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1RE 18-19

Nel brano di 1Re 18, la narrazione si apre in modalità scenica con il comando del Signore a Elia di
presentarsi al re Acab per ottenere la pioggia; dal punto di vista narrativo, si può osservare che non è
riportata alcuna esposizione, sebbene sia, tuttavia, possibile ricavare alcune indicazioni circa le
condizioni di contorno alla narrazione a partire dal riferimento temporale che inaugura il v.1: c’era
stata fino ad allora una siccità che si protraeva da «molti anni». Il comando del Signore segna l’inizio
dell’azione. Alla richiesta del Signore di recarsi da Acab, Elia si mostra obbediente: nel v. 2a l’autore
afferma che Elia si recò da Acab. L’ordine dell’intreccio non segue la fabula, dal momento che vi è
una consistente analessi nei vv. 2b-16, in cui l’autore descrive gli eventi che intercorrono tra il
comando del Signore e la sua esecuzione da parte del profeta. Nel v. 2b il narratore in telling mette il
lettore al corrente della carestia presente in Samaria. Nel v. 3, invece, viene introdotto un nuovo
personaggio: si tratta di Abdia, di cui in telling viene riferito che era un uomo che «temeva Dio» a tal
punto da salvare un centinaio di profeti del Signore sottraendoli alla ferocia della regina Gezabele: il
riferimento a tale episodio costituisce un’analessi. Il modo di presentare i personaggi induce il lettore
a prendere posizione, a nutrire simpatia e fiducia nei confronti del servo Abdia. Il punto di vista del
narratore esplicita al lettore un episodio del quale sia il re Acab che la regina Gezabele sono
all’oscuro. Dopo uno scambio veloce di battute tra il re e Abdia, i due decidono di dividersi, ciascuno
per la sua strada, in cerca di erba per nutrire il bestiame. Al v. 7 ha luogo un incontro che genera
suspense all’interno della narrazione: Abdia incontra il profeta Elia. Quest’ultimo chiede al servo di
riferire al padrone di averlo incontrato lungo la strada: la vicenda narrata si complica a causa
dell’insistente resistenza da parte di Abdia. La narrazione mette in luce lo stato d’animo del
personaggio, la sua preoccupazione, il timore di perdere la vita qualora fosse stata svelata la sua
benevolenza nei confronti dei profeti del Signore. Contrariamente a quanto espresso nel v. 3,
sembrerebbe che Abdia tema la sua vita piuttosto che temere il Signore: tuttavia, di fronte alla
risolutezza del profeta, si ha un turning point rispetto alla complicazione: il servo si reca dal suo re a
riferire l’accaduto e il re, a sua volta, si decide a recarsi incontro ad Elia. Il racconto è carico di
suspense, dal momento che il lettore è portato a interrogarsi circa le sorti di Elia al cospetto del re
Acab. Al v.17 la narrazione riprende, dal punto di vista cronologico, esattamente quanto narrato nel
v.2. L’incontro tra Acab ed Elia in realtà si rivela essere lo scontro tra due punti di vista opposti circa
la causa della carestia che affligge il popolo. Per il re, influenzato dalle posizioni idolatriche della
regina Gezabele, la causa della rovina di Isarele è proprio il profeta Elia, mentre per quest’ultimo la
causa è da ricercarsi nella forte idolatria: per seguire Baal, infatti, il re e la sua famiglia hanno
abbandonato i comandi del Signore. Emerge una ulteriore complicazione nel racconto: Elia chiede al
re di radunare tutti i profeti di Baal, circa 450, e di Asera, circa 400. Di fronte a tale richiesta, la
suspense aumenta: per quale motivo li avrà convocati? Cosa accadrà al profeta che è da solo contro
un numero così ingente di avversari?

