonici,soprattutto attraverso l’opera del Cardinale Pietro Gasparri. Dopo la morte di Pio X,il
Codez iuris canonici fu promulgato il giorno di Pentecoste;la sua entrata in vigore avvenne il 19
maggio 1918.
Il Codice era composto di 5 libri:il 1o tratta delle norme generali,il 2° dekke oersibe,il 3° delle
cose,il 4° riguarda i processi e il 5° i delitti e le pene.
Nel suo famoso discorso Giovanni XXIII annunciò la prossima convocazione di un concilio
Ecumenico,con la necessità di procedere alla revisione del Codice di diritto canonico del 1927 e
,infine,la prossima promulgazione del Codice dei canoni delle Chiese Orientali(nel 1945 si approntò
uno schema di 2666 canoni).
I lavori del Concilio terminarono l’8 dicembre 1965 e i documenti conciliari furono 16:
4 Costituzioni
-La Costituzione Lumen Gentium riguarda l’organizzazione della Chiesa cattolica e l’uguaglianza
di tutti i fedeli;
-La Costituzione “Dei Verbum” tiguarda i rapporti tra Sacra Scrittura e Tradizione;
-La Costituzione pastorale “Gaurdium et Spes” riguarda il matrimonio e i rapporti tra la Chiesa e il
mondo contemporaneo
-La Costituzione “Sacrosantum Concilium”,che stabilisce i principi fondamentali della riforma
liturgica.
9 Decreti = Importanti sono i Decreti sull’ecumenismo,sulle Chiese Orientali,sulla formazione
dei sacerdoti ed il loro ministero,sulla funzione dei Vescovi.
3 Dichiarazioni = Infine sono da ricordare le 3 Dichiarazioni sull’educazione cristiana,sui
rapporti con i non cristiani e sulla libertà religiosa.
Dopo la pubblicazione del Codice fu istituita una Pontificia Commissione per l’interpretazione
autentica del Codice.
Codex iuris canonici 1983Il 25 gennaio 1983 Giovanni Paolo II promulgava il nuovo Codice
destinato ad entrare in vigore in quello stesso anno. Il Codex iuris canonici del 1983 consta di 1752
canoni contro i 2414 del Cdoice del 1917 ed è diviso in 7 libri:
1- Il primo libro tratta delle fonti del diritto,degli atti amministrativi singolari,delle persone
fisiche e giuridiche,degli uffici ecclesiastici.
2- Il secondo libro tratta dei fedeli,clerici e laici,dei loro diritti e doveri,delle prelature
personali e delle associazioni dei fedeli.
3- Il trezo libro è dedicato al magistero ecclesiastico,alla predicazione,alla catechesi ed alla
scuola cattolica.
4- Il quarto libro contiene tre parti dedicate rispettivamente alla disciplina dei sacramenti,agli
altri atti del culto divino ai luoghi dei tempi sacri.
5- Il quindo libro disciplina l’acquisto,l’amministrazione e l’alienazione dei beni ecclesiastici.
6- Il sesto libro contiene due parti,una dedicata ai delitti e alle pene in genere e la seconda
dedicata alle pene stabilite per i singoli delitti.
7- Il settimo e ultimo libro del Codice è diviso in 4 parti che trattano dei giudizi in
generale,delle forme speciali di processo,del processo penale e dei ricorsi amministrativi.
Anche per il Codice del 1983 il Pontefice ha provveduto ad istituire una Commissione per
l’interpretazione autentica del Codice,formata da Cardinali e Vescovi,coadiuvati da una Segreteria.
Codice dei canoni 1991 Giovanni Paolo II volle personalmente fare un’ultima revisione del
Codice che promulgò l’8 ottobre del 1990 ed entrò in vigore l’1 ottobre 1991.
I due Nuovi Codici si collocano sulla scia del disegno di rinnovamento voluto dal Vaticano II.
Se si vuole fare un confronto tra il Codex del 1927 e quello del 1983,si deve sottolineare il fatto
che,mentre il 1° è imperniato sulla tripartizione di derivazione romanistica,cose,persone e diritti(res
personare,actiones),il 2° traduce i contenuti e le aspirazioni del Concilio Vaticano II in norme
giuridiche. Il Codice del 1983 mette in primo piano la “Chiesa mistero” indicando come
l’applicazione della norma deve essere ispirata piuttosto alla benevolenza che alla servitù.
