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Alessandro Trivelli Laboratorio di Architettura Tecnica II Politecnico di Milano

La progettazione ecosostenibile

Dispensa del
Laboratorio di Architettura Tecnica II
Arch. Dr. Alessandro Trivelli

Sommario
1. La progettazione ecosostenibile. .............................................................................................. 2
1.1. Premessa............................................................................................................................ 2
1.2. Gli indicatori di sostenibilità ambientale. ............................................................................... 3
1.3. La politica ambientale adottata. ........................................................................................... 4
2. Gli obiettivi strategici di progetto.............................................................................................. 5
2.1. Ridurre l’impatto sul contesto in cui si colloca. ..................................................................... 5
2.2. Limitare l’utilizzo delle risorse non rinnovabili e massimizzare l’uso di quelle rinnovabili. ...... 5
2.3. Limitare la produzione di rifiuti e inquinanti. ......................................................................... 6
2.4. Massimizzare il benessere psico-fisico degli utenti. .............................................................. 6
3. Il processo progettuale. ........................................................................................................... 7
4. Il progetto edilizio. ................................................................................................................. 12
4.1. La Pre-analisi del sito. ....................................................................................................... 12
4.2. Progettare con il luogo....................................................................................................... 15
4.2.1. Le strategie progettuali. ................................................................................................. 16
4.2.2. Le risorse rinnovabili e il luogo....................................................................................... 18
4.2.2.1. Il rapporto con il microclima e la vegetazione.. ........................................................... 18
4.2.2.2. Il rapporto con il sole nel progetto. ............................................................................. 19
4.3. Gli obiettivi e i requisiti bioecologici. .................................................................................. 24
4.3.1. Le prestazioni ambientali e i requisisti di progetto. ......................................................... 25
4.3.2. I Requisiti di Benessere (Comfort).................................................................................. 25
4.3.2.1. Comfort acustico ....................................................................................................... 25
4.3.2.2. Termico e igrometrico ................................................................................................ 30
4.3.2.3. Comfort olfattivo ........................................................................................................ 35
4.3.2.4. La qualità dell’aria interna alle abitazioni. Le radiazioni ionizzanti e il Radon. .............. 35
Rilevatore Passivo ........................................................................................................................ 38
Rilevatore attivo........................................................................................................................... 38
4.3.2.5. Comfort visivo. .......................................................................................................... 55
4.3.3. I Requisiti ambientali ..................................................................................................... 56
4.3.3.1. Flussi energetici......................................................................................................... 56
4.3.3.2. Controllo dell’uso delle risorse idriche. ....................................................................... 57
4.3.3.3. Fruibilità. .................................................................................................................... 58
4.3.3.4. Sicurezza................................................................................................................... 59
5. Criteri di selezione dei materiali edili di progetto. ................................................................... 60
5.1. Cenni sulla LCA (Life Cycle Assessment) .......................................................................... 60
5.2. La valutazione dell'impatto del ciclo di vita (LCA)............................................................... 61
5.3. Le metodologie valutative. ................................................................................................. 61
5.4. Cenni sulla valutazione del ciclo di vita dei materiali (LCA). ............................................... 62
5.4.1. La LCA dei materiali edili. .............................................................................................. 63
5.4.2. La valutazione del ciclo di vita della costruzione. ............................................................ 64
5.4.2.1. Le valutazioni qualitative dei requisiti. ........................................................................ 66
6. I sistemi di Valutazione del progetto eco-sostenibile. ............................................................. 71
7. Un caso di studio: L’Environmental Building del BRE............................................................. 78
8. Esempi ................................................................................................................................. 79
9. Allegati. Normativa tecnica di riferimento (R.E. Emilia Romagna). Norme UNI 10349, UNI
10375. .......................................................................................................................................... 80
10. Bibliografia sintetica. ......................................................................................................... 82

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La progettazione ecosostenibile

1. La progettazione ecosostenibile.

1.1. Premessa
In questa dispensa sono raccolti in modo sintetico le indicazioni al fine di consentire un approccio ai
problemi della progettazione ambientale che sia fondato su riflessioni critiche in merito al rapporto fra
uomo e spazio costruito e non: l’ambiente antropizzato. Il progetto di architettura dovrebbe un seguire
percorso verso gli obiettivi di qualità ambientale del proprio approccio alle problematiche, esso deve poter
illustrare le strategie adottate e proporre delle prestazioni di tipo ambientale per l’opera progettata.
La sostenibilità ambientale nel settore delle costruzioni è un obiettivo sempre più importante all’interno
degli indirizzi politici di coloro, amministratori e programmatori, che si occupano del rapporto fra
necessità di evoluzione ed espansione dell’attività economiche e la qualità dell’ambiente nel suo
complesso. Coniugare necessità sociali e necessità produttive ed insediative è un attività molto delicata
che articola diverse discipline e molte professionalità, pensare questo rapporto all’interno di un campo
spazio temporale storicamente differente dalla pratica aumenta il livello di complessità e il grado di
responsabilità. Tale responsabilità coinvolge ognuno di noi, a qualsiasi livello, ed ognuno di noi può
incrementare o diminuire l’efficacia delle politiche di sostenibilità ambientale.
Ormai alcuno pone il dubbio sulla effettiva necessità di sostenere una relazione diversa, diversa da
quanto realizzato nelle attività svolte nell’ultimo secolo, fra “ospite” e “ospitante” nell’ambiente in cui
viviamo (uomo/edificio;edificio/contesto; attività umane locali/ambiente complessivo). Fra queste attività
quella di costruzione e di produzione di materiali e sistemi è fortemente responsabile di quella che
chiameremo Qualità ambientale. Architetti, costruttori, autorità locali, associazioni di imprese,
organizzazioni e istituti di cultura e ricerca e altri ancora hanno ruolo chiave nella organizzazione del
processo di edificazione dello spazio antropizzato ma anche nella promozione, sostegno e sviluppo delle
pratiche verso una comunità maggiormente eco-sostenibile. Probabilmente molti associano già il termine
“sostenibilità” ad altri, ripetuti fino alla noia, come qualità, sicurezza, ambiente; per alcuni questa
associazione significa l’evoluzione dei processi verso un’articolazione indotta dal mercato o una
complessificazione inutile o non direttamente collegata alle necessità immediate del settore edilizio. Ma
così non è, se non altro perché il tema della sostenibilità ambientale coinvolge tutti i settori produttivi e
non solo l’edilizia e la lettura dei dati sul consumo delle risorse materiali e immateriali imputabile al
settore edile negli ultimi anni:

• il 40% dei materiali globalmente prodotti sono utilizzati nel settore delle costruzioni;
• il 40% dei rifiuti proviene dalla demolizione di costruzioni e edifici;
• il 40% dei consumi energetici sono relativi agli edifici e alle costruzioni;
• il 40% delle produzioni di inquinanti (CO2) é dovuta agli edifici e alle costruzioni;
• e che se si considerano gli arredi e i completamenti degli edifici queste percentuali passano al 50%1;
ci potrebbe bastare per convincerci ad adottare un approccio maggiormente sensibile alle necessità
attuali e future dell’ambiente in cui viviamo (come in “Lo sviluppo sostenibile è lo sviluppo che risponde
alle necessità delle generazioni attuali senza compromettere la capacità di far fronte alle necessità delle
generazioni future”(trad.e trasc) 2.
La progettazione dell'architettura eco-sostenibile è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi
generali, costruire uno o pochi interventi non ha significato se non per

1 "ISO/TC 59 Building Construction ad Hoc Committee on "sustainable building" edit by Dr F. Henning


Holm Norwegian Building Research Institute.
2 Our Common future” Bruntland Report UN World Commission on Environment and Development
1988.

