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COLLECTION DE L'ÉCOLE FRANÇAISE DE ROME

~~~~~~~-211~~~~~~~-

LUIGI LORETO

LA GRANDE INSURREZIONE LIBICA


CONTRO CARTAGINE DEL 241-237 A.C.
UNA STORIA POLITICA E MILITARE

ÉCOLE FRANÇAISE DE ROME


PALAIS FARNÈSE
1995
Imprimé sur papier permanent conforme à la norme ISO/CD 9706

@
~./

© - École française de Rome - 1995


ISSN 0223-5099
ISBN 2-7283-0350-9

Diffusion en France: Diffusion en Italie:

DIFFUSION DE BOCCARD «L'ERMA» DI BRETSCHNEIDER


11 RUE DE MÉDICIS VIA CASSIODORO 19
75006 PARIS 00193 ROMA

SCUOLA TIPOGRAFICA S. PIO X - VIA ETRUSCHI, 7-9 ROMA


Per Lellia Cracco Ruggini
in amicizia

« Ich bin Soldner und stolz darauf, es zu sein. Ich


kampfe gegen den Feind nicht nur im Namen der Ver-
waltung, sondem auch ais ein - wenn auch bescheide-
nes - Vollzugsorgan ihrer Aufgabe, das heifüjenes Teils
ihrer Aufgabe, der sie zwingt, gegen ihre Feinde zu
kampfen, denn sie ist nicht nur da, dem Bürger zu hel-
fen, sondern ihn auch zu beschützen» (F. Dürrenmatt,
Der Winterkrieg in Tibet, in Gesammelte Werke, Zürich
1988, p. 95).
PREFAZIONE

L'amicizia e l'apprezzamento di Claude Nicolet hanno voluto ac-


cogliere questo nostro libro nella Collection de l'École française de
Rome. Si tratta non solo di un onore ma anche di un particolare pia-
cere per il suo autore che è da sempre « abitatore » della biblioteca di
palazzo Farnese, nelle cui sale e tra i cui scaffali questo libro è stato
anche, del resto, in buona parte scritto. Il motivo di ringraziamento
è dunque duplice.
E un ringraziamento va anche alla cortesia di F.-C. Uginet e alla
competente intelligenza della tipografia.
Roma, autunno 1995
X

Gli studi di Aa. il cui nome compaia una sola volta nella bibliografta, non-
ché il primo degli studi ivi indicato di Aa. che compaiono più volte sono citati
con l'indicazione del solo nome stesso, seguito, quando del caso, dal volume e
dalle pagine. Quelli ulreriori di un medesimo A. sono citati con il nome e il pri-
mo sostantivo del titolo.
Le tre Carte che corredano il volume non hanno altra pretesa che quella di
facilitare la comprensione del testa; si avverte che la carta III è uno schema
non in scala.
INTRODUZIONE

La guerra dei mercenari contro Cartagine - secondo la sua più


tradizionale denominazione - o, più esattamente, corne vedremo, la
insurrezione libica del 241-237 a. C. 1, è un episodio della storia car-
taginese che riveste più di un motivo di grande interesse. Anzitutto
comprende in sé il più grave caso - almeno quanto alle conseguenze
- di ammutinamento nella storia militare antica fino almeno all'i-
nizio dell'età imperiale romana. Ed anche se - corne vedremo - tale
componente nella vicenda complessiva non è da sopravvalutare essa
conserva rilievo tanto in sé quanto soprattutto per l'attenzione che
raccoglie nella maggiore trattazione rimasta dell'intera vicenda,
quella di Polibio - sullo sfondo intellettuale di una sua pronunciata
avversione al fenomeno del mercenariato, che rasenta i limiti del-
1'ossessione.
In secondo luogo si tratta anche, e corne si vedrà, sopratutto, di
un caso del pari eclatante di insurrezione della popolazione indi-
gena di un territorio assoggettato ad una potenza ellenistica - quale
in quest'epoca è ormai da tempo Cartagine -, probabilmente anzi
senza uguali per intensità e consapevolezza politica anche rispetto
alle di poco posteriori vicende dell'Egitto tolemaico. Cosi corne
peculiare è il modo in cui i due momenti si intrecciano tra loro.
Anche sul piano euristico e conseguentemente metododologico
l'episodio pone questioni meritevoli di attenzione. Disponiamo
infatti di un'unica trattazione continua e completa, appunto quella
polibiana, cui si affiancano frustuli di diversi autori, Diodoro,
Appiano, Zonara (cioè Dione Cassio), cosi corne una breve ma
importante menzione in Cornelio Nepote, le quali attestano un certo
livello di interesse nella storiografia antica e, sopratutto, l'esistenza
di trattazioni quasi coeve o di poco posteriori almeno in parte
diverse da quella di Polibio.
Al fascino esotico che poteva ancora suscitare nel secolo scorso

1
Se l'anno di inizio della vicenda è incontroverso va avvertito corne relativa-
mente discusso sia se essa si concluda nel 238 o nel 23 7. Tale secondo anno è
quello a nostro avviso più probabile, per le ragioni addotte nella Parte III,
Cap. XI, e di conseguenza è quello adottato qui corne nel titolo del volume.
2 INTRODUZIONE

l'episodio è debitore di un Nachleben nella cultura moderna di un


certo rilievo. Non solo esso forma l'oggetto, o meglio Io scenario, del
primo romanzo del filone storico romantico di Gustave Flaubert, il
celeberrimo Salammbô, del 1862, dal nome dell'immaginaria figlia
di Amilcare Barca, sacerdotessa della dea Tanit, che ne è la protago-
nista 2 , ma ha fornito anche l'ispirazione ad una opera di Modest
Mussorgskij dall'omonimo titolo, di cui peraltro furono composti
solo alcuni frammenti di coro femminile poi confluiti in parte nel
Boris Godunov. Del resta già Flaubert aveva giocato con l'idea di ùna
trasposizione musicale del suo romanzo da parte di Berlioz, poi
effettivamente realizzata quasi trent'anni dopa, nel 1890, da Ernest
Reyer. E neanche la pittura pare essere rimasta insensibile al
fascina della vicenda storica 3 , a prescindere ovviamente dal fil one
iconografico 4 e cinematografico 5 - con almeno quattro film, e
alcune sequenze della stesso Orsan Welles in Quarto potere - auto-
nomamente ispirato dal romanzo flaubertiano.
La prima atttenzione storiografica moderna risale al commen-
tario militare di Polibio del cavaliere de Folard e alla trattazione di
storia militare antica di Guischardt - il Quintus Icilius dei Freikorps
fridericiani della Guerra dei Sette Anni. Lettori di Polibio ad uso
didascalico-militare, in una età in cui l'arte delle evoluzioni domi-
nava i principi della tattica, i due autori settecenteschi furono
attratti soprattutto dalla sua descrizione della battaglia del
Bagradas, benché intendendola in modo assai fantasioso ed euristi-
camente forzante, condizionati più dall'esperienza dei regolamenti
militari loro coevi che da esigenze filologiche 6 • Ma vanna ricordate
anche le trattazioni di Edward Wortley Montagu che bollava Matha

2
Una valutazione sull'accuratezza del romanzo in Warmington, p. 186, e,
quanto alla questione dei sacrifici umani a Cartagine, antistorico si ma a partire
da un'ottima conoscenza di Diodoro, ora Moscati, Sacrifzcio.
Per una considerazione dello sterminato lavoro di ricerca, con una biblio-
grafia tenuta presente di oltre cinquecento titoli in un momento culturale in cui il
confine tra funzione letteraria e storiografica non è ancora, né definitivo né an-
cor meno netto, rimane tradizionale Io studio di Benedetto.
Per un inquadramento della concezione flaubertiana della punicità nell'otti-
ca dell'orientalismo coevo Said, 181-190; Bernai p. 355-359.
E la vicenda toma ora nel romanzo dell'americano Q. Clewes, Jetlag, del
1995.
3 Un quadro di G. Surand raffigurante la battaglia di Prione è ricordato da

Veith, p. 546 nt 1, ma su di esso non ci è stato possibile raccogliere aitre informa-


zioni. Ad esso vanno aggiunte due raffigurazioni della cd. battaglia (impropria-
mente denominata, cfr. infra p. 177 nt 48) del défilé de la Hache di E. Thivier e
P. Buffet.
4
Cfr. Aziza, in Dictionnaire des figures, 344-345; ora utile il dossier fotografi-
co di Gauthier-Carroux.
5
Per esso si veda Aziza, in Dictionnaire des personnages, p. 392-393.
6
Si veda infra Parte III, Cap. III.
INTRODUZIONE 3

e Spendio corne « ... two desperate ruffians ... » e la menzione di


Adam Smith che plausibilmente ne dipende.
Niebuhr, concludendosi la sua Romische Geschichte con la fine
della I guerra punica, non si occupô della vicenda 7 , la cui prima trat-
tazione organica è perciô quella di Jules Michelet, dal suggestivo
ritmo narrativo ma dal tono talvolta melodrammatico, in un'ottica
di svalutazione della cultura punica tipica per quegli anni 8 , che fornl
anche l'ispirazione al romanzo flaubertiano 9 • Ad essa fa seguito la
menzione, più sobria, di Mommsen nella Romische Geschichte• 0 •
Dopo la dissertazione dedicatagli da Seibel nel 1848, cronologica-
mente intermedia dunque tra le due aitre trattazioni appena men-
zionate, la vicenda non ha più formato oggetto di autonoma consi-
derazione, al di fuori delle storie generali di Cartagine o dell'Africa
antica, da quella con acuti spunti, nell'ambito di un'opera a tutt'oggi
insuperata, di Meltzer a quella, assai meno originale, nell'ambito di
un'opera fortemente compilatoria, di Gsell, per menzionare le più
risalenti, a quelle ora di Warmington e di Huss nonché alla recente
biografia di Annibale di Seibert, con interessanti ipotesi sull'influsso
della vicenda sul futuro condottiero.
La trama della presente ricerca segue un triplice ordito. Prelimi-
narmente, nella Parte I, viene analizzata la posizione della storio-
grafia antica nei confronti della vicenda, sia corne studio storico-
storiografico che corne Quellenforschung, entrambi necessariamente
da presupporre corne filtro per l'ulteriore utilizzo ricostruttivo del
materiale euristico a disposizione - naturalmente nella misura in
cui i due piani per realtà interconnesse, e tanto più in una condi-
zione di disponibilità frammentaria, possono altro che astratta-
mente distinguersi.
Le successive due parti concernono invece la ricostruzione fat-
tuale delle vicende. Nella parte II anzitutto sono analizzate la genesi e
le cause del conflitto. Viene ricostruita la dinamica che porta dal rim-

7
L'aveva pero trattata nel corso di lezioni di storia romana tenuto a Bonn
nel 1827/28 e ripetuto l'anno successivo - edito poi dallo Isler nel 1846, cioè quin-
dici anni dopo la storia romana di Michelet-, peraltro cursoriamente, anche se
non senza spunti interessanti e attualizzazioni acute, cfr. Niebuhr, Vortrêige, I, 2,
p. 44-45. Si pensi ad es. all'accostamento dell'episodio della intercettazione carta-
ginese delle navi romane al problema del diritto di visita e della neutralità - di
scottante attualità a meno di vent'anni dalle due guerre della Lega dei neutri e dal
bombardamento inglcse di Copenhagen, specie per un Danese. E ugualmente
anche all'interpretazione della vicenda corne «Nationalkrieg» che difficilmente
puô non mettersi in connessione analogica - poco importa se intenzionale o me-
no - con la Deutsche Erhebung.
8 Cfr. Michelet, p. 453-457.
9
Per tale legame cfr. Gsell, III, p. 100 nt 4; Picard, Vie, p. 7.
1
°Cfr. Mommsen, I, p. 560-561.
4 INTRODUZIONE

patrio delle truppe puniche dalla Sicilia al loro ammutinamento e


l'insurrezione della popolazione indigena libica che non solo si salda
con ma, corne si vedrà, in realtà determina concausalmente l'ammu-
tinamento stesso. Su tale base si indagano poi i motivi dell'insurre-
zione e i suoi obiettivi che sono da rinvenire in una volontà politica
secessionista, scevra perô di connotazioni nazionali e sociali, cui si
sommano (forse) ambizioni individuali dei leaders del movimento.
La terza parte è infine dedicata ad una ricostruzione - secondo
un tradizionale impianto di storia militare - delle operazioni bel-
liche che si possono sommariamente e descrittivamente articolare
in tre fasi. La prima si apre con l'assedio posto dagli insorti ad Utica
ed Ippona cui fa seguito la prima controffensiva cartaginese al
comando di Annone e, dopo l'esito inconcludente di essa, una
seconda spedizione al comando di Amilcare, culminante nella vit-
toria del Bagradas.
La seconda registra un ampliamento del teatro delle operazioni
con una spedizione di Amilcare nell'interno, una controffensiva
degli insorti che porta alla defezione delle due città ancora assediate
e alla messa sotto assedio della stessa capitale e la loro successiva
sconfittta nella battaglia di Prione.
La terza si incentra infine sul colpo di coda dell'insurrezione,
favorito da un errore di Amilcare che provoca una sconfitta cartagi-
nese presso Tunisi, e sulla successiva ripresa punica e definitiva
repressione.
Parallelamente all'analisi delle operazioni militari vengono
prese in considerazione, di volta in volta, le congiunture politiche,
tanto all'interno del movimento insurrezionale che di Cartagine,
<love alla fine si attua un colpo di stato da parte di Amilcare che è
insieme coronamento dell'intera vicenda e prologo per la successiva
fase barcide della storia cartaginese.
Infine vengono autonomamente trattate - per l'unità di conside-
razione che richiedono - le vicende parallele in Sardegna e i rapporti
punico-romani durante il conflitto.
*
* *
La complessiva articolazione tematica, cosi corne la successione
concatenata degli eventi militari, ci hanno indotto a mantenere
corne unitaria la Parte III, anche se essa quanto a dimensioni, sul
piano dell' economia organizzativa della complessiva ricerca, risulta
di estensione assai maggiore delle due precedenti. Al fine di una
migliore maneggevolezza si è per questo comunque ritenuto di orga-
nizzarla su tre sezioni grosso modo corrispondenti alle tre fasi in cui
- ribadiamo sempre e solo descrittivamente e non sostanzialmente -
è articolabile l'intera guerra.
PARTE 1

LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA


CAPITOLO I

LE CAUSEE LA CONNOTAZIONE DELLA GUERRA


NELLA STORIOGRAFIA ANTICA *

Poumo

1. Nell'analisi etiologica polibiana del conflitto occorre distin-


guere due rnomenti.
Anzitutto, nell'accostarnento con la all'incirca coeva - quanta
allo scoppio, non quanta alla durata, brevissima per quest'ultima -
guerra falisca di Roma egli sernbra voler <lare un irnplicito accento
storico-filosofico 1, che ci pare consapevolmente rnirato a far risal-
tare la connessione causale tra le due guerre interne e il rnaggior
conflitto appena concluso, attesa anche la sua nozione di ai'tia 2 • Il
parallelo romano è posta infatti da Polibio non corne puramente
retorico ma corne strutturalmente intrinseco ( « ... lôiov n Kai
n:apan:Â.Ticnov àµq>o-rÉpotç; auvéJ311 n:a0Eiv ... » )3, difficilmente puo
quindi essere casuale e non avere invece, per quanta ellitticarnente,
uno specifico significato. Per comprendere quale se ne deve ricer-
care il punto di fonda. L'unico elernento comune ai due episodi è il
fatto che sono posti corne immediatarnente - e causalmente - conse-
guenti alla guerra di Sicilia e concernono la dimensione lato sensu
interna delle rispettive cornpagini. Per il resto infatti è evidente,
anzitutto, che l'uno riguarda la potenza vincitrice, l'altro quella
sconfitta. Inoltre non si puo sostenere che un elemento di identità
sia nel fatto che la controparte nei due episodi è rappresentata da
alleati; questo è vero per i Falisci ma - corne diremo più oltre - non
puo dirsi né per i mercenari - che sono il soggetto principale della

* In tale Parte usiamo di preferenza l'espressione guerra o conflitto per de-


signare l'intera vicenda per evitare il rischio di confusione tra la natura reale di
insurrezione politica - quale sarà chiarita nella Parte II - e la percezione diversa
degli storici antichi.
1
Cfr. Pulyb. I 65, 1-2.
2
Perla quale soprattutto Walbank, Polybius, p. 158 e inoltre Petzold, p. 9-
12; Meister, p. 150-155; diversamente Pedech, p. 80-90, soprattutto 86, che limita
ail'esclusivo momento soggetivo intellettuale il concetto. Nel caso di specie man-
ca comunque la dimensione psicologico-individuale.
3
Esso pertanto non puô ridursi sbrigativamente ad una semplice curiosità,
corne fa invece Pedech, p. 410.
8 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

vicenda nella ricostruzione polibiana - né per i Libî che, nell'orga-


nizzazione della stato cartaginese, sono semplici sudditi. E anche le
caratteristiche intrinseche delle due vicende - durata, gravità e con-
seguenze - sono poi tra loro diverse, avendo in comune solo il fatto
di costituire difficoltà interne di una certa rilevanza.
L'elemento chiave del parallelismo, nel quale si rivela il signifi-
cato che Polibio vuole atttribuirgli, è la guerra di Sicilia corne tale,
cioè nelle sue caratteristtiche di conflitto di enorme impegno mate-
riale e temporale. Ciè> che dunque si vuole evidenziare con l'accosta-
mento è la connessione causale che si innesca - o almeno puè> inne-
scarsi - tra una guerra di tale portata e una destabilizzazione
interna 4 agli stati belligeranti ed indipendentemente dal sua esito -
ed in ciè> è anzi soprattutto da cogliere l'originalità della formula-
zione - in quanta altrimenti sarebbe fuori posta l'accostamento di
vincitori e vinti. Ciè> è ulteriormente confermato da Cornelio Nepote,
che, sui punto, usa manifestamente Polibio corne indica l'adozione
della stessa dinamica (rivolta dei mercenari estesa da questi alla
Libia; carattere totale della posta in gioco) e che tra gli autori perve-
nutici è il solo a porre direttamente tale causalità - ovviamente
senza approfondirla - « ... diuturnitate externi mali tantum exarsit
intestinum bellum ... » 5 - traduzione letterale, ma proprio per questo
corne vedremo erronea, del noÀEµoç tµcpuhoç polibiano.
In seconda luogo, d'altro canto, l'àpxi) rappresenta per Polibio,
corne si vedrà 6 , già una più che compiuta sequenza evenemenziale.
Ciè> spiega perché all'interno di essa egli si soffermi, con moita più
cura ed esplicitezza che non perle cause della guerra corne tale, su
una dimensione causale, arrivando a parlare, corne vedremo, di
àpx11yov Kai µ6vov ai'."nov 7 • Egli pare cosl distinguere tra la causa del-
la guerra e la causa della sua àpxi) 8 • Si coglie in ciè> una discrasia
logica, conseguente alla sua concezione generale di quest'ultima,
quasi corne evento minore già parte dell'evento maggiore 9 , e che a

4
Il conflitto falisco, nel suo significato politico, è spia di una necessità di
Roma di ristabilire l'immagine incrinata della propria forza nei confronti della
Federazione dopo la lunga, sofferta ed incerta guerra con Cartagine, cfr. su ciô
Loreto, Conflitto.
5 Cfr. Nep, Ham., 2, 1.
6
Cfr. infra p. 4 7.
7
Polyb. I, 66, 10.
8
Rispetto dunque alla tricotomia uitia, np6q>acnç, à.pxit per la quale Wal-
bank, Polybius, p. 158-159, si ha una duplice variante nell'assenza della seconda e
nella introduzione di un etiologia di II grado.
9
Per essa, in generale, Petzold, p. 28; 110; 137-138; Walbank, Polybius,
p. 158, diversamente Pedech, p. 92,-93. Quello in questione è una à.pxit quanto
mai lunga e articolata che meriterebbe di essere considerata nello studio della ca-
tegoria polibiana più di quanta non sia stato sinora fatto.
LE CAUSE DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 9

Polibio pare sfuggire per le ragioni che vedremo; e cioè se la


seconda sia o mena del pari determinante per il conflitto stesso, se
cioè senza di essa, ossia con una gestione diversa della crisi, questo
avrebbe potuto o mena essere evitato. Di modo che sarebbe inesatto
ricondurre la causa dell'àpxit al concetto moderno di causa scate-
nante.
2. Entriamo dunque nel merito di tale seconda etiologia. Cio che
la caratterizza è l'attenzione ad una successione di snodi causali 10 e
parallelamente la mancata individuazione di un singolo evento car-
dine scatenante, l'attenzione ai modi di amministrazione della crisi
da parte del governo punico, con una specifica enucleazione dei
relativi errori comportamentali 11 , e soprattutto l'a priori di radicale
critica per il mercenariato e ogni sistema militare che vi sia basato 12 •
Il mercenario appare corne un tipo antropologico, connotato
secondo stereotipi topicamente negativi, quale la babele liguistica 13 -
abitualmente connessa nel pensiero etnografico greco al concetto di
barbarie e non corrispondente (almeno pienamente) alla realtà sto-
rica corne vedremo emergere dalla contraddizione di Polibio stesso
in materia - e l'abitudine alla violenza 14 , quasi infraumano 15 , equipa-
rato con un giudizio di valore al barbaro 16 , il quale pressoché deter-

10
Cfr. Polyb. I 66, 6; 67, 1; 2; 11; 13; 68, 8; 9; 13; 69, 8; 13; 70, 5.
Il Cfr. Polyb. I 66, 6; 8-9; 67, 1-2; 12 (indirettamente); 68, 1-3; 11; 69, 1-2; 70,
1-2
12
Cfr. Polyb. I 66, 10; 11.
13
Cfr. Polyb. I 67, 3; 67, 8; 69, 12; 80, 8.
14
Cfr. Polyb. 1 81, 9-11.
15
Cfr. Polyb. I 67, 6; 70, 6; 81, 9. Di rilievo è anche 1 67, 7 dove con disprezzo
di marca aristotelica si parla di meticci (µtÇÉÀÂ.T)Vt;Ç), e ôoùÀ.ot. La proposizione
relativa è posta alla fine dell'elencazione in modo che sintatticamente puo riferir-
si sia all'ultimo termine che all'elenco corne unità, ma se Polibio avesse voluto li-
mitarla inequivocabilmente ai µ1Ç€Â.À.TJVt;Ç gli sarebbe stato sufficiente non porli
alla fine dell'elenco, anticipando di conseguenza la relativa; mentre d'altro canto
è significativo corne contrapponga stilisticamente il blocco di Iberi ... mixellenes
ai Libî con cio mostrando di considerare il primo, alla cui fine appunto si trova la
relativa, corne una unità logica. Ci sembra quindi diversamente da Musti, Polibio
e la democrazia, p. 206 che essa si riferisca più probabilmente a tutte le nazioni
elencate. Significativo è il fatto che un esercito di mercenari non possa costituire
un corpo organico, «politico» in senso classico, ma solo una massa ingoverna-
bile, cui caratteristica è la -rup~ri. cfr. 1 65, 7-8; 67, 8; anche 67, 3; e che le loro
azioni siano descritte corne dettate dall'ebbrezza del vino, cfr. I 69, 12. In un altro
episodio collettivo ricorre l'accostamento al mondo ferino, cfr. 1 79, 8; 80, 10; 81,
9. Del pari la guerra condotta da loro è connotata patologicamente con una equi-
parazione ad un cancro dell'anima, cfr. I 81, 5-9.
16
Cfr. espressamente Polyb. I 65, 7-8, <love non è il caso dei mercenari a ser-
vire da esempio della differenza tra civilizzazione e barbarie, corne ritiene invece
Walbank, Polybius, p. 89, ma quest'ultima a servire da paradigma esplicativo
delle differenze tra mercenari e truppe cittadine. Il che implica quanto al proces-
so mentale polibiano che è Io schema barbarie/civilizzazione ad essere impiegato
10 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

ministicamente tende ad una propria patologia che è il rilassamento


morale non frenato, corne presso le milizie cittadine, da rrmùda,
voµm e rroÀtnKot E0Etç 17 e, una volta scoppiata la guerra, la bruta-
lità18, e di cui l'ammutinamento sembra una conseguenza obbli-
gata19. E proprio per questo Io storico non individua all'interno del
complesso un singolo momento scatenante. Tale prospettiva di radi-
cale critica appare quindi in realtà un vero modello esplicativo pre- e
meta-fattuale 20 - che tra l'altro non si limita al momento genetico
ma si estende anche a spiegare il carattere di totalità della guerra,
corne vedremo tra breve - , il che diviene evidente ad es. quando
parla di àvécnç Kat CTXOÀÎl che àqmécr-ta'tOV Urr<IPXEl ÇEÇtKaîç ÙUVÛ-
µEcrt ... » 21 - dunque non un evento specifico ma un modello assoluto
di situazione comportamentale -, e che condiziona, corne filtro
selettivo, tutta la ricostruzione dello storico. Oltre a cià va poi
richiamato corne nell'enucleazione delle tre ragioni (ahiai) di inte-
resse della complessiva vicenda egli ponga il fatto che « ... µciÀtcr't · av
ne; ÈK "COOV "CO"CE YEYOVO'tCüV tmyvoi11, "COUÇ 'tE xproµévouc; µtcr0ocpoptKaîç
ùuvciµEcrt -ri va ôd rrpoopàcr0m Kat qmÀcinEcr0m µaKp60Ev tvapyécr'ta't ·
dv ÈK 'tf]Ç 'tO'tE rrEptcr"CÛCTEffiÇ cruv0Eropi]crEtE, rrpoç fü; "COU"COlÇ ti ùta<pépEt
Kat KUîÙ rrocrov 11011 cruµµtK'tU KUt J3cipJ3apa "COOV ÈV rratÔElUlÇ KUt voµotÇ
Kat rroÀ.tnKoîç i:0Ecrtv ÈKîE0paµµévrov» 22 ; fatto confermato da almeno
due digressioni teoriche, l'una piuttosto lunga sui vantaggi e svan-
taggi delle armate mercenarie plurinazionali 23 , l'altra, più breve,
sugli effetti dell'inattività e del rilassamento su di esse 24 .
E il carattere condizionante del modello ritorna Il dove, a guerra
inoltrata, e quando ormai statisticamente i mercenari sono nell' eser-
cito una minoranza per le perdite sofferte, egli spiega l'escalation di

per cornprendere e valutare la realtà rnercenaria in modo deduttivo e non la real-


tà fattuale dei mercenari a costituire un elernento induttivo che porta al primo; il
che vuol dire che i mercenari sono per Polibio a priori barbari e non che egli
giunge a tale conclusione sulla base dell'episodio concreto dell'ammutinamento.
La radice di tale condizione è vista nella educazione a partire dall'infanzia e ap-
punto nell'abitudine alla violenza, cfr. Polyb. 1 81, 10-11. Per il giurarnento terri-
bile infra p. 74.
17
Intenderemmo l'inciso di Polyb. 1 66, 10, (( ... à.vicrecoç Kai. crxoÀl)ç, Û7tEp
Ùq>UEO"îU'tOV U1tapxe1 Ç,evtKUÎÇ Ôuvaµem ... », che ha un implicito termine di para-
gone, in relazione a 1 65, 8.
18
Cfr. Polyb. 1 81, 9-11.
19
Non a caso si attribuisce a Giscone la previsione di esso, cfr. Polyb. 1 66, 2.
20
Questo è del resto un suo procedimento metodologico abbastanza tipico;
Io si trova infatti ad es. nella analisi della costituzione romana, almeno se ha ra-
gione Gabba, p. 808 nel definire Io schema della mikte un « rnodello finleyano o
weberiano ante litteram ».
21
Polyb. 1 66, 1O.
22
Polyb. 1 65, 6-8; cfr. Walbank, Polybius, p. 89.
23
Cfr. Polyb. 1 65, 6-7.
24
Cfr. Polyb. I 66, 9-10.
LE CAUSE DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 11

efferatezza facendo specifico riferimento alla antropologia delle


masse mercenarie e dei loro capi 25 •
3. Da tale complesso di osservazioni emerge che quello che
Polibio formula nella sua archeologia e che anzi è la ragione stessa
della autonoma distinzione di essa nel complesso capitolo dedicato
alla guerra è dunque Io studio di un caso esemplare - scelto a prefe-
renza di altri episodi, magari dell'ammutinamento dei mercenari di
Pergamo nel 260 ca. e sicuramente della vicenda di Messana, nella
quale il 1uolo dei inercenari è considerato in modo neutro 26 , corne il
più significativo - del sistema militare basato sul mercenariato nella
sua patologia. Cioè corne individuazione dei rischi che esso pone,
appunto quelli di un ammutinamento - oltre che di una guerra
totale-, e corne analisi dei meccanismi del prodursi di questo. In
relazione a cià l'analisi del comportamento del govemo cartaginese
nella crisi funziona corne contraltare, cioè corne modello negativo di
errori che, nel verificarsi di situazioni analoghe, un govemo deve
evitare.
La funzione pertanto non è (solo, o almeno in primo luogo) sto-
riografico-ricostruttiva - corne ad es. per quanto riguarda l'interesse
della vicenda anche corne causa della guerra annibalica 27 - ma
sociologico-didascalica; e rilevante in proposito è anche il verbo reg-
gente di Polyb. I 65, 6-7, cruv0Eü>pÉCo 28 • Cià del resto si inquadra in
modo naturale nella sua concezione utilitaristica della storia 29 •
Tali elementi inducono a ritenere che la archeologia non sia
pensata fine a se stessa ma in funzione di un destinatario ideale che
dalla sua lezione poteva cioè trarre concretamente partito. Se ci
chiediamo quale sia viene da rilevare che, corne altrove 30 , il pubblico
a cui pensa altro non possa essere che quello delle ultime potenze

25
Cfr. Polyb. 1 81, 10-11 rel. 79, 8-80; 81, 5-11.
26
Cfr. Polyb. 1 7, 2-12.
27 Cfr. Polyb. 1 65, 8-9. Quanto sinora osservato ci pare indicare che Pedech,

p. 76, peraltro senza osservazioni relative al testo ed assai brevemene, abbia torto
a ritenere quest'ultima ragione corne prevalente; con il diverso argomento del fat-
to che tale ragione non giustificherebbe l'ampiezza della trattazione si veda in
contrario anche Roveri, p. 123. Per Musti, Polibio e la democrazia, p. 206, diversa-
mente da noi, l'interesse polibiano è invece di tipo politico ideologico, cfr. anche
infra nt 45. Mentre per Mazzarino, II, 9, p. 141, un pô genericamente, egli era so-
lo interessato ad intendere la natura dell'esercito mercenario di Cartagine.
28
Per un suo uso signifü.:alivo <lei valore nella teorica polibiana cfr. Polyb. III
32, 5.
29
Per essa in generale cfr. Roveri, p. 106-112; il quale pure nota il carattere di
«didascalica militare» della sezione, cfr. p. 58; 123-124, peraltro senza approfon-
dire appieno la funzione specifica e la reale portata dell'oggetto e senza porsi il
problema dei destinatari.
30
Si veda Loreto, Polyb. X, p. 352-353.
12 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

ellenistiche indipendenti cui, in questo caso, intende sconsigliare


l'adozione od il mantenimento di sistemi militari a base mercenaria,
con implicito suggerimento dell'adozione di sistemi nazionali, 7tOÀt-
nKai ôuvuµEtç, corne li chiama in contrapposizione 31 , con in mente il
modello romano 32 • Cià diventerà palese poi nella celebre synkrisis di
Polyb. VI 52, 4-7, in cui il sistema militare romano basato sull'eser-
cito cittadino e quello cartaginese basato sui mercenariato sono esa-
minati in parallelo; in essa peraltro domina una tematica più gene-
rale, di tipo costituzionale ed etico 33 , e di cui - forse anche
consapevoh11ente - l'archeologia <lella noslra guerra puà conside-
rarsi, quanta al sistema mercenario, la disanima tecnica presup-
posta.
Da cià consegue chiaramente perché per lui, a differenza, corne
vedremo subito, di altri autori, i protagonisti della vicenda siano i
mercenari. E che si tratti di una interpretazione storiografica perso-
nale rispetto al materiale a sua disposizione, oltre che alla realtà dei
fatti, emerge non solo corne vedremo dal confronta con le aitre tra-
dizioni in qualche modo pervenuteci, ma anche da alcuni indizi

31
Cfr. Polyb. 1 68, 2.
32
Si noti in particolare corne una progressiva mercenarizzazione - parallela-
mente ed a causa dell'immissione dell'elemento indigeno, non meno sgradito a
Polibio, cfr. V 107, 2-3 - fosse in atto nel sistema tolemaico nel II secolo - e del
resto già dal tempo di Raphia stessa - specie per le guarnigioni stanziali e le
truppe di pronto impiego concentrate ad Alessandria - cfr. Griffith, p. 119-122;
123; 129-130; 131-135; 140-141; Launey, I, p. 83; 84; 101 (peraltro nel quadro di
una interpretazione in parte diversa, p. 103); Bar-Kochva, p. 201; diversamente
Van't Dack, Évolution, p. 16-22 = 90-95 (vedi pero 19 = 92); non si occupa del pro-
blema Heinen - che complessivamente ne esaurivano la aliquota permanente,
cfr. Heinen, p. 106; e tanto più in modo interessante in quanto, corne per Carta-
gine, essi erano assoldati in prevalenza in territori soggetti, cfr. Bagnall, Origins,
p. 16-17. Ed è significativo corne proprio Polyb. XXXIV 14,1; 3 (cfr. anche XV 25,
16-18) lamenti, corne impressione ricavata personalmente dalla visita della città,
Io strapotere nella capitale di to µtcr9ocpoptK6ç nella latitanza del potere regio e in-
sista, probabilmente con un esagerazione, cfr. Griffith, p. 122-123, che per noi è
significativa, sull'elemento mercenario presente a Raphia, cfr. V 63, 8-9; 65, 3-4.
Se si considera che il viaggio ad Alessandria va collocato tra il 144 e il 134,
cfr. Waibank, Polybius, p. 48, e la tesi di Laqueur, p. 159-160; 259-260 di una po-
steriore redazione e conseguente aggiunta della sezione sull'insurrezione libica
(contra Walbank, Polybius, p. 132, ma senza argomenti) - corrispondente se-
conda Io studioso tedesco a quella da lui identificata corne 4a edizione, caratte-
rizzata da una prospettiva storico-universale - verrebbe conseguente supporre
che proprio l'impressione riportatane costituisse Io stimolo a studiare il più cla-
moroso tra gli ammutinamenti di mercenari.
Una presenza rilevante ma non assorbente e, soprattutto, non in un trend
analogo a quello egiziano era anche nell'esercito siriano, cfr. Griffith, p. 165-170;
Bar-Kochva, p. 48-53; mentre prevalenza esclusiva dà Launey, 1, p. 59-60 all'ele-
mento indigeno. Completamente mercenarizzato pare essere nel II sec. anche l'e-
sercito del Ponto, cfr. Griffith, p. 184-185.
33
Analogamente che in Polyb. XI 13, 5-8.
LE CAUSE DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 13

interni sotto forma di contraddizioni, che paiono verosimilmente il


frutto di un conflitto redazionalmente non sempre risolto tra l'appli-
cazione del modello interpretativo e le sue fonti. Cosi già a livello di
dettaglio, corne accennammo, per quanto riguarda la babele lingui-
stica con cui sono radicalmente incompatibili altre notizie 34 , signifi-
cativamente appartenenti alla narrazione delle operazioni militari,
cioè dopo e fuori l'archeologia e in un contesto quindi rispetto al
quale il modello adottato ha minore rilevanza. E soprattutto poi li
<love affiora il ruolo autonomo dei Libî nella genesi del conflitto 35 ;
cosi corne quando chiama di mercenari una armata che, per sua
stessa ammissione 36 , si compone in maggioranza di Libî che tutto
possono essere fuorché mercenari.
La ipotesi di un impiego di Libî corne mercenari 37 non puà
infatti essere condivisa per diverse ragioni. Anzitutto è poco proba-
bile che i Libî soggetti ai Cartaginesi in condizione di semilibertà, o
comunque di sudditanza, godessero del diritto di arruolarsi corne
professionisti della guerra quali erano i mercenari. In secondo luogo
nell'Antichità l'ingaggio di questi da parte di uno stato avviene per
bande già formate e non individualmente, mentre evidentemente
difficilmente potevano esistere bande di mercenari libici nell'Africa
punica, sia perché per ragioni di ordine pubblico non sarebbero
state tollerate - a meno di pensare ad un mercato mercenario per-
manente presso qualche località non politicamente soggetta a Carta-
gine, una sorta di Tenaro africano, di cui perà non esiste traccia -,
sia perché non avendo alcuna notizia di un loro impiego da parte di
altri stati, e con cià di una loro partecipazione al mercato interna-

34
Proprio perla questione linguistica cfr. Polyb. I 80, 6-7, che mostra corne i
soldati disponessero di almeno un punico pidgin per intendersi tra loro; anche
79, 9; Walbank, p. 135, che non spiega pero la ragione dello stereotipo; tornere-
mo sul problema anche più oltre.
35
Cfr. infra Parte II, Cap. II.
36
Cfr. Polyb. 1 67, 7, su cui le nostre osservazioni alla nt successiva.
37
Cfr. Griffith, p. 219-220; seguito da Walbank, p. 134, i quali ritengono che
il servizio militare sarebbe stato sostituito da una maggiore imposta e dunque i
Libî sarebbero effettivamente volontari = mercenari. È anche da dire che il ruolo
dei Libî in Polyb. l. c. è alquanto ambiguo e non necessariamente da ritenere che
appaiano corne mercenari, corne i due studiosi invece ritengono. Infatti Polibio
qui descrive semplicemente la composizione dell'arma ta cartaginese concentrata
a Sicca (cfr. Polyb. 1 67, 6: füwciµetç). È vero che poco prima ha riferito della pras-
si cartaginese di impiegare notKiÀm Kai µm9ocpoptKai ôuvétµw; (Polyb. 1 67, 4) ma
cià non implica - né rispetto alla strutlura di 67, 4 rel. 67, 7 né allo stesso sintag-
ma appena riportato, il quale anzi sintatticamente importerebbe proprio che le
1tOtKiÀm non sono identiche alle µtu9oq>optKai ôuvciµetç in quanto altrimenti si sa-
rebbe usato non un polisindeto ma un asindeto -, almeno necessariamente, che
tutte le nazionalità Io fossero corne mercenarie. Tale non chiarezza di Polibio ci
pare in effetti uno dei frutti involontari del suo modello che Io porta a vedere
sempre in primo piano i mercenari.
14 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

zionale dei mercenari, specie nel monda ellenistico, non se ne


vedrebbe la ragione. In terza luogo la stessa notizia appianea di ben
tremila disertori libici, (ri)consegnati <lai Romani, giustiziati
mediante crocefissione <lai Cartaginesi 38 rende assai improbabile
che (anche solo parte de)i Libî - almeno quelli in questione, ma
dovendosi trattare dell'intero numero dei disertori di tale naziona-
lità nella guerra con Roma per forza di cose rappresentavano cam-
pionariamente Io spettro del loro impiego - fossero arruolati corne
mercenari e non corne coscritti. Il passaggio di campo rientrava
infatti nelle prassi del mercenariato e non era sanzionato percià alla
stregua del tradimento, cui invece tipicamente si connette la pena in
questione; controprova ne è decisivamente il fatto che di riconsegna
di disertori non libici - e cioè appunto di mercenari - non c'è
traccia, e ancor meno di loro esecuzioni. Infine sul piano economico
non si vede che convenienza potesse avere il governo punico ad
arruolare corne mercenarie truppe che poteva avere corne coscritte,
se si considera che la tariffa di mercato delle prime doveva essere
sensibilmente più alta del soldo corrisposto alle seconde 39 e che a
parità di costi le truppe libiche difficilmente potevano <lare le stesse
prestazioni di soldati professionisti. E proprio se ci fosse stata la
riforma di cui ipotizzano i due studiosi - di sostituzione della coscri-
zione con una imposta - il suo senso - sempre a tenore dell'ipotesi -
sarebbe stato quello di usare i proventi per reclutare truppe migliori
- appunto mercenari professionisti - di quelle che la leva indigena
poteva fornire: se con le imposte si arruolavano gli stessi che si
sarebbero arruolati con la coscrizione, e per di più con una spesa
maggiore, non si vede che scopo essa potesse avere. Né si puè> far
valere in tale ambito l'indicazione di Appiano di Libî corne alleati
(cruµµaxôvn:;ç) dei Cartaginesi 40 , dal momento che essa è, corne
diremo, una notizia erronea frutto di un fraintendimento della
realtà statuale cartaginese da parte della sua fonte.
Proprio l'impiego di tale modello meta-fattuale spiega la
discrasia tra i due blocchi etiologici di cui dicevamo, in quanto il
determinismo latente nel modello fa si che egli non sia portato a
chiedersi quanto il complesso casuale dell'ùpxft sia determinante per
l'ammutinamento stesso. E proprio da tale duplice condiziona-
mento, modellistico e di percezione difettosa delle cause immediate,
scaturisce una organizzazione in parte fuorviante degli eventi, corne
si vedrà. Il fatto che non si comprende da quale momento in poi
abbia effettivamente inizio l'ammutinamento deriva proprio dal

~8 Cfr. App. Sik. 2, 8.


39
Si veda Gsell, II, p. 355.
4
° Cfr. App. lb. 4, 15.
LE CAUSE DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 15

fatto che per Polibio esso è latente al sisterna del rnercenariato corne
tale, per cui sernbra corne esistere fin dal rientro dalla Sicilia.
Ci si puo chiedere se tale rnodello sia polibiano o se Polibio non
Io recepisca dalla sua fonte 41 - o rneglio da una di esse. Il fatto tut-
tavia che egli insista anche altrove sul problerna del rnercenariato 42 e
il fatto che - corne direrno - la fonte che pare fornirgli il rnateriale
sul ruolo dei rnercenari nella vicenda non sernbra pregiudizialmente
loro ostile - anzi piuttosto il contrario - ci porta a propendere per la
specificità polibiana del portato. E l'importanza che il problerna
mercenario riveste per lui è sottolineata del resto anche dal rapporto
proporzionale tra Io spazio occupato dalla sezione e quello dedicato
alla guerra con Roma 43 •
Non è questa la sede per entrare nel rnerito dell'a priori di tale
sua polernica, rnachiavelliana ante litteram 44 , contro il rnercenariato.
Ci limitiarno a rilevare che, anche corne percezione storica del feno-
rneno in sé, essa è influenzata da valutazioni ideologiche e culturali
di carattere pregiudiziale 45 •
Basti pensare che la connotazione barbarica del mercenariato
contraddice e volutamente ignora il fatto che esso attinge arnpia-
rnente alle popolazioni greche - e non solo certo rneticce -, non
ultimo caso Io stesso spartano Santippo di cui proprio Polibio tesse
l'elogio 46 •
L'esistenza di questa ipoteca non solo giustifica rnetodologica-
mente ma obbliga a ricostruire la archeologia usando criticamente il
testo polibiano alla luce non solo delle contraddizioni esterne ed

41
La Bua, p. 245-246 riconduce in effetti a Filino l'accento critico sui merce-
nari richiamando i capitoli polibiani sulla guerra di Sicilia. Ma qui il tono è meno
forte e non si ha l'impressione dell'applicazione di un modello pregiudiziale ai
fatti e soprattutto problema è se anche in essi non sia piuttosto Polibio a sovrap-
porsi alla sua fonte.
42
Ad es. i già ricordati VI 52, 4-7 e XXXIV 14, 1; 3 rispetto ai quali a priori
non puo nemmeno porsi la questione se provengano dalla sua fonte (ancor meno
poi da quella usata per la guerra di Sicilia).
43
Per tale rapporta, 24 capitoli per tre anni e quattro mesi a fronte di 54 per
24 anni, si veda Musti, p. 206; ib. nt 164.
44
È appena il casa di notare che nella formazione del segretario fiorentino
proprio queste pagine polibiane devono aver rilevato non poco. Per la sua cono-
scenza di Polibio, tramite traduzioni latine, ora Garin, p. 5-22.
45
Musti, p. 205-207 ne rimarca il carattere politico in virtù della relazione
posta da Polibio tra mercenariato e tirannide in opposizione al sistema democra-
tico. Noi rimaniamo dubbiosi, anche alla luce dï Polyb. VI 52, 4-7, St= il pregiudi-
zio politico sia causa od effetto della sfavore strettamente tecnico, in quanto è so-
prattutto sulla innafidabilità corne strumento militare, nel rapporto rischi/van-
taggi, che egli insiste nella trattazione della guerra libica.
46
Cfr. Polyb. I 32-36, 4; naturalmente la contraddizione polibiana è solo re-
lativa in quanta Santippo non rileva corne semplice soldato mercenario ma corne
condottiero in generale. Per i Greci nell'esercito punico infra p. 118.
16 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

interne ma, una volta riconosciuta la matrice, delle stesse forzature


modellistiche, almeno n <love incontrovertibilmente tali - corne
appunto si cercherà di fare nella Parte II.
4. Va rilevato infine corne quanto osservato non risulti nem-
meno ridimensionato ma, al contrario, ulteriormente confortato dal
modo in cui poco oltre Polibio perccpisce l'estensione del conflitto
alle popolazioni libiche 47 • L'adesione di queste è presentata corne
meccanica e semplicemente su invito di Matho. Ma soprattutto è
importante considerare il modo in cui la notizia di tale estensione è
inserita nella cornplessiva architettura narrativa e quindi nella
logica ricostruttiva dello storico. Essa si trova infatti dopo la cesura
di 1 70, 7 che, corne diremo, segna la conclusione dell'archeologia e
il passaggio alla narrazione degli eventi militari. È cioè collocata
fuori e dopo l'archeologia dai cui meccanismi interni di causalità
dunque è esclusa. E l'intenzionalità dell'esclusione trova una piena
spiegazione, oltre che conferma, nel fatto che Polibio non considera
tale adesione causa della guerra e neanche di un suo semplice allar-
gamento ma solo di una caratteristica del confli tto già esploso che
vale a conferirgli particolare drammaticità, e cioè della difficoltà in
cui vengono a trovarsi i Cartaginesi 48 •
Naturalmente corne fatto autonomo essa, a sua volta, presup-
pone una causa specifica che è individuata nel malgoverno punico
durante gli anni precedenti 49 • Ma è significativo che Polibio non
colga corne una causalità potrebbe esistere direttamente tra questo
malgoverno e la guerra in sé.

LA STORIOGRAFIA RESIDUA

1. Delle tradizioni residue sulla guerra Diodoro è - o meglio,


data la problematicità oltre che la scarsità di cio che ne rimane tra-
mandato, sarebbe - prezioso in ragione del suo usuale carattere
meramente compilatorio 50 che gli fa seguire sempre fedelmente e
impersonalmente, per molti capitoli, una sola fonte 51 e per il fatto

47
Cfr. Polyb. 1 71, 7-8; 72.
48
Cfr. Polyb. 1 71, 1-2; 4; 6; rel. 72, 1, <love i KaKoi possono essere solo quelli
specifici enumerati nel capitolo precedente e non la guerra corne tale, corne
conferma anche l'impiego del medesimo termine in 1 73,1 <love indica le difficoltà
nonostante le quali Annone riesce ad arruolare il primo esercito per fronteggiare
la situazione.
49
Cfr. Pulyb. I 72, 1-5.
50
Per esso cfr. Schwartz, s. v. Diodorus, col. 669 = p. 45; Mazzarino, 11,9,
p. 339; Homblower, p. 19-22, <love si seguc l'intera questione; 23-32 per le
conclusioni di conferma all'indirizzo prevalente; si veda anche sui punto specifi-
co La Bua, p. 236.
'
1
Cfr. Hornblower, p. 28.
LE CAUSE DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 17

che, perla nostra vicenda, corne diremo, questa fonte è una di quelle
note a Polibio; con cià divenendo utile per verificare quanto appar-
tenga alla visione soggettiva di questi. Il problema dell'identifica-
zione di tale fonte - comunque corne vedremo alternativamente
Sosilo o Sileno - sarà affrontata più oltre sia perché è preliminar-
mente necessario 1'esame della materia diodorea in sé, sia perché cià
risulterà più agevole e corretto nel quadro di una complessiva valu-
tazione delle trattazioni storiografiche più risalenti della vicenda.
Il primo problema che la trattazione di Diodoro pone è interno
alle testimonianze che ne sono rimaste.
Disponiamo infatti, sulle cause della guerra che qui solo interes-
sano, di quattro excerpta, due dalla collezione costantiniana, due da
quella hoescheliana, che, differiscono radicalmente e, in taluni
punti, inconciliabilmente tra loro, obbligando percià a sceverare
preliminarmente la questione di quale sia quello che più probabil-
mente risponde al testo diodoreo originario.
Gli excerpta hoescheliani5 2 , a differenza degli altri due, sono
ostili ai mercenari e usano il tema dell'esagerazione delle loro pre-
tese (um;p~aÂ.Â.oucraç), riferendone anche il contenuto. All'opposto il
primo di quelli costantiniani 53 , pare ritenere che i mercenari richie-
dessero solo quanto loro dovuto ed insiste sul torto dei Cartaginesi
che glielo rifiutano; cià rende impossibile che entrambi i gruppi
riproducano il perisiero di Diodoro 54 • Inoltre il loro tenore rende
improbabile che la differenza sia dovuta ad un mero fraintendi-
mento copistico, corne spesso avviene nella raccolta hoescheliana 55 •
Che gli excerpta di quest'ultima siano quelli viziati discende da
diversi ordini di considerazioni. Anzitutto, in generale, li dove con-
fronti relativi sono possibili questa risulta sempre di qualità assai
inferiore alla Costantiniana 56 • In secondo luogo, in particolare, cià si
invera anche per gli excerpta in questione, corne indica: 1) la loro
confusione organizzativa, in quanto prima ci viene dato l'elenco per
nazioni dei mercenari conludendo «OÏ Kai BO"tacriacrav» 57 , poi ci
viene ripetuto che si ribellarono e ci vengono detti i motivi 58 ; 2) l'as-
surda ricomprensione tra le pretese dei mercenari di un risarci-
mento per i soldati morti in Sicilia che pare il fraintendimento di

52
Cfr. Exc. Hoesch. 509-510 W. = Diod. XXV 2, 2; 6.
53
Cfr. Const. Exc. 2 (1), p. 262 = Diod. XXV 2, 1.
54
Il reale tenore del frg. hoescheliano, e quindi la insanabilità della contrad-
dizione con gli excerpta costantiniani pare sfuggito a La Bua, p. 234-236, il quale
cerca, conseguentemente, di combinare i gruppi di testi.
55
Cfr. Walton, p. ix-x; perla storia della raccolta Dindorf, vol. II, p. XIV; vol.
IV, p. III; Walton, p. xi-xii.
56
Cfr. Dindorf, vol. II, p. XV; vol. IV, p. III-IV; VI; Walton, p. ix-x.
57
Exc. Hoesch. 509 W.= Diod. XXV 2,2
58
Cfr. Exc. Hoesh. 510 W. = Diod. XXV 6.
18 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

qualcosa d'altro 59 • In terzo luogo soprattutto essi sono assai vicino al


testo di Polibio 60 , mentre il primo excerptum costantiniano se ne
discosta quanto alla ripetutamente sostenuta legittimità delle
richieste dei mercenari. Gli excerpta hoescheliani dunque seguono
Polibio: ma a priori non si puà dire se perché Io seguisse Diodoro o
se perché il compilatore ha contaminato. Tuttavia se fosse vera la
prima ipotesi dovremmo supporre, dal momento che Diodoro usa
nelle sue sezioni sempre una unica fonte, che il compilatore costan-
tiniano contaminava Diodoro con una fonte diversa da Polibio, a noi
non pervenuta ed altrimenti ignota, dunque verosimihnente prece-
dente a Polibio. Il che è assai improbabile. Inoltre, a differenza del
carattere dei Const. exc. che è di estratto letterale sono proprio gli
hoescheliani ad essere di solito riassunti e parafrasi del testo dio-
doreo61 e ad essere talvolta accresciuti da interpolazioni di com-
menti personali 62 e corne tali ad avere la caratteristica di testo aperto
ad immissioni metadiodoree. È dunque da concludere che il compi-
latore di questi abbia mescolato a Diodoro Polibio ed è dunque
questo excerptum che va pretermesso corne meno fedele 63 .
Tra i due excerpta costantiniani la differenza non è nella valuta-
zione dei motivi dei mercenari, che manca nel secondo 64 , ma nel
fatto che nel primo si parla esclusivamente dei mercenari, mentre
nel secondo a questi si affiancano i Libî 65; si tratta naturalmente di
transunti ma sufficientemente estesi e compiuti - e tali in rapporto
al loro oggetto, cioè l'inizio della vicenda -, in un compilatore che si
distingue perla fedeltà spesso letterale, da rendere improbabile che
la differenza sia frutto di casualità o di mano del compilatore stesso

59
Cfr. Exc. Hoesch. l. c.
60
Oltre al tema dell'ostilità verso i mercenari polibiano è l'elenco delle nazio-
nalità dei contingenti, cfr. Exc. Hoesch. 509 W. = Diod. XXV 2 (con qualcosa in
più, cfr. La Bua, p. 236, che, dato il carattere sempre monoeuristico di Diodoro,
puo solo confermare la nostra tesi di una contaminazione di Diodoro e Polibio da
parte del compilatore della raccolta); e da Polibio è probabilmente ]a durata di
quattro anni e quattro mesi della guerra che pare un errore materia]e costituito
da una doppia ripetizione del secondo numero in luogo dei tre anni e quattro me-
si di Polyb. 1 88, 7.
61
Cfr. Walton, p. viii-ix.
02 Cfr. Dindorf, vol. IV, p. III-IV.
63
L'unica altemativa possibile è supporre, corne ha effettivamenle fatto Un-
ger, p. 96, che Diodoro, e solo in questo caso, facesse coesistere due fonti non so-
lo diverse ma antitetiche, e chc i duc divcrsi cxcerptatori le enucleassero a loro
volta separatamente, il che pero ci pare quanto mai improbabile; anche in tale
eventualità pero quanto osscrvato su] testo diodoreo mantiene la propria ragion
d'essere.
64
Cfr. Const. Exc. 2 (1), p. 263 = Diod. XXV 8.
' Cfr. Cons!. Exc. 2 (1), p. 262-263 = Diod. XXV 2, 1; 2-3.
0
LE CAUSE DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 19

e non pertenga invece sostanzialmente al testo diodoreo originario.-


L' aporia si risolve se si pone mente al fatto che il primo frg. corri-
sponde all'inizio di quella che doveva essere l'originaria trattazione
della guerra in Diodoro, mentre l'altro si colloca in una sezione che
doveva concernere le operazioni di Amilcare in Spagna dopo il
237 66 , con un breve riassunto della storia del personaggio a fare da
trait d'union. Ciè> è indicato positivamente dal fatto che l'inizio del
secondo ripete passivamente notizie sulla guerra date immediata-
mcntc prima, il che ha un senso solo se si ammette un relativo inter-
vallo nell'originale diodoreo tra la materia rispettivamente excerta-
tata - corrispondente a due sezioni diverse con l' esigenza di un
richiamo nella seconda - e una pedissequa ripetizione del compila-
tore; ne è una conferma il fatto che il compilatore hoescheliano
meno fedele al testo diodoreo introduca direttamente l'argomento
dell'attribuzione del comando spagnolo ad Amilcare, in quanto ciè>
implica che egli doveva aver notato la tautologia che un immediato
aggancio comportava. La diversità del contenuto puè> quindi, in
questo caso, farsi risalire a Diodoro e spiegarsi con l'impiego in due
sezioni diverse di due fonti diverse 67 • Quella del secondo è anzi forse
la stessa, corne vedremo, di quella principalmente usata da Appiano
per la guerra 68 •
4. La specifica trattazione diodorea sull'inizio della guerra ci
pare dunque rinvenibile solo nel primo frg. costantiniano; in par-
ticolare quanto detto sinora non implica a priori che Diodoro non
usi Polibio, ma solo che essendo sospetto il frg. hoescheliano un
giudizio possa darsi solo in base agli altri frgg. In essa sorprende
che proprio Diodoro che altrove confonde i semiliberi Libî con gli
schiavi e che è non poco interessato, nei famosi libri XXXIV e
XXXVI, al tema delle guerre servili siciliane 69 in occasione del
nostro episodio invece centri la vicenda esclusivamente sui merce-
nari non nominando mai, anche nel corso della narrazione, i Libî
- se non nell'altro frammento costantiniano di cui si è detto. La
spiegazione è probabilmente da cercare nel fatto che corne consa-
pevole compilatore Diodoro fa suo il punto di vista della sua
fonte. Ma, se cosl è, la sua osservazione sulle cause della rivolta

66
Cfr. Diod. XXV 10 = Exc. Hoesch. 510-511 W.
67
In un ambito di considerazioni diverse invece la fonte sarebbe la stessa per
La Bua, p. 241, che perô non considera quanto detto sui Libî in XXV 8.
68
L'identità di fonte, quanto a Diod. XXV 8 e App. lb. 4,16 era notata già
anche da Unger, p. 100, il quale ha perô torto nel dire, p. 101, che tra Appiano e
Diodoro non c'è, quanto alla guerra, alcuna parentela.
69
Peri motivi di tale interesse Malitz, p. 145; sua fonte è notoriamente Posi-
donio, cfr. Malitz, p. 134; 138-139; 144-145; 158.
20 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

da imputarsi ai torti del governo cartaginese contro i mercenari


merita quakhe considerazione. La relazione che Diodoro instaura
è duplice, da un lato meccanica dall'altro moralistica. Per (la
fonte di) Diodoro infatti il mancato pagamento degli arretrati
porta Cartagine sull'orlo della perdita « ... afrrf\ç i:f\ç l)yEµoviaç éiµa
Kai i:fjç nai:piôoç ... », e questa è una connesione strutturale in ter-
mini di causa ad efffetto; ma il mancato pagamento è anche una
colpa morale dei Cartaginesi sîa perché i µ1cr0oi non pagati sono
è<pE1Àoµtvo1 sia perché espressamente la responsabilità della
guerra è posta su di loro quando si definisce questa corne npoç
i:oùç à8tKrt0Évtaç un· mhffiv µ1cr0ocp6pouç 70 • Diodoro, dunque, adotta
il punto di vista dei mercenari o meglio quello dei critici delle
decisioni prese a Cartagine durante la crisi: dunque usa una fonte
che è anticartaginese o contraria ad un indirizzo del governo car-
taginese, quello annonide, e dunque è antiannonidea (filobar-
cide ?).
Di tutto cià in ogni caso in Polibio non è traccia. La responsabi-
lità della guerra di cui Polibio fa carico alla componente irrazionale
e alla natura barbara dei mercenari, (la fonte di) Diodoro la indi-
vidua in un comportamento eticamente ingîusto dei Cartaginesi (al
governo). Abbiamo ben visto quanto diversi siano i sentimenti poli-
biani nei confronti dei mercenari e se è severo nei confronti della
dirigenza punica pure ad essa imputa solo errori tattici e gestionali,
ma non la colpa etica di non aver voluto pagare il dovuto e ancor
meno la responsabilità dello scoppio della guerra, che per lui è quasi
deterministicamente frutto della natura dei mercenari. E ancor
meno nella sua articolata disamina egli si pone il problema di indivi-
duare un coefficiente îmmediatamente determinante per Io scoppio
della guerra.
Si deve escludere dunque che in Diodoro si tratti di una sem-
plice parafrasi di Polibio corne in altri casi71• Certo è possibile che
si tratti delle conclusioni che egli trae dalla lettura di Polibio, ma
cià contraddirrebbe il suo usuale approccio meramente compila-
torio e darebbe al suo pensiero una dimensione di eversività - al
fondo gli ammutînati sono per lui nel giusto - alquanto improba-
bile.
Dal momento che Diodoro segue sempre molto da vicino una
sola fonte e per molti capitoli, se ne deve concludere che sua fonte

7
° Cfr. Diod. XXV 2, 1. Diversamente Càssola, Diodoro, p. 762-763, cui sfugge
che la valutazione di Diodoro non è in nesuno dei due passi polibiani richiamati.
71
Per questi Homblower, p. 29.
LE CAUSE DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 21

non sia Polibio 72 , corne riteneva invece ad es. Jacoby 73 • In seconda


luogo che quello cui attinge Diodoro è un autore che si connota per
uno specifico interesse al ruolo dei mercenari nella vicenda, senza
pero la critica radicale di Polibio. Cio induce a ritenere che si tratti
di un autore cui Polibio stesso attinge le sue informazioni sull'atti-
vità dei mercenari, salvo poi rielaborarle alla luce della propria
interpretazione negativa del fenomeno del mercenariato. Diodoro
dunque ci attesta insieme una fonte precedente a Polibio e da questi
impiegata e ci offre un indizio, labile ma inequivoco, di corne il
Megalopolitano adoperasse tale fonte, intervenendo cioè interpreta-
tivamente sul materiale a sua disposizione.
2. Appiano si occupa della vicenda in tre libri diversi, la Sikelike,
la Iberike e la Libyke. Nei primi due essa rileva corne giuntura tra
altri eventi maggiori, in particolare nel primo corne postfatto alla I
guerra punica, nel seconda corne introduzione all'inizio delle
imprese di Amilcare in Spagna. Nella Libyke il ruolo pero pare
diverso. Il libro ha ad oggetto la storia di Cartagine, corne testimonia
oltre che il suo contenuto soprattutto Io stesso titolo originale di
Appiano, che era Karkedoniake 74 ; l'intitolatura oggi corrente infatti è
esclusivamente modema e risale a Mendelssohn il quale a sua volta
per essa si basava sul tarda referente foziano di Libyke, Karkedonike
kai Nomadike 75 • Peraltro - conformemente alla struttura comples-
siva della sua opera - una storia di Cartagine non in generale ma nel
quadro del confronta con Roma e contestualizzatamente alla
dimensione africana.

72
Contra da ultimo Càssola, Diodoro, p. 762-763 con la letteratura prece-
dente, p. 762; ib. nt 97; cui adde Mommsen, Fabius, p. 266; seguito da Meltzer,
II, p. 589.
Con argomenti diversi <lai nostri del nostro stesso avviso sono invece Ac-
kermann, p. 10-14; Unger, p. 90-105; Taubler, p. 118-1119; Meyer, p. 357; La-
queur, s. v. Philinos, coll. 2190-2191; La Bua, p. 233 sgg. Non ci è chiaro Walbank,
p. 130-131; Id., Historians, p. 495. Perle opinioni più risalenti inoltre Perl, p. 166.
Le osservazioni di Taubler in particolare sono da condividere solo per il primo
frg. diodoreo (XXV 6) e non anche per il secondo (XXV 9), alla proposta di ante-
porre il quale a XXV 5, 3 ci pare più agevole opporre che i Celti in questione sono
Celtiberi e l'episodio si riferisce alla battaglia in Spagna in cui Amilcare perse la
vita nel 231 in considerazione del fatto che subito dopo il compilatore passa a
parlare di Asdrubale (Diod. XXV 11), appunto in quanto succeduto al Barca.
7 3 Cfr. Jacoby, p. 598.

74 Cfr. App. Proem. 57. Cio è appunto conforme al contenuto che è organiz-

zato corne una storia di Cartagine in Africa, aprendosi con la fondazione di que-
sta e passando poi, dopo veloci ragguagli sull'espansione punica in Occidente,
alle operazioni africane della 1 guerra punica, cui segue l'episodio che ci interessa
e poi la storia delle due aitre guerre con Roma, per chiudersi con la ricostruzione
augustea della città. Questo non è colto ora da Hose, 178-179 in una indagine che
nella sua farraginosità (p. 178-194) poco porta di nuovo.
75
Peri dati cfr. Viereck-Groos, p. VI nt 2; inoltre Wachsmuth, p. 413.
22 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

Per quanto relativamente breve 76 la trattazione della nostra


vicenda nella Libyke non pare avere carattere di mcra transizione
nella complessiva architettura del libro. Già a priori infatti l'oggetto
di esso - corne appena chiarito - indurrebbe ad escluderlo. Poi va
rilevato corne rispetto alla rimanente corrispondente organizzazione
della materia della prima parte del libro - una prima sezione di prei-
storia cartaginese (1-2), che contiene una giuntura sull'espansione
della città in raccordo con Sikelike ed Annibaike, una seconda dedi-
cata alle vicende africane della I guerra punica (3-4) e una quarta
allc opcrazioni africanc di quella annibalica (6 sgg.) - la guerra
libica conservi una sua autonomia oggettiva, corne terza sezione a sé
tra la seconda e la quarta. In terzo luogo che non si tratti di un mero
raccordo emerge dal confronto con una tipica iunctura quale è
quella di Lib. 5, 23-25 in cui con estrema sinteticità in poche righe
sono sintetizzati gli eventi dal 229 al 210.
Sul piano euristico cià implica nella Libyke l'uso di una fonte
perla quale la vicenda doveva avere rilevanza in sé, corne episodio
autonomo di storia cartaginese. E negli altri due libri che a tale
fonte si siano sommate le notizie che in proposito Appiano trovava
nelle aitre fonti relative agli eventi maggiori. È infatti improbabile
che essa non fosse vi tenuta presente, non solo per una economia di
impiego del materiale ma per il fatto che Appiano programmatica-
mente postula un coordinamento nella ripartizione della materia nei
tre libri7 7 ed è quindi da ritenere che in qualche modo coordinasse
anche l'impiego complessivo delle sue fonti, anche se cià, ovvia-
mente, non Io salvava da contraddizioni su punti di dettaglio.
3. Nella trattazione della Libyke troviamo ridimensionato sin
dall'inizio il ruolo dei mercenari esclusivamente a quello di un
pugno di Celti78 • Per contro è sottolineato corne i Libî « ... auveµE-

76
Sotto tale profilo è anche da segnalare corne tra la fine di Lib. 5, 22 e l'ini-
zio di 5, 23 esista una rilevante discrasia logica e sostanziale, costituita dal fatto
che non viene detto non solo corne procedesse la nostra vicenda dopo l'episodio
dell'intercettamento delle navi romane ma neanche corne si concludesse. Insorn-
ma essa è lasciata a rnetà! Che tale salto sia da attribuire ad Appiano pare diffi-
cile - trattandosi di una svista troppo macroscopica. Viene da chiedersi piuttosto,
basandosi il testo pervenutoci della Libyke su una sola tradizione testuale, quella
di Vat. 141, cfr. Viereck-Roos, p. XIII-XIV, se essa non derivi piuttosto da una la-
cuna dell'archetipo usato dal copista.
77
Cfr. App. Lib. 2, 10.
711
Cfr. App. Lib. 5, 18. Questa limitazione al contingente celta è singolare. Al-
ternativarnente dobbiamo supporre che la fonte di Appiano si fosse preoccupata
poco di indagare sulla composizione dei reparti mercenari punici - con ciô rive-
lando scarso interesse per tale aspetto - oppure che ritenesse che tra questi solo
quello celta avesse attivarnente partecipato all'amrnutinarnento. Entrambe le ipo-
tesi indicano comunque corne il ruolo dei mercenari fosse, nella sua ottica, da
minimizzare.
LE CAUSE DELLA GliERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 23

µaxi]KE<rav afrroîç [scil. Carthaginiensibus] ... » 79 , con cio volendo


indicare corne integrassero la componente principale dell' esercito,
quasi a voler implicitamente rispondere a chi facesse constare il
ruolo dei mercenari.
Nel seguito della narrazione poi i mercenari scompaiono del
tutto. Al ridimensionamento del loro ruolo si contrappone invece
significativamente il notevole dettaglio sulla condizione giuridica
dei Libî che sono qualificati corne uni]Koot dei Cartaginesi 80 •
Nella Sikelike ai Celti viene assegnato un ruolo comprimario
nello scoppio della guerra - ma comunque sempre e solo loro e più
corne tali che corne mercenari 81 - e compaiono ancora fino all'occu-
pazione di Tunisi ed Utica 82 • Analogamente alla Libyke i Libî sono
definiti uni]Koot 83 •
Nella Iberike si fa ancora riferimento, oltre che ai Libî, ai Celti
corne soggetti della promessa di grossi premi 84 , ma è solo npoç àu-réüv
Atf3urov che i Cartaginesi no/..."Aà ... Ena0ov 85 • E soprattutto il conflitto
lungi dall'essere denominato «guerra dei mercenarλ è definito
Atf3uKoç Kapx11ôovt0iç n6ÀEµoç, corne meglio vedremo oltre 86 •
Nella Libyke e nella Iberike dunque troviamo una stessa sottoli-
neatura del carattere indigeno del conflitto. Nella Sikelike è da rite-
nere che il maggior ruolo dei Celti più che il portato di una nuova
unica fonte diversa da quella degli altri due libri sia il frutto di una
contaminazione di questa con una che attribuiva maggiore impor-
tanza ai mercenari. La contaminazione è indicata dal fatto che si
continua a parlare di Celti e non di mercenari in quanto altrimenti si
dovrebbe pensare a due diversi autori che ugualmente circoscrive-
vano loro la componente non libica - particolare difficilior - ma dif-
ferivano tra loro quanta alla dinamica della vicenda; il che pare
assai meno probabile. La fonte contaminata puo supporsi agevol-
mente in Polibio stesso con il quale Appiano coïncide in più punti 87 •
In tal caso alla fonte della Libyke è da ricondurre probabilmente il

Si noti corne la frase di Lib. l. c. « ... Kai Kû. -rrov ocroi tµEµtcr0oq>opÎ]KEcrav ... »
abbia una certa sfumatura riduttiva, corne coglie almeno la trad. White, p. 409.
79
App. Lib. 5, 18. Il termine a differenza che in lb. 4, 15, qui va inteso corne
«Cornbatterono insierne» e non corne «erano alleati» dal momento che nel passo i
Libî sono definiti corne unTi1rnot.
80
Cfr. App. Lib. 5, 18.
81
Cfr. App. Sik. 2, 7.
82
Cfr. App. Sik. 2, 9.
83
Cfr. App. Sik. 2, 8.
84
Cfr. lb. 4, 15.
85
App. lb. 4, 15.
86
Cfr. App. lb. 4, 15; infra Cap. successivo.
87
Per l'uso di Polibio in generale cfr. App. Lib. 132, 629; 631; Mazzarino, II,
2, p. 193; Hahn, p. 262-263. Da Polibio deriva forse il particolare della crescente
arroganza dei soldati in Sik. 2, 8, non pero quello dei prerni non pagati, Sik. 2, 7;
24 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

particolare dell'esecuzione dei disertori libici 88 , che non è in


Polibio 89 , e quello sull'armamento degli schiavi 90 •
Anche nella Iberike accanto alla fonte usata nella Libyke ne
affiora un'altra. Si parla infatti di A1J3urov oi crnµµcixov·rnç 91 , cioè «gli
alleati tra i Libî/di Libia». Nessuno storico vicino al mondo di Carta-
gine o che semplicemente avesse una qualche conoscenza della sua
struttura statale avrebbe definito i Libî, costituzionalmente in posi-
zione di pura soggezione giuridica ai Cartaginesi, corne loro alleati.
Questo si puo spiegare solo corne il risultato di una visione dall'e-
sterno dello stato cartaginese sussunta sotto categorie descrittive
non cartaginesi - e presso la quale i rischi di equivoco possono
essere stati accresciuti dal fatto che effettivamente la formula
descrive bene la condizione giuridica di un'altra componente carta-
ginese, e cioè le città libiofenice. Cio a cui viene spontaneo pensare è
che il rapporto dei Libî con Cartagine viene sussunto sotto le cate-
gorie del rapporto sociale degli Italici con Roma. È quindi da rite-
nere che tale fonte sia uno scrittore romano, con tutta probabilità
Fabio Pittore che già altri ha indicato corne fonte principale del-
l'Iberike fino al capitolo 56 92 •
In astratto la sottolineatura del carattere indigeno del conflitto
potrebbe essere sia una rielaborazione appianea originale a partire
dal materiale polibiano, sia il portato di una fonte usata da Appiano
diversa da Polibio e connotata in tal senso. Pero la concentrazione,
anzi l'identificazione esclusiva del ruolo dei mercenari con quello
dei Celti, che nell'archeologia polibiana non ne rivestono alcuno e il
particolare della esecuzione dei disertori (ri)consegnati (dai
Romani?) 93 , di cui in Polibio del pari non è traccia, e che palese-
mente non possono essere frutto di una interpretazione ma solo
euristicamente date, obbligano a supporre corne la fonte principale
di Appiano, quella cioè della Libyke - benché naturalmente egli leg-
gesse ed usasse Polibio - sia, almeno in questa parte iniziale, che più
ci interessa, con tutta probabilità, un'altra e che dunque presso di
essa si trovasse la prospettiva libicocentrica adottata. Ed una sua
traccia, probabilmente mediata, si trova nella definizione di Livio

lb. 4, 15; cfr. infra p. 63; aitre concordanze sono notate da per Sik. 2 da Hannak,
p. 135-137.
88
Cfr. App. Sik. 2, 8.
89
Cfr. già Hannak, p. 135.
90 Non si puo vedervi, corne fa invece Hannak, p. 137, un fraintendimento

della notizia polibiana su Spendio corne schiavo campano evaso in quanto i due
piani sono completamente diversi e non si riesce ad immaginare attraverso quale
processo polesse formarsi l'equivoco.
91
App. lb. 4, 15
92
Cfr. Hahn, p. 270.
93
Cfr. App. Sik. 2, 8; supra p. 14; infra p. 89.
LE CAUSE DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 25

della guerra in termini di motum Africae 94 - in assoluto, paradossal-


mente, la più esatta. Anche se proprio tale prospettiva rende difficile
che tale fonte sia identica con l''nnalistica romana che costituisce,
almeno seconda la tesi di Schwartz 95 , il flusso principale della tratta-
zione della materia annibalica. Ed è significativo ricordare corne, in
modo analogo, su più ampia scala, egli operasse ad es. nella Make-
donike affiancando a Polibio altre due fonti di cui una radicalmente
divergente 96 • E del resta già anche perla 1 guerra punica Appiano
deflette rilevantemente dal Megalopolitano 97 • Va avvertito
comunque che tale prospettiva libicocentrica ha carattere descrit-
tivo e non valutativo. Non è cioè indicazione di un carattere nazio-
nalista della insurrezione e nemmeno di una sua interpretazione in
tal senso.
4. Anche la questione dei rapporti romano-cartaginesi durante
l'insurrezione è trattata dallo storico alessandrino in tutti e tre i libri
menzionati. Sul problema sostanziale torneremo a suo luogo, qui è
solo da anticipare che la sua analisi esclude un uso appianeo di
Polibio 98 • In Sik. 2, 10 Appiano riporta (a) i terrnini di un accorda coi
Romani e (b) l'invio di una delegazione romana; in lb. 4, 15 riporta
(c) l'attacco cartaginese ai mercanti romani e la cessione compensa-
tiva della Sardegna; in Lib. 5, 19-20; 21-22 egli <lice qualcosa di
mena sub a, parecchio di più sub b e c. In ogni caso non consiste
alcuna contraddizione tra le tre sedi. La prospettiva di tutte è poi
sempre romana. Ciô implica che egli sulla materia segue una unica
fonte e che tale fonte è romana. Dal momento che abbiamo visto
corne una fonte romana sia presente nel capitolo della Iberike è da
ritenere che questa egli tenga ulteriorrnente presente in tutti e tre i
libri quanta alla questione - per cosi dire trasversale - dei rapporti
romano-cartaginesi. La scelta di esporre la vicenda principalmente
nella Libyke - cioè nel libro cartaginese per eccellenza - è da spie-
gare ratione materiae con la stretta connessione con la storia punica
e puô essere anche un'eco della concezione polibiana dell'affaire di
Sardegna corne causa della guerra annibalica. Se e che cosa la fonte
cartaginese sulla guerra libica dicesse in proposito non si puô quindi
ricavare. Tuttavia ci pare lecito ipotizzare che per Io meno essa non

94 Cfr. Liv. XXI 1, 5; inoltre infra p. 35.


95
Cfr. Schwartz, s. v. Appianus, coll. 218-219 = 365-366. In generale contro
tale tesi ora anche Hahn, p. 260. f•
96
Almeno secondo Meloni, p. ·215-225 e passim e Mazzarino, contra
Schwartz, s. v. Appianus, col. 220 =p. 366; la questione si segue in Mazzarino, II,
2, p. 192; anche 194.
97
Cfr. Schwartz, op. cit., col. 218.
98
Cfr. infra Parte III, Cap. IX, § 3.
26 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

dovesse contenere vistose contraddizioni - naturalmente quanto alla


dinamica dei fatti e non alla loro valutazione - con la fonte romana.
Non ci pare perà che tutta la sezione della Libyke sia da ricon-
durre a tale fonte romana, corne a questo punto ci si potrebbe obiet-
tare. In particolare va rilevato 1) che in 5, 18 abbiamo particolari che
oltre a poco o nulla interessare un autore romano gli dovevano risul-
tare di difficile accesso, 2) la già ricordata contraddizione tra Libyke
e Iberike sullo status dei Libî che obbliga a pensare a due fonti
diverse, 3) che nella prima parte di 5, 21 si ha il ritorno ad una pro-
spettiva cartaginese e a particolari, corne quello sulla strategia adot-
tata contro i Libî, che di nuovo male si adattano ad un Romano e
mostrano piuttosto che Appiano salda qui le due fonti in quanto gli
offrono dati su capitoli diversi della vicenda.
S. In tutti e tre i libri appianei non si trova nulla sulle cause
prime sia della guerra nel suo insieme sia anche solo della insurre-
zione indigena. La seconda omissione è tanto più sorprendente se si
considera la prospettiva complessiva e l'attenzione al carattere di
U7tÎ)Koot dei Libî; e proprio tale secondo particolare ci induce a rite-
nere che essa sia più probabilmente dello storico alessandrino che
non della sua fonte principale. Se cià negli altri due libri si ricon-
duce agevolmente al carattere di mero raccorda del richiamo della
vicenda tale spiegazione pare meno pertinente per la trattazione
nella Libyke ove, corne si è detto, costituisce un capitolo della storia
interna di Cartagine. La ragione è quindi più probabilmente sostan-
ziale che organizzativa e potrebbe ricercarsi nella ideologia conser-
vatiice di Appiano, «storico dei ricchi» per dirla con S. Mazzarinu,
cui le cause addotte dalla fonte (l'abuso fiscale e reclutativo dei Car-
taginesi??) poteva se non dispiacere almeno apparire storicamente
poco interessante in una trattazione sintetica.
Manca del resto in lui anche ogni giudizio di valore sulla guerra.
Abbiamo solo il particolare che le fila degli insorti si ingrossano di
ôouÀrov noÀÙ nÀfi0oç ànoôtôpucrK6v-rrov 99 , anche se di un certo signifi-
cato in considerazione della sua posizione di disprezzo per gli
umili 100 • Se tuttavia si considera corne altrove equipari moti di indi-
pendenza al brigantaggio 101 , tale mancanza parrebbe implicare
almeno una benevola neutralità se non una simpatia nei confronti
dell' episodio libico.
Cià che rispetto alle fonti di Appiano emerge di interessante è
soprattutto dunque l'esistenza di una tradizione, quella principale

99
App. Sik. 2, 9.
100
Per essa Mazzarino, II, 2, p. 190.
101
Cfr. Mazzarino, ib.
LE CAUSE DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 27

usa ta nella Libyke, che ha una impostazione dei fatti ed una inter-
pretazione della vicenda radicalmente diversa da quella di Polibio.
Rimane da chiedersi se tale fonte sia usata direttamente o tra-
mite una Zwischenquelle - in cui appunto si troverebbero le combi-
nazioni con aitre fonti - che si vuole vedere alla base della intera
Libyke e che sarebbe uno scrittore greco, retorizzante e antiro-
mano102. Risolvere la questione - assai affine a quella della Makedo-
nike per la quale pure si controverte tra l'ipotesi di una sintesi origi-
naria appianea di più autori (Meloni) e la sua semplice riproduzione
di un Vermittler (Schwartz) 103 - non è possibile e comunque qui rela-
tivamente poco rilevante, ma è da ribadire che la prima ipotesi non è
del tutto da escludere - non solo per affinità alla soluzione di Meloni
al problema nella Makedonike - in base a quanto detto sulla strut-
tura complessiva del libro.
6. Anche Zonara (cioè Dione Cassio) altera la prospettiva poli-
biana, non già perà in senso indigeno bensl in senso servile, attualiz-
zando probabilmente alla luce dei più recenti bella servilia romani.
Egli individua tre anime del movimento 104 , i mercenari, gli schiavi
urbani di Cartagine e gli 6µopouvn;ç, termine alquanto generico che
ci pare da ricondurre aile componenti libiofenice che, in seguito,
aderirono all'insurrezione. Nella sintesi egli dunque pone corne con-
temporanei due momenti che non Io sono. Quanto ai primi due ele-
menti si mostra da un lato più equilibratamente nel solco della tra-
dizione polibiana mantenendo il ruolo dei mercenari, dall'altro perà
perde completamente la (esatta) prospettiva indigena (della fonte
principale) di Appiano sostituendola con una servile. A cià (presu-
mibilmente più nella fonte di Dione che in Di one stesso) devono
aver contribuito due ordini di fattori. Il primo è dato dalla ambigua
- e ambiguamente comprensibile per la cultura greco-romana -
posizione giuridica semiservile dei Libî, con un fraintendimento che
è proprio anche nella percezione di aitre precedenti insurrezioni
africane 105 ; il secondo nell'influsso che puà avere esercitato sulla

io2 Secondo Hahn, p. 271.


103
Si veda la sintesi delle posizioni in Mazzarino, II, 2 p. 192; inoltre supra
nt. 96. Per l'uso di più fonti nel complesso dei libri sull'espansione romana, al-
l'oppposto che in BC, è ora - in un appproccio alquanto macchinoso, di (inten-
zionalmente) scarso contributo sui piano della Quellenforschung e con una apo-
ditticità che sfiora la petizione di principio - Hose, p. 174-177; 247-253; una ana-
lisi dei criteri storiografici della Libyke - senza perô considerazione dei capitoli
per noi rilevanti, a p. 178-194.
104
Cfr. Zon. VIII 17, 8.