Capitolo VI Le fonti di produzione del diritto canonico
Le fonti di produzione sono sono gli organi stessi della Chiesa che pongono in essere le norme,sia le
forme che tali norme assumono e che fondamentalmente sono
1 la legge
2 la consuetudine
Il nuovo Codice del 1983 ha invece disciplinato accanto alla legge e alla consuetudine:
3 decreti generali e istruzioni generali
Il titolo IV è destinato a disciplinare poi gli atti amministrativi singolari,che comprendono
decreti
4 privilegi e dispense.
1. La legge
La legge è il prototipo delle attività normative. I suoi presupposti sono costituiti e rappresentati
dall’intentio bini communis = cioè dall’intenzione di governare bene i sudditi,dato che il fine
della legge è quello di raggiungere il bene comune.
e dalla medio rum consultatio(consultazione dei mezzi),vale a dire i mezzi per raggiungere il fine
proprio della Chiesa..
L’obbligatorietà della legge non deriva dall’esterno,cioè dal fatto di essere imposta da una
volontà che s’impone,bensì dalla sua intrinseca essenza;essa non è una caratteristica della legge,ma
è configurabile quale elemento che ne integra l’essenza stessa rappresentata dalla
ragione(razionalità significa ragione concreta);quindi l’obbligatorietà integra la stessa essenza della
legge,in quanto trova il suo fondamento nel diritto naturale.
La coattività delle norme canoniche è assai ridotta e meno consistente di quella propria alle norme
statuali,in quanto il più delle volte le sanzioni che accompagnano le norme emanate dalla Chiesa
hanno un contenuto piuttosto spirituale.
La componente che integra il requisito della costitutività o novità della legge deve ritenersi
elemento essenziale della legge stessa,laddove il carattere della generalità e dell’astrattezza non può
essere ritenuto essenziale del comando legislativo;dunque basta che innovi o deroghi alla
legislazione preesistente,cioè modifichi obblighi.
Essenzialità della novità della leggeRitenendo e considerando l’essenzialità dell’elemento
della novità anziché quello della generalità della legge,(si spiega così il carattere legislativo del
privilegio e della dispensa)
Per quanto concerne la vigenza delle leggi nel tempo,il can. 9 stabilisce che le leggi obbligano per
il futuro,cioè da quando entrano in vigore,e non per il passato,a meno che non sia disposto il
contrario.
Nel can. 20 è stabilito che la legge posteriore abroga(o deroga,cioè modifica)quella anteriore e che
la legge universale non deroga al diritto particolare o quello speciale.
Fondamentale è la distinzione tra leggi irritanti e leggi inabilitanti,le quali hanno entrambe lo stesso
effetto,quello cioè di comportare la nullità dell’atto.
Però,mentre le leggi irritanti producono la invalidità dell’atto direttamente quando manchi un
elemento costitutivo essenziale
le leggi inabilitanti comportato tale nullità in modo indiretto,colpendo direttamente la persona
che pone in essere l’atto,il quale se compiuto dalla persona inabile,è nullo.
2-il criterio sistematico = in secondo luogo l’interprete deve ricorrere,per eliminare i dubbi,al
significato attribuito ai medesimi termini in altre disposizioni che disciplinano la stessa
materia(“luoghi paralleli”);
3-il criterio teleologico(o finalistico)= in terzo luogo l’interprete deve fare leva sul fine della
legge,cioè sul fine perseguito dal legislatore,risalendo ad esso anche in base alle circostanze per le
quali è stata emanata la disposizione(“ratio legis”);
4-il criterio storico = infine l’interprete deve ricorrere alla mente del legislatore,al particolare
motivo che lo ha indotto ad emanare una determinata legge.
Inoltre l’interpretazione può essere estensiva o restrittiva,a seconda che il significato letterale delle
espressioni impiegate sia assunto in senso ampio o in senso stretto.
b. b)Il 2° mezzo per supplire al silenzio delle leggi è rappresentato dal ricorso ai principi generali
del diritto;in ogni caso tali principi generali dell’ordinamento vanno interpretati con quità,cioè
con umanità,misericordia e carità cristiana.
c. Il can. 19 prospetta come ulteriore fonte autonoma di diritto suppletorio anche l’attività dei
giudici e quella degli amministratori,qualora l’analogia o pi principi generali del diritto non
offrano la soluzione del caso concreto. Si ricorre così alla giurisprudenza e alla prassi della
Curia Romana:il giudice infatti è da considerarsi la viva voce dell’ordinamento.
d. Ulteriore fonte autonoma di diritto suppletivo è la dottrina che trova come unico limite la
sussistenza di una reale coesione con la divina costituzione della Chiesa:si richiede che essa sia
comune e costante.