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1.2. Gli indicatori di sostenibilità ambientale.


Le analisi di progetto e la struttura dello stesso devono comunque fondarsi sulla base di precisi obiettivi
ambientali che verranno puntualizzati nelle fasi successive alla progettazione preliminare a seguito di un
approfondito esame della fattibilità delle scelte effettuate.
La necessità di individuare gli indicatori di sostenibilità e le conseguenti strategie da applicare al
processo di costruzione è evidente, ciò al fine di definire la metodologia operativa e valutativa, per poter
intervenire e stabilire delle soglie all’interno delle quali riconoscere l’effettivo contributo della procedura al
mantenimento delle condizioni di equilibrio. L’approccio integrato della progettazione del sistema edificio
all’interno di tali politiche avviene secondo indicatori interdipendenti che sono individuabili nei sei principi
esposti da Brenda e Robert Vale3 con due ulteriori elementi:

1. CONSERVARE L’ENERGIA (IAS-1)4


l’edificio deve essere costruito in modo tale da ridurre il consumo di energia e l’utilizzo delle fonti non
rinnovabili.
2. LAVORARE CON IL CLIMA (IAS-2)
l’edificio deve essere progettato per lavorare con il clima e le risorse naturali accessibili.
3. MINIMIZZARE L’USO DELLE RISORSE (IAS-3)
l’edificio deve essere progettato per utilizzare al minimo le risorse e deve prevedere il possibile riutilizzo
delle stesse al termine del loro uso nella forma di risorse per un altro intervento.
4. RISPETTO DEGLI UTENTI (IAS-4)
il progetto deve adeguato all’uso e alle esigenze degli utenti.
5. RISPETTO PER IL SITO (IAS-5)
il progetto deve prevedere la miglior integrazione possibile con il sito (l’ambiente) in cui si colloca e limitare
la produzione di inquinanti.
6. ATTEGGIAMENTO OLISTICO (IAS-6)
i principi deve essere contenuti nel corpo di un approccio olistico alla antropizzazione in cui tutte le parti e
le risorse sia in relazione.
7. QUALITA’ DELLA VITA (IAS-7)
il progetto deve prevedere il miglioramento della qualità della vita e del benessere degli utenti sia in termini
di sicurezza, di comfort che di salute.
8. ECONOMICITA’ (IAS-8)
il progetto deve mantenere un livello economico tale da permettere la realizzabilità come alternativa e nella
direzione del risparmio delle risorse finanziarie.

A questi si aggiungono altri indicatori che si aggregano e fanno da compendio alla formulazione
delle strategie come il mantenimento della biodiversità . Tale principio mette in relazione l’ecosistema
generale e il sito, del quale si dovranno conoscere le caratteristiche fisiche ma anche ecologiche
(ambiente-flora-fauna)5.
Probabilmente il primo indicatore di sostenibilità ambientale è il gradimento degli abitanti del luogo
mostrato dalle modalità di mantenimento e dal rapporto di vicinato (una ricerca della Fondazione Joseph
Rowntree individua nel 10% genericamente abitanti insoddisfatti della qualità dell’abitazione e il 25%
negli alloggi di quartieri di edilizia popolare con cause come insicurezza (25%), disturbo da parte dei cani
(16%), scarsità di attrezzature per il tempo libero (15%, vandalismo (14%), sporcizia (13%) e solo
marginalmente la scarsa qualità igienica, i consumi energetici, o lo scarso comfort)6 .
Questo ci ricorda che il rapporto con l’abitante e la sua appartenenza ad un ambito culturale e ad una
riconoscibilità specifica dei luoghi di vita non può essere dimenticato ponendosi di fronte alla valutazione
del progetto.
Per semplificazione potremmo dire che fra gli obiettivi di sostenibilità ambientale di progetto, che
discendono dalla politica ambientale adottata ce ne sono alcuni misurabili quantitativamente ed altri che
devono essere valutati qualitativamente, ovvero nella loro rispondenza a precise esigenze. Alcuni sono
indicati sinteticamente nei seguenti punti:
1. attuare una politica propria dell’organismo di progettazione, ovvero operare anche attraverso la
realizzazione di opere secondo gli obiettivi generali ed incentivare gli altri attori del processo
verso un rapporto qualitativo con le risorse.
2. assicurare con l’oggetto della progettazione migliori condizioni all’utenza e alla comunità con un
controllo e una riduzione degli impatti sull’ecosistema.

3
B. & R. Vale “Green Architecture” Design for a sustainable future” Thames and Hudson, London,1991
4
IAS=indicatore di architettura sostenibile
5
The Royal Australian Architects ha pubblicata nel 1994 un documento “Environmental Policy” che
struttura delle strategie per lo sviluppo delle attività in favore della riduzione degli impatti sull’ambiente
dell’attività di costruzione.
6
B. Edwards “Sustainable housing”; Ed. E&FN Spon, 2000.

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3. agire all’interno di un Sistema di Gestione Ambientale e produrre degli obiettivi verificabili.