105
In specie quella del 396, cfr. Diod. XIV 77, 3; analogo equivoco quello di
Liv. XXI 45, 7; si veda acutamente Whittaker, Land, p. 338. Dal canto nostro ag-
giungiamo, sui piano storiografico, che si tratta della stessa incomprensione che
28 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

comprensione della vicenda la tradizione storiografica sui bella ser-


vilia, almeno da Posidonio 106 - il che fornirebbe anche un approssi-
mativo termine post quem per la datazione di tale fonte. Proprio
forse alla focalizzazione di tale dimensione servile si deve il totale
silenzio su una qualsivoglia causa specifica della guerra anche
pressa Dione - e ancor più il silenzio sulle pretese finanziarie esor-
bitanti dei mercenari 107 • In entrambi i casi difficilmente ciô puô
essere semplicemente dovuto alla sintesi di Zonara in quanta questi,
di solito, non trascura gli elementi di rilievo.
Per quanta concerne le sue fonti Diane sembra quindi usare
almeno due autori. Uno da identificare in Polibio - la derivazione
si cura (anche se non possiamo dire con sicurezza se diretta o indi-
retta) dal quale è indicata dalle ripetizione del suo peculiare paralle-
lismo con la guerra falisca 108 - , l'altro cui si riconduce l'elemento ser-
vile, di cui in Polibio non è traccia 109 • Anche se alternativamente è
pure possibile pensare che Diane tenesse presente solo quest'ultima,
la quale a sua volta si serviva di Polibio. Che tale fonte recenziore
passa essere Livia - e che dunque in lui già si trovasse anche la rece-
zione del parallelismo polibiano - è possibile ma ci pare meno pro-
babile alla luce di quanta diremq subito sulla dimensione ristretta
che la vicenda doveva occupar~· in questi e sui suo non uso di
Polibio.
7. Per quanta riguarda Livio infine è plausibile che facesse
accenno alla vicenda nella misura in cui reagiva con la storia
romana, cioè per gli affari di Sardcgna c Corsica, ossia nel libro
XX 110 ; e comunque è certo da riferimenti incidentali nella III
decade 111 che la conosceva e da fonte diversa da Polibio del quale
non adotta la denominazione - dunque quasi certamente da un
annalista. In ogni caso pero - se vi era - doveva trattarsi di un riferi-
mento cursorio in quanta la periocha XX ed Eutr. III 1-3 ne tacciono
interamente. E cio diviene rivelatore del disinteresse sostanziale del-
la storiografia romana alla vicenda; infatti se Livia al massimo

la storiografia romana mostrava per la servitù etrusca confondendo, ad. es., lautn
con schiavi, cfr. Mazzarino, Sociologia, p. 113.
106
Per Io specifico interesse posidoniano, forse archetipico, Canfora, Posido-
nio, p. 43-44; 52-53; 56 nt 9; Rizzo, p. 260-294; Malitz, p. 134-145; 162-164; ora
anche Zecchini, Ateneo, p. 111.
107
In entrambi i casi difficilmente ciô puo essere semplicemente dovuto alla
sintesi di Zonara in quanto questi, di solito, non trascura gli elementi di rilievo.
ios Cfr. Zon. VIII 17, 8.
109
Se non per definire l'estrazione di parte dei mercenari, cfr. Polyb. I 67, 7,
supra p. 9 nt 15, ma questo è tutt'altro.
110 Cfr. Liv. per. 20.
111
Cfr. infra p. 35.
LE CAUSE DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 29

accennava ad essa e se riteneva di non usare Polibio nemmeno


quanta alla sua denominazione cià è segno inequivoco che non solo
assai poco di essa doveva parlare l'annalistica ma soprattutto che
quel poco Io doveva dire in modo tale da non suscitare in Livio una
curiosità sufficiente a farlo rivolgere alla diffusa trattazione poli-
biana.
Il disinteresse della storiografia romana è confermato poi dall'a-
nalogo silenzio di Vell. II 38, 3, soprattutto se la sua pretesa di attin-
gere a molteplici annalisti è reale 112 • Il che puà solo coincidere con il
fatto che Nepote - l'unico scrittore romano di cui ci sia effettiva-
mente pervenuto qualcosa in materia -, interessato al]sl vicenda a
latere del suo profilo amilcareo, dipende, corne diremo, non da
annalisti ma da storici annibalici.
A partire dal fatto che Velleio si riferisce soprattutto alla
annalistica più recente e che il più plausibile motivo per l'interesse
(relativo) dell'annalista usato da Livio pare essere quello della con-
temporaneità alla vicenda - anche e soprattutto per le concrete
ragioni propagandistiche connesse all'affaire di Sardegna che man-
cavano all'annalistica posteriore - ci pare congruente avanzare
l'ipotesi di identificazione anche della fonte liviana con Fabio Pit-
tore.
Significativo rispetto a cià diviene allora ulteriormente il fatto
che Fabio se usato pure non pare influire molto, corne dicemmo, su
Appiano nel capitolo relativo della Iberike; il che implica da un lato
la conferma che della vicenda appunto doveva dire poco - e quel
poco, corne pure si è detto, non senza errori -, dall'altro porta aspe-
culare che a sua volta egli attingesse - naturalmente quanto ai fatti e
non alla interpretazione, almeno nella parte in cui era coinvolta
Roma - alla stessa fonte principale di Appiano, cioè ad un autore
cartaginese 113 •
8. Sulla base di quanto visto è da porre in conclusione anche il
problema della genealogia delle fonti anteriori a Polibio 114 • A nostro
avviso è da ritenere che prima di Polibio esistessero (almeno) tre
storie della insurrezione, due delle quali note a Polibio stessoll 5 • Cià
è indicato da un lato dalla sua conoscenza di un autore antibarcida e

112 Cfr. Vell. II 9, 5-6; per il problema di Quellenforschung dell'opera velleiana


la status quaestionis in Hellegouarc'h, p. XXX-XXXV, la cui tesi che i Chronica di
Nepote sono la fonte principale di Vell. 1-II 48 male si accorda con la conoscenza
che Nepote mostra della nostra vicenda nella Vita di Amilcare.
113
Cfr. una simile impressione si ricava anche da Fab. frg. 25 P 2 e in partico-
lare che egli conoscesse Io storico antibarcide annonideo di cui infra§ 8; diversa-
mente De Sanctis, III, 2, p. 2.
114
Uno stemma complessivo riassuntivo è dato alla fine della Parte 1, p. 41.
115 Usualmente invece si pensa ad una monofonte cfr. ad es. Jacoby, p. 598;

Walbank, p. 131-132.
30 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

filoannonide che traluce nella valutazione positiva del comando di


Annone agli inizi degli anni '40 e nella prima fase della guerra,
quella della organizzazione 116 , e che è noto pure a Diod. XXV 8; e
dall'altro da quella della fonte principale di Appiano, corne mostra
quanto riguarda la questione dei premi 117 , e che è in realtà assai pro-
babilmente Io stesso autore corne indica la coincidenza - cui già
richiamammo - tra App. lb. 4, 16 e Diod. l. c. che nella seconda parte
dipinge negativamente Amilcare rispetto a questioni strettamente
interne a Cartagine cui difficilmente un romano poteva avere
accesso 118 •
Dall'altro la seconda fonte, quella maggiormente usata, è quella
filobarcide e interessata ai mercenari che Polibio condivide con Dio-
doro 119, il quale corne abbiamo detto più volte in riferimento agli
specifici passi non deriva da Polibio.
Di Nepote è utile richiamare la sua conoscenza di Sileno e
Sosilo 120 , oltre che Polibio, e quindi, corne mostra ad es. la corri-
spondenza approssimativa delle cifre per l'esercito degli insorti 121 ,
ipotizzare che la fonte filobarcida di Polibio sia uno dei due storici
annibalici. In realtà pero notizie in parte diverse da quelle di Polibio,
corne quella sulla campagna di Prione, e non riconducibili ad una
fonte antibarcida, che nella vita di Amilcare Nepote difficilmente
avrebbe usato, parrebbero indicare l'esistenza di una terza fonte e
che quindi anche Sosilo - le cui Starie, corne è noto, è controverso se
iniziassero direttamente abruttivamente con la guerra annibalica -
oltre che Sileno trattava della guerra. A sua volta percio la fonte
principale di Polibio e quella di Diodoro andrà dunque cercata in
uno dei due storici di Annibale - ferma restando l'impossibilità di
precisare quale - piuttosto che in Filino; il fatto che questi sia la
fonte diodorea perla guerra punica 122 non obbliga a ritenere che non

116
Cfr. Polyb. 1 73, 1; 74, 1, la conclusione di questo secondo è il risultato del-
la valutazione di Polibio a partire dal confronto di due diverse fonti.
117
Cfr. infra p. 63.
118
Nulla sulle fonti diodoree in Wollner, Strategie.
119
Si ricordi che Diod. l. c. non appartiene alla sezione sulla gueITa libica e
quindi un cambio di fonte non ha nulla di sorprendente.
120
Tale conoscenza è attestata da Nep. Hann. 13, 3; Sileno sarebbe anzi la
sua fonte principale secondo Bujak cit. da Ackermann, p. 21-26, che perô Io re-
spinge; si veda anche Geiger, p. 109. È quindi spontaneo collegare allïmpiego (al-
meno) di Sileno la sua biografia di Amilcare che contiene notizie, in parte, corne
si dirà, altrimenti non tramandateci.
121
Cfr. infra p. 119.
122
Cfr. De Sanctis, Ill, 1, p. 255; Gelzer, p. 56; Walbank, p. 126; Mazzarino,
II, 1, p. 209; Scardigli, p. 222; Càssola, Diodoro, p. 758-762.
LE CAUSE DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 31

cambiasse fonte per la guerra libica 123 , cambiamento anzi che è stato
da altri positivamente sostenuto 124 •
9. Una considerazione merita il richiamo della fonte antibar-
cida. La sua esistenza è confermata da almeno altri due casi oltre a
quelli sopra indicati. Anzitutto solo un autore antibarcida e attento
alla storia di Annone puo essere quello che riferisce dell'inchiesta di
Amilcare dopo la fine dell'insurrezione con termini sfavorevoli
almeno al suo alleato Asdrubale e ci informa sulla elezione di
Annone 125 • In secondo luogo va ricordato corne Diod. XXIV 10 tessa
un elogio delle qualità militari di Annone in occasione della notizia
della conquista di Theveste. Che si tratti di Fabio Pittore, corne rite-
neva De Sanctis per Diod. XXV 8 126 , è da escludere perla troppo pre-
cisa conoscenza di particolari di storia cartaginese interna del tutto
ininteressanti e inaccessibili all'annalista. L'autore è dunque legato
direttamente al mondo cartaginese, se non cartaginese lui stesso -
gioverà ricordare corne Cartagine disponesse di una propria storio-
grafia 127 - , corne indica anche la ottima conoscenza della struttura
giuridica dell'Africa punica, che vedemmo propria della fonte princi-
pale di Appiano 128 •
10. In base a quanto detto infine l'ipotesi - peraltro apodittica -
di Jacoby che quella di Polibio sia una fonte unica rappresentata da
una Spezialschrift sui Soldnerkrieg non ci pare percio condivisibile,

123 Per Filino invece era già Niebuhr, p. 178; Ackermann, p. 14-15; Laqueur,
op. cit., col. 2190. A Sileno pensa invece, per una strada diversa dalla nostra, La
Bua, p. 247-252, sulla cui ricostruzione delle storie di Filino e Sileno ora Wal-
bank, Histori.ans, p. 485-497. Del resto non è sicuro se Filino giungesse a trattare
la guerra o si arrestasse alla pace di Catulo, corne anzi ritiene Jacoby, p. 598, cfr.
La Bua, p. 233-234. ,
124
Cfr. Jacoby, p. 598, anche se non si puo condividere la sua identificazione
con Polibio della nuova fonte per le ragioni che indicammo.
125 Cfr. Diod. XXV 8; App. lb. 4, 16.
126 Cfr. De Sanctis, III, 1, p. 394 nt 44 e già Taubler, Vorgeschichte, p. 113; ad

uno scrittore di sentimenti romani pensa pure La Bua, p. 241, cui va opposto che
l'atteggiamento antipunico di Diod. XXV 8 è in realta un atteggiamento anti-
barcida. Fabio è probabilmente anche la fonte della Annibaike di Appiano, cfr.
Hahn, p. 267-270, ma che non sia la stessa usata principalmente per l'insurre-
zione libica emerge, oltre che dalle stesse considerazioni fatte per Diodoro, dal
fatto che nella Iberi.ke la prima delle quattro sezioni, concernente appunto la
preistoria della guerra annibalica, si distingue euristicamente dalla sezione suc-
cessiva relativa alla guerra con Roma, cfr. Hahn, p. 270.
127
Cfr. i dati in Wachsmuth, p. 413; ora Seibert, Forschungen, p. 11-13; cui è
da aggiungere il richiamo di Procle, per il quale Schaefer, col. 179; Ziegler, coll.
179-180 nt 1.
128
Limitatamente a Diod. XXIV 10 La Bua, p. 24 7 suggerisce Filino, ma ciô è
poco probabile se Filino non tratta della guerra libica corne egli ritiene. D'altro
canto Filino è autore molto favorevole al Barca corne mostra Diod. XXIV 13.
32 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

anche se l'esistenza di uno scritto del genere - lungi cornunque dal-


l'essere rnonofonte del Megalopolitano - è tutt'altro che irnpossibile
e tale carattere poteva in effetti avere proprio la fonte filoannonidea
di cui ci pare di aver dirnostrato l' esistenza. Essa infatti in tanto
poteva avere una ragione di essere in quanto scritta durante la vita
di Annone corne pamphlet propagandistico contro i Barcidi da usare
nella lotta politica che costanternente Io oppose a questi fino alla
fine del III sec. - si ricordi che, corne direrno oltre, Annone era
ancora vivo a tale data. E corne tale l'unico argornento di polernica
diretta a disposizione per esso poteva essere solo proprio la guerra
del 241-237.
CAPITOLO II

NATURA E DENOMINAZIONE DELLA GUERRA


NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

1. Per comprendere il modo in cui la guerra venne percepita nel-


1'Antichità e dunque quale natura le fosse attribuita oltre che alla
individuazione storiografica delle cause occorre guardare anche alla
definizione datane.
Polibio in I 65, 1-2 1 la definisce, in una relazione di analogia
ontologica, che si esprime anche a livello sintattico, con la guerra
falisca di Roma 7tOÀ.Eµoç tµ<puÀ.10ç 2 • In I 71, 8, tµ<puÀ.ia cr'tacnç Kai
-rapaxi]; infine, in un richiamo incidentale nel III libro, usa solo la
seconda parte di tale endiadi, al plurale 3 , dopo aver parlato subito
prima di KivEµa 4 •
Il primo problema che si pone è dunque sul rango stesso di
guerra o invece di semplici disordini che egli attribuisce alla
vicenda 5 • In 1 71, 8, è solo una ragione stilistica che impone l'im-
piego del sintagma cr-racrtç Kat -rapaxi] essendo usato il termine
7tOÀ.Eµoç solo una parola prima; ma la relazione concettuale che
impone la scelta stilistica nel passo non lascia dubbbi dubbi sui fatto
che si pensi ad una guerra. Per il resto nel 1 libro egli usa solo e
sempre il termine 7t6À.eµoc; per indicare la vicenda nel suo com-
plesso. Ciô implica che l'impiego semantico del passo in questione
del III libro fa blocco a sé contro quello del 1.
Ci pare dunque che nei due diversi momenti egli percepisca in
parte diversamente la vicenda. Centrale gli rimane, corne dicemmo,
il ruolo dei mercenari ma nel III libro - forse proprio per questo
ruolo - non pare che la vicenda assurga a guerra vera e propria. Se si
pone mente alla probabile composizione posteriore della sezione del
I libro dedicata alla guerra, indicata da Laqueur6 , ciô si spiega corne
la conseguenza di uno studio approfondito delle trattazioni speci-
fiche - dove infatti tutto lascia ritenere che senza eccezione si pen-

1
Si veda anche Eisen, p. 154 nt 5.
2 Analogamente in Polyb. 1 71, 5.
3 Cfr. Polyb. III 9, 9.
4
Cfr. Polyb. III 9, 8.
5 Per il significato di stasis da solo infra p. 39-40.
6
Cfr. supra p. 12 nt 32.
34 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

sasse l'episodio corne n6ÀEµoç 7 - che al tempo della composizione


del III libro ancora mancava 8 • Si tratta dunque, per !'ultimo Polibio,
di un n6ÀEµoç e di un n6ÀEµtoç f:µ<puÀ10ç.
Prima di procedere nell'analisi delle implicazioni di tale predi-
cato è opportuno soffermarsi pero sulla titolatura distintiva della
guerra adottata da Polibio. Tale non è, in modo strutturalmente pro-
prio, quella di I 65, 3 che è piuttosto una specificazione soggettiva e
diacronica dei soggetti di essa. Piena è invece quella di 1 70, 7, «·o ...
npoç 1oùç Çtvouç Kai A1f3uKoç f:mKÀî10Eîç n6ÀEµoç ... ».
In altre quattro occasioni - di cui tre al di fuori 9 ed una ai mar-
gini della sezione principalew - egli usa pero una definizione parzial-
mente diversa, quella semplicemente di A1f3uKÜÇ n6ÀEµoc;. La con-
traddizione11 tra tali due tipologie si sana se si considera corne per i
tre casi estemi si tratta sempre di rimandi convenzionali, per di più
inseriti in contesti di sommario delle materie del 1 libro, alla sezione
dedicata all'argomento, mentre quanta al caso interna, che il con-
testo in cui si inserisce è talmente connotato da eventi libici che una
menzione anche dei mercenari (fisicamente del resto già scomparsi
dalla scena) sarebbe stata fuori posto. Polibio dunque conosce ed
usa due definizioni: l'una inserita alla fine dell'archeologia, cioè del-
la parte più analitica e che più gli preme e quindi in posizione di
spicco, è quella che doveva risultargli più scientificamente esatta,
l'altra quella di cui si serve per esigenze di rimando e che doveva
avere dunque un requisito di convenzionalità già prima dell'impiego
nelle Starie, risultando altrimenti fuorviante ed inutile.
Una dicotomia simile ma non uguale si ritrova in Diodoro; ma
occorre non trarre conclusioni troppo affrettate di derivazione. Nel
frg. iniziale della sezione sulla guerra questa viene detta « 6 npoç
1oùç ... µ1cr06<popouç » 12 • A differenza della definizione di Polibio nel-
l'archeologia viene usato un solo referente e non due, il che esclude
che Diodoro ne ripeta la titolatura 13 • In altri due luoghi la indica

7
In tutte le fonti pervenuteci si parla solo di polem-os, -eo, bellum, col che
rendendo manifesto che nessuna trattazione, tra quelle usate, considerava l'epi-
sodio corne semplici disordini.
8
Ciô è confermato anche dal fatto che Polyb. III 27, 7, <love si parla di At~u­
KOÇ 7tOÀE:µoç appartiene all'excursus sui trattati romano-cartaginesi che fu inseri-
to, secondo l'esatta ipotesi di Laqueur, p. 69-70, in una edizione posteriore- poco
importa se effettivamente una Ja corne ritiene Io studioso.
9
Cfr. Polyb. 113, 3; II 1, 3; III 27, 7; perla relazione con la sezione dedicata
alla guerra oltre nel testo.
1
° Cfr. Polyb. l 88, 5.
11
Garcia Moreno, p. 72 ha parlato di ambiguità, ma senza specifiche argo-
mentazioni, vedremo subito perché tale opinione non sia condivisibile.
12
Diod. XXV 2, 1.
13
Per una ulteriore ragione infra nt 40.
NATURA DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 35

invece corne Kœtà -rftv At{3trr1v n6ÀEµoç e corne Atf3DKOÇ n6ÀEµoç 14 •


Anche in entrambi tali secondi casi si tratta di menzioni incidentali
in contesti diversi da quello della sezione relativa alla guerra, nei
quali la fonte usata puô presumersi, ed è effettivamente diversa
almeno nel primo 15 •
Infine concordemente solo di Atf3uKoç n6Àeµoç parlano Livio
(= bellum africum) 16 e Appiano nella Iberike 17 , in un frg. del quale
abbiarno già ipotizzato precedentemente la identità con la fonte di
Diod. XXV 8 che ne è cosl ulteriormente suffragata.
Da tale complesso di testimonianze appare chiaro che quella di
Atf3uKoç 1tÔÀEµoç era la definizione canonica nella storiografia gre-
cizzante - e per questo usata nei rinvii da Polibio - e, se la fonte di
Livio è un annalista - a nostro avviso, corne si è detto, Fabio 18 - , che
essa si era estesa anche a quella romana. D'altro canto Diodoro nella
prima sua indicazione attesta l'esistenza di una definizione di versa
anche se meno diffusa e recepita da Polibio in (parte di) quella di I
70, 1.
Quanto visto ci consente ora di chiarire l' effettiva natura di que-
st'ultima. Il participio tmKÀfl0EiÇ che l'accompagna, e che inequivo-
cabilmente attesta una preesistenza in una tradizione consolidata 19 ,
va inteso, con tutta probabilità, corne riferito non alla formula nella
sua interezza, ma ai suoi due componenti singolarmente intesi. Per
contro polibiana è la loro sintesi, cioè la recezione e l'accredita-
mento della definizione della fonte della prima testimonianza di
Diodoro insieme a quella della vulgata; dovren1n10 altrin1enti sup-
porre l'esistenza di una ulteriore tradizione attestataci solo da
Polibio il che è di gran lunga meno probabile. Se ciô è esatto avva-
lora inoltre la nostra ipotesi che Polibio facesse riferimento ad
almeno due fonti e corne una di queste fosse quella usata da Dio-
doro20.

14
Rispetivamente Diod. XXV 8; XXVI 23; per l'identificazione con la nostra
Gsell, III, p. 124; ib. nt 3, con una sfumatura di riserva.
15
Per il primo testo abbiamo già detto; per il secondo è reso probabile dal-
l'argomento che concerne e che si inquadra nella storia immediatamente poste-
riore alla guerra.
16 Cfr. Liv. XXI 1, 4; 2, 1; 41. 12; inoltre anche supra p. 24-25.

17
Cfr. App. lb. 4, 15.
18 De Sanctis III, 2, p. 173-174 fa discendere invece da Celio Antipatro i primi

capitoli di Liv. XXI, che in ogni caso, non possono derivare solo da Polibio in
quanto in questi, cfr. III 11, manca ogni riferimento aile operazioni di Amilcare
prima del passaggio in Spagna.
19
Per il suo uso Mauersberger, s. v. tmKCIÀ.Éro, col. 928.
20
La denominazione, e naturalmente non senza significato quanto alla rela-
tiva ricostruzione delle cause del conflitto, è stata variamente recepita anche dal-
la storiografia moderna. Di (grande) guerra libica parlano Mommsen, I, p. 560;
Meltzer, II, p. 356 (titolo); 368; 589; De Sanctis, II, p. 375 (titolo); Huss, p. 252
36 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

Naturalmente non sfugge che la definizione polibiana che con-


sente uno spazio alla componente indigena - sebbene in una
seconda posizione che non puo essere casuale - sembra contraddire
in parte quanta visto sul suo baricentro mercenario. Ma essa si rife-
risce a tutta la guerra - mentre l'interesse negativo per i mercenari è
sopratutto per l'archeologia - e nello svolgimento di questa, pura-
mente storico-militare, il modello mercenario negativo ha ragioni
solo episodiche di rilevare, per cui il ruolo indigeno, che vale per Io
storico a determinarne il carattere di drammaticità per Cartagine
corne vedemmo, sebbene in parte ridimensionato, non passa inos-
servato.
2. Non concerne la titolatura ma direttamente la percezione del-
la natura della guerra - peraltro su un piano diverso da quello rela-
tivo all'altro predicato tµ<pûÀloç, corne vedremo - il fatto che sia qua-
lificata corne acmovôoç 21 - anche qui peraltro parrebbe già in una
tradizione vulgata (napà toîç noÀÂ.oîç). La possibilità di esplorare
<pûcnç Kai ôuifü:cnç di un simile tipo di guerra costituisce una delle tre
specifiche ragioni di interesse che, seconda Polibio, ne offre Io
studio. Anche in cio dunque è più un interesse sociologico che sto-
rico puro a muoverlo.
Occorre precisare che il noÀEµoç non è tianovôoç perché vi sono
coinvolti i mercenari, barbari estranei alla comunità civile 22 , ma
autonomamente per le sue caratteristiche intrinseche, appunto
<pûatç e ôui0Eatç; altrimenti del resta Polibio non avrebbe ragione di
postulare una autonoma ragione di interesse, rientrando diretta-
mente nella seconda di quelle di 1 65, 7.
'A.anovôoç n6Â.Eµoç è, conformemente ad un uso corrente
almeno da Demostene, cio che oggi si chiama una guerra totale 23 •

(titolo); Caven, p. 67 (titolo); Carradice-La Niece, p. 33 (titolo); di guerra dei


mercenari invece ad es. Ackerman, p. 8-9; Gsell, III, cap. III passim; Groag, p. 18;
Walbank, p. 131; Warmington, p. 186; Picard, Vie, p. 7; e già Niebuhr, Vortrage, I,
2, p. 44 (Kri.eg der Miethsoldaten); entrambe le terminologie adotta Baldus, Deu-
tungsvorschlage, p. 177.
21 Cfr. Polyb. I 65, 6.
22
Questo parrebbe intendere invece Walbank, Polybius, p. 89-90. Non co-
glieva il punto Gsell, III, p. 100; più esattamente, benché sinteticamente, Wal-
bank, p. 131; Warmington, p. 186
23 Perle attestazioni, per Io più insieme a àKi]puKwç, cfr. Walbank, p. 131;
Id., Polybius, p. 90 nt 146, cui adde quelle in Ilari, p. 358; e, dal canto nostro,
App. Samn. 4, 1-3. La menzione più alta è in Platone, cfr. Ilari, p. 103-104, ove pe-
rô ha un significato diverso, corrispondente a guerra fredda, con cio attestando
una evoluzione semantica. Per il problema della misura di giuridicità dell'espres-
sione al di là della sua soglia impressionistica, cfr. Mosley, Envoys, p. 87; Id., Di-
plomacy, p. 154; 201-202; per il diritto di guerra nella concezione polibiana Wal-
bank, Polybius, p. 90-91.
NATURA DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 37

L'insistenza ripetuta, con commenti storico-filosofici, nella narra-


zione polibiana delle operazioni sulla escalation di efferatezze spiega
cio e si spiega con cio.
Sotta tale luce suscita interesse il fatto che proprio la nostra
guerra sia ritenuta esempio paradigmatico del suo genere 2 4, laddove
verrebbe spontaneo pensare piuttosto agli eventi dell'insurrezione
egiziana del 217/6 sgg. definita corne caratterizzata da eiç àAÂ:t1Aouç
ffiµ6n1ç Kai 7tapavoµia 25 , della guerra achea del 149-146 o della III
guerra punica. Ragioni di opportunità possono aver avuto un ruolo
per non considerare quest'ultima corne tale, ma deve essere stato il
carattere fin dall'inizio e continuato della totalità (o almeno il suo
apparire tale a Polibio) - significativo è il fatto per sua natura non vi
poteva essere una reciproca dichiarazione di guerra -, non solo
finale (distruzione di Corinto o di Cartagine), a determinarne la
maggior significanza per Polibio che infatti espressamente definisce
la guerra la più feroce in assoluto a lui nota 26 •
3. Se <icr7tovôoç definisce la natura che la guerra ha assunto nella
contingenza, tµcpuAtoç definisce quella che le è essenzialmente pro-
pria 27. Occorre dunque interrogarsi sui significato dell'impiego di
tale aggettivo e sulla relazione in cui è con i concetti di cr-tcicrtç e à7t6-
cnacrtç altrimenti pure impiegati da Polibio nella sezione.
Ali'espressione 7t6Aeµoç tµcpuAtoç non si puo dare il significato
che, seconda taluno, avrebbe già in altri due luoghi polibiani28 e che
si consoliderà soprattutto nel greco più tardo 29 , corne eqt.Iivalente a

24
L'inciso µaÀtO"'t' dv nç nÀ. di Polyb. 1 65, 6 puo sintatticamente riferirsi sia
alla frase che Io precede che a quella che Io segue. L'ambiguità è a nostro avviso
intenzionale nel senso di una posizione retoricamente ancipite; per cui ci pare
che Polibio indichi espressamente la guerra corne l'esempio più antonomastico di
èic:movooç 1t6Àeµoç - termine tra l'altro che nel suo vocabolario è un apax, cfr.
Mauersberger, s. v., c'icmovôoç, col. 242, mentre ch::i)puKtOÇ 1tÛÀeµoç non compare
mai - e dunque, modernizzando, quella tra le guerre da lui trattate che raggiunga
il massimo livello di totalità in una scala di intensità - di cui dunque attesterebbe
una esistente concettualizzazione, anche se puramente intuitiva.
25 Polyb. XIV 12, 4.
26 Cfr. Polyb. 1 88, 7.
27
Escluderemmo invece ogni collegamento logico in Polibio tra i due carat-
teri tanto più se, corne diremo, rc6Àeµoç tµ<puÀ.toç non vale guerra civile.
28
Cfr. Mauersberger, s. v. tµcpuÀtoç, col. 775; anche in questi due luoghi (Po-
lyb. XXIV 3; XXX 11, 4) a noi pare che l'aggettivo valga a definire un conflitto in-
terno ad una dimensione geografica dal momento che nel primo caso si fa riferi-
mento alle guerre endemiche tra le città cretesi le quali non formarono mai una
unità politica di modo che il riferimento puo esere solo al dato geografico insu-
lare e nel secondo caso si parla dei conflitti tra gli Etoli che a loro volta costitui-
vano non uno stato unitario ma solo una confederazione.
29
Cfr. Ilari, Operazioni, p. 264; ib. nt 112 - al quale sono perô sfuggiti i li. cc.
polibiani - a partire dal testo bilingue delle Res gestae divi Augusti. Sull'impiego
in Dione ed Appiano cfr. Jal, p. 64-65 e infra nt 31.
38 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

bellum civile. L'aggettivo va invece inteso - in funzione predicativa e


non attributiva - nel suo senso più letterale di «interno» 30 , cioè
corne connotante qualcosa che si inseriva in una unità determinata e
ben definita, che Io storico si rappresenta corne tale sotto il profila
geografico-materiale 31 . Quello geografico è infatti l'unico portato che
si possa attribuire all' espressione in quanto non solo i mercenari in
nessun modo si inseriscono nella compagine dello stato cartaginese
ma soprattutto, al contrario, la mentalità antica percepiva i com-
plessi organici di mercenari corne soggetti quasi dotati di una auto-
noma soggettività di diritto internazionale, corne indica la rispon-
denza al tipo del trattato internazionale della convenzione di
Eumene di Pergamo con i suoi ammutinati 32 . Il fatto che i mercenari
fossero assistiti dai soggetti libici di Cartagine, corne nota Wal-
bank33, non muta nulla, non solo per il carattere non originario ma
sopravvenuto di questi nella ricostruzione polibiana ma perché, da
un lato, i mercenari rimangono in questa l'elemento caratterizzante
e dall' altro le popolazioni indigene sono di ceppo non punico ed in
posizione di assoluta sudditanza e non di alleanza, di modo che non
si puè> parlare di guerra sociale o civile. Inoltre la stessa guerra

.fü E va precisato, in assenza di studi specifici, che esso vale « interno » in via

astratta, caduto cioè ogni immediato rapporto con la sua etimologia (en + phy-
lon), dal momento che. evidentemente, per quanto affini, Polibio non poteva af-
fermare in I 65, 1-2 che Falisci e Romani appartenessero alla stessa stirpe (phy-
lon) e ancor meno questo si puo dire dei Cartaginesi e dei contadini libici. Il rap-
porto etimologico - sui quale da ultimo Loraux, p. 8-11 - invece permane efficace
nel sintagma cmicrn; tµ<puÀ10ç = guerra civile. Anche Mauersberger ib. traduce i
due luoghi, I 65, 2 e I 71, 5, con intern.
31
Questo significato meramente geografico di interna è evidente anche già
nell'impiego erodoteo della espressione m:<icrtç tµ<puÀ10ç corne indicante il conflit-
to tra Greci, cfr. ad es Mazzarino, Oriente, p. 82, che, aggiungiamo noi, evidente-
mente non sono riconducibili ad unità componenti di uno stato ma solo sotto un
profilo geografico-culturale, cfr. ad. es. Hdt. VIII 3.
E si noti corne ancora del resto proprio in App. civ. I 40, 178 con µtyuç Kai
tµq>uÀtoç n6Àt::µoç sia indicata la gue1Ta sociale del 90-89 a. C. e dove non potendo
farsi equivalere l'aggettivo a sociale, che ha un suo corrispondente ben preciso in
cruµµa.xtKOÇ, non puo vedersi attribuire che un significato geografico-culturale
descrittivo, per cui il bellum sociale è la guerra all'interno dell'Italia; cosi corne al-
trettanto descritivo, questa volta sui piano dimensionale, è µtyuç. In questo modo
l'espressione viene a corrispondere con l'altra, pure impiegata spesso perla guer-
ra del 90, di bellum Italicwn, che pertanto sarà da intendere corne «gucrra che ha
riguardato l'interno dell'Italia» (corne spazio geopolitico) e non corne «guerra
contro gli Itali» corne intendono moiti, ad es. Mazzarino, II, 1, p. 43. Non ci pare
dunque di poter seguire chi, corne ad es. Mazzarino, ib., afferma tout court l'equi-
valenza bellum civile senza distinzioni cronologiche.
n Cfr. Schmitt, p. 147; anche Bengtson, Strategie, p. 205; Kertesz. p. 130-131;
in parte diversamente Virgilio, p. 106-107.
n Cfr. Walbank, p. 131.
NATURA DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 39

falisca, presa a parallelo da Polibio, non puà ricomprendersi sotto


tali parametri 34 •
In particolare poi nell'impiego polibiano il concetto sembra con-
trapporsi a quello di bellum extemum 35 , con una distinzione che ha
valore sociologico - mentre nelle guerre esterne si rischia solo
qualche provincia, in quelle interne la posta è l'esistenza stessa dello
stato.
Né puà invocarsi in contrario il fatto che Nepote parli di bellum
intestinum 36 , in quanto cià palesemente si spiega con una tradu-
zione superficiale e modernizzante da Polibio.
Cià è confermato dalla connessione con gli altri due termini,
<J'tacnç e àn6cr'tacrtç. Essi sono impiegati infatti in modo univoca-
mente differenziato, il primo solo per i mercenari37 , il secondo
(quasi sempre) solo per i Libî3 8 , indicando una valenza semantica
specifica e ristretta, non intercambiabile, escludente un significato
generale e generico - equivalente a bellum civile-. Il che induce ad
attribuirne loro uno specifico e caratterizzante, quello di ammutina-
mento di truppe per il primo e di rivolta di popolazioni per il
secondo. E cià pare colto anche da Nepote che usa a sua volta ter-

34 Cfr. Loreto, Conflitto, p. 724 sgg.


35
Cfr. soprattutto Polyb. I 71. 5; più pericoloso, per l'equivocabilità, è richia-
mare I 71, 7, <love allo ÇcvtKàç Kai ômn6vttoç n6Àeµoç si contrappongono èµ<puÀ.wç
crtacrtç Kai tapuxii. corne fa invece Jal, p. 22-23, che corne dicemmo vale solo «di-
sordini» e risponde all'esigenza di evitare una ripetizione. Accostare I 71, 7 al
« ... doublet antithétique « bella externa »-« bella ( ciuilia, domestica, intestina) »,
qu'on trouve exprimé dans de nombreux textes, de Cicéron à Saint Augustin ... »,
corne fa Jal, ib., non ci pare esatto dal momento che Polibio sta svolgendo consi-
derazioni proprie, storico-sociologiche, che con le teorie romane non hanno nul-
la a che fare.
36
Nep. Ham., 2, 1.
37
Cfr. Polyb. 1 66, 10; 67, 2; 5; 68, 10; II 1, 3. Ci pare che proprio per distin-
guere da tale impiego specifico e attribuirgli portata generale in 1 71, 8 il termine
non sia usato assolutamente ma in una endiadi.
38 Cfr. Polyb. 1 65, 3; 70, 9; 72, 4; 88, 5; anche 82, 8; 9. Anche nelle occorren-

ze in altri contesti il significato è sempre solo di rivolta di popolazioni o territori,


cfr. Polyb. III 68, 10; V 41, 6; 54, 13; X 37, 2; XXIII 16, 7.
Va detto peraltro corne in tre casi esso sembri riferito ai mercenari, e cioè
Polyb. 1 72, 6; 88, 9; III 10, S. Tuttavia per quest'ultimo la divergenza si spiega se
si considera quanta detto sopra sulla seriore composizione della sezione del 1 li-
bro sulla individuazione del cui specifico vocabolario dunque non puo incidere.
A sua volta l'impiego in 1 88, 9 è in relaiionc alla pcculiare situazione della Sarde-
gna ove l'ammutinamento della guarnigione equivale per Polibio alla rivolta di
una provincia corne indica il triplice riferimento all'isola nel suo insieme e so-
prattutto alla sovranità su di essa, cfr. 1 88, 8-10. Solo dunque nel primo dei tre lo-
ca l'usa è effettivamente contraddittorio; ci pare pero che a fronte del rimanente
complesso di testimonianze non basti per negare l'esistenza di uno specifico vo-
cabolario all'interno della sezione distinguente tra le due fattispecie.
40 LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

mini differenti per i mercenari, descivere, e i Libî, abalienare 39 • Ed è


da rimarcare corne anche App. Sik. 2, 9 usi la medesima radice di
Polibio per la rivolta libica (cicpicrc11µ1), anche se l'unicità dell'im-
piego induce a cautela nel sostenere il carattere non casuale di ciô.
Al contrario il vocabolario di Diodoro è diametralmente
opposto, usando, sempre e solo, cin6crmcnç per indicare l'ammutina-
mento40.
Quanto al rapporta relativo con n6ÀEµoç tµcpuÀtOÇ va detto che,
se quanto notato è esatto, concettualmente non c'è alcun ostacolo in
Polibio ad una identità del sintagma maggiore con l'uno o l'altro
corne indica il fatto che egli parli di cipxiJ del n6ÀEµoç €µcp0Àtoç in
senso vero e proprio solo perla fase relativa allo scoppio dell'ammu-
tinamento, corne si è visto 41 . Peraltro la definizione adottata per la
guerra corne npoç Çtvouç Kai Atf3uKoç indica corne egli intendesse il
n6ÀEµoç tµcpuÀwç corne la somma di entrambi.
Quanto detto sul significato di n6ÀEµoç tµcp0Àt0ç ci fa meglio
comprendere la puntualità dell'impiego dell' altra categoria, quella
dell'èicmovooç noÀEµoç. L'impiego di questa nel suo carattere di tota-
lità esprimentesi nel rifiuto di rapporti giuridici tra contendenti, che
altrimenti ne sarebbero capaci, è concepibile solo per una guerra tra
entità sovrane mentre per una guerra civile sarebbe fuori luogo 42 . Al
contrario esso acquista pregnanza se si tiene presente quanta notato
sulla quasi soggettività di diritto intemazionale degli eserciti di mer-
cenari. Potremmo anzi dire che è proprio la sottolineatura di talc
componente a consentime storiograficamente l'impiego.
Se tutto quanta osservato è esatto ne emerge che il conflitto per
Polibio non ha un carattere eversivo e rivoluzionario, conforme-
mente al fatto che elementi con queste caratteristiche nella narra-
zione non vengono mai richiamati.

39
Cfr. rispettivamente Nep. Ham. 2, 2 e 2, 2; 4.
4
° Cfr.
Diod. XXV 2, 1; 3, 1; 2; 4, 1; col che confermando la non derivazione
da Polibio; si noti invece corne il termine sia diverso in XXV 6 = Exc. Hoesch. 510
W.
41
Supra p. 8-9; infra p. 47.
42
Cio è confermato anche dall'impiego volutamente paradossale ed esagera-
to in Cie. ad Att. IX 10, S.
NATURA DELLA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA 41

Stemma delle fonti

storici storico
filobarcidi filoannonideo
(Sosilo e Sileno) (pamphlet propagandistico?)

(?)
annalista
(Fabio Pittore)

storico
(romano?)
post fine II sec.

Diodoro Diod.XXV8 Livio

sui rapp.

Nepote

Lib. Sik. lb.


Appiano

.___ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ • Dio (Zon.)

* I due ca i ono in alt rnativa.


PARTE II

L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE


E LE SUE CAUSE
CAPITOLO I

L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA

1. Nella storia della insurrezione è riconoscibile con confini suf-


ficientemente chiari per una sua obbiettiva autonomia di caratteri
in terni oltre che per una esplicita cesura di Polibio 1 - che solo tra le
fonti vi dedica, per le ragioni che vedemmo 2 , particolare attenzione
- una archeologia che, preliminarmente alla considerazione del pro-
blema delle cause, deve essere presa in esame 3 •
Oltre a quello strettamente evenemenziale tale fase iniziale pre-
senta un ulteriore duplice piano di rilevanza; fattuale, in quanta ci
mostra con un dettaglio che difficilmente si ritrova nel I libro poli-

1
Cfr. Polyb. I 70, 7; anche 65, 6. Naturalmente la stessa caratterizzazione in-
terna risale a Polibio e dunque è finalizzata alla sua autonomia strutturale rispet-
to al resto della vicenda, ma dalla sua analisi cio non pare risultare in un arbitrio,
se non per la esclusione da essa del momento insurrezionale libico compresso a
favore dell'episodio dell'ammutinamento, cfr. per cio supra Parte I.
2
Cfr. supra Parte I.
'Il concetto di ammutinamento viene di seguito impiegato in senso sociolo-
gico ampio - non in quello strettamente giuridico di rifiuto di obbedienza di
quattro o più soldati corne ad es. nel vigente codice penale militare italiano o di
resistenza alla legittima autorità militare di due o più corne nel Military Act in-
glese del 1879 -, cioè corne indicante la insubordinazione armata di reparti mili-
tari connotata da atti di violenza ad esito letale contro ufficiali, quale emerge ad
es. ora dall'analisi dei casi indiani posteriori al 1857 di D. Omissi, The Sepoy and
the Raj. The Indian Army, 1860-1940, London 1994, p. 134-152. Cio che in altri ter-
mini tipicizza la situazione è la sua irreversibilità e quindi non cessabilità pacifi-
ca e volontaria - per cui ad un ammutinamento necessariamente consegue una
repressione armata. Un raffronto di interesse specifico per la nostra vicenda è
costituito poi naturalmente dalla vicenda del Great Mutiny dell'esercito indiano
nel 1857-58, utile - corne già sapeva Flaubert - per i più punti di affinità con essa,
in cui da originari atti di disobbedienza agli ordini si passa all'ammutinamento
vero e proprio solo con l'assassinio degli ufficiali inglesi, ed in cui pure il movi-
mento si salda con uno politico insurrezionale; significativo è anche il fatto che
parte delle truppe rimase fedele alla Compagnia delle Indie e del pari l'inaudita
ferocia che la guerra conseguitane raggiunse, per esso si veda G.B. Malleson, The
Indian Mutiny of 1857, London 18924 ; C.R. Hibbert, The Great Mutiny, India 1857,
Harmondsworth 1980; V.G. K.ieman, Eserciti ed imperi. La dimensione militare
dell'imperialismo europeo 181511960, trad. it. Milano 1985, p. 56-60; ulteriore lette-
ratura in W. Reinhard, Geschichte der europaische Expansion, Ill., Die Alte Welt
seit 1818, Stuttgart 1988, p. 227-228 nt 40.
46 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

biano uno spaccato dei modi della azione e della decisione politica a
Cartagine; storiografico, perché ris petto alla trattazionc di Polibio si
pone corne parametro della sua capacità di comprensione e di ana-
lisi di situazioni di crisi.
Egli pare distinguere, perlomeno nel raggruppamento selettivo
dei fatti, dal lato cartaginese quattro fasi, ad ognuna delle quali cor-
rispondono sue osservazioni di sociologia politica. La prima è quella
che vede protagonista Giscone, il governatore militare di Lilibeo 4 ,
subentrato ad Amilcare nel comando in capo dell'armata di Sicilia
dopo la conclusionc della pace con Roma5, che, proprio preveùen-
done i rischi, organizza razionalmente il rientro dei soldati per sca-
glioni successivi, affinché, liquidati loro gli arretrati di stipendia
dovuti e congedatili separatamente, fosse prevenuto il pericolo costi-
tuito dal loro concentramento. Che questa fosse la sua intenzione
reale, attestata quindi documentalmente negli archivi di Cartagine e
trapassata in qualche modo (anche oralmente) nella fonte di Polibio,
e non una semplice interpretazione di questi 6 , pare probabile alla
luce di quanto osserveremo sulle ragioni psicologiche del ricorso di
nuovo a lui per l'ultima delle trattative 7 • Cio comunque non esclude
che alla sua decisione avessero concorso anche ragioni di ordine
strettamente tecnico in quanto la flotta cartaginese mancava sicura-
mente dei mezzi 8 per rimpatriare in una unica soluzione più di
20.000 uomini 9 , operazione che avrebbe richiesto tra le due e le tre-
cento navi 10 • Il Veith sostiene invece che il trasporto era del tutto
possibile in quanto sarebbe stata usata la flotta mercantile''; ma cio
è difficile da ammettere 12 , dal momento che gli armatori avrebbero

4
Cfr. Polyb. 1 66, 1; 68, 13. Alla luce dei dati sui carattere amministrativo di
marca ellenistica della strategia cartaginese, per la quale Bengtson, Kartagische
Strategie, p. 379-380 = 111-112, ci pare più esatto rendere cosl il titolo di 6 mi n;ç
n6ÀEWÇ (A1Àuj3mou) mpmriyoç che non semplicemente con comandante il presi-
dio o equivalenti, corne per lo più si fa, ad es. da parte di Meltzer, II, p. 369;
Veith, p. 526; Picard, Hannibal, p. 65; Warmington, p. 186; ignora il problema
Ameling.
s Cfr. Polyb. I 66, 1.
6
Anche se molto ermeticamente un dubbio pare affiornre a De Sanctis, Ill,
1, p. 372. Mentre gli altri studiosi non pongono il problema.
7
Cfr. infra p. 70.
11
Cfr. già Mcltzer, II, p. 370, il quale forse è trnpo soltile ne! distinguere duc
aspetti dell'azione di Giscone; lo segue Walbank, p. 133.
9
Per la forza dell'armata infra Pmic III, Cap. I, §. 1.
10
La capacità di trasporto di una quinquireme per brevi tragitti corne qucllo
del Canale <li Sicilia è stimata in ca. cento uomini da Demcrliac-Meirnt, p. 264.
11
Cfr. Veith, p. 527 nt 1.
12
Contra, ma senza argomcnti, anche De Sanctis, Ill, 1, p. 372 nt 4; Wal-
bank, p. 133.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 47

certo richiesto un nolo che sarebbe andato a sommarsi alle altre


spese, mentre una requisizione a guerra conclusa è improbabile
tanto più data la tendenziale identità tra classe dirigente e ceto
armatoriale a Cartagine 13 •
È fuori di luogo ritenere che già in Sicilia le truppe si fossero
ammutinate, corne si è supposto su esili basi numismatiche 14 , in
quanto di cià non è traccia nelle fonti letterarie che, al contrario,
attestano corne vedremo, il mantenimento della disciplina fino ad
un punto relativan1ente avanzato della serie di trattative; inoltre non
si capirebbe corne, se l'ammutinamento fosse già iniziato, le truppe
si lasciassero in buon ordine trasbordare in Africa. Ed ancor meno
probabile è che la sedizione fosse addirittura precedente alla pace
con Roma 15 , in quanta in tal caso Amilcare non avrebbe potuto
disporre di quei margini di contrattazione con Catulo che effettiva-
mente ebbe. Cosa diversa è la irrequietezza di un esercito non scon-
fitto costretto ad arrendersi, con davanti le incerte prospettive di
una smobilitazione, o la paura serpeggiante tra parte dei suoi com-
ponenti, più o meno fondata, di consegna ai Romani, corne doveva
essere tra i disertori - e corne vedremo in qualche modo esserci atte-
stata -, i cui segnali non dovevano essere sfuggiti al comando in
capo. Sorge allora il quesito del perché tale sua percezione del
rischio non trovasse eco anche nel governo metropolitano e il piano
di Giscone rimanesse ineseguito al suo terminale d'arrivo, ove le
truppe invece di essere congedate a mano a mano che arrivavano
rimanevano concentrate a Cartagine 16 • Polibio nelle scansioni narra-

13 Per tale identità per tutti Huss, p. 485-486.


14
Cfr. Cutroni Tusa, p. 40; una ipotesi simile, puramente congetturale, era,
ma più attenuata, già in Meltzer, II, p. 369. Oltre a quanto obiettato alla tesi della
Cutroni nel testo va aggiunto che la riconiazione di monete cartaginesi con la so-
vrascritta AIBYQN indica un livello di consapevolezza politica dell'insurrezione
che è impensabile al di fuori del territorio africano e che dunque le monete tro-
vate a Selinunte non possono essere state coniate in Sicilia. Il carattere occasio-
nale e minore del ripostiglio comunque emerge anche dalla considerazione del
rapporta statistico tra il numero di pezzi ivi presente, 9, e il numero di quelli ana-
loghi rinvenuti nei due siti tunisini, rispettivamente 40 e 5 + 112, noti alla studio-
sa, p. 35-38, e in quello di più recente rinvenimento, che contiene 167 pezzi, cfr.
Carradice-La Niece, p. 33-37. Riserve anche in Huss, p. 253 nt 5, ma senza argo-
menti; la ipotesi non è recepita da Carradice-La Niece, né da Acquaro e Manfredi.
Le considerazioni poi sul mercenariato corne fattore di mobilità appaiono fuori
luogo in un contesto patologico e di per sé staticizzante quai è quello della in-
surrezione.
Il ripostiglio di Selinunte si spiega altemativamente meglio corne i risparmi
di qualche mercenario greco o italiota riuscito a riparare nell'isola durante o alla
fine della guerra, oppure corne il prezzo di merci vendute agli insorti da mercanti
dell'isola, che corne è probabile erano loro fomitori, cfr. infra p. 98 nt 59; 195.
15
Cosî sempre Cutroni Tusa, ib.
16
Cfr. Polyb. I 66, S.
48 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

tive benché non espressamente - contrappone il generale al


governo - senza peraltro distinguere posizioni al suo interno. Che il
rischio fosse colto dall'uno e non dall'altro pare improbabile. Più
verosimile è che il governo punico fosse in proposito diviso, rite-
nendo alcuni dei suoi esponenti preferibile un differimento del con-
gedo - o almeno più vantaggioso dei rischi che comportava -, sia
perché speravano forse di ridurre le pretese dei soldati, sia soprat-
tutto perché speravano di dirottarli in una guerra nell'interno, corne
vedremo; vi sarà dunque stato un indirizzo gisconiano ed uno con-
trario, forsc ruotante intorno ad Annone - o cui comunque questi
aderiva - in quanto a questi sarebbe spettato il comando perla spe-
dizione africana e in quanto il suo atteggiamento nelle successive
trattative sarà appunto di tirare sui prezzo 17 •
2. In secondo luogo occorre anche chiedersi se la ragione con-
corrente data da Polibio, che il tesoro cartaginese fosse insufficiente
a far fronte ai debiti verso i soldati, sia da accogliere, corne si fa di
solito 18 , o men o. E in tale seconda ipotesi corne sia da spiegare la sua
genesi. A tal fine è necessario anzitutto chiarire approssimativa-
mente a quanto potesse ammontare il debito. Il computa è difficile
sia perché il salario medio del mercenariato ellenistico nel III sec. ci
è, paradossalmente, assai meno noto che per il secolo precedente 19 ,
sia perché ignoriamo quanti fossero i mesi di arretrato loro dovuti.
Ccrto, quanta a questi ultimi, non dovevano risalire molto indietro
nel tempo di guerra in quanto è facile ritenere che altrimenti gli
uomini di Amilcare ne avrebbero fatta questione durante la guerra
stcssa, corne cra accaduto cffettivamente per una semplice contro-
vcrsia sull'ammontare, e non quindi un ritardo di pagamento, pro-
babilmente nel 262 20 , ad un contingente galata 21 • Si puo ritenere che
febbraio 241 fosse stato pagato e probabilmente la flotta delle Egadi
portava anche rifornimenti di denaro che, andati o meno persi nella
sconfitta, in ogni caso non poterono essere usati per pagare le
truppe in Sicilia, essendo riparate le navi sopravvissute a Cartagine.
D'altro canto pero nel prolungarsi delle trattative con Roma è diffi-
cile chc Amilcare non pagasse le sue truppe, in quanta il conse-

iï Per entrambi i punti cfr. infra p. 59 ss.; per il pl'imo anche 77.
ix Cfr. ad. es. Meltzer, II, p. 369; 370; Gsell, III, p. 101; Picard, Vie, p. 186; Id.,
Hannibal, p. 68; Caven, p. 67; Huss, p. 252, il quale ritiene pero chc con uno sfor-
zo estremo, c se si provvedeva immediatamente, il debito poteva essere saldato;
Wollner, p. 88-89; Scardigli, p. 227-228. Diversamente invece Mommsen, I, 538-
540; Thiel. p. 317-318; Warmington, p. 187, tutti pero molto sinteticamente.
19
Cfr. G1-iffith, p. 302, manca qualsiasi dato diretto.
2
° Cfr. Walbank, p. 158 in base a<l una suggestione <li Treves; e comunque
prima del 261, cfr. Gsell, III, p. 378-379; diversamente De Sanctis, III, 1, p. 90.
21
Cfr. Polyb. II 7, 7; la sua storia si segue in Griffith, p. 252-253; Launey, I,
p. 517.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA Dl SICILIA 49

guente rischio di un ammutinamento ne avrebbe compromesso ogni


potere contrattuale lasciandolo alla mercé di Catulo. Un corriere
con i fondi poteva facilmente raggiungere la Sicilia, ad es. Io stesso
che gli portava i pieni poteri perla trattativa 22 •
Secondo l'ipotesi piu estesa la pace deve essere stata conclusa al
piu tardi tra la fine di maggio e la fine di giugno 23 • 1 mesi in que-
stione sono dunque difficilmente più di tre. Abbiamo già detto pero
che è improbabile che nel momento piu critico delle trattative Amil-
care non pagasse i suoi uomini. Cio implica che solo verso la fine di
questo periodo gli stipendi non erano stati corrisposti. Se il paga-
mento aveva scadenza mensile cio ci porta a contenere gli arretrati
all'ultimo mese prima della data della pace, altrimenti alle ultime
cinque o sei settimane. Ad esso perà si aggiungeva il tempo neces-
sario al rimpatrio dei contingenti a Cartagine, in quanto avveniva
sempre sotto comando e quindi sotto ingaggio punico. Esso, deve
essere durato all'incirca un ulteriore mese, corne vedremo 24 ; la stima
è naturalmente ipotetica ma è da rilevare a suo conforto, almeno
corne termine massimo, che in ogni caso difficilmente i Romani
avrebbero tollerato una prolungata permanenza delle truppe
puniche in Sicilia.
Dunque al momento in cui tutti i soldati erano raccolti a Carta-
gine, che è l'unico sui quale si puà fondare una valutazione della
considerazione governativa dei fondi disponibili, rientrando i suc-
cessivi differimenti nella patologia della vicenda, il debito difficil-
mente poteva eccedere al massimo i due mesi 25 •
Occorre poi stabilire un valore approssimativo del loro salario;
in assenza di qualsiasi dato preciso esso sarà un valore medio per
tutte le truppe, pur nella consapevolezza che i diversi contingenti
godevano di coefficienti retributivi diversi 26 , e all'interno di essi in
base alle singole posizioni personali (grado, anzianità, premi).
Secondo i dati raccolti da Griffith per il mercenariato ellenistico del
III sec. esso puo fissarsi in 1/1, 3 drachma/giorno 27 • Dunque per più
di 20.000 uomini si tratta di una somma di ca. 100-130 talenti per un
mese e di 200-260 in totale 28 • La somma, già in assoluto, non appare

22 Cfr. Polyb. I 62, 3.


23 Cfr. infra p. 211.
24 Cfr. infra p. 212.
25 L'unico a porsi il prob1ema è Griffith, p. 217; 288, che inargomentata-

mente si limita a supporre il rnancato pagamento della rnensilità corrente, peral-


tro senza precisarne il termine relative di riferimento; o, altemativamente, sup-
pone pagamenti precedenti incompleti, anche di anni, ma cio pare meno proba-
bile.
26 Cfr. Gsell, II, p. 355; Huss, p. 476.
27
Cfr. Griffith, p. 302-306 : sei e otto oboli.
28 Perle richieste ulteriori che comunque essendo soprawenute non rilevano
50 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZJONE E LE SUE CAUSE

eccessiva. Il problema è, naturalmente, se essa lo fosse rispetto alla


situazione delle finanze puniche sia in conseguenza dello sforzo bel-
lico sostenuto, sia agli oneri finanziari della pace con Roma, corne
molti effettivamente ritengono 29 •
Alcune considerazioni si impongono. Anzitutto il fatto che il
governo cartaginese si accolli a fondo perduto la spesa ci:; -rà KŒTE-
nEiyov-ra dei mercenari per il periodo delle trattative in ragione di
una somma pagata immediatamente - e non sappiamo se a semplice
titolo di anticipo sulle spese totali ose forfettariamente - di uno sta-
tere per soldato 30 , dunque di poco n1enu Ji selle talenti complessiva-
mente; poi soprattutto quello che, precipitando la crisi, il governo
non solo accoglierà la richiesta iniziale dei soldati, cui verosimil-
mente si dovevano aggiungere le spettanze accumulate nelle more,
pari probabilmente ad un altro mese circa, ma mostrerà material-
mente di disporre delle somme necessarie - quelle con cui Giscone
inizierà a procedere al pagamento 31 e che gli saranno infine sottratte
con la forza dagli insorti3 2 • Poi il fatto che ulteriori somme saranno
pagate ai mercenari dai Libî insorti 33 , e che evidentemente avreb-
bero potuto essere riscosse dal governo punico corne contribuzioni
straordinarie.
C'è un dato sul quale pure l'attenzione non si è soffermata
sinora e cioè che al momento dell'invio dell'armata di soccorso ad
Amilcare all'inizio del marzo 241, forte di altri 20.000 uomini34, il

ai fini delle disponibilità cartaginesi in relazione al momento iniziale cfr. infra


p. 65 SS.
29
Ad un esaurimento del tesoro a seguito dell'indennità di guerra pensano
ad es. Ackermann, p. 84; Meltzer, II, p. 353; Gsell, III, p. 101; Picard, Vie, p. 186;
Huss, p. 252; Baldus, Deutungsvorschliige, p. 176; all'opposto De Sanctis, III, 1,
p. 185; Walbank, p. 355. La riduzione nel corso della guerra con Roma e conti-
nuata dopo il 241 del titolo delle monete argentee, cfr. Crawford, Coinage, p. 136,
e di elettrone, cfr. Jenkins-Lewis, p. 38; 43, anche 40-41, non prova di per sé altro
che una conseguenza inflattiva della guerra e non offre quella « ... dramatic
confirmation of the devastating effect of the war on state finances» che ritengono
Carradice-La Niece, p. 48. Un conto comunque è un impoverimento relativo, un
altro una insolvibilità.
3
° Cfr. Polyb. 1 66, 6, che parla di XPotlcroùv unanimente inteso corne uno sta-
tere, cfr. ad. es. Walbank, p. 133; Huss, p. 253.
31
Cfr. Polyb. 1 69, 1; 3; 8; si consideri corne anche le pretese ulteriori fossero
infine accolte, cfr. Polyb. I 68, 8-11; il fatto che Giscone ne differisse il pagamento
(tmcp·ti01iµt), Polyb. I 69, 8, non basta a provare il contrario, risultando congruo
con una normale logica cantabile che esso fosse rinviato a dopo quello degli sti-
pcndi. In ogni caso non ci viene detto che egli Io dfiutasse tout court.
u Cfr. infra p. 74; 93.
u Cfr. infra p. 87-88.
14
Cfr. Demerliac-Meirat, p. 264. L'idea perà che la flotta delle Egadi traspor-
tasse un nuovo esercito non è unanime, dal momcnto chc secondo altri, ad es. De
Sanctis, III, 1, p. 183; Scullard, p. 565, la flotta dovcva servü-e ad imbarcarc i sol-
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 51

governo doveva prevedere un raddoppio delle spese correnti di


guerra ed una continuazione di questa ancora almeno per qualche
mese e dunque doveva aver calcolato di (pater) disporre di un tesoro
di guerra - in senso lato, corne disponibilità sia attuali che preventi-
vate - sufficiente; sul quale i 220 talenti annuali + 1000 di paga-
mento contestuale dovuti a Roma dopo la pace 35 incidevano poco,
corrispondendo l'una a meno di una, l'altra a poco più di tre o
quattro volte il costo mensile solo in stipendi e prescindendo dagli
oneri logistici della grande armata che si sarebbe formata col con-
giungimento dei due eserciti36 •
Assume particolare rilievo qui anche il problema del(l'esistenza
di un) sistema finanziario (bancario) cartaginese. Esso è stato di
recente ipotizzato da Demerliac e Meirat quale rete di grandi dimen-
sioni poggiante sui vari emporî cartaginesi in Spagna e sulla costa
atlantica africana e su una serie di agenti individuali in Gallia e
organizzato in modo da garantire un'alta circolazione dell'argento
proprio in funzione delle esigenze finanziarie del sistema militare 37 •
In proposito va ribadito - per chiarezza - che l'ipotesi in oggetto non
solo non presuppone una presenza politica diretta e consistente in
questi territori - in altri termini un impero territoriale - ma al con-
trario è addirittura almeno tendenzialmente in opposizione ad essa 38
e postula solo l'esistenza di piccole stazioni commerciali e, appunto,
finanziarie - o di agenti individuali corne in Gallia. La esistenza di
queste - oltre che in Marocco, a Lixos e in aitre piccole località atte-
stateci già dal Periplo di Annone 39 - è pressoché incontestata anche
in Spagna almeno a Cadice, a Sexi, Abdera, Malaga e Baria, già assai
prima della (ri)fondazione di un impero territoriale nell'interno da
parte dei Barca tra il 237 e il 221 40 , e anzi si tratta di fondazioni
fenicie presso le quali era subentrata Cartagine; e di esse, almeno in
parte, si deve ammettere la sopravvivenza ancora negli anni che qui

dati di Amilcare per usarli in operazioni anfibie. Le cifre delle perdite umane alle
Egadi, cfr. Walbank, p. 125; Huss, p. 249 nt 261, pero l'accreditano. In ogni caso
rimane il fatto che Cartagine disponeva dei fondi per continuare la guerra.
·~ 5 Per l'ammontare complessivo degli oneri finanziari della pace Meltzer, II,
p. 353; Gsell, III, p. 98 : De Sanctis, III, 1, p. 185 nt 96; Thiel, p. 318; Warming-
ton, p. 183; Huss, p. 250-251; Scullard, p. 565; Scardigli, p. 227. Per quello relati-
vo Taübler, p. 112; ib. nt 237; ai nostri fini la differenza tra i 2000 e i 2200 talenti
attestati da fonti differenti non ha moita rilevanza.
36
Contando questa corne forte di più di 40.000 uomini il costo sarebbe stato
di 200-260 talenti/mese secundo il coefficiente medio adottato.
37
Cfr. Demerliac-Meirat, p. 277.
38
Cfr. Demerliac-Meirat, p. 273.
39
Per essse si veda oltre a Demerliac-Meirat, p. 68-90, ad es. Decret,.p. 124-
126; Huss, p. 70-71.
40
Cfr. ad es. Decret, p. 117-118; Huss, p. 68-69; Scullard, p. 19-21 e nt succes-
si va.
52 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

ci interessano direttamente 41 • Quella dei due studiosi francesi è


naturalmente una ipotesi basata su indizi. Ma al di là della liceità
teorica di un tale metodo storiografico - riaffermata recentemente,
corne è noto, da Carlo Ginzburg con il suggestivo concetto di para-
digma indiziario ed il richiamo al concerto di abduzione 42 - , va riba-
dito in particolare che ad essa non si puô opporre, in specifico, il
silenzio delle fonti letterarie su un sistema bancario punico in
quanto alla storiografia - e in generale alla cultura - antica manca
notoriamente un interesse ai meccanismi economici e finanziari 43 •
L'ipotesi di un sistema bancario punico trova poi conforto ncl-
l'esistenza di un sistema di «lettere di credito», su cui è stata recen-
temente di nuovo richiamata l'attenzione da Huss 44 , sotto forma di

41
Se Polyb. II 1, 6 - su cui è da tener presente la cautela, icasticamente
espressa, di Scullard, p. 21 e il rilievo di imprecisione mosso da Barcel6, p. 76-77
- implichi che anche questi emporî erano andati persi durante gli anni della I
guerra punica è difficile dire. Se cosi fosse pero cio comporterebbe l'obbligo di ri-
tenere che essi erano stati militarmente conquistati dalle tribù celtibere del-
l'interno che dunque vi avevano espulso o massacrato i Cartaginesi, dal momento
che non si vede altrimenti corne cio sarebbe potuto accadere. Non si capirebbe
perô a quale scopo dal momento che esse beneficiavano dei rapporti commerciali
con Cartagine; inoltre essendo gli emporî disseminati lungo una estensione
considerevole non si puô neanche pensare al frutto di occasionali episodi di fri-
zione locale e si dovrebbe supporre una azione antipunica concertata di più tribù
il che rimarrebbe pure difficile da spiegare. Di una cacciata violenta sarebbero
poi forse dovute rimanere traccie sotto forma di distruzione degli abitati e di pos-
teriore ricostruzione dopo la riconquista harcide di cui l'archeologia non ha tro-
vato alcuna traccia. Inoltre il contesto polibiano, anche alla luce di aitre informa-
zioni (cfr. Barcel6, p. 75-82), e di II 1, 7, mostra corne in questione nel passo sia
un dominio diretto cartaginese sull'entroterra indigeno e non il possesso dei pic-
coli emporî costieri. Se dunque il testo polibiano è da conservare e non è il frutto
di propaganda cartaginese barcide, corne ritiene ad es. Barcel6, p. 76-82, è più
probabile che si riferisca alla perdita di un controllo politico che Cartagine eser-
citava sotto forma indiretta attraverso rapporti clientelari o con un sistema di
trattati, magari analogo a quelle che le attribuiva una alta sovranità su alcuni
principati numidi, sull'interno dell'Andalusia. In ogni caso almeno Cadice era si-
curamente rimasta in mano ai Cartaginesi, corne mostra Scullard, p. 21; e anche
Huss, p. 271 nt 18 contiene (almeno) a solo una parte dei possessi cartaginesi la
perdita, almeno in via di ipotesi.
La recente tesi che le colonie fenicie avessero mantenuto fino al 237 la loro
indipendenza politica nei confronti di Cartagine, cui sarebbero perô state legate
commercialmente almeno dalla metà del IV sec., sostenuta ora da Barcel6, p. 26-
43; 133-151 non toglie evidentemente nulla all'ipotesi di una presenza commer-
ciale e finanziaria punica presso di esse, che solo qui rileva.
42
Cfr. Ginzburg, Spie.
43
E sarà da richiamare forse anche la gelosia dei cartaginesi per i loro arca-
na economici che, anche volendo, doveva rendere ancora più difficile l'acquisi-
zione di informazioni.
44
Cfr. Huss, Depositenbank, p. 21-26, ove la letteratura precedente; la fonte è
[Plat.] Eryx. 399e-400a. L'espressione «lettere di credito» è nostra, Huss parla di
Ledergeld, ma, se solo si ponc mente alla storia dello sviluppo delle banche nel
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 53

segmenti di cuoio su cui ne era fissato un altro (pure di cuoio?),


marchiato sui lato interno in modo che il marchio risultava non visi-
bile all'esterno 45 • Lo studioso, in particolare, ne deduce l'esistenza di
filiali bancarie nelle maggiori città puniche in quanto altrimenti non
se ne vedrebbe la funzione 46 • Ma appunto per cio non ci si deve limi-
tare solo alle grandi città vicine a Cartagine, ma piuttosto pensare
proprio agli emporî punici lontani dalla metropoli, rispetto ai quali
si inverano ottimalmente le due condizioni che secondo Huss, e a
ragione, spiegano l'insorgere del sistema delle lettere di credito : la
pericolosità degli spostamenti e l'esigenza di moneta reale (poco
importa qui se coniata o in lingotti) presso il terminale di arrivo.
Infatti nelle città puniche, tra Cartaginesi clienti di una stessa banca
- per cosî dire-, è evidente che non doveva sussistere difficoltà ad
usare le lettere corne mezzo di pagamento mentre era per il com-
mercio con non cartaginesi, cioè indigeni di Spagna, Gallia e Africa,
che occorreva moneta reale il cui spostamento materiale era inco-
modo e pericoloso. Cio implica altresî che queste filiali presso gli
emporî dovevano essere fornite di considerevoli fondi.
È poi da riportare, dal canto nostro, un'altra occasione proprio
degli anni '40 del III sec. in cui il governo cartaginese riesce a mobi-
lizzare in breve tempo grossi capitali di cui poco prima mostra di
non avere disponibilità (immediata). Nel 24 7 viene chiesto un pre-
stito di duemila talenti all'Egitto perla continuazione della guerra. Il
prestito non è concesso ma la guerra procede per altri sei anni e
sarebbe ulteriormente continuata senza le Egadi; cio pare implicare
che i capitali negati da Alessandria erano stati raccolti in qualche
altro modo e in tempi relativamente ridotti 47 •

Medioevo, ci pare che i segmenti di cuoio fossero piuttosto titoli di credito, ossia
contrassegni emessi privatamente dalle banche (o dalla banca) e da queste ri-
conosciuti, che non una vera moneta nominale, per la quale si richiederebbe una
emissione statale che implicherebbe un ulteriore grado di ipotesi facilmente
esposto a critiche e non indispensabile all'interpretazione dello studioso tedesco.
45
Cfr. Huss, Depositenbank, p. 21-22. L'esegesi di Huss, e la conseguente ri-
costruzione della forma materiale dell'oggetto, è da preferire a quella tradizionale
- di cui a p. 21nt4; 22 nt 7 -; ad essa pero sfugge un punto e cioè che se apodeo +
en e enapodeo hanno in sé il concetto di « fissare » e non di avvolgere pure si tratta
di un« fissare in « e non di un «fissare a», corne invece ritiene Huss. La difficoltà
si supera con poco sforzo aggiungendo che il secondo pezzo era fissato all'interno
del primo (dunque di dimensioni maggiori), che cioè sporgevano dei lembi che
erano ripiegati ed ulteriormente fissati (cuciti se si tratta di cuoio) sui secondo. A
nostro avviso l'aspetto era equiparabile a quello di una tessera circolare stante
l'accostamento alle dimensioni dello statere dell'Eryxias.
46
Cfr. Huss, Depositenbank, p. 24.
47
Cfr. App. Sik. 1, 1. 1 2000 talenti saranno probabilmente stati prestati delle
banche puniche la cui operatività alla periferia dell'impero è ricostruita da De-
merliac-Meirat, p. 277-283. La richiesta all'Egitto, se cosi è, si spiega semplice-
54 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

In secondo luogo rileva proprio la nostra vicenda dei mercenari


giacché, corne vedremo, alla fine almeno gli stipendi saranno pagati
(e non più solo per i due mesi dovuti ma probabilmente anche per il
ritardo supplementare) e tutto lascia ritenere che fossero predi-
sposte anche le somme per il pagamento delle pretese residue.
Appare dunque improbabile - fosse solo per il caso del 24 7 - che
un onere di dimensioni relativamente ridotte (1000 talenti subito a
Roma + 200-260 ai soldati) avrebbe potuto mettere in bancarotta il
sistema cartaginese.
Il nostro caso peraltro rappresenta una fattispecie diversa, anzi
opposta, a quella considerata corne tipica da Demerliac e Meirat 48 ,
in quanto il pagamento delle truppe invece che sulle piazze di reclu-
tamento o di impiego da parte delle banche cartaginesi Il presenti
doveva avvenire nella metropoli. Cià induce due considerazioni. Da
un lato che la estromissione politica dalla Sicilia equivaleva ad una
economico-bancaria e per questo non si erano potuti liquidare nell'i-
sola i soldati (anche volendo). Dall'altro che dopo il rimpatrio quello
che Polibio indica corne un esaurimento economico potrebbe essere
solo una crisi di flusso di cassa, cioè una temporanea indisponibilità
nella città del numerario necessario. Il suo succesivo arrivo dalle
banche delle piazze spagnole - o almeno di Cadice - e del Marocco,
corne dagli agenti in Gallia, puà spiegare perché in seguito si potesse
aderire alle richieste dei soldati 49 • Cià è ulteriormente confermato
nella ipotesi che per Io statere pagato per le spese immediate si prov-
vedesse con una apposita coniazione 50 , in quanto implicherebbe l'ar-
rivo di (un primo quantitativo di) metallo prezioso e la sua imme-
diata coniazione.

mente col fatto che la vicinanza avrebbe fatto affluire più celermente il numera-
rio che non dai fondaci spagnoli o dalle filiali della Gallia meridionale.
48
Cfr. Demerliac-Meirat, p. 271-277.
49
Diversamente ad altra fonte di provenienza, tributi e prestiti cittadini, pen-
sa Huss, p. 255 nt 18 - e già ad una imposta straordinaria Ackermann, p. 84.
so È una delle spiegazioni, sia pure con riserve, di Jenkins-Lewis, p. 41-42 per
l'unico esemplare aureo del gruppo X, nr. 448. Contro l'identificazione del pezzo,
riprendendo una idea di Crawford, Coinage, p. 136, ora Carradice-La ~iece, p. 49
propongono corne alternativa i nrr. 451-452 Jenkins-Lewis; l'esistenza di una spe-
cifica emissione è ora accolta da Baldus, Deutungsvorschliige, p. 178-179, che pe-
ro propane una terza identificazione coi nrr. [ 402-]403 Jenkins-Lewis in base alla
considcrazionc chc si tratta di una tipologia con cui i soldati crano stati pagati
nel 256/255, e che percià avrebbe goduto della loro fiducia ma con un abbassa-
mento di peso, da 12, 5 a 9 gr., ed un deterioramento del titolo (da oro ad elettro).
L'ipotesi non puà accettarsi in quanto nei quindici anni intercorsi dei soldati chc
avevano ricevuto il tipo del 256 dovcvano esserne rimasti assai pochi e se si vole-
va pagaœ con moneta deprezzata ern più logico usare uno dei tipi dei pagamcnti
più recenti, proprio perché i soldati erano maggiormente abituati a riceverli
mentre il ritorno ad un tipo obsoleto li avrebbe insospcttiti.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 55

Se il sistema delle lettere di credito fosse ancora esistente nel III


sec. o meno - corne propende a ritenere Huss 51 - è ai nostri fini di
secondaria importanza. Ciô che esso mostra è l'esistenza di depositi
liquidi alla periferia dell'impero commerciale cartaginese che è diffi-
cile venissero meno solo per il venire meno delle lettere di credito,
rimanendo inalterate le esigenze di disporre di capitali in loco che
ne erano alla base. E ciô a sua volta conforta la nostra ipotesi di una
temporanea crisi di liquidità a Cartagine - cioè nella sede centrale
della banca punica - spiegabile assai bene con le spese di guerra e
soprattutto con il pagamento dell'acconto di indennità a Roma- e di
una disponibilità acquisita nelle settimane, o nei mesi successivi,
corne convogliamento di fondi dalle filiali alla sede. Va infine
aggiunto che, in tal caso, si trattava di capitali privati e che dunque
il governo doveva prenderli a prestito, il che pure comportava ulte-
riori ritardi. Con ciô si dà forse anche un contenuto sostanziale alla
acuta ipotesi di Mommsen che imputava il mancato pagamento a
« •.• dem U nverstand der Bureaukratie » 52 •
Questo non obbliga ad andare contro il tenore di Polibio. La sto-
riografia antica, per forza di cose, ignora alcuni principi, oggi ele-
mentari, di scienza economica; in particolare la differenza tra situa-
zione finanziaria ed economica - la prima data dalla semplice
disponibilità attuale di denaro, l'altra espressione della complessiva
situazione reale e sostanziale - e il fatto che le due possono non
coincidere. Per chi corne uno storico antico non distingua i due
piani sarà dunque inevitabile scambiare una situazione di momen-
tanea indisponibilità finanziaria per una crisi economica. Tirando
dunque le fila, tenendo presente quanto appena detto e rapportan-
dovi sia la notizia di Polibio, sia gli altri elementi rilevati - in prirnis
quello obbiettivo del fatto che alla fine le somme vengono fuori - ci
pare di poter concludere che appunto un fraintendimento del genere
è ciô che accade nel caso di Polibio. La sua notizia dunque è esatta
ma da riferire alla situazione finanziaria - momentanea man·canza
di numerario - e non economica - bancarotta di Cartagine.
Rispetto a ciô è pure possibile che alla psicologia mercantile
punica il pagamento di una somma a tutti gli effetti a fondo perduto,
essendo finita (male) la guerra, ripugnasse 53 • Ma a fronte di ciô sta il

51 Cfr. Huss, Depositenbank, p. 26. Va comunque notato che l'argomento e si-


lentio non pare decisivo. Va ricordato infatti corne la stessa testimonianza dello
pseudoplatonico Eryxias, che contiene la notizia in questione, sia puramente in-
cidentale e ribadito il disinteresse antico a simili tematiche e che quindi non sor-
prende che nessuno nel III o II sec. parlasse dei segmenti di cuoio.
52
Mommsen, I, p. 540.
53 Cosl Caven, p. 6 7.
56 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

fatto che proprio l'essere un ottimo e puntuale pagatore aveva


sempre garantito a Cartagine la disposizione celere e scnza difficoltà
dei contingenti di cui abbisognava 54 • In questo suo credito riposava,
in ultima istanza, il suo sistema militare ed è probabile che la mag-
gioranza almeno dei suoi dirigenti ne fosse sufficientemente consa-
pevole da non rischiarlo per un paio di centinaia di talenti.
3. L'impatto di più di 20.000 uomini sui tessuto urbano cartagi-
nese, che doveva contare ca. 100.000 abitanti 55 - e Polibio non lascia
dubbi sui loro accasermamento intracittadino, con tutta probabilità
negli alloggi a ridosso delle mura c capaci, almcno di 11 ad un secolo,
di ca. 20.000 uomini5 6 , ma anche forse dobbiamo pensare a forme di
obbligo di alloggio, sia pure in parte, perla popolazione civile - fa
subito sentire i suoi effetti con una serie di disordini - supponiamo
con la popolazione civile 57 • È la seconda fase della vicenda. Dai
momento pero che disordini di questo tipo - di cui non era meno
responsabile la popolazione civile - erano diffusi nel mondo elleni-
stico in situazioni analoghe 58 non ci pare che si possa vedere in cio
ancora alcun atto sedizioso dei soldati 59 • Ne è conferma il fatto che
questi acconsentono npo0uµmç al trasferimento a Sicca Veneria,
l'odierna El (Le) Kef, chiamata dai Tunisini anche Shikka-Benar 60 o
Chakbanaria 61 , a ca. 180 km a SO della capitale 62 • Tale provvedi-
mento, in luogo di un semplice acquartieramento fuori della città o
ad una dispersione nelle basi della penisola, difficilmente pero puo
spiegarsi con mere ragioni di ordine pubblico 63 , anche se cio nulla
toglie alla notizia sui disordini. Né, d'altro canto, pare molto plausi-
bile l'ipotesi di Fantar 64 che le truppe fossero trasferite a Sicca

~4 Cfr. Griffith, p. 208.


55
Si vedano le stime di Picard, Vie, p. 59; a 2/300.000 nel 149 pensava Be-
loch, Bevolkerung, p. 467; a 200.0000 ora Scullard, p. 502-503; anche Acquaro,
Espansione, p. 53; a 300.000 già in età annibalica pensa Goerlitz, p. 15, il che
pare eccessivo.
56
Per essi Polyb. XXXVIII 7, 3; App. Lib. 95, 450; Barreca, Fortificazioni,
p. 39; Brizzi, Année.
57
Cfr. Polyb. 1 66, 6.
58 Cfr. Sander, col. 395; se una corresponsabilità della popolazione civile è

da supporre su tale base di comparazione pare percio troppo unilaterale De


Sanctis, III, 1, p. 373.
59
Cosi invece Veith, p. 527.
60
Cfr. Meltzer, II, p. 370; Veith, p. 527; Gsell, III, p. 101; Walbank, p. 133;
Scullard, p. 566.
61
Cfr. Boulanger, p. 233.
62
Un miliario romano conta la distanza in 125 miglia, cfr. CIL VIII 22175;
Dessau, col. 2187.
63
Come fanno invece Veith, p. 527; De Sanctis, III, 1, p. 373; Griffith, p. 218,
il quale va obiettato che Sicca non è puo definirsi una neighbouring city.
64
Cfr. Fantar, A propos, p. 23-24; accolto da Huss, p. 253 nt 9; 471; ed ora da
Manfredi, p. 44. A Fantar va anche obiettato che, al momento, la liuppa non era
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 57

perché questa era una città di guarnigione, non solo perché attesta-
zioni positive, archeologiche o letterarie, di tale sua qualità man-
cano del tutto 65 , a differenza che per aitre località 66 , quanto soprat-
tutto perché non si capirebbe perché non fossero destinate a piazze
meno lontane, ad es. dividendole nelle tre di Capo Bon, Ras ed Drek,
Kélibia, Ras el-Fortas 67 , o presso la base di Biserta 68 , o, se si voleva
andare nell'interno le molto più vicine Dougga (Thugga) e Mactaris
(Maktar) 69 ; per cui rispetto a queste il quesito di perché proprio la
lontana Sicca rimane. D'altra parte poi, in ogni caso, le strutture
militari ricettive di qualsiasi di esse non saranno mai state concepite
per accogliere una simile armata 70 , di modo che non era certo la loro
presenza a rendere una località più idonea di un'altra.