2. La consuetudine
Il diritto consuetudinario(ius non scriptum) è volto a integrare le norme legislativa.
La consuetudine è una fonte del diritto e consiste in un comportamento costante ed uniforme tenuto
dai consociati con la convinzione (opinio iuris) che tale comportamento sia doveroso o da
considerarsi obbligatorio.
Esistono tre diversi generi di consuetudini:
o La particolarità della consuetudine canonica è che essa può derogare alla legge,quando sia
consuetudine “contra legem”.
A questo proposito si possono distinguere 3 situazioni tipiche:
-1°,la consuetudine è superiore alla legge,come accade nel diritto anglo-americano
-2°,la consuetudine e la legge hanno pari forza e che essa ha forza di abrogare la legge qualora le
siano riconosciuti i 2 requisiti della “rationabilitas” e della “lefitima praescriptio”
-3°,la consuetudine è fonte subordinata e ha funzione sussidiaria.
o La consuetudine “secundum legem” è detta anche interpretativa perché essa essenzialmente
chiarisce ed esplicita il dettato legislativo senza nulla togliere o aggiungere di nuovo al suo
contenuto.
o La funzione propriamente integrativa delle disposizioni di legge è attribuita alla consuetudine
“praeter legem”,che tende a regolamentare materie diverse da quelle già oggetto delle
leggi(disciplina un ambito non ancora disciplinato dalla legge).
a) Comportamento costane
L’elemento oggettivo della consuetudine è costituito da un comportamento costante di atti
uniformi,ripetuti nel tempo,(sì da porre in essere la base fattuale della consuetudine).
b) Razionalità
E’ poi necessario il requisito della razionalità della consuetudine,cioè degli atti posti in essere da
una comunità capace di ricevere una legge;questo requisito fu stabilito nella famosa decretale
“Quum tanto”.
La razionalità richiede non soltanto la congruenza della norma consuetudinaria con i principi del
diritto divino,ma anche la congruenza con le linee fondamentali della disciplina canonica della
materia;inoltre si configura come il criterio fondamentale per valutare la liceità dell’osservanza
dell’uso.
c) L’intenzione di introdurre diritto.
E’ necessario che la consuetudine sia osservata con l’intenzione di introdurre diritto,cioè con
l’atteggiamento fattivo che induce ad apportare soluzioni razionali;si tende ad identificare
l’elemento soggettivo della consuetudine con la “opinio juris et necessitatis”,cioè con la
convinzione collettiva di dover osservare una regola giuridica.
d) Consenso o approvazione del legislatore;esso non ha carattere costitutivo,né carattere
dichiarativo delle norme consuetudinaria,ma solo carattere integrativo dell’efficacia di esse,essendo
la comunità causa efficiente della consuetudine.
Il consenso (o approvazione) del legislatore può essere:
o Personale = in quest’ipotesi di consenso non si ha una vera consuetudine,perché la norma
deriva dall’atto volitivo del legislatore e comincia ad avere efficacia dal momento
dell’approvazione che ne è a causa.
o Generale = in questo caso la volontà del legislatore costituisce un presupposto che non è di
fatto,bensì giuridico della trasformazione normativa.
e) E’ necessario,dunque,il decorso del tempo.
L’esistenza di una consuetudine può essere provata in 2 modi:
-mediante testimoni degni di fede che dichiarino di aver visto,per il termine stabilito che la
consuetudine è stata osservata in modo frequente ed uniforme dalla maggior parte della comunità:
-oppure mediate documenti autentici nei quali si parli di essa,oppure raccolte di consuetudini fatte
dall’autorità pubblica,o mediante sentenza giudiziali emanate in conformità della consuetudine.
Dunque,riassumendo,la consuetudine ha forza di legge quando si verifichino le seguenti condizioni:
- la consuetudine si configura come un comportamento costante che deve provenire da una
comunità sufficientemente ampia,idonea,quindi,ad essere destinataria di una norma di legge e non
deve essere contraria al diritto divino
-deve essere “rationabilis”,cioè ragionevole -La consuetudine deve essere introdotta “cum animo
inducendi juris”,cioè con l’intenzione di introdurre diritto
- Non deve risultare espressamente riprovata dal legislatore
Infine il comportamento consuetudinario deve essere osservato per 30anni continui e completi.