1.3. La politica ambientale adottata.


Le scelte di politica ambientale adottabili in un progetto edilizio sono molto complesse e articolate. Così
come “l’interesse dell’uomo per lo spazio ha radici esistenziali” 7, l’interesse per l’architettura sostenibile
ha coinvolto l’attività di ricerca nella direzione di una migliore qualità dello spazio e dell’esistenza sia degli
esseri umani che del pianeta che li ospita. Nel comprendere il percorso di allontanamento all’approccio
tradizionale all’architettura, ci aiuta Andrea Branzi nel descrivere come il termine architettura sembra
coincidere con costruzione: ci ricorda anche che con la sua aderenza al territorio e con “la pianificazione
urbanistica persegue ancora l’obiettivo della corrispondenza dei modelli fisici e funzionali. La stessa
parola piano tradisce l’illusione di poter creare un sistema di analogie che consenta il trasferimento in un
unico livello della molteplicità delle dimensioni strutturali presenti nel volume metropolitano….tutto ciò
rende la metropoli un ambiente densissimo di funzioni, ma privo di sintassi e struttura.8”. E quindi nella
forma della destrutturazione delle relazioni che si dispiegano i legami logici fra forma-contenitore e
contenitore-generatore di forme per arrivare ad un secondo, minore?, ordine compositivo. La ricerca di
nuove vie di sviluppo che regolino le attività, i flussi, gli elementi immateriali ci avvicinano al progetto
verso una nuova complessità: “le formichine di Prigogine sono quelle trasgressive, che lasciano i percorsi
abituali per andare a cercare nuove risorse e nuove strade9”.
Lungo questo percorso non siamo soli , oramai i temi sono abbastanza strutturati da avere riferimenti
importanti, una legislazione di riferimento avviata anche se le normative europee e nazionali di tutela e
valutazione degli impatti ambientali hanno interessato prevalentemente le costruzioni edilizie per
produzioni industriali e attività produttive con caratteristiche di evidente pericolosità per l'uomo e
l'ambiente. Solo negli ultimi anni sulla spinta di un processo innovativo che incoraggia un atteggiamento
di volontario interesse nei confronti dell'ecosistema, si sono approfonditi i temi della effettiva sostenibilità
di uno sviluppo fortemente compromesso. Il settore delle costruzioni non ha ancora accolto pienamente
le indicazioni che vengono dalle innovazioni e dalle normative che inducono al miglioramento
dell'approccio complessivo del sistema produttivo alla gestione delle risorse e dell'ambiente. Le recenti
Norme ISO 14000 non hanno ancora penetrazione e le analisi sviluppate recentemente riguardo la
potenzialità dell'impatto ambientale delle attività relative al settore delle costruzioni inducono una
riflessione su quali strumenti è possibile utilizzare per ridurre l'evidente carico negativo dato dalle
costruzioni all'ecosistema. Lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili non può essere esclusivamente
oggetto delle valutazioni macroeconomiche ma deve entrare nel bilancio delle nostre attività non solo
come dato economico.
Non solo. L'attività di progettazione può essere uno strumento valido per controllare uno sviluppo che si
vorrebbe appunto più sostenibile.
La sostenibilità entra nelle attività umane e nella progettazione delle stesse proprio per riportare all'uomo
il dominio dei propri spazi che siano artificiali o naturali ma realizzati sulle sue esigenze e per le esigenze
delle popolazioni che verranno.

Al processo progettuale devono essere applicati i criteri e sugli strumenti applicativi della progettazione
edile secondo i principi dello sviluppo sostenibile.
Affrontare l’argomento con i giusti ambiti di incertezza è un atteggiamento che trova motivazione nella
necessità di voler creare un contenitore aperto, entro il quale trovare li criteri e le ragioni per
l'elaborazione di operazioni e strumenti che derivano da processi in evoluzione, secondo quanto indicato
dai recenti approcci indirizzati dalle norme della serie ISO 14000.
Attualmente la compiutezza della produzione di ricerche e la messa a punto di strumenti valutativi del
ciclo di vita dei materiali è di gran lunga maggiore rispetto a quella relativa alla certezza del risultato del
processo progettuale all’interno del Sistema di Gestione Ambientale, la necessità diventa testare gli
strumenti valutativi.
Con la progettazione dell'architettura sostenibile si vuole quindi cercare di porre sotto controllo lo spazio
in cui vive l'uomo inteso come spazio complessivo composto di strutture e di ambiente naturale. L'attività
di progettazione è il "gettare-in-avanti", prevedere per mettere in forma un'esigenza, un desiderio,
un'immagine mentale. Ciò può avvenire anche individuando il peso ambientale delle attività coinvolte nel
processo edilizio per salvaguardare l'ambiente esterno dalle attività inconsapevolmente lesive e
l'ambiente interno allo spazio costruito per salvaguardare la sicurezza, la salute e le esigenze umane.
L’analisi e la valutazione del processo edilizio deve attuare un proprio criterio di valutazione qualitativa e
quantitativa, le Valutazioni di Sostenibilità, da applicare al processo di costruzione che tenga in
considerazione sia gli aspetti di igiene ambientali che quelli della gestione delle risorse.

La valutazione del ciclo di vita dell'edificio e dei suoi componenti è una verifica importante e necessaria

7 “Esistenza, spazio e architettura” Christian Norberg-Schulz, Officina Edizioni, Roma 1082 pag 9
8 “La crisi della qualità” Andrea Branzi, Edizioni della Battaglia, Artsbook, Milano 1996 pag 57
9 “Che cos’è lo sviluppo sostenibile?” Enzo tiezzi, Nadia Marchettini, Donzelli Editore, Roma 1999, pag. 13

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da sviluppare ulteriormente che può portare a risultati significativi.


Mancano ancora molte parti per completare lo scenario in cui si possano coniugare aspetti di pratica
progettuale e conoscenza della materia per la linearità del processo.

La progettazione ha quindi un ruolo importante, sia come stimolo verso determinati obiettivi e sia come
strumento per l'applicazione concreta delle scelte effettuate a monte. L'attività di progettazione deve
quindi riconsiderare il processo costruttivo applicando i criteri innovativi e a sua volta essere parte attiva
del processo di formazione degli stessi. L'applicazione di questi criteri, proposto con il meccanismo delle
strategie reticolari, ci consente di avere un maggior controllo dell'organismo edilizio e del raggiungimento
della qualità ambientale. Il percorso, nel Sistema di Gestione Ambientale, deve quindi radicarsi e lasciare
traccia delle operazioni e delle scelte effettuate con la memoria tecnica ambientale per giungere alla
valutazione delle caratteristiche fondamentali di riferimento, la pesatura degli stessi, la mancanza di
valori quantitativi univoci o l'assenza totale degli stessi può innestare la critica negativa dell'approccio
innovativo, anche se nella fase di avvio non avrebbe alcun valore discriminatorio.

2. Gli obiettivi strategici di progetto.


Gli obiettivi di progetto, che discendono dalla politica ambientale adottata sono indicati sinteticamente
nei seguenti punti:
§ RIDURRE L’IMPATTO SUL CONTESTO IN CUI SI COLLOCA.
§ OTTIMIZZARE L’UTILIZZO DELLE RISORSE NON RINNOVABILI E MASSIMIZZARE L’USO DI
QUELLE RINNOVABILI
§ LIMITARE LA PRODUZIONE DI RIFIUTI E INQUINANTI. MASSIMIZZARE IL BENESSERE PSICO-
FISICO DEGLI UTENTI.
§ VALUTARE LE RISORSE IN RIFERIMENTO ALLA LORO LOCALIZZAZIONE E AL LORO
CONTRIBUTO NELL’ECOSISTEMA.