Le considerazioni che si impongono sono diverse. Se si guarda
una carta dell'Africa punica si vede che Sicca è una punta avanzata
verso l'interno, forse la più avanzata in assoluto 71 in una posizione

ancora una «soldatesque anarchique et dangereuse». Manfredi, p. 44-45 ag-


giunge di suo alla tesi di Fantar un presunto motivo economico al trasferimento
individuato nel fatto che il tempio di Astarte a Sicca doveva avere un ruolo
economico-amministrativo e che Io statere pagato ai mercenari era stato preleva-
to dal suo tesoro (che il pagamento fosse avvenuto a Sicca è idea pur già di Carra-
dice-La Niece, p. 49). Cià perà non pu9 essere in quanto da Polyb. I 66, 7 emerge
inequivocabilmente che Io statere fu corrisposto prima della partenza, dunque
ancora a Cartagine, cfr. esattamente anche Baldus, Deutungsvorschliige, p. 177;
ed inoltre anche perché se esso corrisponde ad una coniatura speciale non si vede
corne questa potesse avvenire a Sicca <love Manfredi stessa esclude la presenza di
una zecca. Più in generale poi supporre che i soldati fossero spostati presso il te-
soro e non il tesoro presso i soldati è postulare un comportamento assurdo che
dunque andrebbe positivamente provato. Nuoce tra l'altro alla studiosa la man-
canza a quanto pare di un confronto diretto con le fonti letterarie, citate di sfug-
gita una sola volta.
65
Per quanto si conserva della città si veda AAT, n. 57.
66
Per le quali cfr. Fushôller, p. 128
67
Per esse Moscati, Basi, p. 159-160; Acquaro, Espansione, p. 40; Barreca,
Fortificazioni puniche; ora Lance!, 401-402.
68
Per essa Moscati, op. cit., p. 159.
69
Erano sicuramente dotate di mura e quindi di installazioni militari, cfr.
Fushôller, p. 128 nt 101.
70
Si ricordi anche che Sicca apparteneva aile «kleine geschlossene Siedlun-
gen» dell'interno, cfr. Mensching, p. 55. E si tenga in particolare presente che la
capacità media delle basi cartaginesi era assai bassa, dell'ordine di meno di un
centinaio di uomini, e che la stessa fortezza di M.te Sirai, che è quella di maggio-
ri dimensioni notaci, difficilmente aveva una guarnigione di più di 5/600 uomini,
cfr. Barreca, Fortificazioni fenicio-puniche, p. 39; Id., Eserciti, p. 53-62; Id., Civil-
tà, p. 86; la più recente storia degli scavi a M.te Sirai è in Id., Venti anni, p. 145-
157.
71
Per gli approssimativi confini punici alla metà del III sec. con l'opportuna
distinzione tra territorio controllato e sfera di influenza, oltre a Kahrstedt, III,
p. 591 sgg.; Gsell, Il, 95-96; 98; Warrnington, p. 60-61, da ultimo Fushôller,
p. 159; perla delimitazione relativa con la Numidia, p. 164; <love peraltro la que-
58 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

strategica fortissima pochi km ad Ovest del medio corso del Muthul


che è il naturale asse di penetrazione verso la Numidia 72 e lungo il
tracciato che in età romana seguirà la strada da Cartagine a Tha-
gaste e a Thagura e oltre fino a Cirta 73 e quella interna da Cartagine
a Hippo Regio 74 • E non a caso diviene in età romana una delle tre
città principali della Proconsolare 75 • Solo in tale senso, relativo, si
puà forse parlare di base, cioè non corne luogo di stazionamento ma
corne trampolino di lancio - per il quale evidentemente non occor-
rono particolari strutture ulteriori a quelle civili.
Cià trova più di una conferma positiva. Anzitutto appare
alquanto illogico sia mantenere concentrata l'armata quando con la
ragione, ai soldati comprensibile, dell'assenza di una base sufficien-
temente capace li si sarebbe potuti frazionare in più località, sia
soprattutto dislocarla a 180 km dal mare, quando per parte di essa,
cioè per i contingenti mercenari transmarini il congedo significava
l'imbarco; e del resto già il fatto che questi non fossero congedati a
Lilibeo, dove sarebbe stato per loro più comodo - soprattutto per gli
Italici e i Megalogreci -, sembra indicare una volontà di reimpiego a
breve scadenza.
Ma soprattutto va rilevato corne solo pochi anni prima Carta-
gine aveva iniziato una penetrazione militare nell'interno culminata
nella conquista di Ekatompylon/Ekatontapylon, cioè Theveste ( od.
Tebessa), ca. nel 247 76 • Se si considera la rispettiva posizione sua e

stione della posizione di Sicca non è mai affrontata. Se la linea più avanzata di
confine proposta, Souk-el-Arbaffhugga (Dougga) è esatta Sicca costituiva la pun-
ta di un saliente o una enclave in territorio numida - con una distinzione
comunque da tenere sfumata data la indeterminatezza del concetto stesso di
confine punico-numida. Si veda la nostra Carta 1. Per Theveste infra p. 58-59.
72
Si confrontino le carte K 1, p. 21; k 3, di Fushôller, p. 75; utile anche la
Karte 6, fronte p. 54, di Mensching e quella di Salama, Bornes perla rete strada-
ria; per il dettaglio AAT, f. 57.
73
Cfr. /tin. Ant. 41, 4; Dessau, s. v. Sicca, ib.; ed ora soprattutto Salama,
Bornes, p. 49-50.
74
Cfr. !tin. Ant. 45, 1.
75
Cfr. Beschaouch, p. 105-122.
76
Cfr. Diod. XXIV 10; cfr. IV 18, 1; Polyb. I 73, 1; Meltzer, II, p. 336; Kahr-
stedt, III, p. 110; Gsell, II, p. 95; 101; III, p. 92; Warmington, p. 60-61; 182; Huss,
p. 246 nt 232; per l'identità della località anche Treidler, col. 251; perla sua posi-
zione strategica, col. 250. È peraltro controverso se la città fu annessa, cosi ad. es.
Warmington, ib.; Huss, ib., o solo sottoposta ad un assoggettamento indiretto,
cosi Gsell, II, p. 101 contro cui pero convincentemente Kahrstedt, III, p. 110; in
ogni caso è una svista di Veith, p. 528 che essa fosse distrutta, cfr. Walbank,
p. 137. Va riconosciuto pero corne la cronologia sia più canonica che positiva-
mente fondata, basandosi solo su una deduzione di Meltzer, II, p. 336; Gsell, Ill,
p. 92 nt 4 a partire dalla posizione dell'excetptum diodoreo cit. nella silloge co-
stantiniana.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 59

di Sicca si vede corne esse rappresentino le due braccia di una tena-


glia asimmetrica - trovandosi la seconda di ca. 50 km più corta della
prima in direzione Est-Ovest e di 80 km in direzione NE-SO - che, a
partire dalla linea approssimativa del confine, chiuderebbe al suo
interno, una volta prolungata la direttrice di Sicca, l'alto corso del
Muthul. Del tutto conseguente, da un punto di vista geostrategico,
appare quindi l'estensione del braccio più corto, da cui sarebbe
risultato l'effettivo controllo del bacino del fiume; tanto più se si
tiene presente corne al punto estremo della estensione del braccio di
Sicca, e terzo vertice di un triangolo ideale i cui altri due siano Sicca
e Theveste 77 , lungo la direttrice della strada romana per Cirta, si tro-
vasse un obiettivo economico di prima importanza, quale la fertilis-
sima pianura di Tipasa (od. Tifeh)78, che in seguito non fumai più
occupata da Cartagine 79 • E il fatto che significativamente anche The-
veste godesse specularmente delle stesse caratteristiche econo-
miche80, indica l'esistenza di una spinta penetrativa economica
parallela ail'esigenza militare di una frontiera scientifica. Ma che
dopo la conquista di Theveste la penetrazione continuasse in tal
senso non risulta dalle fonti 81 ; al contrario il loro silenzio, a fronte
della recrudescenza della guerra di Sicilia, ne lascia ritenere piut-
tosto una temporanea sospensione.
Di significato è poi il fatto che le trattative con i soldati fossero
state condotte non da un inviato speciale del governo ma dal gover-
natore militare dell'Amca interna (oncipxrov cr'tpan1yoç f.v 'tfl At~un
'tO'tE 'trov Kapx11oovirov), cioè della ripartizione amministrativa nella
quale si trovava Sicca e l'armata, Annone il grande 82 . Ciè>, insieme
col fatto che altrimenti la scelta di un personaggio corne lui, scono-
sciuto ai soldati ed inviso ai Libî 83 , costituiva, sotto il rispetto poli-
tico, un assurdo, induce a ritenere che le trattative gli competessero
non per speciale incarico del governo 84 , ma in quanto le truppe
erano ora sotto il suo comando. Per questo si trovavano a Sicca.

77
!deale ma non troppo, dal momento che corrisponde a quello effettiva-
rnente descritto dal sistema viario romano, cfr. Salama, Bornes, Carte 2, fronte
p. 242.
78
Cfr. Gsell, Atlas, Feuille 18, p. 31, che ricorda le nurnerose tracce archeo-
logiche di sfruttamento agricolo lungo l'arco NE-S; Windberg, col. 1424.
79
Cfr. Gsell, Il, p. 125 nt 16 ove anche la confutazione di una etimologia feni-
cia del toponimo; cfr. anche V, p. 271. Si veda la nostra Carta I.
80 Basti il rinvio a Diod. IV 18, 1.
81
Cfr. Meltzer, II, p. 337.
82
Cfr. Polyb. I 67, 1; Gsell, II, p. 96; III, p. 93; che la strategia non includesse
comando militare è ipotesi inaccetabile di Ameling, 107 ss.
83
Cfr. rispettivamente Polyb. I 67, 12; infra nt 117.
84
Come parrebbe invece pensare De Sanctis, III, 1, p. 373.
60 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

Quello che pare svelarci l'analisi geostrategica è dunque che il


governo, o meglio la corrente in esso predominante nell'estate 241,
aveva in progetto di impiegare l'armata in una campagna africana,
insieme risolvendo il problema del pagamento e rifacendosi della
perdita della Sicilia 85 •
Cià è conformato da una ulteriore serie di osservazioni e cioè
anzitutto che solo un simile progetto rende ragione del fatto altri-
menti inspiegabile che il govemo cartaginese faccia partire coi sol-
dati le loro famiglie, che in un distacco di breve durata non avreb-
bero avuto ragione di accmnpagnare, e sopratutto del treno delle
salmerie (ànocrKEuui) 86 • E cio diventa tanto più significativo se si
tiene presente che i soldati lungi dall'averlo preteso erano dell'avviso
opposto e che anzi vi erano stati costretti 87 • Rivelatrice è anche la
spiegazione che ne dà Polibio e cioè che i soldati, sentendo nostalgia
delle famiglie, potessero ritomare indietro 88 • Dal momento infatti
che l'allontanamento da Cartagine era loro presentato corne i::roç dv
É't0tµucr0fl µèv 'tà Ka'tà 'tàç crt'tupxim; uù'toîç 89 - con cio lasciando
intendere che il pagamento avrebbe avuto luogo a Cartagine, corne
conforma quanta appunto mostrano poi di ritenere i soldati 90 , e che
comunque se li si doveva pagare e congedare almeno i non Libî
sarebbero dovuti tomare presto a Cartagine per imbarcarsi - pare
da ritenersi che quella che il govemo aveva in mente era invece una
assenza assai prolungata, esattamente all'opposto di quanta avevano
in mente le truppe. E questo mostra almeno che tra quanta il
govemo aveva loro detto e le sue reali intenzioni correva non poca
differenza. A conforma di cio va inoltre rilevato corne il rapido

85
La nostra ipotesi puo considerarsi Io sviluppo di quella avanzata in modo
puramente intuitivo da De Sanctis, III, 1, p. 373, che peraltro pare recepire anche
quanto già Meltzer, II, p. 3 70 scriveva di una spedizione di saccheggio finalizzan-
dola pero alla semplice soddisfazione delle richieste finanziarie dei soldati e, pa-
radossalmente, intendendola piuttosto corne un loro desiderio, senza rendersi
conto di corne questo sia incompatibile con la loro intenzione di lasciare famiglie
e bagagli a Cartagine, corne vedremo subito.
86
Cfr. Polyb. 1 66, 7; 9; 68, 3; Launey, II, p. 786-787; Mauersberger, s. v.,
à.TtocrKWÎl, col. 202; anche Walbank, p. 133, per il significato del termine - dal-
l'ampio spettro semantico, cfr. Holleaux, Ce qui sont, p. 16-18 = 355-358 - nel
contesto; è difficile intendere il termine nel primo dei loca in modo diverso che
nel terzo per la loro vicinanza e dunque difficile da accettare Pedech, Polybe,
p. 107 nt 3. Per la presenza abituale di civili e bagagli personali al seguito di ar-
mate ellenistiche in campagna, soprattutto Holleaux, op. cit., p. 20-22 = 359-363;
Launey, II, p. 785-790; anche Garlan, Guerre, p. 162; in specie Bar-Kochva,
p. 100-101, per l'esercito seleucide; per quello lagide, Van't Dack, T<i[;Ecov, p. 67 =
156-157.
87
Cfr. Polyb. 1 66, 7; 9.
88
Cfr. Polyb. 1 66, 8.
89
Polyb. 1 66, 6.
90
Cfr. Polyb. 1 66, 7.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 61

ritomo che i soldati si aspettavano mal si concilia, già in partenza,


con la semplice distanza Sicca-Cartagine che, ad andare e tomare,
richiede almeno 18 giomi di marcia; e in realtà almeno una decina
di più se si considera che, probabilmente per ragioni logistiche, il
trasferimento era avvenuto per scaglioni 91 • Cià induce a ritenere che
la reale distanza di Sicca fosse stata loro mentita o almeno nascosta.
Che tale prolungata assenza fosse pensata dai Cartaginesi solo
per evitare il pagamento è difficile da ritenere. Fatte le dovute con-
cessioni alla dimcnsione di un errore di valutazione, anche il più
ottuso dei governi si sarebbe reso conto della inconsistenza, se non
della pericolosità, di una simile tattica dilatoria. Ci pare dunque più
probabile che tale assenza fosse finalizzata ad una nuova guerra.
Alla luce del fatto che, corne vedremo, gli insorti mostreranno di
disporre nell' assedio di Cartagine di un parco di artiglieria e che una
sua esistenza pressa di loro già fin dall'inizio delle operazioni mili-
tari si deve dedurre dalla subitaneità degli assedi posti ad Utica ed
Ippona - appunto impensabili senza un complesso poliorcetico -
viene infine almeno da chiedersi se le ànomŒuai non fossero in
realtà l'intera ànocrKêUÎJ dell'armata, che, oltre ai bagagli ed equipag-
giamenti dei soldati, includeva appunto anche l'artiglieria 92 ; il che
evidentemente ancor meno si adatterebbe ad una ipotesi di tempo-
raneo trasferimento di breve durata e assai meglio a quella di un
impiego militare.
4. Con la concentrazione a Sicca dei soldati - ad ognuno dei
quali era stato pagato uno statere per le spese immediate 93 -
entriamo nella terza fase. Mentre Annone aspetta che tutte le truppe
siano di nuovo concentrate per iniziare le trattative sull'ammontare
degli arretrati da corrispondere 9 4, quelli tra i soldati già giunti si tro-
vano per almeno alcuni giomi liberi di valutare la situazione 95 •
Polibio riconduce l'oggetto delle loro conversazioni al calcolo di fan-
tastici ammontari di quanta dovuto. Difficilmente questa puà essere
altro che una supposizione, sua o della sua fonte (anche se verosi-
milmente esatta), in quanta non si vede da <love la sua fonte potesse
attingere informazioni in materia.
A nostro avviso, se l'ipotesi sopra avanzata è esatta, vi si deve
aggiungere che i soldati dovevano anche iniziare a rendersi canto di
corne i progetti dei Cartaginesi fossero diversi dai loro. 0 per Io

91
Cfr. Polyb. 1 6 7, 1; ad una divisione solo in due parti pare pensare Huss,
p. 254, senza precisazioni.
92
Cfr. Holleaux, op. cit., p. 20 = 360.
93 Cfr. supra p. 50.
94
Cfr. Polyb. 1 6 7, 1.
95
Cfr. Polyb. 1 66, 10-11.
62 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

meno che un certo malumore iniziasse a serpeggiare per essere rele-


gati nell'intemo del paese in una situazione climatica poco favore-
vole. Cià traluce forse anche dalla notizia che Annone corne incari-
cato delle trattative risulta loro sgradito; secondo Polibio solo
perché non era uno dei generali che ne conoscevano le imprese in
Sicilia e avevano fatto loro promesse 96 , ma, per noi, proprio per
quella sua carica che rendeva loro palese un cambiamento di
comando e percià di destinazione di impiego.
Annone apre le trattative chiedendo una riduzione delle somme
dovute 97 • A stare al modo in cui proseguono, cioè per tramite degli
ufficiali intermedi 98 , si deve ritenere che non si tratti di un discorso
all'armata ma della comunicazione di un suo prospetto di liquida-
zione a questi. I soldati iniziano a radunarsi in assemblee sia par-
ziali, per nazionalità - che d'altronde costituiscono le ripartizioni
organiche dell'esercito punico 99 - , sia generali. Polibio parla non di
tKKÀ:r1aiat ma di auvôpoµai intendendo quindi che si tratta di conci-
liaboli spontanei, per spirito di sedizione. Ma cià pare contrastare
col fatto che gli ufficiali fungono da intermediari implicando cià la
conservazione di un certo grado di disciplina e lascia piuttosto pen-
sare ad assemblee regolari convocate da questi per comunicare
quanto loro detto da Annone 100 • Dopo di cià sappiamo che secondo
la medesima falsariga le trattative vanno avanti per qualche
tempo 101 , e cià implica che esistesse una disponibilità di entrambe le
parti a trovare una composizione. Anche se è significativo - soprat-
tutto alla luce, corne vedremo, del successivo svolgimento dei fatti -
che fin d' ora alcuni degli ufficiali paiano agire in mala fede per farle
fallire 102 •
Rispetto a cià rimane aperta una serie di problemi. Anzitutto
non sappiamo corne e perché si giungesse ad una rottura delle trat-
tative. Polibio infatti conclude semplicemente riportando corne i sol-
dati, rifiutato di proseguirle, muovessero verso Cartagine accam-
pandosi a 120 stadi di distanza 103 , presso Tunisi 104 •
In secondo luogo non si capisce corne questa massa di soldati,
che, priva di un alto comando ed espressamente diffidente dei suoi

96
Cfr. Polyb. 1 67, 12.
97
Cfr. Polyb. 1 6 7, 1; va notato corne si taccia di specifici partners cui egli
comunichi le richieste e di una risposta. Per le assemblee subito di seguito.
98
Cfr. Polyb. 1 67, 9.
99
Cfr. Gsell, II, p. 390-391.
100
Perle assemblee dell'esercito punico Huss, p. 477; ib. nt 24.
101
Cfr. Polyb. 1 67, 10.
102
Cfr. Polyb. 1 67, 11.
103
Cfr. Polyb. 1 67, 13.
104
Polyb. /. c.; 69, 1.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 63

ufficiali intermedi 105 , pare, a stare a Polibio, solo una amorfa babele
di lingue in piena t"UP'3Tl 106 , potesse prendere la decisione non solo di
rompere con Annone ma di muovere alla volta della capitale. Questo
da un lato deve condurre ad un certo scetticismo verso la immagine
complessiva che Polibio dà di essa 101 , rafforzato dal fatto che, quanto
alla incomunicabilità linguistica, egli si autocontraddice poco
oltre 108 • E dall'altro porta a supporre fin d'ora in seno all'armata una
dirigenza alternativa - unitaria e concorde e ben lontana dalla idea
di una incomunicazione linguistica -, del resto già tralucente dal
comportamento in malafede di alcuni tra gli ufficiali di cui abbiamo
detto, e ad interrogarsi su corne e da quando si fosse formata; sui
che torneremo alla fine del capitolo in quanta una risposta è possi-
bile solo considerando la archeologia nel suo complesso.
Non sappiamo poi se Annone avesse con sé, corne poi Giscone,
le somme destinate al pagamento 109 - dato prezioso per valutare le
reali intenzioni di Cartagine -, né cosa gli accadesse dopo la rottura;
anche se ritrovandolo più tardi al comando dei Cartaginesi e e con-
trario rispetto al caso dello sfortunato Giscone è evidente che egli e i
suoi fossero lasciati illesi dai soldati. Si tratta di un elemento impor-
tante perché indica che non si trattava ancora di un aperto ammuti-
namento110, il quale avrebbe automaticamente comportato almeno il
loro arresto se non l'uccisione; e corne conferma il fatto che poile
trattative riprendano presso Tunisi 111 .
In questo contesto è anche da affrontare la questione del man-
cato pagamento dei premi. Sia Polibio che Appiano, in tutti e tre i
suoi libri, fanno riferimento infatti, tra le aspettative dei soldati, alla
corresponsione di premi loro promessi in Sicilia 112 • Tuttavia il tema
ha nel primo un ruolo del tutto minore rispetto al secondo, non solo
non comparendo più il riferimento nel passo in cui le richieste dei
soldati sono puntualmente enumerate e che pare risalire ad una
base documentale 113 , ma in quanto anche in quelli ove vi si accenna
Io si fa corne ai calcoli fantastici dei soldati negli ozî di Sicca. In

•os Cfr. Polyb. I 67, 13


•06 Cfr. Polyb. I 67, 3-5; 8; 11.
107
Non si puo pertanto condividere chi sul punto Io segue da presso, corne
Meltzer, II, p. 371; Griffith, p. 218; Caven, p. 68; Huss, p. 264; qualche cautela in
Gsell, III, p. 102
108
Cfr. Polyb. I 79, 9; 80, 6-7.
109
A mani vuote era per Veith, p. 528.
110
Diversamente Warmington, p. 187.
111 Cfr. Polyb. I 68, 5.
112
Cfr. rispettivamente Polyb. I 66, 12; 67, 12; App. Sik. 2, 7; Ib. 4, 15; Lib. 5,
18.
113
Cfr. Polyb. 1 68, 8-9; infra p. 66.
64 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

Appiano invece il loro mancato pagamento costituisce la principale


causa dell' ammutinamento.
La differenza è anche semantica. Mentre Appiano parla espres-
samente di ôcopeai o di unocrKe-rdç, Polibio si limita a riferire generi-
camente di promesse (tnayyû..ia).
Non è dunque possibile che Appiano derivi la notizia da Polibio.
D'altro canto il fatto che Polibio non ripeta il riferimento ai premi
nel capitolato di richieste a Tunisi indica che la sua fonte nei due
contesti è diversa.
D'altro canto la storicità della notizia è da cscludcrc in base a
due osservazioni. Anzitutto, estrinsecamente, è difficile che i premi
non fossero pagati nel corso stesso della guerra di Sicilîa, altrimenti
la seconda o terza promessa di ulteriori non avrebbe sortito alcun
effettivo incentivo. Ma soprattutto perché appunto essi non risul-
tano nel documento che è alla base dell'indicazione polibiana delle
richieste a Tunisi. Si tratta dunque di un autoschediasma; e da cià
consegue che Polibio ed Appiano derivavano la loro informazione
dalla medesima fonte, che il secondo rispecchia più strettamente del
primo, portato - esattamente - a ridimensionarla a fronte del
silenzio della(-e) sua( -e) altra(-e), ma senza rinunciarvi del tutto.
Infine è da chiedersi se effettivarnente fosse solo la questione
finanziaria e la presunta progressiva ingovernabilità delle truppe a
deterrninare il fallimento delle trattative 114 • In effetti se è vero quanta
notato sopra sulla disponibilità econornica di Cartagine, confermata
dalla sua prontezza subito più oltre a soddisfare interamente le
richieste dei soldati, e il fatto che in realtà, corne accennarnrno, l'ar-
rnata era assai meno ingovernabile di quanto paia da Polibio sorge
alrneno il sospetto che vi fosse una ulteriore questione, cioè appunto
il fatto che Annone avesse chiesto alle truppe di rirnanere in servizio
per una guerra africana 115 • Certo contro la nostra ipotesi insorge una
duplice obiezione. Che ad un esercito di rnercenari poteva risultare
indifferente, se non addirittura conveniente, una continuazione di
ingaggio e che un fatto cosi significativo non sarebbe sfuggito a
Polibio. Quanta alla prima va detto che una guerra in una regione
corne la Numidia, con ingaggio da parte di un governo che si era
mostrato negli ultirni ternpi cattivo pagatore, che aveva perso la sua
ultirna guerra e quindi credibilità, con un generale sconosciuto
quale Annone, rappresentano altrettante ragioni in contrario.
Inoltre l'obiezione è valida intrinsecarnente solo per la cornponente
allogena ed effettivamente mercenaria dell' esercito, non per quella

Cosi invece Veith, p. 528.


114

Diversamente De Sanctis, III, 1, p. 373 non contempla tale possibile spie-


115

gazione nonostante l'accenno ad un reimpiego dei soldati.


L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 65

libica che ne costituiva la maggioranza 116 e che doveva avere tutto


l'interesse a tornare a casa piuttosto che ad una guerra sotto il
comando di un personaggio inviso per la sua amministrazione ves-
satoria della Libia 117 • Quanto alla seconda va semplicemente rinviato
al carattere selettivo,· sintetico ed ideologicamente condizionato del-
la sua lettura della archeologia 118 , che puô avergli fatto apparire
inconferente il fatto.
S. Con l'armata presso Tunisi ha inizio !'ultimo atto. Il governo
punico riprende le trattative con i soldati - probabilmente a mezzo
di delegazioni di senatori 119 - rifornendoli dei beni di sussistenza
necessari ('rrov tn1t11ôdrov àyopai), venduti al prezzo che questi aves-
sero fissato 120 , e inviando una successiva serie di ambascerie che
accolgono le loro progressivamente crescenti richieste 121 , in primis il
pagamento di tutti gli stipendi (6wrovia) 122 • Poi del controvalore dei
cavalli perduti 123 , probabilmente nelle operazioni di Erice 124 • Ancora,
del controvalore delle razioni alimentari (cntoµetpiat) 125 , per un
periodo di tempo imprecisato, èK 1tÂ.ElOVOÇ XPOVOU, al più alto prezzo
registrato durante la guerra 126 ; ciô è stato inteso da Griffith - data la
sua palese assurdità, poiché le ouoµetpim erano sempre pagate ad
intervalli regolari durante le operazioni - corne la richiesta della dif-
ferenza tra l'ammontare di quelle puntualmente pagate e quello cal-

116
Cfr. infra p. 118-119.
117
Per tale ultimo dato Polyb. 1 72, 1; 3; Meltzer, II, p. 371; Gsell, III, p. 103;
106; Picard, Hannibal, p. 70.
118
Cfr. supra Parte 1, cap. I.
119
Cfr. Gsell, III, p. 103.
12
°Cfr. Polyb. 1 68, 5; letteralmente: «mandando in abbondanza il mercato
dei beni necessari»; si veda anche la trad. Pedech, Polybe, p. 110 e Mauersberger,
s. v. àyopa col. 7. Griffith, p. 288 non dà alcun ragguaglio sui passo. Il termine
agorai in generale puo significare sia «mercato» che «pagamento in natura», cfr.
Griffith, p. 280; inoltre 266; 269-270; 299; Launey, II, p. 740 nt 2; cfr. anche Wal-
bank, p. 134, perle ragioni di cui infra a nt 136 non si puo accogliere l'accosta-
mento con OGIS 266, Il. 3-4 =RA 12, 1908, IL 3-4 di Launey, ib., accolto invece da
Walbank, ib. Non si puô dire se, corne in taluni casi in Egitto, per i quali Griffith,
p. 280, il mercato fosse allestito dallo stato o invece da privati e in tale seconda
eventualità se fosse loro rifuso il danno.
121
Cfr. Polyb. l. c.
122
Per la storia del termine e l'identificazione del suo significato in età elle-
nistica Griffith, p. 274-276; per quello nel presente contesto e in generale nella
sezione polibiana, p. 276; 288; ib. nt 2 dove sono raccolte tutte le occorrenze; per
il lessico polibiano complessivo Mauersberger, s. v. 6'1'6>vwv col. 1852, ove anche
i casi di impiego corne sinonimo di oTtapxicu.
123
Cfr. Polyb. 1 68, 8.
124
Cfr. Meltzer, II, p. 345; 372.
125
Per il significato del termine nel contesto e la sua sinonimia con onapxia
in alcuni luoghi ma non in altri, Griffith, p. 288-289; perle diverse sfumature nel
linguaggio ellenistico, p. 275 ntt 1; 2.
126
Cfr. Polyb. 1 68, 9.
66 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

colato in base a tale prezzo maggiore del grano 127 • Secondo invece
una ipotesi già di Meltzer e Gsell 128, le razioni erano corrisposte in
natura e nel caso di specie i mercenari chiedevano la monetizza-
zione di quelle che non erano state regolarmente corrisposte; tale
spiegazione pero è meno probabile in quanto non considera che in
un conflitto prolungato corne quello in Sicilia la loro mancata corre-
sponsione si sarebbe tradotta in un rifiuto di combattere - e mate-
rialmente in caso di penuria di viveri non si sarebbe stati in condi-
zione - del quale non è traccia. In alternativa ad entrambe a noi pare
chc si possa anche pensare a qualcosa di simile a quello che aveva
fatto Timoteo a Corcira nel 375, il quale, impossibilitato a pagare il
µtcr96ç dovuto, per mantenere alto il morale delle truppe aveva
riclassificato le crt'toµe,;piut già corrisposte corne donativo, col che
dunque impegnandosi di fatto a pagarle una seconda volta quando
avesse ricevuto i fondi 129 ; il che avrebbe anche il vantaggio di spie-
gare perché la pretesa si riferisse non all'intero periodo di guerra ma
solo ÈK 7tÂ.êiovoç xpovou, del che l'ipotesi di Griffith non rende conto.
Infine vi sarebbero state nuove richieste imprecisate 130 • Signifi-
cativamente in tale elenco manca ogni riferimento ai premi loro pro-
messi negli ultimi anni della guerra di Sicilia, con cui sarebbe
dunque arbitrario, dal momento che non Io fa neanche Polibio,
identificare queste ultime 131 •
La precisione dei particolari rispetto a dati già di per sé di detta-
glio induce a ritenere che (la fonte di) Polibio disponesse di una base
documentale, forse dei registri dell'intendenza cartaginese su cui
erano annotati i calcoli per i pagamenti. Cio, insieme col fatto
soprattutto che di tali pretese innominate significativamente non si
parla quando Giscone raggiunge i soldati e che di esse anche non c'è
in assoluto più alcuna traccia, induce a porre il problema di quale
significato abbia la loro menzione. Infatti o erano a loro volta
espressamente indicate nelle fonti documentali in questione o
l'espresssione è solo una chi usa narrativa di Polibio o della sua fonte
improntata al tema della esorbitanza delle pretese e retoricamente
rafforzantelo. Ma se fosse vera la prima delle due possibilità non si
capirebbe perché non venissero a loro volta espressamente riportate
da Polibio e ancora di più perché esse non ritornino nei successivi
rapporti di Giscone coi soldati; inoltre tanto più assurde fossero

127
Cfr. Griffith, p. 289; sull'istituto in generale p. 269-270.
128
Cfr. Meltzer, II, p. 372; Gsell, Il, p. 355-356; Walbank, p. 134-134 a partire
da Launey, II, p. 739; accolto da Warmington, p. 187; Huss, p. 254.
129
Cfr. [Arist.] Econ. II 23, 2, 1350a; Isoc. XV 109.
uo Cfr. Polyb. I 68, 10.
131 Per i premi supra p. 63-64.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 67

state tanto più la loro espressa indicazione sarebbe tornata a van-


taggio della tesi polibiana della follia e barbarie dei mercenari. E
questo a prescindere dal fatto che le pretese puntualmente note sono
elencate seconda un livello di specificità crescente, per cui rimane
difficile comunque anche solo immaginare cos'altro potessero
volere ancora i soldati 132 •
Seconda i computi di Griffith, con Annone i soldati avrebbero
reclamato quanto era loro effettivamente dovuto, ora invece le loro
richieste sarebbero state illegitime 133 • Sul primo punto si puô solo
concordare, e a rafforzarlo aggiungiamo il richiamo della testimo-
nianza della fonte di Diodoro 134 ; meno sul seconda. Quanto alla rili-
quidazione delle cr11:oµe-rpiat infatti essa non è illegitima se si segue
la spiegazione da noi proposta o quella di Meltzer, ma solo secondo
quella di Griffith; ed anche in tal caso puô comunque sorgere il
dubbio che il contratto di ingaggio non prevedesse a quale prezzo di
volta in volta le si dovessero pagare 135 • Ma soprattutto quanto ai
cavalli Io storico inglese non dà altro argomento che il commento di
Polibio, ricavandone che essi, corne nell'esercito egiziano 136 , erano
stati forniti dal governo ingaggiante 137 • Dal momento perô che
Polibio non viene accolto da Griffith perla fase annonidea delle trat-
tative non è lecito metodologicamente fondarvi la valutazione della
successiva in assenza di altri elementi, che ovviamente non possono
essere costituiti dall'analogia con l'uso tolemaico 138 •

132 Contra Meltzer, JI, p. 372; Gsell, III, p. 102.


133 Cfr. Griffith, p. 288-289.
134
Cfr. Diod. XXV 2, 1.
135
Se si considera il testo della condotta pergamena di Eumene I con i mer-
cenari ammutinati intorno al 260 (perla cronologia Schmitt, p. 148-149; ora Vir-
gilio, p. 128-129) si vede che qui i mercenari avevano chiesto la determinazione di
una misura in cui fosse fisso, cfr. OGIS 266 = RA 12, 1908, Il. 3-4 (peraltro nella
interpretazione di Griffith, p. 232-233; accolta da Schmitt, p. 147; Kertész,
p. 129, e non in quella di Reinach, p. 176 tuttora seguita da Launey, II, p. 740;
Walbank, p. 134; Virgilio, p. 102; 131-132), il che puo spiegarsi certo con un au-
mento di un prezzo già precedentemente fissato, ma anche con la previsione
contrattuale di un prezzo precedentemente lasciato indefinito.
136 Per quest'ultimo cfr. Griffith, p. 280-281. La natura affatto particolare del

quale e del tutto diversa da quello punico, in specie per l'esistenza di una effi-
ciente intendenza connessa al carattere stanziale, ci pare un argomento piuttosto
per ritenere il contrario. Del resto è poco credibile che a reparti di cavalleria
corne quelli numidi, tipici anche per le loro specifiche monture, queste fossero
fornite dal governo.
137
Cfr. Griffith, p. 289, seguito da Warmington, p. 187; Walbank, p. 134;
Huss, p. 254 nt 16.
138
Gsell, II, p. 356 nt 3 riporta l'unico caso noto di fornitura pubblica del ca-
vallo a Cartagine del 410, sfuggito a Griffith. Ma la distanza temporale e la atipi-
cità del caso non ci paiono renderlo un argomento sufficiente; sulle richieste del
241 Gsell, II, p. 255-256 è peraltro poco perspicuo.
68 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

Ci si chiede poi se i soldati avessero chiesto di essere pagati


anche per il tempo successivo al rientro dalla Sicilia, corne gli
ammutinati di Pergamo per i mesi dell'ammutinamento 139 ; ed è pos-
sibile che gli stipendi relativi fossero intesi compresi negli O'JlffiVia
complessivamente dovuti.
Va infine notato corne la prima concessione cartaginese, quella
sul prezzo delle àyopai paia essere del tutto spontanea e non pretesa
<lai soldati - si cercava evidentemente di accattivarseli.
6. Nel resoconto polibiano si giunge ad una svolta nel momento
in cui dalla conduzione delle trattative senza specificazione dei sog-
getti si viene alla ricomparsa sulla scena di quello che pare un nuovo
unico negoziatore, il Giscone che era subentrato al comando al
momento dell'evacuazione della Sicilia. Per Io storico greco «OÙ µT]v
ÙÀÀÙ mïv Û> ÔUVU'tOV umcrxvouµévrov -rrov Kapx11oovirov, KU'téVEUcrav
tm-rpÉ'JIEtç nEpi -rrov àµcp1crJ3rrwuµévrov évi -rrov tv LtKEÀÜ~ "{Eyov6-rrov
cr-rpa-r11yrov » 140 , appunto Giscone. Di àµqncrJ311-rouµéva - aventi
appunto ad oggetto le richieste innominate di 1 68, 10 - pero non c'è
più in seguito alcuna traccia e ancor meno di una loro discussione;
tanto più che Matho e Spendio in cerca di un pretesto per far scop-
piare l'ammutinamento vi avrebbero altrimenti fatto ricorso. Come
vedremo la aporia si supera col fatto che il reale ruolo di Giscone è
un altro.
Entriamo nel merito della ricostruzione degli eventi. Giscone
arriva a Tunisi via mare portando il denaro 141 • Cio puo intendersi
solo nel senso che il tragitto dalla capitale a Tunisi è coperto, per
evidenti ragioni di sicurezza, per nave, attraverso la laguna di El
Bahira, corne chiarisce Gsell 142 , non, corne erroneamente detto, che
egli arrivasse dalla Sicilia 143 , ove per un periodo di almeno due mesi
dalla evacuazione non aveva né motivi né titolo per rimanere e <love
la sua presenza non sarebbe stata in nessun caso tollerata dai
Romani.
Egli prende in primo luogo contatto con gli ufficiali inter-
medi 144 , rimasti in gran parte agli ordini del governo punico, corne
vedremo in dettaglio; cio molto probabilmente per fare il punto del-
la reale situazione nell' arma ta e decidere le modalità per ristabilire
l'ordine e procedere alla liquidazione ed ai congedi.

1
Cfr. OGIS 266 = RA 12, 1908, 11. 13-14; Launey, II, p. 739.
w
140
Polyb. 1 68, 11.
141
Cfr. Polyb. 1 69, l.
142
Cfr. Gsell, III, p. 104.
143
Cosi invece Carradice-La Niece, p. 49-50, che peraltro più che una ipotesi
pare una svista; corne ipotesi la assume invece Baldus, Deutungsvorschlage,
p. 177 nt 30.
144
Cfr. Polyb. 1 69, 1.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 69

Infatti, subito dopo, arringa i soldati per nazionalità - cioè per


reparti 145 • Anzitutto li rimprovera della condotta passa ta; e questo è
un indizio importante che ci rnostra, insierne col suo successivo
comportarnento autoritativo 146 , corne la sua funzione fosse di rista-
bilire la disciplina e corne l'accordo fosse già stato raggiunto prima
del suo invio, sia perché oggetto del rirnprovero è nepi 'téOV yeyo-
vo'trov sia soprattutto in quanto altrirnenti il suo comportamento
sarebbe assurdo. Poi dà loro indicazioni (ôtôacrKetv) nepi 'téOV
napov'trov, il che, se quanto dctto è csatto, puô intendersi solo corne
riferito alle modalità in cui sarebbero avvenuti pagamento e con-
gedo, corne conferma anche il verbo irnpiegato. Infine conclude con
un invito, che pare la sua principale preoccupazione, a npoc; 'tO
µÉÀÀov euvouc; unapxeiv. Esso ci pare da intendere corne riferito ad
un futuro posteriore al congedo - corne chiarisce anche la contrap-
posizione nepi 't&v napov'trov, npoc; 'tO µÉÀÀov che non avrebbe senso
se la preoccupazione fosse per l'irnrnediato - e dunque corne l'invito
a rimanere disposti a nuovi ingaggi sotto la bandiera di Cartagine,
per quanto riguarda i mercenari in senso stretto, e fedeli sudditi per
quanto riguarda i Libî 147 •
Infine egli inizia le operazioni di pagarnento procedendovi,
anche qui, per nazionalità 148 , e col criterio di corrispondere prima gli
stipendi e, successivarnente, i controvalori 149 •
A questo punto per risolvere l'aporia di cui abbiarno detto vanno
aggiunte due ulteriori notazioni; anzitutto il fatto che, corne <lice
proprio Polibio, il governo aveva accettato prima dell'invio di
Giscone tutte le richieste dei soldati con l'eccezione delle innomi-
nate, di cui abbiarno pero visto essere assai sospetta la storicità e di
cui cornunque dal resoconto dell'attività di Giscone non è più
traccia. In secondo luogo il fatto che Polibio quando parla poco oltre
degli sforzi di Matho e Spendio per far scoppiare l'arnrnutinamento
dice che questi fecero di tutto per « ... ôtaKo~m tàc; ôtaÀucretc; 'tàc; npoc;

145
Cfr. Polyb. 1 69, 1-2. La sintesi polibiana dell'argomento dei suoi discorsi -
accolta, peraltro senza giustificazioni, anche da Meltzer, II, p. 373 e Gsell, III,
p. 104 - non ha motivo di essere sospettata di invenzione retorica; Giscone infatti
doveva mantenere contatti con Cartagine e quindi l'informazione della fonte puô
risalire ai suoi rapporti. Il problema è nella interpretazione al di là della sintetici-
tà della testimonianza.
146
Cfr. Polyb. 1 70, 3.
147
Per Euvouç Mauersberger, s. v. Euvouç, col. 1035; il termine contiene en-
trambi i concetti di ben disposto e fedele.
14 s Cfr. Polyb. 1 69, 3.
149
Cosi intepreteremmo Polyb. 1 69, 8; 01tEp'ti0T]µt non autorizza a ricavare
che non intendesse procedere al pagamento di questi ultimi; né che il differi-
mento fosse in mala fede in quanto altrimenti non si parlerebbe di f3puxciu
à<popµfi.
70 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

KapxTJôoviouç ... », usando un termine che puo tradursi solo con


accordo 150 • Da esse si deve concludere che, corne a Pergamo nel 260
(?), il govemo e i soldati avevano già raggiunto un accordo e che la
scelta - che parrebbe di comune intesa, dunque oggetto stesso
dell'accordo 151 - di uno dei generali di Sicilia concemesse la persona
che doveva attuarlo, non fidandosi i soldati di chi non era loro cono-
sciuto; e che il ruolo del generale fosse dunque non più quello del
negoziatore ma dell'ufficiale pagatore e del restauratore della disci-
plina152.
Va poi aggiunto che, sul lato cartaginese, la scelta di Giscone si
spiega psicologicamente col fatto che il suo iniziale punto di vista
era quello cui gli eventi - sfortunatamente - avevano dato ragione.
Occorre soffermarsi infine su un punto. Che il governo in questa
fase si mostrasse eccessivamente arrendevole pare essere la impli-
cita critica di Polibio 153 , che del resto è possibile egli mutuasse dalla
sua fonte filobarcida critica nei confronti del governo fino al
richiamo di Amilcare. Ma essa non pare condivisibile dal momento
che l'adesione alle richieste - legittime, corne indica la tradizione
diodorea, e comunque mai assurde - aveva sortito infine un
accorda. D'altro canto pare inesatto parlare di arrendevolezza vera e
propria. Se si ricorda che già Annone si era mostrato pronto a trat-
tare si vede corne il vero ostacolo a Sicca doveva essere stata la
volontà di un reimpiego delle truppe. Rimosso questo di fatto col
trasferimento a Tunisi era conseguente accettare di pagare il
dovuto. Né si puo parlare di arrendevolezza di fronte al comporta-
mento rigoroso di Giscone. Anche i soldati poi dovevano essere
pronti alle trattative, che altrimenti non sarebbero riprese immedia-
tamente. Ed anzi la prima concessione cartaginese era in realtà un
reciproco compromesso, in quanto i soldati si accontentavano di
una vendita dei rifomimenti ad un prezzo da loro fissabile e non
chiedevano una specifica sitometria in contanti; e inoltre accetta-
vano anche, corne diremo, di accamparsi fuori Tunisi.
7. Dal momento in cui ha inizio il pagamento - e solo da questo,
seconda Polibio - inizia a svolgersi una doppia azione parallela.
Mentre Giscone e gli ufficiali procedono ad esso una cricca di sol-
dati - che è owiamente inverosimile limitare ai due personaggi cui

15
° Cfr. Mauersberger, s. v. ÔlaÀumç, col. 402; si richiami Xen. Cyr. VI 1, 3
<love vale addirittura «congedo».
151
Per l'indicazione unilatcralc da parte dei soldati sono invece Meltzer, II,
p. 372; Huss, p. 255, all'oppposto De Sanctis, III, 1, p. 374.
152
Seguono invece la ricostruzione polibiana senza avvedersi delle sue
contradizioni interne, Meltzer, II, p. 372; Veith, p. 528; Huss, p. 254.
153
Cfr. Polyb. 1 68, 5; 6; e ad es. Meltzer, II, p. 372; Gsell, III, p. 103; De Sanc-
tis, III, 1, p. 374.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 71

fa esclusivamente riferimento Polibio, Matho e Spendio 154 , tanto più


che ciô si spiega con il ruolo che avrebbero rivestito nel seguito e
con una esigenza di focalizzazione drammatica della narrazione -
cerca un pretesto per far scoppiare un ammutinamento 155 • Convinta
in conciliaboli segreti e ristretti la maggioranza dei soldati1 56 , viene
tenuta una assemblea dell'esercito 157 •
Matho e Spendio - ma sembrerebbe soprattutto questi 158 - , non
ci viene detto con quale autorità, accusano Giscone e i Cartaginesi -
ignoriamo di cosa -, mentre i loro accoliti, al grido ~aÀÀE ( = pun.
sll:i : ?) 159 , lapidano chiunque altro tra soldati ed ufficiali cerchi di
prendere la parola. Il ripetersi di tali violenze KU'tà 'tÙÇ cruvôpoµaç
indica che l'assemblea si era tenuta in più sedute, dunque in più
giorni. Essa si chiude poi con la nomina dei due agitatori a stra-
teghi. Non ci viene detto che corso avessero le accuse, né se tale
nomina implicasse una destituzione di Giscone, né se questi fosse o
meno presente.
Quale era dunque la funzione dell'assemblea? Dai momento che
il suo risultato non è una messa in stato d'accusa e ancor meno un
giudizio di Giscone che subito dopo appare continuare la sua atti-
vità - e dunque rimanere in carica anche per i soldati - dobbiamo
ritenere che essa, fin dall'inizio, fosse preordinata all'elezione dei
due a stratego, che le loro accuse ai Cartaginesi fossero solo slogan
elettorali e che probabilmente Giscone non fosse presente, in quanto
altrimenti avrebbe cercato di controbatterle. Va rimarcato corne il
procedimento non fosse - del tutto - illegittimo, e in tale misura non
segnalante ancora una situazione di rivolta aperta; l'assemblea
infatti aveva il potere, in caso di morte del comandante, di eleggerne
uno nuovo 160 • Nel caso di specie peraltro due requisiti non erano
integrati, che tale potere sembra spettare solo alla componente citta-
dina dell'esercito (ma per analogia esso poteva essere esteso essendo
~rmai da tempo questa assente) e che il comandante non era affatto

154
Cfr. anche Meltzer, II, p. 373; Caven, p. 68; Warmington, p. 187.
155 Cfr. Polyb. I 69, 4-8. Rinviamo a più avanti la discussione sull'effettivo
momento genetico di tale direzione parallela antipunica in seno all'armata e sulJe
personalità dei suoi esponenti.
156 Cfr. Polyb. I 69, 5; 7 per contrasto con l'tKKÀ11cria succesivamente raduna-

ta, cfr. I 69, 9.


157
Cfr. Polyb. I 69, 8-14 che usa il termine tecnico ma non ci <lice corne
concrctamcnte fosse stata convocata, il che sarebbe prezioso.
15s Cfr. Polyb. I 69, 10.
159
Cfr. Huss, p. 255 nt 21.
160
Cfr. Gsell, II, p. 421; Huss. p. 477; per i casi posteriori, Groag, p. 48; Euc-
ken, p. 73; Granier, p. 187-190; Picard, Révolution, p. 128-129, ai quali secondi è
sfuggito quello in questione e che non si tratta di una innovazione del III sec.,
corne prova Diod. XV 16, 2; XX 31, 2.
72 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

rnorto. Ma quello che rileva è che i soldati continuano a seguire una


strada dotata di una qualche tradizionalità e giuridicità, indicando
una persistente preoccupazione e quindi volontà di rirnanere nella
legalità. L'assernblea rappresenta dunque il rnornento in cui la diri-
genza parallela dei soldati riceve, accanto al comando cartaginese, la
sua formalizzazione ufficiale. Giscone, dal canto suo, subito dopo 161 ,
pur vedendo il deteriorarsi della situazione e percependo il rischio
personale, alrneno secondo Polibio che ha per lui una istintiva sim-
patia 162, decide di non abbandonare la partita 163 • Di nuovo egli si
incontra con i capi dei soldati e arringa questi in assernblee, sempre
per nazionalità. Cià pare indicare, se la valutazione di Gîscone non
era completamente errata 164 , che la situazione non era ancora irri-
mediabilmente compromessa e che esîsteva tra î soldati ancora una
forte cornponente rnoderata, quella stessa del resto cui nella ekklesia
era stato irnpedito con la forza di esprirnersi.
1 verbi usati per tali attività sono ulteriormente rivelatori della
sua posizione. Rispetto ai soldati si parla di cruva0poiÇetv e napaKa-
À.dv, termini tecnici perla convocazione di una assernblea, e corne
tali indicanti corne la sua posizione di comandante, almeno formal-
mente, fosse rimasta inalterata; rispetto ai loro npoecr-r&-reç di eiç -ràç
xEtpaç ÀaµJ3uvetv, espressione analoga a quella usata per i colloqui
con gli ufficiali al mornento del suo arrivo e dunque indicante corne
anche i nuovi capi eletti dai soldati riconoscessero - anche se solo
per opportunità - una posizione di subordinazione nei suoi con-
fronti.
Sono i Libî tra i soldati a far precipitare le cose, e questo, forse,
non è un caso 165 • Secondo Polibio «Où µTiv àÀ.À.à -r&v AtJ3ûrov oùÔÉnro
KEKoµtcrµÉvrov tàç crt-rupxiuç, oioµÉvrov ÔÈ ôEiv ànoôeô6cr0m mpicrt, Kai
7tpOcrtÔV'tffiV 0pUO"ÉffiÇ, J3ouÀ.ÔµEVOÇ Ô rtcrKffiV €7tt7tÀ.flÇat 'tÎlV 7tp07tÉ'tEtClV
aù-r&v, Ma0ro -rov crtpunnov ànm-rEiv tKÉÀ.euev» 166 • A tale risposta i
Libî si impadroniscono di quello che trovano, verosimilrnente nella
sede del comando di Giscone, e aggrediscono lui e i suoi aiutanti 167 •
Il testo pone delle difficoltà di interpretazione, da un lato per
l'avverbio oùôtnro, dall'altro per il sostantivo crnupxim. Quest'ultirno
puo riferirsi sia ai soli stipendi, sia ai soli controvalori del vitto e dei

161
La posteriorità e non la contemporaneità alle varie cruvôpoµai risulta da]
fatto che egli non tratta più con gli i;ytµovf:ç ma con i n:po€crTcirt€Ç, cioè con i
(nuovi) capi dei soldati, cfr. Polyb. I 70, 2; infra p. 75.
162
Cfr. Polyb. I 70, 1; o è della sua fonte, in tal caso vicina al personaggio?
163 Cfr. Polyb. I 70, 2.

164
Secondo Huss, p. 255 invece egli avrebbe sottovalutato la gravità della si-
tuazione.
165
Cfr. infra Cap. II.
166
Polyb. I 70, 3.
167
Cfr. Polyb. I 70, 4.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 73

cavalli. Non è dunque il suo significato che, dall'esterno, puô chia-


rire la vicenda, ma, viceversa, la vicenda che chiarisce il suo signifi-
cato nel contesto. In base all'avverbio e al fatto che gli stipendi erano
già stati pagati 168 si è proposta la seconda identificazione 169. A ciè>
sono da muovere due obiezioni. In primo luogo sappiamo che il
pagamento del controvalore era stato posposto a quello degli sti-
pendi170. In secondo occorre tener presente la risposta di Giscone;
questa ha un senso, soprattutto nella sua ironia, solo se suppone una
qualche responsabilità di Matho, o comunque dei capi 171 . Noi igno-
riamo corne il pagamento avesse materialmente luogo, ma è ragio-
nevole supporre che avvenisse per via gerarchica e non_che Giscone
e il suo seguito pagassero individualmente ogni soldato; la conclu-
sione potrebbe dunque essere che gli stipendi = cn'tapxim dovuti
erano stati effettivamente pagati da questi ai capi cui sarebbe dovuta
competere l'effettiva corresponsione, ma che (alcuni de)i Libî non
avevano ancora ricevuto personalmente quanto loro spettava. Per
questo Giscone li rinvia, ironicamente, al «loro generale». E se è
cosl, è difficile non vedervi una malafede di coloro tra quei capi che
volevano provocare l'ammutinamento. La nostra ipotesi è rafforzata
dal fatto che in un uso polibiano precedente vale l'equivalenza
crt'tapxiat = stipendi 172 , corne nota Io stesso Griffith che è obbligato a
dedurne una polisemia 173 . In ogni caso dato il numero preminente
dei Libî nell'esercito è impensabile che se nessuno di loro fosse stato
ancora soddisfatto la protesta esplodesse solo ora o comunque che
Giscone non se ne avvedesse e non vi ponesse rimedio.
Un secondo rilievo concerne i protagonisti dell'episodio. Per evi-
denti ragioni 174 non possono essere tutti i soldati libici dell'armata

168
Cfr. Polyb. 1 69, 3, il quale <lice pero solo che Giscone procedeva alpaga-
mento ed è ben possibile perciô che una parte dei Libî non fosse ancora stata pa-
gata.
169
Cfr. Griffith, p. 289, seguito da Walbank, p. 135, alternativamente ad una
altra ipotesi; e condivisa da Pedech, Polybe, p. 113 nt 2; ora anche Huss, p. 255
nt 24. Semanticamente non si vede perô corne il termine possa comprem. 1 ~re
anche il secondo degli elementi. Cfr. anche infra nt 171.
11
° Cfr. Polyb. I 69, 8.
171
Ciô concorre ad escludere la seconda ipotesi di Walbank, p. 136, seguita
da Huss, p. 255. Una ulteriore spiegazione diversa dalla nostra in Meltzer, Il,
p. 374, secondo il quale Giscone voleva far capire ai Libî che solo dal governo po-
tevano realmente ottenere il loro denaro; essa perô non si pone il problema ter-
minologico, né soprattuto quello di in che cosa consistesse il mancato ricevi-
mento del dovuto, e del resto Io studioso manca di cogliere la sfumatura ironica
della risposta; contra anche Walbank, ib. Le stesse obiezioni contro Gsell, III,
p. 105, che si limita a ritenere che il soldo non fosse stato pagato.
172
Cfr. Polyb. I 66, 6.
173 Cfr. Griffith, p. 289.
174
In Polibio si parla di una aggressione fisica a Giscone ed ai suoi che per
semplici ragioni di spazio difficilmente puô aver coinvolto più di un centinaio di
74 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

ad aggredire Giscone 175 • Ciè> trova due ulteriori conferme; nel com-
portamento di questi che fa stridente contrasto con la sua ricordata
percezione della gravità della situazione e si spiega solo se il gruppo
di coloro che protestavano non era molto numeroso e se riteneva di
avere ancora la sua autorità 176 • E nel comportamento di Matho e di
Spendio che hanno finalmente l'incidente che cercavano e si affret-
tano a sfruttarlo cercando l'irreparabile 177 , con ciè> dimostrando la
sua portata inizialmente ancora circoscritta. Cosi confiscano i beni
privati ed il tesoro dei Cartaginesi e li fanno ridurre in catene 178 • Solo
ora, con quella chc ne è la sanzione ufficiale e non già con la prima
aggressione, la situazione diviene irreversibile, corne nota con preci-
sione Polibio stesso 179 •
L' ammutinamento verrebbe infine consacrato con un giura-
mento terribile 180 • Ma va avvertito corne questo sia un topos connota-
tivo di barbarie 181 e dunque esprima un giudizio di valore (della
fonte) di Polibio che lascia per Io meno sorgere dei sospetti sulla sto-
rici tà della notizia, accresciuti dalla indefinitezza del suo conte-
nuto182.
8. Dobbiamo ora considerare diagonalmente a quanto sinora
descritto due aspetti essenziali per una esatta ricostruzione della
dinamica della intera vicenda e tra loro legati da una relazione
inversa. Da un lato il comportamento dei quadri regolari intermedi -
e in generale il trend della disciplina dei soldati -, dall'altro il for-
marsi tra questi di una direzione di fatto, ostile ai Cartaginesi. Al
diminuire dell'autorità degli uni corrisponde il crescere di quella
dell' altra.
Agli ufficiali intermedi, sempre indicati da Polibio corne (Ka-rà

scalmanati. Se il resto dei soldati vi avesse preso parte anche solo corne spettatori
incitanti, offrendo con cio la possibilità della efficace immagine di una folla infe-
rocita, Polibio certo non Io avrebbe taciuto.
175
Di ciô non si avvede ad es. Huss, p. 255.
176
L'ironia della sua risposta ci pare escludere che la tensione cui era sotto-
posto gli avesse fatto saltare i nervi, corne intende invece De Sanctis, Ill, 1, p. 374.
177
Cfr. Polyb. I 70, 5
178
Cfr. Polyb. l. c. Nonostante la somiglianza con gli eventi di 1 70, 4 la suc-
cessione immediata dei capitoli esclude una ripetizione degli stessi e indica in-
vece che si tratta del seguito dell'aggressione iniziale. Matho e Spendio potevano
sconfessarla e far liberare Giscone oppure sanzionarla e generalizzarla.
179
Cfr. Polyb. 1 70, 6. Non distinguono i due momenti ad es. Meltzer, II,
p. 374; De Sanctis, III,9, p. 374; Caven, p. 68; Warmington, p. 188; Huss, p. 255.
18
° Cfr. Polyb. l. c ..
181
Si pensi alla sacratio diro carmine della legio linteata sannita nell'annalisti-
ca romana, cfr. Liv. X 38, 5-12.
182
Notata, questa, da Walbank, p. 136. Significativamente Gsell, III, omette
di parlarne del tutto.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 75

µépoç) f)yeµ6vsç 183 si rivolge il governo per il trasferimento delle


trnppe da Cartagine a Sicca 184 ; essi funzionano da tramite, secondo
}'ordinaria Catena gerarchica, tra Annone e i soldati al momento del-
le prime trattative 185 . E proprio in conseguenza di cio dunque dob-
biamo ritenere che al momento del loro fallimento perdano la
fiducia dei soldati 186 . Il che pero non puo intendersi nel senso che
questi li estromettessero di già dalle loro funzioni, in quanto ancora
con loro, per prima cosa, conferisce Giscone al momento del suo
arrivo al campo di Tunisi1 87 •
Il momento della loro eliminazione dalla strutura gerarchica
dell'armata, e in parte anche della loro eliminazione fisica, si situa
in corrispondenza dell'assemblea che elegge Matho e Spendio stra-
teghi, quando i più estremisti « ... noÀ.À.oùç ... Kai 'trov f)yeµ6vcov Kai
'trov iôtonrov ôtécp0etpov» 188 . Ed è da pensare che gli scampati, almeno
in parte, abbandonassero l'armata corne conforma la menzione, in
seguito, di transfughi da essa arrnolati <lai Cartaginesi 189. Significati-
vamente nel seguito degli eventi non è più alcuna menzione di f)ye-
µ6veç ma compaiono in loro luogo npoea'tro'teç. Variazione troppo
peculiare a fronte di un finora inalterato impiego del primo termine
perché non ve ne corrisponda una sostanziale : gli ufficiali regolari
non esistono più ma sono sostituiti da «capλ 190 , nominati <lai sol-
dati191. Ed è da ritenere che essa fosse avvenuta nell'assemblea il cui
oggetto era stata la nomina di Matho e Spendio a strateghi.
In buona parte dunque i quadri intermedi, che nell'esercito
punico sono usualmente connazionali dei soldati dei vari contin-
genti 192 , conservano non solo la propria disciplina ma rimangono
fedeli al governo. Non tutti comunque; oltre a quanto diremo sul
grado degli stessi Matho e Spendio, il fatto che nelle trattative a
Sicca gli ufficiali a volte comunicassero ai soldati il contrario di

183
Per l'espressione completa Polyb. I 67, 13.
184
Cfr. Polyb. I 66, 6.
185 Cfr. Polyb. I 67, 10.
186
Cfr. Polyb. I 67, 13.
187
Cfr. Polyb. I 69, 1.
188
Polyb. I 69, 11; sinteticamente anche Picard, Hannibal, p. 70.
189
Cfr. infra p. 122.
190
Per il significato prevalente di «essere a capo, guida» Liddel-Scott-Jones,
s. v. 1tpoicr0riµt, p. 1482, B, II.
191
Non sfugge corne altrove, ad es. Polyb. I 45, 5, il termine sia sinonimo di
'liytµoveç, cfr. Mauersberger, s. v. 1'\yeµrov, col. 1102, ma l'argomento addotto nel
testo, anche in virtù del principio metodologico di contestualizzare ogni inter-
pretazione semantica, non ci pare compromesso; inoltre in I 45, 5 è prevalente
una ragione stilistica di non ripetizione della stessa parola che qui non si ha.
192
Cfr. Gsell, II, p. 391-392; seguito da Picard, Vie, p. 205; Id., Hannibal,
p. 69; Huss, p. 478; è da rimarcare l'analogia con gli eserciti coloniali moderni.
Per le implicazioni sui significato e le cause della insurrezione infra Cap. II.
76 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

quanto dovevano, ùt' d:yvotuv, ôtà KaKiav 193 , non lascia dubbi quanto
all'esistenza, già da questo momento, di un gruppo anticartaginese.
Anche se in rapporto al quadro complessivo l'unicità di tale caso
indica la loro assoluta minoranza. Purtroppo Polibio ignora o
comunque non riferisce la nazionalità, con cià privandoci di un
indizio perla comprensione delle cause reali dell'ammutinamento.
La tenuta disciplinare complessiva dell'esercito segue un corso
naturalmente parallelo. Per misurarla correttamente non si deve
tanto guardare alla descrizione moralisteggiante del comporta-
mento dei soldati, anche perché una certa rilassatezza nei quartieri
in periodo di pace non ha nulla di patologico 194 , quanto assumere
corne indice la risposta agli ordini cartaginesi. A quello di trasferirsi
a Sicca essi obbediscono itpo0uµroç 195 . Un primo ostacolo si ha al
momento in cui si rompono le trattative con Annone. D'altra parte il
raggiungimento di un accordo a Tunisi ne importa un pieno ristabi-
limento, se Giscone puo permettersi di rivolgere loro dei rimpro-
veri196. Solo l'assemblea in cui sono eletti Matho e Spendio e la cui
convocazione certo non poteva essere avvenuta su ordine del
comando cartaginese rappresenta un primo atto abusivo, inizio di
un processo in crescendo, giustificando il commento di Polibio, con
una terminologia radicalmente diversa da quella usata per la situa-
zione a Sicca e Cartagine, che ovunque si aveva « ..• -r-i1v 0À:11v àKa-ta-
crmcriav Kai tapaxi)v ... », che non si riferisce al comportamento per-
sonale ma al dissolvimento di ogni catena gerarchica. Ed infatti,
corne detto, gli ufficiali sono ora soppiantati dai itpoEcrtéi'>n:ç. L'epi-
sodio dell'aggressione a Giscone ne è il culmine del tutto naturale.
Tale trend è una conforma dunque di quanto già visto e cioè di
corne di un ammutinamento, almeno corne rivolta violenta, si possa
parlare solo a partire dalla messa in ceppi di Giscone.
Con cio veniamo ad un ultimo problema. Se a mano a mano per
il comando cartaginese e i quadri intermedi diviene difficile gover-
nare una armata di oltre 20.000 uomini corne si spiegano repentine
decisioni corne il trasferimento a Tunisi e la convocazione
dell'assemblea? Una spiegazione si puo avere solo ammettendo che
già nel corso delle trattative con Annone si fosse formata una diri-
genza parallela - per definire analogicamente il fenomeno

193
Polyb. I 67, 11.
194
Cosl sono da intendere il comportamento a Cartagine, cfr. Polyb. I 66, 6,
per cui la traduzione di Mauersberger, s. v. èucpacria, col. 43 ci pare eccessiva, e a
Sicca, cfr. Polyb. I 66, 10; diversamente Meltzer, II, p. 371.
195
Polyb. I 66, 7.
196
Cfr. Polyb. I 69, 1-2; supra p. 68-69. Per quanto segue inoltre Polyb. I 70, 1,
da cui si cita.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 77

potremmo rinviare ai «soviet» dei soldati nell'esercito e nella marina


tedesca nel 1918 - che, senza esautorare gli ufficiali regolari, né
essere fin d'ora del tutto in opposizione a Cartagine, si faccia porta-
voce più diretto delle istanze dei soldati. Di essa dovevano far parte
comunque quegli i]yeµ6veç in mala fede che abbiamo già visto ed in
essa, fin d'ora, dovevano esservi Matho - per il quale abbiamo una
esplicita indicazione nel riferimento più avanti a sue precedenti atti-
vità di sobillazione 197 - , Spendio e Autarito. D'altro canto il fatto che
l'assemblea presso Tunisi sfociasse nella elezione di strateghi - sep-
pure accanto e non in sostituzione di Giscone - e di npoecr-r&-reç dif-
ficilmente puà essere un fatto casuale ed improvviso e non formaliz-
zare invece una situazione di fatto preesistente.
L' andamento altalenante delle trattative con Cartagine fino
all'accordo di Tunisi sembrerebbe anche indicare corne esistessero
nel movimento due ali, l'una estremista, l' altra moderata. Conferma
a cià è il fatto che dei linciaggi dell'assemblea a Tunisi sono vittima
anche soldati semplici, il che sembra indicare un regolamento di
conti tra le due correnti; e già, testualmente, il fatto che, a detta di
Polibio, noÂ.Â.01 e non nav·rnç sono cr-rucrtcûôetç nel campo 198 •
9. Rimane una ultima questione e cioè la ricostruzione del lato
politico-interno cartaginese della vicenda. In specie la posizione dei
tre soli personaggi notici, Annone (pun. : ~n'), Amilcare e Giscone.
Quella del primo è relativamente agevole da determinare. Si è
detto corne nel 241 fosse 6 ùmipxcov cr-rpunryoç tv tfl A1J3un e l'armata
fosse trasferita sotto il suo comando. Se ora si considera che proprio
lui era stato l'artefice della campagna africana dei primi anni '40,
culminata a Theveste 199 , si conclude corne egli fosse almeno tra (se
non il leader di) coloro che ne sostenevano il reimpiego in una nuova
campagna interna. E cià collima inoltre con quanto osservato sulla
reale ragione del fallimento delle trattative da lui condotte e tanto
più se si considera corne non doveva sfuggirgli che le sue conquiste
erano rimaste incomplete.
Quale fosse il suo peso specifico sulla bilancia della politica
interna a Cartagine non si puà dire con certezza. Non sappiamo
infatti se egli avesse ricevuto la strategia già con il comando agli inizi
degli anni '40 200 e se tale carica - di cui non abbiamo attestazioni più
risalenti 2oi - preesistesse o si trattasse di una novità appositamente

iY Cfr. Polyb. 1 69, 6, il suo ruolo è di primo piano e i disordini cui ci si rife-
7

risce possono essere solo quelli di Sicca.


198 Cfr. Polyb. 1 68, 10
199 Cfr. Diod. XXIV 10; Polyb. 1 73, 1.
200 È da ritenere che il comando gli fosse attribuito qualche tempo prima del-

la conquista di Theveste, dunque ca. 249-248.


201
Polyb. I 72, 3 non puo addursi, almeno sicuramente, corne tale, corne fa
78 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

introdotta 202 ; e congiuntamente quale fosse il reale peso che com-


portava. Inoltre non va dimenticato corne agli inizi degli anni '40
egli era - corne Amilcare - un giovane, difficilmente di più di
trent'anni2°3 , verosimilmente discendenta da una grande famiglia 204 ,
al suo primo incarico di rilievo, corne indica la notazione di Diodoro
che « •.• ô6Ç11ç 6pey6µevoç ... » 205 • Per contro perô il successo militare
doveva avergli fatto acquistare un notevole credito, riflesso nell'epi-
teto di chiara matrice ellenistica, di 6 µeya(Ào )ç 206 , che proprio in
tale occasione doveva essergli stato attribuito 207 •
Molto più complesso il problema per quanto riguarda Amilcare.
La sua assenza nel corso dell'intera archeologia è cosi immanente da
costituire una presenza. Secondo Nepote egli sarebbe rientrato a
Cartagine a rivolta già iniziata 208 • Si tratta tuttavia di un palese ana-
cronismo in quanto già che Amilcare rimanesse in Sicilia durante Io
sgombero dell'armata è improbabile, trattandosi ora di un privato
che con essa non aveva più nulla a che fare; che i Romani poi Io
lasciassero rimanere a evacuazione completata - corne presuppor-

invece Gsell, II, p. 302 e ora Ameling, p. 109, in quanto non pertiene strettamente
alla storia dell'amministrazione punica ma è un commento in generale, e perciô
acronico, sui modi di essa. Per Diod. XXV 8 infra p. 206, comunque posteriore.
202
Non si pone la questione Bengtson, p. 111 = 378; perla preesistenza ora,
Ameling, p. 110; perle competenze militari ed amministrative della carica, ana-
loghe a quelle dell'equivalente ellenistico, già Gsell, Il, p. 302 (mena esattamente
perô p. 253); Bengtson, p. 378; 379 = 111; 113, che omette di ricordarlo; Wollner,
p. 93-95. Il titolo più prossimo all'originale ci pare quello indicato sopra nel testo,
diversamente Bengtson, p. 111 nt 9 = 378; non pone il problema Wollner, ib., che
traduce comunque tv con über.
203
Seconda Lenschau, s. v. Hanno, col. 2352 non puô essere nato molto do-
po il 280. Si ricordi che nel 202 era ancora attivo, cfr. App. Lib. 49, 213.
204
Cfr. Gsell, II, p. 253; sulla possibilità di una discendenza dall'omonimo
principe del IV sec., ib. nt 5; ma, in assenza di alcuna testimonianza positiva, si
deve criticare la scelta di Picard, Révolution, p. 116 nt 1; Id., Hannibal, p. 15; 60 di
darla per scontata.
205
Diod. XXIV 10, 1.
206
Attestatoci da App. lb. 4, 16; Lib. 34, 145; 49, 213; Zon. VIII 22, 6.
Escluderemmo l'ipotesi che il predicato possa tradurre il pun. rb (rab), che ap-
punto vuol dire grande = dignitario, cfr. Sznycer, in Nicolet, p. 585; Sznycer,
Titre, p. 119-120. Esso infatti spettava ai maggiori personaggi in quanto tali, tanto
da potersi ritenere designante i senatori, e allora non si spiegherebbe perché la
tradizione Io radicasse specificamente con Annone e non anche, per dime due,
con Amilcare o Giscone. La matrice va cercata altrove, direttamente nell'ambito
culturale-politico ellenistico e corne tale va connessa al caratteœ rilevante delle
conquiste di Annone, che rimangono, fino alla guerra del 237 di Amilcare, senza
paralleli.
207
Questa è l'ipotesi più plausibile sia perché App. lb. 4, 16 glielo attribuisce
in relazione alla insurrezione libica, sia anche perché si tratta dell'unico exploit
della sua carriera. Non esiste motivo per ritenere l'appellativo attribuitogli dal-
l'annalistica romana, corne fa invece Lenschau, op. cit., col. 2355.
2os Cfr. Nep. Ham. 2, 1.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 79

rebbe un rientro a rivolta scoppiata - è impossibile. Se la notizia sia


semplicemente il frutto involontario del lavoro di sintesi cursoria di
Nepote o se fosse nella sua fonte - che con cio poteva cercare di
spiegare l'assenza di Amilcare dalle vicende dell'archeologia - non si
puo dire con sicurezza, anche se la prima ipotesi ci pare più proba-
bile per il carattere ingenuo e scoperto che un tentativo del genere
avrebbe avuto.
Figlio di un Annibale 209 e discendente da una famiglia di altis-
simo rango 210, Amilcare (pun. : I:Imlk) Barca 211 - che nel 247 o 246 212
era anche lui al suo primo incarico di rilievo e pure giovanissimo,
admodum adulescens 213 - era rimasto inintaccato nel suo prestigio di
generale vittorioso dalla sconfitta delle Egadi, in cui non era coin-

209 Cfr. Nep. Ham. 1, 1; ignorato da PW questo Annibale potrebbe essere il ge-

nerale di stanza ad Agrigento nel 263-259, risultando debole l'obiezione contraria


di Picard, Hannibal, p. 37, fondata sulla controvertibile (cfr. infra p. 204; ib.
nt 15) esistenza di rigide contrapposizioni politiche a Cartagine.
21 ° Cfr. Sil. Ital. I 72-77; XV 745-746 perla sua genealogia mitologica; Gsell,

II, p. 253; Picard, Hannibal, p. 17-20, cui vale aggiungere l'osservazione che solo
un membro della aristocrazia poteva ricevere molto giovane un comando di
grande responsabilità corne quello di Sicilia; contra Scullard, Carthaginians,
p. 22 : «new man». lnoltre Goerlitz, p. 19.
211 Per il problema dell'epiteto (o nome di famiglia?) - sem. hbrq -, Meltzer,

II, p. 582; Lenschau, s. v. Hamilkar, col. 2303; Picard, Hannibal, p. 19; Sznycer,
552-553.
212
La questione della data di arrivo in Sicilia, ai nostri fini marginale, è
controversa, prevale oggi la primavera del 247, cfr. De Sanctis, III, 1, p. 245-246;
seguito da Walbank, p. 119-120; Warmington, p. 182; Huss, p. 246; inoltre Melt-
zer, II, p. 338; Lazemby, p. 19; al 246 pensano invece Gsell, III, p. 96; Picard,
Hannibal, p. 64 (ma diversamente p. 53); ignora il problema Gwyn Morgan. Con
l'avvertenza comunque che il suo comando navale era forse precedente, cfr. Po-
lyb. I 56, 2, contra, Walbank, p. 119.
La cronologia relativa, per noi più rilevante, con la conquista di Theveste, a
sua volta difficilmente databile con precisione, non puô stabilirsi anche se sem-
brerebbe che il comando di Annone fosse di qualche tempo più antico.
213
Cfr. Nep. Ham. 1, 2. Quello che sappiamo dell'età dei suoi figli, cfr. Gsell,
III, p. 96 nt 2; Picard, Hannibal. p. 64, impedisce perô di prendere alla lettera
l'espressione, ma, anche considerato quanto detto alla nt precedente, è da rite-
nere che fosse di qualche anno più giovane di Annone, il che ci fa propendere più
verso il termine basso che quello alto del periodo (280-275) proposto da Picard,
Révolution, p. 118; Id., Hannibal, p. 65. Quello di Nepote è, tecnicamente, sen-
z'altro un uso erroneo, tuttavia la sua testimonianza deve ritenersi valida relativa-
mente, cioè quanto alla giovinezza, (magari rispetto alla carriera standard all'e-
poca del biografo), per cui, anche tenuto conto della bontà delle sue fonti, cfr.
Geiger, p. 108-109, essa riacquista importanza per escludere l'identificazione del
Barca con l'Amilcare n. 6 di PW, ripresa da Lenschau, s. v. Hamilkar, n. 6, col.
2303; Brizzi, Armée, p. 310, e dunque la data di nascita a ca. il 265 di Lenschau,
s. v. Hamilkar, n. 7, col. 2303; contro tale identificazione, con altri argomenti,
anche Meltzer, II, p. 570; De Sanctis, III, 1, p. 121 nt 59; Picard, Hannibal, p. 37-
38. È ipotesi di Caven, p. 57 - condivisibile e del pari estensibile ad Annone - che
egli avesse partecipato alle operazioni contro Regolo, anche se appunto corne uf-
80 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

volgibile 21 4, e politicamente accresciuto dal successo diplomatico


riportato nelle trattative di pace con Catulo 215 • Polibio, dopo averci
riportato corne egli avesse deposto il comando immediatamente
dopo la conclusione della pace con Roma 216 , ci ri corda solo corne i
soldati a Sicca lamentassero che nessuno dei generali di Sicilia - al
plurale, dunque più d'uno oltre ad Amilcare e Giscone - fosse stato
inviato presso di loro 217 e corne a Tunisi preferissero Giscone al
Barca - a detta di Polibio perché si sentivano traditi da
quest'ultimo 218 •
Che Amilcare effettivamente si appartasse dalla vita politica
dopo il rientro è difficile credere, oltre alla luce di quanto vedremo,
già solo se si considera la sua nomina al comando dopo il fallimento
di Annone nella repressione dell'insurrezione. Essa infatti testi-
monia più verosimilmente una sua permanente attività sulla scena
politica che non il richiamo da uno ritiro più o meno sdegnoso; del
resto se fosse stato possibile l'immagine di un « Cincinnato cartagi-
nese » sarebbe stata usata dalla propaganda barcide e confluita nella
storiografia annibalica e da li difficilmente persa per noi. D'altronde
sappiamo che generali veteranî di Sicilia e che corne tali di provate
capacità, oltre a lui e Giscone, non mancavano 219 •
Cià implica perà che Polibio nelle sue fonti non trovava altro e
quindi, da un lato, che la sua sola notizia - in quanto infamante e
controproducente per il prestigio di un generale - gli derivasse dalla
fonte antibarcide, dall'altro che la fonte barcide tacesse completa-
mente del ruolo di Amilcare. Se quanto la fonte antibarcide riferiva
corrisponda a verità o sia solo un attacco propagandistico, utile ad
es. per guastare i rapportî carîsmatici dei Barca con l'esercito negli
anni venti, non si puà dire con sicurezza. Tuttavia ci pare più proba-
bile la seconda eventualità in quanto non si vede attraverso quale
base documentale si potesse conoscere il pensiero degli ammutinati.
Inoltre Giscone rimane, corne diremo subito, un personaggio legato

ficiale subalterno e non identico allo stratego omonimo - col che mantiene validi-
tà la seconda parte dell'osservazione di Brizzi, ib.
214
Cosi già anche Meltzer, II, p. 395.
215
Ciô emerge da quanto, sotto il profilo del contenuto della pace e della sua
modificazione negoziale, nota Scardigli, p. 222-223.
216
Cfr. Polyb. 1 66, 1.
217
Cfr. Polyb. 1 67, 12; abbiamo visto perô quale fosse la reale ragione di ciô.
218
Cfr. Polyb. I 68, 12; perle ragioni loro attribuite subito di seguito.
219
Cfr. Polyb. 1 67, 12, <love se si fosse voluto intendere solo Amilcare e Gi-
scone li si sarebbe nominati espressamente corne effettivamente in I 68, 12-13; il
riferimento ha quindi verosimilmente una intenzionale portata generalizzante
per intendere più generali oltre ai due. Cio del resto corrisponde meglio alla
struttura di comando di una armata di oltre 20.000 uomini.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 81

ad Amilcare, di modo che la sua scelta rende improbabile che questi


effettivamente si fosse completamente disinteressato dei suoi
uomini.
I problemi allora sono i seguenti : 1) se Amilcare avesse rasse-
gnato spontaneamente il comando conclusa la pace, 2) e in tal caso
perché; 3) perché il governo non aveva attribuito a lui ma a Giscone
l'incarico a Tunisi.
In entrambi i casi in cui ne parla Polibio usa il medesimo ter-
mine per indicare l'uscita dal comando di Amilcare, clît0'ti011µt ('tflV
tipxilv e 'tÎlV cn:pa't&yiav) 220 • L'espressione è tecnica e neutra. Non
rivela cioè se si tratti di dimissioni, di rimozione o di semplice sca-
denza dell'incarico. È pero da tener presente anzitutto corne non gli
venisse nominato alcun successore, di Giscone infatti non solo non
si dice che gli subentrasse ma che provvide allo sgornbero della
Sicilia rirnanendo nel suo grado di stratego di Erice 221 ; questo,
sinora non notato, è già un indizio a favore della prima delle tre pos-
sibilità. Di autprnatica scadenza dell'incarico 222 , già a livello teorico,
non si puo parlare perché esso tecnicarnente sarebbe venuto rneno
con il congedo dell'esercito non con la conclusione della pace, in
quanto altrimenti per la medesima ragione sarebbe dovuto venire
rneno quello di Giscone e di tutti gli altri generali dell'armata, tanto
più se, corne ritiene Gsell 223 , gli ufficiali superiori erano designati dal
cornandante suprerno. Decisivo è pero Polyb. I 68, 12 dove sono
riportati i rnotivi (seconda Polibio) di delusione dei soldati nei con-
fronti del loro vecchio comandante, «7tpoç µi:v oùv AµiÀKa.v 'tOV
BcipKa.v, µe0 · où cruyK&KtvôuveuKecra.v tv 'tfl ~tK&Àiq,, ôucrxeproç etxov,
ÔOKOÙV'tEÇ oùx i\Kt<J'til Ôl. ÈKEÎVOV 6Àtyropeîcr0m, 'tq'> µÎ]'tE 7tpecrf3eue1v
7tpoç m'.noùç 'tÎ]V 't& cr'tpa.nnia.v tKoucriroç ôoKeîv ti7to'te0etcr0a1 ». Il
seconda ôoKetv è stato male interpretato attribuendogli un senso
soggettivo - e dunque con la conclusione che la volontarietà del-
1'abbandono era falsa - 224, che lungi dall'essere cogente pare sintatti-
carnente irnprobabile in quanto il medesimo verbo - in un signifi-
cato incontrovertibilrnente soggettivo - già regge la proposizione da
cui di pende quella in cui esso figura. Non dunque «sernbrare » ma
«essere evidente, constare» 225 • Con cio cade anche qualsiasi possi-

220
Cfr. Polyb. 1 66, 1; 68, 12
221 Cfr. Polyb. 1 66, 1.
222 Cosl De Sanctis, III, 1, p. 372 nt 3; ma già anche Meltzer, Il, p. 369 da

questi frainteso; ed ora Caven, p. 67. Tra scadenza ed estromissione non prende
invece posizione Lenschau, op. cit., col. 2304.
223
Cfr. Gsell, Il, p. 427.
224
Cosl da De Sanctis, III, 1, p. 372 nt 3 e soprattutto da Walbank, p. 132; e
recepito nella trad. Pedech, p. 111.
225 Cfr. esattamente anche Mauersberger, s. v. ooKtro, col. 563; cfr. invece col.
560 per il primo ooKtco del l. c ..
82 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

bile arrier-pensée di una rimozione 226 , o di una semplice estromis-


sione di fatto ad opera di un partito rivale 227 • Amilcare si era dunque
dimesso volontariamente 228 ; o cio almeno è quello che a Polibio
consta con tanta sicureza da farne una delle spiegazioni dell'astio
dei soldati contro di lui.