3. Decreti generali e istruzioni.
Oltre alla legge e alla consuetudine debbono considerarsi fonti di produzione del diritto i:
Decreti generali Essi sono emanati da soggetti dotati competenza legislativa.
I Decreti generali producono gli stessi effetti dell’emanazione di una legge ed in realtà questi
decreti generali sono vere proprie leggi;con questi il legislatore competente detta disposizioni per
una comunità capace di ricevere una legge. In conclusione,i d.g. quando hanno carattere
legislativo,sono da considerarsi leggi a tutti gli effetti e della legge seguono la dinamica e la
procedura.
Istruzioni Caratteristiche simili ai decreti generali presentano le istruzioni che hanno il fine di
chiarire il significato e la portate della legge e determinare ulteriormente le modalità di
esecuzione;esse sono destinate a coloro cui è affidata la responsabilità di fare osservare la legge.
4. Privilegi e Dispense
Entrambi sono istituti aventi natura legislativa,poiché,se il carattere della universalità o generalità
non deve ritenersi come essenziale del comando legislativo,per essere tale,basta che innovi o
deroghi alla legislazione preesistente;
Essenziale del comando legislativo è l’elemento della novità e della costitutività,ecco spiegato il
carattere legislativo del privilegio e della dispensa. Dunque si tratta di atti che,non aventi il carattere
della astrattezza e delle generalità,abbiano comunque forza di legge per l’effetto innovativo(dal
momento che essa introduce un’innovazione nell’ordinamento canonico,una deroga alla legge
generale preesistente,modificando obblighi e diritto soggettivi).
Il privilegio si distingue sostanzialmente dalla dispensa,per il fatto che :
o Il privilegio (derogazione della legge) aggiunge qualcosa di nuovo. Esso è un atto
sostanzialmente legislativo in quanto crea diritti e obbligazioni ed ha,quindi,carattere
costitutivo.
o la dispensa (sospensione della legge) annulla la persistenza dell’obbligo di adempiere o non
adempiere un determinato comportamento. Dunque la dispensa si configura con la sospensione
dell’efficacia della legge che dà luogo a diritti soggettivi con la conseguenza che non costituisce
atto di legislazione,ma atto di amministrazione.
Rientrando nella categoria degli atti emanati dal pontefice,essa rappresenta una delle più
tipiche manifestazione dell’attività de governo del Pontefice,la quale non è altro che uno dei
modi in cui si manifesta e si esplica la sua attività di politica legislativa.
La dispensa costituisce un istituto di politica legislativa per eccellenza,cioè un istituto che trova
applicazione nell’interesse del singolo considerato in relazione all’interesse generale.
Possiamo in conclusione dire che i provvedimenti contra o praeter ius possono svilupparsi in 2
direzioni come abbiamo visto:
a)una positiva(si fa riferimento al privilegio),aggiungendo qualche cosa di nuovo(aliquid novi)alla
condizione giuridica della persona,della cosa o del rapporto preso in considerazione.
b)una negativa (si fa riferimento alla dispensa),annullando la persistenza dell’obbligo a commettere
o ad omettere un dato atto.
Al pari del privilegio,anche la dispensa può essere posta in atto da chi ha emanato la norma e ha
quindi autorità di modificarla.
Capitolo VII Gli atti amministrativi singolari
1. Il titolo IV del libro I del Codice del 1983 regola gli atti amministrativi singolari(comprendendo
anche atti che come abbiamo visto hanno carattere legislativo(decreti);
lo stesso can. 35 dispone che le forme tipiche degli atti amministrativi singolari sono:
o decreto
o precetto
o rescritto
L’art. 123 della Costituzione apostolica Pastor Bonus attribuisce al Supremo tribunale della
Segnatura Apostolica il compito di giudicare i ricorsi contro gli atti amministrativi singolari emessi
dai dicasteri della Curia romana o da essi approvati,qualora si contesti che gli atti impugnati siano
illegittimi o nel contenuto o nella procedura adottata.