2.1. Ridurre l’impatto sul contesto in cui si colloca.


L’obiettivo pone l’accento sulla necessità di migliorare il rapporto diretto fra ecosistema ambientale
locale e opera. L’ambiente è costituito da vari elementi: naturali, artificiali, immateriali. La sostenibilità
ambientale, a differenza dalle valutazioni di impatto ambientale, considera ogni impatto per il suo valore
di grandezza, di ampiezza (locale, regionale, globale), di durata, sia con segno negativi che con segno
positivo. La valutazione economica degli impatti ambientali è attualmente poco praticata, in quanto la
determinazione del danno ambientale (rigenerazione dell’ecosistema) è di incerta attuazione soprattutto
per gli interventi di dimensioni minori. L’intervento quindi deve limitare l’uso delle risorse territoriali
(acqua, territorio, spazio) e creare la minor modificazione possibile al contesto naturale (biodiversità,
regime dei suoli, delle acque, dei venti e del clima). La caratterizzazione culturale del luogo deve
rimanere invariata, anzi deve essere utilizzata come risorsa all’interno del processo di progettazione al
fine di integrare l’intervento nel sistema sociale. Il sistema sociale deve partecipare al processo e
introdurre le variabili necessarie all’integrazione dell’opera e delle funzioni previste mediante la verifica
dello stesso. L’impatto locale è considerato di rischio minore in quanto la normativa regionale (più vicina
alle realtà locali) può essere uno strumento di tutela adeguato al controllo degli insediamenti “inquinanti”,
ma rimangono ancora da risolvere i problemi legati all’uso del suolo e delle acque.

2.2. Limitare l’utilizzo delle risorse non rinnovabili e massimizzare l’uso


di quelle rinnovabili.
L’attività di progettazione utilizza le risorse in tutto il ciclo di vita, i materiali, l’energia, l’informazione
sono flussi che attraversano il sistema produttivo, amministrativo e costruttivo che devono essere
controllati. Obiettivo dell’architettura sostenibile è ottimizzare l’uso delle risorse in tutte le sue fasi
utilizzando dei criteri per la scelta della qualità dei flussi. I criteri fondamentali vengono dagli indicatori di
sostenibilità: utilizzo delle risorse rinnovabili e minimizzare l’uso delle risorse non rinnovabili. Il criteri per
definire il grado di rinnovabilità di un materiale è dato dalla sua sua natura e dal processo di
elaborazione a cui è stato sottoposto. Fra le risorse non rinnovabili vanno inseriti i carburanti fossili e le
risorse naturali limitate, l’acqua, i minerali. L’energia più rinnovabile è quella del sole. Limitare l’utilizzo
delle risorse riduce l’impatto dello sfruttamento del suolo e di conseguenza il consumo di un materiale
base non rinnovabile. Nella produzione energetica, i combustibili di base fossile, benzina, gasolio e gas
naturali; gran parte dell’energia che si utilizza nei sistemi produttivi non è rinnovabile. Il controllo degli
aspetti di flusso è determinante anche in riferimento al controllo delle emissioni in aria, acqua e suolo. Il

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processo di elaborazione delle risorse causa delle emissioni e dei rifiuti10 che devono essere
minimizzati. Per il vaglio dei materiali è necessario conoscere la composizione degli stessi; l’etichetta
ecologica dovrebbe dare delle indicazioni utili per confrontare i materiali. Minimizzare le risorse significa
anche fare delle scelte fra le risorse impiegate come “capitale fisso” e quelle come ”capitale variabile” in
senso economico/ ambientale. Le politiche di risparmio energetico potrebbero far optare per soluzioni
alternative per la produzione di elettricità, come i pannelli fotovoltaici, sistemi attivi o passivi, dispositivi
bioclimatici.

2.3. Limitare la produzione di rifiuti e inquinanti.


Ogni processo di elaborazione delle risorse produce dei rifiuti che siano solidi, liquidi o gassosi.
Questo obiettivo è sicuramente legato al precedente in quanto meno risorse non rinnovabili si utilizzano
e meno rifiuti si producono. Sui temi della limitazione della produzione dei rifiuti si sono formate le
pratiche di riciclo industrializzato dei materiali. Il riciclo e il riuso dei materiali è stata una prassi storica
sia nell’edilizia che nella vita quotidiana fino al novecento. La cultura del dopoguerra e l’espansione dei
consumi ha fatto ingigantire il problema della produzione di rifiuti, soprattutto di quelli non
biodegradabili. La produzione di rifiuti è problema sia quantitativo che qualitativo; per dimensione e
grado di rischio. La catena di produzione di beni alimenta, al termine del ciclo di vita, quella della
produzione di rifiuti e il trattamento degli stessi. Le acque inquinate vengono tratte per essere re-
immesse nelle acque pulite con sistemi di depurazione che producono fanghi inquinanti che
normalmente vanno smaltiti se non trattati con impianti adeguati.11 I sistemi di depurazione delle acque
a valle delle lavorazioni spesso sono soluzioni adeguate e più economiche.
Ridurre la quantità dei rifiuti significa anche operare secondo il motto delle TRE ERRE:
• RIDUCI
Ridurre la quantità di risorse da impiegare nella costruzione.
• RIUSA
Applicare tecniche e metodi per avviare il riuso dei materiali e degli edifici.
• RICICLA
Attuare scelte che consentano la re-immissione delle risorse all’interno del sistema produttivo e
scegliere risorse che provengono dalle produzioni che permette il riciclo.
Di per sé il riciclo è un metodo per ridurre la quantità di risorse da utilizzare e comporta al tempo
stesso un contenimento più o meno grande dell’impatto sull’ambiente dei processi produttivi e dei beni
industriali al termine della loro vita.12
Il RIUSO e il RICICLO sono azioni molto significative in quanto consentono di scegliere e ottimizzare
anche le tecniche costruttive. Le tecniche costruttive “a secco” permettono di intervenire sull’oggetto
edilizio individuando gli elementi tecnici e quindi consentono di rimuovere ed isolare ogni singolo
materiale ed avviarlo alla fase di riciclo o di riuso. Le operazioni che si svolgono durante queste fasi
devono essere preventivamente coordinate, la selezione dei materiali durante le demolizioni selettive
non può avvenire in modo casuale ma devono essere predisposti i luoghi, i metodi, e i criteri di scelta
dei materiali.