Cio ci porta al secondo problema, la cui soluzione è relativa-
mente agevole. Amilcare voleva evitare che la sua immagine, non
incrinata corne si è detto, potesse essere compromessa se egli fosse
stato associato col rientro dell'esercito, cioè con la testimonianza
più appariscente per l'opinione pubblica della sconfitta.
Cio non risolve pero il terzo problema. Le spiegazioni del man-
cato invio di Amilcare possono essere due. Una è quella (della fonte)
di Polibio. Una seconda è nel senso che fosse lui a rifiutare l'inca-
rico. Se egli avesse effettivamente deciso di abbandonare i soldati
alla loro sorte non ci spiegheremmo pero l'invio presso di essi di un
suo collaboratore. Mentre il silenzio della fonte barcida, dal canto
suo, parla nel senso che il ruolo di Amilcare nella complessiva fac-
cenda dovesse essere stato alquanto equivoco. È quindi più proba-
bile che egli, di nuovo, non volesse esporsi in prima persona; pas-
sare per l'idolo dei ribelli poteva rovinare la sua immagine politica -
se non costargli la testa -, mentre inviare un suo collaboratore ser-
viva a salvarla presso i soldati - esattamente in senso contrario alla
accusa che poi gli muoverà la propaganda antibarcide - insieme
senza troppo compromettersi. Evidentemente né l'una né l'altra cosa
potevano essere tradite da uno storico barcide.
Alla luce del colpo di stato che egli poi attuerà subito dopo la
fine dell'insurrezione 229 viene da supporre - anche se solo a livello di
suggestione - che ci fosse ancora qualcosa di più equivoco e di piu
grave e cioè che Amilcare sperasse di strumentalizzare a proprio
favore il malumore dei soldati per dare una svolta boulangista alla
vicenda - e proprio per questo gli convenisse rimanere dietro le
quinte fino all'ultimo momento.
Una ultima, assai importante, informazione sull'attività di Amil-
care dopo il suo rientro ci viene da un testo al quale non è stata pre-
stata la necessaria attenzione nonostante il contesto assai noto, e

226
La notazione di De Sanctis, III, 1, ib. che di essa non esista indicazione
espressa è in sè argornento insufficiente. L'ipotesi era sostenuta da Neumann,
p. 164; seguito da Veith, p. 526.
227
Per tale ultima ipotesi invece Walbank, p. 132; si veda già Gsell, II, p. 254;
ma anche costituzionalrnente non si comprende come si sarebbe poi concreta-
mente sostanziata.
228
Peraltro senza argomenti questa era l'opinione già anche di Picard, Han-
nibal, p. 67; il quale risulta insoddisfacente nella sua spiegazione complessiva, di-
versa dalla nostra.
229
Cfr. infra Parte III, cap. X.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 83

cioè Polyb. III 9, 7-9, seguito da Nepote 230 , «èKEivoç yà.p oùx tin110Eiç
-rq'.> 7tepi I:tKeÀ.iaç 7tOÀ.ɵ<p -rfl 'lfUXfl, -rq'.> ôoKeiv aù-roç µèv àKÉpata ôu1-
-re-r11p11Ktvat 'tÙ 7tEpl 'tOV "EpUKU CHpU't07tf:ÔU 'tUÎÇ 6pµaîç f:q>' IDV UÙtOÇ
Tiv, ôtà ôè -riJv tv -rfl vauµaxiQ. -rrov Kapx11oovicov Ti-r-rav -rotç Katpoîç
eiKcov 7te7toti)cr0at -ràç auv0i)Kaç, tµevev t7ti -ri)c; 6pµi)ç, -r11 prov àei 7tpèç
È7ti0ecrtv. Ei µèv ouv µiJ -ro 7tEpi -roùç Ç&vouç tytve-ro Kiv11µa -roîç
Kapx11ooviotç, eù0&roç dv dJ..J..11v àpxiJv t7totei'to Kai 7tapacrKeuiJv 7tpay-
µci'trov, OCîOV È7t' ÈKEl Vql. 7tpOKU'tUÂ.1l<p0Eiç OÈ 'tUÎÇ tµqmÂ.tOlÇ 'tUPUXUÎÇ ÈV
-rou-rotç Kai 1Œpi -rmhaç ôuhptf3e -rà.ç 7tpaÇetç » La collocazione crono-
logica è precisa quanto l'indicazione di tale attività; è l'insurrezione
che impedisce ad Amilcare, dopo la conclusione della pace, di intra-
prendere - o di portare a termine - i preparativi perla immediata
( eu0troç) ripresa della guerra. Il che implica che a questo era rivolta
la sua attività politica nei mesi precedenti Io scoppio dell'insurre-
zione - sia nel senso di ottenere i consensi necessari sia di appron-
tarne materialmente i mezzi.
Alcune osservazioni ci portano a ritenere che qui non si tratta
di una interpretazione soggettiva dello storico ma di una obiettiva
testimonianza, trasmessa a Polibio da uno degli storici annibalici
che ne doveva aver avuto notizia diretta. Anzitutto se si confron-
tano i §§ 7-9 con il § 6 che effettivamente contiene mere specula-
zioni, si vede che il rapporto di quelli con questo è di argomento
concreto a tesi; quanto detto in § 6 si fonda su quello che segue in
§§ 7-9 e in III 10, 1-6. In secondo luogo i §§ 7-9 contengono dettagli
di grande. puntualità, impensabili ed inutili se si trattasse di mere
riflessioni; anzitutto la precisa collocazione cronologica in uno
spazio assai limitato, poi la terminologia di carattere assai tecnico
ed inequivoco 231 • L' esistenza di preparativi per la ripresa della
guerra è inoltre confermata da quanto diremo sulla pronta disponi-
bilità del materiale per l'allestimento delle truppe con cui verranno
affrontati gli insorti. Inoltre è da richiamare - sia corne particolare
confermante la storicità, sia corne informazione per noi di interesse
- l'inciso « . .• oaov è7t · tKeiv<p», il quale puo intendersi solo corne
riferito ail'esistenza di forze politiche contrarie ad una ripresa, o ad

23
°Cfr. Nep. Ham. 1, 4-5. Si ricordi perô, e significativarnente, corne questi
conoscesse e usasse le Storie di Sosilo e Sileno, il che potrebbe confermare quan-
to direrno nel testo sui carattere obiettivo della testirnonanza di Polibio.
231
IIapamrnuft nel vocabolario polibiano indica i preparativi logistici e di ar-
mamento in prossirnità di una guerra, si veda l'impiego in Polyb. V 63, 10-11 in ri-
ferirnento all'allestirnento dell'esercito egiziano nel 217; e tanto più significativa-
rnente in quanto una ripresa della guerra avrebbe posto problerni di rifornirnenti
e di linee di cornunicazione. AÀÂ.llV àpxftv puè> riferirsi a 7tpayµ<i'rrov, cos! ad es.
V

Mauersberger, s. v. àpxit col. 230, ma in tal caso sarebbe una tautologia, sia,
corne ci pare preferibile, avere il significato storiografico tipico di «inizio» (della
guerra), corne intende Foucault ed., Polybe, III, p. 42.
84 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

una ripresa subito, della guerra, trattandosi altrimenti di una tauto-


logia con l'impedimento rappresentato dall'insurrezione.
La storicità di tali dati è poi confermata da una considerazione
della obiettiva situazione di Cartagine dopo la sconfitta delle Egadi.
Questa, corne sapeva bene Amilcare, stando almeno a Polibio 232 ,
aveva compromesso solo la posizione strategica in Sicilia, ren-
dendo intenibile l'isola - o solo ad un costo eccedente i vantaggi
operativi. Inoltre che le risorse strategiche di grande potenza di
Cartagine fossero rimaste intatte è indicato dal fatto che in essa
Ierone II poteva ancora vederc dopo la guerra il contraltare di
Roma e il perno di una situazione di equilibrio 233 • Dal mare
dunque, specie dalle basi di Sardegna e Corsica 234 , e con un esercito
intatto anche nel morale 235 , la guerra poteva essere ripresa in qual-
siasi momento e non solo dopo il rafforzamento dello stato con
nuove conquiste (spagnole), corne si ritiene abitualmente 236 • Una
volontà di revanche del Barca è nella storiografia moderna del resto
ampiamente riconosciuta, anche se di solito non datata già a
questo momento 237 •
Possiamo dunque concludere che, a nostro avviso 238 , Amilcare
non solo pensava alla ripresa della guerra ma vi pensava nell'imme-
diato e probabilmente anche per questo non aveva voluto compro-
mettere la propria immagine tornando a Cartagine con l'armata, per

232
Cfr. Polyb. III 9, 7; in modo diverso e più forte Liv. XXI 1, 5 riferisce che
egli riteneva la Sicilia abbandonata nimis celeri desperatione. Qui è forse anzi la
traccia di una polemica di Amilcare con il governo metropolitano, quasi una
Dolchstof)legende punica!
233
Cfr. Polyb. 1 83, 3-4; infra p. 195.
234
Una nuova flotta era probabilmente già in cantiere e sarebbe stata in linea
di Il a poco, se Cartagine potrà imporre un serrato blocco navale agli insorti, cfr.
infra p. 152; 164; anche 195. Sulla mantenuta supremazia navale nel Mediterra-
neo tra le due guerre puniche si rinvia al nostro lavoro in preparazione.
235 Cfr. Polyb. 1 68, 7, che, benché soggettivamente, coglie la situazione; e so-

prattutto III 9, 7, almeno nella lettura Strachan-Davison, cfr. Walbank, p. 313.


236 Ad es. da Meltzer, II, p. 360-361 Gsell, II, p. 254; Picard, Hannibal, p. 60;

79-80; 93; Id., Vie, p. 186-187; Caven, p. 76-77.


237
Cfr. gli Aa. citt. nt precedente e inoltre Salmon, Strategy, p. 131-133; War-
mington, p. 191; contra Groag, p. 41-47; Lazemby, p. 20-21; Huss, p. 271;
Scullard, Carthaginians, p. 22-23, ma l'argomento che la Spagna era un territorio
per il quale Roma non aveva interesse è insufficiente; Seibert, Hannibal, p. 11-12.
Sottilmente De Sanctis, Annibale, p. 171-174 distingue tra una (provata) prepara-
zione di Amilcare alla guerra ed una sua effettiva volontà (indimostrata); il silen-
zio delle fonti pero su una espressa volontà bellicista non è, data la tipologia eu-
ristica della storia antica e la problematicità di tale tipo di questioni in qualsiasi
caso (basti pensare alla Schuldfrage della I guerra mondiale), cogente per es-
cluderla; è invece metodico riscontrare la presenza di elementi che ne rendano o
meno plausibile l'esistenza e la contestualizzino.
238
Si veda pure, benché senza argomentazioni e a livello di mera sugge-
stione, Salmon, p. 131.
L'AMMUTINAMENTO DELL'ARMATA DI SICILIA 85

evitare che i suoi propositi ne fossero danneggiati. Va comunque


detto, per quanto riguarda i suoi rapporti con Annone, che nulla
autorizza a supporre fin d'ora - corne è invece di solito - una con-
trapposizione radicata tra i due, corne meglio vedremo nella Parte
III. In particolare poi le loro posizioni paiono concordare quanto al
non voler congedare l'armata, mentre divergere quanto al modo del
suo reimpiego.
Infine Giscone. Questi, corne governatore militare di Lilibeo, è
uno dei generali dello stato maggiore barcide in Sicilia. Inoltre il
fatto che proprio lui pare essere l'inviato speciale di Amilcare presso
il quartier generale romano durante le trattative di pace del 241 239 -
o comunque avervi rivestito un ruolo primario - ci induce a rite-
nerlo il suo luogotente 240 • Anche se rimane impossibile dire corne
fosse regolato giuridicamente il subentro nel comando, se cioè egli
fosse nominato da Amilcare o da un decreto del governo metropoli-
tano. Tale seconda soluzione pero pare meno probabile in quanto
avrebbe richiesto tempi lunghi cui i Romani, conclusa la pace dalla
quale derivava l'onere di un immediato sgombero, potevano guar-
dare con sospetto.
Da cio comunque emerge il mantenimento di una continuità
barcide nel comando e quindi avvalora il carattere volontario e non
imposto dell'uscita dal comando di Amilcare.
9. Con i soldati in possesso di Tunisi 241 , base tradizionale di ogni
operazione africana contro Cartagine, hanno inizio le operazioni di
guerra. Rimane da chiedersi se prima dell' ammutinamento i soldati
fossero già dentro la città o solo in sua prossimità. Polibio parla
espressamente di un accampamento 242 e tutta la sua narrazione del-
la attività di Giscone rende evidente che gli eventi si svolgono in
esso; significativo è poi che le agorai siano inviate ai soldati che
altrimenti avrebbero potuto fare i loro acquisti sui mercato citta-
dino. E cio anzi induce almeno a supporre che nell'accordo fosse

239
Intrepreteremmo cosl Diod. XXIV 13, che La Bua, p. 171 collega, proba-
bilmente a ragione, con Polyb. I 62, 5. Di mediatore parla Scardigli, p. 222 - tra le
poche a <lare la giusta importanza all'informazione; la fonte è da ravvisarsi in Fi-
lino - la principale ma non unica della I guerra punica in Diodoro, da ultimo cfr.
Càssola, Diodoro p. 758-762 -, cfr. Ackermann, p. 15, che si rifà già a Niebuhr;
Taübler, p. 114; Walbank, p. 126
240
Diversamente Picard, Hannibal, p. 16; 45; 68, seguito da Caven, p. 63, che
Io ritiene antibarcide ma solo sulla base della politica di mediazione condotta tra
partito annibalico e Annone dal figlio Asdrubale - il che è poco per postulare una
inimicizia politica oltre un quarto di secolo prima.
241
La presenza nella città è confermata dalla massiccia quantità di ritrova-
menti numismatici, cfr. Cutroni Tusa, p. 40; Manfredi, p. 39; 45.
242
Cfr. Polyb. I 67, 13; 68, 4; cfr. anche 67, 3.
86 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

contemplato il divieto di entrare nella città per impedire quei disor-


dini che ne avrebbero potuto compromettere l' esecuzione. È per-
tanto da ritenere che essa - verosimilmente priva di guarnigione -
fosse occupata con un colpo di mano solo subito dopo l'arresto di
Giscone 243 •

243
Ad una occupazione con la forza fa pensare anche App. Sik. 2, 9.
CAPITOLO II

L'INSURREZIONE LIBICA
E LE CAUSE DEL CONFLITTO

1. Subito dopo l'ammutinamento - da Polibio non si puô dire se


contemporaneamente o solo dopo l' occupazione di Tunisi - Matho
lancia un proclama di rivolta alle popolazioni libiche all'insegna del-
lo slogan tÂ.eu9epia diffuso da messaggeri per i distretti della chora
punica 1• L' adesione è amplissima - benché non totale, corne diremo
- ed entusiasta, corne attesta, oltre all'avverbio ihoiµroç 2 , anche il
particolare della spontanea consegna da parte delle donne dei loro
gioielli per il tesoro di guerra 3 •
Il contributo delle popolazioni libiche è triplice, viene arruolata
una armata di 70.000 uomini4, vengono inviati vettovagliamenti 5 e
raccolto un tesoro che fornisce mezzi in abbondanza perla guerra 6 •
Quanto a quest'ultimo in verità Polibio sembra identificarlo con i
gioielli offerti dalle donne ma che questi Io esaurissero da soli pare
improbabile dal momento che l'ammontare raccolto è tanto consi-
stente da pagare non solo quanto era ancora dovuto ai soldati di
Sicilia « .•• àÂ.Â.à Kai 1tpoç 'tO cruvexèç eù1topf\crm xopµyiaç» 7 , che dove-
vano includere spese di armamento e di rifornimento oltre che,
corne vedremo, l'ingaggio dei mercenari per l'intera guerra che

1
Cfr. Polyb. 1 70, 8, si veda anche Nep. Ham. 2, 2, la cui dipendenza da Poli-
bio - per sintesi - è palese. Il termine usato, poleis, non va frainteso essendo da
lungo noto che tale terminologia indica, nel contesto libico, qualsiasi agglomera-
to abitativo, spesso fortificato (castella) - e in generale ci segnala il caratere se-
dentario della popolazione - oltre naturalmente a centri urbani veri e propri, cfr.
già Gsell, II, p. 104-106; 301; Picard, Administration, p. 1259 nt 2; Warmington,
p. 61; Whittaker, Land, p. 339; 342 che ne richiama la basilare struttura a clan;
Garda Moreno, p. 75; Huss, p. 470; che omettono peraltro, tutti, il l. c.; erronea-
mente De Sanctis, III, 1. p. 37 nt 107 pensava a fortezze cartaginesi. Con un taglio
diverso sull'organizzazione degli insediamenti nell' Africa punica anche Fushôl-
ler, p. 122-131.
2
Polyb. I 70, 9.
3
Cfr. Polyb. I 72, 5.
4
Cfr. Polyb. I 70, 9; 73, 3; perla cifra infra p. 117; 121.
5 Cfr. Polyb. I 70, 9.
6
Cfr. Polyb. I 72, 6.
7
Polyb. I 72, 6; perle somme dovute ai soldati infra p. 92.
88 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

doveva essere assai consistente 8 • Soprattutto doveva trattarsi di


denaro liquido, corne indica il fatto che la maggior parte delle emis-
sioni monetali dei ribelli sono riconiature di monete puniche 9 ;
infatti se i monili effettivamente fossero stati anche solo una parte
rilevante del tesoro ci attenderemmo conî nuovi realizzati col
metallo ottenuto dalla loro rifusione.
Ignoriamo i tempi di raccolta di truppe e denaro, ma la stessa
sfumatura, oltre che psicologica, temporale, dell'avverbio É"Coiµcoç 10,
la scansione narrativa complessiva e il fatto che gli insorti antici-
pano ogni reazione punica parc indicare che fossero assai brevi, del-
1'ordine di poche settimane, se non di giorni.
Polibio dà l'impressione che la insurrezione sia provocata, con
caratteri di immediata spontaneità, dal semplice proclama di
Matho. La successione causale sarebbe dunque nettamente specu-
lare a quella cronologica, l'ammutinamento dei mercenari provoca
l'insurrezione dei Libî 11 • Significativamente pero una tradizione
autonoma da quella polibiana restituisce almeno l'immagine di un
carattere parallelamente contemporaneo dell'ammutinamento e
dell'insurrezione 12 • Nella fonte principale di Appiano poi, che consi-
dera ab origine l'ammutinamento corne un fatto riguardante princi-
palmente i Libî 13 , è del tutto conseguente non trovare tale succe-
sione14, ma solo un concetto geografico di progressiva estensione
territoriale del movimento 15 • L'esistenza di queste diverse ricostru-
zioni induce ad approfondire l' analisi dei fatti.
Occorre anzitutto distinguere tra componente libica dell'armata
e popolazione libica tout court.
Una ragione specifica per l'ammutinamento finale dell'armata ci
viene data solo per tale componente - la paura di rappresaglie

8
Quanta ai 70.000 insorti possiamo supporre che fossero volontari senza
stipendia.
9
Perla quantità prevalente delle riconiature, ancorché non esclusiva corne
confermano le più recenti verifiche, Cutroni Tusa, p. 39; Manfredi, p. 38; ib.
nt 42; 39.
1
° Cfr. per esso Mauersberger, s. v. Bîotµoç, col. 1009.
11
Cfr. anche supra p. 16. La struttura polibiana è accolta in prevalenza dalla
letteratura moderna, ad es. cosl Meltzer, II, p. 374-375; Veith, p. 529; De Sanctis,
III, 1, p. 374-375; Warmington, p. 188; Garcia Moreno, p. 72; Huss, p. 252-256;
Carradice-La Niece, p. 33; Seibert, Hannibal, p. 14-15; in parte anche Gsell, III,
p. 106.
12
Cfr. Zon. VIII 17, 8; non si puo nascondere peraltro che cio puo essere
semplice conscgucnza dell'accostamento sintetico dei dati.
n Cfr. supra Parte I, Cap. I.
14
Cfr. App. Sik. 2, 9; Lib. 5, 18.
15
Cfr. App. Sik. 2, 9; collocarlo a dopo la caduta di Utica è una imprecisione
conseguente alla concentrazione sintetica delle due notizie analoghe di occupa-
zione di città.
L'INSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLITIO 89

puniche dopo la partenza dei mercenari 16 , alimentata da un recente


esempio di impietosa punizione, se la notizia di una esecuzione di
tremila disertori libici (restituiti probabilmente dai Romani), è
esatta 17 , e che anzi ne doveva accrescere la rabbia -, non anche per i
mercenari in senso stretto a proposito dei quali si parla solo generi-
camente di attività di sobillazione da parte di Spendio. Ed anzi è
significativo che la ragione che viene attribuita a quest'ultimo, la
paura di essere riconsegnato ai Romani corne schiavo evaso, non sia
generalizzata 18 , segno della consistenza numerica irrilevante dei
disertori campani tra i mercenari.
In secondo luogo Polibio stesso ricorda corne il grosso dell'ar-
ma ta fosse libico 19 , anche se corne vedemmo con una oscurità
quanto alla natura giuridica del loro servizio, conseguente al suo
modello anti-mercenario 20 • In terzo luogo egli, che pure avrebbe
potuto attribuire anche tale colpa infamante ai mercenari, indica
nei Libî i protagonisti dell'aggressione a Giscone - poco importa se
accidentale o orchestrata corne provocazione - che forza la mano
all'ammutinamento 21 •
Per contro è da rilevare corne la menzionata notizia di Appiano
ci riveli un motivo immediato e ben forte di malumore dei soldati
libici che invece non è attestato per i mercenari.
Il fatto che Polibio registri motivi specifici solo per i Libî non
sorprende se Io si considera nel suo complessivo approccio. Mentre
infatti i mercenari sono per lui destinati ad ammutinarsi quasi
deterministicamente per la loro natura e quindi la ricerca di uno
specifico motivo è per Io meno superflua, cio non vale per i Libî.
Veniamo ora alla popolazione libica. La efficienza e la rapidità
con cui fondi di guerra e truppe sono raccolti indica l'esistenza di

16
Cfr. Polyb. I 69, 6-7. In verità Polibio riferisce che questo era l'argomento
che Matho faceva valere tra i suoi conterranei, ma non potendo certo esservi do-
cumenti di tale sua sobillazione è più verosimile che si tratti di una imputazione
soggettiva di Polibio o della sua fonte di quanto si sapeva dei timori diffusi tra i
soldati.
17
Cfr. App. Sik. 2, 8. Sappiamo che il trattato di pace contemplava la restitu-
zione dei disertori romani da parte cartaginese, cfr. Schmitt, p. 180 c); Scardigli,
p. 224-225, ma è lecito presumere che la clausola fosse reciproca corne Io era per
i prigionieri, cfr. Schmitt, p. 178 c); Scardigli, p. 224. La notizia in virtù dell'am-
montare numerico che esclude possa trattarsi di un episodio durante la guerra -
e che fa sospettare anzi che si tratti di disertori + prigionieri - puà collocarsi solo
in adempimento di esso; del resto era nell'interesse di Roma liberarsi da un pre-
senza cosl ingombrante e scomoda.
18
Cfr. Polyb. I 69, 5.
19
Cfr. Polyb. I 67, 7.
20 Per esso supra p. 9 ss.
21
Cfr. supra p. 72.
90 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

una organizazione finanziaria e militare che lungi dal potersi rite-


nere improwisata sull'onda di un movimento spontaneo fa ritenere
che la insurrezione era stata concepita già da qualche tempo. E cio è
confermato dall'osservazione che un minimo di equipaggiamento si
sarà dovuto fornire almeno a parte degli insorti e che armare anche
solo la metà di 70.000 uomini non è cosa che si possa improvvisare
se le armi non si sono raccolte in precedenza; e dal fatto che tanto
colpisce Polibio che per accendere l'insurrezione non occorresse
incitamento ma bastasse un semplice messaggero 22 , in quanto
questo «Paul Revere » africano appunto corne Paul Revere presup-
pone una rete insurrezionale preesistente - il che allo storico greco,
poco esperto di teoria delle insurrezioni, poteva sfuggire. Più che di
uno slogan dunque si tratta di una parola d'ordine.
E del resto è Polibio stesso a sottolineare corne una situazione di
malessere fosse latente nell'Africa punica 23 , ed è difficile credere che
rimanesse del tutto impermeabile ai contrasti tra il governo e l'ar-
mata di Sicilia. E questo tanto più se si tiene presente che la mag-
gior parte era formata da leve libiche e che proprio queste avevano
giocato il ruolo decisivo in ogni momento di crescita della tensione
nell'esercito. D'altro canto è impensabile che tra i reduci libici e la
popolazione civile non vi fossero contatti in cui venivano apprese
dai primi le vessazioni e il malgoverno punico degli anni precedenti.
Anzi forse era proprio anche per ridurli al minimo che li si era spe-
diti a Sicca. Ed è significativo a questo proposito corne la rappresa-
glia che i soldati libici temono sia intesa da Polibio corne un
esempio da <lare alle popolazioni in generale 24 •
Se con questo in mente riconsideriamo l'intera archeologia del-
1'ammutinamento ci rendiamo conto che nella dinamica causale di
essa occorre distinguere, quanto a comportamenti e congiunta-
mente ad aspettative, la componente mercenaria da quella libica.
Facinorosi e moderati esistevano sicuramente in entrambe, corne
mostra il comportamento della maggioranza degli ufficiali, che
dunque saranno anche Libî, e per contro i linciaggi cui partecipano
tutte le etnie, tuttavia una prevalenza riottosa è innegabilmente da
riconoscere per quanto visto alla componente libica. È su questa
ultima che ha buon gioco Matho per i suoi scopi personali che
vedremo ed è quest'ultima che forza la mano alla prima per la
duplice ragione di non volere una nuova guerra al servizio di Carta-
gine e per il malessere accumulato.
Posto in relazione a quanto detto sui carattere preparato del-

22
Cfr. Polyb. I 72, 4.
23
Cfr. Polyb. 1 72, 3-4.
24
Cfr. Polyb. I 69, 7-8.
L1NSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLITfO 91

l'insurrezione della popolazione civile cio induce a concludere che


quel partito ostile a Cartagine, di cui abbiamo visto l'esistenza in
seno all'armata, intratteneva rapporti, assai da prima che dal pro-
clama di Matho, con frange oltranziste della popolazione civile.
L' automaticità con cui scatta l'insurrezione, comunque posterior-
mente all'ammutinamento, rende lecito almeno ipotizzare che tra i
capi dell'uno e delle aitre fosse intercorso un accordo in base al
quale gli uni si dovevano essere impegnati a fare ammutinare l'eser-
cito e gli altri a far insorgere la popolazione non appena cio fosse
avvenuto; col che assicurandosi entrambi una re~iproca garanzia di
riuscita.
Del resto che i capi militari potessero pensare di ammutinarsi
senza contare in anticipo sull'appoggio organizzato della popola-
zione civile è difficile da credere se si considera che Matho e
Spendio si mostreranno troppo buoni comandanti per poter pensare
di avere ragione da soli dei Cartaginesi. E il reciproco vale per i Libî
che non a caso avevano sinora sopportato il malgoverno punico.
Sotto il profilo della dinamica causale è quindi palese che pro-
prio la contemplazione del sinergismo dei due momenti ha determi-
nato l'esplosione finale.
In conclusione va anche posta la questione della partecipazione
di elementi servili alla insurrezione di cui parlano, ma in modo
diverso, Dione 25 e Appiano 26 • L'uno menziona schiavi urbani, l'altro
schiavi evasi che possono essere corne tali solo agricoli. Cio pare
piuttosto il frutto di un condizionamento storiografico, corne
riflesso della letteratura sui bella servilia 27 e di una miscomprensione
della posizione giuridica dei contadini libici 28 , che una realtà storica.
Una situazione di conflitto di classe con gli schiavi, specie per quelli
urbani, è infatti negata in generale 29 ed anzi tale massa servile si
mostra nella storia punica in più di una occasione fedele ai suoi
padroni. Del resto la posizione di Cartagine sarebbe stata militar-
mente assolutamente insostenibile se vi fosse effettivamente stata
una rivolta dei servi nella città. Soprattutto poi sappiamo che la pro-
prietà di schiavi tra i Libî dopo l'insurrezione era ben lungi dall'es-
sere stata abolita 30• A fronte di cio l'assenza di notizie in proposito in
Polibio non puo essere casuale né arbitraria.

25 Cfr. Zon. VIII 17, 8.


26 Cfr. App. Sik. 2, 9.
27
Cfr. supra p. 27.
28
Cfr. supra p. 27.
29
Cfr. Picard, Vie, p. 122-123, tanto più significativamente data la sua posi-
zione sulla nostra guerra che vedremo.
3
° Cfr. Polyb. I 85, 1, del tutto trascurato ma che attesta corne gli insorti pos-
sedessero schiavi ancora alla fine della guerra.
92 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

2. Quanto detto ci consente anche di meglio comprendere il


comportamento dei mercenari dopo l'arresto di Giscone. Se nell'am-
mutinamento era stata loro forzata la mano, pure ricevuti almeno
già gli stipendi da questi nessuna ragione avevano per prendere le
armi contro Cartagine piuttosto che rimpatriare in cerca di nuovi
ingaggi, operazione non impossibile via Cirene. Come professionisti
della guerra cio che solo poteva muoverli a fianco dei Libî era la pro-
spettiva di un nuovo ingaggio. Lungi dunque dal partecipare sponta-
neamente alla guerra, per motivi peraltro difficili da immaginare 31 ,
dobbiamo ritenere che essi si limitarono ad entrare al servizio degli
insorti. Polibio infatti rileva corne i fondi raccolti servissero a pagare
« ••• -rà npouoq>e1Â.6µeva 'tô'.>v 6\jlmvirov -roiç µ1u0oq>6p01ç ... » e corne ne
avanzassero somme cospicue per la prosecuzione della guerra 32 e
non si vede perché Matho e Spendio si sarebbero altrimenti impe-
gnati a saldare il rimanente debito punico - che dobbiamo intendere
riferito non agli stipendi ma agli indennizzi, che effetivamente non
sembra avessero fatto in tempo ad essere pagati3 3 - se non appunto
per reingaggiare i mercenari. Infatti se questi avessero aderito all'in-
surrezione per meri sentimenti anticartaginesi e gratuitamente non
si sarebbero certo fatti pagare le indennità pregresse. E d'altra parte
aveva un senso pagare loro tali somme - per le quali certo i Libî non
erano tenuti - solo in funzione di un reingaggio. E con tale quadro
concorda e a sua volta si spiega la sottolineatura del fatto che dalle
somme raccolte « ..• nq>oç -ro uuvexf:ç eùnopftuat xop11yiaç» 34 , in
quanto non si vede quali particolarmente ingenti spese dovesse
affrontare il movimento insurrezionale nel corso della guerra
potendo contare sui rifornimenti del proprio territorio, se non
appunto il pagamento di una consistente forza mercenaria. Che tale
eccedenza poi lungi dall'essere casuale fosse preventivata e che i
contributi libici fossero raccolti per un fine più ampio che il sem-
plice pagamento di 'tÙ npouoq>e1Â.6µeva è reso evidente dalla conside-

31
Acquaro, p. 138, ha ipotizzato, in base a taluni isolati precedenti siciliani
del IV sec. che sperassero in insediamenti coloniari, ma cio rimane almeno indi-
mostrabile; infra nt 98.
32
Polyb. I 72, 6.
33
Cfr. supra p. 72-73; diversamente Griffith, p. 276; 288. In Polyb. I 69, 3 la
medesima espressione indica generalmente quanto dovuto dai Cartaginesi, cioè
quanto non ancora pagato, e non specificamente gli stipendi, per cui è ben possi-
bile che Io stesso significato generale abbia in I 72, 6 che sarà dunque da preci-
sare in base a quanto ricavato <lai fatti nel loro complesso. Cio comunque è in-
differente con quanto segue nel testo che anzi sarebbe rafforzato se di stipendi e
non di indennizzi si trattasse.
34
Polyb. l. c.
L'INSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLITTO 93

razione che per pagare questi ultimi dovevano bastare esattamente


le somme confiscate a Giscone 35 •
3. L'esistenza di una efficiente organizzazione nella struttura
insurrezionale ci dà poi una ulteriore, diversa informazione. Il suo
carattere, rnilitare e fiscale, cioè analogo a quello preposto al conse-
guirnento degli obiettivi dell'arnministrazione punica induce a rite-
nere che la base della vecchia struttura amministrativa cartaginese
rirnanesse, alrneno in parte, in funzione nella persona dei suoi corn-
ponenti, che, corne oggi prevalenternentc si riticnc 36 , erano notabili
indigeni e non funzionari punici, ed aderisse al sollevarnento. Anzi
si puà pensare che parte del denaro e delle truppe fosse costituito
dai tributi e dai contingenti di cui era in corso la leva su precedente
richiesta del governo punico - cioè per la continuazione della guerra
di Sicilia. È all'interno di questa notabilità - che, corne vedrerno,
sarebbe perà fuori luogo supporre per intero radicalrnente antipu-
nica e che in rnassirna parte doveva cornporsi di indifferenti trasci-
nati dall'insurrezione - che si deve cercare quella dirigenza della
insurrezione che aveva trattato prima coi capi degli estremisti nel-
l'armata e che ora doveva guidare i 70.000 insorti.
Se consideriarno il dato opposto costituito dal fatto che, corne si
è visto, i quadri militari che provenivano da quella notabilità rirna-
sero in rnassirna parte fedeli, e spesso con sacrificio personale, al
governo punico ne ernerge un ritratto composito del comporta-
rnento delle classi alte libiche di fronte all'insurrezione che pos-
siarno ritenere specchio dell'atteggiamento più generale di fronte a
Cartagine. Sono anzitutto da riconoscere componenti integrate la
cui esistenza è confermata dall'attestata prassi nel III e II sec. di
irnparentarnenti con l'aristocrazia punica 37 • E cià trova conferma in

35
Cfr. Polyb. I 70, 5.
36
Cfr. Gsell, II, p. 301-302; Whittaker, p. 338-339; Huss, p. 470; ib. nt 32;
anche Scullard, p. 504; diversamente Warmington, p. 80; naturalmente la super-
visione della leva fiscale e militare competeva a funzionari inviati appositamente
da Cartagine. Non si puô dire nulla sull'estrazione del sl r~t (all'incirca : praefec-
tus pagi) che era preposto ad ognuno dei sette-otto distretti in cui era organizzata
la chora punica, si veda Picard, Administration, p. 1258; 1265, che implicitamente
pare ritenerlo punico; Huss, ib.; va perô richiamata la cautela cui invita ora Szny-
cer, in Nicolet, p. 597-598 con una sorta di ritomo a Gsell, II, p. 301 contro l'entu-
siasmo di Picard, op. cit., p. 1257 quanto alla stessa esistenza di questi distretti
già in età cartaginese, in particolare Io studioso riconosce corne sicuramente pu-
nico solo il distrelto di Thusca che tutto lascia ritenere posteriore al 236, cfr.
Sznycer, Étude p. 167-183; Id., in Nicolet, p. 597-598.
37
Cfr. Fantar, Afrique, p. 59; Huss, p. 55; perla questione dei Libifenici infra
p. 113; ib. nt 150. L'esistenza di tale notabilità integrata è confermata pure dalla
relativa facilità con cui ogni volta che declinano le fortune militari degli insorti i
territori si sottomettono ai Cartaginesi e con cui definitivamente repressa l'in-
surrezione si ristabilisce il dominio punico, cfr. infra passim nella Parte III.
94 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

Polibio quando ci informa sul carattere ampio ma non universale


dell'insurrezione, « ... nanrov OXEÔov 't&v KU'tÙ 'tÎ]V Atf3Uî1V ... cruvuna-
Koucrav-rrov ... npoç ... àn6cr'tacrtv ... » 38 • L'espresione potrebbe inten-
dersi sia geograficamente - quasi tutte le popolazioni libiche aderi-
rono -, sia antropologicamente - aderirono quasi tutti tra i Libî. A
farci propendere per tale seconda possibilità è il fatto che poco
sopra egli ha specificato corne il proclama di Matho fosse stato
inviato èni 'tÙÇ Ka'tà -ri]v Atf3uîlv n6ÀEtÇ con cio intendendo appunto
l'area geografico-politica; non ripetendo nella frase che ci interessa
il termine 7tÔÀ.ctç ma parlando gcncricamente di navn:ç dobbiamo
ritenere che egli si riferisse alla popolazione corne unità e non alle
sue componenti territoriali.
Poi a fronte di strati di indifferenti che dovevamo fornire il per-
sonale necessario per l'amministrazione civile e che complessiva-
mente si possono supporre maggioritari, doveva esistere una com-
ponen te, più o meno mimetizzata e segreta, di irriducibile
opposizione. Matho stesso, corne vedremo, era forse un suo espo-
nente - se per opportunità o convinzione non possiamo dire.
Peraltro occorre precisare - ad evitare fraintendimenti alla luce di
quanto diremo sull'imposibilità di riconoscere carattere nazionalista
all'insurrezione - che non c'è nulla che autorizzi a considerare la
ragione di tale opposizione antipunica corne ideologica e, in specie,
fondata su un senso di identità nazionale. Essa pare riposare al con-
trario su un semplice dato materiale di aspirazione ad un esercizio
esclusivo e non subalterno, o almeno condiviso con l'aristocrazia
punica del potere di ceto 39 •
4. Chiarito cià diviene più agevole porre il problema della dina-
mica causale dell'intera vicenda. Essa - a differenza di quanto è
stato fatto nelle spiegazioni moderne sempre centrate su un unico
aspetto col risultato di interpretazioni fuorvianti o almeno metodo-
logicamente discutibili - risulta nel concorso della molteplicità di
elementi appena analizzati. L'ammutinamento appare cos'i il risul-
tato di un sinergismo tra spinta insurrezionale libica, sia esterna che
interna all'armata, che dunque Io accompagna e non Io segue mec-
canicamente, ed interessi particolari di una parte dei soldati, indiffe-
rentemente mercenari o Libî, che forza la mano ad una maggio-

Inoltre alla sua luce meglio si comprende corne e perché Amilcare potesse prati-
care una politica di pacificazione, cfr. infra p. 176.
38 Polyb. 1 70, 9.
39
Esattamente si è rilevato corne causa delle endemiche rivolte africane
fosse il tentativo cartaginese di « fossilizzare » le élites a proprio favore contro il
meccanismo di ricambio delle strutture di clan, cfr. Whittaker, Land, p. 339,
anche 332-334.
L1NSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLITIO 95

ranza non solo favorevole prima all'accordo ma che per quanto


riguarda i mercenari non vi ha alcun interesse, soprattutto dopo che
il governo ha ceduto alle richieste economiche.
Rimane da interrogarsi - per completare il quadro - su due ele-
menti. Le ragioni intrinseche della spinta libica - a questo punto
indifferentemente all'interno o all'esterno dell'armata - e quelle par-
ticolari di colora che tra i soldati avevano voluto e pilotato l'ammuti-
namento.
Quanta al primo qualcuno ha voluto vedere nella vicenda una
rivoluzione sociale, eventualmente a connotato etnico, «singulière-
ment moderne, évoquant les grandes luttes de classes contempo-
raines» ed inquadrantesi nei fermenti sociali che agitano il Mediter-
raneo in questo periodo, da Sparta a Volsinii 40 • Tale tesi per quanto
acuta non pare accettabile. Non tanto per l'assenza di qualsiasi
spunto nelle fonti - l'unico possibile, Io slogan f:À.EU0Epia è ignorato,
e vedremo comunque corne sia da intendere - e il suo carattere
puramente speculativo - di per sé legittimo in una situazione
monoeuristica - quanto per l' assenza di argomenti all'interno dello
stesso piano del ragionamento ipotetico. Il riferimento alla situa-
zione sociale nel Mediterraneo del III sec. infatti rimane estrineco e
al di là della discutibilità degli stessi richiami 41 , non prova nulla, tan-
tomeno quell'idea di un qualsivoglia collegamento ideologico.
Mentre supporre che Spendio potesse fungere da veicolo di trasmis-
sione di idee politiche greche 42 è fuori luogo, non solo per quell'inco-
municabilità tra piano colto dell'utopia filosofica e ribellione di
massa notata per le guerre servili e qui richiamabile 43 , non solo per
il fatto che il pensiero greco relativo da Iambulo a Blossio è in larga
misura posteriore 44 , quanta soprattutto perché per allignare esse

40 Cfr. Picard, Vie, p. 123-125; Id., Hannibal, p. 61; 69-70; già Id., Révolution,

p. 115-116; la componente etnica è richiamata in Vie p. 125, ma non ritorna in


Hannibal. La tesi non ha avuto sostanziali riprese; già Pais, p. 26; Robinson, Coi-
nage, p. 8-9 peraltro parlavano prima di lui di rivoluzione e di movimento nazio-
nale e ora Cutroni Tusa, p. 33; 34 di «natura sopratutto sociale» e insieme etnica,
ma senza specificare ulteriormente; Garcia Moreno, p. 73-76 parla di modi della
produzione e della proprietà corne causa risalente della guerra ma in una pro-
spettiva che si rivela piuttosto nel senso dell'endemico malgoverno punico; en-
trambi i più recenti comunque paiono ignorare Io storico francese.
41
Il carattere sociale della vicenda di Volsinii è ad es. da ridimensionare alla
luce del fraintendimento della storiografia romana della terminologia etrusca su
liberti e servi.
42
Cfr. Picard, ib.
43
Per essa Gallini, p. 151-152, nt 18; acute osservazioni a p. 189-204.
44
Un compendio di esso in Fuks, Social Revolution, p. 61-70 = 19-28, <love
emerge corne Platone non possa annoverarvisi; Gallini, p. 193-197. D'altro canto è
sempre da ricordare l'estraneità intrinseca al pensiero classico del concetto di ri-
voluzione, cfr. Mazzarino, II, 2, p. 183; 253-260.
96 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

avrebbero richiesto un tempo assai più lungo che non quello dei
contatti tra mercenari e Libî.
Al contrario ogni carattere socialmente eversivo rimane escluso
dal fatto che non ci è ricordato alcun provvedimento di redistribu-
zione della proprietà agraria - corne è tipico ad es. dei sommovi-
menti greci di età ellenistica 45 - , o di modificazione dell'assetto
sociale indigeno 46 , cosa che conservatori corne Polibio, ma anche
Appiano, difficilmente non avrebbero registrato. Mentre per parlare
di «proletariato libico» e di «lotta di classe» - ferma restando ovvia-
mente la problematicità stessa dell'impiego di tali categorie pcr il
mondo antico, che del resto non sfugge allo stesso Picard - manca
quell'elemento di critica ideologica e consapevole al sistema la cui
assenza, corne è stato acutamente notato 47 , impedisce di qualificare
in tale modo le stesse guerre servili romane che a priori vi avrebbero
ben maggiore legittimazione. Ed anzi l'adozione di simboli legati al
mondo militare o agricolo nella monetazione degli insorti ne con-
forma, all'opposto, l'accettazione implicita, anche se probabilmente
inconscia, mentre, corne vedemmo, (sia pure solo) una parte delle
classi alte indigene aderisce al movimento 48 • Gli insorti infine non
paiono appartenere a ceti diseredati se dispongono di moiti
schiavi 49 •
Da altri si è fatto principalmente centro, in modo non sempre
perspicuo, sui carattere etnico, corne caso più risalente di opposi-
zione della cultura libica a Cartagine 50 • Anche tale idea lascia pero
perplessi. L'affermazione di un consapevole sentimento di identità

45
Cfr. Fuks, Patterns, p. 77 = 35; Id., Social Revolution, p. 446-447 = 49-50.
46
Si noti corne manchi tra gli insorti Io slogan isotes, isonomia proprio di
più di un episodio greco, per i quali cfr. Fuks, Patterns, p. 77-78 = 35-36.
47
Cfr. Gallini, p. 128.
48
Quanto detto non toglie che nell'accezione ampia - che non è quella di Pi-
card - che il termine inizia a prendere nella storiografia contemporanea, si veda
Stone, p. 3-25, a tutto scapito di una precisa comprensione dei fenomeni, si possa
anche parlare di rivoluzione, ma senza spiegare in tal modo nulla quanto a natu-
ra e cause.
49
Cfr. Polyb. 185,1, che siano moiti emerge dal tenore della notizia, anche se
si tratta di una generalizzane di episodi isolati.
Si veda inoltre sulle condizioni economiche dei Libî Gsell, II, p. 304-305,
con argomenti incontrovertibili proprio a proposito della situazione del 241;
Scullard, p. 504. L'integrazione sociale con gli elementi punici conferma cio.
Contra invece Picard, Vie, p. 124. La vexata quaestio del modello di proprietà/
produzione libico - proprietà privata o comune, tipo di produzione idraulico - ri-
rnane sotto tale rispetto irrilevante, per essa comunquc cfr. gli Aa. citt. nt 40.
0
' Oltre ad un sintetico spunto in Warmington, p. 190 si vedano Cutroni Tu-
sa, p. 33; 39; Acquaro, p. 138; 142; Scullard, p. 567, Manfredi, p. 39; 80. Ma è in-
teressante notare corne di «Nationalkrieg für Afrika», corne dicemmo, già par-
lasse Niebuhr, Vortrage, 1, 2, p. 44, a quanto pare del tutto obliterato dagli Aa.
citt.
L'INSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLITIO 97

nazionale presso i Libî - al di là della obiettiva difficoltà di usare


anche tale categoria per il mondo antico 51 - pare difficile da condivi-
dere. A suo sostegno si puà infatti invocare un solo argomento, la
legenda AIBYQN recata da talune delle monete coniate o sovraco-
niate su tipi punici dai ri belli 52 •
Ma nel silenzio delle fonti letterarie su qualsiasi connotato di
opposizione nazionale 53 , nulla puà autorizzare a ritenere la legenda

51
Si pensi solo alla complessità genetica e alla differenziazione morfologica
che un concetto equivalente a quello moderno di nazione ha nelle due culture
maggiori, greca e romana, cfr. Mazzarino, II, 1, p. 85-102. Si consideri solo e. g.
corne una vicenda le cui cause verrebbe automatico imputare a nazionalismo, la
guerra di Palmira contro Roma negli anni '50 del III sec. d. C., non solo vi risulti
in concreto assolutamente estranea, cfr. R. MacMullen, Enemies of the Roman
Order. Treason, Unrest, and Alienation in the Empire, Cambridge Mass.-London
1967, p. 224 ss., sopr. 225, ma fosse percepita dalle fonti arabe addirittura non
corne un conflitto arabo contra Roma ma corne uno intra-arabo in cui marginal-
mente si inseriva Roma, cfr. G.W. Bowersock, Hellenism in Late Antiquity, Cam-
bridge 1990, p. 8. Metodologicamente cio obbliga alla massima cautela per realtà
di cui sappiamo infinitamente meno.
52
Per il catalogo delle emissioni Robinson, Coinage, p. 1-31 (che per primo
ne propose l'identificazione, oggi pressoché canonica, con quelle degli insorti,
cfr. Id., Coins, p. 68, no. 33; Id., Coinage, p. 5; Id., Hoard, p. 28-29; Id., Libyan
Hoard, p. 12-14; Crawford, p. 137-138); Carradice-La Niece, p. 34-36, che registra
i tipi del ritrovamento più recente di 167 posteriore ai lavori di Robinson; Man-
fredi, p. 28-38; 47-73; 159-164, che è l'unico completo potendo tenere conto di
quest'ultimo rinvenimento. Proprio ora peraltro tale identificazione è stata revo-
cata in discussione in un brillante studio, ricco di acute suggestioni, da Mangana-
ro, il quale ascrive le serie ad emissioni della guerra annibalica, a partire dal 215 e
forse fino alla sua conclusione, p. 99-103. A tale conclusione, p. 100-103, va pero
obiettato che mancano riscontri euristici all'ipotesi della persistenza, o anche so-
lo del ritorno, di tendenze autonomistiche in Libia - che difficilmente sarebbero
sfuggite ai Romani e quindi aile nostre fonti - su cui si basa e che è improbabile
che dopo il terribile monito della guerra del 241-237 potessero effettivamente ri-
formarsi e soprattutto essere rese pubbliche in modo tanto provocatorio. E,
comunque, in secondo luogo, in tale eventualità, è difficile ammettere che potes-
sero essere tollerate da Cartagine proprio nel momento in cui la guerra con Ro-
ma sembrava sui punto di essere vinta e dunque una repressione interna non pe-
ricolosa. Inoltre non si vede perché dovessero esprimersi in una legenda in carat-
teri greci. E se è vero che nella Sicilia del IV sec. Cartagine tollerava una certa
autonomia di emissioni, essendo diversa la situazione amministrativa e geografi-
ca cui cio conseguiva l'analogia non vale a dimostrare che questo potesse verifi-
carsi nel territorio metropolitano. Infine se le componenti cui tali emissioni sono
da collegare sono quelle libiofenice da un lato non si comprende perché allora
questa non fosse la legenda adottata, mentre dall'altro, se i Libifenici sono da
identificare con Libici punicizzati, corne intende Manganaro, risulta contraddit-
torio che proprio coloro che avevano assorbito la cultura punica e si erano social-
mente integrati al meglio nello stato cartaginese, poi vi rivendicassero un qualche
proprio statuto in opposizione ad esso.
53 L'accento etnico (della fonte principale) di Appiano, di carattere descritti-

vo e non valutativo, è cosa diversa essendo solo una rivalutazione storiografica


del ruolo delle popolazioni libiche nella guerra, cfr. supra p. 22-25.
98 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

altro che una identificazione in negativo, individuante cioè gli emit-


tenti corne politicamente diversi da Cartagine, non in positivo cioè
corne affermazione di una rivendicazione di identità nazionale. Del
resto è da ricordare corne nel vocabolario antico l'etnico indichi in
contesti ufficiali non la nazione, nel senso ottocentesco del termine,
bensi Io stato; se necessario, basti per tutti il richiamo vicino nel
tempo e nello spazio alla legenda I:1paKocnrov delle emissioni del
primo periodo di Agatocle 54 •
La legenda AIBYON inoltre non appare subito sulle monete - i
cui primi conî corne detto ripetono i tipi punici 55 - bensi solo in
seguito 56 • Il che evidentemente non si spiega se fosse espressiva di
un carattere nazionale dell'insurrezione che non potrebbe essere
insorto nel corso di essa, ma che ben si intende con un significato
politico che puo essersi effettivamente progressivamente affermato
man mano che i successi militari consentivano di <lare un corpo
concreto ad un tale progetto.
Il fatto che essa sia in caratteri greci non ci pare dovuto al fatto
che grecofona fosse la maggioranza dei mercenari, corne si
sostiene 57 - , in quanto la maggioranza dell'esercito era in realtà
libica 58 , e quindi non se ne spiegherebbe la funzione pratica, ed in
quanto comunque non si capirebbe perché l'altra legenda mem fosse
invece in punico -, ma piuttosto indicare che serviva da mezzo di
pagamento con aree grecofone, soprattutto siculo-megalogreche 59 e
cirenaico-egiziane; nei cui confronti diveniva importante, per garan-
tire l' accettazione della moneta - e con cio implicitamente conse-
guire anche una sorta di riconoscimento politico di fatto - defirne
l'autorità emittente. Ma voler definire una entità politica non
implica necessariamente - e ancor meno nell'Antichità - voler defi-
nire una identità nazionale.
Si è poi insistito sui tipi dei conî per trame specifici significati
nel senso di una rispettiva espressione dell' anima mercenaria - a sua
volta poi connotata etnicamente in senso greco-campano - e di
quella libica del movimento 60 , che raggiungerebbero una loro

54
Cfr. da ultimo Consolo Langher, p. 34-35; 43, nn. II 5-6.
55
Anche se tale ripetizione fosse stata dovuta ad esigenze puramente tec-
niche, corne quella di predisporre stampi e, perché no?, scegliere le simbologie
tali esigenze non impedivano che si ponesse da subito la legenda.
56
Cfr. il catalogo di Robinson, Libyan Hoard, p. 12-13.
57
Cfr. Robinson, Coinage, p. 9-10; Id., Hoard, p. 30; Id., Libyan Hoard, p. 11;
seguito da Warmington, p. 190.
58
Cfr. infra Parte III, Cap. I, § 1.
w Che gli insorti si rifornissero presso di esse è ampiamente attestato, cfr.
Polyb. I 83, 7; App. Lib. 5, 21; infra p. 195.
60
Cosi Cutroni Tusa, p. 39; Acquaro, p. 138; 140, Carradice-La Niece, p. 51;
Manfredi, p. 39; 41-42; 78-79. Accanto alla connotazione campana dei mercenari
L'INSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLITIO 99

fusione per cosl dire giuridico-costituzionale nella autorità del mem


= «popolo dell'accarnparnento» 61 • Ma anche qui, ci pare, a torto.
Anzitutto sul piano purarnente logico l'affermazione di una identità
ora dei rnercenari corne corpo ora di una etnia al loro interno pare
contraddittoria. In secondo luogo perché, proprio quando si consi-
dera la prevalenza dell'elernento libico in seno alla stessa armata
rnercenaria 62 , diviene sproporzionato postulare una rivendicazione
di significato dei singoli grupi etnici dei rnercenari. In terzo luogo, a
voler seguire tale tesi, non si spiegherebbe corne proprio su rnonete
con sirnbologie che dovrebbero richiamare le etnie dei rnercenari,
corne i nn. 5, 6, 7 Manfredi, cornpaia la legenda AIBYQN che invece
è assente da rnonete con simbologie relativamente più proprie dei
Libî, corne quella con spiga semplice o triplice 63 • In quarto luogo si è
visto corne i rnercenari si rnantenessero sotto le armi solo perché
Matho e Spendio li avevano reingaggiati, ma lungi da ogni rivendi-
cazione ideologica che del resto dobbiarno postulare diametral-
rnente opposta alla rnentalità rnercenaria. E che avessero uno speci-
fico interesse ad una rnonetazione in proprio rirnane - anche
cornparativisticarnente - tutto da dimostrare.

poi se ne postula una ulteriore, ignota (!), esprimentesi nel tipo testa di Core/
cavallo stante, cfr. Manfredi, p. 76.
Ma il solo argomento addotto, che Spendio fosse campano, non prova certo
un ruolo predominante della sua etnia : se cos! fosse Polibio noterebbe corne la
sua preoccupazione di essere riconsegnato ai Romani fosse diffusa, corne fa a
proposito di Matho, e soprattutto perché la Campania pare area poco plausibile
durante la prima guerra punica per un reclutamento ordinario di mercenari es-
sendo parte della federazione romana - e del resto Spendio è infatti uno schiavo
evaso, cfr. infra p. 107-108 -; mentre quanto nota Manfredi, p. 40 prova solo che
degli Italici - Bruzzi, ma è tutt'altra cosa - erano usualmente arruolati in passato
<lai Cartaginesi; alla studiosa va poi obiettato che una cosa sono gli Italici del
Bruzio un'altra i Campanie i Greci d'Italia. Il fatto infine che Spendio fosse uno
dei leaders non prova nulla quanto al numero e al peso dei suoi connazionali -
dovremmo altrimenti dire Io stesso per i Celti a partire dal fatto che un altro dei
capi era il Gallo Autarito. Un sentimento nazionale dei Campani poi avrebbe avu-
to corne suo sbocco naturale non una improbabile fusione politica coi Libî - cosi
invece Acquaro, p. 142 -, ma semplicemente un ritomo in Magna Grecia o, se
possibile, in aree greche corne Cirene. Che infine i mercenari avessero richiesto
assegnazioni agrarie al governo cartaginese al momento delle trattative e ora spe-
rassero di vederle soddisfatte dagli insorti, corne ritiene Acquaro, p. 138, è ipotesi
intenibile a fronte del dettaglio e della origine documentale della informazione
polibiana su di esse - e percfü non puo trovare ora un sostegno analogico in una
pur certa tendenza dei mercenari campani del IV sec. alla stanzialità territoriale,
brillantemente notata di recente da Ampolo, p. 13. Per la legenda mem infra
p. 110-112.
61
Cos! Acquaro, p. 140, che oscuramente parla di « ... entité «citoyenne» ... »;
anche Manfredi, p. 42.
62 Lo riconosce la stessa Manfredi, p. 41.
63
Perla assenza di legenda su queste Robinson, Coinage, p. 4; cfr. perà p. 12.
100 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

Per altro verso l'impiego di tipologie simboliche affini a quelle


siracusane, Atena con elmo corinzio 64 e Zeus laureato 65 , che pero
potrebbe anche riprendere un tipo cirenaico coevo 66 - e si noti corne
di mercenari siracusani, e ancor meno cirenaici, non si abbia traccia
-, campane, il toro cozzante 67 , o siculo-puniche, Eracle e il leone 68 , è
piuttosto indice delle aree di destinazione delle monete stesse sia
corne mercati ove i mercenari, a guerra finita, avrebbero speso i loro
stipendi, sia corne aree di approvvigionamento in corso di essa, se
solo si pone mente al fatto che mercanti italici rifornivano gli
insorti; e cio, en passant, spiegherebbe, molto più linearmente di
quanto non sia secondo altra ipotesi 69 , i due piccoli ripostigli trovati
a Selinunte. Simbologia e lingua della legenda AIBYQN portano alla
stessa conclusione.
Al contrario disponiamo di alcune indicazioni che rendono
improponibile un carattere nazionale dell'insurrezione. In primo
luogo il fatto che gli insorti originariamente battessero conî con tipi
cartaginesi correnti 70 e anche nei succesivi conî autonomi si rifaces-
sero - n
<love non si tratta di simbologie ellenizzanti - a precedenti
simbologie puniche 71 , rispetto alle quali ha poco significato soste-
nere che si tratta di una scelta dei terni loro più consoni 72 , in quanto
chi vuole affermare una propria identità nazionale in opposizione
ad una altra si sforza di scegliere simboli il più possibile propri ed
originali.
E cio ci fa anche rilevare corne s~a significativa l'assenza di ogni
traccia di contrapposizione religiosa tra insorti e Cartaginesi, in
quanta nell'Antichità- e non solo in essa ma in genere in tutte le cul-
ture extraeuropee se solo si pensa ai T'ai P'ing e ai Boxers cinesi o ai

64
Per il dato Manfredi, p. 42; 73.
65Per il dato Acquaro, p. 140; Manfredi, p. 42; Manganaro, 98-99.
66
Cfr. Cutroni Tusa, p. 35
67
Per il dato Cutroni Tusa p. 39; Acquaro, p. 140; sempre di gusto siceliota
invece per Manganaro, p. 99.
68
Per il dato Acquaro, p. 140; Manganaro, p. 99.
69
Cfr. Cutroni Tusa, p. 40.
7
° Cfr. Robinson, Hoard, p. 30; 32; Id., Libyan Hoard, p. 11; Scullard, p. 567.
71
Per il dato Carradice-Laniece, p. 51; Manfredi, p. 42-43.
72
Cosl Manfredi, p. 42-44; anche il fatto, osservato da Robinson, Coinage,
p. 10, che le divinità raffigurate sulle monete potrebbero essere di remota origine
indigena e successivamente trapassate nel pantheon punico, è assai speculativo,
in quanto le stesse sono ad es. ricondotte a matrici greche da Manfredi, p. 41; 42
e del resto un influsso religioso libico sui Cartaginesi è recisamente negato ad es.
da Huss, p. 546, mentre per contro è la religione libica ad essere connotata in
senso fenicio, cfr. ad es. Picard, Religion, p. 21-25. E comunque nulla toglie che
esse ormai appartenevano alla cultura punica.
L'INSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLITTO 101

Maj-Maj dell'Africa Orientale tedesca - fenomeni di contrapposi-


zione etnico-culturale ne sono costantemente accompagnati 73 •
Una simbologia effettivamente innovativa offrono solo il tipo
della spina, singola o triplice, di grano e dell'aratro 74, sul rovescio di
alcune serie cui pero, oltre ad accompagnarsi sempre sul recto a
Tanit (Astarte), e quindi a collegarsi sempre alla cultura religiosa
punica 75 , o a Isis 76 - probabilmente in funzione di una destinazione
cirenaico-egiziana - 77 , manca quella specificità che occorrerebbe per
vedervi una affermazione etnica, spiegandosi più semplicemente
corne la proiezione del carattere prevalentemente agricolo del modo
di vita libico.
In seconda luogo, più in generale, è da richiamare corne Dio-
doro, nella sua celebre quadripartizone etnica dell'impero cartagi-
nese, precisi che i motivi dell'odio dei Libî per i Cartaginesi non
erano etnico-culturali bensl « ... ôtà -ro (3apoç -rf'jç tmcr-racriaç » 78 •
In terzo luogo il carattere nazionale è escluso dalla progressiva
punicizzazione della popolazione libica già in quest'epoca 79 , e che a

73
Oltre al caso tipico della insurrezione maccabaica si pensi e. g. al ruolo di
guida dei druidi nella insurrezione di Vercingetorige e in quelle posteriori, per
cui esaurientemente Zecchini, Druidi, 55 ss. In generale per l'opposizione all'im-
pero romano A. Momigliano, Preliminary Remarks, e Bowersock, Mechanics.
74
Quanto a questo secondo inoltre la provenienza dagli insorti e non punica
non è dal tutto sicura, cfr. Robinson, Libyan Hoard, p. 13; Carradice-La Niece,
p. 50-51. Se libico è preferibile ritenerlo di zecca diversa da quello degli altri conî
piuttosto che tipo più risalente secondo le due ipotesi di Jenkins, Varia, p. 134.
75
Per l'origine fenicio-orientale e non libica di Tanit (pun. Tnt), corne invece
sostiene Robinson, Coinage, p. 10, per tutti Picard, Religion, p. 56-66; Huss,
p. 515-516.
76 Peraltro anch'essa, benché occcasionalmente, attestata nel pantheon puni-

co, corne S, cfr. Huss, p. 519; 546.


77
Per la identificazione della dea velata in alcuni casi con Tanit in altri con
Isis seguiamo Robinson, Coinage. p. 1; 2; Carradice-La Niece, p. 37. Che si tratti
di Astarte Ericina e che sia la divinità protettrice dei mercenari corne ritiene
Manfredi, p. 79-80, è da rigettare in quanto, corne dicemmo, supra p. 56 ss., la
dislocazione dei soldati a Sicca non ha nulla a che vedere con motivi religiosi ed
inoltre Tanit/Astarte, divinità agricola e della fertilità per eccellenza, non ha al-
cuna valenza bellica nella religione punica, cfr. Picard, Religion, p. 63-66; Huss,
p. 515-516; ma soprattutto è una ipotesi assai singolare se si ricorda che proprio
mercenari celti dell'armata di Sicilia avevano saccheggiato il tempio di Afrodite/
Astarte Ericina, cfr. Gsell, II, p. 3 79 !
Perla loro coniatura in Africa e non, corne si credette in un primo tempo, in
Sardegna da ultimi Jenkins, Varia, p. 133-134; Carradice-La Niece, p. 38-39;
Manfredi, p. 74. Manganaro, p. 99; 101, le cui acute suggestioni quanto alla loca-
lizzazione della zecca conservano valore indipendentemente <lai nostro rigetto
della conclusione complessiva.
78
Diod. XX 55, 4.
79 A livelo sociale, oltre quanto già visto perle classi alte, Acquaro, Espan-

sione, p. 42; a livello artistico - per il quale peraltro si registra in taluni casi,
comunque da non esagerare, cfr. Bisi, Studi, p. 229, un sincretismo tra le due
102 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

sua volta spiega corne il conio di tipi cartaginesi all'inizio dell'insur-


rezione apparisse corne del tutto naturale.
Ancora più in generale, con una osservazione che vale per tutte
le forme insurrezionali della storia dell'Africa cartaginese, va rile-
vato corne quella punica è una amministrazione interessata esclusi-
vamente alla soddisfazione di esigenze fiscali e militari, alla quale se
si deve notoriamente imputare, corne errore politico, di non aver
cercato di creare una comunione di interessi coi Libî - corne fece
invece Roma con gli Italici -, va riconosciuto di non aver mai inter-
ferito con le strutture socioculturali indigene 80 , se non forse che al
livello delle élites 81 , il che solo puo costituire, sociologicamente, pre-
supposto per una reattiva presa di coscienza nazionale.
Anche sul piano storiografico infine, se l'argomento e silentio
non puo abusarsi, è comunque strano che proprio (la fonte princi-
pale di) Appiano che rivaluta rispetto a Polibio il ruolo dei Libî nella
guerra e che ben conosce la loro condizione giuridica 82 ometta di
rilevare ogni carattere di contrapposizione etnico-culturale. Ed è
utile rimarcare l'argomento comparativo, pregnante perla vicinanza
cronologica e l'analogia situazionale, del ridimensionamento se non
dell' esclusione di un carattere nazionale nella ri volta egiziana del
217 sgg. operato da Rostovtzeff 83 •
S. A noi pare dunque che occorra guardare altrove. Una precisa
indicazione, cui non è stata prestata che scarsissima attenzione 84 , ci
viene dallo slogan del proclama di Matha : ÈÀcu0epia. Lungi dal
potersi intendere in senso sociale-rivoluzionario - in tal caso si par-
lerebbe di isoles corne nei moti siracusani del 356 85 - esso ha nei

componenti che in ogni caso nulla toglie ai nostri fini - e in generale culturale
Burian, p. 431-432; Fantar, Tunisie, p. 118; 119-123; Id., Afrique, p. 61-63; 64-65;
67; Romanelli, Roma, p. 250-251; Bondi, Fenici, p. 388-389; Huss, p. 509. A livel-
lo religioso la ricezione unilaterale di elementi punici nel mondo libico è assai
marcata cfr. Picard, Religions, p. 21-25; Bisi, op. cit., p. 110-112; Huss, p. 546. È
cosa diversa che tale integrazione non fosse conseguenza di una politica di raf-
forzarnento statale, corne per Roma, - o non si possa riconocere corne tale. Per la
questione, qui poco rilevante, dei Libiofenici, infra nt 150. Perla punicizzazione
della Numidia (Cirta etc.) ad es. Sznycer, in Nicolet, p. 593 e si ricordi corne il
bisnonno di Massinissa portasse il titolo di sufeto, cfr. KAI 101.
80 Cfr. Warmington, p. 80; Scullard, p. 504.
81
Ma anche qui non al livello di struttura bensl nel ricambio, cfr. supra p. 94
nt 39.
si Cfr. supra p. 23.
83
Cfr. Rostovtzeff. Il, p. 709-710.
84
Richiamano Io slogan ma senza ulteriori commenti solo Whittaker, Land,
p. 378; Garcia Moreno, p. 72.
85 Cfr. Plut. Dion. 37, 3 che instaura una relazione pregiudiziale dell'ugua-

glianza rispetto alla libertà; ha torto Fuks, Social Revolution, p. 448 = 51; Id., Pat-
terns, p. 81 = 39 a parlare di equazione, che pure peraltro intende bene il senso di
isoles, cfr. Social Revolution, ib.; Patterns, p. 77-78 = 35-36; 80-81 = 38-39.
L1NSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLITIO 103

contesti greci di rivolta un duplice significato, quello di sovranità


politica e quello di libertà personale da pesi governativi, in primis
fiscali 86 , che si ritrova del resto specularmente, almeno quanto al
primo, nel vocabolario polibiano 87 . Non solo non è necessario, nella
nostra fattispecie, escludere l'uno o l'altro elemento ma proprio il
doppio significato ci è d'aiuto lasciandoci scoprire l'esistenza di un
duplice livello di destinazione e di due livelli causali.
Nel primo quella parte della notabilità indigena che si sente
compressa, se non espropriata di parte del proprio potere dall'am-
ministrazione centrale 88 e alterata - se ha ragione il modello compa-
rativo di Whittaker - nei propri metabolismi interni, cerca, approfit-
tando della congiuntura favorevole e dunque con un calcolo politico
razionale, di recuperare in pieno la propria posizione; ciô è confer-
mato dal carattere politico che l'insurrezione ha, o acquista in pro-
gresso89, e vedremo corne su ciô si innestino gli scopi di alcuni tra i
capi dell'ammutinamento militare. Ed è proprio tale fascia sociale
che garantisce quel trait d'union, soprattutto al momento dell'incu-
bazione, tra componente militare (ammutinamento) e indigena
(insurrezione) senza il quale il conflitto probabilmente non sarebbe
esploso.
A tale livello libertà sarà suonata corne liberazione politica dal
sistema di governo punico, cosi ritornando anche nel posteriore
invito ai Numidi di unirsi all'insurrezione 90 • Ed è significativo che,

86
Cfr. Fuks, Patterns, p. 81 = 39; Id., Social Revolution, p. 448 = 51. Si consi-
deri corne anche la libertà individuale fosse il motore delle guerre servili romane,
cfr. Gallini, p. 128.
87 Per la prima accezione, senz'altro prevalente, Petzold, p. 44; 47; 51;

Mauersberger, s. v. tÂ.w0t:pia, coll. 752-753, che per il nostro caso coglie pero so-
lo essa; molto marginalmente anche Walbank, Polybius, p. 152; Musti, Polibio e
l'imperialismo, p. 128. Perla seconda non mancano perô del tutto esempi, si ve-
dano Polyb. XXXVI 17, 13 <love si fa questione di soggezione fiscale; e anche II
58, 8; IV 31, 4; VI 48, 5 (?); XI 13, 7; XV 24, 4; XVIII 14, 9; XXVII 4, 7, <love il
contesta si riferisce sempre alla libertà personale individuale, seppur con varie
sfumature; in taluni casi il termine vale corne Freilassung, cfr Mauersberger, cit.,
col. 753. Comunque è evidente dal momento che (la fonte di) Polibio traduce uno
slogan punico che è il vocabolario ellenistico e non quello polibiano specifico a
rilevare primariamente. Sul piano storiografico ci si limiterà a chiedersi se Poli-
bio cogliesse la doppia portata o meno.
88 Il fatto che fosse poi da questa utilizzata non solo non contrasta ma, col

senso di inferiorità psicologica che una tal situazione ingenera, conforma l'ipote-
si.
89 Oltre a quanto già detto il carattere politico-indipendentista è colto, anche

se apoditticamente, da Robinson, Coinage, p. 8; Id., Board, p. 30; Id., Libyan


Board, p. 9; Scullard, p. 567
90 Cfr. Polyb. I 77, 3; non esistendo una reale soggezione fiscale ma solo una

subordinazione politica in senso ampio per i principati numidi clienti, ci pare ri-
conoscibile solo il primo significato.
104 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

ad insurrezione in atto, si trovi attestato un consapevole organo legi-


slativo, quanto si vuole embrionale 91 , cui nulla toglie il fatto che
fosse probabilmente identico con l'assemblea dell'esercito essendo
la stragrande maggioranza di questo ormai formata da leve libiche.
Nel secondo è il carattere congenito di insofferenza della popo-
lazione per l'amministrazione cartaginese di puro sfruttamento 92 , in
specie i pesi fiscali e reclutativi, congiunturalmente accresciuti dalla
guerra con Roma, corne nota Polibio 93 , anche se da solo questo
accrescimento appare insufficiente corne causa. Insurrezioni libiche
in analoghe circostanze di crisi del governo centrale sono del resto
endemiche 94 ; libertà sarà allora suonato a tale massa della popola-
zione corne «niente più tasse, niente più servizio militare». Tale ele-
mento non costituisce del resta una novità 95 • Ed esso integra sen-
z' altro il modello di una jacquerie - nel senso di rivolta di
popolazioni agricole fiscalmente oppresse, indipendentemente dal
fatto che siano povere o ricche - ma solo se si ha l' accortezza meto-
dologica di vedervi una componente di un processo causale più
ampio. Anche perché la comparazione, ad es. con l'archetipo di
quella francese della metà del XIV sec. 96 , ci insegna corne ad una jac-
querie sia estrinseco ogni carattere politico. Nel complesso dunque è
più appropriato definire il fenomeno una insurrezione 97 con finalità

91
La sua esistenza è indicata <lai termini impiegati da Polyb. I 81, 4, ôoy-
µcrronotÉro; Diod. XXV 3, 1, voµo0E:-réro (divergenza che conforma la non deriva-
zione del secondo dal primo), che sono del tutto tecnici in riferimento a corpi de-
liberanti.
92 Sugli obiettivi dell' amministrazione e le condizioni dei Libî cfr. Meltzer,

II, p. 371; 374-375; Gsell, II, p. 300-301; 303-306; III, p. 106; De Sanctis, III, 1,
p. 36; Picard, Vie, p. 123-125; Burian, p. 432; Warmington, p. 61; 80-81; Whitta-
ker, Land, p. 338-339; Garcia Moreno, p. 73-76; Tsirkin, p. 134; Huss, p. 469-471;
Wolner, p. 94; Scullard, p. 504; poco in Fusholler, p. 153.
93
Cfr. Polyb. I 72, 1-4.
94
Per un elenco di quelle del IV sec., Gsell, I, p. 465-467; II, p. 306; De Sanc-
tis, III, 1, p. 37, nt 108; Garcia Moreno, p. 80 nt 57; Whittaker, Land, p. 338-339.
Su quella del 396 ora Kotula, Rivolta.
95
Si vedano gli Aa. citt. nt 92. Secondo Gsell, II, p. 305 per i Libî sembra es-
sere più grave l'imposizione reclutativa che quella fiscale. E cio in ragione della
loro esattamente ritenuta prosperità economica. Se si considera corne fenomeni
insurrezionali modemi, corne quello della Vandea - altra società agricola, altra
società in cui parte della classe dirigente aderisce all'insurrezione -, mostrano
tratti simili legati alla coscrizione obbligatoria ci pare che tale a tale suggestione
sia da dare rilievo.
Che la questione sia di lungo periodo, corne ora propone Garcia Moreno,
p. 73-76, seguito da Huss, p. 256, o meno ci pare secondario in quanto una
congiuntura diversa avrebbe prevenuto l'insurrezione e d'altro canto proprio la
congiuntura attuale è conseguenza di una tipologia di amministrazione risalente.
96
Per questa da ultimo Hilton, p. 25-32.
97
Per l'accezione del concetto cfr. C. Schmitt, Der Nomos der Erde, Berlin
1950, p. 139.
L1NSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLITIO 105

secessionistiche, con Io scopo cioè di creare una entità politica auto-


noma da Cartagine98 ; anche in considerazione dell'accezione giusin-
ternazionale del termine insurrezione 99 • Questa infatti include una
(ricerca di) legittimazione da parte di altri stati per la realtà insurre-
zionale che è non solo Io scopo dell'adozione della legenda in greco,
ma pare avere un qualche risultato nella tentata mediazione romana
che è una sanzione, almeno di fatto, dell'esistenza degli insorti corne
realtà (para)statuale 100 •
6. Veniamo al secondo punto. Si è visto corne in seno all'armata
vi fosse un partito estremista che soffiava sul fuoco dell'ammutina-
mento. Dobbiamo ora chiederci quali ne fossero i moventi ed in
specie quali quelli dei suoi capi.
Questi ultimi sono senz'altro gli stessi che poi saranno al
comando dell'esercito dell'insurrezione. Tale continuità, intuibile a
priori, ci è espressamente indicata da Polibio quando a proposito di
uno di essi, che in seguito acquisterà una posizione di preminenza,
Matho, ci viene detto, in riferimento alla fase finale ma prima del-
l'arresto di Giscone, che in precedenza, dunque a Sicca, era stato tra
i sobillatori più accessi 101 •
Qualche precisazione ulteriore della personalità di questi capi
puo essere tentata. Si tratta di quattro personaggi, Matho, Spendio,
Autarito e Zarza.
Del primo ci viene detto che era un Libio di condizione libera e
che era « •.. -réOv cruvacr-rpœnmoµévrov » 102 • Tale precisazione è singolare.
Intesa corne si fa correntemente nel senso di «uno (dei soldati) che
avevano partecipato alla guerra (di Sicilia)» 103 , appare una tauto-
logia, ontologica se non linguistica, assai banale dal momento che,
nel contesto, non si vede cos'altro potesse essere. E d'altro canto il
significato del termine nel lessico greco non è tanto quello di com-
militone, e quindi soldato, quanto di «colui che combatte insieme»,
e quindi alleato 104 ; ma di un Libio non si poteva dire che fosse
alleato dei Cartaginesi. Oltre a cio Polibio usa l'espressione corne
connotativa del personaggio in senso distintivo dal profilo appena
dato del collega Spendio, corne indica la precisazione che Matho era
libero a fronte del fatto che Spendio era uno schiavo evaso. Cio
obbliga a cercare un significato più pregnante. Prima è perô oppor-

98 Non di sostiluirvisi pero in toto, cfr. infra Parte III, Cap. II, §. 2.
99 Per essa cfr. Cansacchi, p. 780.
100
Per il ruolo dei Romani infra Parte Ill, Cap. IX, § 2.
101 Cfr. Polyb. 1 69, 6.
102
Cfr. Polyb. l. c.
103
Cosl ad es. Pedech, Polybe, p. 112; Ehrenberg, col. 2195-2196.
104
Cfr. Stephanus, s. v. crucr"tpa"teuro, VII, col. 1550.
106 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

tuno verificare le altre informazioni. Si è visto corne se la loro gran


parte era rimasta fedele ai Cartaginesi pure alcuni degli ufficiali
nazionali aveva agito in mala fede nelle trattative di Sicca, evidente-
mente per farle fallire. Invero pochissimi e ciô accresce la possibilità
che le fonti conoscessero il nome di alcuni tra loro. Se si richiama
quanto appena visto sul ruolo di spicco nella sobillazione di Matho
già a Sicca viene conseguente identificarlo con uno di loro. Era
dunque probabilmente un ufficiale. E ciô è avvalorato dalle notevoli
qualità di leadership militare di cui darà prova nel corso delle opera-
zioni militari e che sono difficili da postulare in un soldato semplice.
Se con ciô in mente torniamo all'espressione polibiana è forse
possibile avanzare qualche ipotesi che, se sarebbe metodologica-
mente illegittimo assumere a base dell'identificazione del suo rango,
è viceversa lecito usare corne argomento ulteriore di rinforzo a
quanto dedotto per via diversa.
In primo luogo si puô ritenere che crua-rpan:uoµÉvot traduca il
nome punico di una particolare unità d'élite, caratterizata dal fatto
di una particolare coesione, in modo simile al battaglione sacro
tebano o all'analoga unità dell'esercito cartaginese cittadino
disciolta da quasi un secolo. Matho sarebbe stato dunque (un uffi-
ciale) membro di essa.
Una seconda ipotesi èche il capostipite della nostra tradizione
testuale polibiana fraintendesse 105 per -rrov cruvsa-rpœreuoµévcov un
originale -rrov cruvea-rpU'tT]'YTlKÛ'tcov, che delle due è senz'altro lectio
diffzcilior. Tale supposizione se è inverificabile sui piano critico-
testuale ha perô un sostegno a livello storico. Il termine stratego
indica negli eserciti ellenistici, specie in quello siriano, con cui il
parallelo è più che lecito essendo quello dalle più spiccate caratteri-
stiche plurinazionali, l'ufficiale comandante di qualsiasi unità tat-
tica indipendente 106 • Trasferito al contesta specifico, e alla luce del
fatto che Matho era un ufficiale, ciô vorrebbe dire che era uno degli

105
Dunque precedenternente a M che è del secolo X ed a A che è del secolo
XI.
106
Cfr. Bikerman, p. 65; Bengtson, p. 64-67; 155; BeIVe, p. 202-203; Bar-
Kochva, p. 91-92. Va rilevato corne già nel 321o318 ad Atene si designasse strate-
gos epi ton xenon un ufficiale amrninistrativo cui corrispondeva per il cornando
attivo un hegemon, cfr. Griffith, p. 84 nt 31.
Se si ricorda corne sernanticarnente taxis e strategia siano fungibili, cfr.
BeIVe, p. 118; Bengtson, p. 155, in particolare potrebbe essere il comandante di
una taxis, cioè di un reggirnento, che potrebbe corrispondere, benché solo orga-
nicamente e non numeiicamente, a quell'unità di 500 uomini che costituiva la
maggiore delle sottounità di una falange cartaginese secondo Barreca, Esercito,
p. 47-48; 51-52; 63; 66; 68; inoltre il fatto che nell'esercito siriano i cornandanti
dei contingenti nazionali fossero indicati dall'etnico + suff. -arches, cfr. Biker-
man, p. 65, puô farci pensare che questo fosse pure a Cartagine e che Matho
fosse uno dei Libyarchoi.
L1NSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLITIO 107

ufficiali comandanti i contingenti nazionali, il cui comando era


appunto di regola affidato, corne dicemmo, a connazionali dei sol-
dati. Naturalmente nella scala gerarchica complessiva questo era
solo il grado più alto tra quelli intermedi - uno pensa ai maggiori
indiani dell'esercito angloindiano dello scorso secolo. Non è di osta-
colo - almeno insuperabile - il fatto che questi ufficiali siano chia-
mati da Polibio t;ytµovEç sia perché di per sè il termine è idoneo ad
indicare qualsiasi grado della gerarchia 107, sia perché in specifico
usata per comprendere tutti gli ufficiali, cioè anche quelli inferiori
agli etnarchi e ai taxiarchi, che erano poi statisticamente la maggio-
ranza, tale espressione era l'unica impiegabile.
Si puô avanzare una terza ipotesi se si richiama il sintagma
ÂÂ.EÇavôpcp + participio dei tempi storici di O'UO"tpa-rturo che nella
koine protoellenistica è un predicato di grande onore che designa
quelli che erano stati i generali al seguito del condottiero 108 • È possi-
bile che, venuta meno la contestualizzazione col Macedone col pas-
sare del tempo, il participio da solo acquisisse nel linguagio militare
ellenistico valore di un titolo di onore per gli ufficiali e che appunto
in tal senso Io impiegasse la fonte polibiana 109 •
Spendio 110 era invece uno schiavo di origine campana evaso,
connotato da una grande forza fisica e dal grande coraggio in batta-
glia 111 • Seconda Griffith si tratterebbe di un ex-rematore della flotta
romana 112 , e dunque di un servus publicus; ma che egli fosse invece
schiavo di un privato emerge dalla sua paura - o meglio dal fonda-
mento obiettivo della paura che Polibio gli attribuisce - di essere
riconsegnato non allo stato romano ma proprio al suo despotes 113 •

101
Cfr. Bikennan, p. 64; diversamente perè> Berve, p. 202; si veda pure Bar-
Kochva, p. 92.
108 Cfr. Seibert, p. 152-156; Rosen, p. 463; ad es. in Diod. XVIII 48, 4 abbiamo

proprio AÂ&Çavopcp cruv&o"tpa't'&uµtvrov.