Il legislatore qualifica come atto amministrativo singolare l’atto che presenta le seguenti
caratteristiche:
a) un atto dell’autorità avente un destinatario concreto(singolare). Il carattere della singolarità lo
distingue dalla legge,dalla consuetudine,dai decreti generali e dagli altri atti legislativi(privilegi e
dispense)che hanno,per lo più,carattere generale(che non è componente essenziale degli atti
legislativi);
b) un atto manifestato da coloro che hanno nella Chiesa potestà esecutiva,la potestà di governo o di
giurisdizione spetta al Pontefice ed al Collegio episcopale,per la Chiesa universale,e a ciascun
vescovo diocesano,nell’ambito della Chiesa particolare.
c) per atto amministrativo s’intende una manifestazione di volontà,di giudizio,di conoscenza fatta
per iscritto;
d) l’atto amministrativo,emanato nell’esercizio della potestà esecutiva,è assoggettato al principio di
legalità,nel senso che l’organo legislativo essendo quello supremo impone che altre funzioni si
svolgano sub lege;
e) l’atto amministrativo è soggetto a ricorso eccetto quello emanato dal Sommo Pontefice e dallo
stesso Concilio ecumenico(i quali,non sono atti amministrativi,ma norme singolari).
B)Il precetto.
Per precetto singolare s’intende un decreto con il quale si impone qualcosa da fare o da omettere ad
una o più persone,allo scopo di assicurare l’osservanza della legge.
Elemento essenziale del precetto è la competenza di colui che lo emette rispetto alla persona o
alla materia.
Altro elemento essenziale del precetto è la volontà,la quale si traduce innanzitutto in un potere di
scelta.
Altro elemento è dato dal fatto che l’oggetto del precetto deve far parte dei doveri imposti al
destinatario della legge o della consuetudine canonica.
Inoltre esso può essere sottoposto a termine o a condizione;la regolamentazione del decreto prevede
la motivazione,seppur sommaria dell’atto.
C) Il rescritto.
Esso è una risposta data ad un quesito attinente questioni giuridiche;è un atto per iscritto dato dalla
competente autorità esecutiva,tramite il quale,su domanda di qualcuno,è concesso un privilegio,una
dispensa o un’altra grazia.
Gli elementi essenziali del rescritto sono la capacità,la volontà e la causa.
Il rescritto è nullo se il richiedente non aveva la capacità di compiere la richiesta;il rescritto è invece
invalido ogni volta che contenga un errore.
Bisogna inoltre porre l’attenzione sulla causa essa stabilisce l’invalidità del rescritto quando sia
falsa quando e sia priva di causa.
A differenza del semplice errore che non determina l’invalidità dell’atto,i due tipici vizi del
rescritto(subreptio e obreptio)incidono sulla validità dell’atto.
Subreptio(reticenza del vero)
Obreptio(esposizione del falso)
Rendono nullo il rescritto se si accerti che nemmeno una delle cause motivanti il rescritto sia vero.
Il rescritto ha 2 caratteristiche:
- Concretezza
- Revocabilità
Il carattere della concretezza che è carattere essenziale dell’atto amministrativo e quello della
revocabilità,nel senso che l’autorità che ha emesso il rescritto può revocarlo per qualsiasi ragione e
in ogni tempo.
Quanto alla struttura del rescritto è confermato che esso consta di:
-una parte espositiva,in cui il soggetto richiedente rileva il presupposto della concessione
-una parte dispositiva che contiene la decisione del rescribente
I problemi che possono derivare dalla concorrenza tra rescritti di autorità diverse sono risolti dal
Codice sulla base del duplice concorrente criterio cronologico e gerarchico,laddove i problemi che
nascono dall’interpretazione e dall’applicazione dei rescritti tra loro contrastanti sono risolti sulla
base di criteri che tengono contro del contenuto e dalla data emanazione e che,pertanto,prevedono
che il rescritto peculiare prevalga sul rescritto generale e che il rescritto precedente prevalga su
quello successivo che non lo deroghi espressamente.
Il Sommo Pontefice ha potere primaziale e la sua potestà è fondata sul diritto divino;secondo il
can. 331 il Papa è prima di tutto il Capo del Collegio dei Vescovi e poi Vicario di Cristo e pastore
della Chiesa universale e può esercitare liberamente i suoi poteri;la sua elezione avviene nel
Conclave dove si riuniscono tutti i cardinali che non abbiano compiuto gli 80 anni,e la legislazione
si trova oggi nella Costituzione apostolica gi Giovanni Paolo II.
Il Governo centrale della Chiesa è molto complesso per poter essere supportato dalla sola
persona del Papa. A ciò soccorre la corresponsabilità di tutti i Vescovi;peraltro,il Collegio
Episcopale deve agire in comunione con il Pontefice,il quale convoca nel Concilio
ecumenico tutti i vescovi,ma anche presiede,trasferisce,sospende,chiude il Concilio.