2.4. Massimizzare il benessere psico-fisico degli utenti.


Oltre alle considerazioni di carattere generale e alla salvaguardia della sopravvivenza delle
generazioni future mediante la previsione degli impatti nel contesto globale, il SGA ha come obiettivo
diretto di garantire in massimo benessere psico-fisico all’utente e a coloro che si possono chiamare
utenti indiretti in quanto coinvolti dalla realizzazione dell’intervento. Il concetto di benessere è molto
cambiato negli ultimi anni e l’evoluzione tecnologica dei materiali e delle tecniche costruttive ha portato
progressi ma anche problematiche poco conosciute. Il benessere termoigrometrico, il benessere visivo,
il benessere olfattivo, la qualità dell’aria interna sono temi di interesse molto attuale.
Obiettivo dell’architettura sostenibile è quindi la progettazione che attua i controlli preventivi al fine di
stabilire adeguati livelli comfort; il comfort ambientale si deve confrontare con una serie di interrelazioni
fra le strategie da approntare. Il miglioramento di una condizione non sempre equivale al miglioramento
di altre, in questo bilanciamento bisogna sempre tenere presente quelli che sono i requisiti minimi ai
quali la costruzione deve rispondere in tutte le sue parti. L’ottimizzazione di un aspetto effettuato al
livello ultimo del processo di progettazione può significare la perdita del controllo di altre variabili, è
necessario quindi stabilire un obiettivo di qualità ambientale nelle prime fasi della progettazione per
avvicinarsi gradualmente tenendo sotto controllo di tutti gli aspetti che influenzano la complessità delle
decisioni. Il programma di interventi interdisciplinari e/o specializzati all’interno del processo di
progettazione non può avvenire senza un’adeguata previsione, l’organismo di progettazione deve
rispondere alla procedura di verifica prevista dalla procedura con il riesame complessivo degli aspetti

10 il metodo di valutazione ECOPROFILE centra il proprio obiettivo nella definizione di queste quantità.
11 un metodo di pulizia dei fanghi dei depuratori è dato dal sistema di fitodepurazione chiamato “lagunaggio”.
12 E. Rigamonti “Il riciclo dei materiali in edilizia” Maggioli Ed. Rimini 1996.

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correlati direttamente ed indirettamente all’oggetto del riesame. L'ottenimento di livelli qualitativamente


inferiori agli standard durante le fasi iniziali della progettazione significa ridurre drasticamente la
possibilità di raggiungere gli obiettivi di qualità nelle fasi successive. Gli aspetti che maggiormente
influiscono sulla qualità ambientale che vengono presi in considerazione nella progettazione sostenibile
si possono sintetizzare13 in:
• termoigrometria ( in relazione alla possibile formazione di condensazioni superficiali e interstiziali
e del comfort termico);
• temperatura operante (in riferimento al fattore di forma dello spazio);
• velocità dell’aria;
• livello di pressione sonora;
• qualità della illuminazione (naturale e artificiale, abbagliamento);
• umidità relativa;
• presenza di sostanze aeriformi sgradevoli;
• controllo delle condizioni di benessere,
• qualità dell’aria (emissioni di gas e sostanze tossiche da materiali o attrezzature, polveri, pulizia
delle superfici, formazione di batteri e funghi).
Il benessere è concetto molto più vasto e complesso e altrettanto complesso è definire dei parametri di
valutazione preventiva.

3. Il processo progettuale.
La metodologia di progettazione deve considerare le variabili e le alternative possibili come elemento
di arricchimento del processo progettuale.
I rapporti fra Obiettivi-Strategie-Classi di Requisiti costituiranno le Strategie reticolari14 che avranno
relazione fra loro per intensità e fase (ad esempio.: la forma e la dimensione di una finestra influenza: la
scelta dei materiali, la qualità e la quantità della luce naturale, i disperdimenti energetici, il rapporto visivo
interno esterno, la composizione architettonica, i consumi energetici per l’illuminazione artificiale,..) tali
relazioni produrranno risultati che dovranno essere valutati durante il processo progettuale in modo da
alimentare lo stesso verso maggiori livelli di qualità e una maggiore congruenza agli obiettivi specifici di
sostenibilità ambientale e a quelli contenuti in alcuni dispositivi di legge attualmente poco considerati
nella loro efficacia e nella capacità di sviluppare interessanti ricadute progettuali in mancanza di
dispositivi attuativi. 15

QUALITA' PRESTAZIONI
IN OUT
ESIGENZE
VERIFICHE DI
CRITERI METAPROGETTAZIONE PROGETTAZIONE COMPATIBILITA'
POLITICA STRATEGICI AMBIENTALE FUNZIONALE SPAZIALE CON IL
AMBIENTALE CONTESTO

PROGETTAZIONE DELLE METAPROGETTAZIONE


SOLUZIONI TECNICHE TECNOLOGICA
VERIFICHE DEI
SUPPORTI DI FLUSSI
PROGETTO E ENERGETICI
CONTROLLO
PROGETTAZIONE
OPERATIVA
RIFERIMENTI VERIFICHE DI
NORMATIVI COMPATIBILITA'
REALIZZAZIONE AMBIENTALE

BANCA DATI

FUNZIONAMENTO VERIFICHE DI
GESTIONE

Tabella 1 Il processo di elaborazione del progetto ecocompatibile

13 sul rapporto agente effetto si vada alle tabelle del volume 2.


14
“Architettura sostenibile:strumenti e criteri per la progettazione” Alessandro Trivelli, Tesi di Dottorato di
Ricerca, 2000.
15
Direttiva 89/106/CEE del Consiglio del 21/12/1988

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3.1. Le scelte nel processo progettuale


3.1.1. La definizione dei requisiti e delle esigenze.
Il processo progettuale deve definire I requisiti a cui corrispondere le prestazioni ambientali anche per
organizzare un processo che ha precise esigenze: ambientali, tecnologiche, funzionali-spaziali e di
controllo di uso delle risorse. Le numerose tematiche cui il progettista, prima, il costruttore ed il gestore,
poi, sono chiamati ad affrontare devono essere organizzate per classi di esigenze e sinteticamente
illustrate in schede opportunamente codificate.

Le classi di esigenze riguardano:


§ l’utilizzo delle risorse climatiche locali;
§ la qualità ambientale degli spazi esterni;
§ l’integrazione con il contesto ambientale;
§ il contenimento del consumo di risorse;
§ la riduzione dei carichi ambientali;
§ la qualità dell’ambiente interno;
§ la qualità del servizio.

Le classi di esigenze sono classificate e codificate in relazione alle classi di requisiti e dai singoli requisiti
o subrequisiti.
Questo approccio necessità di conoscere esattamente il luogo di progetto e analizzandone I requisiti
ambientali che così come definiti dall'analisi dei prerequisiti ambientali inseriti nel R.E. Emilia Romagna
potremmo suddividere I requisiti del luogo in requisiti derivanti da:
− agenti fisici caratteristici del sito,
− fattori ambientali.