109 Si tratta naturalmente di una ipotesi che andrebbe linguisticamente veri-

ficata sulla più ampia base di uno studio lessicale che qui non è possibile
condurre e si propone quindi con questa riserva di fondo.
11
°Cosl il nome in Polibio; Diodoro dà invece regolannente !:7t6vôtoç, cfr.
Diod. XXV 3, l; 5, 2, ciô potrebbe riflettere una translitterazione diversa e che in
tal caso sarebbe una ulteriore indicazione della non dipendenza polibiana di Dio-
doro. Secondo Schulze, p. 236 nt 2, accolto da Münzer, col. 1610, Walbank,
p. 135; Mazzarino, II, 1, p. 141, il nome che è un praenomen (incerto se cosl ose
un gentilizio Huss, p. 255 nt 19), si ricollerebbe all'osc. SpediusŒ1t&ôtç; nel 100
a. C. un nome analogo si ritrova per un mercante italico a Delo ed è frequente in
età impeliale, cfr. Münzer, ib.; nulla di nuovo in Tagliamonte, p. 208.
111 Cfr. Polyb. 1 69, 4.
112 Cfr. Griffith, p. 220.
113 Cfr. Polyb. 1 69, 5. Che i moventi addottigli da Polibio siano spuri è ovvio,

ciè> perô non autorizza ad inficiare la notizia sulla sua condizione, corne fa invece
De Sanctis, III, 1, p. 374, proprio perché senza questa non si spiegherebbe la co-
struzione di quelli.
108 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

Puà darsi che fosse al seguito di qualche soldato romano in Sicilia, e


dunque un calo, altrimenti non capiremmo corne a vesse fatto ad
evadere e passare ai Cartaginesi; ma è pure possibile che fosse evaso
già in territorio romano 114 , e avesse raggiunto avventurosamente
qualche banda di Italici arruolati da agenti punici per sfuggire al suo
padrone - ammeso che i Cartaginesi riuscissero ancora a fare arruo-
lamenti nella penisola all'oscuro dei Romani, il che ci pare difficile.
Il riferimento al suo coraggio fa intendere, anche qui, che diffi-
cilmente poteva trattarsi di un soldato semplice, sia perché cià
lascia intuire sue qualità carismatiche - nell'ideologia militare
sempre connesse ad un coraggio inusuale -, sia perché, proprio per
cià, in un esercito mercenario doveva aver fatto rapidamente car-
riera. Proprio per la stessa ragione perà difficilmente poteva trat-
tarsi di più che un ufficiale inferiore, se non di un sottufficiale, sicu-
ramente non del rango comunque di Matho 115 •
Di Autarito ci viene detto che era 6 'tIDV raÂa-rrov i}ytµrov 116 •
Peraltro il contesto è quello già delle operazioni contro Cartagine
per cui il grado si riferisce alla situazione attuale. Tuttavia se si pone
mente al fatto che i contingenti mercenari erano passati al servizio
degli insorti è spontaneo ritenere che egli fosse fin dalla Sicilia il
comandante di quello galata, per cosi dire il celtarca, o almeno uno
dei suoi ufficiali. E cià è rafforzato dalla sua ottima conoscenza del
punico 117 , che evidentemente si deve ritenere più necessario al
comandante di una banda che ad un semplice soldato.
Quel poco che sappiamo di Zarza, infine, è assai istruttivo. Egli
è definito Libio per antonomasia in un contesto in cui si parla di un
esercito degli insorti forte di un corpo scelto di mercenari e di Libî
« ••• µE0' rov ~V KUi ZcipÇaç ... fxrov 'tOÙÇ u<p' UU'tOV -ranoµtvouç ... » 118 •
Subito dopo egli appare equiparato a Matho e Spendio e dunque al
vertice del comando degli insorti 119 • Tali notizie peraltro si riferi-
scono alla fase estrema della guerra. Se ne conclude che doveva trat-
tarsi di uno dei generali comandanti i reparti forniti dai Libî al
momento dell'insurrezione 120 , e tra questi quello che nel corso della

114
Cosl pare intendere Mazzarino, ib. Il seguito è nostro, l'espressione 7tapà
trov 'Proµairov 1 69, 4 puo essere evidentemente intesa sia corne riferita allo stato
che ail'esercito.
115
Che entrambi fossero ufficiali era del resto già ritenuto da De Sanctis, III,
1, p. 374, peraltro senza argomentazioni; non va invece oltre la lettera di Polibio
Ehrenberg, col. 2196.
116
Polyb. 1 77, 1.
117
Cfr. Polyb. 1 80, 6-7; Griffith, p. 220.
118
Polyb. 1 84, 3; Walbank ignora del tutto il personaggio.
119
Cfr. Polyb. I 85, 2.
120
A questi allude forse il riferimento anonimo degli altri tmq>aw:crtéttot ÎlYÉ-
µovEç in Polyb. 1 85, S. Che Zarza, uno degli Anführer degli insorti anche per Gun-
L'INSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLIITO 109

guerra - ma, per l'argomento e silentio congiunto con la menzione


solo alla fine, non ab origine - aveva ottenuto anzi il comando del-
l'intera forza.
Si puo con cio porre la questione della loro estrazione sociale,
cosî corne viene spontaneo ricordare è stata posta per Spartaco 121 •
Per Spendio va detto che la provenienza servile in quest'epoca in cui
l' aristocrazia campana era strettamente integrata con quella romana
esclude a priori una estrazione prima dell'asservimento che non
fosse assai bassa; e non ha anzi forse torto Mazzarino che Io ritiene
uno schiavo allevato 122 • Per Matho se quanto osservato sul suo grado
coglie nel vero si puo trattare di un personaggio di qualche prestigio
sociale tra la sua gente - magari anche forse di qualche signorotto o
capotribù 123 , sebbene di rango sicuramente inferiore a quell'Aelyma
che aveva sollevato la Libia allo sbarco di Agatocle 124 • Comunque un
membro di quella frangia di notabilità che capeggiava l'insurre-
zione. Zarza, in base a cio che si è detto, è ugualmente da ritenere
un esponente di rilievo di questa. Quanto infine ad Autarito il suo
nome, aud (= ricco) + ario (= nobile) 125 , autorizza a supporre che si
trattasse di un nobile. Del resto il sistema di sodalitas che hanno le
bande celtiche fa sî che difficilmente i mercenari celti potessero
accettare un capo di estrazione inferiore.
7. Con cio possiamo venire ad interrogarci sui loro moventi indi-
viduali. Il problema a quanto pare se Io era già posto Polibio che
inserisce la soluzione nel contesto della narrazione delle vicende al
campo di Tunisi. Ouanto a Spendio egli adduce la paura di essere
riconsegnato al padrone e quindi crocefisso 126 • Quanto a Matho la
paura di essere punito perla sua attività di agitatore (a Sicca) 127 , il
che pero non costituisce una spiegazione del suo movente ma sposta
solo il problema.
In entrambi i casi poi è difficile immaginare in base a quale tra-
dizione documentale Polibio potesse arrivare a conoscere i moventi

del, col. 2330, non fosse dei soldati libici dell'armata di Sicilia è evidente sia per
la sottolineatura del predicato o AtPuoç, sia per la immediatamente precedente
menzione dei reparti degli insorti in aggiunta ai mercenari (che per Polibio sono
sempre mercenari in senso proprio+ Libî dell'armata ammutinata).
121
Cfr. la rassegna in Orena, p. 23-24.
122 Cfr. Mazzarino, ib.
123
Ad un contadino in condizioni semiservili liberato pensa invece Whitta-
ker, Land, p. 338.
124
Cfr. Diod. XX 17, 1-6. Per la struttura sociale libica ed il modo in cui si
pub parlare di capitribù Gsell, Utica, p. 63-73; sopr. p. 70-73; Whittaker, op. cit.,
p. 33-334; 339.
125
Cfr. Huss, p. 259 nt 61.
126
Cfr. Polyb. I 69, 4-5.
121
Cfr. Polyb. I 69, 6.
110 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

psicologici soggettivi dei due personaggi e quindi è più verosimile


ritenere che questi che imputa loro siano il risultato della sua inter-
pretazione storiografica. Dal momento perô che essa certo non si
fonda sul nulla sono da supporre autentici i dati di fondo - condi-
zione servile dell'uno, ruolo di provocatore dell'altro - in quanto
appunto ne costituiscono la base fattuale 128 •
Polibio dunque non risolve l'interrogativo. L'unico dato obiettivo
di cui disponiamo in proposito è una seconda legenda monetale - ora
insieme a AIBYQN, ora da sola 129 -rappresentata dalla lettera punica
mem che in alcuni pochi casi è grecizzata in M 130 • Da alcuni vi si è
voluto vedere l'abbreviazione del punico m}:int (machanat), cioè di
«accampamento» e in ciô la fondazione di una autorità politica costi-
tuita dall'assemblea dell'esercito 131 • Ma tale ipotesi pare difficile da
condividere in quanto essa non si concilia in nessun modo con il
carattere preminente dell'insurrezione libica e col ruolo dei merce-
nari corne semplici ingaggiati. Non si vede corne il baricentro politico,
e dunque l'autorità monetaria, della costruzione statuale indipen-
dente perseguita <lai Libî potesse essere nell' assemblea dell'armata,
anche se una preponderanza quantitativa era costituita <lai soldati
libici. D'altro canto legittimazione politica, per usare l'espressione di
Acquaro, era di per sé quella espressa dalla legenda, AIBYQN cioè Io
stato dei Libî; cercare aitre non solo non occorre ma sarebbe meto-
dologicamente corretto solo se particolari ragioni Io imponessero,
laddove invece esistono ragioni esattamente contrarie 132 •

128
Significativo è anche il riferimento di Polibio Ka:tà 'tOÙÇ Pcoµaicov voµouç a
proposito di Spendio che rivela il meccanismo di costruzione della sua spiega-
zione : Spendio servo romano + legge romana sugli schiavi evasi = terrore di
Spendio di essere crocefisso. Ad una «diceria maligna» pensa De Sanctis, III, 1,
p. 374; cfr. Walbank, p. 135, ma non è chiaro se la intenda coeva o storiografica.
Seguono invece Polibio per entrambi i personaggi Meltzer, II, p. 373; Gsell, III,
p. 104; per Spendio Picard, Hannibal, p. 70; non ripetono la sua storia Veith,
p. 529; Huss, p. 255, ma neanche danno alternative.
129
Cfr. Carradice-La Niece, p. 50.
130
Si veda il catalogo Robinson, Lybian Board, p. 12; 13; 14; Manfredi, nrr.
a2., 11; 69.
131
Cfr. Robinson, Board, p. 30-31 a partire da Lewis e con l'ipotesi alternati-
va, non più riconsiderata, che l'epigrafe possa essere anteriore alla insurrezione,
cioè cartaginese e dunque monetazione per pagare i soldati, si tratterebbe cioè di
monete «(per il) campo» ma di una tale specificazione sfugge la ragione; Acqua-
ro, p. 138; 140; Manfredi, p. 41-42. Per le ragioni che escludono trattarsi di un
contrassegno di zecca Robinson, Board, p. 30, contra invece ora Manganaro,
p. 96. Per ml:mt corne armata ora Sznycer, Titre, p. 116-117.
132
Tale lettura di mem sarebbe possibile solo in un caso, al quale significati-
vamente gli studiosi che la sostengono non hanno prestato attenzione, e cioè se i
mercenari non partecipassero corne semplici ingaggiati ma corne forza politica
autonoma in quanto mem sarebbe l'indicazione di un potere contraltare a quello
dei AIBYQN. Ma cio ci pare improbabile ed in ogni caso rimarrebbe inspiegabilc
L'INSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLITIO 111

Inoltre mem corne «campo» non autorizza la deduzione


« ... autorité du «peuple du camp» ... »133, né è sufficiente a tal fine il
richiamo ad un precedente punico del IV sec. 134 , per di più incerto 135 ,
e che comunque è arbitrariamente inteso in quanta pressa di esso è
il doppio mem ( = •m ml:mt) e non il singolo ad indicare il «people of
the camp» 136• Esso vale dunque solo «campo» e da qui a dedurre una
autorità politica il passa rimane lungo. Anzi proprio il fatto che esi-
stesse una abbreviazione standard per indicare il « popolo del
campo», ossia l'assemblea militare, e che non venisse usata rappre-
senta un ulteriore insuperabile ostacolo a tale interpretazione.
Assai più plausibile è un'altra spiegazione, proposta con una
palinodia da Robinson, che mem sia l'iniziale del nome di un magi-
strato e in particolare di Matho 137 • Al suo argomento basato sui pas-
saggio da mem a M ci pare poterne portare qui altri, che, a loro
volta, sono di utilità per capire la realtà dell'insurrezione.
Esiste un evidente contrasta tra il fatto che la legenda AIBYQN
sia in greco e quella mem in punico, che puo risolversi solo suppo-
nendo che corne destinatario dell'una fosse il monda extraafricano e
della seconda quello africano. Se esiste tale specularità cio implica
che quella punica al pari di quella greca esprime la autorappresenta-
zione politica dell'insurrezione. E a tal fine non vi era mezzo più
idoneo che l'indicazione dell'iniziale di un magistrato (supremo), o
meglio del leader principale e, weberianamente, carismatico del
movimento. Il fatto che le legende appaiono ora congiunte ora
disgiunte non contraddice cio in quanta si puo pensare ad emissioni
per l'estera o per l'interna ovvero ad emissioni indifferentemente per
entrambi a seconda del variare della situazione economica.
Se si considera che le monete con M sono quelle statisticamente
meno attestate e le più tarde 138 , è lecito riportare il passaggio da

la scelta originariamente del punico proprio per la componente extra-africana e


succesivamente il passaggio alla M greca che postula anche una inidentificabile
metanomasia in quanta se mem =campo ci aspetteremmo un S(tratopedon). E ri-
mane pure l'obiezione di cui subito nel testo.
133 Cosi invece Acquaro, p. 140.
134
Per esso Acquaro, Note, p. 79-81; Jenkins, Coins of Punie Sicily, p. 8-10;
Huss, p. 492-493.
m Che in queste emissioni del IV sec. mem stia per ml:mt è posta in dubbio
da Huss, p. 492 nt 30; Id., Libyer, p. 31.
136
Cfr. Jenkins, op. cit., p. 9; Huss, ib.; e lo stesso Acquaro, Note, p. 80.
137
Cfr. Robinson, Libyan Hoard, p. 12; seguito da Cutroni Tusa, p. 39; a tale
ipotesi aveva pensato pure, ma per escluderla, Babelon, p. 30; ora Huss, Libyer,
p. 31. Non è da sottovalutare la suggestione «azzardata» da Manganaro, p. 96
nt 18 che mem stia per mamlakot = stato (dei Libî) e non necessariamente in al-
ternativa a quella da noi avanzata in quanto, consapevolmente, Matho avrebbe
potuto giocare sull'equivocità dell'acronimo.
138
Cfr. Robinson, Coinage, p. 9; Id., Libyan Hoard, p. 12.
112 L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

mem a M ad una fase seriore e postrema, e ricondurlo al fatto che il


potere di Matho si era sufficientemente consolidato da farne appa-
rire opportuna e desiderabile una comunicazione anche al mondo
grecofono. Non si indica cioè più solo l'esistenza dello stato ma
anche del suo magistrato (supremo). Con cià indubbiamente accen-
tuando il carattere personalistico di tale suo potere 139 •
Se cià è esatto ne abbiamo una prima inferenza. E cioè che
Matho ha un ruolo preminente nella leadership dell'insurrezione
rispetto ai due colleghi mercenari e a quelli libici, che è confermato
da Polibio 140, e, a priori, dal fatto che corne ingaggiati ai capi merce-
nari è difficilmente pensabile l' attribuzione di un ruolo guida nello
stato fondando 141 •
Da cià si puà avanzare una ipotesi sul movente di Matho fin dal-
l'origine. Se poniamo mente a corne nella koiné mediterranea del III
sec., e per di più in un mondo corne quello dei soldati, l'esempio del-
la doriktetos ge dei regni costituiti da] nulla dai diadochi di Ales-
sandro, o anche delle nuove «tirannidi greche» a base militare del
IV-III sec. 142 , doveva essere allo ra ancora assai vivo per ispirare
modelli 143 ; se ricordiamo comparativamente corne i capi delle due
rivolte servili siciliane del 136-132 e del 104-101 a. C., Euno ed Ate-
nione, fossero proclamati re 144 , viene da avanzare almeno l'ipotesi
che scopo di Matho fosse la costruzione di una stato libico a carat-
tere monarchico, di cui cingere il diadema.
Come rispetto a cià si pongano gli altri capi non possiamo dire

139
È significativo corne su un tipo bronzeo, cfr. Robinson, Libyan Hoard,
p. 14 nt 2, appaia sia mem sia M, senza la scritta AIBYQN. Il bilinguismo indica
la duplice destinazione del pezzo, e con cià l'assenza dell'epigrafe statale forse il
consolidamento - o la sua volontà - del potere personale di Matho.
140
Cfr. Meltzer, II, p. 374; infra p. 147-148.
141
Le altre due lettere, ~=alpha (Robinson) o aleph (Huss) e Zayn che pure
appaiono su talune monete ma con dimensioni assai minori di mem, cfr. Robin-
son, Hoard, p. 30; Manganaro, p. 96 per la seconda (la prima starebhe per à.pyu-
ptov) sono contrassegni di zecca e non indicano, corne recentemente si è suppos-
to da Huss, Libyer, p. 31-33, rispettivamente Autarito e Zarza; sia per tale loro in-
tenzionalmente minore dimensione, sia perché in tal caso non si spiegherebbe
l'assenza di un contrassegno per Spendio, cfr. Acquaro-Manfredi, p. 34. Né l'es-
clusione di Spendio puô spiegarsi corne, anticipando l'obiezione, fa Huss, op. cit.,
p. 33 nt 14, col fatto che non disponeva di una propria Hausmacht dal momento
che aveva ricevuto il titolo di stratego. Inoltre ~ potrebbe essere una mal coniata
M, cfr. Robinson, Libyan Hoard, p. 13 nt 1; contra Huss, op. cit., p. 32 nt 12.
142
Per esse per tutti Mandel, p. 151-152; loro carattere distintivo è l'appog-
giarsi su eserciti di mestiere.
143
Matho non era un mercenario di professione ma nella diutuma frequenta-
zione dei mercenari ai tempi del servizio in Sicilia è lecito presumere l'assimila-
zione di aspetti del mondo culturale di questi.
144
Per tutti Gallini, p. 128-130.
L'INSURREZIONE LIBICA E LE CAUSE DEL CONFLIITO 113

con sicurezza. Pure Zarza riconosce l'autorità superiore di Matho 145


e d'altro canto la buona collaborazione che pare esistere nel compo-
sito alto comando degli insorti induce almeno a ritenere che rivalità
personali non dovessero esistere e che quindi, almeno provvisoria-
mente, la dirigenze libica non contestasse - o rispetto alla opinione
pubblica libica non potesse contestare - le sue pretese.
8. Veniamo infine al comportamento delle città di origine
fenicia dell'Africa punica. La mancata adesione all'insurrezione di
U tica - la seconda città per importanza dopo Cartagine stessa 146 - cd
lppona Diarrito - e delle città degli Emporia 147 , ma anche significati-
vamente del loro retroterra 148 - sorprende più Polibio - che sente il
bisogno di sottolinearlo - che Io storico moderno. L'origine
fenicia 149 , la presenza di un milieu socialmente e politicamente inte-
grato a Cartagine, la posizione privilegiata nello stato punico in con-
dizioni di autonomia, e per Utica in posizione di parità 150 , e se si
vuole l'economia mercantile troppo in opposizione con quella agri-
cola della Libia, escludono a priori qualsiasi motivo di simpatia -
per non parlare di adesione - all'insurrezione 151 •

145
Ciô appare dall'organigramma che si deduce da Polyb. I 84, 1 rel. 3. Con
un altro sottile argomento alla stessa conclusione giunge Gundel, coll. 2330-2331.
146
Cfr. Strab. XVII 3, 13; App. Sik. 2, 9; Gsell, II, p. 145; Lézine, Utique, p. 25;
Acquaro, Espansione, p. 44.
147
Cosi si evince da Polyb. I 82, 6; cfr. De Sanctis, III, 1, p. 375; Huss, p. 256.
148
Ciè> conferma ed è confermato dal carattere di integrazione politica e
culturale di tale tenitorio cfr. ad es. Acquaro, Espansione, p. 44; infra p. 163 nt 4.
149
Perle origini di Utica che l'archeologia contro la tradizione fissa a metà
dell'VIII sec., ad es. Tissot, II, p. 57; 58; Meltzer, I, p. 98-99; 457; Gsell, I, p. 360-
361; II, p. 144-146; Warmington, p. 65; Lézine, Utique, p. 21-24; Fantar, Tunisie,
p. 129-133; Fushôller, p. 123; 149; Fantar, Afrique, p. 51; Huss, p. 35; 58. Per la
sua crescita demografica a seguito dell'emigrazione tiria dopo il 331 a. C., Lézine,
Utique punique, p. 93.
Per Ippona Gsell, II, p. 147; Warmington, p. 65; Fantar, Tunisie, p. 133-134;
Fushôller, ib.; Huss, p. 36; ib. nt 145 (con ult. lett.); per il suo nome Gsell, II,
p. 146; Walbank, p. 136; Huss, p. 36 nt 45.
15
°Cfr. Meltzer, II, p. 74-85; Gsell, II, p. 287-292; Picard, Vie, p. 124; War-
rnington, p. 79-82; Lézine, Utique, p. 21-24; Fushôlller, p. 161; Huss, p. 467-468.
Non è questa la sede per entrare in rnerito alla questione del significato del
termine Libifenici; cornunque Io intendono corne Fenici di Libia ad es. Meltzer, I,
p. 60 sgg; II, p. 79; Warmington, p. 62; Bondi, Libifenici, sopr. p. 659-661; Fus-
hôller, p. 148; Huss, p. 467 nt 5; 468; Scullard, p. 503-504; corne popolazione me-
ticcia punica, ad es., Gsell, II, p. 305 (ma diversamente p. 288-290); Fantar, Tuni-
sie, p. 117-118; Id., Afrique, p. 60-64. Per una successione diacronica dei due signi-
ficati Warmington, p. 62; Huss, p. 55-56; 467 nt S. Una prospettiva diversa in
Whittaker, lmperialism, p. 75-76. Noi Io adoperiarno comunque nella prima acce-
zione.
151
Da Polibio non si inferisce che gli insorti sperassero in essa, corne fa in-
vece Huss, p. 256; la constatazione polibiana della loro non adesione non prova
infatti che i messaggeri di Matho si dirigessero anche alla loro volta. Per le ragio-
ni della successiva defezione infra p. 163 ss.
PARTE III

LE OPERAZIONI MILITARI
1. DALLA BATTAGLIA DI UTICA
A QUELLA DEL BAGRADAS
CAPITOLO 1

LE FORZE IN CAMPO

1. Preliminarmente va posta la questione della consistenza e del-


la composizione delle forze degli insorti e dei Cartaginesi all'inizio
delle operazioni. Per i primi disponiamo di due dati complessivi e di
alcuni parziali. Sappiamo che ca. 70.000 Libî furono reclutati tra gli
insorti 1 e che l'armata di Sicilia al momento del trasferimento a
Tunisi contava più di 20.000 uomini2, ciô vuol dire che doveva con-
tarne qualche migliaio in più al di sotto di una cifra tonda, corne
25.000, che altrimenti sarebbe stata riportata corne tale 3 ; possiamo
dire 22/23.000.
Dei mercenari sappiamo con sicurezza che duemila erano
Galati 4 , i resti del contingente di tremila iniziale dopo la diserzione
di mille di loro ad Erice 5 , in seguito al fallito tentativo di consegnare
la piazza ai Romani 6 • Eche comprendevano inoltre Iberi, Ligurie
Balearici7; la paratassi di Polibio a fronte invece dell'accento posto
su quelli grecofoni e sulla prevalenza dei Libî pare avere un signifi-
cato di equivalenza quantitativa con il reparto celta 8 , dunque
ognuno di ca. duemila uomini. Poi « ... oùK 6Aiyot ôè µ1ÇéAA11veç ... » 9 •
Con tale espressione sono presumibilmente da intendere Greci
meticci, dunque megalogreci e siculi, ma anche forse cirenei 10 •

1
Cfr. Polyb. I 73, 3; infra p. 121 perla storicità.
2
Cfr. Polyb. I 67, 13. Numero netto in Nep. Ham., 2, 2.
3 A «forse trentamila» pensava invece De Sanctis, III, 1, p. 372 nt 2, ma sen-

za argomenti; cfr. anche Meltzer, II, p. 370; Gsell, III, p. 101; Huss, p. 254, che
perô non fanno ipotesi. L'inciso di Polibio è sfuggito a Veith, p. 568 che dà
20.000. Sulla cifra nel complesso comunque non esistono dubbi.
4
Cfr. Polyb. I 77, 5.
5
Cfr. Polyb. l. c.; II 7, 7.
6
Cfr. Polyb. I 43; supra p. 48.
7
Polyb. I 67, 7; anche Diod. XXV 2, 2.
8
Non è esatto dire che in base ad Appiano questo contingente pare il più
numeroso, corne fa Huss, p. 253 nt 7, in quanto Appiano si limita ad attribuire ai
Celti il ruolo di (unici tra i mercenari ad essere) comprimari nell'ammutina-
mento, il che è cosa diversa ed indipendente dalla forza numerica, cfr. supra
Parte I, cap. I.
9
Polyb. l. c. ; anche Diod. l. c.
10
Per il valore spregiativo del termine e il suo significato di meticciato Tarn,
Greeks, p. 38-39; seguito da Walbank, p. 134; Huss, p. 253 nt 8; il termine in-
118 1. DALLA BATTAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

Alla luce del crescente trend di impiego nel corso della guerra
con Roma di Greci continentali reclutati al mercato del Tenaro 11 è
difficile perô che non ve ne fossero nell' armata anche al momento
dell'ammutinamento - che Polibio non ne parli è da ricondurre pro-
babilmente ad una sua remora intellettuale ad associare dei Greci
alla vicenda e al suo giudizio di valore sui mercenariato corne bar-
barie. Ma è pure possibile, alternativamente, che mixellenes sia
impiegato da Polibio non in senso etnico ma in senso figurato per
connotare spregiativamente proprio i mercenari greci, intendendo
cioè che con la loro pratica del mercenariato questi hanno corrotto e
degenerato (letteralmente : imbastardito) la loro ellenicità.
In ogni caso l'espressione pare indicare una relativamente mag-
giore consistenza, che possiamo supporre in tremila.
Nell' armata di Sicilia comunque la prevalenza era di soldati
libici (µéytcr-rov µtpoç) 12 , pari cioè alla differenza tra il totale origi-

dicherebbe invece, all'opposto, non Greci ellenizzati secondo ora Dubuisson,


p. 10-16, seguito da P. Salmon, p. 76; Lund, p. 10-11; Ameling, p. 220 nt 187. In-
teressante l'ipotesi di Huss, ib. di Greci snaturati che vivevano nell'epikrateia pu-
nica. A Greci di Sicilia pensano Meltzer, II, p. 131; Lassere, p. 68. Ad Italici, so-
prattutto Bruzzi e Campani, pensano Acquaro, p. 138; Manfredi, p. 40-41 (con
lett. ulteriore); Brizzi, Année, p. 309; ma va precisato che Polibio non avrebbe
mai confuso Greci, per quanto meticci, con Italici = barbari corne appunto i
Bruzzi, anzi, dato il suo modello del mercenario corne barbaro che da un tal fatto
sarebbe stato avvalorato, cfr. supra Parte I, cap. I, proprio che non parli di barba-
roi indica corne di Italici non ve ne fossero. Perla stessa ragione ci sembra meno
probabile che, almeno nel caso in questione, il termine abbia il valore suggerito
da Dubuisson in quanto potremmo pensare solo ad Italici grecizzati che perô nel
quadro dell'interpretazione polibiana sarebbero piuttosto etichettati corne barba-
roi, inoltre, e sopratutto, nel senso di Dubuisson il termine ha una connotazione
nettamente positiva, implicando una ellenizzazione culturale e dunque un inci-
vilmento dei barbari, che qui sarebbe manifestamente fuori luogo. Non prende
posizione Griffith, p. 219 che parla di Greci da molte città.
11
Il reparto dell'acheo Alexon in servizio nell'armata di Sicilia almeno tra il
262 e il 250, cfr. Gsell, II, p. 388-389; Griffith, p. 216 e soprattutto quelli condotti
da Xantippo nel 255, cfr. Gsell, II, p. 389; Griffith, p. 213, nonché probabilmente
nuovi reparti per la Sicilia in seguito, cfr. Griffith, p. 216, rendono palese tale
crescita di interesse per il mercato greco continentale. Ci si puô chiedere se
Alexon e i suoi non fossero tra i mercenari che avevano rifiutato di ammutinarsi.
Assurda è l'ipotesi ora di Ameling, ib., che i mercenari greci non trasbordassero
dalla Sicilia in Africa nel 241 in quanto - in assenza di qualsiasi indizio in tal sen-
so nelle fonti - 1) i Romani non avrebbero tollerato la permanenza di reparti ar-
mati nell'isola, 2) non si vede corne avrebbero poi potuto rientrare in Grecia, 3)
né si vede corne e quando avrebbero ricevuto le somme di loro spettanza dai Car-
taginesi, cui difficilmente potevano essere disposti a rinunciare. Insufficiente è
quella alternativamente proposta nella genericità della sua formulazione.
12
Cfr. Polyb. l. c.; Diod. XXV 2, 2 uguale per il resto dell'elenco parla invece
di Ai[3uEç, q>oivuŒç emendato da Wesseling in J\1[3uq>oivuŒç. Si è voluto vedere, in
base all'emendazione, un errore di Diodoro, cfr. ad es. De Sanctis, III, 1, p. 372
nt 2; Warmington, p. 134; Huss, p. 253 nt 6, ma ciè> è arbitrario al pari dell'emen-
LE FORZE IN CAMPO 119

nario e le forze mercenarie, ossia ca. 22/23.000 [- (2.000 x 4) +


3.000] = ca. 11/12.000. Cifra perô che nell'accezione ampia di Libî
dobbiamo ritenere inclusiva anche dei Libifenici e dei Numidi.
Dei mercenari una parte non doveva aver aderito all'ammutina-
mento corne ci è espressamente indicato dal fatto che i Cartaginesi
arruolarono il loro nuovo esercito per fronteggiare l'insurrezione
anche proprio tra gli T}Ù'toµoÀ'JlKO'tm àno 'téOv noÀEµirov 13, che difficil-
mente possono essere Libî e più probabilmente sono da identificare
con quei soldati favorevoli fin dall'inizio ad un accordo e soprav-
vissuti ai linciaggi del campo di Tunisi. Si tratterà dunque di merce-
nari e di Libifenici che conformemente al comportamento delle loro
città rimanevano fedeli a Cartagine 14 • In tutto possiamo calcolare tra
le due e le tremila unità. Dei Numidi non sappiamo corne si compor-
tassero, ma è probabile che più che unirsi ai Cartaginesi - che
mostrano fino ad un certo momento di scarseggiare di cavalleria,
corne diremo subito - o agli insorti tra i quali i Numidi paiono com-
parire solo più avanti 15 - tornassero, almeno in parte, a casa - è
quindi opportuno sottrarre un ulteriore migliaio. Dell'armata di
Sicilia dunque l'insurrezione disponeva di 22/23.000-3/4.000 = ca.
18/19.000 uomini.
Con la leva dell'insurrezione il totale è di poco meno di 90.000.
Cifra induttiva che trova conferma in Nepote che parla di
« ... amplius centum milia ... armatorum ... » 16 • La suggestione della
cifra spiega l' arrotondamento ma la sperimentata bontà euristica
del materiale del biografo e la corrispondenza approssimativa coi
due dati polibiani non autorizza a dismetterla 17 •
La ipercritica, di marca delbrückiana, verso il numero degli

dazione che farebbe risultare ignota a Diodoro proprio la componente maggiore,


quella libica, e, soprattutto, perché in un altro testo diodoreo sicuro, il cui acco-
stamento al l. c. è sinora mancato, si trova ugualmente un arruolare « ... cr-rpœnro-
mç Aij3uaç Kai.. cl>oivtKaç ... », Diod. XIII 80, 3 (cfr. anche XI 1, 5) e analogamente
del resto già in Hdt. VII 165 (per il cui impiego del termine ora Bondi, Fenici,
p. 278). Il testo si spiega allora benissimo se si identificano i Fenici con le popola-
zioni delle città di origine fenicia federate di Cartagine; per la loro fornitura di
contingenti, cfr. Gsell, II, p. 296-297; 352. Ciô conferma che Diodoro non di-
scende da Polibio ma da una fonte comune. Ed è Polibio ad omettere i Fenici in
quanto corne socii non poteva considerarli µ1cr90<p6po1 ed infatti non a a caso Dio-
doro non parla di mercenari ma di cr-rpan:ucrciµsvoi. Per la stessa ragione Polibio
tace probabilmente dei Numidi. Per Appiano la questione è storiografica, cfr. su-
pra Parte 1.
13
Cfr. Polyb. 1 75, 2.
14
Cfr. anche De Sanctis, III, 1, ib.
15
Per il problema supra p. 103; infra p. 152.
16
Cfr. Nep. Ham. 2, 4.
17
Che Nepote dipenda qui da Polibio ci pare da ascludere, egli avrebbe dovu-
to infatti ricavare il dato sommando i due numeri polibiani il che è improbabile
in quanto postula un lavoro di creatività in lui difficile da riconoscere. Al contra-
120 l. DALLA BATTAGLIA Dl UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

insorti non pare giustificata 18 • Anzitutto le ragioni addotte sulla


incontrollabilità del data da parte cartaginese 19 vengono mena di
fronte alla considerazione che prigionieri erano stati fatti già al
momento della battaglia del Bagradas 20 e che, comunque, i capi
insorti saranno stati sottoposti dopo la loro cattura alla fine della
guerra ad interrogatorio, del quale avrà formata oggetto anche la
consistenza delle forze. In seconda luogo i dati parziali relativi alle
prime operazioni e rispetto ai quali è arbitrario presupporre apriori-
sticamente una implausibilità portano prossimi alla cifra comples-
siva.
Sappiamo che le due divisioni degli insorti che affrontano Amil-
care al Bagradas provenienti l'una dalla piazzaforte che controlla il
ponte, l'altra da Utica contano rispettivamente più di dieci e di quin-
dicimila uomini 21 • A tale somma maggiore di 25.000 vanna aggiunti
il corpo lasciato a sorvegliare i lavori di assedio di Utica e per evitare
sortite, che non possiamo valutare perciô in meno di 5.000 uomini2 2 ,
e un presidio nelle fortificazioni pressa il fiume di due o tremila,
l'armata che assediava Ippona, per Veith stesso di 20.000 uomini, ed
il corpo che presidiava Tunisie il campo limitrofo 23 • Il totale, senza
quest'ultimo, è di 53.000. Nella precedente battaglia pressa Utica poi
gli insorti dovevano aver sofferto delle perdite, supponiamo un paio
di migliaia di uomini 24 •
Il problema rimane quello di quanta fosse forte l'armata a
Tunisi. Subito dopo la sconfitta al Bagradas Spendio vi preleva una
divisione di seimila uomini, formata solo da Libî, corne indica
l'espressione « ... à.cp • i::KUO"tOU 't&v yEvrov ... » che fa riferimento alle
varie tribù libiche, che corrisponde all'incirca al rimpiazzo delle per-
dite del Bagradas (8.000). In più Polibio ci <lice che gli si aggiunge il

rio il totale doveva essere già pronto in una altra fonte. «Favoloso» è invece il da-
to per De Sanctis, III, 1. p. 375 nt 11.
18
Perla critica più recente a Delbruck, si veda Christ, p. 168-174.
19
Cfr. Veith, p. 568.
2
° Cfr. Polyb. 1 76, 9.
21
Cfr. Polyb. 1 76, 1. È un arbitrio quello di De Sanctis, III, 1, ib., seguito da
Walbank, p. 142; Huss, p. 259 nt 58, di non sommare i due dati, contra Io stesso
Veith, p. 534; 569, cfr. anche Meltzer, II, p. 378; Gsell, Ill, p. 110. L'osservazione
di Walbank è inconferente in quanto la succesiva situazione è radicalmente di-
versa.
22
Si consideri che Utica ha una popolazione di 25.000 unità, cfr. Kahrstedt,
III, p. 75, e quindi almeno un quarto validi perle armi.
23
Si deve pero ricordare che la fortificazione del ponte sui Bagradas, corne
vedremo, è posteriore alla battaglia di Utica e di conseguenza è logico supporre
che i 12/13.000 uomini che la presidieranno fossero distribuiti nella prima fase
della guerra tra i corpi di assedio di Utica ed lppona, che cosl avrebbero a
contare ognuno 25/26.000 uomini.
24
Perla gravità della sconfitta infra p. 133; 135.
LE FORZE IN CAMPO 121

corpo di Autarito, cioè i duemila Celti 25 , precisazione che non


avrebbe significato se questi avessero già fatto parte dell'armata di
cui Spendio disponeva al Bagradas. In quel momento dunque dove-
vano essere dislocati altrove, anche se ignoriamo dove. Tali dati non
solo dunque vanno sommati al totale precedente e ci indicano che a
Tunisi doveva esservi ben più dei cinquemila uomini che crede Veith
- cioè almeno i 6.000 Libî più un ulteriore corpo lasciato da Spendio
- ma soprattutto consentono di precisare il duplice ruolo delle forze
ivi stanziatc. Da un lato la città fungeva da base operativa dove con-
fluivano le redu te libiche e dunque la sede della riserva strategica 26 •
Dall'altro bloccava Cartagine con funzione simile a quella del corpo
che assediava Utica, corne rileva Polibio 27 • E dunque è lecito sup-
porre con forza analoga. Ma tali due funzioni e relative forze sono a
livello strategico da sommare e non da sottrarre. Abbiamo cosi
55.000 (Utica e Ippona) + 2000 Celti + 20.000 (truppe operative a
Tunisi) + (almeno) 6.000 (riserva a Tunisi) = 83.000. Totale non
molto lontano da quello precedentemente calcolato.
Va infine considerato corne l'indagine demografica confermi la
plausibilità della cifra di 70.000 per i volontari libici 28 ; e questo
tanto più se si considera corne la leva non sia quella ordinaria che
forniva i più di 12.000 uomini dell'armata di Sicilia ma una insurre-
zione en masse.
2. Quanto alle forze cartaginesi le informazioni sono scarse e
parziali. Sappiamo che Annone disponeva inizialmente di più di
cento elefanti 29 e che le forze assegnate ad Amilcare per la sua offen-
siva ammontavano a diecimila uomini e settanta elefanti3°; a cià si
aggiunge l'altra notizia della defezione di Narava ai Punici con due-
mila cavalieri Numidi dopo la battaglia del Bagradas 31 • È presumi-
bile che gli elefanti compensassero una deficienza di uomini, soprat-
tutto di cavalleria, ed una plausibile spiegazione al mancato
inseguimento dopo la prima battaglia di Utica potrebbe essere pro-
prio la inferiorità numerica di questa, che inoltre figura in seconda
linea nell'ordine di marcia alla battaglia del Bagradas 32 , protetta da
uno schermo di elefanti. E cià sarebbe ulteriormente confermato

25 Cfr. Polyb. 1 77, 4.


26 Cfr. infra p. 125.
27
Cfr. Polyb. I 73, 3; 6.
28 Cfr. Gsell, II, p. 103-104; Beloch, p. 469.
29
Cfr. Polyb. I 74, 3.
3
° Cfr. Polyb. I 75, 2.
31
Cfr. Polyb. I 78, 9; infra p. 154-155.
32
Senza argomenti Walbank, p. 140; Warmington, p. 188; Scullard, p. 567 ri-
tengono invece prevalente la cavalleria. Il testo di Polibio parla senza precisa-
zione sia di cavalleria che di fanteria. Per le due battaglie infra p. 133 ss.; 139 ss.
Per il tradizionale disinteresse cartaginese ad una cavalleria cittadina cfr. Melt-
122 1. DALLA BATIAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

dall'entusiasmo con cui la defezione di Narava venne salutata 33 •


Prima di essa la cavalleria punica - dal momento che abitualmente
era reclutata solo tra i Numidi 34 , il che finché gli insorti controlla-
vano le linee di comunicazione con l'interna non era più possibile, e
non nei mercati mercenari, salvo piccoli contingenti iberici - doveva
essere costituita dai soli xoÀtnKoi ixxdç 35 , del tutto equivalente
corne estrazione e qualità a quella romana coeva 36 , e che in un eser-
cito ordinario rappresentava il So/o della forza totale 37 ; al massimo
sarà stata integrata da qualche disertore numida dell'armata di
Sicilia.
L'esercito era formato da mercenari di nuovo ingaggio, disertori
- cioè da coloro tra i mercenari di Sicilia che non avevano aderito 38
all'ammutinamento più i Libifenici - e milizie cittadine (xoÀtnKoi
ixxeîç Kai xeÇoi) 39 , del tutto obsolete da quasi un secolo e a cui si
faceva ricorso solo nei momenti estremi, ultimo caso quello della
spedizione di Regolo 40 • Tali dati, in modo pressoché analogo, sono
ripetuti da Polibio sia per l'esercito di Annone che di Amilcare, e
cio 41 , forse dovuto ad un difetto redazionale, in ogni caso indica
corne l'esercito di Amilcare sia Io stesso di quello di Annone, riorga-
nizzato dopo il fallimento della campagna di Utica, e non uno nuovo
appositamente reclutato 42 • La menzione dei disertori nemici, cioè
dei mercenari non aderenti all'ammutinamento, puo riferirsi infatti
solo all'esercito creato ab origine, cosi corne il riferimento alle
milizie cittadine, in quanto se ulteriori forze del genere potevano
essere arruolate è improbabile che non Io fossero subito per la
prima campagna con cui si sperava di concludere la guerra 43 • Inoltre
sarebbe stato impossibile acquistare e far giungere a Cartagine in

zer, II, p. 132; Huss, p. 477, che cosi intendono Polyb. VI 52, 3. Inoltre infra
p. 141.
33
Cfr. Polyb. 1 78, 8.
34
Meltzer, II, p. 132; Huss, p. 477; Brizzi, Armée, p. 310.
35
Cfr. Polyb. I 73, 1.
36
Su di essa Gsell, II, p. 348-349; Barker, p. 43.
37
Cfr. Barker, p. 10.
38
Quanti fossero non si puo dire con sicurezza, resta il fatto comunque che
il numero doveva essere rilevante se Polibio poteva dire che costituivano uno dei
due elementi dell'esercito cartaginese organizzato contro gli insorti e forte di
oltre ventimila unità. Postulando almeno un paio di migliaia sommati ai Libifeni-
ci non si sarà probabilemente troppo lontani dal vero.
39
Cfr. Polyb. 1 73, 1-2; 75, 2.
40
Su tale ultima Jeva cittadina Gsell, II, p. 348; ib. nt 5; ora Brizzi, Armée,
p. 308 per il trend complessivo.
41
Cfr. Polyb. I 75, 2.
42
Cosl invece pensano Meltzer, II, p. 377; Veith, p. 556-557; Id., Atlas, col.
10; De Sanctis, III, 1, p. 376; Picard, Révolution, p. 117; ma per cio Polyb. I 75, 1
non dà alcun impulso. ·
43
Per tale convinzione di Annone cfr. Polyb. I 74, 7.
LE FORZE IN CAMPO 123

breve tempo un ulteriore contingente di settanta elefanti; solo di


qualche nuovo contingente mercenario, perché già precedentemente
arruolato ma non arrivato in tempo utile, è possibile supporre un
arrivo nel frattempo 44 •
Nei due elenchi di Polibio non si parla di Libifenici che è impro-
babile si possano ricomprendere nei 7tOÀ.tnKoi K'tÀ.. Ciô si spiega
piuttosto col fatto che l'esercito de quo è l'armata di campagna e che
dunque non comprende le guarnigioni delle città alleate, che
appunto da tali truppe erano formate. Per la medesima ragionc il
totale complessivo si ricava sommando a questo le forze di Utica ed
Ippona, che dovevano esere rilevanti sia per l'importanza delle città
sia perla lunga resistenza opposta. Possiamo calcolarle in 10.000
uomini almeno.
L'esercito di Annone nella campagna di Utica doveva essere
inferiore, anche se non di molto, a quello degli insorti 45 ; il disprezzo
per gli avversari spiega corne egli prendesse ugualmente l'iniziativa.
Se gli insorti erano 25.000 Annone avrà avuto forse 20.000 uomini.
Il fatto che Amilcare ne disponga in seguito solo della metà non deve
sorprendere; oltre aile perdite subite ad Utica è da sottrarre il rin-
forzo lasciato aile due città forte di 500 uomini 46 e deve considerarsi
che, dato anche l'esito della prima campagna, si preferisse non
rischiare tutto l'esercito, ma conservare una forte riserva a Carta-
gine. Le contemporanee vicende in Sardegna, dove le truppe di
stanza avevano fatto causa comune con gli insorti, dovevano inoltre
consigliare il mantenimento di riserve da poter prontamente inviare
nell'isola, corne effettivamente dovette avvenire dopo la vittoria del
Bagradas che pareva ristabilire la situazione 47 • Ma soprattutto rileva
il fatto obiettivo che per riuscire il piano di Amilcare necessitava di
una task force di piccole dimensioni 48 •
Ad un certo punto infine, nella parte iniziale della guerra, i Car-
taginesi avevano ottenuto dai Romani la restituzione dei residui pri-

44 Ulteriori argomenti, emergenti dal corso delle operazioni, infra p. 128 ss.
45
In Polyb. 1 74, 3 è il 7tÀ.ii0oç degli elefanti il punto di forza dei Cartaginesi,
il che conversivamente indica che le forze convenzionali non erano superiori e
forse anzi inferiori, corne deduce De Sanctis, Ill, l, p. 375 nt 13, che tuttavia ne
conclude una forza degli insorti di solo 15.000 uomini, seguito da Warmington,
p. 188; Walbank, p. 133; Huss, p. 258. L'argornento di Veith, p. 567 di una relati-
va superiorità taciuta per via della sconfitta non è condivisibile in quanto la fonte
barcida usata per la carnpagna non aveva interesse a ridimensionare le propor-
zioni della sconfitta; del tutto arbitraria perciô la sua stima a 30.000; cfr. anche
Id., Atlas, col. 10.
46
Cfr. Polyb. 1 82, 9; Diod. XXV 3, 2; infra p. 136; 164.
47
Cfr. infra p. 193; Meltzer, II, p. 380, data invece a prima di questa la spedi-
zione spiegando con cio l'esiguità del corpo di Amilcare, ma è difficile che Carta-
gine si privasse di truppe prima di un successo sugli insorti in Africa.
48
Cfr. infra p. 139.
124 1. DALLA BATTAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

gionieri di guerra, tramandatici in numero di 2743; approssimativa-


mente devono aver rimpiazzato le perdite e le truppe inviate in
Sardegna 49 •
Un totale complessivo di 40.000 non pare dunque molto lontano
dal vero 50 • Rimangono escluse naturalmente le guarnigioni delle tre
città.
È inutile fare speculazioni sul rapporto quantitativo tra merce-
nari (nuovi + non ammutinati) e milizie cittadine, anche se un 1 : 1
non pare troppo improbabile, dal momento che Polibio nei suoi
elenchi non assegna particolare prevalenza all'uno o all' altro ele-
mento. Quanto all'area di reclutamento dei primi è da pensare alla
Grecia continentale, secondo il trend più recente, alla Magna Grecia,
inclusi gli Italici, corne indica l'esplicita autorizzazione del governo
romano al reclutamento di truppe in Italia 51 , e a Siracusa, corne
indica il convinto appoggio di Ierone 52 • Cio è da ricondure soprat-
tutto alla vicinanza di queste ultime due in un momento in cui la
rapidità di reclutamento era vitale.

49
Per il numero Val. Max. V 1, 1; per la restituzione infra p. 196.
50
Una cifra assai più consistente è quella di Veith, p. 566-567, il quale parla,
per il solo esercito di campagna, di 40.000 fanti e 4.000 cavalieri; ignorando le
guarnigioni che porterebbero il totale ad almeno 60.000. A tale stima egli giunge,
correttamente, per analogia con l'esercito levato al tempo dell'invasione di Aga-
tocle, ma la cifra relativa di Diod. XX 10, 5 è sospetta, cfr. Gsell, III, p. 32 nt 3, ed
è stata ridimensionata, guarda caso, proprio a ca. 20.000 da Müller, p. 17-19. Ela
conversione di Veith 2.000 carri = 30.000 cavalieri inoltre assai empirica. Quanto
poi alla battaglia di Utica il suo argomento corne si è detto è incondivisibile.
51
Cfr. App. Sik. 2, 10; Lib. 5, 19; Zon. VIII 17, 9 che non precisa l'area geo-
grafica; contra Walbank, p. 146; infra p. 196.
52 Cfr. Polyb. 1 83, 2; infra p. 195.
CAPITOLO II

LA CAMPAGNA DI UTICA

1. Subito dopo l'arresto di Giscone e contemporaneamente


all'invio di staffette ai Libî gli ammutinati si dividono in due corpi,
intraprendendo l'assedio regolare di Utica e di lppona 1• Accanto ad
essi quanto leggiamo in Polyb. 1 7 3, 3, per la fase immediatamente
succesiva, obbliga a desumere l'esistenza di un terzo di guardia a
Tunisi. Ognuno avrà quindi contato ca. 6.000 uomini. Il lasso di
tempo tra i due eventi pare, nella succesiva narrazione, brevissimo.
E la impossibilità di immaginare ragioni per tempi più lunghi
insieme al fatto che la dhiisione in due corpi precede l'arrivo del-
l'armata libica, che avrà richiesto qualche tempo, Io confermano. E
ciô porta a ritenere che gli ammutinati disponevano del necessario
parco di artiglieria e che questa quindi non era stata costruita ad
hoc, non essendovene il tempo, ma era quella dell'armata di Sicilia.
Tunisi divenne la loro base operativa. Essa infatti era la più
vicina a Cartagine ed inoltre un nodo delle comunicazioni con Io
hinterland e quindi un naturale punto di arriva delle nuove leve e dei
rifornimenti. Era poi facilmente difendibile, corne si vide alla prova
dei fatti, posta ad istmo tra il lago Sebkhat es Sedjoumi a SO e l'inse-
natura di el Bahira a NE, dunque con i fianchi protetti 2 •
Veith sostiene che non si sarebbe preso posizione nella città
stessa ma solo nel vecchio accampamento 3 • La sua localizzazione
sulla collina dell'attuale Belvedere Park a NO, che con un'area di
quattro km 2 è in grado di accogliere tale campo e consentiva la vista
della penisola, della baia e della città stessa di Cartagine, coglie sicu-
ramente nel segno 4 • Non si puô perô non avanzare riserve sull'as-
sunto che gli ammutinati non preferissero prendere posizione nella

1
Cfr. Polyb. 1 70, 9. Che non aspettassero le leve libiche, ma procedessero
irnmedialamente emerge da l. c. rel. I 73, 3. Diversamente Meltzer, Il, p. 375;
Veith, p. 530; Gsell, Ill, p. 106; Warmington, p. 188, che uniscono le due fasi.
2 Cfr. per tutti Veith, p. 530; Gsell, II, p. 107.
3
Cfr. Veith, ib.; seguito da Walbank, p. 134; Huss, p. 258; anche Gsell, III,
p. 106. Più esattamente a Tunisi senza specificazioni si riferiscono Meltzer, II,
p. 375; Warmington, p. 188.
4
Perla sua posizione rispetto a Tunisi cfr. AAT, Carte XX.
126 l. DALLA BATTAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

città. Non solo per ovvi motivi di comodità cui un esercito non sog-
getto ad una ferrea disciplina non poteva essere insensibile, ma
soprattutto per precise ragioni militari. Rimaneva infatti sempre il
rischio di un colpo di mano nemico che li estromettesse dalla città
sguarnita, <love certamente non potevano contare sulla simpatia del-
la popolazione punica o punicizzata. Inoltre nel capitolo di Polibio
dedicato all'investimento della città da parte di Amilcare non c'è
parola dell' accampamento ed anzi lo svolgersi delle operazioni pare
far intendere che al momento non era nemmeno presidiato 5 •
Il campo al Belvedere sarà stato dunque mantenuto, finché vi
erano truppe sufficienti, corne postazione avanzata ma solo di con-
serva con la città.
Agli insorti si offriva la possibilità di avere ragione subito di Car-
tagine con un colpo di mano; inoltre il tempo era senz'altro a loro
sfavore : più indugiavano più i Cartaginesi si organizzavano. Matho
e Spendio avrebbero potuto puntare subito su Cartagine da Tunisi, a
non più di un paio d' ore di marcia, dopo a ver arrestato Giscone. Vi
sarebbero giunti di sorpresa, certo precedendo la notizia dell'ar-
resto, trovandola presumibilmente mal custodita; impadronirsene
con un colpo di mano per i veterani di Sicilia non sarebbe stato
impossibile. Al contrario la principale preoccupazione di Matho fu
di organizzare l'insurrezione. Con tale misura, criticabile su un
piano strettamente militare, si <lava evidentemente priorità al
momento politico. Con cio confermando Io spessore del suo
disegno.
Giunte le nuove leve queste furono ripartite tra i tre corpi 6 •
2. Possiamo ora interrogarci sui piano degli insorti7. Particolar-
mente di rilievo è il fatto che, a differenza di Utica ed Ippona, Carta-
gine non fosse sottoposta ad un assedio ma solo ad un blocco
latente 8 , accompagnato da azioni dimostrative a sorpresa per demo-

5
Cfr. infra p. 182.
6
Cfr. Polyb. I 73, 3.
7
Per l'organizzazione del comando in questa fase iniziale cfr. p. 147-148.
8
Cfr. Polyb. I 73, 3; 6. Secondo Veith, p. 530 gli insorti non disponevano
delle capacità e dei mezzi per assediarla. Ma da un lato cio non spiega perché ri-
nunciassero ad un colpo di mano iniziale, dall'altro è contraddetto dall'assedio di
Utica ed Ippona, naturalmente più piccole ma a loro volta munite; perle difese di
Ippona cfr. Moscati, Basi, p. 1596; su Utica i dati sono minori cfr. Lézine, Utique,
p. 16-17; 67-68; Id., Utique. Note, p. 93, ma Polyb. I 74, 11 non lascia dubbi sull'e-
sistenza di una articolata cinta, cfr. anche Lézine, Utique, p. 27. Inoltre non si
vede quale esercito potesse possedere migliore preparazione poliorcetica di uno
di veterani e di mercenari. Ma soprattutto in seguito esso non esiterà a assediare
effettivamente la città. Altra cosa è naturalmente rilevare corne la imponenza
delle difese della capitale, cfr. Veith, ib.; Moscati, ib., possano aver funzionato da
deterrente psicologico facendo preferire inizialmente il piano politico.
LA CAMPAGNA DI UTICA 127

ralizzarne la popolazione 9 • Una soluzione offensiva avrebbe com-


portato la concentrazione di tutte le forze contro di essa. La disper-
sione importata dallo schieramento adottato indeboliva la spinta
offensiva ma, tuttavia, data la vicinanza dei tre corpi, consentiva
una rapida concentrazione in caso di attacco nemico. In una gior-
nata di marcia forzata, cioè sei o sette ore, le forze del corpo d'as-
sedio di Utica, quelle di Tunisie dopo la sua fortificazione quelle del
ponte sui Bagradas, potevano riunirsi con la sicurezza di poter con-
tare sull'arrivo di quelle che assediavano Ippona entro il giorno suc-
cessivo 10. Cio consente di concludere che Io schieramento complessi-
vamente adottato era più di contenimento - anche se non difensivo
in senso proprio - che offensivo. D'altro canto da Utica ed Ippona
militarmente c'era poco da temere, avendo appena di che difendere
se stesse - lasciamo stare inviare eserciti di soccorso a Cartagine; la
ragione dell'assedio non era dunque strategica.
Il piano degli insorti con cio diviene palese. Non si ricercava - in
quanto probabilmente non si riteneva possibile - una vittoria mili-
tare totale sui Cartaginesi e conseguentemente il loro annienta-
mento politico, in quanto altrimenti si sarebbero concentrate tutte
le forze sulla capitale - ma si intendeva usare la pressione militare
per un risultato politico. Cioè probabilmente per vedere ricono-
sciuta l' esistenza di uno stato africano indipendente. La conduzione
dunque non di una guerra totale - almeno fin da tale fase iniziale,
poi le cose cambieranno dando pienamente ragione alla valutazione
polibiana -, ma di una guerra corne mezzo di coercizione politica.
3. Curiosamente non ci è tramandata la reazione a Cartagine
alla notizia dell' arresto di Giscone e dello spiegamento di forze degli
ammutinati ma solo Io stato d'animo generale di disperazione di
fronte alla nuova guerra 11 • Per il resto il governo pare reagire in
modo razionale ed ordinato adottando le misure necessarie quanto
al comando e all'organizzazione di un esercito 12 • L'arco di tempo tra
l'ammutinamento e l'arrivo delle leve libiche è quello adoperato da
Cartagine per i preparativi militari 13 •
Quanto al comando ci viene detto che « .•. npocr'tT)craµEvot 'tOV

9 Cfr. Polyb. I 73, 6-7.


10
Fino all'età degli eserciti meccanizzati la velocità di movimento è sempre
stata di ca. 18/20 km/giorno, corne per l'età napoleonica. Uno studio complessivo
della velocità degli eserciti antichi manca, ma utile puo essere indicare la velocità
media di quello di Alessandro il grande ricavata dai dati noti da Engels, p. 153-
156, di 15 miglia inglesi al giorno, e tenendo presente, corne da lui notato, la mag-
gior velocità di corpi di media consistenza, corne quelli degli insorti.
11 Polyb. I 71, 2.

2 Cfr. Polyb. I 73, 1.


1

13
Cio è cogente dalla scansione di Polyb. I 73, 1; 3.
128 1. DALLA BATIAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

f\vvmva cr-rpunnov ... » 14 • Non abbiamo notizie di una revoca della


sua strategia libica dopo il fallimento delle trattative a Sicca. Né è
lecito supporla perché in tal caso non gli sarebbe stata restituita cosl
a breve termine. È possibile dunque che si tratti di una svista di
Poli hi o. Ma è più corretto cercare nell'espressione semplicemente
un significato diverso. Non possiamo supporre che ad Annone corne
governatore della Libia il comando conseguisse in modo costituzio-
nalmente automatico. Non solo per questioni di competenza territo-
riale, risultando il teatro di guerra in parte fuori della sua regione,
ma soprattuto per la specificità della situazione, non ultimi i prov-
vedimenti di organizzazione della difesa e il bando di leva della
popolazione cittadina cui certo il governatore della Libia non aveva
competenza corne tale. Dobbiamo quindi ritenere che strategos valga
«generale» in senso stretto 15 , probabilmente l'equivalente del pun. rb
m]:int 16 • Accanto e comunque indipendentemente dal governatorato
ad Annone si attribuiva l'alto comando della guerra.
La leva delle milizie dovette essere immediata. Ma del tempo
sarà occorso per l' addestramento di cui ci viene espressamente rife-
rito, almeno perla cavalleria 17 • Dell'arruolamento di nuovi merce-
nari si è già detto. Qui preme chiederci quale origine avesse il con-
tingente di elefanti e il parco di artiglieria di cui pare fornita
l'armata di Annone 18 • In astratto sono possibili due ipotesi. Che tali
armamenti provenissero da fuori, gli elefanti dal Marocco, le armi e
le artiglierie, o almeno il materiale per costruirle negli arsenali citta-
dini, dai mercati d'Italia e Sicilia. Oppure che si trattasse di una
riserva di guerra già esistente nei depositi della città, preesistente
alla pace con Roma o raccolta in vista di una ripresa della guerra - e
cioè da Amilcare secondo quanto vedemmo.
Polibio in proposito cade in una significativa contraddizione.
Dopo aver descritto una situazione strategico-logistica disperata di
mancanza di armi, navi, materiale da costruzione e denaro 19 , egli dà
infatti, senza spiegazioni di raccordo, notizia degli armamenti di
Annone. Cià si spiega supponendo l'innavertito innesto disorganico
di due fonti diverse. La seconda è da preferire in quanto presup-
posto obbligato di tutto quello che ci viene detto sulle successive

14
Polyb. 1 73, 1.
15
Perla diversità anche Huss, p. 257 nt 34; Wollner, p. 89 ma senza argo-
menti. La seconda nomina non è elemento per escludere quindi la competenza
militare della strategia libica, corne erroneamente sostiene Ameling, p. 108-109,
che manca di cogliere gli esatti termini costituzionali del problema : una cosa è
un comando militare territorialmente definito, un'altra uno generale illimitato.
16
In generale per tale equivalenza dei due titoli, Sznycer, Titre, p. 116-119.
17 Cfr. Polyb. 1 73, 1.
18
Cfr. Polyb. 1 74, 4; 12.
19
Cfr. Polyb. 1 71, 6.
LA CAMPAGNA DI UTICA 129

operazioni di Annone ed Amilcare. La prima è da spiegarsi con un


intento di mascheramento della reale situazione militare di Carta-
gine subito dopo la pace con Roma 20 • La celerità e l'efficienza del-
l'armamento di Annone mostra infatti che Cartagine disponeva
almeno del denaro o dei mezzi materiali necessari - e forse di
entrambi. Ora, tale intento euristico di copertura ha un senso solo se
tra le due alternative iniziali si propende per la seconda. La fonte di
Polyb. 1 71, 6 vuole nascondere che Cartagine si preparava già forse
durante le trattative con Catulo alla ripresa della guerra. E ciô pare
più vero se si riflette che se la fonte sull'organizzazione dell'esercito
da parte di Annone non è filobarcida, in quanto ne sottolinea i
meriti, quella diversa di 1 71, 6 puô essere solo tale. Inoltre i termini
relativamente brevi di organizzazione sono ulteriore conferma della
seconda ipotesi. E anche il massiccio contigente di elefanti si spiega
meglio in questo senso 21 • Non perché fosse impossibile trasportarli
via mare dal Marocco ma in quanto, dati i tempi ed i costi del-
l'operazione, sarebbe stato nella congiuntura più ovvio impiegare il
denaro relativo nell'ingaggio di ulteriori reparti di mercenari. Infine
è significativo corne mentre in 1 71, 6 si <lice che non vi erano più
navi in 1 73, 2 apprendiamo della presenza negli arsenali di unità di
varie classi22 •
4. La miglior conferma al carattere non offensivo del piano degli
insorti viene naturalmente dal fatto che furono i Cartaginesi a pren-
dere l'iniziativa.
Le possibilità che si offrivano loro erano due : rompere il blocco
e costringere il nemico ad una battaglia decisiva non troppo lontano
da Cartagine per potervi riparare in caso di sconfitta o affrontare
separatamente ciascuna delle armate nemiche. Senza dubbio la
prima soluzione appare più rischiosa per la loro inferiorità nume-
rica ed era difficile obbligarvi l'avversario. Ma anche la seconda non
era scevra di rischi, richiedeva rapidità di spostamenti e di combatti-
mento, mentre il rischio del sopravvenire degli altri corpi nemici
comprometteva le possibilità di sfnittamento strategico di una vit-
toria tattica. Sarebbe stato quindi necessario distaccare corpi
minori di osservazione, nella migliore strategia napoleonica.
Annone optô per la seconda ma invece di assalire il corpo di
Tunisi che meno poteva contare su un rapido arrivo degli altri due,
preferl investire quello che assediava Utica. Non si puô fare a meno
di chiedersene il perché. Il motivo pare essere quello politico-psico-

20
Cfr. anche il nostro lavoro in preparazione sulla supremazia navale dopo
la 1 guerra punica.
21
Contra Meltzer, II, p. 375.
22
Per l'esistenza in cantiere di una flotta considerevole tra la sconfitta delle
Egadi e la pace si rinvia al nostro lavoro in preparazione.
130 1. DALLA BATIAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

logico, uguale e contrario a quello degli insorti, di mostrare alle città


rimaste fedeli che non erano abbandonate a se stesse per evitare
quello che poi alla fine effettivamente accadde, cioè la loro defe-
zione. Non è neanche da sottovalutare il fatto che, salvo un'azione di
sorpresa, l'attacco contro il corpo di Tunisi sarebbe quasi certa-
mente finito in un colpo a vuoto in quanto gli insorti potevano ripa-
rare dentro le mura della città e dal momento che la situazione stra-
tegica complessiva rendeva impossibile un assedio.
È invece improbabile che la liberazione della città avesse Io
scopo di ristabilire le comunicazioni con l'interno corne suggerisce
invece Veith 23 , per il fatto che Utica non rappresentava affatto una
testa di ponte verso l'interno, rispetto al quale è anzi periferica.
Chiave della hinterland era semmai Tunisi.
In secondo luogo il possesso di Utica avrebbe permesso ai Carta-
ginesi di tagliare le linee di comunicazione tra Tunisi e il corpo d'as-
sedio di Ippona e di batterli separatamente.
Come si vede Annone aveva ben compreso il piano e la situa-
zione del nemico e aveva saputo individuare il suo punto debole rap-
presentato dall'estensione del fronte e dal fatto che le linee di comu-
nicazione non gli correvano perpendicolari, ma parallele. Egli non
mancava quindi affatto di una chiara visione della situazione 24 •
Si è supposto che raggiungese Utica via mare, perla ragione che
l'armata di Tunisi bloccava la via di terra 25 • In realtà pero tale blocco
se sufficiente per intercettare i rifornimenti non Io era per impedire
il passaggio di un esercito disposto a <lare battaglia. Ma a tal fine gli
insorti avrebbero dovuto rinunciare al vantaggio delle fortificazioni
di Tunisi. E se cio fosse accaduto avrebbe costituito un vantaggio
per Annone. Dunque non pare una ragione per escludere che egli
procedesse via terra. D'altro canto dopo il primo scontro vittorioso
ci viene detto che egli entro nella città 26 • Il termine usato ( eicrnÀ0rov)
e l'assenza di un avverbio corne palin confermano che vi entrava per
la prima volta, il che evidentemente non poteva essere se era sbar-
cato nel suo porto. L'ipotesi di un approccio via terra, già avanzata
da altri senza argomenti 27 , o con il solo discutibile della difficoltà di
trasportare cento elefanti per mare 28 , ne è cosi rafforzata. Come
diremo per via mare erano pero state trasportate le artiglierie.

23
Cfr. Veith, p. 528. Nel ristabilimento di quelle con le città vede invece l'o-
biettivo De Sanctis, III, 1, p. 375, ma cio pare secondario se si riflette che sus-
sistevano comunque quelle via mare.
24
Cosi invece Veith, p. 531.
25
Cosi Gsell, III, p. 107; ib. nt 6; seguito da Huss, p. 258.
26
Cfr. Polyb. I 74, 8.
27
Cfr. Meltzer, II, p. 376; Veith, p. 531; Id., Atlas, col. 10.
28
Cfr. Walbank, p. 139.
LA CAMPAGNA DI UTICA 131

È con cio da chiedersi allora quale percorso abbia seguito. Si è


sostenuto che seguisse il litorale 29 • Ma in tal caso non capiremmo
dove egli potesse attraversare il Bagradas, dal momento che il guado
successivamente usato da Amilcare era appunto sicuramente stato
impiegato da questi per la prima volta. Si è con cio obbligati a rite-
nere che egli usasse il primo ponte sul fiume e che dunque probabil-
mente gli insorti non Io avessero presidiato in precedenza per disat-
tenzione, e di cui anzi proprio la manovra di Annone doveva aver
loro rivelato l'importanza. Che a sua volta egli cmnn1ettesse un
errore a non lasciarvi un corpo di guardia non è da ritenere in
quanto con cio avrebbe dovuto dividere le sue forze, pregiudicando
a quelle distaccatevi ogni possibilità di salvezza in caso di sua scon-
fitta. Mentre in caso di vittoria il ponte sarebbe comunque venuto
sotto il suo controllo. La sua localizzzazione è controversa. Che esso
si trovasse in corrispondenza di Thuburbo Minus è da escludere in
quanto troppo a sud del teatro; del pari che vicino a Henchir hou
Djaoua ad ovest del Djebel Ahmar a ca. 20 km dalla foce di allora.
Da preferire è la tesi di Veith che Io identifica col ponte attestato per
l'età romana ad Callum Gallinaceum 30 a poco più di 2,5 km a nord
del villaggio di La Sebala, ad otto dalla foce 31 •
Senza dubbio Matho a Tunisi era al corrente della marcia di
Annone, la cui uscita da Cartagine non poteva certo essere sfuggita
ail'osservatorio del Belvedere. Ma è difficile che avesse potuto avver-
tire il collega ad Utica. Ogni staffetta sarebbe stata intercettata da
Annone o, passando a sud il fiume, giunta troppo tardi.
Puà sorprendere - e costituire obiezione alla ipotesi terrestre - il
fatto che il corpo d'assedio non cercasse di intercettare i Cartaginesi
all'attraversamento del fiume, a dodici miglia romane dalla città,
secondo I'itinerarium romano 32 • Ma è plausibile che gli insorti confi-
dassero nei loro trinceramenti e che temessero una sortita degli Uti-
censi.
Dal fatto che Annone facesse uscire le sue artiglierie e i mezzi
d'assedio da Utica, questi effettivamente con tutta probabilità giunti
separatamente via mare da Cartagine, in quanto altrimenti avreb-
bero rallentato troppo la marcia dell'esercito 33 , si deve dedurre che

29 Cosl Meltzer, II, p. 376; Veith, p. 531.


30 Per esso cfr. Tissot, II, p. 55-57; Salama, Voies, p. 85-86.
31 Cfr. Veith, Karte 12. c, g; Id., Atlas, Bl. 2., Kk. 4.; 6.; per il basso corso del

Bagradas AAT, Carte XIII.


32
Cfr. ltin. Ant. 22, 4 W. = 3 Cuntz; Tissot, II, p. 57.
33 Perla locuzione KoµiÇœ tK 1i]ç 1tOÀ.ecoç, cfr. Mauersberger, s. v. KoµiÇco, col.

1419; Walbank, p. 140. Se è plausibile che dell'artiglieria si trovasse ad Utica, di


stanza (magari dispostavi durante la spedizione di Regolo) o costruita per resi-
stere all'assedio, sorprende trovarvi le attrezzature - corne arieti, torri, graticci -
per intraprendere a propria volta l'attacco di posizioni fortificate. Ciè> ci induce a
132 l. DALLA BATTAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

egli si congiungesse con il presidio cittadino prima dell'attacco


(principale?) contra gli insorti e che dunque questi non si oppones-
sero al suo movimento e che i lavori di assedio non fossero comple-
tati al punto da impedire l'accesso alla città senza combattere o che
la loro opposizione fosse stata superata in uno scontro iniziale. Il
fatto che gli insorti disponessero di lavori di controvallazione
(xapaxa) 34 ci fa propendere per la seconda.
Operato il congiungimento comunque non solo il fatto che
Annone mettesse in posizione l'artiglieria, catapulte e baliste, ma
soprattutto portasse fuori della città le attrezzature ncccssaric pcr
un assedio 35 fa pensare a veri e propri lavori di contro-controvalla-
zione delle posizioni degli insorti; corne, poco oltre, conferma l'im-
piego di xapaxa pure perle posizioni puniche 36 • In questa accezione
più piena è da intendere il riferimento al fatto che si accampasse npo
-rfjc; noÀ.eroç, che, potendo acquartierarsi le truppe in città, di per sé
avrebbe poco senso.
Quali erano le rispettive posizioni? Veith pare spingere la cinta
muraria di Utica in quest' epoca già fino a comprendere la collina
antistante (quota 34), oggi definita la pseudocittadella, e a porre di
conseguenza sulle sue pendici orientali l'accampamento di
Annone 37 • Cio è pero da negarsi in base a più recenti analisi che indi-
cano corne la pseudocittadella fosse, ancora nel 204, non fortificata
e le mura corressero ca. 200 mt più a valle 38 • Seconda quanto d'uso
negli assedi della città 39 , gli insorti avranno allora tenuto le propa-
gini settentrionali del Dj. Menzel Roui con un punto forte, probabil-
mente l'accampamento vero e proprio, la napeµpoÀ.Î) di Polyb. I 74,

ritenere che parte almeno delle prime e tutte le seconde fossero in realtà state
trasportate per mare. Si tratterebbe invece dell'artiglieria cittadina per Meltzer,
II, p. 376; Gsell, III, p. 107; Veith, p. 531; Id., Atlas, col. 10.
34
Polyb. 1 74, 4. Nella descrizione della battaglia si distingue tra questi xa-
pa.xa. ed una napeµpoÀi\l<npa.-rom:fü:ia., cfr. I 74, 5, termine specifico per indicare
gli alloggiamenti dei soldati, cfr. ad es. Polyb. VI 29,1, col che rendendo sicuro
che i primi sono da intendere non corne palizzata del campo ma corne trincee
d'assedio.
35
Cfr. Polyb. I 74, 4; 12.
36 Cfr. Polyb. I 74, 11; il confronto con I 74, 10 <love si parla di cr'tpœrnneôeia a

brevissima distanza indica corne non si tratti, nel contesto, di sinonimi, in quanto
sarebbe bastato un pronomc.
37
Cfr. Veith, p. 531; Karte 12. b; Id., Atlas, col. 10; BI. 2, K. 5., il quale doveva
basarsi su Tissot, II, p. 72-73; 78-79.
38
Cfr. Lézine, Utique punique, p. 93; Id., Utique, p. 68, in base a Liv. XXIX
35, 6; XXX 4, 11; l'archeologo ritiene che l'abitato giungesse a non oltre 150-220
mt dalla linea della riva.
39
Di Agatocle nel 308 e soprattutto Scipione nel 204, cfr. Lézine, Utique pu-
nique, ib.; Id., Utique, p. 26-27; 68.
LA CAMPAGNA DI UTICA 133

5, in corrispondenza della pseudocittadella (qt. 34). La collocazione


di Annone lungo il fianco destro del colle è smentita anche dal fatto
che dopo il contrattacco degli insorti i Cartaginesi riparassero nella
città; altrimenti ne sarebbero stati tagliati fuori. Viceversa il tenore
più stretto di Polibio (np6) è quello più esatto, soprattuto se accam-
pamento = contro-controvallazione. Le posizioni puniche dovevano
quindi essere nei ca. 200 mt tra le mura, di cui erano cosl una proie-
zione offensiva, e qt. 34.
S. Veniamo allo svolgimento delle due battaglie di Utica. Com-
pletati i lavori di contro-controvallazione e dunque qualche tempo
dopo il suo arrivo Annone inizia l'attacco ai xapaxa nemici. Più che
con un assalto frontale unico cio pare avvenire con una successione
di operazioni di erosione. Cio indica il fatto che Polibio specifichi
tvexEip11cre npocr(3aÀ.Â.et v e i lavori stessi di contro-controvallazione
che altrimenti non avrebbero ragione.
Solo superate queste trincee - e infatti i due momenti sono
distinti da Polibio - viene sferrato l'attacco principale contro l'ac-
campamento vero e proprio, cioè, verosimilmente, quota 34, in cui
gli elefanti fungono da massa d'urto 40 • Che il successo tattico fosse
pieno è innegabile 41 ; forti le perdite (noÀ.Àoi) 42 , diffuso il panico 43 ,
che lascia pensare ad una vera rotta 44 • Ma Annone manco di trasfor-
marlo in strategico, trascurando ogni inseguimento.
Sicuro del successo egli trasferisce il proprio comando nella
città liberata 45 • Il mancato inseguimento sarebbe dovuto secondo
Polibio ad una sopravvalutazione di Annone abituato a fughe di più
giorni di Libî e Numidi 46 • Ma cio è poco plausibile perché egli non
poteva ignorare, proprio perla sua esperienza, che tali fughe erano
espedienti tattici - si pensi alla manovra della cavalleria numida a
Canne 47 • Più probabile è che fosse la carenza di cavalleria, soprat-

40 Cfr. Polyb. 1 74, 3. Tale tattica di impiego degli animali pare insolita negli

eserciti ellenistici ma tipica dell' ordinanza cartaginese, cfr. Tarn, Development,


p. 95-96.
41
La portata della vittoria è colta pure da De Sanctis, III, 1, p. 376; Huss,
p. 258, ma senza specificazioni.
42 Cfr. Polyb. 1 74, 5.
43
Cfr. Polyb. 1 7 4, 3; solo a tale momento finale infatti puô riferirsi il terrore
ispirato dagli elefanti in quanto essi dovevano altrimenti fare poca impressione a
truppe riparate da trincee e abituate agli animali, corne erano Libî e mercenari.
44
Cosi la valuta anche Polyb. I 74, 7, q>uyft, interpretando il comportamento
di Annone.
45
Cosi ci pare da intendere il curioso inciso di Polyb. 174, 8, che egli entrô in
città per riposare il suo corpo e che rivela la fonte sfavorevole. Seguono la lettera
di Polibio invece Meltzer, II, p. 376; Veith, p. 531; Gsell, III, p. 108.
46
Cfr. Polyb. I 74, 7.
47
Seguono Polibio gli Aa. citt. nt 45.
134 1. DALLA BATTAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

tutto leggera, in quanto quella cittadina è cavalleria pesante d'urto, a


impedirlo.
Cio dà modo ad una parte degli sconfitti di riprendere posizione
su una altura ripida e coperta da fitta macchia 48 , da identificare con
qualche altura del Dj. Menzel Roul 49 , peraltro abbastanza distante
da Utica da impedire che i Cartaginesi se ne accorgessero; e di rior-
ganizzarsi. È pero eccessivo ridurli con Polibio al solo contingente
mercenario 50 , anche se queste truppe d'élite avranno funto da coa-
gulo, in quanto questo contava non più di seimila uomini meno le
perdite, troppo pochi anche con il vantaggio della sorpresa. Cio
obbliga a ritenere che qualche migliaio di Libî fosse pure stato rior-
ganizzato; né si possono escludere rinforzi dal corpo di lppona.
Da cio corre pero qualche tempo prima di un ritorno offensivo.
Polibio indica infatti corne gli insorti notassero l'assenza di Annone,
cioè del quartier generale, dalle posizioni fortificate puniche 51 e la
trascuratezza del presidio 52 , il che non puo essere avvenuto nel giro
di ore, ma solo di giorni. E significativo è pure il riferimento alla
presunta abitudine dei Libî di fuggire per due o tre giorni 53 •
Il contrattacco sferrato a sorpresa dagli insorti non costituisce
dunque una seconda fase della stessa battaglia, ma una seconda bat-
taglia posteriore. Gli insorti sorprendono in pieno i Cartaginesi, con-
quistandone le posizioni 54 e impadronendosi dei materiali bellici e
dell'artiglieria che vi si trovava 55 • Di questo ultimo particolare non è
ragione di dubitare 56 , in quanto implicato necessariamente dalla
conquista delle posizioni. I Cartaginesi dovettero perdere un
numero consistente di prigionieri. Infatti in seguito sappiamo che,
insieme a coloro che erano stati arrestati con Giscone, gli insorti ne
detenevano ca. settecento 57 , e non c'è altra occasione in cui li
abbiano potuti catturare. Li stimeremmo dunque in almeno sei-
cento. Si sarà trattato di quelli che erano all' esterno delle posizioni e
quindi rimasti tagliati fuori 58 • Il grosso tuttavia riesce a riparare con

48
Cfr. Polyb. I 74, 6.
49
Cfr. Veith, ib.; Gsell, III, p.108nt1; Huss, p. 258; Walbank, p.140.
so Cfr. Polyb. I 74, 9.
si Cfr. Polyb. I 74, 10, grazie a spie?
52
Cfr. Polyb. l. c.
s3 Cfr. Polyb. I 74. 7.
4
~ Erroncamcntc Mcltzer, II, p. 377; Veith, p. 531; Id., Atlas, col. 10 parlano
solo di una rioccupazione del loro accampamento abbandonato.
ss Cfr. Polyb. I 74, 11-12.
56
Cosi invece De Sanctis, III, 1, p. 376 nt 14, accolto da Walbank, p. 140.
57
Cfr. Polyb. 1 80, 11.
58
Cfr. 1 74, 10.
LA CAMPAGNA DI UTICA 135

facilità nella città 59 ; cio avrà limitato la portata dello scacco. Soprat-
tutto poi l'esercito di Annone pare conservare intatta la capacità
operativa se di Il a poco riprende l'iniziativa60 • Anzi cio implica che
gli insorti erano comunque cosl provati dalla prima sconfitta da non
essere in grado di riprendere l'assedio o almeno di condizionare la
libertà di movimento del nemico.
Le operazioni infatti si spostano in campo aperto, nella regione
circostante Utica, anche se non si puo precisare con sicurezza in
quale dirczione, essendo ignoto il solo toponin10 menzionato 61 ,
Gorza, che comunque poteva essere solo una località, ad esempio
dei rilievi, ma non un castellum non essendo definita polis 62 • È possi-
bile comunque che fosse tra Utica ed il ponte sui Bagradas di cui
Annone potrebbe aver cercato di riassicurarsi il controllo, per rista-
bilire almeno le comunicazioni con Cartagine, contrastato dal
nemico 63 • Presso tale località i due eserciti avevano posto il campo e
ad Annone si erano presentate due favorevoli occasioni di dare bat-
taglia e altrettante di sorprendere il nemico che si sarebbe lasciato
sfuggire 64 ; notizia da cui Polibio stesso prende le distanze (ôoKei).
Comunque pare una piccola campagna a sé.
6. Impossibile calcolare le perdite complessive. Ma certo per gli
insorti nella prima battaglia dovevano essere state pesanti; almeno
una parte dei contingenti libici doveva aver cessato di esistere corne
unità, facendo ritorno dopo la rotta alle proprie case. Quanto ai
Punici non sappiamo cosa ne fosse della divisione di elefanti ma il
fatto che più avanti Amilcare ne disponga ancora di settanta fa rite-
nere che in buona parte poterono essere messi in salvo dentro Utica
o che già vi si trovassero al momento della seconda battaglia. A
tirare le somme la prima campagna si concludeva con un insuccesso
strategico di Annone, anche se non con una vittoria degli insorti.
L'ipotesi che Annone continuasse le operazioni in direzione di
Ippona 65 , o sempre nel territorio di Utica 66 , non puo essere accolta

59
Cfr. Polyb. I 74, 11; ridimensionano la sconfitta De Sanctis, III, 1, ib.;
contra Mommsen, I, p. 561.