Il can. 330 descrive così il Collegio episcopale:”Come per volontà del Signore,San Pietro e
gli altri Apostoli costituiscono un unico Collegio,per la stessa ragione il Romano
Pontefice,successore di Pietro e i Vescovi,successori degli Apostoli,sono tra loro congiunti”.
2. Il principio di uguaglianza dei fedeli è uno dei principi che illuminano l’insegnamento
conciliare;secondo il Concilio Vaticano II esiste fra tutti i fedeli una vera e propria uguaglianza;è
stato osservato che occorre distinguere
l’uguaglianza personalesignifica che la condizione radicale di figlio di Dio è uguale in tutti i
fedeli e si riferisce al semplice fatto di essere assunti da Dio come figli
la uguaglianza socialesignifica uguaglianza relativa al piano di unità e uniformità nei vincoli
sociali fondamentali(comunione di fede,i sacramenti e il regime).
l’uguaglianza giuridicasi risolve essenzialmente nel fatto che tutti i fedeli hanno uguale
personalità giuridica che ha la stessa intensità in tutti.
Nei moderni ordinamenti il principio di uguaglianza è il presupposto della personalità
giuridica;la personalità giuridica(che è diversa dalla capacità giuridica)si fonda dunque sul
principio di uguaglianza.
B)I Cardinali
I Cardinali hanno origine dai quei chierici che collaboravano con il Vescovo di Roma nelle sue
funzioni;vengono perciò ancora oggi distinti in 3 ordini fondamentali:
o Cardinali vescovi
o Cardinali preti
o Cardinali diaconi
Il Codice del 1083 prevede che chi è promosso cardinale,si già non è vescovo,deve ricevere la
consacrazione episcopale.
La creazione di un nuovo cardinale avviene in 2 casi:
Direttamente con decreto del Ponteficein questo caso i Cardinali acquistano i diritti e i
doveri inerenti al proprio stato dal momento della pubblicazione del decreto
Oppure attraverso l’annuncio del Pontefice che riserva il nome in pectorenel 2° caso ciò
avverrà solo nel momento in cui è reso pubblico.
Una funzione essenziale che i cardinali debbono assolvere è quella di collaborare con il
Pontefice nel governo della Chiesa universale.
Il Concistoro rappresenta la sede istituzionale nella quale si esplica la funzione collegiale di
collaborazione dei cardinali nei confronti del Pontefice.
Possiamo distinguere tra Concistoro ordinario e Concistoro straordinario.
Il Concistoro ordinario vede convocati tutti i cardinali che si trovano nell’urbe per essere
consultati su questioni importanti che però si presentano con maggiore frequenza e per compiere
atti di massima solennità
Il Concistoro straordinario vede invece riuniti indistintamente tutti i cardinali ed ha luogo
quando vi siano peculiari necessità o questioni particolarmente gravi della Chiesa.
Il Collegio cardinalizio
Il Collegio cardinalizio è istituzionalmente abilitato all’elezione del pontefice e ad assolvere
alcuni compiti indispensabili connessi alla vacanza della Sede.
Il Corpo elettorale abilitato alla scelta del Papa,comprende tutti i membri del Collegio
Cardinalizio che non abbiano compiuto gli 80 anni.
A garanzia di una vacanza breve della Sede Apostolica è previsto che il Conclave abbia inizio
prima del 15° ,ma non oltre il 20° giorno dalla scomparsa del Pontefice e che una volta iniziato
si protragga in totale isolamento dal mondo esterno,sino al’avvenuta elezione.
a)Procedura elettorale.
1. Il modo abituale e ordinario per eleggere il Pontefice è quello a scrutinio o votazione da parte
di tutti i Cardinali partecipanti al Conclave.
-Risulta eletto chi ottiene il quorum di 2/3 più uno dei voti
-Dopo più scrutini si ritiene sufficiente la maggioranza assoluta più uno dei voti
2. Il 2° modo per eleggere il Pontefice è quello dell’acclamazione,che si verifica con
l’unanimità;gli elettori proclamano a viva voce un fedele come Sommo Pontefice,senza previo
accordo.
3. Il 3° modo di elezione è quello detto per compromesso e si ha quando i Cardinali elettori
rimettono ad un gruppo di loro il potere di eleggere il Pontefice.
Una volta effettuata l’elezione in una delle 3 forme,la elezione è canonicamente perfetta.
Ma perché si perfezioni il conferimento dell’Ufficio di Pontefice è necessaria
l’accettazione;espressa l’accettazione,l’elezione produce pieni effetti e l’Ufficio è
canonicamente provvisto.