Gli agenti fisici caratteristici del sito sono gli elementi che agiscono sull’opera/edificio da realizzare,
condizionando il progetto edilizio e divenendo dati del progetto.
La conoscenza degli agenti fisici caratteristici del sito è necessaria per:
♦ l’uso razionale delle risorse climatiche ed energetiche al fine di realizzare il benessere ambientale
(igrotermico, visivo, acustico, etc.);
♦ l’uso razionale delle risorse idriche;
♦ soddisfare le esigenze di benessere, igiene e salute (disponibilità di luce naturale, clima acustico,
campi elettromagnetici, accesso al sole, al vento, ecc.).

I fattori ambientali sono invece quegli elementi dell’ambiente che vengono influenzati dal progetto. Non
sono perciò, di norma, dati di progetto ma piuttosto elementi di attenzione o componenti dello studio di
impatto ambientale (SIA) eventualmente da effettuare per l’opera da progettare ai sensi delle normative
vigenti (es.: qualità delle acque superficiali o livello di inquinamento dell’aria). La conoscenza dei fattori
ambientali interagisce con i requisiti legati alla salvaguardia dell’ambiente durante la vita dell’opera
progettata:
♦ salvaguardia della salubrità dell’aria;
♦ salvaguardia delle risorse idriche;
♦ salvaguardia del suolo e del sottosuolo;
♦ salvaguardia del verde e del sistema del verde;
♦ salvaguardia delle risorse storico culturali.
Si ritiene importante segnalare come, nel processo progettuale, i requisiti legati alla salvaguardia
dell’ambiente definiscano gli obiettivi di eco-sostenibilità del progetto ma che questi obiettivi, per essere
raggiunti, debbano basarsi sui dati ricavati da una specifica analisi del sito (vedi 4.1)

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La progettazione ecosostenibile

3.1.2. I materiale nel progetto eco-sostenibile.


La scelta dei materiali da costruzione, delle tecniche e dei sistemi è una fase complessa e
particolarmente soggetta alla disponibilità del luogo. Non è rappresentativa della ecocompatibbilità
dell'edificio ma soprattutto per gli aspetti di tutela dell'ambiente esterno (controllo delle emissioni di
inquinanti nella fase di produzione) e della qualità dell'aria interna (emissione di inquinanti in aria). Può
essere eseguita secondo alcuni criteri:
• Bassa tossicità: i materiali non devono contenere sostanze potenzialmente cancerogene o
tossiche utilizzate nella elaborazione del prodotto.
• I materiali devono bassi contenuti di prodotti volatili (VOC), assenza di solventi a base di
petrolio.
• I materiali a bassi contenuti di prodotti volatili devono essere installati in modo da non
comprometterne i requisiti.
• I prodotti contenenti materiali riciclati devono essere scelti preferibilmente fra quelli di riciclo
dopo l'uso non industriale.
• Valutazione del ciclo di vita dei materiali in considerazione dell'utilizzo delle risorse, della
produzione di rifiuti,
• Valutare la potenzialità di riciclo di un materiali per le effettive possibilità16.
• Valutazione dei materiali che possono essere riutilizzati o riusati alla fine della vita utile17
• Prodotti che provengono da controlli produttivi accertati.
• Materiali che hanno lunga previsione del tempo di vita18.
• Prodotti in grado di aver una buona resistenza a condizioni di umidità o inibenti la crescita di
microrganismi.
• I materiali che consentono una riduzione dei consumi energetici.
• I materiali provenienti da produzioni locali.

La scelta dei materiali può essere effettuata con i criteri di scelta e selezione in base alle alternative
possibili e in considerazione delle ragioni di costo. Le valutazioni nella fase di progetto devono
considerare anche gli aspetti prestazionali, costruttivi e manutentivi19.
Quindi è possibile determinare il grado di compatibilità ambientale secondo la valutazione del grado del
rischio ambientale e delle altre funzioni mediante valutazioni qualitative.
Le specifiche dovranno considerare la composizione del subsistema funzionale secondo la
classificazione data dalla normativa UNI 8290, e determinare un valore medio di compatibilità ambientale
per il subsistema. La scelta è di tipo compromissoria, ovvero è determinata dalla media dei fattori di
influenza e dei relativi pesi20.

3.1.3. Le prestazioni ambientali dei materiali e dei sistemi.


Come per i materiali convenzionali le prestazioni dipendono dal loro stato di manutenzione, dalle
condizioni di posa. I materiali che hanno i requisiti indicati nell'elenco precedente e con minime
elaborazioni o emissioni chimiche hanno dimostrato in condizioni d'uso il minor decadimento delle
prestazioni rispetto al tempo zero.
La scelta di materiali alternativi ai materiali convenzionali spesso è più onerosa, scelta che può essere
compensata con materiali più durevoli. La selezione dei materiali e dei componenti dovranno essere
effettuate per l'ottimizzazione delle prestazioni termiche, acustiche, di qualità dell'aria e ambientale e nel
rispetto dell'ambiente complessivo.

3.1.4. Le tecniche costruttive e la compatibilità ambientale.


Il processo costruttivo deve essere una relazione fra parti consapevoli ed esperte.
Nell'architettura sostenibile non sempre è possibile trovare la collaborazione di Responsabile di impresa
(Contractor) proprio in mancanza di una pratica consolidata. Al fine di creare i migliori presupposti per il
raggiungimento degli obiettivi di progetto è necessario:

• definire nella riunione prima della costruzione tutti i chiarimenti necessari per la comprensione
delle Specifiche Ambientali.

16 L'UNI, con una commissione, sta lavorando ad un progetto di norma per la riduzione delle quantità dei rifiuti e con
l'introduzione di materie prime secondarie nei fabbricati di nuova edificazione con "Linee guida finalizzate alla riduzione dei
rifiuti di costruzione e demolizione (C&D) nella progettazione di interventi edilizi".
17 Sulle strategie di recupero: A. Tondi, S. Delli "La casa riciclabile"; EDICOM 1998.
18 In riferimento alle normative in elaborazione delle Commissioni ISO SC14 Design Life.
19 M. Lynn, M. Froeschle "Environmental Assessment and Specification of Green Building" in The Construction Specifier.
The Construction Specifications Instutute.1998
20 "The Green Guide to Specification" An Environmental Profiling System for Building materials and Components. Center for
Sustainable Construction BREEAM Office garston UK.1998.

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• Definire un monitoraggio di cantiere delle Tecniche di Posa, della corrispondenza del Piano
Operativo con le Procedure Ambientali.