60 Cfr. Polyb. I 74, 13; anche De Sanctis, III, 1, ib.
61
Cfr. Meltzer, II, p. 377; Veith, p. 532 nt 1; Walbank, p. 140; Huss, p. 258
nt 47. Essa non ha nulla che vedere con la Gurza della Bizacene, cfr. Picard,
Administration, p. 1263-1264.
62
E ancor meno una città corne ritiene invece Veith, p. 532; Gsell, III, p. 108.
Per il significato di polis corne borgo fortificalo supra p. 87 nt 1.
63 Tra Utica ed Ippona la colloca invece De Sanctis, III, 1, p. 376 nt 14; in ge-

nere tra la prima e Cartagine Veith, p. 532 nt 1.


64 Cfr. Polyb. I 74, 13-14.
65
Cosl invece De Sanctis, III, 1, p. 376.
66
Cosl invece Veith, p. 532; 533; si limitano a constatare il silenzio Meltzer,
II, p. 376; Gsell, Ill, p. 108 nt 2.
136 1. DALLA BATIAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

alla luce del fatto che Polibio non riferisce di eventuali altri combat-
timenti e che non vi è alcuna plausibilmente immaginabile ragione
perché ne potesse intenzionalmente tacere; tanto più che la sua
fonte antiannonidea avrebbe sicuramente continuato a registrare,
corne per Gorza, ingigantendoli, scacchi minori o mancate occa-
sioni. Cio porta a ritenere che a seguito delle indecise operazioni a
Gorza egli venisse richiamato col suo esercito a Cartagine, rientran-
dovi probabilmente via mare da Utica, in quanta non ci sono aitre
notizie di scontri, anche se è possibile che proprio le operazioni di
Gorza fossero già parte della marcia di rientro.
Cio è avvalorato dal fatto sopra visto che parte del suo esercito e
non uno nuovo venne affidato ad Amilcare. In seconda luogo è
implausibile che minacciata direttamente Cartagine una forza cosl
consistente fosse lasciata mezzo inattiva in un sottoteatro minore in
cui comunque la sua presenza si era rivelata inutile e quando il con-
trollo dei mari ne consentiva una veloce ridislocazione. In terzo
luogo il mantenimento nell'area di Utica o lo spostamento nel terri-
torio ipponate avrebbe posto difficoltà logistiche notevoli aumen-
tando i problemi delle due città, sole basi disponibili. Ed infine non
si vede perché, se ancora presso Utica, Annone non prestasse man-
forte ad Amilcare al Bagradas; e comunque la sua presenza non
impedisse almeno che le forze assedianti la città confluissero contro
di lui.
Ad Utica e ad Ippona - dove saranno giunti via mare - aveva
lasciato solo un rinforzo di 500 uomini 67 •

67
Cfr. infra p. 164.
CAPITOLO III

LA BATTAGLIA DEL BAGRADAS

1. Lo scacco di Annone impose al governo - probabilmente


anche sotto la spinta della opinione pubblica 1, oltre che per obiettive
considerazioni - una riorganizzazione del comando. Per la prosecu-
zione delle operazioni in campo aperto - cosi intenderemmo la spe-
cificazione Eiç 'tOV tv&cr'tro'ta 1tOÂ.&µov 2 , ché altrimenti sarebbe super-
flua - fu assegnato un comando ad Amilcare insieme con un
esercito, ritagliato da quello di Annone. E converso ciô fa pure rite-
nere che ad Annone, che conservava il suo grado, fosse attribuito un
ruolo non attivo, verosimilmente il comando della piazza di Carta-
gine e delle riserve costituite dal resto del precedente esercito. Che
conservasse un comando risulta pacifico dal suo essere definito più
oltre corne «I'altro degli strateghi» e dal fatto che unisse sue forze
con quelle di Amilcare 3 • Per la reciproca posizione dei due proprio
tale espressione fa pensare ad una equiordinazione 4 • Né vale in con-
trario che Amilcare chiami a sé Annone 5 , dal momento che· l'espres-
sione evidenzia la richiesta e non l'ordine che altrimenti si avrebbe
per un subordinato. D'altro canto in Polyb. 1 75, 1-2 ci viene detto
solo che Amilcare fu nominato stratego non che gli fosse affidato il
comando in capo. Il che anzi risulta escluso dalla specificazione
appena considerata del suo comando 6 • Ad un comando unico
insomma se ne sostituisce uno collegiale. E proprio ciô esclude che

1 Cosl intenderernrno il riferirnento alle aspettative del 7tÀt9oç in Polyb. I 75,


3. Il termine ha valore squisitarnente descrittivo e non indica una parte politica
(all'incirca corne plebs), corne sembra ritenere invece Huss, p. 258, in quanto in
tal caso avrebbe un valore dispregiativo che è inconciliabile con la fonte barcida
che Polibio sta qui usando.
2 Polyb. I 75, 2; significativo anche il verbo tÇ&7ttµJtov.
3 Cfr. Polyb. I 81, l; 82, 2; anche Meltzer, II, p. 377; Warmington, p. 189; Pi-

card, Révolution, p. 117. Huss, p. 258 ritiene che conservasse il governatorato


africano, ma questo era un titolo senza valore finché c'era la guerra e comunque
esso rirnaneva accanto al cornando rnilitare, corne dicemrno; Wollner, p. 90 pare
ritenere che egli fosse dirnesso dal cornando e solo succesivamente richiamato,
cfr. pero p. 89-90 nt 371. Per App. lb. 4, 16, infra p. 207.
4
Contra Picard, Hannibal, p. 71; Scullard, p. 567; Pedech, Polybe, p. 127 nt 2.
s Cfr. Polyb. le. ult. cit.; esattamente Gsell, III, p. 116 parla di invito.
6
A quanto scrive Polibio, aüetç xpocntl<ravro, non puè> darsi il significato di
« anteporre » gerarchicarnente in quanto altrirnenti il dire subito dopo che fu in-
138 1. DALLA BATTAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

dietro la nomina iniziale di Annone e la nuova organizzazione vi fos-


sero ragioni politiche interne, corne invece per Io più si ritiene par-
lando di una ripresa del partita barcide 7 ; se effettivamente fosse cosi
ci aspetteremmo non solo una rimozione ma, seconda la norma
costituzionale, un processo di Annone. In specie la prima si spiega
assai meglio che con ragioni di partita se si considera corne il suc-
cesso a Theveste e dunque la specifica esperienza di guerra africana,
oltre che le <loti di organizzatore, rendevano tecnicamente più quali-
ficato l'uno dell'altro.
2. Nel frattempo gli insorti avevano riorganizzato Io schiera-
mento, approfittando dell'esperienza della campagna conclusa. In
particolare venne presidiato il massiccio del Dj. Ahmar (328 mt) che
tagliava l'accesso a sud all'interno del paese 8 - cosa che dunque
prima non si era fatta. A tal fine furono impiegati forse i Galli di
Autarito 9 •
Inoltre vennero costruite fortificazioni presso il ponte sul
Bagradas 10, probabilmente presso il villaggio di La Sehala, sulla riva
destra 11 • Anche se verosimilmente non entrambe le sponde vennero
guarnite ma solo quella destra, rientrando quella sinistra nelle linee
di comunicazione interne allo schieramento degli insorti e non
essendovi ragioni per temere un attacco cartaginese da qui in
quanto l'unico passaggio noto del fiume era appunto il ponte.

viato alla guerra corne stratego sarebbe una tautologia, ma in senso ontologico di
«portare di nuovo (ma anche: subito) in primo piano».
7 CosJ. ad es. Meltzer, II, p. 377; De Sanctis, III, 1, p. 376-377; Walbank,

p. 140; Picard, Hannibal, p. 71; Huss, p. 258.


8
Cfr. Polyb. 1 75, 4; 6; 76, 10. Secondo Veith, p. 532, seguito da Walbank,
p. 140 si tratterebbe invece del Dj. Naheli (236 rnt), cioè dell'arco di colline che
chiude l'istrno di Cartagine fino al mare. Ma è più probabile il Dj. Ahrnar, sia per-
ché nella descrizione di Polibio si ha un dispositivo di difesa continuo con il pre-
sidio presso il ponte del Bagradas (si noti il 7tpè>ç WU'totç riferito alle colline, 74, 5)
da un lato e con il Belvedere dall'altro, e non due linee successive, il che non sa-
rebbe se si trattasse del Dj. Naheli che è in posizione avanzata rispetto al fiurne,
sia soprattutto perché altrirnenti non ci spiegherernrno corne poi Amilcare fa-
cesse a passare di sorpresa la foce del fiurne; inoltre non essendovi guadi noti né
ponti fino alla foce un presidio del Dj. Naheli rirnaneva inutile. Si veda AAT,
Carte XIII e anche la nostra carta Il; cfr. già anche Meltzer, Il, p. 158 (diversa-
rnente p. 378), ma senza spiegazioni.
9
Ciè> ci pare da dedurre dal fatto che il successivo esercito di Spendio era
formato da truppe tratte da Tunisi e dal corpo di Autarito, che dunque non era a
Tunisi ma non doveva essere troppo lontano, cfr. Polyb. 1 77, 4-5.
1
° Cfr. Polyb. 1 75, 5, <love la noÂ1ç Q>KoôoµT}KO'ta è da intendersi, secondo l'u-
so del termine già visto, supra p. 87 nt 1, corne un forte. Cio è sfuggito a Huss,
p. 259; di wagebourg parlava Guischardt, 1, p. 46.
11
Tra questo e Fonduk, sulla riva sinistra, invece pensa Meltzer, II, p. 378,
ma ciO è inconciliabile col successivo svolgirnento della battaglia, né si vede per-
ché gli insorti dovessero fortificare ad ovest in direzione di Utica quando la diret-
trice nernica poteva essere solo da est.
LA BATIAGLIA DEL BAGRADAS 139

È evidente che gli insorti si aspettavano una nuova offensiva.


Dai seguito delle operazioni 12 emerge che anche l'assedio di
Utica venne ripristinato, presumibilmente dalle precedenti posi-
zioni.
3. Il Barca sapeva che alla foce del Bagradas la sabbia smossa
dai venti formava un guado. È presumibile che si trattasse di venti
dell' est 13 , mentre è poco probabile che fosse un fenomeno di maree 14 ,
non solo per il riferimento inequivocabile di Polibio 15 , ma perché il
fenomeno pare avere un carattere relativamente eccezionale che mal
si concilia con un flusso regolare di maree. Data la vicinanza a Car-
tagine pare tuttavia improbabile che si trattasse di una scoperta
casuale corne sembrerebbe da Polibio 16 , o comunque frutto di una
apposita ricognizione, essendo più verosimile che qualche abitante
di Cartagine o le autorità conoscessero il fenomeno e i suoi tempi.
Egli aveva progettato di attraversar il fiume di sorpresa quando
il fenomeno si fosse prodotto. Una operazione di questo tipo com-
portava la massima rapidità e pertanto non si poteva impiegare
tutto l'esercito di Annone in quanto il guado avrebbe richiesto molto
tempo 17 • Amilcare quindi si limito ad un commando di diecimila
uomini scelti tra i migliori disponibili, corne indica l'alto addestra-
mento richiesto dalla perfetta esecuzione delle manovre nella suc-
cessiva battaglia, e settanta elefanti. Il resto, con tutta probabilità al
comando di Annone, rimaneva di riserva a Cartagine.
Soppraggiunto il momento opportuno Amilcare, che aveva
tenuto segreto il suo piano, lascio di notte la città. Nessuno, strana-
mente, si è soffermato sui risalto che Polibio dà a questa segre-
tezza18. Veith ritiene che essa si riferisca ai soldati 19 , ma è evidente
che l'espressione coinvolge anche i suoi concittadini, corne è testi-
moniato dalla loro stessa sorpresa nel vedere la mattina seguente la
colonna in marcia nella pianura 20 • Ouesto lascia sospettare la pre-
senza di simpatizzanti o spie degli insorti nella città, da identificare
tra i Libî che vi risiedevano 21 •
Partito nottetempo egli marcio lungo la costa e raggiunse il
guado almeno tre o quattro ore prima dell'alba. Sorta questa, che

12 Cfr. Polyb. 1 75, 3; 76, 1.


13
Gsell, III, p. 110 nt 2; Walbank, p. 141.
14
Ad un sinergismo dei due pensa Huss, p. 259.
15
Polyb. 1 75, 8.
16
Cfr. Polyb. l. c.
17
Altra spiegazione in Meltzer, Il, p. 380, cfr. supra p. 123 nt 47.
18
Cfr. Polyb. 1 75, 8-9.
19
Cfr. Veith, p. 532.
2
°Cfr. Polyb. I 75, 10. Il contesto impedisce di accogliere l'identificazione con
gli Uticensi proposta da Walbank, p. 141; cfr. anche Huss, p. 259 nt 56.
21 Per tali residenti Huss, p. 55.
140 1. DALLA BATTAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

illuminava le sue truppe da oriente favorendo il controllo della riva


destra del fiume, l'attraversamento era completato 22 •
Il suo obiettivo doveva essere quello di impadronirsi del ponte e
delle fortificazioni nemiche 23 , cosi corne è chiaro che per cio egli
contava su una battaglia campale che i difensori sconcertati dalla
sua improvvisa apparizione gli offrissero.
Il controllo del ponte non era vitale per Cartagine che era colle-
gata per mare alle città alleate ma la sua conquista era indispensa-
bile per guadagnare l'offensiva e portare la guerra nell'interno.
Oltrepassato il fiume le truppe rivolsero la loro fronte verso SO,
risalendo cioè il fiume controcorrente. È probabile che Amilcare
a vesse fatto assumere fin d'ora l'ordine di marcia che Polibio
descrive a proposito della battaglia e che considereremo più avanti.
La descrizione polibiana della battaglia è tra le più intricate 24 -
anche se corne vedremo da conservare -, con cio testimoniando
quanto complessa fosse la somma di manovre dei Cartaginesi.
All'esercito punico che risale il fiume, verosimilmente con una
direzione di marcia ad esso parallela in colonna e non in linea di
battaglia 25 , si fanno contro due divisioni degli insorti, una da Utica
forte di oltre 15.000 uomini ed una dalla guarnigione di La Sebala
forte di oltre 10.000 26 • La colonna cartaginese è strutturata su
quattro scaglioni 27 : gli elefanti, la cavalleria, la fanteria leggera, la
fanteria pesante, ossia la falange vera e propria. Che cavalleria e fan-
teria leggera formassero due sezioni distinte e non una sola mista,
corne ritiene Veith 28 , ci pare indicato da tre ordini di fattori. Anzi-
tutto la successiva manovra della cavalleria sarebbe stata impossi-

22
Cfr. Polyb. I 75, 9. Amilcare deve esseré uscito da Cartagine alle 22.00, il
guado distava 3/4 ore di marcia, vi sarà dunque giunto a ca. 1'1.00. Almeno quat-
tro ore devono essere servite al passaggio. Il successo dell'operazione ed il fatto
che passasse inavvertita aile vedette del Belvedere obbliga a ritenere che fosse no-
vilunio.
23
Diversamente per Meltzer, II, p. 377 intendeva liberare Utica dall'asssedio,
ma in tal caso non capiremmo perché egli marciasse contro la guarnigione del
ponte, cfr. Polyb. I 75, 10, e perché occupato il ponte invece di marciare su Utica
penetrasse nell'interno, cfr. Polyb. 1 76, 10.
24
È perè> fuori luogo definirla insufficiente per la ricostruzione corne ritiene
invece Gsell, III, p. 111 nt 1; De Sanctis, III, 1, p. 377 nt 17; anche in parte Wal-
bank, p. 142.
25
Cfr. Meltzer, II, p, 378; Veith, Karte 12., c, g, ma senza argomenti, per i
noslri infra p. 143. Che le truppe fossero già in linea ritiene invece Guischardt, I,
p. 47.
26
Cfr. Polyb. I 76. 1; supra p. 120; 138.
21
Cfr. Polyb. I 76, 3.
28
Cfr. Veith, p. 534; Id., Atlas, col. 10; De Sanctis, III, 1, p. 377 nt 17. E già
Guischardt, I, p. 4 7.
LA BATIAGLIA DEL BAGRADAS 141

bile per la differenza di velocità se essa si fosse trovata mescolata a


della fanteria, poi il fatto che espressamente in seguito la cavalleria è
menzionata da sola 29 , infine che a fronte dei due precedenti argo-
menti assume pregnanza quello e silentio che la peculiarità di uno
scaglione misto difficilmente non sarebbe stata registrata da
Polibio. Il fatto che gli elefanti fossero alla testa è un palese indizio
della debolezza della cavalleria al cui supporto era finalizzata nelle
tattiche ellenistiche la collocazione avanzata a schermo dei pachi-
dermi30.
La profondità della colonna puo essere calcolata in base ad
alcuni elementi. Se si considera che sul totale di 10.000 uomini, di
cui non molto più di un migliaio potevano essere cavalieri 31 , la
falange vera e propria ne avrà contati ca. 8.000, che l'ordinanza car-
taginese si schiera con una profondità di dieci3 2 , ma che probabil-
mente per sopperire alla inferiorità numerica Amilcare aveva assot-
tigliato la fila al minimo operativo di sarisse emergenti, cioè ad otto
righe~ e che dunque la colonna muoveva con una fronte di otto e una
profondità di 1.000 uomini; e infine che ogni falangita di fianco avrà
occupato una profondità di 80 cm. 33 , la profondità della colonna del-
la fanteria pesante deve valutarsi in ca. 800 mt. Con un altro
migliaio di fanteria leggera si devono aggiungere altri cento metri e
il doppio per la cavalleria. Se gli elefanti erano in colonna per tre,
infine, avranno occupato una profondità di ca. ancora 100 mt. In
totale dunque ca. 1, 2 km. Schierata in linea ovviamente l'armata
occupava una fronte corrispondente 34 .
Essendo la distanza tra Utica e l'esercito di Amilcare assai mag-
giore - almeno 12 km - di quella con la guarnigione di La Sebala -
ca. 7, 5 km - cio obbliga a supporre che la divisione dalla prima si
muovesse in anticipo rispetto a quella dalla seconda 35 ; che i relativi
movimenti fossero concertati e sincronizzati non è da escludere in
quanto le linee di comunicazione tra La Sebala e il corpo d'assedio
di Utica rimanevano aperte. La sfasatura temporale di ca. un ora
(= 4, 1/2 km), o forse meno, quanto alla marcia di Amilcare che
avrebbe avuto il tempo di attraversare il ponte, verosimilmente
sguarnito sulla riva sinistra, e attaccare La Sebala pero non deve

29 Cfr. Polyb. 1 76, 7; 8.


30 Per tale ruolo degli elefanti cfr. Bar-Kochva, Judas, p. 18; anche Tarn, De-
velopments, p. 96-98, che ritiene perô che i Cartaginesi seguissero una tattica
d'impiego diverso.
31
Perla scarsità di cavalleria supra p. 121.
32 Cfr. Barreca, Eserciti, p. 64
33
Di fronte Barreca, op. cit., p. 64 calcola 1 mt; Polyb. XVIII 29, 1 perla fa-
lange macedone tre cubiti.
34
Cfr. carta III.
35
Cfr. Veith, p. 534 nt 1.
142 1. DALLA BAITAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

spiegarsi, contraddicendo Polibio, supponendo che gli insorti si


accorgessero del passaggio del guado prima che fosse completato 36 •
Ma più semplicemente postulando che, passato il fiume, Amilcare
concedesse una pausa ai suai uomini, sia per riprendersi dalla
marcia forzata notturna che dalla stanchezza delle operazioni di
guado - tutt'altro che semplici, se solo si pensa a quella, disastrosa,
al «Forte dei cammelli » durante la spedizione egiziana di Perdicca 37 •
Comunque proprio le diverse distanze consentono grosso modo di
individuare il punto esatto della battaglia. Se infatti la divisione da
La Scbala si masse subito dopo la partenza di Amilcare dalla foce
dobbiamo ritenere che si incontrassero a ( 6 km [ = distanza foce-
ponte] + 1,5 km [ = distanza La Sebala-ponte]) : 2, ossia a ca. 3, 75
km dalla foce, all'altezza dell'attuale Si. hou Sedra 38 •
Le due divisioni degli insorti prendono contatto reciprocamente
prima che coi Cartaginesi, e trovandosi rispetto a questi quella dal
ponte frontalmente, l'altra in un punto qualsiasi di un arco tra la
fronte e il fianco destro dei Cartaginesi, non perô il tergo in quanta
altrimenti la seguente manovra di Amilcare sarebbe impossibile, for-
mando tra loro un angolo di 90 + 115/135° 39 • Il fatto che le due divi-
sioni poi si apprestino subito all'attacco appena entrate in contatto
reciproco e visivo con i Cartaginesi, lanciando anche il grido di
guerra 40 , implica che fin da tale momento si fossero dispiegate in
ordine di battaglia, dunque ancora mentre i Cartaginesi rimanevano
in colonna.
In inferiorità numerica cosl schiacciante (~ 2, 5 : 1) Amilcare
non poteva certo <lare battaglia su due fronti. La sua serie di evolu-
zioni deve spiegarsi (anche) tenendo presente ciô 41 • Essa dunque ha
due obiettivi, ingannare l'avversario, corne nota Polibio, e costrin-
gere le due divisioni nemiche a sovrapporsi, annullando il vantaggio
numerico.
Polibio registra tre conversioni dell' esercito cartaginese,
peraltro con termini diversi per evitare confusioni. La prima

36
Cosl Veith, p. 534 nt 1; contra Gsell, III, p. 110 nt 3; 111 nt 2, ma con argo-
menti e soluzione diversa da noi.
37
Cfr. Diod. XVIII 33,6-36,1.
38
Per il dettaglio topografico AAT, Carte XIII. Analoga identificazione ma
senza argomenti in Atlas, BI. 2. nr. 6.
w Cfr. Polyb. I 76, 2; cfr. già Guischardt, 1, p. 46; ora Thompson, p. 112-113;
116; ib. nt 18, che ha mostrato esattamente perché la lezione tradizionale di Poli-
bio sia da preferire all'emendamento auvonwv a partire da Wunderer. Diversa-
mente Veith, Karte 2., c, g; Id., Atlas, Bl. 2., 6 non li fa congiungere da tale mo-
mento. Peraltro la dimostrazione di Thompson non inficia ma corne vedremo raf-
forza l'ipotesi di Veith sulla manovra di Amilcare.
40 Cfr. Polyb. I 76, 2.
41
Di questo non tiene conto Thompson, corne diremo.
LA BATIAGLIA DEL BAGRADAS 143

riguarda l'intera armata (àvacrtpécpetv 1tapirtYEtÀe mien -roiç


tau-roù) 42 • Si tratta di una vera e propria rotazione di 180° di tutti i
singoli soldati su se stessi, in quanto altrimenti non ci spieghe-
remrno la successiva rotazione delle due ultime linee. Con essa si
danno le spalle al nernico, corne se si intendesse cercare di sgan-
ciarsi e sottrarsi alla battaglia.
La seconda segue irnrnediatarnente. La distinzione tra le due è
evidente in Polibio 76, 5 che scrive corne «a quelli dei prirni sca-
glioni che avevano (già) ruotato si ordinô di ritirarsi » ( ..• -coùç µèv
à1to -rflç 1tpcoi:o1topeiaç àvacn:péwav-raç cr1touôff 1tOtEicr0at -ri}v à1to-
xc0pecr1v èKÉÀEucre). Questo ritirarsi vuol dire più esattamente muo-
versi per assumere la posizione della originaria retroguardia, corne
si evince dalla subito seguente precisazione quanto alla manovra di
quelli che invece erano alla retroguardia tÇ àpxflç, il che postula uno
spostarnento dei prirni scaglioni sui fianco della colonna 43 •
Tale movimento nasconde contemporaneamente al nernico una
nuova rotazione di 90° a sinistra su se stessi dei falangiti per passare
dalla colonna alla linea (è1ttcr-rpocpi}), cui segue una conversione in
senso stretto della linea cosi formata a sinistra per presentare la
fronte all'attacco nemico, che è l'unica manovra in cui puô sostan-
ziarsi il fatto che « .•• tÇé-ra-r-re 7tpoç -ri}v -rrov 1tOÀeµicov tmcpave1av » 44 •
Sul passaggio da colonna a linea, già intuito da Veith ma non dirno-
strato alla lettera del testo 45 , la terminologia polibiana non lascia
dubbio, parlando prima di èK-racrcrro della falange e poi definendo i
suoi componenti corne 1tapa-re-cayµévot 46 ; ed inoltre anche la terrni-
nologia irnpiegata sino a tale momento è più propria di una colonna
che non di una linea 47 , con ciô confermando che solo ora si ha il
cambio di forrnazione.
A ben vedere - nelle sue prime due componenti - si tratta dello
scherna della contrornarcia rnacedone applicata su grande scala a
più unità 48 , e con la variante che queste sono in colonna di marcia e

42
Cfr. Polyb. 1 76, 4.
43
Solo sul fianco protetto dal fiume perè>, in quanto se si fossero mossi
anche sull'altro sarebbero finiti in braccio all'attacco della divisione da Utica.
44
Polyb. 1 76, 5.
45 Cfr. Veith, p. 534; Atlas, col. 10.
46 Cfr. rispettivamente Polyb. 176,5e7. Ha ragione Walbank, p. 142, seguito

da Mauersberger, s. v. tmcr'tpoqn'), col. 959 a parlare di una rotazione di 90° dei


singoli falangiti {tmcr'tpoqnl) e di una a sinistra della linea cosi formata. Diversa e
meno comprensibile la ricostruzione grafica di Veith, Karte 12., c, g; Id., Atlas, BI.
2, 6.
47
Cosi Polyb. 175,10; 76, 3 : 7topeia; 76, 5 : 7tpro'tonopeia/oùpayia, su cui infra
p. 145.
48
Per essa Ascl. X 13.
144 1. DALLA BATTAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

non ancora in linea di battaglia, e cià spiega la familiarità con cui


Polibio la descrive 49 •
In questo modo Amilcare, corne ha esattamente intuito Veith e
corne confermeremo subito ulteriormente, fa sî che la divisione da
Utica colpisca a vuoto e si sbilanci anteponendosi in parte a - o
forse, aggiungiamo noi, direttamente scontrandosi con - quella dal
ponte. In tal modo la superiorità numerica è annullata 50 • Due con-

49
Ed esclude il suo fraintendimento della fonte proposto da De Sanctis, III,
1, p. 377 nt 17 e rende plausibile la ipotesi di Veith che gli risultava insoddi-
sfacente, anche perché la conversione non era una «fuga generale simulata».
50
Secondo Gsell, III, p. 111 nt 1 la serie di manovre di Amilcare sarebbe in-
vece da intendere in una divisione in due delle forze per fronteggiare le due divi-
sioni degli insorti separatamente. Ma a cio nulla autorizza nella redazione di Po-
libio.
De Sanctis, III, 1, p. 377 sostiene invece che fu solo il primo scaglione, quello
degli elefanti, a compiere la finta ritirata adescando in un disordinato insegui-
mento il nemico, mentre nel frattempo gli altri tre si portavano alle ali degli ele-
fanti permettendo loro non solo il passaggio ma iniziando una manovra av-
volgente. Cio urta col fatto che Polibio parla inequivocamente di ritirata dei pri-
mi scaglioni e non solo degli animali; inoltre quando le colonne laterali avessero
completato l'aggiramento Amilcare si sarebbe improvvisamente venuto a trovare
privo di un centro in quanto non si potevano certo riportare immediatamente in
linea gli elefanti.
Guischardt, I, p. 46-56 è pure totalmente speculativo e non mette conto ag-
giungere nulla alla confutazione di Veith, p. 535 (peraltro con un errore di cita-
zione).
Deve infine esscre discussa la rccente ricostruzione di Thompson, p. 112-115.
Secondo questi la terminologia che descrive la prima delle due ultime manovre
della falange, ex epistrophes, non sarebbe tecnica e la separazione tra primi sca-
glioni, cui egli aggiunge una ala della falange, e grosso di questa andrebbe intesa
nel senso di una divisione in due corpi l'uno a fronteggiare la divisione dal ponte,
l'altro quella da Utica, corne già per Gsell, anche se non ricordato. Una prima
obiezione è che Amilcare non è in ritirata quando viene minacciato su due diret-
trici, ma al contrario simula di ritirarsi perché viene minacciato. Una seconda è
che Polibio che è minuzioso nella descrizione delle conversioni tace di una retro-
conversione dei primi tre scaglioni che sarebbe indispensabile per accettare l'ipo-
tesi di Thompson che esse contenessero la divisione del ponte e non rende conto
del fatto che Polibio, al contrario, parla espressamente di una loro ritirata. In ter-
zo luogo per quanto atecnico voglia essere l'usa della locuzione suddetta essa non
autorizza alla supposizione che la falange si schierasse ad angolo, il che non ha
paralleli e sarebbe troppo peculiare per sfuggire anche solo alla tradizione sulla
guerra. E se ha ragione nel porre fin dall'inizio la congiunzione delle due divisio-
ni degli insorti, ciô pero non obbliga a postulare che ad angolo si schierasse pure
Amilcare, bensl esattamente il contrario, in quanto la sua inferiorità numerica e
in particolare l'impossibilità di avere un fronte di estensione pari a quella del ne-
mico sarebbe rimasta. Ed in tal caso non capiremmo perché le loro ali non sopra-
vanzassero ed agirassero i Cartaginesi. Al contrario proprio la formazione li-
neare, corne base di un triangolo di cui i lati erano le due divisioni nemiche, an-
nullava tale vantaggio.
In quarto luogo essa non rende conto del fatto che la cavalleria si rialli-
neasse alla fanteria. Che poi Polibio non dica nulla sulla rotazione dei singoli fa-
LA BATIAGLIA DEL BAGRADAS 145

ferme si hanno in Polibio. Il disordine dell'attacco degli insorti


« ... Â.ucrav'tEÇ "t'ÎJV "taÇ,tv ... » 51 , cui non si riesce a <lare un significato se
riferito agli schieramenti degli insorti in sé, ma che Io acquista se
riferito ad un loro scoordinamento sopravvenuto; in secondo luogo,
corne diremo subito, l'ultima fase della battaglia.
Infine ci si deve chiedere quali degli scaglioni si ritirassero e
quali intenda Polibio parlando di retroguardia tÇ, àpxftç. 1 termini
usati, rispettivamente 7tpœ"to7topeia e oùpayia 52 , indicano solo i con-
cetti di avanguardia e di retroguardia, sempre in contesti di colonna
di marcia 53 • Dai seguito appare con evidenza che si sono portati alla
retroguardia i cavalieri e gli elefanti 54 ; il fatto tuttavia che per la
retroguardia tÇ àpxf)ç si usinai termini ÈK"tacrcrœ e 7tapa"tacrcrœ lascia
pensare a formazioni serrate e dunque alla sola falange, non anche
alla fanteria leggera. Questa si sarà dunque ritirata a sua volta, forse
più lentamente funzionando da schermo per la conversione della
falange.
3. Terza ed ultima conversione, che Polibio chiama µe"taJ3oÀ.Î), è
quella della cavalleria che si ri porta in formazione all'altezza della
falange - probabilmente ad entrambe le ali e non su una sola 55 , in
quanta altrimenti Polibio indicherebbe se alla destra o alla sinistra 56
- che nel frattempo ha preso ad avanzare, tuttavia più esercitando
una pressione sui nemico che venendo al corpo a corpo.
La divisione da Utica viene volta in ritirata dalla duplice sor-
presa del risultato a vuoto del suo attacco e della pressione della
falange e si urta con quella del ponte che le sopravviene da dietro 57 •
Cio pero non segna il tracollo degli insorti se parte di essi, anzi la
maggioranza (7tÂ.eiouç), si scontra con la cavalleria e gli elefanti, da

langiti + rotazione della falange, p. 117, è una petizione di principio in quanto


proprio cosl si intende l'espressione indicata e d'altro canto non deve sorprendere
che Polibio non ascriva a tale manovra la vittoria ma alla ritirata simulata, in
quanto è proprio questa che facendo sovrapporre le divisioni nemiche ne annulla
la superiorità. Inoltre Thompson, p. 112; 116 ha del pari ragione nel sostenere che
la divisione da Utica non prese aile spalle Amilcare, ma cio non è stato sostenuto
da Veith né è obbligato perla sua ricostruzione.
51 Polyb. 1 76, 6.
52
Cfr. Polyb. 1 76, 5 e 7.
53 Cfr. Polyb. II 34, 13; III 79, 1; anche Onas. VI 3, 6.
54
Cfr. Polyb. I 76, 7; 8.
55 Come ritiene invece Veith, Karte 12, c, g.
56 L'argomento e silentio ha il suo valore in quanto Io schieramento su en-

trambe le ali è tipico degli eserciti ellenistici, cfr. ora Bar-Kochva, Judas, p. 6 e
che qualsiasi allontanamento da esso sarebbe notato corne peculiare. Lo sca-
glione di cavalleria si sarà dunque diviso mentre la linea della falange completava
la sua rotazione o al suo termine.
57
Cfr. Polyb. I 76, 8.
146 1. DALLA BATTAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

cui comunque viene distrutta. Che la fanteria non paia partecipare a


tale ultima azione - del resto abbastanza in sintonia con Io schema
tipico delle battaglie di quest'epoca 58 - ci indica corne essa avvenga
soprattutto alle ali. La confusione e la rotta erano dunque avvenute
al centro. E cio conferma la parziale sovrapposizione delle due divi-
sioni che solo al centro del complessivo schieramento poteva avve-
nire e indica anche che l'azione dei Cartaginesi era, almeno embrio-
nalmente, a tenaglia, sopravanzando le ali il centro. Cio non esclude
pero che alcuni reparti degli insorti, verosimilmente i veterani di
Sicilia, opponessero comunque resistcnza anche qui per consentire
la ritirata al resto dell'esercito. Ritirata che sebbene disordinata e
disastrosa pure in qualche modo poté infatti realizzarsi, sia verso il
ponte che verso Utica 59 , e che è confermata dalle perdite: a fronte di
seimila morti solo duemila prigionieri 60 , segno che i superstiti si
erano sottratti all'inseguimento. Al che doveva aver concorso il fatto
che i Cartaginesi mancavano di cavalleria leggera. Peraltro di questi
seimila la maggior parte doveva essere dei veterani di Sicilia. Le
truppe migliori dell'insurrezione dunque si assottigliavano veloce-
mente.
4. Il racconto di Polibio pone non pochi problemi. Anzitutto la
complessità della serie di tre conversioni estremamente rischiosa
che richiede truppe perfettamente affiatate e addestrate mal si con-
cilia col panico dimostrato dalle stesse nella seconda battaglia di
Utica. Si è obbligati percio a ritenere che Amilcare avesse esercitato
a lungo le truppe in attesa di riprendere l'offensiva e che probabil-
mente il suo commando fosse costituito più da reparti mercenari
che dalle milizie cittadine.
In secondo luogo è poco chiaro se non il ruolo almeno i movi-
menti degli elefanti. Essi compaiono all'inizio all'avanguardia ed
alla fine con la cavalleria nell' azione di annientamento. Il fatto che
Polibio menzioni solo la prima in occasione della terza conversione
fa supporre che essi rimanessero alla retroguardia per riorganizzarsi
e solo in seguito fossero gettati nella mischia 61 •
In terzo luogo occorre chiedersi se Io svolgimento fosse stato
pianificato da Amilcare o improvvisato sui momento. Lo schiera-
mento degli elefanti all'avanguardia della colonna ha un chiaro
significato difensivo 62 • Cio implica dunque che Amilcare si aspettava

58
Per esso Tarn, Developments, p. 26; 61-71; Bar-Kochva, Judas, p. 25-26.
59
Cfr. Polyb. I 76, 9.
60
Cfr. Polyb. l. c. Accolgono il dato Meltzer, II, p. 378; Veith, p. 535; 569; Id.,
Atlas, col. 10; Gsell, III, p. 111; Picard, Hannibal, p. 71; Warmington, p. 188.
61
Cfr. Polyb. I 76, 8.
62
Cfr. Bar-Kochva, Judas, p. 18.
LA BATIAGLIA DEL BAGRADAS 147

una battaglia difensivo-controffensiva. Il fatto che operasse di fatto


in modo diverso indica che probabilmente contava di scontrarsi
separatamente, anche se a breve distanza, con le due divisioni
nemiche. Il sopraggiungere di quella di Utica più celermente del pre-
visto doveva averlo obbligato a cambiare piano 63 •
Lo schema seguito da Amilcare, in quello che è stato celebrato
corne il suo capolavoro 64, mostra anzitutto la conoscenza ed il ripen-
samento critico - verosimilmente influenzato dall'esperienza della
legione romana - di schemi ellenistici. E di carattere del tutto teore-
tico giacché il terreno rotto e la semiguerriglia degli ultimi anni in
Sicilia non si erano certo prestati ail'esperienza pratica di una
manovra su terreno perfettamente piano. Con cio dandoci un'infor-
mazione interessante sui modi di preparazione dei generali cartagi-
nesi.
D'altro canto Io schema ha in sé matrici tipiche delle tattiche
barcidi. Un accostamento è stato avanzato con la battaglia di
Canne 65 , e non è del tutto fuori luogo condividendo una ritirata
simulata ed una prevalenza delle ali nel ruolo attivo. Che esistesse
una tradizione militare di ambito familiare, una vera e proprio
scuola barcide, ci pare difficile negare 66 • Suo connotato pare essere
il principio dellla manovra agile ed ardita contro il crescente appe-
santimento della falange ellenistica 67 •
6. È infine da prendere in esame - materia che richiede una con-
siderazione unitaria - Io specifico problema costituito dalla distribu-
zione dei comandi degli insorti nella prima fase della guerra, fino
cioè all'inizio della prima campagna di Amilcare nell'interno.
Il ruolo di primo piano di Matho 68 , pare attestare che fin d'ora
egli è, almeno di fatto, il capo del movimento. In particolare è a lui
solo che viene ascritta la dislocazione delle forze 69 , e quindi la pater-
nità del piano di operazioni. Egli dunque si trovava pressa il quar-
tier generale; cio insieme con la dislocazione di truppe sui passi
verso l'interna e la fortificazione di La Sebala che è più probabile
che avvenisse con truppe della riserva strategica, cioè da Tunisi,

63
Contra Guischardt, I, p. 47; Walbank, p. 142; Huss, p. 259.
64 Cfr. Guischardt, I, p. 44. La diffusione del suo resoconto prova che Polibio
era dello stesso parere.
6s Cfr. Picard, Hannibal, p. 71.
66
Ci pare perciô eccesivo l'invito alla cautela di Walbank, p. 143.
67
Per tale appesantimento Tarn, op. cit., p. 27-28; Garlan, p. 98. L'agilità ed
elasticità tattica di Annibale proprio in distacco dall'esperienza greca - tendenza
sottolineata ora è pochissimo da Brizzi, Année, p. 324-325 - è dunque da ri-
condurre già, per noi, all'analisi del padre e ne costituisce la piena attuazione.
68 Cfr. Polyb. I 70, 8; 73, 3.
69
Cfr. Polyb. I 73, 3; 75, 4-5.
148 1. DALLA BATIAGLIA DI UTICA A QUELLA DEL BAGRADAS

induce a ritenere che avesse qui il suo comando fino a dopo la batta-
glia del Bagradas 70 •
Ciô è coerente col fatto che al momento di questa troviamo
Spendio al comando sia dell'assedio di Utica che del corpo di La
Sehala 71 • Ed è lecito presupporre che vi fosse fin dall'inizio della
guerra 72 • Ciô rende verosimile che qualcun altro dei dirigenti del-
l'insurrezione, forse un Libio, presiedesse a quello di lppona.
Dopo tale sconfitta l'organigramma pare cambiare. Matho che
continua a <lare indicazioni di insieme, che peraltro non paiono
ordini in senso proprio 73 , testimoniando cosi che la sua è una premi-
nenza tra pari più che una sovraordinazione, è al comando del-
l'assedio di lppona, Spendio e Autarito dell'esercito mobile 74 •
È metodologicamente meno corretto dedurre da tale notizia dati
sulla organizzazione originaria del comando 75 , che non una modifi-
cazione sopravvenuta 76 •
Dopo il Bagradas Matho lascia dunque Tunisi, forse anche
perché chiaro che per ora i Cartaginesi non pensano ad attaccarla, e
subentra al posto di Spendio cui viene affidato un nuovo comando,
quello dell'esercito mobile. A Tunisi forse è Zarza a subentrargli, se
più oltre ve ne condurrà una divisione 77 •

10
Ad lppona Io vuole invece Meltzer, II, p. 379; 590; Veith, p. 530; 569; De
Sanctis, III, 1, p. 375 nt 12; Warmington, p. 188; Walbank, p. 140; 143; Huss,
p. 259; Scullard, 567.
11
Cfr. Polyb. 1 76, 1; Veith, p. 569.
72
Cfr. Meltzer, II, p. 376.
73
Cfr. Polyb. 1 77, 1.
74
Cfr. Polyb. I 77, 1; 4.
75
Cosi invece procede Meltzer, II, p. 590; Veith, p. 530.
76
Il fatto che Matho continui l'assedio di Utica, cfr. Polyb. 177,1, non prova
che Io dirigesse dall'inizio in quanta il solo oggetto espresso della continuazione è
l'assedio in sé.
77
Cfr. Polyb. 1 84, 3, per il suo ruolo preminente supra p. 108-109.
2. DALLO SFRUTTAMENTO DELLA BATTAGLIA
DEL BAGRADAS A QUELLA DI PRIONE
CAPITOLO IV

AMILCARE MUOVE A SUD

1. Se era mancato Io sfi:uttamento tattico Amilcare non si era


perè> fatto sfuggire, almeno in parte, quello strategico. Degli insorti
in ritirata lungo le loro rispetive direttrici di marcia, Utica e La
Sebala 1, egli tallona da presso i secondi, anche i più deboli numeri-
camente2. La Se hala pare cadere senza colpo ferire, sgomberata
dalla guarnigione che ri para a Tunisi 3 , verosimilmente insieme con i
reduci della battaglia. Tuttavia è da rilevare corne non abbia luogo
una nuova battaglia e che dunque ai Cartaginesi non riuscisse di
riagganciare gli insorti 4 • Da elemento frenante funzionano anche i
forti dell'entroterra 5 , dei quali solo alcuni si arrendono senza resi-
stenza e che in maggior parte devono essere espugnati 6 •
Tale serie di operazioni che evidentemente comporta un logorio
in termini umani e di tempo, annullando il vantaggio strategico del-
la vittoria al Bagradas, risponde all'obbietivo di ripiego, sfuggita la
possibilità di annientare i superstiti della battaglia, di riprendere il
controllo del territorio tra il fiume e Cartagine, col duplice scopo,
psicologico-politico di riaffermare il potere punico e anche di rin-
cuorare la popolazione della capitale 7 , e strategico di assicurarsi le
linee di comunicazione per il balzo verso sud e l'interno, cioè verso il
centro della forza dell'insurrezione e dove corrono le linee di comu-
nicazione tra l'armata che assedia Utica ed lppona e la base di
Tunisi 8 •
Ciè> emerge dal seguito della campagna. Amilcare invece di tor-
nare indietro verso Utica - dove l'assedio sicuramente continuava 9 ,

1
Cfr. Polyb. 1 76, 9.
2 Cfr. Polyb. 1 76, 10.
3 Cfr. Polyb. l. c.
4
Meno probabile è che non Io volessero.
5 Meltzer, II, p. 378; Veith, p. 536; Huss, p. 259 invece intendono poleis con

città e non corne forti.


6
Cfr. Polyb. l. c.
7
Cfr. Polyb. 1 76, 11.
8
Le comunicazioni tra i due comandi appaiono infati continuare indistur-
bate, cfr. Polyb. 1 77, 1, e ciô si spiega solo supponendo che gli insorti controllas-
sero gli altri ponti a sud dietro la dorsale del Dj. Ahmar.
9
Cfr. De Sanctis, III, 1, p. 378 nt 18; Walbank, p. 143; contra Meltzer, II,
152 2. DALLA BATIAGLIA DEL BAGRADAS A QUELLA DI PRIONE

anche se psicologicamente molto alleviato dal ritorno di fortuna - o


di muovere contro Tunisi, cerca di aprirsi un varco verso sud 10 • Il
suo obiettivo è probabilmente di isolare Tunisi - per attaccare la
quale i Cartaginesi erano ancora tropo deboli, anche se più strategi-
camente che numericamente corne invece ritiene Veith 11 - dall'ap-
poggio dell' entroterra libico. Appoggio tuttora efficiente corne
mostra la pronta adesione di Libî e Numidi alla richiesta di rinforzi
di Matho 12 • A tale strategia è speculare quella di tagliare ogni riforni-
mento via mare con un blocco navale 13 •
Mentre Matho subentra nella direzione degli assedi di Utica ed
Ippona 14, Spendio esce con un corpo di osservazione da Tunisi, forte
di seimila Libî, e si congiunge con Autarito e i suoi duemila Galli 15 ,
che corne vedemmo, appunto presidiavano il Dj. Ahmar, con l'obiet-
tivo di contenere Amilcare in attesa di rinforzi dall'interno 16 e appog-
giandosi al terreno 17, con una azione di disturbo e di logoramento 18 •
Cià spiega la sua ridotta consistenza 19 •
L'azione degli insorti ha successo. Amilcare infatti non solo non
riesce a impegnarli né a passare le linee ma si lascia sorprendere dal
sopraggiungere dei rinforzi nemici 20 • Questi paiono assai consi-
stenti; il solo Narava porta un reparto di duemila Numidi che non
pare esaurire nemmeno il totale dei soli rinforzi dalla N umidia 21 • Le

p. 378; Veith, p. 535; ib. nt 2 in base a Polyb. 1 75, 3 che pero è una esagerazione
corne mostrano, con argomenti alternativi, Huss, p. 259 nt 59; Pedech, Polybe,
p. 22 nt 2.
1
°Contra Veith, p. 537; per ragioni diverse De Sanctis, III, 1, p. 377-378,
seguito da Walbank, p. 143.
11
Cfr. Veith, p. 536.
12 Cfr. Polyb. 1 77, 3.
13
Cfr. Polyb. 1 83, 7; App. Lib. 5, 21.
14
Cfr. supra p. 148.
15
Cfr. Polyb. 1 77, 4.
16
Cfr. Polyb. 1 77. 1; 2 rell. 3; 7.
17
Cfr. Polyb. 1 77. 2.
18
Cfr. Polyb. 1 77, 2, che ci pare da intendere nel senso di approfittare delle
occasioni di difficoltà dei Cartaginesi. Polibio collega tale strategia alla supe-
riorità di cavalleria e di elefanti dei Cartaginesi. Quanto alla prima il riferimento
è da spiegare col fatto che forse la cavalleria degli insorti era stata annientata al
Bagradas, il che è awalorato <lai ruolo di quella cartaginese in essa, ma è anche
possibile che in realtà fossero gli elefanti a preoccupare gli insorti e che la indica-
zione di una loro inferiorità di cavalleria sia una erronea anticipazione di quella
che si realizzerà di li a poco con la defezione di Narava.
19
Con cio cade quanto osserva invece Walbank, p. 141.
2
°Cfr. Polyb. 1 77, 7 : aiqmôiou. Nel contesto la sorprcsa è tattica, ma è diffi-
cile pensare che essa si sarebbe potuta realizzare senza quella strategica di un ar-
rivo inatteso dei rinforzi, cfr. I 77, 6.
21
Cfr. Polyb. 1 78, 9 <love si specifica di Numidi da lui comandati, il che im-
plica reparti comandati da altri; in contrario varrebbe I 79, 10 per Huss, p. 260
nt 66, ma solo e silentio.
AMILCARE MUOVE A SUD 153

loro perdite dopo la successiva battaglia poi superano di seimila


unità le forze originarie di Spendio + Autarito. Dobbiamo dunque
presumere che i rinforzi contassero corne minimo ottomila uomini,
in realtà qualche migliaio in più. Che la qualità delle fanterie libiche
fosse mediocre è altra questione.
Lo scacco di Amilcare, mimetizzato dalla fonte di Polibio,
emerge perô chiaro dalla ricostruzione delle operazioni. In una valle
imprecisata 22 - e tale imprecisione in una fonte che conosce bene la
geografia della guerra corne mostra la menzione di Gorza non è
senza significato -, ove imprudentemente si è accampato egli viene
accerchiato dal nemico. La località è da identificare forse nella val-
lata che si apre tra il Dj. Aine el Krïma a nord, il Dj. Sidi Salah a est,
l'Argoub Si. Smir a sud, il Dj. Achour e il Dj. Djerifete a SO, intorno
alla località di Si. Brada <love l'arco di alture è più stretto 23 • Infatti la
mancata partecipazione alla battaglia di truppe da Tunisi obbliga a
cercare il sito relativamente lontano dalla città. In secondo luogo
che Amilcare superasse il Dj. Ahmar deve supporsi a priori in quanto
il numero di forti espugnato, che dal tenore di Polibio pare elevato, è
inverosimile da supporre nel fazzoletto tra La Sebala, Dj. Ahmar e
Dj. Naheli. Inoltre tra la battaglia del Bagradas e la successiva deve
essere trascorso non poco tempo, forse mesi, sia per la logica
interna alla narrazione sia per il tempo necessario per la raccolta ed
il convogliamento dei rinforzi dei Libî.
Al di là del Dj. Ahmar quella indicata è la prima località che pre-
senta caratteristiche corrispondenti a quelle indicate da Polibio; ed è
anche la prima ad avere estensione sufficiente, ca. 40-50 km2 , per
una battaglia in cui il ruolo decisivo è svolto da elefanti e cavalleria e
che dunque lascia supporre spazio per la manovra. Naturalmente
questa identificazione è solo una ipotesi, ma aitre località saranno
da cercare solo più a sud 24 •

22
Cfr. Polyb. 1 77, 7. La descrizione non indica strettamente una gola.
23 Cfr. AAT, Carte XX.
24
Per Meltzer, II, p. 378-379 Amilcare avrebbe risalito il basso corso del Ba-
gradas (sulla destra perô non sulla sinistra corne erroneamente intende Veith,
p. 538), il sito rimarrebbe perô indeterminabile. Veith, p. 537-538; Id., Atlas, col.
10 propone invece la regione tra Tunisi e Grombalia e la gola di Nepheris per la
battaglia, p. 539-541; Id., Atlas, ib. Sfugge perô quale interesse strategico potesse
avervi Amilcare il quale si sarebbe anzi trovato nella infelice situazione di avere
le spalle contro Tunisi. E se cosi fosse stato non capiremmo perché nella succes-
siva battaglia almeno parte dell'armata insurrezionale ivi di stanza non si
congiungesse a Spendio. Infine si deve cercare per la battaglia una località non
interessata da fiumi in quanto Polibio non ne fa menzione, mentre la gola di Ne-
pheris è attraversata dall'Ou hou Abid. Genericamente a non lontano da Tunisi
pensa pure Gsell, III, p. 112 nt 3, che perô ha riserve per l'identificazione di Veith.
La localizzazione sulla sinistra de] Bagradas di De Sanctis, III, 1, p. 378 nt 19; Pe-
dech, Polybe, p. 122 nt 2 è da rigettare in quanto il fatto che i Cartaginesi control-
154 2. DALLA BATTAGLIA DEL BAGRADAS A QUELLA DI PRIONE

Stretto nel suo campo Amilcare è bloccato davanti dai rinforzi


libici, su un fianco da Spendio, alle spalle dai Numidi 25 • Il blocco
non è perô totale in quanto almeno i primi due corpi non sono con-
giunti, riunendosi solo in occasione dell'attacco finale 26 • Se Amilcare
marciava verso SSO dobbiamo ritenere che i Libî gli comparissero
improvvisamente davanti di qui in marcia di avvicinamento. Se i
Numidi facessero parte della stessa colonna dei Libî e si fossero poi
distaccati aggirando i Cartaginesi, o se provenissero da un'altra
direttrice di marcia non si puô dire.
La scelta di Amilcare è singolare. Invece di sganciarsi approfit-
tando della frattura tra l'armata di rinforzo e Spendio egli pare
intraprendere una guerra di posizione volta a logorare, sopratutto
psicologicamente, gli avversari 27 •
La defezione di Narava ai Cartaginesi 28 , che ne è la più vistosa
conseguenza, va collegata con l'esistenza di un partito favorevole
all'accordo coi Cartaginesi e forse di uno spirito di rinuncia tra i

lassero il ponte di La Sebala esclude che Spendio potesse da Tunisi passare su


tale riva senza essere bloccato prima da Amilcare. Alla direttrice verso Ippona
pensa invece Warmington, p. 188. Non prende posizione tra Veith e De Sanctis
Huss, p. 260 nt 64.
25
Cfr. Polyb. I 77, 7.
26
Cfr. Polyb. I 78, 10.
27
Ciè> non è colto da Veith, p. 539.
28
Cfr. Polyb. I 78,1-9. Il numero dei suoi soldati indica che Narava è con tut-
ta probabilità uno dei gld (: lib.) = mlk (: pun.) numidi, cioè un dinasta; principe
del resto Io definiscono Gsell, II, p. 257; 361; Fantar, Afrique, p. 20; capotribù
Garda Moreno, p. 79 nt 42. Il partitivo di Polibio, 'trov tvôoÇo't<i'tœv, invece indica
non il suo titolo ma solo la sua posizione di spicco tra questi. Egli era legato sia
personalmente, sia per tradizione di famiglia, da rapporti di alleanza con Carta-
gine, cfr. Polyb. I 78, 1, e probabilmente era uno di quei vassalli semiindipendenti
che gravitavano al margine meridionale dello stato punico garantendone la difesa
dai nomadi, cfr. Gsell, II, p. 100; 306; Garda Moreno, p. 74; Huss, p. 471-472; il
termine crucrmcnç di I 78, 2, cfr. 78, 1 (sui quale secondo Walbank, p. 143), che de-
finisce la sua situazione ha infatti significato specifico di alleanza politica, cfr.
Liddel-Scott-Jones, S. V. crucnacrtç, B, 3. b., p. 1734; troppo generico pare il friend-
ship di Walbank, p. 143. Il testo perè> non autorizza a <lare carattere di legame
personale, cioè di amicizia, con famiglie dell'aristocrazia punica (dunque con i
Barcidi) a tale termine, corne fa invece Garda Moreno, p. 74; 79 nt 42, in quanto
si menzionano solo oi Kapx11ôoviot, cioè Io stato. Ila'tptKÎl in I 78, 1 è da inten-
dere più probabilmente corne riferimento al padre che non ad ulteriori antenati,
cfr. Pedech, Polybe, p. 122 nt 4; in ogni caso il trattato era stato rinnovato da Na-
rava prima della guerra, cfr. Polyb. l. c. Che Amilcare e questi ne concludessero
uno nuovo a seguito della defezione è da presumere, cfr. Wollner, p. 90; cosi
corne che i Cartaginesi corrispondessero uno stipendio ai Numidi, non perô ne1
senso di ridurre l'accordo ad un semplice contratto di ingaggio corne pare rite-
nere Griffith, p. 221.
L'ammirazione del dinasta per Amilcare è topos storiografico della fonte
barcida. Il carattere improvviso e inatteso della defezione, alla luce anche di
quanto diremo sulla esistenza di una tendenza all'accordo tra gli insorti, è invero-
AMILCARE MUOVE A SUD 155

mercenari di Sicilia pronti a passare ad Amilcare, di cui poco oltre


Matho agiterà Io spettro 29 • Polibio peraltro la ritiene invenzione pro-
pagandistica di questi ma proprio la defezione di Narava mostra il
contrario. Inoltre l'esistenza questa tendenza e il suo consapevole
uso da parte di Amilcare ricevono conferma anche per altra via.
Si è interpretato il nuovo conio cartaginese con cavallo con
«Halsgurt» corne indicante un cavallo numida e quindi corne
riflesso della presenza di reparti numidi nell'esercito 30, e dunque
corne introdotto in questo momento. Se cio è esatto è pero riduttivo
pensare che riveli la mera celebrazione di un fatto importante ma
contingente corne la defezione di Narava; si tratta invece di un
mezzo propagandistico e con ciè> della testimonianza di una più
ampia politica volta a (ri)guadagnare alla causa punica i principati
numidi, che fa pendant con la «politica del perdono» adottata nei
confronti dei prigionieri 31 • Ed in tale politica appunto si inquadra la
attuale strategia di Amilcare. E non è casuale che proprio il gesto di
Narava induca Spendio ad un attacco che implica la rinuncia al van-
taggio della posizione; evidentemente per arrestare una emorragia
continua di uomini, del resto presumibile, nell'Antichità, in qualsiasi
caso in cui due eserciti, culturalmente affini, rimangano accampati
a lungo nelle vicinanze. È dunque il progressivo compromettersi
della situazione strategica che ve Io obbliga, e significativamente
anche dopo la sconfitta la preoccupazione principale rimarrà quella
di arginare l'indirizzo favorevole all'accordo.
2. Dello svolgimento della battaglia sappiamo poco. I Cartagi-
nesi si schierano nella pianura; Spendio prima si congiunge col
corpo di rinforzo poi scende a sua volta nella vallata 32 , il che fa rite-

sirnile, corne i particolari del suo racconto che servono da «pezzo di colore», più
probabile è pensare a contatti precedenti di agenti punici. È quindi riduttivo par-
lare di mere simpatie personali corne fa Baldus, Naravas, p. 9; e incondivisibile la
preoccupazione per il presunto carattere eversivo dell'insurrezione con cui spiega
la defezione Picard, Révolte, p. 117.
Di Narava si è proposta l'identificazione con il Nrwt antenato, forse zio, di
Massinissa di Byrsa, 7, 1957, p. 121, 1. 2 (Février), cfr. Baldus, ib.; Huss, p. 260
nt 65, ma la restituzione - anche se tentante - dell'iscrizione non è pacifica, cfr.
Février, p. 120; e infatti non è accolta in KAI 141.
La sua defezione difficilrnente poteva essere un unicum; soprattutto se i Nu-
midi partecipavano all'insurrezione corne mercenari e con principale rnotivo il
bottino, corne ritiene Garcia Moreno, p. 75. Del resto la loro condizione di « fede-
rati » di Cartagine toglieva loro ogni cointeressenza alla causa politica dei Libî.
Occore perô distinguere tra Numidi direttamente sudditi di Cartagine, Nurnidi
satelliti e Numidi indipendenti. Su loro in generale ad es. Gsell, III, p. 99-101;
306-307; Fusshôller, p. 154-158; Alfôldi, p. 43-74; Rôssler, p. 89-98.
29
Cfr. Polyb. I 79, 8; 10; 80, 1.
30 Cfr. Baldus, op. cit., p. 13-14.
31
Cfr. Polyb. 1 78, 13-15; infra p. 157-158.
32
Cfr. Polyb. 1 78, 10.
156 2. DALLA BAITAGLIA DEL BAGRADAS A QUELLA DI PRIONE

nere che la congiunzione si attuasse presso il suo campo e se la


nostra localizazione è esatta che l'attacco scendesse dal Dj. Aine el
Krïma 33 . Il combattimento è accanito 34 , corne confermano del resto
le perdite; il ruolo decisivo giocano, corne al Bagradas, gli elefanti e
la cavalleria 35 .
Le perdite degli insorti sono alte, 10.000 morti e 4.000 prigio-
nieri36, cifre forse esagerate, anche se solo per i primi3 7 , probabil-
mente per compensare Io scacco strategico iniziale. Infatti la vittoria
sarebbe altrimenti più eclatante di quella al Bagradas, ma allora non
ci spiegheremmo perché (la fonte di) Polibiu descrivesse solo l'una
in dettaglio. Ancora una volta dunque il successo pieno pare sfug-
gire ad Amilcare nonostante ora disponga della cavalleria necessaria
per un inseguimento. Spendio e Autarito - cioè sostanzialmente le
loro divisioni originali - riescono infatti a ritirarsi 38 . Ed è significa-
tiva la sproporzione tra morti e prigionieri. Ciè> conforma che gli
insorti disponevano ancora di reparti di cavalleria per coprire la riti-
rata. Inoltre nel seguito delle operazioni gli insorti paiono meno
compromessi dalla sconfitta di quanto non Io fossero dopo il
Bagradas 39 . L'accanimento dei combattimenti doveva poi aver pro-
curato perdite rilevanti anche ai Cartaginesi.
La linea di ritirata non è perè> verso Tunisi, corne indica il fatto
che essi si ricongiungano all'esercito di Matho 40 , in un teatro che
dalla città è tanto lontano da giustificare l'invio da questa di un mes-
saggero41. Il fatto che la prima operazione militare di cui si ha suc-
cessiva notizia sia la resa di Utica ed lppona 42 lascia pensare che

33 Non è invece menzione del corpo di rinforzo dei Numidi, ma cio puo es-

sere una svista o una insufficienza informativa di Polibio e di per sé non auto-
rizza a ritenere che tutti i Numidi avessero disertato, corne fa invece Veith,
p. 539.
34
Cfr. Polyb. 1 78. 11.
35
Cfr. Polyb. 1 78, 11. Il riferimento è a Narava essendosi appena conclusa la
lunga digressione su di lui, ma proprio per cio si deve estendere all'intera cavalle-
ria; che i suoi Numidi, ancorché non esplicito, fossero cavalieri è pacifico, cfr.
per tutti Baldus, p. 18 nt 1.
36
Polyb. 1 78, 12.
37
Le accettano Meltzer, II, p. 380; Gsell, III, p. 113. Per l'esagerazione Veith,
p. 570; De Sanctis, Ill, 1, p. 378 nt 20; Walbank, p. 143-144; Huss, p. 260 nt 68.
38 Cfr. Polyb. 1 78, 12.
39
Cfr. De Sanctis, III, 1, ib.
40
Ciè è inequivocabilmente da dedurre dalla notizia di una assemblea dell'e-
sercito decisa da Matho insieme a Spendio ed Autarito, cfr. Polyb. 1 79, 8-9. Il fat-
lo che il primo non vi prenda la parola non è sufficiente in contrario.
41
Cfr. Polyb. 1 79, 14. Inoltre il fatto che l'altro messaggero, dalla Sardegna,
non giunga con questi prova che non veniva via Tunisi e che dunque doveva es-
sere sbarcato sulla costa a sinistra del Bagradas essendo quella destra sotto il
controllo cartaginese.
42
Cfr. Polyb. 1 82, 8; infra p. 163-164. È per questo che non si puè seguire l'o-
AMILCARE MUOVE A SUD 157

Spendio ed Autarito fossero riusciti a riportarsi sulla sinistra del


Bagradas e grazie al loro apporto la pressione contro le due città
fosse divenuta insostenibile.
Proprio ciô ulteriormente riduce la possibilità della localizza-
zione della battaglia a Nepheris, da <love sarebbe stato naturale
ripiegare su Tunisi e postula invece che Amilcare doveva interporsi
tra questa e l'esercito degli insorti. Dal momento che il primo ponte
era in mano punica è da ritenere che quest'ultimo risalisse il fiume
per attraversarlo all'altezza di Membrcssa (Mcdjez el Bab), ove ci è
attestato un secondo ponte in età romana 43 , o di Thuraria, se questa
è da identificare con Lapie, a tre miglia a ENE di Thuburbo Minus 44 •
3. Nella strategia volta a minare la base politica degli insorti già
vista in atto durante le operazioni precedenti la battaglia si inserisce
la politica del perdono adottata da Amilcare nei confronti dei prigio-
nieri, 'tf\Ç cp1À.av0po1tiaç a-rpan:yia, corne la chiama la fonte di Dio-
doro45, o clementia Hamilcaris per dirla con Huss 46 . Egli riarruola
coloro che Io vogliono 47 , congeda gli altri con la sola diffida a ripren-
dere le armi 48 .
Quanto ai primi è naturale pensare che si tratti soprattuto dei
mercenari di Sicilia, sia perché meno motivati ad una resistenza ad
oltranza, sia perché episodi del genere erano la regola tra gli eserciti
ellenistici di professione, corne indicano le guerre dei Diadochi 49 .
Del resto essi non avevano <love andare. Per le ragioni opposte i
secondi dovevano essere soprattutto Libî che dunque si cercava di
riconciliare con Cartagine. La menzione di entrambi i casi indica

pinione di Meltzer, II, p. 381 che fosse invece Matho ad abbandonare l'assedio di
Ippona e a congiungersi con Spendio, contra anche De Sanctis, III, 1, p. 379; Wal-
bank, p. 144. La sua spiegazione della ragione della resa delle due città, p. 76-77;
383, è forzata ed implausibile, cfr. infra p. 164 nt 8. Non prende posizione Gsell,
III, p. 115 nt 1. Veith, p. 543 nt 1 mantiene l'assedio ma esclude il congiungimento
delle forze e colloca a Tunisi l'assemblea. Ad Ippona la situa invece Huss, p. 261,
ma potrebbe pensarsi anche al campo di Utica.
43
Cfr. Tissot, II, p. 330. Meno probabile è che attraversassero all'altezza di
Thuraria se questa è Djedeida, corne ritiene Tissot, II, p. 247, che si trova a nord
della località da noi proposta per la battaglia e da cui dunque era più facile ai
Cartaginesi tagliarli fuori; cio comunque non è da escludere in quanto ci sfuggo-
no le reali capacità operative di Amilcare dopo la battaglia. Per l'insieme si veda
la pl. XVII di Tissot.
44
Meno probabile l'identificazione per Tissot, ib.
45
Diod. XXV 3, 1; cfr. anche ma meno efficacemente Polyb. I 79, 8; cfr. 79,
11. Perla derivazione infra nt 60.
46
Cfr. Huss, p. 260; l'accostamento implicito a Cesare è pregnante se si pen-
sa al ruolo specifico che la clementia ha nella prassi di guerra di questi.
47
Cfr. Polyb. I 78, 13.
48 Cfr. Polyb. I 78 14-15.
49
Possibile e comunque concorrente è il ruolo del prestigio personale di
Amilcare presse di essi rilevato da Veith, p. 542; De Sanctis, III, 1, p. 379.
158 2. DALLA BATTAGLIA DEL BAGRADAS A QUELLA DI PRIONE

comunque che grosso modo la percentuale dei mercenari e dei Libî


tra i prigionieri si equivaleva. Se quelli caduti al Bagradas erano
dunque in maggioranza mercenari questa spina dorsale dell'insurre-
zione si era assottigliata già almeno di 7/8.000 uomini.
Va detto poi che le due disposizioni in oggetto sembrano le con-
dizioni di un capitolato di resa. È possibile che i prigionîeri fossero
una divisîone rîmasta îsolata nella ritirata o indietro per proteggerla
- il che spiegherebbe la presenza eccedente tra i prigionieri, rîspetto
alla proporzione complessiva nell'esercito degli insorti, dei merce-
nari - e costretta a cedere le armi.
La politica di Amilcare produsse una spaccatura all'interno degli
insorti. Polibio riporta corne invenzioni degli irriducibili, cioè dei tre
capi storici 50 , una serie di notizie la cui veridicità risulta perà confer-
mata, corne si è visto, da fatti esterni. E soprattutto emerge dal fatto
che nell'assemblea convocata per discutere la situazione 51 si levano a
parlare numerosi esponenti di ogni genos - che puà valere sia tribù
li biche, sîa in riferimento alle etnie dei mercenari 52 - a favore di un
accorda coi Cartaginesi 53 , o almeno contra l'esecuzione dei prigio-
nieri54.
In particolare pare doversi distinguere due livelli, la diserzione a
livello individuale dei Libî e in blocco dei mercenari da un lato 55 , la
esistenza di un partito favorevole all'accordo dall'altro 56 • Questo
seconda ci è attestato dal fatto che alcuni nell'esercito avevano inta-
volato trattattive segrete coi Cartaginesi per la liberazione di
Giscone e degli altri prigionieri, che erano ca. settecento 57 . Evidente-
mente solo tra i capi della rivolta possono immaginarsi interlocutori

50
Cfr. Polyb. I, 79, 9; 14. Che le due lettere fossero dei falsi, corne accettano
drasticamente Veith, p. 542; Huss, p. 261, puo essere, ma non si vede comunque
perché la provenienza delle notizie da Tunisi e dalla Sardegna dovesse accre-
sceme l'effetto sulla assemblea. In ogni caso pero nulla toglie alla fondatezza di
quanto in esse riportato. Se l'interpretazione sia polibiana o della sua fonte è dif-
ficile dirsi anche se pare più probabile la prima ipotesi in quanto tutto il capitolo,
I 79, 8-80, risponde al suo modello antimercenario ed è funzionale al commento
sociologico di 1 81, 7-11. Il ricordo di trattative segrete tra Amilcare e gli insorti
poteva tuttavia risultare sgradito alla fonte barcida.
51
Cfr. Polyb. 1 79, 9.
52
Nel secondo senso Gsell, III, p. 115; Huss, p. 261.
53
Cfr. Polyb. 1 80, 1-2; dove il contesto rende sufficientemente chiaro l'ogget-
to dei loro discorsi nella misura in cui ad essi si oppone quello di Autarito.
54
Cfr. Polyb. I 80, 8.
55
Cfr. Polyb. I 79, 8; intenderemmo il rrÀi'10oç riferito ai mercenari, nel senso
detto nel testo, in quanto altrimenti non avrebbe un senso specifico ed in quanto
confermato dal fatto che abitualmente i soldati professionisti ellenistici cambino
bandiera per reparti e non individualmente.
56
Si noti corne in Polyb. 1 80, 1 si parli espressamente di èv Kapx.11ôovio1ç tÀ-
rriç, basata sulla rricrnç di Amilcare, cfr. 1 79, 12.
7
' Cfr. Polyb. I 79, 10; supra p. 134.
AMILCARE MUOVE A SUD 159

qualificati per cio, anche se è inutile chiedersi se più tra i capi libici
o tra gli etnarchi mercenari.
Per stornare tali tendenze i tre capi storici fanno linciare gli
esponenti favorevoli all'accordo 58 e si ingegnano a rendere totale la
guerra, facendo giustiziare efferatamente Giscone e i prigionieri 59 e
decidendo di mantenere tale politica per il futuro 60 • Polibio parla
significativamente di aponoia, che, clausewitzianamente, si puo tra-
durre corne rilancio. Col primo atto in particolare si allontana la
possibilità di una pace, con il secondo si prevengono le diserzioni
individuali.
È palese che Amilcare poteva non cadere nel tranello dell'escala-
tion e mantenere la sua strategia di perdono; dovette essere Io scan-
dalo dell'opinione pubblica cartaginese ad obbligare ad abbando-
narla - almeno per il momento 61 •
4. Il governo cartaginese dopo l'esecuzione dei prigionieri, ma
dobbiamo ritenere soprattutto in seguito al congiungimento dei due
eserciti degli insorti, aveva inviato istruzione ai suoi generali di cer-
care la decisione sui campo 62 •
Dai canto suo Amilcare, corne ben nota Polibio, aveva modifi-
cato la propria strategia passando da quella di logoramento adottata
nella guerra di posizione contro Spendio e Autarito ad una Vernich-
tungsstrategie, corne è indicato dalla sua ricerca di una rapida solu-
zione alla guerra 63 e dal suo dpô11v àcpavicrm 64 •
Una serie di scontri campali infatti si evince da una frase di
Polibio (l. c.), pur difficile da intendere nella sua pienezza, «'t&v ôè
1t0Àeµirov oüç note Kpa't'T)O"EtE, -roùç µèv tv xetprov v6µcp ôt€cp0etpe, 'toùç
ôè ÇroypiQ. npoç afrrov eicravax0tv-raç ùn€J3a.ÀÀe 'toîç 011piotç ... ». La

58 Cfr. Polyb. I 80, 9-10, anche se è almeno da dubitare se non si tratti di una

duplicazione modellistica della vicenda della prima assemblea a Tunisi a cui il


passo è pressoché identico.
59
Cfr. Polyb. 79, 8; 80, 4; 11-13. L'idea pare da legare soprattutto ad Autarito.
60
Cfr. Polyb. I 81, 4; Diod. XXV 3, 1. Va rilevato corne alcune identità termi-
nologiche e contemporaneamente anche una diversa organizzazione dell'esposi-
zione e espressioni diverse corne ci>µ6t11wç e tÎJÇ <.ptÀ.av0po1tiaç O"tpœr11yia, che non
sono in Polibio, e viceversa la mancanza di alcune tipiche in questi, corne àn6-
vom, confermano la comunanza di fonte dei due e non già la derivazione del se-
condo dal primo.
61
Cfr. Polyb. I 82, 2; Diod. l. c. Che egli mutassse la propria visione del modo
di reprimere l'insurrezione è interpretazione di Polibio corne indica l'affinità te-
matica con I 81, 5-11; nulla prova che egli agisse su espresse istruzioni del gover-
no corne ritiene invece Wollner, p. 90.
62
Cfr. Polyb. I 81, 1. Almeno cosl ci pare da interpretare l'espressione f30118etv
Kai ttµropetv wîç litUXllKÔcn.
63
Cfr. Polyb. 1 82, 1.
64
Cfr. Polyb. 1 82, 2.
160 2. DALLA BATTAGLIA DEL BAGRADAS A QUELLA DI PRIONE

prima parte attesta una battaglia vittoriosa (Kpœtftcrt:tt:) in cui si per-


segue l'annientamento delle forze nemiche in campo, tv XEtp&v
v6µcp (= nella mischia 65 ) ÛlÉq>n:tpE; la seconda, operazioni successive
di rastrellamento.
Teatro di tali operazioni perô non pare essere quello ove si tro-
vano le armate congiunte di Matho e Spendio. Ciô indica da un lato
il verbo J3ot:0Éco con il suo significato di movimento; dall' altro il fatto
che altrimenti non ci spiegheremmo la resa di Utica ed Ippona, che
pare di poco successiva al congiungimento degli insorti, se queste
infatti avessero potuto contare sulla vicinanza rassicurante del
Barca; e inoltre dal fatto che è il governo e non Amilcare ad inviare
araldi agli insorti per chiedere la restituzione dei corpi dei prigio-
nieri giustiziati 66 • Il che evidentemente implica che le due armate
cartaginesi erano più distanti da Matho e Spendio di Cartagine
stessa.
Amilcare corne avvalora il seguito delle operazioni doveva essere
ulteriormente penetrato nell'interno, rinunciando ad inseguire
l' esercito di Spendio. Con tale ipotesi risultano congruenti le opera-
zioni di rastrellamento e la successione di piccoli scontri, che
abbiamo visto, quali possono aver offerto le milizie libiche che pre-
sidiavano le basi dell'interno.
Ma l'invio di istruzioni del governo ci offre una ulteriore indica-
zione. Esse sono infatti rivolte sia ad Amilcare che ad Annone. E ciô
implica che quest'ultimo in un qualsiasi momento posteriore alla
battaglia del Bagradas era tornato in campagna con l'esercito
rimasto di riserva a Cartagine. Anche il teatro in cui operava
Annone, per le medesime considerazioni appena formulate, non
poteva essere quello sulla sinistra del Bagradas; e dal momento che
all'interno operava Amilcare rimane solo da pensare che egli, forse
sin dall'inizio della campagna dopo la vittoria del Bagradas, avesse
iniziato ad operare intorno a Tunisi, probabilmente sul lato setten-
trionale dell'Istmo, per proteggere i fianchi e le comunicazioni del
collega 67 •
Amilcare chiede ad Annone di congiungere a loro volta i due
eserciti. Questi pare acconsentire 68 • Che il congiungimento sia una

65 Cfr. Mauersberger, s. v. v6µoç, col. 1663, che non si avvede in tale esatta
traduzione della contradizione con quella di Kpatfao, cfr. Id., s. v. KpœrÉro col.
1431, in quanto l'intero passo si tradurrebbe «dei nemici, di cui si impadroniva,
gli uni uccideva nella mischia etc.», il che ha poco senso.
66
Cfr. Polyb. 1 81, 2; Diod. XXV 3, 1.
67 A Tunisi pensa pure Pedech, Polybe, p. 182 nt 1, ma con argomenti inconci-

liabili con i nostri.


68
Cfr. Polyb. 1 82, 1; 4.
AMILCARE MUOVE A SUD 161

idea di Amilcare e non conseguenza delle istruzioni governative


emerge dalla constatazione ovvia che è lui a prendere tale iniziatva e
che alla sua idea che essa avrebbe accelerata la conclusione delle
operazioni la collega Polibio 69 •
Una volta realizzato perè> i due vengono a conflitto 70 • Il fatto che
l'invito fosse partito da Amilcare e che il collega avesse aderito pron-
tamente pare indicare che questo non era preesistente e di natura
politica 71 , ma che la frattura sorgesse ora per la prima volta e fosse
di carattere contingente, con un oggetto strettamente militare ver-
tente sulla condotta delle operazioni, corne indica il fatto che conse-
guenza ne fu il mancato s&uttamento di occasioni favorevoli e, al
contrario, la messa a repentaglio dell'esercito stesso 72 •

69 Cfr. Polyb. I 82, 1; anche Meltzer, II, p. 382; Gsell, III, p. 116; contra Veith,
p. 542-543; De Sanctis, Ill,1, p. 379; Wollner, p. 90.
7
°Cfr. Polyb. I 82, 4. La terminologia non indica alcun valore politico.
71
Questa invece la opinione prevalente, cfr. ad es. Meltzer, II, p. 383; Gsell,
II, p. 253-255, che peraltro parla solo di un mancato accordo per l'episodio pre-
sente; Veith, p. 543, che pure nota corne sia tipico il caso di fallimento di coman-
di a due.
72
Cfr. Polyb. l. c.
CAPITOLO V

L'ASSEDIO DI CARTAGINE

1. La principale conseguenza di questo disaccordo nel comando


fu di ritardare il tempestivo soccorso di Utica ed lppona che, infine,
non solo si arresero ma defezionarono agli insorti 1• Che cio avvenga
prima della soluzione del dissidio è evidente dall'ordine della narra-
zione polibiana 2 • Che consegua al fatto che l'armata cartaginese con-
giunta non avesse ancora preso contatto con quella degli insorti è da
dedurre sia dal fatto che una presenza di essa presso le due città è
inconciliabile, di nuovo, con la loro resa; sia dal fatto che successi-
vamente a questa nessun esercito punico contesta la strada ail' eser-
cito degli insorti che muove da qui su Cartagine 3 , segno evidente che
il congiungimento era avvenuto nel sud del territorio e che la ana-
basi non era ancora nemmeno iniziata.
La resa delle due cità era conseguenza di due fattori. Da un lato
esse dovevano avere l'impressione di essere abbandonate al proprio
destine. Il massacre di Giscone, il fatto che nessun esercito di soc-
corso apparisse in vista dovevano averne fatto crollare il morale.
Dall'altro sappiamo che un convoglio di rifornimenti raccolto nei
porti degli Emporia era andato perso in una tempesta 4 • Che tali
rifornimenti fossero destinati all'armata è poco probabile in quanto
la perdita che per Polibio concorre a invertire la linea crescente dei
successi cartaginesi 5 , non pare avere alcuna conseguenza sulla sua

1
Cfr. Polyb. I 82, 8-10; Diod. XXV 3, 2, la terminologia (àcpicr'tT}µt, tyxEtpiÇro)
è amfibologica; anche App. Sik. 2, 9. Perla deditio a Roma infra p. 197-198.
2 Cfr. Polyb. 1 82, 4-5 rell. 8; 12-13.
3 Cfr. Polyb. I 82, 11; 13; cfr. infra p. 165.
4
Cfr. Polyb. 1 82, 6. Il fatto che le città portuali degli Emporia, cioè del di-
stretto della Sirte minore e oltre fino a Lepcis magna che ne era anzi il capoluo-
go, cfr. Gsell, III, p. 127-128; Warmington, p. 62-63; Walbank, p. 145; Acquaro,
Espansione, p. 43-44, con ult. lett.; Huss, p. 407 nt 15; per Lepcis in specie Kotu-
la, p. 47-61, funzionassero da centro di raccolta indica che i rifornimenti proveni-
vano dal territorio circostante, che era uno dei granai di Cartagine, ma anche
forse dai mercati orientali sulla rotta dai quali era scalo naturale. Ciô implica
anche che l'interno della regione, oltre che i porti per i quali ciô è scontato, fosse
rimasto poco o nulla interessato dalla insurrezione, sia quanto a partecipazione
che a raids da Tunisi. Il trasporto via mare era obbligato finché Tunisi era in ma-
no al nemico.
5
Cfr. Polyb. 1 82, 3 rel. 6.
164 2. DALLA BATIAGLIA DEL BAGRADAS A QUELLA DI PRIONE

operatività; ma neanche la capitale pare soffrirne in modo partico-


lare, e dunque esserne la destinataria 6 • L'evento con cui viene imme-
diato parla in relazione è proprio la caduta delle due città. La
penuria di viveri doveva aver funzionato da precipitante.
Che le città, molto probabilmente di concerto 7 , non solo si
arrendessero ma aderisero all'insurrezione non ha quel particolare
significato che gli si è voluto attribuire 8 • Era il solo modo per evitare
le rappresaglie degli insorti. In quella che pare essere una resa a con-
dizioni9, il passaggio di campo e la brutalità contra il presidio carta-
ginese - che per gli insorti ne era la miglior garanzia in quanta Io
rendeva irreversibile 10 - era il prezzo per la sopravvivenza. Il mas-
sacra del presidio lasciato dai Cartaginesi - cioè con tutta proba-
bilità da Annone -, complessivamente di 500 uomini - cioè pro-
babilmen te 250 per città 11 - , e del loro comandante infatti
significativamente aveva preceduto la resa 12 ; era senz'altro un atto
militarmente necessario perla defezione, ma la sua efferatezza era
anche forse il pegno richiesto.
Cià conveniva ovviamente agli insorti che non potevano igno-
rare l'avvenuta congiunzione dei Cartaginesi e che avevano ogni
interesse a concludere gli assedi prima del loro arrivo, cosl riacqui-
stando la propria libertà strategica, corne conferma la immediata
marcia su Cartagine. Con la caduta delle due città portuali i Cartagi-
nesi dal canto loro paiono serrare ulteriormente il blocco navale 13 •

6
Cosi invece Meltzer, II, p. 382; Huss, p. 262.
7
Cfr. Pedech, Polybe, p. 130 nt 2.