D) La Segreteria di Stato
Presieduta dal Cardinale Segretario di Stato,essa coadiuva il Pontefice nell’esercizio del suo
potere;essa comprende
La Sezione degli affari generali = a questa Prima Sezione sono affidate molte
competenze:redigere e spedire le Costituzioni Apostoliche,le lettere decretali,le lettere
apostoliche,esercita la vigilanza sul giornale L’Osservatorio romano,sulla Radio Vaticana e
sul Centro Televisivo Vaticano.
La Sezione dei rapporti con gli Stato attende agli affari che devono essere trattati con i
governi civili.
Il Segretario di Stato cessa dall’incarico in caso di morte del Pontefice ed in tal caso l’Ufficio
viene diretto per la normale amministrazione dal Sostituito Segretario di Stato.
E) Le Congregazioni o Dicasteri
Per Congregazione oggi s’intende il singolo Dicastero con il Cardinale Perfetto e il complesso
degli uffici maggiori e minori addetti. Le Congregazioni sono 9:
1-La Congregazione per la Dottrina della fede(essa assolve una funzione di aiuto ai
vescovi,individuare le opinioni contrarie alla fede,gli errori e le dottrine pericolose che si vadano
diffondendo attraverso scritti e libri riguardanti la fede e i costumi che devono essere sottoposti
all’esame dell’autorità ecclesiastica;inoltre giudica i delitti contro la fede e i delitti più gravi
commessi sia contro la morale che nella celebrazione dei sacramenti)
2-La Congregazione per le Chiese orientali
3-La Congregazione del Culto divino e della disciplina dei sacramenti(competenza primaria di
questo Dicastero è quella di favorire e tutelare la disciplina dei sacramenti)
4-La Congregazione per le cause dei Santi(ha il compito di provvedere alle cause di beatificazione
dei servi di Dio e di canonizzazione dei beati ed ha competenza anche per le Chiese orientali;la
beatificazione è tappa obbligatoria prima della canonizzazione e per codesta è richiesta la
constatazione di un miracolo avvenuto per l’intercessione del beato dopo la beatificazione)
5-La Congregazione per i Vescovi(è competente su tutto ciò che attiene alla costituzione delle
Chiese particolari,alla loro divisione,unificazione,soppressione;inoltre provvede alla nomina dei
Vescovi e le compete la cura di tutto ciò che riguarda il retto esercizio dell’ufficio pastorale dei
Vescovi)
6-La Congregazione per la evangelizzazione dei popoli(tale dicastero dirige e coordina in tutto il
mondo l’opera di evangelizzazione dei popoli e la cooperazione missionaria;inoltre compete su tutto
ciò che si riferisce ai membri degli Istituti di via consacrata eretti nei territori di missioni)
7-La Congregazione per il clero(ha funzione di curare tutto ciò che riguarda i Presbiteri e i Diaconi
del clero secolare ed a ciò che è necessario per l’esercizio del loro ministero;inoltre disciplina la vita
,diritti e obblighi dei chierici)
8-La Congregazione per gli Istituti di vita consacrate e per la società di vita apostolica(disciplina gli
Istituti religiosi ed insieme l’attività delle Società di vita apostolica nella Chiesa latina)
9-La Congregazione per l’Educazione cattolica(la sua funzione è di curare tutto ciò che riguarda la
formazione di chi è chiamato agli ordini sacri e l’istruzione ed educazione cattolica sia del clero che
dei laici;inoltre disciplina e sostiene la Scuola cattolica,diffondendo i principi fondamentali
dell’educazione cattolica nel popolo di Dio.
F) I Tribunali
I 3 seguenti si differenziano dal Dicastero che certamente non è un tribunale:
Penitenzieria Apostolica
Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica
Tribunale della Rota Romana
1) La Penitenzieria Apostolica
Alla Penitenzieria si ricorre per implorare una grazie;non è un tribunale nel senso tecnico della
parola;tuttavia per quanto concerne l’enumerazione delle sue attività vi sono:la concessione delle
assoluzioni,delle dispense,delle commutazioni,delle sanzioni e dei condoni. Inoltre elargisce delle
grazie diverse dalle assoluzioni,dispense,ecc.
G) Gli Uffici
La Camera Apostolica = assorbe ogni competenza per quanto concerne la cura e
l’amministrazione dei beni e dei diritti temporali della Santa Sede
Il Cardinale Camerlengo = svolge una funzione mediante l’accertamento e la certificazione
della morte del sommo Pontefice. L’attribuzione più importante del Cardinale Camerlengo è
quella analoga della Camera Apostolica;opera inoltre in sintonia col Collegio dei Cardinali.