Ci sono due punti poco chiari in questo punto della narrazione: innanzitutto non è esplicitato il motivo
per il quale il re, forte della sua convinzione che Elia costituisca un pericolo per le sorti di Israele,
non si decide ad eliminare il profeta, ma si rivela piuttosto accondiscendente alle sue richieste. Dei
profeti di Asere, inoltre, non si ha più traccia all’interno della narrazione. Queste due ellissi non
trovano una spiegazione nel resto della narrazione, pertanto si tratta di blanks.
Il racconto procede mettendo in luce uno scontro, quello tra Elia e i profeti di Baal. Si tratta, in realtà,
dello scontro tra YHWH e Baal, come rivelerà lo stratagemma ideato da Elia. Il profeta, infatti,
radunati gli antagonisti propone loro di costruire due altari, uno a YHWH e uno Baal, con due
giovenchi e di rivolgere preghiere, ciascuno al proprio dio, perché la divinità invii un fuoco dall’alto
a consumare l’olocausto. Il dio che ascolterà la preghiera dei propri profeti sarà riconosciuto come il
vero Dio di Israele. Nei vv. 26-29 è narrato il tentativo vano da parte dei profeti di Baal di scuscitare
una qualche reazione nel loro Dio e la pungente ironia di Elia che si prende gioco di loro e di Baal.
Al v. 30 è la volta di Elia: nella descrizione della costruzione dell’altare è possibile individuare
almeno due riferimenti alla tribù di Israele, le dodici pietre dell’altare e le dodici brocche d’acqua
versate, che possono essere anche letti come elementi prolettici che annunciano la buona riuscita
dell’invocazione di Elia. Dopo che Elia, infatti, ha rivolto a Dio la sua preghiera, il Signore risponde
inviando il fuoco per l’olocausto: sorprende la sovrabbondanza degli effetti di questo fuoco che
consuma non solo l’olocausto, ma perfino la cenere, l’acqua e l’altare. Sicuramente, da un punto di
vista narrativo, un intervento così sovrabbondante contribuisce a marcare la differenza tra
l’indifferenza di Baal e la tracotante potenza di YHWH e rappresenta il vero turning point del
racconto: in tal modo, infatti, è facilitato il riconoscimento di YHWH come il Signore. Si tratta, come
si può osservare facilmente, di una trama a riconoscimento, sebbene siano presenti anche tutti gli
elementi della peripezia, come metterà in luce la risoluzione del brano con l’avvento della pioggia.

L’assassinio dei profeti di Baal coincide con l’eliminazione dell’idolatria e il trionfo di YHWH:
conseguenza di tutto ciò, infatti, è l’arrivo della pioggia attesa per un tempo così lungo, che costituisce
la risoluzione della vicenda della siccità.

Il cap. 19, si apre con una nuova complicazione. Appena udito della vicenda di Elia e dei profeti di
Baal e della conseguente morte di questi ultimi, la regina Gezabele inviò un messaggero ad Elia per
manifestargli la propria volontà di vendicare i profeti di Baal infliggendo la stessa sorte ad Elia. La
narrazione mette in luce il turbamento interiore di Elia, descritto quasi in uno stato di angoscia. Si ha
un rovesciamento rispetto a quanto appena narrato: Elia che è il vincitore si ritrova ad essere un fuga,
egli che aveva affrontato e sterminato i 450 profeti avversari ora fugge di fronte alle minacce di una
sola donna. Il culmine del suo stato d’animo si percepisce nella sua richiesta al Signore di prendere
la propria vita e di liberarlo da quell’angoscia. Al v5, tuttavia, è narrato un incontro, quello tra Elia e
l’angelo del Signore, che rappresenta narrativamente un passaggio significativo, proprio perché il
Signore invece di esaudire la richiesta del profeta, lo sprona a proseguire il proprio viaggio. SI mette
in cammino verso l’Oreb per 40 giorni e 40 notti, fino a giungere in una caverna per trovare ristoro.
Proprio lì sarà raggiunto dal Signore con il quale darà luogo a un dialogo: Elia riferisce al Signore
che gli Israeliti sono venuti meno all’alleanza con YHWH e hanno sterminato tutti i profeti tranne
lui. Narrativamente c’è un blank: nell’episodio dei profeti di Baal il popolo sembrava aver
riconosciuto la potenza di YHWH e gli unici a permanere nell’idolatria erano il re Acab e la moglie
Gezabele. Le parole di Elia, in questo punto della narrazione, riferiscono di una idolatria diffusa e di
una condotta negativa da parte del popolo.

Il Signore spingerà Elia ad uscire dalla caverna e a mettersi alla sua presenza: in un clima di suspense
crescente, il Signore sceglierà di manifestarsi ad Elia nel mormorio di un vento leggero e ciò
consentirà ad Elia di riconoscerlo e ritrovare la forza per affrontare la situazione presente: ciò
costituisce il turning point dell’episodio narrato.
La risoluzione di tale episodio coincide con quanto il Signore rivela ad Elia nel comando che gli
rivolge di alzarsi e mettersi in cammino verso Damasco. C’è un nuovo re per Aram, un nuovo re per
Israele e un nuovo profeta, Eliseo, di cui nei vv. 19-21 è narrata la vocazione profetica.

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