8 Huss, p. 256 parrebbe vedervi l'indizio dell'esistenza ab origine di simpatie

per l'insurrezione, cfr. pero p. 262. Ma cio è escluso dal fatto che prima di de-
cidersi al passo estremo le due città, o almeno Utica, avevano cercato una alter-
nativa più congeniale offrendo ladeditio a Roma, cfr. infra p. 197-198. Meltzer, II,
p. 76-77, pensava ad una presa di potere degli strati inferiori della popolazione
che avrebbero estromesso il governo oligarchico filopunico; ma difficilmente Po-
libio avrebbe taciuto una stasis. Più oltre pero pare di diverso avviso ritenendo le
ragioni oscure, cfr. p. 382-383. Per Veith, p. 543; Gsell, III, p. 116 nt 7 gli assedia-
ti credevano Cartagine perduta, ma la situazione strategica al momento non <lava
tale impressione; insufficiente De Sanctis, III, 1, p. 379; alla pressione degli insor-
ti pensa, esattamente anche se genericamente, Warmington, p. 82.
9
Il riferimento alla oiKt:t6t11 Kat 1ttcrnç degli Uticensi/lpponati potrebbe in
particolare fare pensare alla conclusione di un apposito trattato.
10
Spontanea la riticnc Gsell, III, ib.; De Sanctis, III, 1, p. 380. Più probabile
che fosse stata espressamente richiesta dagli insorti.
11
Diversamente Meltzer, II, p. 383; Veith, p. 543; Gsell, III, p. 117 nt 1; De
Sanctis, III, 1, p. 380 nt 23; cfr. pero Walbank, p. 146; Diod. XXV 3, 2 parla
espressamente di entrambe le città. La menzione di un solo hegemon prova solo
che il comando era unificato.
12
Cfr. Polyb. I 82, 10; Diod. XXV l. c.
13
Cos! ci pare da intendere App. Lib. 5, 21.
L'ASSEDIO DI CARTAGINE 165

2. Come indica il ritmo narrativo polibiano 14 gli insorti muo-


vono dunque subito contro Cartagine stessa e ne intraprendono
l'assedio 15 • È significativo, corne dicemmo, che non si abbia notizia
di scontri con truppe cartaginesi durante tale marcia. Cio è da inten-
dere col fatto che queste erano ancora lontane, in quanto non vi era
ragione di evitare una battaglia campale, cui anzi sia le istruzioni
del governo sia il nuovo corso strategico era più che conforme. Ed
implica altresl che persino il ponte presso La Sebala - il più naturale
per la manovra e comunque indispensabile pcr i collegamenti con
Utica ed lppona - era sguarnito.
Grosso modo contemporaneamente alla resa delle città si risol-
veva la crisi del comando cartaginese. Il governo informatone aveva
ordinato che uno dei due strateghi abbandonasse il comando, rimet-
tendo la scelta ad un referendum dell'assemblea dell'esercito 16 •
Escluso era risultato Annone 17 , anche se non si puo dire se cio com-
portasse la sua rimozione dal grado o solo dal comando in oggetto,
in quanto più oltre Io troviamo di nuovo stratego 18 • Cio era avvenuto
prima della caduta delle due città; il suo sostituto, eletto dall'assem-
blea dei cittadini a Cartagine 19 , Annibale 20 , era perô giunto solo dopo
di essa 21 • Il meccanismo un po farraginoso di risoluzione della crisi
aveva dunque bloccato ulteriormente l'operatività dell'esercito.
Anche se non possiamo dire se Amilcare in attesa del nuovo collega
fosse rimasto inattivo o avesse iniziato a risalire a nord. In ogni caso
il rapporto con la capitale indîca che le linee di comunicazione non
erano ancora state tagliate e dunque l'anteriorità all'assedio.
Il fatto che la decisione di chi escludere fosse stata lasciata
all'assemblea dell'esercito - e ci si chiede se solo dei cittadini in armi
o di tutti i soldati in generale 22 - conferma la natura tecnico-militare

14
Cfr. Polyb. 1 82, 11; anche Diod. XXV 4, 1.
15
La concentrazione preliminare al campo di Tunisi cui pensa De Sanctis,
III, 1, p. 380 non è necessariamente da supporre. L'assedio è in piena regola e cio
lascia pensare a lavori di controvallazione intorno alle mura, dunque oltre le col-
line dell'Istmo.
16
Cfr. Polyb. 1 82, 5.
17
Cfr. Polyb. 1 82, 12.
18
Cfr. infra p. 186; Huss, p. 263 nt 82 ritiene invece che il suo successore as-
sumesse la carica di stratego della Libia, e dunque la sua destituzione; ma si è
visto corne Amilcare deteneva uno specifico comando militare e che di questo si
trattava.
19
Per oi politai cfr. Meltzer, II, p. 464; Gsell, III, p. 229 nt 5.
2
° Con il generale a Lilibeo nel 250/249, figlio di Amilcare di Paropo, supposi-
tivamente Io identificano De Sanctis, III, 1, p. 380 nt 25; Picard, Hannibal, p. 73;
Id., Révolution, p. 118-119; Walbank, p. 146; Scullard, p. 568
21
Cfr. Polyb. 1 82, 12.
22
Cfr. Polyb. 1 82, 5; 12, parla genericamente di ouv<iµEtç; a tutti pensa Pi-
card, Hannibal, p. 72-73.
166 2. DALLA BAITAGLIA DEL BAGRADAS A QUELLA DI PRIONE

del conflitto, in quanto risponde al criterio che i soldati erano


meglio in grado di valutare nel merito che il governo centrale 23 .
Meltzer ha giustamente posto in rilievo il quesito del perché si man-
tenesse un doppio comando 24 , risolvendolo corne conseguenza di
una persistente contrapposizione politica tra due partiti e con l'ap-
partenenza di Annibale a quello antibarcida 25 . Con ciô perô osta che
nessun conflitto insorgesse anche con questi il che, se la matrice
fosse politica, sarebbe sorprendente.
In realtà la posizione amministrativa di Annibale nei confronti
di Amilcare parc cssere diversa da quella di Annone. Questa era di
equiordinazione, mentre nel nuovo assetto del comando Amilcare
pare avere la direzione suprema 26 ; del resto il voto dell'assemblea
dell' esercito di per sé attribuiva titolo almeno morale se non costitu-
zionale ad una sua autorità eminente. La nomina di un secondo
stratego rispondeva dunque all'esigenza militare di poter dividere di
nuovo all'occorrenza in due l'esercito, corne effettivamente avvenne,
cioè ad una esigenza di flessibilità del comando. Costituzionalmente
perô solo l'assemblea dei cittadini poteva nominare uno stratego e
ciô spiega perché tale comando non poteva essere assegnato ex se da
Amilcare direttamente ad uno del suo entourage 27 •
3. La mossa degli insorti era assai rischiosa. Probabilmente si
fondava sul calcolo di poter avere ragione delle difese di Cartagine
prima del sopraggiungere di Amilcare; certo ad una caduta per esau-
rimento non si poteva mirare, dato il controllo del mare e quindi la
rifornibilità continua della città 28 . Che degli attacchi contro le mura
fossero condotti e fallissero è dunque lecito e anzi obbligato sup-
porre29.
Sia che Amilcare giungesse prima, sia che l'assedio durasse oltre

23
Una spiegazione diversa in senso politico danno Meltzer, II, p. 383; Pi-
card, Hannibal, p. 72-73; Id., Révolution, p. 117-119 e Huss, p. 262-263 nt 82.
24
Cfr. Meltzer, II, p. 383.
25
All'opposto invoce Picard, Hannibal, p. 73; Id., Révolution, p. 113 Io ritiene
addirittura membro della famiglia dei Barca.
26
Cfr. Polyb. I 82, 13; 86, 1, dove Annibale è posto sullo stesso piano di Nara-
va; di tale idea era del resto già Veith, p. 544; Gsell, II, p. 423 nt 6; III, p. 117; De
Sanctis, III, 1, p. 380; una svista quella di Veith, Atlas, col. 10.
27
Il caso del subentro di Giscone ad Amilcare in Sicilia non vale in contra-
rio. Sia per l'eccezionalità della situazione sia soprattutto perché Giscone detene-
va già una strategia ed era anzi il luogotente di Amilcare, mentre qui la nomina
era ex novo.
28
Cfr. Polyb. I 83, 12; anche 1.
29
Si consideri che l'assedio pare durare per qualche tempo, cfr. Polyb. 1 83,
12; 84, 3, anche Huss, p. 263, e che una passività degli insorti è impensabile. In
particolare la digressione di Polyb. I 83, 1-11 sembra destinata a coprire degli
eventi su cui non era informato o di cui non voleva <lare notizia.
L'ASSEDIO DI CARTAGINE 167

il previsto la posizione strategica degli insorti fu compromessa dalla


sua apparizione sui teatro. '
Polibio - o più esattamente la sua fonte 30 - definisce la loro posi-
zione corne quella contemporaneamente di assedianti e di asse-
diati 31 • Se ciô vale con un effetto narrativo a descrivere la impres-
sione a grandi linee data dalla situazione cartaginese non ci pare
perô tuttavia potersi intendere in senso letterale fino al punto di
implicare che Amilcare costruisse lavori di trinceramento alle loro
spalle, sia perché la sua strategia, corne diremo, era diversa, sia
soprattuto perché in tal casa gli insorti non sarebbero riusciti a
sganciarsi corne effettivamente fecero; sia anche perché strategica-
mente gli sarebbe stato impossibile in quanta avrebbe finito col tro-
varsi Tunisi alle spalle, mentre per presidiare il Dj. Naheli le forze
non gli sarebbero bastate 32 •
Da Polibio in realtà emerge piuttosto che Amilcare batteva la
chora tagliando i rifomimenti agli assedianti 33 • I suoi movimenti
dovevano essere a largo raggio, se si considera che era da intercet-
tare anche la direttrice che da Tunisi andava nell'intemo 34 • A tal fine
indispensabile era una superiorità di cavalleria e ciô è confermato
dal ruolo primario che svolgono i Numidi di Narava 35 • Per contra,
Amilcare stesso tagliato fuori da Cartagine solo cosi poteva a sua
volta rifomirsi.
La strategia era dunque di nuovo di logoramento. Ma sicura-
mente più fruttuosa del tentativo di un assalto alle trincee del
nemico, che in casa di sconfitta, a differenza di Amilcare, aveva una
base, Tunisi, in cui riparare 36 • Per <lare battaglia Amilcare doveva
sloggiare dalle loro posizioni gli insorti e ristabilire le comunica-
zioni con Cartagine.

3
° Ciè> - già sostenuto da La Bua, p. 238 - emerge dalla identità quasi testuale
con Diod. XXV 4, 1 che non puô spiegarsi con una derivazione di Diodoro da Po-
libio per quanto detto nella Parte 1.
31
Cfr. Polyb. 1 84, 1.
32 Si guardi la Carta Il.
33 Cfr. Polyb. 1 82, 13; 84, 2.
34
Per questo chora = entroterra è più esatto di = campagna, ad es. in Melt-
zer, II, p. 383; Gsell, III, p. 117; più esattamente Warmington, p. 189.
35
Cfr. Polyb. 1 82, 13. Amilcare non poteva avere più di 3/4.000 cavalieri, tra
Numidi e Cartaginesi, e questi ultimi, corne cavalleria pesante, poco utili per
compiti di intercettamento. L'inferiorità libica, da dedursi dal fatto che non riu-
scirono a contrastarlo, irnplica allora che i Numidi che erano ancora con loro
nella precedente battaglia dovevano averli abbandonati del tutto nel frattempo.
Non è perô da escludere che fossero passati ai Cartaginesi e che questi avessero
ricevuto altri reparti direttamente dalla Numidia.
36 Cfr. anche Veith, p. 544.
CAPITOLO VI

LA BATTAGLIA DI PRIONE

1. Alla fine la strategia di Amilcare risultô premiante. La conti-


nuazione dell'assedio era divenuta inutile, anche perché la vicinanza
di Amilcare rendeva pericoloso ogni assalto alle mura e la situazione
logistica insostenibile. Matho e i suoi furono costretti a toglierlo.
Cercando di contrastare ai Cartaginesi il controllo dello hinterland
allestirono un nuovo esercito da campagna che comprendeva anche
tutte le loro truppe scelte - cioè quello che rimaneva dei veterani di
Sicilia - al comando di Spendio, Autarito e Zarza 1, e iniziarono a

1
Polyb. I 84, 3 parla delle migliori truppe dei mercenari, cioè dell'ex-esercito
di Sicilia, e dei Libî, cioè dei contingenti insurrezionali, per un totale di 50.000
unità. Lo specifico allestimento implica che non era esattamente il medesimo
esercito dell'assedio che prendeva il campo ma che si era proceduto ad una
qualche riorganizzazione, dando quindi ragione alripotesi, peraltro apoditica, di
una prima riconcentrazione a Tunisi di Veith, p. 544. Il dato numerico non è
inattendibile, corne invece ritengono Veith, p. 570, che propone 15.000; Gsell, III,
p. 118 nt 6; De Sanctis, III, 1, p. 381 nt 26; 382 che giunge a 20.000 seguito da
Walbank, p. 146; Huss, p. 263 nt 88; contra Meltzer, II, p. 383-384, ma senza ar-
gomenti. Esso infatti è tutt'altro che smentito dalla differenza tra gli originali ca.
90.000 e gli attuali 50 + 20.000 (le truppe ipotizzabili lasciate a Tunisi); le perdite
complessive subite finora infatti (perdite ad Utica; 8.000 al Bagradas; 14.000 nel-
la seconda battaglia e peraltro pari per almeno parte ai rinforzi ricevuti; perdite
durante gli assedi di Utica ed Ippona e di Cartagine; diserzioni - diciamo 30.000
in totale), detratti i rinforzi, non possono eccedere tale differenza e confermano
invece la forza dell'armata lasciata a Tunisi, la cui consistenza d'altronde risulta
anche dal fatto che altrimenti non ci spiegheremmo il colpo di coda finale degli
insorti, cfr. infra p. 183; al comando della piazza era rimasto palesemente Matho,
cfr. Veith, p. 545; Gsell, III, p. 119 nt 1; Huss, p. 264; ma nulla autorizza a sup-
porre, corne fa Pedech, Polybe, p. 133 nt 2, che avesse ripreso l'assedio di Carta-
gine. L'ampiezza del teatro e l'operare per corpi autonomi risponde all'obiezione
di Veith, ib. dell'inadeguatezza di un esercito cosl numeroso per operazioni di al-
ta mobilità in terreno non piano.
Il riferimento alla selezione dei migliori è pero, su base solo numerica, una
esagerazione; probabilmente è da intendere nel senso che si erano rimpiazzati i
più stanchi ed i feriti con truppe fresche tratte da Tunisi e che gli uomini di Sici-
lia, ca. 10.000 ormai, erano inclusi tutti.
I Cartaginesi disponevano di 10.000 + 2.000 (Narava) + 9.000 (Annibale, de-
tratte le perdite di Annone ad Utica) + qualche ulteriore reparto di Numidi = ca.
22.000, più gli elefanti.
170 2. DALLA BATIAGLIA DEL BAGRADAS A QUELLA DI PRIONE

muoversi per linee parallele all'arma ta cartaginese 2 • Si trattava sen-


z'altro di una strategia attiva e di contrasta, corne indica sia la valu-
tazione di Polibio che usa il verbo 6pµaco strettamente connesso
all'idea dell'iniziativa militare e che poco oltre parla di tmf3oÀai Kai
i:6˵at 3 , sia il loro modus operandi. Inferiori di fronte alle forze com-
binate della cavalleria numida e degli elefanti, corne nella prece-
dente campagna, evitano le pianure cercando di prevenire il nemico
nell'assumere il controllo delle alture e delle gole che fanno da pas-
saggio, con cio imponendogli combattimenti parziali in condizioni
sfavorevoli 4 • Si tralta di una strategia di logoramento ma attiva e
non passiva, l'unica possibile ora che Amilcare per forza di cose
deve cercare la decisione. Cio doveva sortire il duplice effetto di ridi-
mensionare la riapertura delle linee di comunicazione tra l'armata
cartaginese e la capitale, mettendole in continuo pericolo, e di incri-
nare, sia psicologicamente nei confronti della popolazione civile,
che militarmente, la posizione cartaginese nella chora. Risolvendo
nel contempo il problema dei proprî rifornimenti.
Le operazioni sono caratterizzate da entrambe le parti da una
serie di attacchi audaci (tmf3oÀai Kai i:6Àµm) 5 , che sfociano in com-
battimenti parziali, o più esattamente coinvolgenti singoli reparti
autonomi 6 • L'obiettivo - probabilmente per entrambi i comandi,
anche se Polibio ne ascrive al solo Amilcare l'effettiva realizzazione,
in quanto la presenza di prigionieri cartaginesi tra gli insorti, ed in
numero sufficiente da dare verosimiglianza alla affermazione di un
cannibalismo diffuso esercitato su di loro dagli insorti bloccati a
Prione 7 , indica il contrario - è quello di tagliarli fuori - o anche solo
i ritardari delle code delle colonne, gli sbandati e i foraggiatori -
costringendoli alla resa senza combattere 8 •
Se ne deduce corne si trattasse di operazioni di guerriglia e di
antiguerriglia, e corne le due armate, del resto conseguentemente,
operassero per corpi autonomi e colonne volanti. Appare inoltre

2Cfr. Polyb. l. c.
3Polyb. I 84, 5.
4
Cfr. Polyb. I 84, 4; 7.
5
Cfr. Polyb. I 84, 5; anche Diod. XXV 4, 2.
6
Cfr. Polyb. I 84, 7; intenderemmo l'espressione tv mtç Kœtà µtpoç xpdmç
corne «azioni per singoli corpi, reparti», e dunque non avverbialmente corne fan-
no invece Walbank, p. 143; Mauersberger, s. v. µtpoç, col. 1553; per meros = «Tei-
lung des Heeres», cfr. Mauersberger, ib., col. 1551. Utile anche se brevemente
Gsell, III, p. 119.
7
Cfr. Polyb. I 85, 1. È owio il parossismo e l'esagcrazionc di qualche caso
probabilmente autentico, ma proprio per ciô una affermazione simile rivela la
conoscenza da parte della fonte di Polibio dell'esistenza di un alto numero di pri-
gionieri.
8
Cfr. Polyb. I 84, 7; ôtt<p0f:tpf: è da intendere in senso figurato. Che Amilcare
facesse prigionieri è indicato da I 84, 8.
LA BAITAGLIA DI PRIONE 171

chiaro corne fossero estese non solo nel tempo, dal momento che
Polibio seppur genericamente allude ad una serie prolungata di
scontri 9 , sia nello spazio, in quanto solo cosl si spiega la suddivi-
sione in corpi autonomi. D'altro canto il numero dei combattimenti
conforma corne anche gli insorti, pace Polibio, dovessero riportare
dei successi 10•
Non mancherebbero peraltro battaglie campali vere e proprie,
6À.oxepeîç Ktvôuvot, ma la sorpresa che sembra esserne la cifra carat-
teristica - Amilcare, corne Lawrence d'Arabia, attacca il nemico
comparendo dal nulla, àvEÀ.1ttO"'troç Kai 1tapaô6Çroç -, unitamente alla
frequenza di attacchi notturni - corne tali probabilmente contro
accampamenti -, fa ritenere che si tratti di una esagerazione e che
anche qui si deve trattare di semplici azioni di ( contro )guerriglia,
casomai di maggiore portata 11 • Ciô è del resto confermato dal loro
numero che pure pare elevato, il che è implausibile se si trattasse di
grandi battaglie vittoriose.
Precisare il teatro effettivo non è possibile, proprio per tale
durata, ma non ci pare fuori luogo far riferimento all'intero terri-
torio cartaginese a sud della riva destra del Bagradas fino all'altezza
della stessa Sicca e di Mactaris; del resto Prione appare, corne
diremo, non poco distante da Tunisi.
Non c'è dubbio che si tratta di una guerra di gran movimento 12 ,
e con caratteristiche simili - fatte salve le differenze dovute al
diverso contesto geografico - a quella di Sicilia, proprie cioè della
scuola del Barca e quindi comuni, tra gli insorti, anche ai reduci di
quella, sebbene solo mimeticamente. Ed è questo che probabilmente
intende Polibio riconoscendo che gli insorti non erano in nulla infe-
riori nella audacia dei loro attacchi ai Cartaginesi 13 , ma contrappo-
nendo corne spiegazione della loro sconfitta la èµ1tEtpia µe0oôtKÎl Kai
<J"tpa-nrytKÎl ôuvaµtç del Barca alla loro à1tetpia Kai -rptf3"1 àÀ.6yoç
<npanronKÎ) 14 • La quale seconda non puô essere intesa corne man-
canza di esperienza 15 , che è proprio quella invece di cui i veterani di

9
Cfr. Polyb. 1 84, S; 7-8; significativo l'accostamento di Amilcare ad un gio-
catore di petteia, cfr. 1 84, 7, il (un?) gioco da tavola che lascia pensare alla pa-
zienza o almeno alla tranquilla riflessione, per essa cfr. Lamer, coll. 1966-1970.
1
°Contra Meltzer, II, p. 384.
11
Cfr. Polyb. I 84, 8; contra Walbank, p. 143; Pedech, Polybe, p. 132 nt 3, il
cui riferimento è pregnante, ma al quale va obiettato che appunto alla Trebbia e
al Trasimeno si erano distrutti interi eserciti, del che qui non è traccia. Per le per-
dite complessive fino a Prione, relativamente modeste, infra, p. 172.
12
Per gli insorti cfr. Polyb. 1 84, 4; per Amilcare 1 84, 8.
13 Cfr. Polyb. I 84, S.
14
Polyb. 1 84, 6.
15
Cosl invece Mauersberger, s. v. àxstpia, col. 161; Pedech, Polybe, p. 132.
172 2. DALLA BATTAGLIA DEL BAGRADAS A QUELLA DI PRIONE

Sicilia dispongono e, soprattutto, danno prova per riconoscimento


di Polibio stesso, ma la incapacità di sollevarsi al di sopra della ese-
cuzione meccanica di schemi appresi - e quindi alla lunga prevedi-
bili dal loro inventore originario. Il baricentro è per gli uni nell'à-
Àoyia, per l' altro nella cr'tpa'trnucil ôuvaµiç, che non si tradurrebbe
inesattamente con il clausewitziano « genio del comando ». Ed è del
resto proprio l'infima qualità del comando che la fonte di Polibio e
Diodoro riconosce più espressamente corne causa dell'inferiorità
degli insorti 16 • ,

L'àneipia dei soldati, se si richiama il modello negativo del mer-


cenariato proprio di Polibio 17 , è piuttosto invece, corne si evince in
contrapposizione al metodo di Amilcare 18 , la mancanza di capacità
teoretiche, l'ignoranza intellettuale, corne confermano altri impieghi
polibiani 19 •
In questa complessa serie di operazioni gli insorti perdono
meno di 1/5 delle loro forze; all'inizio contano 50.000 uomini e più
di 40.000 ne rimangono alla fine intrappolati a Prione 20 • Perdite
dunque relativamente ridotte (inferiori a 10.000 uomini).
2. Per quanti successi comunque potesse riportare Amilcare a
livello tattico, la campagna, finché gli insorti continuavano ad
imporre la propria strategia, rimaneva un successo di questi. La
superiorità numerica che ne compensava le perdite e il significato
politico che la loro semplice persistenza in campo poteva avere sulle
popolazioni libiche della chora attribuiva loro un vantaggio non solo
costante ma forse crescente.
Amilcare, che era passato ad una strategia di annientamento, e
anche forse per ragioni interne di prestigio personale, dovette in
effetti cercare ripetutamente una decisione 21 •

16
Cfr. Diod. XXV 4, 2, à1tEtpia. -rrov ityéµovrov. Tale specificazione non ha
uguale in Polibio e cio prova la risalenza dalla fonte comune. In generale all'i-
nadeguatezza del comando degli insorti pensano Veith, p. 545; Gsell, III, p. 119.
Exc. Hoesch. 510 W. = Diod. XXV 4, 2 (seconda parte) ripete effettivamente
la contrapposizione polibiana; ma si è visto, supra p. 18, corne gli excerpta di
Hoeschel interpolino Diodoro con Polibio, e l'inaccuratezza della citazione che è
piuttosto una parafrasi Io conferma, essendo il compilatore di questi avvezzo a
tale prassi; non seguiamo pertanto, in questo caso, la tesi di La Bua, p. 239 che
Polibio e Diodoro citino letteralmente la fonte comune.
17 Cfr. supra Parte 1, Cap. I.
18
Ben tradotto da Walbank, p. 142.
19
Cfr. Mauersberger, ib.
2
°Cfr. rispettivamente Polyb. I 84, 3 e 85, 7; la cifra contenuta delle perdite è
fededegna, in quanto troppo ridotta a fronte di una serie di lunghi combattimenti
per essere inventata. Ed è quindi probabile che la cifra degli intrappolati a Prione
ne sia stata dedotta per sottrazione.
21
Diversa la sua strategia per Veith, p. 545; la pazienza del giocatore di pet-
LA BATIAGLIA DI PRIONE 173

E alla fine riusci a trovarla e ad imporre le condizioni a lui più


favorevoli 22 ; vedremo corne, nella misura in cui cio puo dedursi da
Polibio. Il suo successo maggiore fu quello strategico di riuscire a
bloccare l'intero esercito degli insorti. Il che induce a supporre che
in qualche modo fosse riuscito ad obbligare i vari corpi nemici a
ricongiungersi. Forse minacciando da vicino uno di essi, od un
obbiettivo particolarmente importante 23 , e obbligando cosî gli altri a
convergere in aiuto. Tale riunione forzata poneva da un lato pro-
blerni logistici difficilrncntc supcrabili c dall'altro di per sé impediva
la prosecuzione di una strategia di guerriglia.
Nel racconto di Polibio si riconoscono due fasi. Di sorpresa
Amilcare pone l'accampamento di fronte a quello degli insorti in
una posizione che ci viene detta a lui favorevole e sfavorevole al
nemico 24 ; il che, data la sua superiorità di cavalleria + elefanti,
implica in una ampia pianura. Ma probabilmente anche in una posi-
zione complessiva che tagliasse le linee di comunicazione sia con
Tunisi, da cui infatti non riusciranno ad arrivare soccorsi, sia con le
basi principali della regione ed in una area tanto arida da impedire
un approvvigionamento sui territorio, almeno ad una massa di oltre
40.000 uomini, corne indica la penuria di rifornimenti degli
insorti 25 •
Il fatto che questi si accampassero in una situazione sfavorevole
indica corne la sorpresa strategica fosse piena. Il suo arrivo, o
almeno di tutte le sue forze, non doveva essere previsto cosi rapida-
mente. Questa sorpresa fu comunque la chiave della sua vittoria,
almeno a quanto si ricava da Polibio; rapidità di movimento e capa-
cità di mascherare le proprie intenzioni dovevano essere risultate
decisive 26 •

teia di cui parla Polibio più che una scelta pare il male minore di fronte ad una si-
tuazione strategicamente frustrante.
22 Cfr. Polyb. I 84, 9.
23
Si noti che non sappiamo nulla sulla sorte delle città dell'interno e anche
dei singoli forti in questa fase; anche se naturalmente la minaccia della guerriglia
impediva assedi regolari. Pare perè che esse non costituissero il principale inte-
resse delle annate, se Amilcare solo dopo Prione si darà al loro sistematico as-
soggettamento, cfr. Polyb. I 86, 1-2.
24
Cfr. Polyb. I 84, 9.
25
Cfr. Polyb. I 84, 9; 85, l; Veith, p. 545; prova ne sono gli episodi di antro-
pofagia, perfettamente plausibili anche se generalizzati probabilmente dalla
fonte.
26
Veith, p. 545 ritiene che le operazioni precedenti avessero costretto gli in-
sorti alla rinuncia di ogni Detachierung e ne paralizzassero la ricognizione. Se
tale seconda osservazione è esatta, e del resto da dedursi a priori dalla inferiorità
di cavalleria, pure la semplice successione di una serie di scacchi parziali non è
sufficiente per spiegare una concentrazione che negava radicalmente la strategia
174 2. DALLA BATIAGLIA DEL BAGRADAS A QUELLA Dl PRIONE

In una fase che si puo ritenere solo successiva per il tempo


occorrente, egli dà il via ad una guerra di posizione costruendo
lavori di trinceramento intorno alle posizioni nemiche 27 • Questo va
inteso nel senso che gli insorti erano accampati in una grande val-
lata e che gli sbocchi furono fortificati dai Cartaginesi 28 ; le fortifica-
zioni erano indispensabili per compensare l'inferiorità numerica.
Bloccati nella pianura gli insorti non avevano modo di contra-
stare efficacemente i lavori di trinceramento dei Cartaginesi. lgno-
riamo anzi se pure vi provassero.
Polibio in effetti descrive una loro totale passività 29 e insieme ci
parla dell'attesa di soccorsi da Tunisi, notizia da cui prende pero le
distanze facendola apparire una invenzione dei capi 30 • Cio pero
sposta solo il problema, e la passività del comando degli insorti
diviene, se Polibio ha ragione, ancora più assurda.
Più probabile ci pare ritenere che effettivamente un esercito
fosse stato richiesto a Tunisi e fosse in marcia. Solo cosi infatti si
puo spiegare perché si differisse una battaglia che era l'unica via di
uscita per gli insorti e per la quale il tempo non faceva che indebo-
lirli. La decisione finale di intavolare trattative puo essere l'indizio,
corne sua conseguenza, del fatto che il corpo di soccorso era stato
intercettato e costretto a ritirarsi 31 • Il prolungarsi dell' attesa indica
comunque che il teatro non era molto vicino a Tunisi 32 , e cio è con-
fermato dalla direttrice da sud a nord del corso della campagna suc-
cessiva alla battaglia 33 •
Il successo strategico andava pero trasformato in uno tattico;
almeno finché gli insorti potevano contare sulla loro superiorità
numerica e sulle loro posizioni fortificate 34 un attacco cartaginese

adottata e avrebbe un senso solo se gli insorti si fossero risolti a cercare la batta-
glia, il che pero è escluso dal seguito degli eventi.
27
Cfr. Polyb. I 84, 9.
28
Non dovevano perô essere molto nurnerosi in quanto altrimenti cosi la for-
za dei Cartaginesi ne sarebbe stata ulteriormente indebolita. Si doveva trattare di
caposaldi il cui compito era di frenare eventuali sortite nemiche dando tempo
alle altre forze, e forse ad una forte riserva operativa, di concentrarsi.
29
Cfr. Polyb. I 84, 9-11.
3
° Cfr. Polyb. I 84, 12; 85, 1; Meltzer, II, p. 384; Veith, p. 545; Id., Atlas, col.
11; De Sanctis, III, 1, p. 381 ritengono effettiva la speranza di soccorsi. Ripete Po-
libio Gsell, III, p. 119; Huss, p. 264 che scarta perô a ragione l'eventualità che gli
insorti non fossero riusciti a mettersi in comunicazione con Tunisi.
31
Secondo De Sanctis, III, 1, p. 381 era invece l'esercito di Annibale a tenerlo
a hada. Ma i due eserciti cartaginesi in questa fase paiono ancora operare
congiunti.
32
Contra Veith, p. 547.
33
Cfr. Polyb. I 86, 2; infra p. 181-182.
34
Il ruolo di queste, implicite nell'esistenza di un accampamento, è notato
anche da Veith, p. 553.
LA BAITAGLIA DI PRIONE 175

era troppo rischioso. Nepote rileva corne « .. .locorum angustiis


clausi, plures fame quam ferro interirent» (nostro il cors.) 35 • Se si
trattasse di un errore 36, stenteremmo a comprenderne la genesi. La
notizia - tenuto presente l'uso di buone fonti da parte di Nepote - in
realtà è l'indizio dell' esistenza di un resoconto almeno in parte
diverso delle operazioni. Essa ci attesta una guerra di posizione
assai più prolungata di quanta paia da Polibio, il cui risultato era
l'indebolimento degli insorti, ed il carattere di logoramento della vit-
toria cartaginese. Già questo lascia intcndere corne, almeno inizial-
mente, la complessiva situazione degli insorti non doveva essere cosl
disperata corne la fonte di Polibio pare credere. Ma soprattutto il
fatto che il loro comando si risolvesse alla fine a trattare sl per la
pace, nepi ôtaA..ucreroç 37 , ma non già ad arrendersi senza condizioni,
corne indicano i termini concordati con Amilcare dai dieci plenipo-
tenziari degli insorti, che si identificano col loro stato maggiore 38 :
1) consegna di dieci tra gli insorti a scelta dei Cartaginesi, 2) libertà
per tutti gli altri, anche se verosimilmente dopo la consegna delle
armi39 • Ed è tanto più significativo in quanto dopo le efferatezze
degli insorti ci si aspetterebbe una totale intransigenza. Ciè> rafforza
l'impressione che dell'esito di una battaglia Amilcare non era del
tutto sicuro.
Il fatto che ôtaA..ucrtç sia la ( trattativa per la) pace e che poco oltre
l'accordo sia definito cruv0r)Kat 40 fa sorgere il dubbio se si trattasse di

35
Nep. Ham., 2, 4.
36
Cosi Gsell, III, p. 120 nt 1.
37
Polyb. 1 85, 3.
38 Cfr. Polyb. 1 85, 2; 5.
39
Cfr. Polyb. 1 85, 4. Il disarmo si evince conversivamente dalla prevista
conservazione di un chitone. La mitezza delle condizioni è notata anche da Veith,
p. 546; De Sanctis, III, 1, p. 381. Essa comunque rimane indicativa della situa-
zione degli insorti anche - anzi soprattutto - se si sospetta una malafede di Amil-
care.
Che la decisione fosse presa dai capi per paura dei loro uomini, cfr. Polyb. 1
85, 2, sembra una sorta di contrappasso, corrispondente al senso di circolarità
storica di 1 84, 10, in ogni caso al fonte di Polibio non aveva il mezzo per inverare
un simile fatto.
La veste in cui i dieci erano da consegnare non è precisata - ma è improba-
bile che fosse espressamente di ostaggi, corne invece ipotizza Huss, p. 264, in
quanto troppo poco numerosi a tal fine e in quanto in tal caso non si parlerebbe
di crùÀ.À.T)\jltç; in realtà il fatto che la fonte di Polibio potesse probabilmcnte di-
sporre del testo dell'accordo rende significativo il suo silenzio. È probabile che la
loro qualità fosse volutamente ambigua, per irretire i dieci inviati che avranno
compreso subito di essere i prescelti, corne nota Walbank, p. 147, ma che è diffi-
cile pensare fossero disposti a sacrificare la propria vita, corne ritiene invece De
Sanctis, III, 1, p. 381; Gsell, III, ib.
40
Cfr. Polyb. 1 85, 6.
176 2. DALLA BATTAGLIA DEL BAGRADAS A QUELLA DI PRIONE

una semplice convenzione di resa dell' armata intrappolata e non di


una pace generale sventata dal seguito degli eventi. In tal caso
dovremmo ritenere che dietro la rabbia degli insorti verso i loro Î]yÉ-
µovEç che Polibio considera la ragione dell'apertura delle trattative
ci sia la riemersione di quel partita dell'accordo che vedemmo
messo a tacere in precedenza.
1 dieci da consegnare sono ovviamente gli stessi negoziatori 41 e
immediatamente Amilcare chiede l'adempimento della condizione.
A questo punto l'armata degli insorti apprendendo del loro arresto
ed ignorando i termini del trattato si crede tradita e corre aile anni.
Amilcare la circonda e l'annienta; cosî Polibio che sottolinea il ruolo
degli elefanti 42 •
Che non ci si fosse preoccupati di infonnarla pare senz'altro
strano; d'altro canto ci si deve chiedere chi informasse gli insorti del
trattenimento dei loro negoziatori prima delle clausole concordate.
Ma in un contesta di reciproca sfiducia e di confusione non deve
troppo stupire un fenomeno di panico da notizie inesatte. Probabil-
mente qualcuno del seguito dei negoziatori era fuggito temendo il
peggio e senza essere informato del tenore dell'accordo.
Si è sospettato della buona fede di Amilcare 43 , ma in realtà per
ciô manca ogni base. Infatti se questi avesse voluto tradire gli insorti
nessuno dopo le stragi passate - tanto meno a Cartagine e tanto
meno Polibio nella sua idiosincrasia per i mercenari - gli avrebbe
rimproverato un arresto tout court dei negoziatori senza la messa in
scena di trattative. Al contrario, corne già in precedenza e corne alla
fine della guerra, Amilcare pare perseguire sinceramente una poli-
tica di pacificazione con scopi a largo raggio ben precisi 44 • Anzi pro-
prio questa sarà forse tra le accuse che alla fine gli verranno mosse a
Cartagine 45 •
Dai canto suo la dinamica della battaglia è oscura. L'accerchia-
mento di cui si parla è da intendere corne tattico, già esistendo
quello strategico 46 • E cioè nel senso che gli insorti erano usciti in
ordine di battaglia dalle loro postazioni e nella pianura erano stati
accerchiati da qualche manovra cartaginese. Forse, corne mostra la
sottolineatura del ruolo degli elefanti - e quindi della cavalleria -,

41
Cfr. Polyb. 1 85, 6.
42
Cfr. Polyb. 1 85, 6-7.
43 Meltzer, Il, p. 384; De Sanctis, JTT, 1, p. 381 rilevano corne l'arresto se for-

malmente legittimo era sostanzialemente una Treulosigkeit; cfr. anche Walbank,


p. 147.
44
Cfr. infra p. 203.
45
Cfr. infra p. 205.
46
Div~rsamente Vcith, p. 546; 553-554; Id., Atlas, col. 11.
LA BATIAGLIA DI PRIONE lï7

<lai solito movimento aggirante d'ali 47 • In ogni caso ciè> era avvenuto
ad una certa distanza dalle loro postazioni, se non vi si erano potuti
appoggiare e ritirarvisi.
3. La località in cui gli insorti erano stati intrappolati era nota
col nome di Prione, cioè « sega », per la sua tipica configurazione 48 •
Di essa si sono proposte due identificazioni scientifiche; con la loca-
lità di Teniet-es-Sif (Aïn es Sif), in prossimità di Kairouan, in corri-
spondenza dello spartiacque dei bacini dell'Ou. Nebhan ( o Nebaana)
c dcll'Ou. cl-Kcbir 49 ; ovvero con il Dj. el Djedidia 16 km ad ovest di
Hammanet lungo la strada per Zaghouane 50 • Ad esse va aggiunta
l'osservazione recente di Scullard che la collocherebbe più vicino a
Tunisi di quanto non faccia Io stesso Veith 51 •
Scetticismo nei confronti di entrambe è stato mantenuto invece
da alcuni in base all'osservazione che creste dentellate, cioè a sega,
sono tutt'altro che infrequenti nell'Africa settentrionale 52 , e che in
specie quella di Veith non rende ragione della logica dei movimenti
dei due eserciti5 3 •
Dai canto nostro aggiungiamo alcune osservazioni. Anzitutto
Polibio parla assai elusivamente di 'toxoc;, il che rende più lecito pen-
sare ad un singolo rilievo con quella forma che non ad una serie di
monti aventi nel compleso l'aspetto di una sega 54, il che avvalore-
rebbe la identificazione di Veith 55 • Poi la lunga durata della cam-
pagna obbliga a cercare la localizzazione in una regione assai
vasta 56 , di modo che, strategicamente, se la nostra individuazione
dei suoi obiettivi per entrambe le parti è esatta, la localizzazione di
Tissot nell'estremo sud apparirebbe preferibile. In terza luogo mette
canto notare che la morfologia calcarea dell'orografia tunisina -

47
Si veda anche quanto detto a nt 28 che rimane valido per lo svolgimento
dello scontro ma non basta a <lare ragione di un accerchiamento vero e proprio.
48
Cfr. Polyb. I 85, 7; la traduzione con défilé de la Hache introdotta da Folard
e divulgata da Flaubert in Salammbô è erronea, cfr. già Tissot, I, p. 547 nt 1.
49
Cfr. Tissot, I, p. 545-548; per la località cfr. AAT, Carte XLVIII n. 32;
Veith, K.arte 2., e Gsell, III, p. 120 per l'aggiornamento toponomastico.
5° Cfr. Veith, p. 550-554; K.arte 2., a, f; a p. 548-549 la critica a Tissot, e a

p. 549 quella di una localizzazione divulgativa, peraltro di incerta origine, con il


Khangat el Hedja, a SE di Tunisi; Id., Atlas, coll. 10-11; K.arte nr. 4., 7.
Va rilevato che Tissot intendeva la sega corne una serie di rilievi, cioè una
sierra, Veith invece corne la tipica figura di un unico rilievo a denti.
51
Cfr. Scullard, p. 568.
52
Cfr. Gsell, III, p. 121.
~' Cfr. De Sanctis, III, 1, p. 381 nt 27, seguito da Walbank, p. 147; generica la
controbiezione di Pedech, Polybe, p. 134 nt 1. Non prende posizione ora Huss,
p. 64 nt 91. Si potrebbe comunque ipotizzare che Spendio si dirigesse alla volta
degli Emporia, corne poi farà Matho, per tentare di accendervi l'insurrezione.
54
Cosi invece Tissot, I, p. 547; Gsell, III, p. 120; Pedech, Polybe, p. 134 nt L
55
Cfr. Veith, p. 549; Bild 37.
56
Contra Veith, p. 547; 548.
178 2. DALLA BATTAGLIA DEL BAGRADAS A QUELLA DI PRIONE

dunque facilmente erodibile dagli agenti atmosferici - deve far con-


siderare che in oltre ventuno secoli la conformazione della località
puo essersi alterata e che il paesaggio che vedevano Tissot e Veith
non Io vedevano i Cartaginesi e viceversa.
Per questo ci pare conclusivamente più cauto rinunciare ad ogni
tentativo di identificazione.
3. LA FINE DELLA GUERRA
CAPITOLO VII

L'ASSEDIO DI TUNISI
E IL COLPO DI CODA DELL'INSURREZIONE

1. Abbiamo già rilevato corne nella campagna precedente Prione


i due eserciti sembrassero ignorare gli obiettivi fissi. Con la disfatta
degli insorti, questi divengono automaticamente gli obiettivi di
Amilcare che inizia la sottomissione dei centri urbani e delle for-
tezze della chora 1, anche qui da intendere in senso tecnico-ammini-
strativo. Lo sfruttamento politico oltre che strategico degli effetti
della vittoria di Prione è pieno 2 ; la resistenza che i Cartaginesi
incontrano, minima 3 • Polibio non segnala scontri di rilievo né assedi
ma solo rese (7tpocrxroptro) 4 e defezioni (µeta-n0tµi) 5 ; e proprio l'atte-
stazione di queste seconde induce a ritenere che Amilcare avesse di
nuovo adottato una politica conciliativa verso le popolazioni indi-
gene, forse facendo leva sugli strati della notabilità trascinati contro-
voglia nell'avventura insurrezionale, se non dichiaratamente rimasti
di sentimenti punici. A ciô dobbiamo cercare ragioni più politiche
che militari, le quali seconde ormai avevano poco peso dopo una vit-
toria che appariva totale corne quella di Prione. Si puô supporre che
Amilcare fosse consapevole della base indigena - sia economica che
militare - della potenza cartaginese e non volesse spingere tanto
oltre la repressione da comprometterla per il futuro.
Se da Polibio si puô dedurre un ordine di campagna dobbiamo
ritenere che il territorio fosse percorso da tre colonne, due pesanti di
fanteria, al comando dei due generali, una, mobile, di Narava 6 •
La loro direzione di marcia è significativa. Si tratta di una ana-
basi dall'interno, cioè da sud verso Tunisi 7 , che i due eserciti di Amil-

1
Cfr. Polyb. 1 86, 1; la logica delle operazioni induce ad attribuire il doppio
significato a 1tOÀ&tç.
2 La connessione causale è già notata da Polyb. 1 86, 2.
3 Una sua totale assenza notava già Veith, p. 534.
4
Il termine peraltro è anfibio e puô indicare anche solo la adesione al fronte
nemico, cfr. ad es. Polyb. 1 17, 2.
5 Cfr. Polyb. 1 86, 2.
6
Cfr. Polyb. 1 86, l.
7
Cfr. Polyb. 1 86, 2.
182 3. LA FINE DELLA GUERRA

care e Annibale investono mantenendosi separati, l'uno da SO,


l' altro da NE 8 •
La decisione di un doppio investimento si rivelerà fatale, per la
difficoltà di comunicazione e l'impossibilità di un diretto apppoggio
reciproco immediato, dal momento che ogni esercito per raggiun-
gere l'altro doveva fare il periplo del lago del Sebkhat es Sedjoumi
che richiedeva almeno cinque ore 9 • Tunisi inoltre precludeva, a
quanto si deduce dal seguito degli eventi, anche solo un contatto
visivo tra le due armate. Tale dispositivo era perô obbligato se si
voleva bloccare l'esercito di Matho ed impedirgli di riprendere la
campagna e riaccendere l'insurrezione.
2. L'assedio venne posto in piena regola 10 ; almeno dal lato di
Annibale sappiamo di lavori di controvallazione appoggiati ad un
accampamento 11 • Questo occupava probabilmente il Belvedere
Park 12 • Amilcare era forse installato sulle colline di Manoubia a ovest
e Si. bel Hacen a est 13 • È da ritenere comunque che, piuttosto che su
un attacco diretto, si facesse conto di indurre Matho alla resa. Ciô è
indicato non tanto dal silenzio di Polibio su assalti alle mura,
quanto dalla misura di guerra psicologica adottata dal comando car-
taginese che fa giustiziare in prossimità delle mura Spendio e gli
altri prigionieri di Prione 14 • Lo scopo è quello di far terroristica-
mente crollare il morale degli assediati 15 •
Ma la guerra psicologica si rivela a doppio taglio. Invece di
deprimere gli insorti, pare indurre i Cartaginesi a sottovalutare la
situazione 16 • In ogni caso, poco dopo l'esecuzione 17 , una sortita da

8 Cfr. Polyb. 1 86, 3; secondo Meltzer, II, p. 385 invece solo ora l'esercito si

sarebbe diviso.
9
A oltre 25 km calcola la distanza Veith, p. 554-555; Id., Atlas, col. 11; Gsell,
Ill, p. 122 nt 1; cfr. Walbank, p. 148; la supremazia navale garantiva le normali
comunicazioni attraverso la laguna di El Bahira.
1
°Cfr. Polyb. 1 86, 2.
11
Cfr. Polyb. 1 86, 5.
12 Cfr. Gsell, III, p. 121 nt 4; a cui conforto va aggiunto che le forze di Matho

erano ormai insufficienti per presidiare anche la posizione e che soprattutto il


suo controllo da parte degli insorti è inconciliabile con l'esecuzione 7tpoç i:à. n:ix11
di Spendio, cfr. Polyb. 1 86, 4; ha torto percio Veith, Atlas, col. 11.
13
Cfr. Veith, p. 555; AAT, carte XX.
14
Cfr. Polyb. 1 86, 4; Diod. XXV 5, 2. Quanto alla decisione il primo parla di
entrambi i generali, il secondo del solo Amilcare - confermando ancora la sua
non derivazione dal primo -, il che, se questi aveva il comando supremo, pare più
esatto. La scelta del lato di Annibale è forse dovuta al fatto contingente che questi
aveva la custodia dei prigionit!ri. Segue Diodoro De Sanctis, III, 1, p. 382; all'op-
posto Huss, p. 264-265 nt 98.
15
Cfr. già Meltzer, II, p. 385; il senso della mossa non è colto da De Sanctis,
III, 1, p. 382; Huss, p. 264-265.
16
Cfr. Polyb. 1 86, 5.
17
Ciè si deduce dal macabro particolare che al momento della sortita il cada-
L'ASSEDIO DI TUNISIE IL COLPO DI CODA DELL'INSURREZIONE 183

Tunisi riesce a sorprendere le posizioni di Annibale e a scalzarvelo,


mettendo in rotta i Cartaginesi 18 • Nonostante perdite pesanti, la cat-
tura delle salmerie e dello stesso Annibale col suo stato maggiore 19,
la possibilità di riparare a Cartagine e l'inferiorità numerica degli
insorti2° deve perô aver contenuto la portata del successo 21 .
I prigionieri cartaginesi comunque per rappresaglia all'esecu-
zione di Spendio sono giustiziati sullo stesso luogo di questi 22 .
Amilcare si era mosso in appoggio solo a notizia ricevuta - tra-
smessa forse via mare attraverso la laguna di El Bahira - del-
l'attacco23. Ciô implica che ogni visuale delle reciproche posizioni
era preclusa 24 ; ed inoltre, parlando Polibio genericamente di
tnieEcnç, che il dispaccio gli era stato inviato ad attacco già in
corso 25 , e che dunque gli uomini di Annibale avessero organizzato
una resistenza maggiore di quella che la fonte - per ridimensionare
la responsabilità del ritardo di Amilcare - vuol far credere. Ma il
ritardo della comunicazione e i tempi della marcia di trasferimento
gli impedirono di giungere in tempo utile 26 . Ci si puô chiedere
perché, pur consapevole di tale stato di cose corne doveva essere,
Amilcare non optasse per un attacco diversivo di alleggerimento
contra la città dal suo lato, per obbligare Matho a desistere dal suo.
Una ragione obiettiva sembra mancare e doversi quindi trattare di
un errore di valutazione; in esso ci pare in effetti più esatto cogliere
la responsabilità del Barca che non negli altri elementi considerati,
derivanti da scelte obbligate 27 •

vere di Spendio e degli altri pendeva ancora dalla croce sulla quale era stato im-
palato, cfr. Polyb. I 86, 6.
18
Cfr. Polyb. I 86, 5.
19
Cfr. Polyb. I 86, 5-6; cosi intendiamo i trenta €m<pavecrtci'to1, non essendovi
motivi per pensare ad una commissione senatoriale corne quella di I 87, 3; diver-
samente Meltzer, II, p. 385 li identifica con l'intera gerousia, ma, oltre al proble-
ma numerico (infra p. 186 nt 9), non si vede per quali ragioni essa dovesse trovar-
si nel campo di Annibale; contrario, ma apoditticamente, è anche Walbank,
p. 148; seguito da Huss, p. 265 nt 30.
20
Se i nostri calcoli sono esatti non più di 20/25.000 e di truppe scadenti. Al-
l'azione pero puo averne preso parte solo una frazione per non lasciare sguamito
il muro meridionale di fronte ad Amilcare.
21
Di questo non tiene conto Veith, p. 556 che parla di annientamento.
22 Cfr. Polyb. I 86, 6-7; Diod. XXV 2.
23
Cfr. Polyb. I 86, 8.
24
Va tenuto presente anche corne l'istmo doveva essere nell'Antichità più
stretto dei 500 mt attuali, cfr. Veith, p. 554 nt 2.
25
Cfr. Polyb. l. c.
26
Diversamente Gsell, III, p. 122; De Sanctis, III, 1, p. 382. Il testo di Polyb.
l. c. rende evidente che il trasferimento fu via terra. Del resto un trasbordo lagu-
nare avrebbe richiesto tempi di organizzazione non compensabili poi dalla rapi-
dità della traversata.
27
Diversamente De Sanctis, III, 1, p. 383.
CAPITOLO VIII

LA FINE DELLA GUERRA

1. Quale che fosse la reale portata dello scacco in ogni caso la


posizione strategica cartaginese era cambiata al punto da indurre
Amilcare a non riprendere l'assedio 1•
Quel poco che ci viene detto del seguito delle operazioni com-
plica la spiegazione della decisione del Barca corne la stessa rico-
struzione delle ultime fasi della guerra.
Disponiamo di due soli dati; che tolto l'assedio Amilcare si
sposto alla foce del Bagradas, accampandovisi in prossimità 2 • E che
le operazioni seguenti - dalla narrazione di Polibio, pare immediata-
mente - si svolsero in prossimità di una Lepcis, cioè all'estremità
opposta della Tunisia 3 •
Con la nuova leva ordinata a Cartagine 4 - e verosimilmente for-
mata dalla nuova classe essendo ormai trascorsi almeno due anni
dalla precedente - le perdite di Annibale potevano essere rimpiaz-
zate, la forza complessiva anzi accresciuta, e l'assedio ripreso. Non
era stata dunque la sconfitta in sé ad obbligarne l'abbandono, ma
l'errore di Amilcare che spostandosi a nord aveva riaperto l'interno
agli insorti. E il fatto che le successive operazioni si svolgano di
nuovo in campo aperto, insieme con quello che le forze degli insorti
ormai non sono più tali da consentire sdoppiamenti corne in pas-
sato, fa concludere che Matho e i suoi avessero sgomberato Tunisi
subito dopo la loro vittoria 5 •
Il fatto che Amilcare si schierasse presso il Bagradas a copertura
del guado ma anche, data la breve distanza, del ponte di La Sebala,
si puo allora spiegare solo ritenendo che si aspettasse un tentativo di
Matho di riparare a Utica ed Ippona per riorganizzarvi la resi-
stenza 6.

1
Cfr.Polyb. I 86, 9.
2
Cfr. Polyb. l. c.
3
Cfr. Polyb. I 87, 7.
4
Cfr. Polyb. 1 87, 3.
5 Contra Veith, p. 557.
6
Per Seibel, p. 26; Veith, p. 556; Id., Atlas, col. 12; Gsell, III, p. 122 nt 2; De
Sanctis, III, 1, p. 382; Walbank, p. 148; Huss, p. 265 nt 100 invece Amilcare teme-
va di nuovo di essere tagliato dall'interno, se cosi fosse perà avrebbe preso posi-
186 3. LA FINE DELLA GUERRA

Se effettivamente Matho si fosse mosso in tale direzione e poi


fosse stato respinto dal Barca che lo aveva preceduto non possiamo
dire con certezza, ma certo se egli avesse direttamente proceduto in
direzione di Lepcis avrebbe guadagnato tanto tempo su Amilcare da
rafforzare le proprie posizioni in un modo che non appare.
Contemporaneamente il governo aveva recuperato Annone affi-
dandogli il resto dell'esercito di Annibale con i nuovi coscritti7. Il
problema non è costituito tanto dalle ragioni di tale riesumazione -
dal momento che morti Giscone e Annibale questi era il solo super-
stite con sufficiente espcricnza - quanto il perché si persistesse
ancora in un comando a due.
Il disastro di Tunisi certo non aveva giovato al prestigio di Amil-
care; inoltre, organizzativamente, era necessario attribuire un
comando all'esercito già di Annibale per garantirne l'operatività. E
del resto le campagne precedenti avevano largamente confermato la
necessità di articolare in più corpi, comunque almeno due, l'armata.
Ancora una volta a ragioni tecniche attribuiremmo dunque tale
decisione 8 •
Ad Annone si accompagna una commissione di trenta senatori
col compito di appianare la ragioni di conflitto di questi col Barca 9 •
Polibio fa espressamente riferimento a quello sorto in prece-
denza 10 , e cià implica che il dissidio di allora doveva avere avuto
strascichi personali dal momento che la mutata situazione strate-
gica esclude che potesse ancora concernere la conduzione della
guerra. Che perà solo questa volta si inviasse una commissione con-
ferma che al momento del primo comando congiunto ancora non
esisteva alcun dissidio personale. Costituzionalmente la commis-
sione non pare avere un reale potere coartante, ma solo un ruolo
mediatorio 11 • In ogni caso non è traccia di un suo ruolo attivo nella
direzione delle operazioni.

zione a sud di Tunisi o sui Dj. Ahmar. A De Sanctis, III, 1, p. 384 sfugge la
connessione tra la posizione di Amilcare e il movimento verso gli Emporia degli
insorti.
7
Cfr. Polyb. 1 87, 3; dei resti del primo Polibio non fa parola, ma è cogente
supporre che fossero riparati a Cartagine e riorganizzativi.
8
All'opposto Meltzer, II, p. 386; Picard, Révolution, p. 120; 128; Id., Hanni-
bal, p. 74, il quale ritiene anche che invece di una nuova nomina si tratti di un an-
nullamento della sua precedente rimozione, ma cio è incompatibile col testo di
Polibio; Scullard, p. 568. Diversamente Gsell, II, p. 244 nt 1.
9
Cfr. Polyb. I 87, 3. Sempre con la intera (nuova) gerousia li identifica Melt-
zer, II, p. 40; 386; Walbank, p. 148; Huss, p. 265 nt 101, con riseive; Scullard,
p. 568; con solo una sua parte Gsell, II, p. 216; III, p. 122; Picard. Révolution,
p. 127; per il problema del numero dei suoi membri cfr. anche Picard, Révolu-
tion, ib.; Huss, p. 462-463.
1
° Cfr. Polyb. I 87, 4.
11
Cfr. Polyb. I 87, S.
LA FINE DELLA GUERRA 187

2. Matho, o perché impeditogli l'attraversamento del Bagradas,


o ab origine, si era spostato nella regione di Lepcis 12 • L'identifica-
zione corrente è con Lepcis Minor 13 , ma l'assenza di informazioni
sulla reale portata delle operazioni, comunque anche qui costellate
di una succesione di scontri e dunque di una certa durata, induce ad
una certa cautela quanto ad una troppo affrettata esclusione di
Lepcis Magna.
In ogni caso egli operava ora nella regione degli Emporia. Ciô
pone il problema, singolarmente trascurato, dei suoi obiettivi 14 •
Abbiamo visto corne la regione non fossse stata contagiata
dall'insurrezione; escluso dalla sinistra del Bagradas l'unica alterna-
tiva possibile era tra esportarla nella regione della Sirte e riaccen-
derla nel sud. L'impressione della sconfitta di Prione e il mite tratta-
mento di Amilcare dovevano ormai avergli pero alienato
quest'ultimo tanto da rendere scarse le probabilità di successo.
Inoltre, controllate città e fortezze dai Cartaginesi, avrebbe incon-
trato enormi difficoltà di approvvigionamento in una regione assai
meno fertile degli Emporia <love poteva comunque razziare le colti-
vazioni. Ma forse anche un altro elemento aveva giocato nella sua
scelta e cioè la possibilità di fuga che la direttrice orientale in dire-
zione di Cirene offriva a lui e ad i suoi 15 •
Se ed in quale misura riuscisse a sollevare la regione non pos-
siamo dire; è da notare pero corne Polibio gli ascriva prima della
battaglia finale degli alleati e il controllo con guarnigioni di città e
forti 16 , che possono solo cercarsi in quest'area. Lo svolgimento delle
operazioni è simile a quello della campagna di Prione, con scontri
minori che coinvolgono singole forze dei due eserciti 17 • Come si
giungesse alla battaglia finale pero non si puo nemmeno tentare di
indovinare. A stare a Polibio essa venne cercata da entrambe le
parti 18 ; questo puô implicare che la posizione politica dei Cartagi-
nesi nella regione si era indebolita nel corso delle operazioni e

12
Cfr. Polyb. 1 87, 7.
13
Cfr. ad es. Meltzer, II, p. 386; Veith, Atlas, col. 12; De Sanctis, III, 1, p. 383;
Gsell, III, p. 122 nt 4; Warmington, p. 189; Walbank, p. 148; Huss, p. 265.
14
De Sanctis, III, 1, p. 384 riteneva che i Cartaginesi avevano costretto Ma-
tho a lasciare Tunisi attaccando le piazze degli insorti nella regione, ma cio
contraddice il fatto da lui stesso notato che essa non aveva aderito all'insurre-
zione; Huss, p. 265 pensa alla necessità di procurarsi rifornimenti; che questa vi
fosse è indubbio, ma il problema di Matho andava molto oltre, ed era strategico-
politico.
15
Si ricordi corne da Lepcis Magna partiva la strada per Alessandria, cfr.
Huss, Karthago und Aegypten, p. 132.
16
Cfr. Polyb. 1 87, 8.
17
Cfr. Polyb. I 87, 7.
18
Cfr. Polyb. I 87, 7-8.
188 3. LA FINE DELLA GUERRA

rischiava di peggiorare ulteriormente e che, per parte loro, gli insorti


si sentiv~no abbastanza forti da cercare un successo eclatante per
capovolgerla del tutto 19 • A tal fine entrambe le parti paiono aver con-
centrato il maggior numero possibile di forze, raccogliendo contin-
genti alleati (per i Cartaginesi si tratterà di reparti dalle città della
costa) e recuperando quelli lasciati di guarnigione nelle basi della
regione 20 •
Dello svolgimento della battaglia non sappiamo nulla, cosi corne
della sua localizzazione. Ciè> è tuttavia indice del fatto che il ruolo di
Amilcare dovette essere se non inferiore pari a quello del collega 21 •
Gli insorti sono sconfitti e Matho stesso catturato 22 • Pure una parte
di loro riesce a riparare in una polis - che è inutile anche solo cer-
care di identificare corne città o fortezza 23 - , comunque capitolando
subito dopo.
Distrutta cosi l'ultima forza degli insorti anche la regione a sini-
stra del Bagradas si sottomise - um)KOUCJ€, termine che lascerebbe
pensare a condizioni più dure di quelle praticate dopo Prione 24 •
Solo Ippona ed Utica non accettarono immediatamente i ter-
mini imposti <lai Cartaginesi e furono sottoposte ad un blocco
(napacr-tpa-tonEÔEuro) - ma non ad un assedio vero e proprio 25 -
rispettivamente da Annone ed Amilcare 26 • La fonte di Polibio spiega
il loro comportamento con il timore conseguente alle efferatezze

19
Diversamente, secondo Meltzer, II, p. 386; Veith, p. 557; De Sanctis, III, 1,
p. 384; Huss, p. 265, era la situazione di svantaggio a determinare gli insorti. Ma
in una tale eventualità era proprio la battaglia campale la cosa più da evitare.
20
A nostro avviso durante il corso della campagna. Diversamente Veith,
p. 571. I Cartaginesi difficilmente potevano avere più di 20/25.000 uomini, gli in-
sorti non moiti di più o di meno; Veith, p. 570-571, seguito da Walbank, p. 148;
Scullard, p. 568 invece calcola rispettivamente 40 e 30.000.
21
Cfr. già De Sanctis, III, 1, p. 383. Gioca perô anche una certa stanchezza di
Polibio che sembra aver mal distribuito la sua materia in una trattazione pur
sempre isagogica alla materia delle Storie.
22
Diversamente Meltzer, II, p. 386.
23 È da escludere si trattasse di Tunisi, cfr. Veith, p. 557-558 nt 2, che pare

incline a prendere in considerazione la localizzazione di fantasia di Flaubert


presso la riva meridionale di El Bahira, presso Rades; ma se cosi fosse non ca-
piremmo perché da Lepcis gli insorti si spostassero di nuovo a nord.
24
Cfr. Polyb. I 88, 1; tà. aÀÀo. µtpri Tf}ç A1Puriç è da noi identificata cosi, sia re-
sidualmente, sia per la contestualizzazione con essa di Utica ed lppona, sia per la
contrapposizione geografica che è insita nell'espressione rispetto alla regione in
cui si è conclusa la guerra. Nep. Ham. 2, 4 puo riferirsi sia a tale fase sia in gene-
rale alle operazioni da Prione in poi.
25
Cosi invece Meltzer, II, p. 386.
26
Cfr. Polyb. I 88, 4. Il semplice blocco potrebbe implicare l'instauramento
di una tregua per le trattative. Il comando delle operazioni per entrambe attri-
buisce ad Amilcare Nep. Ham. 2, 4, cfr. infra nt 30.
LA FINE DELLA GUERRA 189

commesse al momento della defezione 27 • La spiegazione è perè>


ingenua e non tiene conto di altri elementi. Non semplicemente
perché - in assenza di quegli altri fattori che diremo subito - non
potevano certo contare di resistere indefinitivamente e una ostinata
opposizione non avrebbe potuto che ulteriormente comprometterne
la situazione. Ma in quanto il fatto che alla fine le condizioni di
pace, taciuteci da Polibio, dovettero essere in realtà quanto mai
favorevoli, se la posizione di Utica nel 215 era immutata rispetto a
quella precedente l'insurreziune e se Ippuna si schiererà lealmente
per Cartagine ai tempi dello sbarco di Scipione 28 , indica che l'obiet-
tivo era di ottenere termini più favorevoli, con la minaccia di una
resistenza ad oltranza che certo era favorita dalle loro difese, e che
avrebbe comportato un prolungamento della guerra inaccettabile
all'opinione pubblica di Cartagine - che ricordiamo aveva almeno
un diecimila cittadini sotto le armi - e, per i costi, alle sue finanze 29 •
Ciè> d'altronde pare congruente con la complessiva politica di conci-
liazione del Barca; e che egli rivesta il ruolo principale in tali tratta-
tive, o almeno imponga la sua visione, sarebbe confermato dal fatto
che la fonte di Nepote proprio a lui attribuisce il merito di restituere
le due città allo stato punico 30 • L'impressione complessiva è che la
fonte di Polibio e Diodoro tenda a mascherare le concessioni dei
Cartaginesi.
La fine della guerra fu sancita con una celebrazione trionfale
culminata nell'esecuzione di Matho 31 • Il fatto che non paiono essere
stati giustiziati gli altri prigionieri fatti nella battaglia finale è una
ulteriore conferma della politica di perdono adottata.

27
Cfr. Polyb. I 88, 2-3; Diod. XXV 5, 3 Io ripete quasi testualmente e cio
stante quanto visto sinora sul rapporto con Polibio obbliga a ritenere che questi
qui citi dalla sua fonte, incluso l'epifonema omesso da Diodoro. Wollner, p. 91
deduce da Polibio la competenza dei generali cartaginesi a concludere trattati di
resa.
28
Cfr. Meltzer, II, p. 376; Gsell, III, p. 123; Warmington, p. 65; Walbank,
p. 148. Ove le fonti. Non si possono percio accogliere Meltzer, II, p. 76; 386;
Veith, p. 558; Huss, p. 266 che parlano di resa incondizionata o di Diktatfriede.
29
Diversamente Meltzer, II, p. 76-77.
30
Cfr. Nep. Ham., 2, 4; più che la conseguenza della sua sintesi la notizia
pare il riflesso di una fonte diversa. Lo rigetta Gsell, III, p. 123 nt 2. Lo omette
Wollner, p. 91. Si noti anche il termine «augusteo», e corne tale non privo di si-
gnificato, di restituere.
31
Cfr. Polyb. I 88, 6-7. Per il problema storico-istituzionale del trionfo mili-
tare a Cartagine di cui quello in oggetto è l'esempio principale, si consenta il rin-
vio al nostro lavoro in corso di stampa Loreto, Pais.
CAPITOLO IX

LE VICENDE DI SARDEGNA E I RAPPORTI


PUNICO-ROMANI DURANTE L'INSURREZIONE

1. Per l'omogeneità della materia preferiamo trattare unitaria-


mente i due argomenti in epigrafe che si dipanano cronologica-
mente in parallelo con le vicende militari.
Ad un certo punto, relativamente iniziale, i torbidi si estendono
anche alla Sardegna, <love le truppe cartaginesi si ammutinano a
loro volta.
Occorre porre tre problemi preliminari; la cronologia relativa, la
natura dei rapporti con l'insurrezione in Africa, l'effettiva dinamica
di tale fase iniziale degli avvenimenti in Sardegna.
Polibio la colloca contemporaneamente alla prima campagna
di Amilcare nell'interno ma anteriormente alla sconfitta riportatavi
da Spendio. Cio, considerata la successione degli eventi nell'isola,
che devono aver richiesto del tempo, fa ritenere che l'ammutina-
mento fosse iniziato in seguito aile notizie del successo degli insorti
ad Utica contro Annone. Ma evidentemente prima che arrivasse
quella della sconfitta del Bagradas 1• In ogni caso i Cartaginesi del
resto non sarebbero stati in grado di distaccare un corpo per la
Sardegna - corne vedremo faranno - prima che un successo ne alle-
viasse la situazione in Africa. Gli ammutinati dovranno essersi assi-
curati il controllo dell'isola all'incirca al tempo della sconfitta di
Spendio 2 •
Quanto al secondo problema Io storico si limita a dire che le
truppe in Sardegna avevano seguito l'esempio di Matho e di
Spendio. Il termine, sllÀoro, è troppo generico per potersi dire se vi
fosse stata una attiva e specifica istigazione da parte del comando
africano dell'insurrezione. Cio pero pare evincersi dal fatto che
Polibio menziona espressamente i due leaders 3 , e non generica-
mente i mercenari, corne altrimenti ci aspetteremmo. Inoltre l'esi-
stenza di stretti legami tra i due movimenti è testimoniata dall'invio

1
Cfr. Polyb. I 79, l; a non molto dopo l'ammutinamento in Africa pensa in
generale Meltzer, II, p. 380; al 241-240 Barreca, Civiltà, p. 4; alla primavera 240
Meloni, p. 32; meno esattamente Walbank, p. 144.
2 Cfr. Meltzer, II, p. 380; De Sanctis, III, 1, p. 386 nt 32.
3 Cfr. Polyb. l. c.
192 3. LA FINE DELLA GUERRA

di un messaggero dalla Sardegna agli insorti dopo la ritirata di


Spendio presso Matho 4 • Ed è comprovata dalla presenza di monete
dell'insurrezione nell'isola presso Comus 5 •
Ciè> perè> non consente di concludere se l'episodio sardo si
inquadrasse nello stesso movimento politico o meno; e quindi di
individuame gli specifici obiettivi. Certo, data l'importanza dell'isola
per Cartagine 6 , è plausibile che l'ammutinamento insulare fosse più
che un obbiettivo in sé un mezzo di guerra, volto cioè a indebolire la
posizione strategica di Cartagine 7 •
Importante è sotto tale profila anche definire la effettiva natura
delle truppe di Sardegna. Per Polibio esse sono formate da µ1cr00-
cp6po18, ma ciè> non autorizza di per sé a concludere che si tratti di
mercenari in senso stretto e non di truppe (anche) libiche, data
l'estensione con cui egli usa il termine nell' archeologia. Peraltro il
grado di boetarco del loro comandante fa preferire la prima even-
tualità9. Se cosl è perè> esse non avevano ragione di aderire alle moti-
vazioni politiche dell'insurrezione a&icana, ma saranno state invece
ingaggiate - cioè indotte a disertare da quello cartaginese al loro
campo-, corne i mercenari dell'armata di Sicilia a suo tempo, dagli
insorti 10 •
L'ammutinamento non era scoppiato immediatamente e con-
temporaneamente in tutta l'isola. Si era acceso inizialmente
invece in una sola piazzaforte 11 , peraltro ignota, <love il coman-

4
Cfr. Polyb. I 79, 14; supra p. 158 nt 50. È indifferente se il messaggio fosse
autentico o falso, in quanto in tale seconda eventualità esso doveva comunque
apparire verosimile.
5 Cfr. Manfredi, p. 77; perla provenienza dall'Africa, e non da zecche locali,

corne ritiene ancora Zucca, p. 35-36 nt 45, supra p. 101 nt 77.


6
Cfr. Polyb. I 82, 7.
7
All'opposto Huss, p. 261 pensa al progetto di una Soldner-Republik.
8
Cfr. Polyb. I 79, 1; 88, 8.
9
Esso viene inteso corne cornandante di milizie rnercenarie ausiliarie da
Walbank, p. 144; Pedech, p. 137; diversamente corne govematore intende il titolo
Wollner, p. 91-93; Huss, p. 260 Io considera il cornandante in capo delle truppe
dell'isola; poco perspicuo Bondi, Dominazione, p. 189-190; ora anche Sznycer,
Titres, p. 115; non pone il problema Ameling. In realtà nulla autorizza a ritenere
che Bostare fosse il govematore dell'isola e non semplicemente il comandante
delle sua guarnigione principale. La storiografia modema è unanime comunque
nel ritenere che si tratti di rnercenari in senso proprio.
10
Evidenternente il problema avrebbe una risposta in senso opposto se
quelle monete argentee e bronzee, nrr. 12-13 Manfredi, con legenda AIBYQN rin-
venute in Tunisia fossero di zecca sarcla corne in passato si riteneva. Ma, corne
detto, ora prevale l'opinione contraria. Il che conversivamente rafforza l'esclu-
sione del carattere politico del movirnento nell'isola.
11
A Caralis pensava Meltzer, II, p. 380; ad essa o a Cornus Pais, p. 28 nt 1;
cfr. anche Pedech, Polybe, ib.; a Sulcis Huss, p. 261 nt 71; oltre a queste anche a
LE VICENDE DI SARDEGNA 193

dante cartaginese Bostare e, presumiamo, quelli tra i soldati che


non avevano aderito alla sollevazione si erano asserragliati
nell' acropoli 12 • Bostare e i suoi devono a ver resistito qualche
tempo; cio sembra indicare il fatto che Cartagine si affretti ad
inviare una spedizione di soccorso che, altrimenti, si sarebbe
potuta rinviare a dopo la definitiva repressione in Africa 13 • Questa
comunque giunge troppo tardi quando la cittadella è già caduta e
Bostare e gli altri uccisi 14 •
Il corpo di socccorso, cui era stato messo a capo uno stratego
Annone 15 , indicando con ciô che doveva essere di una qualche consi-
stenza, giunto nell'isola diserta - forse anche perché la resistenza di
Bostare era già cessata - e passa agli ammutinati, i quali consegnato
loro Io stratego Io uccidono.
Solo a questo punto l'incendio si comunica al resto dell'isola.
Polibio ci riferisce del massacro di tutti i Cartaginesi presenti in
essa, cioè dato il carattere generale dell'indicazione, sia i civili che
gli ufficiali, e forse anche intendendo i reparti lealisti, e del fatto
che, impadronitisi delle poleis, gli ammutinati avevano conseguito
il controllo dell'isola 16 • Resta oscura la dinamica. Se cioè nell'isola
vi fosse, in questo momento 17, una unica armata identica con
quella di Bostare, e che dopo il congiungimento con i disertori di
Annone muovesse ad occupare le altre città; oppure se quella di
Bostare fosse solo la principale tra le guarnigioni e la sede del
quartier generale e questi il comandante militare dell'isola
(comunque cosa diversa dal governatore, se c'era), e che solo dopo
il riuscito ammutinamento di essa le altre aderissero 18 • Se una

Nora pensa Meloni, Sardegna, p. 31; nessuna ipotesi in Walbank, p. 144. Cfr. di
seguito nel testo per la sua natura.
12 Cfr. Polyb. 1 79, 2.
13 Cfr. Polyb. 1 79, 3.
14
Cfr. Polyb. 1 79, 2-3; che non si parli di torture ed esecuzioni fa ritenere
che la cittadella fosse stata espugnata manu militari. e che i difensori fossero per
Io più caduti nella difesa.
15
Lo stesso che vi aveva combattuto nel 258 secondo De Sanctis, III, 1,
p. 386, che forse ha ragione; Meloni, Sardegna, p. 3; contra Walbank, p. 144;
Huss, p. 261 nt 12; inidentificabile per Meltzer, II, p. 380.
16
Cfr. Polyb. 1 79, 4.
17
La esistenza di molteplici piazze militari, per Io più di piccole dimensioni,
nell'isola, cfr. per tutti Barreca, Fortificazioni fenicio-puniche; Id., Civiltà, p. 86;
Bondi, Dominazione, p. 189, non prova nulla quanto alla dislocazione delle
truppe in questo particolare frangente. Ad es. l'armata poteva essere stata
concentrata nella base maggiore in vista di un trasferimento a Cartagine per es-
sere impiegata contro gli insorti, ed anzi cio potrebbe aver fornito la scintilla del-
1'ammutinamento, corne in Spagna nel 1821.
18
È evidente che la presenza di ammutinati a Cornus, attestata numismati-
camente, cfr. Zucca, ib., non indica nulla in proposito, potendo essere stata oc-
cupata in seguito. A più guarnigioni pensa Barreca, Civiltà •. p. 84.
194 3. LA FINE DELLA GUERRA

resistenza fosse opposta da reparti lealisti non si puô né escludere


né provare. Non possiamo neanche dire se l'ammutinamento si
estendesse alla Corsica - ammesso che vi fossero truppe -, il fatto
che l'isola fosse alla fine annessa con l'altra da Roma 19 non è suffi-
ciente a dimostrarlo.
2. Terza fase della vicenda è la controinsurrezione delle popo-
lazioni indigene contro gli ammutinati, su cui hanno la meglio,
parrebbe obbligandoli ad evacuare l'isola e trovare rifugio in
Italia 20 , notizia questa che induce a porre alcune questioni. Anzi-
tutto se e corne si saldasse tale reazione con la politica metropoli-
tana dopo la diserzione del corpo di Annone. L'esistenza nel corso
degli anni '30 21 e poi durante la guerra annibalica di stretti con-
tatti tra i capi indigeni e il governo cartaginese in funzione antiro-
mana 22 , insieme al fatto che difficilmente gli insorti potevano
avere ragione da soli di un esercito di professionisti ci fa ritenere
che la controinsurrezione fosse stata orchestrata e militarmente
organizzata da agenti cartaginesi2 3 • E forse addirittura - anche se
ciô non si puô provare - che focolai di resistenza cartaginese fos-
sero rimasti nell'isola.
Un secondo problema è costituito dall'aporia che insorge tra
tale espulsione degli ammutinati e il fatto che, conclusa l'insurre-
zione africana, Cartagine prepara una spedizione « •.• µei:anopEUE-
cr0m i:oùç à.nocri:flcravi:aç ... 'tl)v vflcrov ... » 24 , in quanto se tutti gli
ammutinati avevano sgomberato l'isola non si vede chi i Cartagi-
nesi avessero da punire. D'altro canto il fatto che i Romani si pre-
parassero a sbarcare nell'isola chiamati dagli ammutinati 25 , pre-
suppone che questi vi conservassero delle posizioni. La
conclusione è dunque che la notizia di Polibio sui risultati della
controinsurrezione è da limitare solo ad alcune delle piazze del-
l'isola e che la lotta vi fosse in realtà ancora in corso. Con questa
cautela, peraltro non c'è ragione di non conservarla 26 •
3. Legato con quello delle ultime vicende dell'isola e con quello
della strategia cartaginese nella repressione dell'insurrezione è il

19
Cfr. Fest. 430 L.
° Cfr.
2
Polyb. 1 79, 5.
21
Perle vicende Meloni, Sei anni; Dyson, p. 247-249.
22 Per l'estrazione sociale di Ampsicora ora Bondi, Note, p. 145 nt 42.

23 Diversamente Huss, p. 266 nt 110; di sardo-punici, in senso etnico, parla

esattamente quanto agli indigeni insorti, Meloni, Sardegna, p. 32; Barreca, Civil-
tà, p. 44; analogamente Dyson, p. 245; agli abitanti delle città puniche pensava
Pais, p. 28 nt 1.
24
Polyb. 1 88, 9.
25
Cfr. Polyb. 1 88, 8.
26
Non sana la contraddizione di Polibio Meloni, Sardegna, p. 32-33, che
pure è il solo a notarla.
LE VICENDE DI SARDEGNA 195

problema delle relazioni punico-romane. Si tratta di una vexata


quaestio che prenderemo perà in esame solo per quanto riguarda il
lato cartaginese.
In proposito disponiamo di due tradizioni, in realtà meno diffe-
renti di quanto appaia ad un primo sguardo, quella di Polibio e
quella di Appiano - quanto al fondo euristico della quale ultima
abbiamo detto in precedenza 27 • Dai primo sappiamo che, per tutta la
durata della guerra e dunque fin dall'inizio, Cartagine era stata atti-
vamente aiutata da Ierone II di Siracusa 28 , per considerazioni di
equilibrio nel Mediterraneo occidentale, almeno secondo Polibio 29 ,
in un passo caro a David Hume. lgnoriamo la natura di tali aiuti ma
la loro sottolineatura ne indica l'importanza e dunque la possibilità
di farvi rientrare l'autorizzazione a reclutare mercenari.
Quanto a Roma erano tramandati tre sostanziali gruppi di
eventi. Un incidente tra le due potenze; una serie di attività diploma-
tiche concentrate in uno stesso volgere di tempo; l'annessione della
Sardegna da parte di Roma e la aggiunta di una clausola al trattato
del 241.
Il primo consiste nell'intercettamento cartaginese di navi che
rifornivano gli insorti - parrebbe a più riprese e non di un unico
determinato convoglio 30 - e nell'arresto - in numero totale di ca. 500
per Polibio 31 - o nell'uccisione dei loro equipaggi 32 • Tre sono le prin-
cipali differenze tra le due tradizioni. Polibio parla di navi in rotta
tra l'Italia e l'Africa, ma non ne specifica la nazionalità; Appiano
ritiene che tra esse ve ne fossero di romane. Evidentemente non si
tratta di un contrasto insanabile. Appiano semplicemente entra più
nel dettaglio con qualcosa che non ci sorprende e cioè che alcuni dei
mercanti erano cives optima iure. Ma da entrambi i testi è da rite-
nere che la maggioranza fosse di comunità della federazione 33 , pro-
babilmente Megalogreci e Sicelioti.

27 Cfr. supra p. 25 ss.


28 Cfr. Polyb. 1 83, 2.
29
Cfr. Polyb. 1 83, 3-4, accolto da Berve, Konig, p. 75-76; Picard, Hannibal,
p. 72; Klose, p. 92 nt 302; Schmitt, Polybius, p. 81-83; Huss, p. 263 nt 87; una in-
terpretazione in parte diversa dà De Sensi Sestito, p. 172-173. Perla paternità po-
libiana Gelzer, p. 138.
30
Polyb. 1 83, 7 parla in riferimento al totale degli equipaggi arrestati di
à0poiÇco, e il raccogliere implica una azione ripetuta e prolungata nel tempo; App.
Lib. 5, 21 <lice che a lungo l'attività cartaginese rimase sconosciuta al governo ro-
mano, c ciô meglio si adatta ad una serie di casi isolati in successione che non ad
uno unico eclatante.
31
Cfr. Polyb. 1 83, 7.
32
Le fonti alla nt 30; di arresto parla Polibio, di uccisione Appiano. Perla
giuridicità del comportamento cartaginese rispetto al trattato del 241 Russ,
p. 263 nt 85; contra De Sanctis, III, 1, p. 388.
33
Solo di essi parlano Meltzer, II, p. 387; De Sanctis, III, 1, p. 388; 389;
196 3. LA FINE DELLA GUERRA

Assai più complessa la seconda, concemente la cronologia rela-


tiva. Polibio situa l'affare all'inizio, tv àpxatç, della guerra; Appiano
verso la fine. In modo conneso diversa è la sua soluzione. Per l'uno
si ha una composizione diplomatica 34 , per l'altro una minaccia di
guerra da parte di Roma e la cessione forzata della Sardegna in
compensazione 35 •
Tale discrasia si riflette sugli altri due gruppi di eventi, che
vanno dunque esaminati prima di completame l'indagine. Una serie
di accordi diplomatici ci è attestata da entrambi gli autori. Polibio
riporta solo una autorizzazione romana ai mercanti - sempre senza
specificame la nazionalità esatta - a rifomire Cartagine e contempo-
raneamente il divieto a rifomire gli insorti. Da Appiano e Zonara
invece si deduce quello che pare un vero e proprio accordo tempora-
neamente regolante i rapporti dei due stati per la durata dei torbidi
africani.