L’amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica = composta da 2 sezioni,una
ordinaria e l’altra straordinaria;
-quella ordinaria amministra il patrimonio immobiliare intestato alla Santa Sede,cura la
gestione dei contratti di lavoro del personale della Santa Sede in servizio;
-quella straordinaria gestisce il portafoglio,titoli e valute della Santa Sede,cura i mobili di
altri Enti della Santa Sede;nella sua attività insomma fruisce di tutte le prerogative proprie di
una Banca centrale.
Le 2 sezioni agiscono all’interno dell’ordinamento canonico e di quello Vaticano
Prefettura degli affari Economici della Santa Sede = quest’ufficio è equiparato ad un
organismo che sia al tempo stesso Ministero del bilancio e Corte dei conti; sono soggette
all’Ufficio di tutte le Amministrazioni anche autonome che fanno capo alla Santa Sede.
Tali Amministrazioni esibiscono i propri bilanci annuali preventivi per l’esame e
l’approvazione;i bilanci particolari vengono consolidati in un bilancio generale preventivo
che è presentato al Sommo pontefice perché lo approvi;le risorse finanziarie provengono
dalle Chiese locali e la destinazione quasi esclusiva di tali risorse spetta alla Chiesa
universale che gestisce tutte le attività.
L’organico della Prefettura degli Affari Economici è costituito da un corpo di Consultori e
da un Collegio di revisori.
H)I Consigli
Il testo della Costituzione Apostolica Pastor Bonus presenta un quadro di 12 Consigli:
1) Il Pontificio Consiglio per i laici(ha compito di vigilare sulla fedele osservanza delle leggi
ecclesiastiche riguardanti i laici)
2) Il Pontificio Consiglio della interpretazione dei testi legislativi(organismo permanente atto
ad aiutare il legislatore supremo nell’interpretazione autentica delle leggi)
La sua competenza specifica riguarda:
l’interpretazione autoritativa e vincolante delle leggi
auto tecnico giuridico agli altri Dicasteri della Curia Romana,che consiste
- nella collaborazione con i Dicasteri affinché i Decreti e le Istruzioni che essi
devono emanare siano conformi alle norme del diritto vigente.
- (prestato dal Consiglio ad altri Dicasteri per i Vescovi) nell’Evangelizzazione dei
popoli e riguarda la revisione dei progetti dei Decreti generali
- nei giudizi di congruenza legislativa a tutela del principio secondi cui non può
emansarsi dal legislatore inferiore una legge contraria al diritto del legislatore
superiore.
3) Il Pontificio consiglio della pastorale per i Migranti e Itineranti; oggetto dell’attività del
Consiglio è la pastorale dei migranti,esuli,rifugiati,apolidi,e i problemi relativi la cura pastorale,le
scuole,la formazione e la riunione delle famiglie,il mantenimento dei rapporti con la Chiesa
d’origine ecc….
- l’art. 149 rivolge l’attenzione a coloro che sono stati costretti ad abbandonare la propria patria o
non ne hanno affatto.
- l’art. 150 si preoccupa dei nomadi e dei circensi,dei marittimi,del personale degli aeroporti,del
personale di terra e di volo e infine di tutto il popolo cristiano.
- secondo l’art. 151 il Consiglio dovrebbe assistere le Chiese locali,perché tutti coloro che sia
trovano fuori dal proprio domicilio possano usufruire di un’assistenza pastorale adeguata.
A questi consigli vanno aggiunti
4) Il Pontificio Consiglio per la Famiglia
5) Il Pontificio Consiglio Cor Unum(che persegue fini di beneficienza)
6) Il Pontificio Consiglio per la Cultura
7) Il Pontificio Consiglio Iustitia et Pax(per l’affermazione dei valori della giustizia e della pace)
8) Il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
9) Il Pontificio Consiglio per l’Unione dei Cristiani
10) Il Pontificio per il dialogo inter-religioso
11) Il Pontificio della Pastorale per gli Operatori Sanitari
12) Il Pontificio per il dialogo con i non credenti
Essi hanno esclusivamente funzione consultiva e sono in realtà chiamati a svolgere attività
promozionale che presuppone una preparazione adeguata,teorica e pratica,senza che essi svolgano
funzioni giurisdizionali.