AGENTI IMPATTI AMBIENTALI EFFETTI

IMPATTO ESTERNO IMPATTO INTERNO

FASI DEL PROCESSO FASI DEL PROCESSO


PRODUZIONE, TRASPORTO, COSTRUZIONE, GESTIONE
GESTIONE-FUNZIONAMENTO FUNZIONAMENTO

CO2/CFC/CO RISCALDAMENTO DEL GLOBO IEQ-IAQ VOC


INDOOR ENVIRONMENTAL QUALITY
INDOOR AIR QUALITY
CFC
O3
HFC/CFC/CH4 RIDUZIONE DELL'OZONO Radon
Tossicità
Polveri
ACIDIFICAZIONE
NOx/SOx/NH3(CO2) SALUTE DEI LAVORATORI TC°
UR%
PO4/NOx/N2O EUTROFIZZAZIONE Condesaz.
Ventilaz.

RIDUZIONE DELLE RISORSE

PRODUZIONE DEI RIFIUTI

particolati
VOC PRODUZIONE DI SOSTANZE
Pb, As TOSSICHE

Grafico 1 Gli impatti ambientali interni ed esterni

Durante la realizzazione dovranno essere considerati i seguenti punti:


• Materiali: verifica della corretta installazione/posa dei materiali e valutare che i materiali sostitutivi
proposti abbiamo eguali caratteristiche ambientali.
• Tecniche costruttive: le tecniche costruttive definite nelle Specifiche e nelle Procedure dovranno
essere oggetto di adeguato programma in base al Piano Operativo in modo da rispettare i requisiti
ambientali.
• Qualità dell'aria: definire il Programma di cantiere in modo da mantenere le esigenze espresse nel
Piano Operativo e definire le modalità di aggiornamento dello stesso soprattutto in riferimento alle
necessità di compatibilità dei prodotti (precedere la posa dei prodotti "umidi" e successivamente quelli
"a secco" in modo da limitare l'assorbimento delle sostanze volatili)
• Efficienza delle Risorse: definire il Piano Rifiuti in cui siano specificate le modalità e le procedure e
l'aggiornamento del piano per il Riuso, il Riciclaggio e lo Smaltimento degli scarti di cantiere che sia
coerente con le Procedure Ambientali.
• Pratiche di riciclaggio: definire le modalità di Gestione dei Rifiuti, di cantiere secondo una
differenziazione adeguata alle condizioni espresse dalle Procedure Ambientali e dalle potenzialità di
contesto.
• Salubrità: definire le caratteristiche dei prodotti di finitura, pulizia e manutenzione dell'edificio messi
in opera nelle operazioni precedenti alla consegna in modo da rispettare le condizioni espresse dal
Piano Operativo e dalle esigenze di salubrità e di qualità dell'aria nel periodo immediatamente
successivo alla consegna.

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3.1.5. La manutenzione e la compatibilità ambientale.


Successivamente alla Fase di Costruzione la Fase Manutentiva è importante per il mantenimento delle
condizioni di comfort e per il mantenimento delle prestazioni dei sistemi e delle risorse impiegate.
Nell'architettura bioecologica questa fase acquista notevole importanza al fine di garantire l'efficienza dei
materiali scelti:
• Durabilità: definire le Procedure di Manutenzione al fine di mantenere la previsione di ciclo di vita dei
sub-sistemi, dei componenti. La corretta manutenzione permette di ridurre gli effetti negativi del
decadimento di prestazioni complessive con aumento del degrado delle finiture interne con il
conseguente peggioramento della qualità dell'aria interna.
• Qualità dell'aria: le Procedure di Manutenzione devono comprendere la tipologia dei prodotti e le
modalità con cui devono essere impiegati al fine di limitare la produzione di sostanze tossiche
presenti in ambiente.
• Efficienza delle risorse: la manutenzione deve essere programmata in modo da consentire il
Recupero, il Riuso e il Riciclo dei materiali al termine del ciclo di vita e avviati al ciclo di recupero. I
materiali di nuova posa, le tecniche e le procedure dovranno mantenere le stesse caratteristiche (o
migliori)dei precedenti ed essere possibilmente fra quelli riciclabili o con contenuti di materiale
riciclato.

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4. Il progetto edilizio.
Committente Organismo di Progettazione Organismo di Audit Ente Amministrativo
Manager Ambientale

Programma dell'intervento Analisi delle condizioni di Database


Manuale di politica ambientale contesto territorio

Elaborazione delle strategie di


intervento sostenibile
Metaprogettazione di sostenibilità
ambientale

NO
Analisi delle condizioni di contesto Verifica dei flussi e delle risorse
(climatiche, geomorfologiche, flussi e Elaborazione delle alternative
delle risorse, impatti) compatibili

SI
Progetto Preliminare
-progettazione funzionale spaziale
-metaprogettazione tecnologica
prestazionale

NO
Verifica di sostenibilità ambientale
e dei requisiti spaziali e dei Database su
sistemi tecnologici i materiali

SI
Metaprogettazione tecnologico
funzionale

NO
Verifica dei flussi energetici e
degli obiettivi di comfort
ambientale

SI

Progetto Definitivo
Progettazione delle soluzioni tecniche

NO
Verifica di Sostenibilità VSF1
ambientale

SI
Definizione delle alternative
prestazionali dettagliate e
dimensionamento definitivo per il
miglioramento
NO
Verifica degli obiettivi di
qualità ambientale e delle
strategie esecutive

SI

Progetto Esecutivo
Elaborazione delle scale di dettaglio e
redazione del piano operativo

Verifica di Sostenibilità
ambientale e previsione dei VSF2
consumi e delle emissioni

Costruzione/Appalto Classificazione

Tabella 2 Le azioni nel processo di progettazione.

4.1. La Pre-analisi del sito.


La raccolta della documentazione iniziale è fondamentale per il corretto approccio ai problemi. A seguito
dell’analisi dei dati di contesto (climatici, storici, morfologici, ……)e delle richieste della Committenza si
deve analizzare il rapporto fra le esigenze e le prestazioni di progetto eco-compatibile possibile nell’area
in oggetto. Da tale valutazione dobbiamo assumere se le informazioni sono esaustive o no e quali limiti
ci impongono.
Le restrizioni spesso impongono delle modifiche ai programmi soprattutto se:
§ l’orientamento dell’edificio , non può ottimizzare le prestazioni ambientali del progetto e le riduzioni
degli impatti visivi ed ambientali nelle esposizioni meglio orientate;
§ la superficie di giacitura delle opere è eccessivamente rigida, in quanto la quota a disposizione non
consente di rendere flessibile ed articolata la progettazione degli spazi, e quindi meno compatibile
con i principi della bio-ecologia;

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§ la superficie di piano, il limite volumetrico e la richiesta del numero di unità di superficie non
consente di articolare le tipologie in modo da avere una distribuzione più articolata, flessibile e
gradevole;
§ il sistema degli accessi e la scarsa disponibilità di spazio penalizza fortemente alcune parti
dell’opera.
§ Il rapporto di superficie fra spazi esterni verdi (privati, pubblici, semi-pubblici) e gli spazi interni è
inferiore al 40%.
§ ………..
§ …………
Le analisi di progetto e la struttura dello stesso devono comunque fondarsi sulla base di precisi obiettivi
ambientali che verranno puntualizzati nelle fasi successive alla progettazione preliminare a seguito di un
approfondito esame della fattibilità delle scelte proposte. (vedi 3.1)
Di seguito vengono riportati alcuni elementi di metodo per la redazione della documentazione di Analisi del
Sito in riferimento agli agenti fisici caratteristici del sito, mentre per i fattori ambientali si rimanda alle
normative vigenti 21.