Appiano ci attesta una autorizzazione ai Cartaginesi ad acqui-
stare rifomimenti in Italia e in Sicilia, all'arruolamento di mercenari
solo in Italia 36 ; Zonara infine l'invio di grano e la restituzione dei
prigionieri di guerra cartaginesi non ancora riconsegnati 37 • Quest'ul-
tima era invece collegata da Polibio alla restituzione dei mercanti
arrestati 38 ; mentre Valerio Massimo ribadisce la liberazione gratuita
senza perà contestualizzarla 39 •
La fondatezza della notizia sull'autorizzazione all'arruola-
mento40 emerge sopratutto dalla sua precisione, da un lato nel con-
trapporla corne deroga al divieto in materia del trattato di Catulo 41 ,
dall'altro nel fatto che mentre per i rifomimenti l'autorizzazione si
estende alla Sicilia (romana), per i mercenari si circoscrive alla sola
Italia e tale differenziazione difficilmente si spiegherebbe in un
autoschediasma. Al contrario essa è cosl peculiare da far pensare
alla previsione di clausole di un trattato di deroga temporanea -

Scullard, p. 568. L'esistenza di una flotta mercantile romana in senso stretto a


poco più di venti anni dal plebiscito claudio non meraviglia, cfr. anche Plut.,
Arat., 12,5 per una linea romana di navigazione nell'Egeo già nel 241.
34
Cfr. Polyb. 1 83, 8.
35 Cfr. App. lb. 4, 15; Lib. 5, 21-22.
36 Cfr. App. Sik. 2, 10; sola la seconda in Lib. 5, 19.
37
Cfr. Zon. VIII 17, 9.
38
Cfr. Polyb. 1 83, 8.
39
Cfr. Val. Max. V 1, 1; il richiamo di Eutr. II, 27 da parte di Walbank, p. 146
non ci pare pertinente.
40
Negata da Walbank, p. 146; accolta ad es. da Huss, p. 257, ma senza argo-
menti. Polyb. 1 71, 6 che parla di una situazione di isolamento internazionale di
Cartagine parrebbe contraddirla, ma si tratta di una fonte filobarcide che corne
tale aveva interesse a passare sotto silenzio la politica conciliatoria dei Romani.
41
Pcr il quale per tutti Scardigli, p. 225; 231.
LE VICENDE DI SARDEGNA 197

corne indica l'incisa di Appiano « ••• èc; µ6vov t6vfü: n6ÀEµov ... » 42 - al
precedente 43 • La diversa portata territoriale delle due clausole è da
spiegarsi con la labilità del dominio romano nell'isola appena
annessa, che doveva far ritenere pericoloso, a meno di un anno dalla
fine della guerra, consentire la levata, e quindi, alla partenza, la con-
centrazione di truppe. Naturalmente cio non poteva riguardare Sira-
cusa che rimaneva sovrana. Una terza clausola, omessa da Appiano,
doveva concernere Io scambio tra i mercanti arrestati da Cartagine e
i prigionieri di guerra punici non ancora restituiti da Roma 44 , in
quanto Zonara l. c. menzionando questa in congiunzione con i rifor-
nimenti di grano (cioè Io stessso che l'autorizzazione ad acquistarne
ri portata da Appiano) fa ritenere che Io strumento internazionale
fosse il medesimo 45 •
L'accordo testimoniato dalla tradizione appianea(-dioniana) è Io
stesso di quello di Polibio, non essendovi incompatibilità reciproche
a fronte di una mancanza di elementi indicanti l'esistenza di due
accordi diversi 46 • Esso costituisce dunque un trattato romano-carta-
ginese ulteriore a quelli normalmente noti.
Cio che le due tradizioni riportano in più o in meno è dovuto
proprio al diverso collocamento dell'incidente dei mercanti. La
chiave per datarlo è nella liberazione dei prigionieri di guerra. Da
Polibio emerge che si tratta di uno scambio con i mercanti arre-
stati 47; da Zonara che è una clausola dell'accordo concluso. E allora
la cronologia dell'incidente non puo essere che quella polibiana.
Appiano appunto omette di ricordare Io scambio perché in contrad-
dizione con la cronologia bassa da lui adottata e a sua volta proba-
bilmente risalente, nell'accostamento apologetico alla cessione for-
zata della Sardegna, ad un annalista romano 48 •
4. Dopo tale accorda ci è testimoniata una ulteriore attività
diplomatica coinvolgente Roma e gli insorti. Le due tradizioni coin-

42
App. Sik. 2, 10.
43
È del resto intuitivo che alla clausola di un trattato - divieto di arruola-
mento di mercenari - si puo derogare solo con un altro trattato uguale e contra-
rio.
44
Perla restituzione dei prigionieri Zon. VIII 17, 9; Val. Max. V 1, l; è Polyb.
I 83, 8 che fa apparire la connessione con la restituzione dei mercanti.
45 Ad esso pensera Nep. Ham., 2, 3.
46
Le ragioni della politica arnica di Roma costituiscono una questione per-
tinente piuttosto alla sua storia interna che qui dunque non rileva investigare nel
merito, per le varie ipotesi in merito si vedano tra gli altri, Meltzer, II, p. 389;
590; Gsell, III, p. 126-127; De Sanctis, III, 1, p. 387; 389; Pais, p. 36-37; Càssola,
p. 51-52; Wannington, p. 190; Meloni, Sardegna, p. 33; 34-35; Scullard, p. 569;
Dyson, p. 246.
47
Cfr. Huss, p. 263 nt 85; Scullard, p. 568; che si tratti di un atto grazioso,
corne ritiene l'annalista di Val. Max./. c., è solo un abbellimento propagandistico.
48
Cfr. per quest'ultimo Walbank, p. 150 con la lett. precedente.
198 3. LA FINE DELLA GUERRA

cidono quanto ad una deditio di Utica e Ippona rifiutata <lai


Romani 49 , in osservanza al trattato del 241 50 , cronologicamente da
contestualizzare a subito prima della defezione agli insorti delle due
città 51 •
Solo Polibio ci attesta invece una prima deditio degli ammuti-
nati sardi, pure rifiutata 52 • Solo Appiano il tentativo fallito di una
mediazione tra Cartagine e «Libî», con l'invio di arbitri 53 ; i Libî sono
verosimilmente da intendere corne Libifenici delle due città, sia già
a priori, sia soprattutto perché alla mediazione fallita si oppone
corne controfferta la loro deditio. La notizia appianea non ha in sé
nulla di implausibile; né la assenza in Polibio è sufficiente per non
accettarla. Più sospetta pare quella di Polibio, in quanto sembra una
duplicazione apologetica annalistica della successiva deditio accolta
da Roma. Se storica 54 , comunque, essa deve essere conseguenza del-
la controinsurrezione sarcla.
S. Ciè> ci porta al terzo momento. Gli ammutinati, mentre i Car-
taginesi si preparano ad una spedizione nell'isola 55 , chiamano di
nuovo in soccorso i Romani, che questa volta accettano. Si tratta di
una nuova deditio, corne indica il fatto che essi ci sono detti a ver
diserta to 56 •
La cronologia che la pone a dopo la fine dell'insurrezione è da
accettare 57 , nonostante quella opposta di Livio 58 , non fosse altro
perché la repressione in Africa e la preparazione di una spedizione
punitiva ne sono le più evidenti ragioni.

49
Solo della prima parla Polyb. I 83, 11; di JtoÂ.w; App. Lib. 5, 20.
50 A tale caso deve alludere Polyb. I 83, 5. Per il tenore del trattato del 241
Walbank, p. 146; Scardigli, p. 230-231.
51
Supra p. 164 nt 8; contra De Sanctis, III, 1, p. 387 nt 33.
52
Cfr. Polyb. l. c. Il termine tmcrmiœ in realtà più generico e blando di dedi-
tio, cfr. Mauersberger, s. v. tmcmaœ, col. 954, ma questa traduzione è più plausi-
bile di foedus (ad una symmachia pensa Huss, p. 266), corne potrebbe pure pen-
sarsi per analogia coi Mamertini, in quanto, proprio a differenza di questi, il po-
tere degli ammutinati era troppo poco consolidato perché potessero essere
accettati a Roma corne una entità statuale.
53
Cfr. App. Sik. 2. 10-11; Lib. 5, 20.
54
La accolgono Meltzer, II, p. 389; Gsell, III, p. 127, De Sanctis, Ill, 1, p. 386;
Pais, I, p. 34; Warmington, p. 190; Walbank, p. 150; Barreca, Sardegna, p. 90;
Huss, p. 266; Dyson, p. 245; Bondi, Dominazione, p. 203; Meloni, Sardegna,
p. 32; Id., Sardegna e repubblica, p. 214.
55
Cfr. Polyb. 1 88, 9; all'esercito poi condotto in Spagna pensa Gsell, III,
p. 127 nt 7, ma la successione cronologica rende chiaro che si sarebbero impiega-
ti reparti dell'armata che aveva appena trionfato dell'insurrezione in Africa.
56
Cfr. Polyb. I 88, 8; il termine SKKaÂ.Éœ è ancora più generico, pure proprio
perché ormai il Joro controllo suU'isola era ridoto al minimo si puô ancor meno
pensare ad un foedus.
57
Cfr. Polyb. l. c.; ad es. Meltzer, II, p. 588.
58
Cfr. Liv. XXI 1, 5; Mcloni, Sardegna, ib.; Id., Sardegna e repubblica, ib.
LE VICENDE DI SARDEGNA 199

Il capovolgimento dell'indirizzo politico romano e il carattere


eclatantemente antigiuridico della cessione imposta ai Cartaginesi
con la minaccia di una nuova guerra, per questi ora insostenibile,
sono l'indizio di una modificazione degli equilibri politici interni
romani 59 • La sua analisi pertanto qui non rileva se non nella misura
in cui vi si deve cercare l' esistenza o meno di un condizionamento
da parte deglî eventi in atto a Cartagine. Il colpo di stato di Amilcare
è senz'altro posteriore all'annessione 60 , non è dunque questo, e
ancor meno il suo carattcrc rivoluzionario che Picard vi ha voluto
coglîere ma a torto, la sua causa corne fine di una alleanza oligar-
chica sovranazionale 61 • Più semplicemente è il fatto che la posizione
di preminenza (ri)acquistata da Amilcare con la repressione della
insurrezione e le sue aspirazioni revanchistes dovevano comunque
dar corpo agli spettri di una ripresa non troppo lontana della guerra
con Cartagine, che, strategicamente, l'annessione dell'isola - tram-
polino di lancio naturale verso l'Italia - e la indennità supplemen-
tare che si imponeva alle finanze puniche, certo stancate assai più
dall'insurrezione che non dalla guerra del 264-241, miravano a pre-
venire o almeno a ritardare.

59
Per il dettaglio degli eventi ad es. Rich, p. 64-71; Huss, p. 266-267;
Scullard, p. 569; il problema del significato dell'atto è discusso, da ultimo, in Lo-
reto, Confiitto, p. 733-735.
60 Cfr. App. lb. 4, 15-16.
61
Il legame di classe spiegherebbe per Picard, Hannibal, p. 72 l'aiuto romano
nelle precedenti fasi; Warmington, p. 190 è di parere simile, seguito da Bondi,
Dominazione, p. 203; cfr. anche Picard, Révolution, p. 119 ma con una anti-
cipazione inaccettabile.
CAPITOLO X

EPILOGO.
IL COLPO DI STATO DI AMILCARE

1. Repressa l'insurrezione tornarono ad emergere i due problemi


di politica estera che questa aveva costretto ad accantonare, quello
dell' espansione africana e quello della ripresa della guerra con
Roma.
Quanto al primo l'esistenza di testimonianze da fonti diverse
non lascia dubbio che non molto tempo dopo - ma non immediata-
mente dopo e non in prosecuzione dello stesso comando 1 - Amilcare
ed Annone portarono a termine (anche se in una direttrice diversa)
le conquiste iniziate da quest'ultimo nei primi anni '40 2 •
La disponibilità di un esercito sperimentato da tre anni e più di
guerra è un elemento che avvalora la credibilità della notizia.
Il fatto che i due procedessero congiuntamente e con un nuovo
comando lascia per Io meno ritenere che Amilcare non vi era per
principio contrario; il fatto che probabilmente rivcsti il ruolo princi-
pale nelle operazioni3, mostra che piuttosto ne era assertore 4 ; tanto

1
Cfr. App. lb. 4, 16; Hann. 2, 3, il quale ricorda corne Amilcare conducesse la
guerra da stratego senza avere ancora reso conto della strategia precedente. La
tesi pregiudiziale di una opposizione politica obbliga invece Meltzer, II, p. 396 a
parlare di prosecuzione del comando dei due generali. Ma Appiano non dà spazio
ad equivoci. Esattamente Gsell, III, p. 255-256; II, p. 123.
L'intera materia trattata in questo capitolo non è riportata da Polibio, ma
ciô prova solo che essa non era per lui di rilievo e non pone in dubbio l'affidabili-
tà delle rimanenti fonti, cfr. già Meltzer, II, p. 396; Gsell, III, p. 256 nt l; contra
per una duplicazione di eventi della insurrezione è De Sanctis, III, 1, p. 377 nt 16;
seguito da Walbank, p. 151.
2 App. lb. 4, 16; Hann. 2, 3, definisce la guerra corne contro i Numidi; Diod.

XXV 10, 1 parla genericamente di accrescimento dello stato; simile Nep. Ham. 2,
5 che scrive che fi.nis imperi.i propagavit. È da ritenere quindi che questi secondi
due derivino dalla medesima fonte annibalica, e Appiano che dà particolari diver-
si da un altro. Contro la storicità di una nuova guerra Huss, p. 266; ib. nt 104 che
collega le notizie all'ultima fase della insurrezione.
3
Sia Nep. l. c. che Hann. 2, 3 e Diod. l. c. gli attribuiscono esclusivamente le
nuove conquiste a differenza di App. lb. 4, 16; perla sua preminenza anche Gsell,
III, p. 123.
4
Contra invece ad es. per tutti Meltzer, II, p. 392; De Sanctis, III, 1, p. 391;
Warmington, p. 191.
202 3. LA FINE DELLA GUERRA

più che ora una guerra con Roma era nell'immediato impossibile e
si doveva invece rinsanguare la potenza cartaginese.
La direttrice di tale conquista è difficile da stabilire. Non è tut-
tavia da sottovalutare l'ipotesi di Gsell che le famose phoinikides
taphroi attestateci ante 203 5 risalissero proprio alla guerra numidica
di Amilcare ed Annone e segnassero i nuovi confini 6 • Nel territorio
compreso tra queste e l'approssimativa precedente estensione della
chora andranno dunque cercate le annessioni africane del 237 7 • Ma
il fatto che tra queste operazioni ed il passaggio di Amilcare in
Spagna attraverso lo stretto di Gibiltcrra non vi sembri essere solu-
zione di continuità 8 pare suggerire che il movimento lungo la costa
da Cartagine alla base marocchina di Tingis, punto naturale per il
traghettamento, fosse, in parte almeno, coïncidente con la cam-
pagna numidica e che dunque le conquiste del Barca siano da cer-
care piuttosto in questa regione costiera algerina che non nell'in-
terno. Cià perà non contrasta necessariamente con l'ipotesi di Gsell,
ma soltanto la integra, in quanta ad Annone, che in tutta probabilità
operava separatamente, si puà agevolmente ascrivere la sottomis-
sione del territorio fino alle fosse fenicie 9 • Delle operazioni contro
una delle tribù numide, impossibile peraltro da identificare altri-
menti, i Micatani, abbiamo espressa notizia, insieme con quella del-
la loro brutalità che non risparmià le popolazioni civili 10 ; tale

L'idea tradizionale di una contrapposizione tra due partiti a Cartagine risale


almeno già a Mommsen, I, p. 560-561; e toma in Meltzer, II, p. 336-337; 392;
Gsell, II, p. 253-254; Picard, Révolution, p. 116; Id. Hannibal, passim; ora
Scullard, Carthaginians, p. 22.
Il fatto che subito dopo la pace con Roma Amilcare preparasse la ripresa
della guerra romana non prova che fosse per principio contrario ad una espan-
sione africana, ma solo che la posponeva a quella nei suoi propositi. Venuta me-
no la fattività della prima era conseguente che la seconda emergesse in primo
piano.
5
Cfr. App. Lib. 32, 135; 54, 235; 59, 259.
6
Cfr. Gsell, II, p. 101-102 che rivaluta Nep. l. c.
7
Per tale territorio Picard, Administration, p. 1258 ss.
8
Cfr. Diod. l. c.; App. Hann. 2, 4; da App. lb. 4, 17 non si deduce necessaria-
mente un ritorno a Cartagine.
9
Secondo Meltzer, II, p. 396 si sarebbe invece trattato di ristahilire i prece-
denti rapporti di vassallaggio degli staterelli numidi; ma cio anche se esatto è ri-
duttivo rispetto al dettato delle fonti che parlano di conquiste. Egli comunque
distingue le operazioni dalla marcia verso Io stretto e conseguentemente è co-
stretto a ridimensionare fortemente la durata delle prime; cfr. anche Warming-
ton, p. 192; poco diversamente Gsell, III, p. 123-124.
1
° Cfr. Diod. XXVI 23; l'attribuzione alla guerra dell'episodio è pero non del
tutto sicura, cfr. Gsell, II, p. 124 nt 3; pacifica invece per Ackermann, p. 90 nt 2;
Meltzer, II, p. 592. T1µropT}miµEvo1 indica corne i Micatani avessero sostenuto gli
insorti, ma non che Io fossero a loro volta in senso giuridico stretto; diversamente
EPILOGO. IL COLPO DI STATO DI AMILCARE 203

durezza, in contrasto con la precedente politica e finalizzata forse a


riaffermare una immagine di potenza di Cartagine tra le popolazioni
africane indipendenti o appena sconfitte, conforma che si era al di
fuori dello stato punico.
2. 1 termini del secondo problema erano naturalmente mutati
dopo la insurrezione. Da un lato l'indebolimento cartaginese che ne
era conseguito rendeva impensabile una ripresa nell'immediato del-
la guerra con Roma 11 , dall'altro pero l'affare di Sardegna doveva aver
rafforzato enormemente la posizione di Amilcare in merito tra l'opi-
nione pubblica.
Condizione preliminare era da una lato la ricostruzione della
base di potenza cartaginese. In tale esigenza e dunque corne suo
scopo almeno immediato si inquadrano sia la politica di concilia-
zione adottata nelle ultime fasi della insurrezione, sia le stesse ope-
razioni di conquista nella guerra numidica. Ma d'altro canto cià non
era sufficiente a sanare l'indebolimento. Da qui il progetto di (ri)
conquista e di estensione dei possedimenti spagnoli 12 •
Dall'altro era una modificazione dell'assetto costituzionale e
decisionale di Cartagine soprattuto in modo da sottrarre il comando
militare ai vincoli derivanti dalla responsabilità nei confronti del
senato 13 • A tal fine il rafforzamento politico di Amilcare derivante

Ackermann, ib.; Meltzer, ib. Tali brutalità corrispondono ai saccheggi attestati da


App. Hann. 2, 4.
11
La crisi economica del primo dopoguerra punico è resa esplicita dalla di-
minuzione e dal peggioramento del numerario, cfr. Jenkins-Lewis, p. 38-39; 43;
Carradice-La Niece, p. 48. Sinora pero non la si è posta con sufficiente precisione
rispetto alla presenza, a monte, non di un unico evento, la guerra di Sicilia, ma di
due, questa e la insurrezione. Se corne si è detto Cartagine non era drammatica-
mente in crisi al momento della pace con Roma è allo sforzo estremo impostole
dalla seconda che, soprattutto, deve attribuirsi la recessione.
12
Per gli scopi dell'impresa, che qui rilevano solo incidentalmente, cfr. ad es.
Ackermann, p. 89-90; Meltzer, II, p. 398; Gsell, III, p. 128-129; Picard, Hannibal,
p. 79-80; Id., Vie, p. 187; Walbank, p. 151; Huss, p. 271; Scullard, Carthaginians,
p. 21-22. Perle ridotte dimensioni del dominio spagnolo letteratura in Wollner,
p. 96 nt 424; inoltre Huss, p. 68-69; Barcel6, p. 147-149.
Che si mirasse in primo luogo al risanamento delle finanze con i metalli pre-
ziosi della penisola conferma il ritorno ad un sistema monetario aureo negli anni
precedenti la guerra annibalica, cfr. Jenkins-Lewis, p. 44-45; 47; Del Omo Lete-
Aubet, II, p. 157-162, anche se il conio rimane periferico e non interessa le zecche
metropolitane, cfr. serie XIII, p. 46. Perla ricchezza dei giacimenti, specie argen-
tiferi, ora per tutti, Domergue, p. 7-9; 44-58; 62-64; e la tab. di p. 65; 71-78; 159-
164; per il ruolo diretto dei Cartaginesi nello sfruttamento significativamente solo
dal 236, p. 166-167.
13
Per quest'ultirna Loreto, Processi. Che Amilcare mirasse alla costituzione
di un esercito cittadino alla romana corne suppone Ackermann, p. 87-88 è smen-
tito dalla composizione dei successivi eserciti cartaginesi. Si ricordi l'amarezza di
Amilcare per la perdita della Sicilia abbandonata per gli errori di valutazione go-
vernativi, almeno secondo Livio, supra p. 83-84 nt 232.
204 3. LA FINE DELLA GUERRA

dall'affare sardo, forse più che la vittoria sulla insurrezione nelle cui
ultime fasi Amilcare non pare essersi particolarmente distinto, gli
forniva la base necesssaria 14 •
Che subito dopo la guerra e fino al passaggio in Spagna a Carta-
gine sia in atto un conflito politico-costituzionale emerge da più
indizi. La posta in gioco non è pero la diversa posizione quanto alla
politica estera; né il conflitto è quello tra due partiti atavici, l'uno
mercantile, l'altro fondiario 15 ; il suo carattere pare invece del tutto
contingente e legato ad una questione immediata, l' acquisizione di
un potere straordinario da parte di Amilcare e la relativa opposizione.
Picard ha mostrato corne la costituzione cartaginese dopo il 241
indichi un radicale cambiamento, da lui inteso in senso democra-
tico, cioè uno spostamento del baricentro. decisionale all'assemblea
popolare 16 • Egli data una prima fase, poi rientrata, a durante la
insurrezione, in particolare in corrispondenza della destituzione dal
comando di Annone 17 • Ma per tale conclusione le fonti non danno
spazio. In particolare è sempre il governo 18 che delega la scelta del
generale da destituire all'assemblea dei soldati - che è sempre di
estrazione censitaria - e rispetto alla quale nulla autorizza a ritenere
che votassero anche i non cittadini.
La seconda definitiva fase è invece esattamente da collocare alla
conclusione dell'insurezione nel 237 19 • Picard analizza convincente-
mente le differenze tra i meccanismi costituzionali prima e dopo
tale data 20 ; omette pero una dimostrazione in positivo dell'esistenza

14
Cfr. già De Sanctis, III, 1, p. 391.
15
Il fatto che sia inesatto distinguere nella società tra una aristocrazia agri-
cola ed una commerciale e che invece le due nature coesistano, corne in In-
ghilterra nel XVII-XVIII sec. o a Genova nel Medioevo, è indicato da Warming-
ton, p. 137-138; ora Tsirkin, Economy, p. 130-131, in opposizione alla tesi tradi-
zionale per la quale ad es. Hallward, p. 30; Picard, Vie, p. 83; Walbank, p. 118;
Kotula, Hannibal, p. 91. Di cio non si rende conto ora Ameling, p. 169 ss. nel mo-
mento in cui si preoccupa di combattere tale - dunque sorpassata - posizione,
semplicemente capovolgendola.
16
Cfr. Picard, Révolution, p. 128; anche Id., Carthage au temps, p. 9; 15; ma
già Mommsen, I, p. 561-562; e assai finemente Ackermann, p. 86-87, entrambi
obliterati. Per la contemporanea rivoluzione religiosa Picard, Carthage au temps,
p. 16-36.
17
Cfr. Picard, Révolution, p. 118-119; Id., Hannibal, p. 72-73.
18 Cfr. Polyb. I 82, 12, dove oi Kapx11ooviot è l'abituale indicatore dello stato

che corne tale riconduce al suo organo governativo ordinario. Se vi fosse stata
una prassi eterodossa Polibio non avrebbe impiegato tale espressione, esatta-
mente corne fa Diod. XXV 8, corne diremo subito. Che Annibale fosse eletto corne
sostituto dall'assemblea cittadina di per sé non prova un cambiamento istituzio-
nale, essendo probabilmente già in precedenza sua la competenza, cfr. Gsell, II,
p. 229 nt 5; 421.
19
Cfr. Picard, Révolution, p. 120-121; 126; Id., Hannibal, p. 74-75.
2
° Cfr. Picard, Révolution, p. 120-129; non tutto pero puo condividersi. Ed in
EPILOGO. IL COLPO DI STATO DI AMILCARE 205

nelranno in cui la colloca e della natura di quella che chiama la rivo-


luzione democratica e altresi non ne investiga le ragioni sottostanti.
Di queste ultime abbiamo appena detto corne paiano avere carattere
piuttosto contingente che non rivelare un conflitto tra concezioni
(ed ideologie) aristocratiche e popolari/democratiche della stato. Il
carattere crescentemente personale e costituzionalmente ambiguo -
complessivamente carismatico - del potere dei Barca in Spagna da
un lato, e in rapporta con la metropoli dall'altro, che ha fatto parlare
già per Amilcare di un Wallenstein dell'Antichità 21 , e ben caratteriz-
zata dallo stesso Picard 22 , conferma più la nostra ipotesi di ricerca di
un potere straordinario in funzione della revanche contro Roma che
di una riforma democratica, anche in senso populista. Parlare di
rivoluzione è percio poco appropriato.
Quanta agli eventi del 237 essi ci paiono ricostruibili con un
qualche dettaglio; e mostrano più che una rivoluzione un colpo di
stato incruento, anche se parziale negli esiti, una sorta di 18 Bru-
maio cartaginese.
3. Dopo la conclusione della guerra ·Amilcare era stato chia-
mato, seconda la prassi ordinaria, a rendere conta del suo operato
relativo. È probabile che gli si contestassero l'insuccesso a Tunisi e,
forse, le concessioni fatte agli insorti. La fonte di Appiano attri-
buisce cio alle manovre dei suoi nemici 23 - che pero difficilmente
potevano contare, almeno in primo piano, Annone, se i due di li a
poco si sarebbero affiancati nel nuovo comando 24 ; ma cio puo essere

ogni caso un conto è l'esistenza di una differenza tra prima e dopo grosso modo la
guerra coi Romani, un altro una loro introduzione unitaria e rivoluzionaria.
Contra già Meltzer, II, p. 25-26; Gsell, II, p. 256-257; ora Warmington, p. 192.
21 Riprendiamo per accoglierla l'associazione di Hallward, p. 30, da lui in-

vece respinta.
22 Cfr. Picard, Carthage au temps, p. 13-15; Id., Révolution, p. 121-122; Id.,

Hannibal hegemon, anche Gsell, II, p. 423; e già Mommsen, 1, p. 562; ora Blaz-
quez, p. 57-63; Cirkin, Etat, p. 81-92; Schwarte, p. 61 sgg.; Barcel6, p. 149.
23
Cfr. App. lb. 4, 16; Hann. 2. 3. La definizione dell'oggetto delle contestazio-
ni è sfuggente; in lb. 4, 16 rel. 4, 15 si parrebbe far riferimento al fatto di aver cau-
sato l'ammutinamento con le promesse di premi fatte in Sicilia e della perdita
della Sardegna, ma il valore di questa testimonianza - già a priori da non pren-
dere alla lettera trattandosi di un passo che fa da trait d'union tra prima guerra
punica e eventi del periodo tra le due guerre e che ha dunque la funzione di sinte-
si del ruolo di Amilcare in Sicilia e nell'insurrezione - viene meno di fronte ad
Hann. 2, 3 <love, dopo aver ricordato, sempre isagogicamente, che Amilcare era
stato comandante in Sicilia, si <lice semplicemente che gli fu contestato di 1tpâ.Ço.t
KaK©ç, senza che nulla autorizzi a contestualizzare cio a tale comando. Diversa-
mente Mommsen, I, p. 562; Meltzer, II, p. 395; Gsell, Il, p. 255; Picard, Révolu-
tion, p. 120; Seibert, Hannibal, 13-14.
24
Proprio ciô obbliga Meltzer, Il, p. 396 ad alterare il disposto delle fonti;
cfr. già Gsell, II, p. 256 nt 3 che vi vede la prova di una vittoria incompleta dei
Barca, ma non si vede di che vittoria possa trattarsi se gli equilibri erano gli stessi
206 3. LA FINE DELLA GUERRA

semplicemente dovuto al tentativo della fonte filobarcide di trasfor-


mare in calunnia faziosa le effettive deficienze del comando del suo
eroe. Neanche è indispensabile cercare uno sfondo necessariamente
politico al processo 25 , in quanto il processo di rendiconto a vente ad
oggetto l'esercizio di un comando e che ha luogo al momento della
sua cessazione è un istituto ordinario del diritto pubblico cartagi-
nese a partire dalla metà del V sec. 26 •
Amilcare para il colpo facendosi eleggere per un altro incarico e
cosl sottraendosi al giudizio prima di dover dare conto del suo ope-
rato27. È per tale elezione, e non dunque direttamente per sottrarsi
all'inchiesta ma mediatamente, che egli si avvale dell'appoggio di
certe forze che vedremo subito 28 • Tale modo di sottrarvisi - de iure
nella misura in cui nessuna norma costituzionale doveva espressa-
mente opporvisi - in virtù della forza attribuitagli da una elezione
plebiscitaria e dal comando militare compreso nella carica cui era
stato eletto appare già di per sé eterodosso e comunque senza prece-
denti.
A ciô si aggiungono due fatti ancora più specifici. La carica cui
viene eletto, la cr'tpU'tTlYtCl oÀrl<; 'ti')Ç ïJ3î]piaç 29 , è particolare per due
ragioni; anzitutto si tratta di una carica di cui non ci sono prece-
denti attestati il che, unitamente alla limitata estensione dei possedi-
menti cartaginesi di Spagna, lascia pensare che sia introdotta ex
novo in tale occasione e a maggior ragione se si nega, con Barcel6 30 ,
l'esistenza di una presenza politica punica in Spagna prima del 23 7.
In secondo luogo essa è anche dç xpovov à6ptcr-rov 31 ; che si tratti di

che in precedenza. La notizia dell'elezione di entrambi è contestata da Wollner,


p. 95 nt 22 al quale obiettiamo che Diod. XXV 8 contiene un profilo di Amilcare e
che corne tale l'argomento del silenzio è troppo debole per negare l'elezione di
Annone.
25
Cosl invece Meltzer, II, p. 396-397; Gsell, II, p. 255.
26
Cfr. Gsell, II, p. 238-239; 424; per i processi ai generali si consenta il rinvio
ora a Loreto, Processi, in corso di stampa, ove ult. lett.
27
Cfr. App. Hann., 2, 3; anche lb. 4, 16 <love füex:pouew puo valere solo nel
senso di « eludere il processo ».
28
Diversamente Picard, Révolution, p. 120-121; Id., Hannibal, p. 74.
29
Diod. XXV 8; adottiamo l'emendazione di Walton, cfr. p. 152-153 nt 1, alla
lezione At~Ufl, corne l'unica effettivamente corrispondente al seguito degli eventi
della storia di Amilcare, che si svolge in Spagna e in quanto essendo stata men-
zionata poco prima la Libia è facile immaginare un errore del copista. Inoltre la
titolatura della strategia di Libia corne ci è nota, supra p. 59; 77, non conosce l'at-
tributo oÀoç. Conservano il ms. invece Dengtson, p. 111 - 379; Huss, p. 270; Woll-
ner, p. 93; 95-96. Non sa apprezzare l'importanza del testo ora Ameling, p. 108
nt 40.
3
° Cfr. Barcel6, p. 26-43; 75-86; 133-151.
31
Questa l'emendazione prevalentemente accolta di Herwerden al ms. èÀi-
ytcrrov, cfr. Bengtson, ib.; Huss, p. 270 nt 6; contra Meltzer, II, p. 592; diversa-
EPILOGO. IL COLPO DI STATO DI AMILCARE 207

una peculiarità mostra già il fatto che altrimenti la specificazione


sarebbe stata superflua, ma soprattutto quello che rileva è che un
conto sono i comandi cartaginesi sempre attribuiti per l'intera
durata di una guerra, un altro una carica che, al pari della strategia
di Libia, è indubbiamente territoriale, e quindi somma poteri civili e
militari 32 , attribuita senza alcuna delimitazione temporale, ma solo
spaziale.
E inoltre, se proprio in virtù della sua attribuzione Amilcare si
sottrae all'inchiesta dei Centoquattro cio implica che essa - di fatto o
di diritto - è garantita nel suo esercizio da ogni ingerenza del
senato 33 • È appunto quel potere pressoché assoluto, con prerogative
sovrane corne la conclusione di trattati (vedi quello dell'Ebro), che i
Barca eserciteranno in Spagna.
È qui il contenuto del colpo di stato di Amilcare. Incompleto ed
imperfetto nei suoi risultati naturalmente, corne tutta la serie di pro-
blemi tra il governo spagnolo e quello metropolitano mostrerà in
seguito, ma l'unico possibile senza traumi che indebolissero ulte-
riormente Cartagine.
Amilcare era pero stato eletto insieme ad Annone 34 • Che questi
fosse pure stratego di Spagna è improbabile; più verosimile è che
ricevesse di nu ovo la strategia di Libia. Inoltre in questo modo l'ala
cartaginese più moderata poteva essere tranquillizzata creandosi un
sistema di contrappesi. Ma è proprio per evitare ciO - e la conse-
guente immaginabile azione frenante - che Amilcare, probabilmente
a distanza 35 , mette a segno l'ultima parte del suo colpo di stato : la
destituzione del collega. Annone viene richiamato a Cartagine dal
governo per rendere conto di imprecisate ôta~oÀai e Amilcare
rimane µ6voç al comando 36 • È da questo momento, probabilmente a
seguito di questa mossa a tradimento, che la frattura tra i due si
riapre e diviene insanabile, trascendendo in un odio personale e di

mente Mommsen, I, 562; Ackermann, p. 91; De Sanctis, III, 1, p. 394 nt 44 seguo-


no quella di Dindorf, aÀ.oyicrwv, che pure poco toglie alle nostre deduzioni.
32 Cosi anche Bengtson, ib.; Walbank, p. 152.
33 La tradizione per la quale Amilcare avrebbe passato Io stretto di Gibilterra

dvw wù Kotvoù KŒPXT\Ôovirov, cfr. App. Hann. 2, 4; Zon. VIII 17, 10 se autentica
(per lo status quaestionis ora Wollner, p. 95-98, ma con un taglio diverso dal no-
stro; adde Scullard, Carthaginians, p. 21-22 che è per il rigetto; curiosamente la
testimonianza non è considerata da Barcel6, p. 75-85 alla cui tesi pure sarebbe ri-
sultata utile) potrebbe riferirsi sia al fatto che l'elezione alla strategia non era sta-
ta ratificata, sia a questa autonomia dal senato rivendicata di fatto. Se la strategia
era effettivamente una innovazione è facile vedere in Amilcare l'autore.
34 Cfr. App. lb. 4, 16.
35 App. lb. 5, 17 parrebbe alludere al momento del suo imbarco per Cadice

dal Marocco.
36
Cfr. App. lb. 5, 17; la destituzione è l'unica conclusione che se ne puo
trarre. Dubita della notizia, ma senza argomenti, Huss, p. 270 nt 1.
208 3. LA FINE DELLA GUERRA

famiglia, oltre che in una rivalità politica 37 , che farà da Leitmotiv


della storia punica interna fino al 201.
Le forze interne su cui Amilcare si appoggia sono composite.
Anzitutto una rete di rapporti personali al di fuori o ai margini dello
stato cartaginese. Quello con il basileus Bomilcare, consacrato dal
matrimonio di questi con una delle figlie del Barca intorno al 240 38 •
Si è ritenuto che si trattasse di un sufeto oppure del titolare a vita
delle ultime vestigia dell'istituto monarchico cartaginese 39 • Ma a noi
pare più probabile che si tratti effettivamente di un re vero e pro-
prio, che dunque potrà essere solo un dinasta numida di quelli con-
finanti con lo stato cartaginese; il titolo, traducendo quello pun.
mlk, ne attesta l'importanza. Il nome, punico, l'integrazione piena
nella aristocrazia cartaginese.
Tale ipotesi è confortata dal caso parallelo del matrimonio di
un'altra Barca con il principe Narava 40 , mediante il quale al rap-
porta di diritto internazionale tra questi e Cartagine e che è preesi-
stente alla insurrezione, salvo rinnovo nel suo corso, se ne affianca
alla fine di essa uno personale tra le due famiglie 41 •
In seconda luogo l'alleanza all'interno del mondo politico carta-
ginese con oi n0Àtnmoµtv01, termine che puo intendersi sia generi-
camente corne i personaggi più influenti, sia tecnicamente corne i

37
Il testo di Diod. XXV 8, che non appartiene alla sezione sulla guerrra libica
ma è l'introduzione a quella sulle imprese spagnole dei Barca e dunque già in
astratto puo discendere da una altra fonte, ne è una testimonianza indiretta. Esso
infatti singolarmente si scompone in due parti, quella iniziale non ostile al Barca
di cui annovera i meriti, l'altra che ne descrive una sorta di devianza politica a
partire da dopo la fine dell'insurrezione libica. Se Diodoro non usa mai più di
una fonte per volta cio obbliga a ritenere che questa struttura doppia fosse nel
suo autore, che dunque certo non poteva essere filobarcide. Si tratterà allora di
una fonte che attesta l'esistenza di buoni rapporti tra la propria area di ap-
partenenza (che possiamo immaginare solo corne annonide) e il Barca fino ad un
certo momento e il successivo capovolgimento attribuito corne ad una deviazione
politica-morale del secondo. Che si tratti di Fabio Pittore - cosi già Ackermann,
p. 87; De Sanctis, III, 1, p. 394 nt 44-è reso improbabile dalla conoscenza di par-
ticolari troppo minuti di storia cartaginese oltre che dal ritratto inizialmente fa-
vorevole di Amilcare.
38 Cfr. Polyb. III 42, 6; perla cronologia Picard, Révolution, p. 117.
39
Per il problema Picard, Sufetes p. 278-279 nt l; Id., Révolution, p. 118; Ba-
gicalupo Pareo, p. 82-83; Ameling, p. 89, che propendono perla seconda; Picard,
Hannibal, p. 68. Perla prima ora Huss, Sufetat, p. 27-28. La considerazione della
Bagicalupo, che l'essere figlio di sufeta è cosa frequente e dunque poco distintiva,
è decisiva, rimane da vedere pero se nel senso di un «re» cartaginese o in quello
da noi proposto.
4
° Cfr. Polyb. I 78, 8.
41
Legandosi al Barca Narava si inseriva, o modificava il suo inserimento
precedente, nel giro della grande politica della capitale, legandosi a quello che gli
doveva ora apparire J'uomo forte del futuro immediato. Cià dà un contenuto
concreto alla mera fascinazione personale in Polyb. I 78, 1.
EPILOGO. IL COLPO DI STATO DI AMILCARE 209

governanti, cioè corne il consiglio ristretto (gerousia ?) nel senato.


Tra questi, ma non l'unico, corne invece spesso si finisce col soste-
nere, era un Asdrubale 42 , che pure aveva sposato una figlia del
Barca 43 , definito ÔT]µOK01tlKcO'tU'tOÇ 44 • Tale sua definizione e il fatto
che dopo la insurrezione Amilcare formasse, seconda la fonte anti-
barcida di Diodoro, una eteria 'trov 1tOVT]pO'tU'trov àv0pronrov, non
prova che Asdrubale avesse costituito un partita popolare ma solo
che da parte antibarcide si muova ad Amilcare e ai suoi alleati l'ac-
cusa di demagogia; ancor meno poi prova che i due avessero un pro-
gramma democratico 45 • D'altro canto la testimonianza di Diodoro è
resa sospetta dalla contraddizione, finora non rimarcata, tra l'estra-
zione dei componenti l'eteria e il fatto che da questi Amilcare racco-
gliesse ricchezze per i suoi scopi politici. Cio non prova dunque l'esi-
stenza di una contrapposizione politica di grande respira, e ancor
meno ideologica. A sua volta invece il termine 1tOÂ.t'teuoµév01 induce
a ritenere che il Barca si appoggiasse ad una larga maggioranza nei
centri del potere e allora viene almeno da supporre che tra questi
suoi alleati fosse anche Annone, col quale è possibile si fosse accor-
dato per una spartizione delle due strategie 46 • In ogni caso il riferi-
mento ai noÂ.tn:uoµévot ha una sua piena spiegazione costituzionale
in quanta il senato disponeva di un diritto di presentazione dei can-
didati all'assemblea 47 ; e probabilmente ad esso andava pure impu-
tata la creazione di un nuovo ufficio, quale appunto forse era la stra-
tegia spagnola.
In terza luogo è da rimarcare che il tessuto di politica matrimo-
niale pare essere il fonda della politica di alleanze del Barca. Matri-

42
Di estrazione aristocratica Io ritengono esattarnente Gsell, II, p. 255; Pi-
card, Révolution, p. 120. Il particolare della relazione efebica tra i due, cfr. Nep.
Ham., 3, 2; Liv. XXI 2, 3; 3, 4, non ha ragione di essere sospettato di calunnia in
un contesta culturale ellenistico. Egli figura corne trierarco nello stato rnaggiore
spagnolo di Amilcare, cfr. Polyb. II 1, 9. E sarà proprio lui a succedergli dopo la
morte nel 228; cfr. Lenschau, s. v.-Hasdrubal, coll. 2469-2470.
43 Cfr. Polyb. II 1, 9; Nep. Ham. 3, 2; Diod. XXV 10, 3; 12, 1; App. lb. 4, 16; su

un piano diverso da quello polibiano spiega il rnatrirnonio Nepote seguito da


Huss, p. 271 nt 11. Amilcare aveva dunque alrneno tre figlie - più una quarta, Sa-
larnmbô, partorita dalla fantasia di Flaubert.
44
App. lb. 4, 16.
45
Come ritengono invece ad es. Ackermann, p. 87-89; Lenschau, op. cit., col.
2469; Picard, Révolution p. 120-121; Id., Hannibal, p. 68; 74-75, che insiste sulla
contrapposizione tra l'aristocrazia ed un proletariato corne caratteristica della
società cartaginese, cfr. ld., Vie, p. 99; Kotula, Hannibal, p. 96; Huss, p. 270.
46
Si consideri anche che dopo la repressione dell'insurrezione tornava ne-
cessaria la nomina di un governatore della Libia. In questo modo, con l'affianca-
rnento di due strategie gemelle, si scongiurava anche un conflitto tra i due vinci-
tori - o almeno cosi doveva parere.
47
Cfr. Meltzer, II, p. 24; più cauto pero Gsell, Il, p. 222 nt 9; 230; anche Lo-
reto, Processi.
210 3. LA FINE DELLA GUERRA

moni politici endogamici sono la regola per le aristocrazie, ma il


loro ripetersi in questo caso pare andare oltre l'usuale e rivelare una
concezione dinastica del potere; non è un caso che alla morte di
Amilcare gli succeda il cognato Asdrubale.
Oltre al vertice perà Amilcare era preoccupato anche del con-
senso della base. Da un lato strinse ulteriori legami con l'esercito -
sul quale doveva esercitare un particolare carisma, corne mostrano i
rapporti con quelo di Sicilia a suo tempo - con generose distribu-
zioni di bottino e donativi 48 ; dall'altro si procurà il consenso dela
popolazione; cosl almeno intenderemmo il fondu storico dell' accusa
di demagogia.
Importante infine pare essere l'uso del proprio patrimonio per-
sonale49 - senz'altro notevole 50 - , che del resto ha un ruolo preciso e
istituzionale nei meccanismi elettorali cartaginesi 51 •

48
Cfr. App. Hann. 2, 4; anche Diod. XXV 8 se ha ragione Huss, p. 270 nt 4.
49
Cfr. Diod. l. c.; che attesta corne egli si fosse ulteriormente arricchito col
bottino della guerra conclusa.
50
Perla ricchezza dei Barca, cfr. Picard, Hannibal, p. 20-23.
51
Cfr. Gsell, II, p. 198; Warmington, p. 141.
CAPITOLO XI

QUESTIONI DI CRONOLOGIA

Se i limiti cronologici annuali esterni della vicenda sono relati-


vamente certi - almeno per quanto riguarda quello iniziale e con
una oscillazione di un anno per quello finale, sul quale comunque
diremo oltre - la cronologia interna assoluta dei fatti, ossia la loro
datazione in termini di mese ed anno all'interno di questo arco,
anche se solo approssimativa rappresenta una crux per l'assenza di
riferimenti nelle fonti.
La pace con Roma deve essere stata conclusa per gli inizi del
giugno 241 al più tardi 1• Polibio fa durare la guerra complessivamente
tre anni e quattro mesi2; Diodoro con una dittografia, che probabil-
mente è da imputare al cattivo compilatore degli Exc. Hoeschel, parla
di quattro anni e quattro mesi 3 • Livio dà cinque anni, con quello che
più che un errore è solo il &utto del computo dell'intera storia di
Amilcare fino al passaggio in Spagna 4 • Polibio distinguendo netta-
mente archeologia della guerra e operazioni militari, cioè polemos
vero e proprio, deve qui far riferimento corne punto di inizio a que-
st'ultimo, cioè, corne diremo subito, alla fine di novembre 24l5. La

1
Cfr. Loreto, Conflitto, p. 719; in generale all'estate 241 pensa De Sanctis, III,
1, p. 188 ma dal momento che la pace fu conclusa ancora console Lutazio non si
puô andare comunque oltre la fine di giugno - altrimenti avremmo una data im-
plausibile per i nuovi comizi consolari, che se ancora mobile in quest'epoca pure
si poneva raramente oltre la fine di primavera - e in realtà ci pare la prima metà
del mese; la corrispondenza tra il calendario romano e quello giuliano da seguirsi
per la fase 255-241 della guerra punica, cfr. Gwyn Morgan, p. 112, conserva evi-
dentemente validità perle vicende dell'insurrezione.
2 Cfr. Polyb. I 88, 7.
3
Cfr. Diod. XXV 6; per l'errore De Sanctis, III, 1, p. 385 nt 30; diversamente
Walbank, p. 149; Meyer, p. 382 nt 2, ma supporre che Diodoro abbia un computo
diverso da quello polibiano urta contro qualsiasi ipotesi euristica, in quanto egli
usa sempre solo una fonte senza mai modificarla di suo in modo rilevante, e tale
fonte o è Polibio o è comune con Polibio. Peraltro la nostra dimostrazione della
derivazione da una fonte comune, cfr. supra p. 20-21, obbliga a ritenere che la
durata data da Polibio non sia un suo computo ma della sua fonte, sciogliendo
cosl l'alternativa di Meltzer, II, p. 588.
4
Cfr. Liv. XXI 2, 1; Walbank, p. 149, ma con troppa cautela in quanto la
somma 5 + 9 e l'esplicito spartiacque nel testo non lasciano dubbi.
5
Indimostrato l'assunto di Meyer, ib. dell'inizio 240, comportante corne fine
l'alta estate 237; p. 383.
212 3. LA FINE DELLA GUERRA

guerra si sarebbe cosi conclusa nel marzo 237 6 • Ciô coincide con la
notizia della preparazione di una spedizione in Sardegna subito
dopo, in quanto essa per salpare avrebbe aspettato almeno l'inizio
della primavera - corne la flotta del 241.
A partire da tali dati esterni cercheremo di definire, secondo un
parametro di verosimiglianza, con tutte le cautele che ciô comporta
quanto all'accettazione dei risultati, uno schema approssimativo,
tenendo presente corne le condizioni climatiche tunisine consentano
operazioni belliche senza pause stagionali 7 •
Il primo dei convogli che riportavano a Cartagine l'armata di
Sicilia deve esere partito tra l'inizio e la fine di giugno, mentre
subito prima Amilcare doveva aver deposto il comando. Calcolando
in cinque il numero dei convogli e quindi delle traversate del canale
di Sicilia, il trasferimento dovette richiedere non meno di un mese.
Non si puô dire quanto tempo i soldati trascorressero nella capitale.
Comunque almeno 9/10 giorni dovettero occorrere per il trasferi-
mento a Sicca; in realtà avvenendo per scaglioni almeno due o tre
settimane. Qui dovettero trascorrere non poco tempo, se l'inattività
giunse a minarne la disciplina, anche non esagerando corne fa
Polibio, e comunque per le trattative con Annone che vi giunse solo
in seguito. Supponiamo quindi almeno due mesi; grosso modo inizio
ottobre dovettero muovere su Tunisi. Anche il tempo della stazione
a Tunisi dovette essere di qualche durata. L' arresto di Giscone
(ultimo atto dell'archeologia polibiana) si puô cosi porre verso la
fine di novembre 8 • L'inizio delle operazioni con il blocco di Utica e
Ipona ad oltre 90 km da Tunisi deve aver richiesto un altro paio di
settimane e qualche mese la raccolta delle leve indigene. Parallela-
mente procedeva il riarmo a Cartagine. Di modo che è lecito conclu-
dere che l'iniziativa militare fu presa da Annone con l'arrivo della
buona stagione, intorno ad aprile 240, il mese climaticamente più
favorevole 9 •
Il fenomeno dell'insabbiamento della foce del Bagradas che ne
consenti il guado ad Amilcare lascia pensare facilmente ai mesi di
minor precipitazione piovosa, dunque alla fine di settembre 10 • E dal

6
Con la fine del 238 la fanno invece terminare Meltzer, II, p. 376; 588; De
Sanctis, III, p. 385; senza specificazioni del 237 parlano Warmington, p. 189;
Scullard, p. 568.
7 Cfr. Veith, p. 558; per il clima in generale Mensching, p. 21-22; 27-31. Ad

ogni tentativo rinunciano Veith, ib.; Walbank, p. 149, corne puramente ipotetico.
8
Inizio 240 per Meltzer, II, p. 376; 589.
9
Cfr. Mensching, p. 23; alla primavera 240 pensa pure De Sanctis, III, 1,
p. 375; 385 nt 30; Scullard, p. 567. Al 240 senza specificare Huss, p. 258.
10
Il minimo delle piogge è nel periodo aprile/settembre cfr. Mensching,
p. 35; fig. 3, Ac). Pure al 240 pensa De Sanctis, III, 1, p. 385 nt 30; primavera del
239 Huss, p. 258, ma in questo modo le operazioni di Annone paiono troppo dila-
QUESTION! DI CRONOLOGIA 213

momento che la sua campagna non segue immediatamente quella di


Annone, possiamo ritenere che quest'ultima si dovesse essere con-
clusa prima della fine di maggio. La sua prima lunga campagna nel-
l'interno deve aver sfruttato i mesi autunnali, nei quali è pure da
datare l'ammutinamento dell'armata di Bostare 11 • Il naufragio della
flotta degli Emporia fa pensare ai mesi climaticamente peggiori,
dunque a gennaio/febbraio 239, consentendo di fissare a poco dopo
la defezione di Utica ed Ippona, che ne è la conseguenza - tenuto
conto del tempo per l'offerta di deditio a Roma. Dunque il congiun-
gimento di Spendio a Matho andrà collocato verso dicembre/gen-
naio, la sconfitta inflitta da Amilcare a subito prima.
L'investimento di Cartagine che segul immediatamente la defe-
zione delle due città - dunque ca. marzo 12 - durô a lungo e dal
momento che la stagione più indicata per manovrare nell'interno è
l'autunno concludiamo che solo verso settembre 239 gli insorti
abbandonassero l'assedio per darsi alle operazioni di guerriglia 13 •
Queste durarono a lungo, corne dicemmo, incluso il blocco a
Prione 14 , a differenza dell'assedio di Tunisi che dovette essere liqui-
dato rapidamente. Sposteremmo dunque dalla fine del 239 15 alla pri-
mavera 238 la sconfitta di Annibale. La campagna nel territorio
degli Emporia, anch'essa piuttosto lunga, più alcuni mesi per il rias-
soggettamento dei territori a sinistra del Bagradas e le trattative con
Utica ed Ippona coprono il tempo rimanente 16 •
Sottratto il tempo occupato dal rischio di guerra con Roma,
durante il quale ogni altra attività deve essere rimasta sospesa,
rimangono ca. sei-sette mesi perla guerra numidica 17 •

tate tenuto conto della agibilità invemale del teatro. Tre mesi per addestrare al
massimo livello le truppe di Amilcare paiono sufficienti.
11
Al 239 pone la prima deditio De Sanctis, III, 1, p. 380.
12
Al 239 senza specificazione pensa De Sanctis, III, 1, p. 380; alla sua fine
Huss, p. 263.
13
Al 239/238 senza specificare pensa Huss, p. 263.
14
Al 239 pensa ancora De Sanctis, III, 1, p 385 nt 30.
15
Cosl De Sanctis, III, 1, p. 383.
16
Al 238 in generale pensa Veith, p. 385 nt 30.
17
Amilcare sarebbe passato in Spagna nel 237 secondo Meltzer, II, p. 396;
589, seguito da Gsell, III, p. 125; cfr. anche De Sanctis, III, 1, p. 393-394; ib. nt 40;
Schulten, p. 786; Walbank, p. 152; Scullard, Carthaginians, p. 22; al 238 invece
pensa Veith, p. 558 nt 1. Non alla primavera estate si deve pensare, corne fa in-
vece Huss, p. 267; 270, ma alla fine dell'anno; il momento di riferimento è infatti
l'inizio della seconda guerra punica (a ritroso: dieci anni tra questa e la morte di
Amilcare, cfr. Polyb. III 10, 7, +quasi nove tra questa ed il passaggio in Spagna,
cfr. Polyb. II, 1, 7) che è la fine e non la metà del 219, cfr. Polyb. III 20, 6 e Io stes-
so Huss, p. 294 nt 1; l'Eu0scoç di Polyb. II 1, 5; III 10, 5 va inteso in un contesto di
sintesi e quindi non autorizza deduzioni dell'ordine di mesi. Si rilevi che la cro-
nologia di Livio l. c. sposta il computo al maggio/giugno 236.
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227

CARTAI
Quadro geostrategico dell'entroterra punico nel 241

MAR

•Maktaris

é Theveste

0 IOOKm

l •Asse di frontiera cartaginese ca. 250 a.C.

2• Di. tanza Sicca Veneria-Cartagine

3• La tenaglia asimmetrica Theveste-Sicca

4• Di tanza Cartagine-Theve te

5• Il triangolo Theveste-Sicca-Tipa. a
228

CARTAII
Il teatro principale delle operazioni

Dj . Menzel Roui

Fonduk •

Dj. Achour

0 10 20Km

Nota: 1 rilievi orografici sono approssimativi. Il tracciato costiero e il cor. o del

Bagradas riproducono quelli antichi. Per il dettaglio topogratico ctr. G ELL. Ill, p.

109 (carta); VEITH. Karte 12 a; ID .• Atlas. BI. 2, 4; AAT, Carte XIII; XIX; XX.
229

CARTA III
Le fasi della battaglia del Bagradas (Schema)

1) Marcia di avvi%to

LEGENDA
\,
Insorti:

l><F-+
2) Posizioni iniziali & Cartaginesi:

..C] Elefanti

Cavalleria

Il
3) Prima conversione cartaginese - - - - - - - - , Il Fanteria leggera

&~

~__. .c •
'-+ \..+ :....•
1 Fanteria pesante
(fa/ange)

4) Seconda conversione cartaginese - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ,

5) Terza conversione cartagine e - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - .


~
....

c:©!:.t::.~ i
INDICE ANALITICO

L'indice non ha carattere esaustivo ma solo indicativo. Gli autori moderni sono ri-
portati solo quando citati nel testo. Gli autori antichi quando citati corne tali e non
corne fonte giustificativa.

Abdera, 51 - corne Lawrence d'Arabia, 171


Acquaro, E., 110 - durante le operazioni di Tunisi,
Africa cartaginese, 1, 13, 21 nt 74, 24, 181 SS., 205, 213
25, 27, 31, 49, 48, 51, 53, 57, 58, 59, - suo colpo di stato, 82, 199, 203 ss.
64, 90, 93, 101-102, 103, 113, 128, 181, - in Spagna, 19, 21, 29, 35 nt 18, 84,
201 SS., 207 202, 203, 207, 211, 213 nt 17
- suo confine, 57, 58, 59 - guerra numidica di, 201 ss., 213
Africa proconsolare, 58 - figlie di, 1, 208-209
Aelyma, 109 ammutinamento di trappe (vd. anche
Agatocle, 97, 109, 124 nt 50, 132 nt 39 s. Messana, Pergamo). 1, 11, 38, 45
agorai, 65, 68, 85 nt 3, 46, 48, 67, 69, 94-95, 198, ib.
akeryktos polemos, 37 nt 24, nt 52
Alessandria, 12 nt 32, 53, 187 nt 15 Ampsicora, 194 nt 22
Alexon, 118 nt 11 Andalusia, 52 nt 41
Amilcare Barca, 1, 4, 30, 31, 46, 47, 48, annalistica romana, 25, 29, 30
49, 50, 70, 78 SS., 85, 120, 121, 122, Annibale, generale ad Agrigento e
123, 126, 130, 136, 137, 138 nt 8, 165, padre di Amilcare (?), 79 nt 209
166, 185, 186, 187, 188, 191, 201 SS., Annibale, di Amilcare di Paropo (?),
205 nt 23, 212 165, 166, 169 nt 1, 174 nt 31, 186, 204
- sua posizione durante l'archeolo- nt18
gia dell'insurrezione, 78 ss., «Cin- - durante le operazioni di Tunisi,
cinnato cartaginese »?, 80 181 SS.
- suo progetto di ripresa immediata Annibale Barca, 30
della guerra con Roma nel 241, 83- Annone, il grande (vd. anche s. strate-
84, 129, gia ), 4, 16 nt 48, 31, 48, 59, 61, 62, 66,
- e nel 237, 199, 201, 203, 205 67, 70, 76, 77, 79 nt 213, 84, 85
- sua campagna del Bagradas, nt 240, 121, 122, 123, 127, 128, 137,
- fino alla battaglia, 139 ss., 212, 138, 139, 160, 165, 166, 186, 188, 201,
213 202, 204,205, 207,209
- dopo la battaglia, 151 ss., 213 - suoi rapporti con Amilcare, origi-
- sua politica del perdono, 55, 157- nariamente non di inimicizia, 85,
158, 159, 189 137-138, 201, 205, 207-208, 209.
- durante l'assedio di Cartagine, 167 - sue trattative con i soldati a Sicca,
SS., 169 63 SS., 212
- sua campagna di Prione, - sua posizione durante l'archeolo-
- fino alla battaglia, 170 ss., 181, gia dell'insurrezione, 77-78
213 - sue operazioni nella regione di
- trattative con gli insorti, 175 ss. Theveste nel 247, 77, 138
- dopo la battaglia, 173, nt 23, 181, - sua campagna di Utica, 129 ss.,
213 191, 213
232 INDICE ANALITICO

- attribuzione del titolo, 78 Brizzi, G., 147


Annone, comandante del corpo di spe- Bruzzi, 98 nt 60, 118 nt 10
dizione perla Sardegna, 193, 194 Cadice, 51, 52 nt 41, 54, 207 nt 35
aponoia, 159 Campani, 118 nt 10
aposkeuai, 60, 61 Campania, 98 nt 60
apostasis, 37, 39-40 Canne, battaglia di, 133, 147
Appiano, 1, 14, 19, 21 ss., 27, 29, 30, 31 Capo Bon, 57
nt 126, 35, 40, 63, 88, 89, 91, 97 nt 53, Caralis, 192 nt 11
102, 117 nt 8, 119 nt 12, 195 ss., 205 Cartagine, 1, 4, 12 nt 32, 21 nt 74, 26,
arche!archeologia dell'insurrezione, 27, 30, 36, 37, 38, 45,46, 47,49, 51,
8-9, 11, 13, 14, 15, 16, 24, 34, 36, 40, 55, 56, 58, 60, 61, 62, 63, 68 nt 145,
45, 64-65, 90, 211, 212 69, 74, 76, 77, 78,84,85,90,91, 108,
archivi cartaginesi, 46, 66 113, 121, 122, 123, 125, 126, 127, 129,
Argoub Si. Smir, 153 131, 136, 137, 139, 140, 160, 163, 165,
Asdrubale, 21, 31, 209 169nt 1, 185, 189, 192, 195, 199
Asdrubale di Giscone, 85 nt 240 - assenza di contrapposizioni poli-
aspondos polemos, 36-37, 40 tiche rigide a, 79 nt 209, 201, 204
Astarte, 56 nt 64, 101 - assedio di, 165 ss., 169, 213
Atenione, 112 - assemblea dei cittadini, 165, 204,
C. Atilio Regolo, 79 nt 213, 122 209
Autarito, 77, 111, 121, 138, 138 nt 9, 148, - assetto costituzionale, 203 ss.
152, 153, 156, 157, 158nt53, 159, 169 - processo di rendiconto dei genera-
- sua estrazione, 108, 109 li a, 205-206, 207
autori cartaginesi, vd. fonti cartaginesi Cartaginesi, 14, 16, 17, 20, 23, 24, 26,
babele linguistica, 9, 13, 62 38 nt 30, 61, 63, 71, 74, 75, 100, 101,
Bagradas, fiume, 130, 135, 138, 139, 105, 106, 108, 123, 126, 127, 151, 158,
153 nt 24, 157, 171, 185, 187, 188, 212, 165, 181, 193
213 Celio Antipatro, 35 nt 18
- battaglia del, 2, 4, 120, 121, 123, Celti, 21, 22, 23, 24, 98 nt 60, 101 nt 77,
127, 136, 140 SS., 147, 148, 151, 152 108, 109, 117, 120, 121, 138, 152
nt 18, 153, 156, 158, 160, 169 nt 1, Celtiberi, 21
191 Chakbanaria, v. s. Sicca Veneria
Balearici, 117 Cirene, 92, 99 nt 60, 187
banche cartaginesi, v. s. finanza di Cirta, 58, 59
guerra comando, organizzazione del - degli
Barca, Barcidi, 32, 51, 80, 166 nt 25, insorti, 148-149
205 Corcira, 66
- scuola militare dei, 147, 171 Corinto, 37
Baria, 51 Cornelio Nepote, 1, 8, 29, 30, 39, 78,
bella setvilia (v. anche s. schiavi), 27, 79, 82, 119, 175, 189
28, 91 Cornus, 192, 193
bellum Africum (v. anche s. libykos po- Corsica, 28, 84, 193
lemos ), 35 Demerliac, J. G., 51, 54
bellum civile, 37-38, 39 Demostene, 36
bellum externum, 39 De Sanctis, G., 31
bellum intestinum, 39 Djebel Ahmar, 131, 138, 151, 152, 153,
bellum ltalicum, 38 nt 31 186 nt 6
bellum sociale, 38 nt 31 Djebel Aine el Krïma, 153, 156
Belvedere Park, 125, 126, 131, 138 nt 8, Djebel Achour, 153
140 nt 22, 182 Djebel Djerifete, 153
Berlioz, Hector, 2 Djebel Menzel Roui, 132, 133
Biserta, 57 Djebel Naheli, 138 nt 8, 167
Blossio di Cuma, 95 Djebel Sidi Salah, 153
Bomilcare, 208 Djedeida, 157 nt 43
Bostare, 192, 193, 213 Diodoro Siculo, (vd. anches. excerpta),
I~DICE ANALITICO 233
1, 16 SS., 29, 30, 31, 34, 35, 40, 67, 85 Gallia, 51, 53, 54
nt 239, 101, 107 nt 110, 157, 167 nt 30, Gallum Gallinaceum ad, 131
172, 189, 208 nt 37, 209, 211 gerousia, 183 nt 19, 186 nt 9, 209
Dione Cassio (v. anches. Zonara), 1, 27 Ginzburg, C., 52
SS., 91 Giscone, 10 nt 9, 46, 47, 50, 63, 66, 68,
dirigenza parallela nell'esercito a Sic- 69-70, 71 SS., 76, 77, 79, 80, 81, 89,
ca, 76 ss., 91, 93, 95, 105 92, 93, 105, 125, 126, 127, 134, 158,
Dolchsto/Jlegende punica 83-84, 84 159, 163, 166 nt 27, 186, 212
nt 232 - sua posizione durante l'archeolo-
Dougga,v. s. Thugga gia dell'insurrezione, 84-85
Egadi, isole, 48, 50 nt 34, 53, 79, 83 giuramento terrribile degli ammutina-
Egitto, 1, 53, 83 nt 231, 102 ti, 74
Ekatompylon!Ekatontapylon, 58 gld, 154 nt 28
El Bahira, laguna, 68, 125, 182 nt 9, Gleichgewicht, v. s. Ierone II
183, 188 nt 23 Gorza, 135, 136, 153
eleutheria, slogan degli insorti, 87, 90, governo punico, 9, 20, 50, 60, 68, 194
94, 95, 102 SS. Great Mutiny, 45 nt 2
El Kef, v. s. Sicca Veneria Greci, nell'esercito punico, 15 nt 46,
Emporia, 113, 163, 177 nt 53, 186 nt 6, 117, 118, 124
187, 213 Greci d'Italia, 98 nt 60, 124
Erice, 65, 81, 117 Griffith, G. T., 49, 65, 66, 67, 73, 107
Eryxias, dialogo ps. platonico, v. s. Grombalia, 153 nt 24
« lettere di credito » cartaginesi Gsell, S., 3, 65, 68, 81, 202
esercito cartaginese, 18 nt 60, 22 nt 78, guerra achea, 3 7
22-23, 50, 51, 80, 84, 106, 121 SS., 128, guerra falisca, 241 a.C., 7, 28, 33
129, 139, 198, 203 nt 13 1 guerra punica, e relativa pace, 7, 15,
- assemblea, 71-72, 110, 204 15 ntt 41, 42, 21 nt 74, 22, 30, 30
- sua forza, 117, 121 ss. nt 123, 31 nt 126, 47, 48, 49, 50, 51,
esercito degli insorti, forza, 30, 117 ss., 53, 59, 61, 64, 78, 79-80, 83-84, 85,
- componente libica, 88 ss., 99, 108, 85 nt 239, 104, 105, 128, 129, 147,
118-119 195, 196, 197, 203 nt 11, 205 nt 23,
excerpta hoescheliana da Diododoro, 17 211, 212, 213 nt 17
SS., 211 II guerra punica, 21 nt 74, 22, 25, 31
excerpta constantiniana da Diodoro, 17 nt 126
SS., 58 nt 76 III guerra punica, 21 nt 74, 37
Eumene 1 di Pergamo, 38, 67 nt 135 guerra di Sicilia - vd. I guerra punica
Euno, 112 guerriglia, controguerriglia, 171
Fabio Pittore, 24, 29, 31, 35 hegemones, ufficiali intermedi dell'ar-
Falisci, 7, 38 nt 30 ma ta di Sicilia, 62, 68, 71, 72 nt 161,
Fantar, M. H., 56 74-75, 77, 93, 106, 107
Filino, 15 nt 41, 30, 31nt128, 85 nt 239 Guischardt, Ch., 2
finanza di guerra cartaginese, 51-56 Gurza, nella Bizacene, 135 nt 61
Flaubert, Gustave, 2, 177 nt 48, 209 Henchir hou Djaoua, 131
nt 43 Hippo Regio, 58
flotta cartaginese, 46, 48, 50 nt 34, 84, Huss, W., 3, 52, 53, 54, 157
128, 129, 165, 182 nt 9, 212, 213 Jacoby, F., 31
Folard, J. Ch. de, 2 Iambulo, 95
Fonduk, 138 nt 11 Iberi, 117
fonte antibarcida/filoannonidea, (v. Ierone II di Siracusa, 84, 124, 195
anches. fonti cartaginesi), 30-31, 82, insurrezioni africane, 27
129, 208 nt 37 insurrezione egiziana del 217/6 sgg., 37
fonti cartaginesi, 25, 29, 30-31, 70, 79, lppona Diarrito, 4, 61, 113, 120, 123,
82-3, 129, 153, 158 nt 50, 196 nt 40, 125, 126, 127, 130, 135, 136, 147, 148,
205 151, 152, 156, 157 nt 43, 160, 163-164,
Galati, v. s. Celti 165, 169 nt 1, 185, 188, 189, 212, 213
234 INDICE ANALITICO

- deditio a Roma, 197-198, 213 mem/M, legenda monetale, 98, 110-112


Italia, 194, 195, 196 Membressa, 157
Italici, 24, 38 nt 31, 58, 98, 102, 118 Mendelssohn, L., 21
nt 10, 124, 134 mercenari; mercenariato, (v. anche
Italioti, v.s. Greci d'Italia sotto: somme dovute ai), 8, 9 ss., 17,
Kélibia, 57 18, 20, 22-24, 27, 28 nt 109, 30, 33,
Laqueur, R., 33 34, 36, 38, 39, 40, 47 nt 14, 48, 49, 69,
Lapie, 157 89, 92, 98-9, 100, 101 nt 77, 109, 110,
La Sebala, 131, 138, 140, 141, 142, 147, 117 SS., 118 nt 11, 119, 122, 128, 154-
148, 151, 153, 165, 185 155, 157, 158, 169 nt 1, 192, 196
Lepcis Minor (?), 163 nt 4, 185, 186, Messana, 11
187, 188 nt 23 m!Jnt, 110, 111
«lettere di credito» cartaginesi, 52 ss. Micatani, 202
Libî, Libia, 7, 13 ss., 16, 18, 19, 22, 23, Michelet, J., 3
24, 26, 27, 38, 39, 50. 59, 64, 69, 72, mixellenos, 9 nt 15, 117-118, ib. nt 10
73, 87, 88, 89 SS., 92, 93-94, 95, 96, mlk, 154 nt 28, 208
101, 102-104, 105, 108, 109, 110, 113, Mommsen, Th., 3, 55
117, 118-119, 120, 121, 125, 128, 133, Montagu, Edward W., 2
134, 139, 148, 152, 153, 154, 157, 158, M.te Sirai, 57 nt 70
198, 207 Mussorgskij, Modest, 2
Libifenici, 24, 27, 93 nt 37, 102 nt 79, Muthul, 57, 58
113 nt 150, 118 nt 12, 119, 122, 198 Narava, 121-122, 152, 154-155, 156
libykos polemos, 34, 35 . 40 nt 35, 166 nt 26, 167, 169 nt 1, 181,
LIBYON, legenda monetale, 47 nt 14, 208
97-99, 110-111, 192 nazionale, carattere non - dell'insurre-
Liguri, 117 zione, 96 ss.
Lilibeo, 46, 58, 84 Nepheris, 153 nt 24, 157
Lixos, 51 Niebuhr, B. G., 2
Tito Livio, 24-25, 28, 29, 35, 211 Nora, 193 nt 11
O. Lutazio Catulo, cos. 241, 30 nt 123, Nrwt, 155 nt 28
47, 48, 80, 129, 196, 211 nt 1 Numidi, 103, 119, 121, 133, 152, 154,
Machiavelli, Nicolô 15 155, 156 ntt 33, 35, 167, 170, 201 nt 2
Mactaris (Maktar), 57, 171 Numidia, 57, 64, 102 nt 79, 152, 167
Malaga, 51 nt35, 202, 203, 213
Manoubia, 182 Ouadi hou Abid, 153 nt 24
Marocco, 51, 54, 128, 129, 207 nt 35 Perdicca, 142
Massinissa, 102 nt 79, 155 nt 28 Pergamo, 11, 38, 67, 69
Matho, 16,68,69, 70, 71, 73, 74, 75, 76, Periplo di Annone, 51
77, 87, 88, 89 nt 16, 90, 91, 92, 94, 98, petteia, gioco, 171 nt 9, 172-173 nt 21
99, 102, 106, 107, 108, 109, 111, 113 philantropias strategia, di Amilcare,
nt 151, 126, 131, 147, 148, 152, 155, v. s. Amilcare, «politica del perdo-
156, 160, 169, 177 nt 53, 182, 183, 185, no»
186, 187, 187 nt 14, 188, 189, 191, 192, phoinikides taphroi, 202
213 piano iniziale di guerra degli insorti,
- suoi obbiettivi e personalità, 104 126-127, 147
SS., 108-109, 110, 111-112, 147 Picard, G. Ch., 96, 199, 204, 205
- sua estrazione, 109 polemos emphylios (v. anche ss. libykos
Mazzarino, S., 26, 109 polemos, stasis), 8, 33-34. 36, 37 ss.,
Mediterraneo, sua situazione sociale 40
nel III sec., 95 Polibio (vd. anche specifiche voci), 1,
Megalogreci, 58 2, 7ss., 17, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 25,
Meirat, J., 51, 54 27, 28, 30, 31, 33 SS., 35 SS., 45, 47,
Meloni, P., 27 54, 55, 60, 61, 62, 63, 64-65, 66, 67,
Meltzer, O., 3, 65, 67 69, 70, 72, 74, 76, 79, 80, 81, 82-84,
INDICE ANALITICO 235

85,87, 88,89,90,91,92,96, 102,104, Si. Brada, 153


105, 107, 109, 113 nt 151, 117, 118, 120, Sicca Veneria, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 63,
121, 122, 126, 128, 133, 135, 139, 140 70, 74, 75, 76, 77, 79, 90, 101 nt 77,
SS., 147, 152 nt 18, 153, 156, 159, 161, 105, 106, 109, 127' 171, 212
163, 167, 170, 171, 172, 173, 174, 175, Sicilia, 17, 46, 47 nt 14, 48, 49, 54, 59,
177, 181, 182, 185, 186, 187, 188, 189, 63,66,67,68, 78, 79,81,84, 107, 196,
191, 192, 193, 194, 195 SS., 211, 212 212
politico-secessionistico, carattere del- Sileno, 17, 30, 82 nt 230
l'insurrezione, 102 ss., 112-113, 127 simbologie della monetazione degli in-
Ponto, 12 sorti, 99-101
Posidonio, 19, 27 simbologie della monetazione punica,
premi dovuti ai mercenari, v. s. somme cavallo con «Halsgurt», 155
dovute ai mercenari Siracusa, 124, 197
Prione, 30, 170, 171, 188 Sirte minore, 163 nt 4, 187
- battaglia, di, 4, 171 nt 11, 173 ss., sistema bancario e finanziario cartagi-
176-177, 181, 182, 187, 187, 213 nese, 51 ss., 64
- identificazione di, 177-178 sistema militare a base nazionale (Po-
punico-romani, rapporti, 25, 194 ss. libio e il), 12
Raphia, 12 nt 32 sitarchiai, 60, 65 nt 125, 72, 73
Ras el-Fortas, 57 si rst, 93 nt 36
Ras es Drek, 5 7 Sm.ith, Adam, 3
rb mhnt, 128 Soldnerkrieg, 31
Reve~e, Paul, 90 somme dovute (o richieste d)ai merce-
Reyer, Ernest, 2 nari e relative trattative, 20, 23 nt 87,
rivoluzione, suo concetto nel mondo 29, 48 SS., 59 nt 85, 60, 61 SS., 69-70,
antico, 95 nt 44 72-73, 74, 87-88, 92-93, 205 nt 23
- l'insurrezione libica non ha tale Sosilo, 17, 30, 82 nt 230
carattere, 95-96, 102 Sou-el-Arba, 57 nt 71
Robinson, E.S.G., 111 Spagna, 19, 21, 53, 84, 203, 211
Roma, Romani, 24, 29, 38 nt 30, 46, - cartaginese: 51-52 nt 41, 84, 205,
47, 49, 68, 78, 84, 85, 89, 99 nt 60, 206, 207
102, 108, 110 nt 128, 117, 118, 123, Sparta, 95
128, 194, 195 SS., 201, 202, 205, 211 Spendio, 24 nt 90, 68, 69, 70, 71, 74,
romano-cartaginesi, rapporti (v. s. pu- 75, 76, 77, 89,91,92,95,98,99, 105,
nico-romani), 25, 194 ss. 107, 108, 112 nt 141, 120, 121, 126, 138
Rostovtzeff, M., 102 nt 9, 148, 153, 153 nt 24, 154, 155,
Salammbô, 2, 3, 209 nt 43 156, 157, 159, 160, 169, 177 nt 53, 182,
Santippo, 15, 118 nt 11 183, 191, 192, 213
Sardegna, 25, 28, 29, 39 nt 38, 84, 101 - sua personalità ed obbiettivi, 107
nt 77, 124, 156 nt 41, 158 nt 50 SS., 109
- sue vicende durante l'insurre- Spezialschrift sui Soldnerkrieg, 31
zione, 4, 191 ss., 195 ss., 203, 205 stasis, 33, 37, 38 nt 30, 39-40, 164 nt 8
nt 23, 212, 213 storia cartaginese, 21-22, 25, 26
schiavi, 19, 24, 24 nt 90, 27, 28, 91, 95, storici annibalici, vv. ss. fonti cartagi-
96, 103 nt 87, 105, 107-108, 112 nesi, Sosilo, Sileno
Schwartz, Ed., 25, 27 storiografia cartaginese, vv. ss. fonte
Scullard, H. H., 177 filoannonidea, fonti cartaginesi
Sebkhat es Sedjoumi, lago, 125 storiografia romana, 28-29, 95 nt 41
Seibel, V., 3 strategia, 46 nt 4, 59, 77-78, 81, 106
Seibert, J., 3 nt 106, 127, 128, 137 nt 3, 165 nt 18,
Selinunte, 47 nt 14, 99 166 nt 27, 206, 207, 209
Sexi, 51 strategos, 46 nt 4, 59, 77, 106 nt 106,
Shikka-Benar, v. s. Sicca Veneria 137, 165, 201, 204, 205, 206, 207
Si. bel Hacen, 182 - elezione a, di Matho e Spendio, 71-
Si. hou Sedra, 142 72, 75
236 INDICE ANALITICO

Sulcis, 192 nt 11 - operazioni di, 4, 181 ss., 205, 213


synkrisis romano-cartaginese di Poli- Utica, 4, 23, 61, 88 nt 15, 113, 120, 121,
bio, 12, 122, 123, 124 nt 50, 125, 126, 127,
Tanit (v. anche s. Astarte), 2, 100 135, 136, 138 nt 11, 139, 140, 141,
Tebessa, v. s. Theveste 143, 144, 146, 147, 148, 151, 156, 157
Tenaro, capo, 13, 118 nt 43, 160, 165, 169 nt 1, 185, 188,
Thagaste, 58 189, 212, 213
Thagura, 58 - operazioni di Annone a, 129 ss.,
Theveste, 31, 57 nt 71, 58, 59, 77, 138 137, 191
Thuburbo Minus, 131, 157 - battaglia di, 133 ss., 146
Thugga, 57 - defezione agli insorti, 163-164, 213
Thuraria, 157 - deditio a Roma, 197-198, 213
Thusca, 93 nt 36 Valerio Massimo, 196
Tifeh, v. s. Tipasa Veith, G., 46, 120, 125, 130, 131, 132,
Timoteo, 66 139, 140, 143, 144, 152, 177, 178
Tingis, 202 Velleio Patercolo, 29
Tipasa, 59
Volsinii, 95
Tissot, Ch., 177, 178
Trasimeno, battaglia del, 171 nt 11 Walbank, F. W., 38
Trebbia, battaglia della, 171 nt 11 Wallenstein, Albrecht, 205
Tunisi, 23, 62, 63, 65, 68, 70, 74, 76, 77, Warmington, B. H., 3
80, 85,87, 109, 119, 120,121, 125, 126, Welles, Orson, 2
127, 129, 130, 131, 138 nt 9, 147, 148, Zarza, 112 nt 141, 113, 148, 169
151, 152, 153, 156, 157, 158 nt 50, 159 - suoi obbiettivi ed estrazione, 108,
nt 58, 160, 163 nt 4, 167, 169 nt 1, 171, 109
173, 174, 185, 186, ib. nt 6, 187 nt 14, Zonara, 1, 27 ss., 196
188 nt 23, 212 Zwischenquelle, in Appiano, 27
SOMMARIO

Pag.
PREFAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IX

INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1

PARTE I
LA GUERRA NELLA STORIOGRAFIA ANTICA

Capitolo I - Le cause e la connotazione della guerra nella


.
stonogra fi a ant1ca
. .................................. . 7
Polibio ............................................. . 7
La storiografia residua .............................. . 16

Capitolo II - Natura e denominazione della guerra nella sto-


.
nogra fi a ant1ca
. ..................................... . 33

PARTE II
L'ARCHEOLOGIA DELLA INSURREZIONE E LE SUE CAUSE

Capitolo I - L'ammutinamento dell'armata di Sicilia....... 45


Capitolo II - L'insurrezione libica e le cause del conflitto.. 87

PARTE III
LE OPERAZIONI MILITARI

1 - Dalla battaglia di Utica a quella del Bagradas......... 115

Capitolo I - Le forze in campo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117


Capitolo II - La campagna di Utica....................... 125
Capitolo III - La battaglia del Bagradas................... 137
238 SOM MARIO

Pag.
2 - Dallo sfruttamento della battaglia del Bagradas a quella
di Prione ........................................... . 149

Capitolo IV - Amilcare muove a sud ..................... . 151


Capitolo V - L'assedio di Cartagine ...................... . 163
Capitolo VI - La battaglia di Prione ..................... . 169

3 - La fine della guerra ................................. . 179

Capitolo VII - L'assedio di Tunisi e il colpo di coda del-


,. .
1insurrez1one ....................................... . 181
Capitolo VIII - La fine della guerra ...................... . 185
Capitolo IX - Le vicende di Sardegna e i rapporti punico-
romani. d urante l''insurrez1one
. ....................... . 191
Capitolo X - Epilogo. Il colpo di stato di Amilcare ....... . 201
Capitolo XI - Questioni di cronologia ................... . 211

BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . • • . . . . . 215

CARTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • • . . . . 227

INDICE ANALITICO . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 231

SOMMARIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 237

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