Clima Igrotermico e precipitazioni


Vanno reperiti i dati relativi alla localizzazione geografica dell’area di intervento (latitudine, longitudine e
altezza sul livello del mare).
In secondo luogo vanno reperiti i dati climatici (si vedano la norma UNI 10349, i dati del Servizio
meteorologico dell’ARPA, le cartografie tecniche e tematiche regionali, ecc.):
♦ andamento della temperatura dell’aria: massime, minime, medie, escursioni termiche;
♦ andamento della pressione parziale del vapore nell’aria ;
♦ andamento della velocità e direzione del vento;
♦ piovosità media annuale e media mensile;
♦ andamento della irradiazione solare diretta e diffusa sul piano orizzontale;
♦ andamento della irradianza solare per diversi orientamenti di una superficie;
♦ caratterizzazione delle ostruzioni alla radiazione solare (esterne o interne all’area/comparto oggetto di
intervento).

I dati climatici disponibili presso gli uffici meteorologici possono essere riferiti:
♦ ad un particolare periodo temporale di rilevo dei dati;
♦ ad un “anno tipo”, definito su base deterministica attraverso medie matematiche di dati rilevati
durante un periodo di osservazione adeguatamente lungo;
♦ ad un “anno tipo probabile”, definito a partire da dati rilevati durante un periodo di osservazione
adeguatamente lungo e rielaborati con criteri probabilistici.
Gli elementi reperiti vanno adattati alla zona oggetto di analisi per tenere conto di elementi che possono
influenzare la formazione di un microclima caratteristico:
§ topografia: altezza relativa, pendenza del terreno e suo orientamento, ostruzioni alla radiazione
solare ed al vento, nei diversi orientamenti;
§ relazione con l’acqua;
§ relazione con la vegetazione;
§ tipo di forma urbana, densità edilizia, altezza degli edifici, tipo di tessuto (orientamento edifici nel lotto
e rispetto alla viabilità, rapporto reciproco tra edifici), previsioni urbanistiche.
Alcuni dati climatici (geometria della radiazione solare, irradianza solare) sono utili anche per l’analisi della
disponibilità di luce naturale di cui al punto 3 c).

21
Si veda in particolare:
Direttiva 85/337/CEE, Direttiva del Consiglio concernente la valutazione dell'impatto ambientale
di determinati progetti pubblici e privati.
Direttiva 96/61/CE, Direttiva del Consiglio sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento.
Direttiva 97/11/CE, Direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 85/337/CEE concernente la
valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati.
Legge 8/7/86, n. 349, Istituzione del Ministero dell’ambiente e norme in materia di danno ambientale.
D.P.C.M. 27/12/88, Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione
del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6, L. 8 luglio 1986, n. 349, adottate ai sensi dell'art. 3 del
D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377.
D.P.R. 27 aprile 1992, Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale e norme tecniche
per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui
all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, per gli elettrodotti aerei esterni.
D.P.R. 12 aprile 1996, Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40, comma 1, della L. 22
febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale.
L.R. 18 maggio 1999, n. 9, Disciplina della procedura di valutazione dell'impatto ambientale.

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Disponibilità di fonti energetiche rinnovabili o assimilabili


Va verificata la possibilità di sfruttare fonti energetiche rinnovabili, presenti in prossimità dell’area di
intervento, al fine di produrre energia elettrica e calore a copertura parziale o totale del fabbisogno
energetico dell’organismo edilizio progettato (si vedano le fonti informative del punto 1 ed eventuali fonti
delle aziende di gestione dei servizi a rete). In relazione alla scelta progettuale vanno valutate le
potenzialità di:
- sfruttamento dell’energia solare (termico/fotovoltaico) in relazione al clima ed alla disposizione del sito
(vedere punti 1 e 3);
- sfruttamento energia eolica in relazione alla disponibilità annuale di vento (vedi punto 1);
- sfruttamento di eventuali corsi d’acqua come forza elettromotrice (vedere anche punto 7);
- sfruttamento di biomassa (prodotta da processi agricoli o scarti di lavorazione del legno a livello
locale) e biogas (produzione di biogas inserita nell’ambito di processi produttivi agricoli);
- possibilità di collegamento a reti di teleriscaldamento urbane esistenti;
- possibilità di installazione di sistemi di microcogenerazione e teleriscaldamento.
E’ poi utile un bilancio delle emissioni di CO2 evitate attraverso l’uso delle energie rinnovabili individuate.

Disponibilità di luce naturale


Si valuta la disponibilità di luce naturale (a e b) e la visibilità del cielo attraverso le ostruzioni (c).
a) valutazione del modello di cielo coperto standard CIE; per la determinazione dei livelli di
illuminamento in un’area si definisce il modello di cielo (visto come sorgente di luce) caratteristico di
quel luogo, determinando la distribuzione della luminanza della volta celeste specifica del luogo (in
assenza di quello specifico del sito si assume come riferimento il cielo standard della città nella quale
si progetta);
b) valutazione del modello di cielo sereno in riferimento alla posizione del sole per alcuni periodi
dell’anno (per esempio uno per la stagione fredda, gennaio, uno per la stagione calda, luglio); la
posizione apparente del sole viene determinata attraverso la conoscenza di due angoli, azimutale e di
altezza solare, variabili in funzione della latitudine e longitudine e consente di valutare la presenza
dell’irraggiamento solare diretto, la sua disponibilità temporale e nonché gli angoli di incidenza dei
raggi solari sulla zona di analisi (raggi solari bassi o alti rispetto all’orizzonte).
c) valutazione della visibilità del cielo attraverso le ostruzioni esterne - L’analisi delle ostruzioni è già
stata richiamata al punto 1 – clima igrotermico e precipitazioni:
− ostruzioni dovute all’orografia del terreno (terrapieni, rilevati stradali, colline, ecc.);
− ostruzioni dovute alla presenza del verde (alberi e vegetazione che si frappongono tra l’area ed il
cielo), con oscuramento variabile in funzione della stagione (alberi sempreverdi o a foglia caduca);
− ostruzioni dovute alla presenza di edifici, esistenti o di futura realizzazione secondo la vigente
pianificazione urbanistica generale o attuativa.

I fattori fisici sono delineabili anche con gli strumenti a disposizione come la zonizzazione acustica del
Comune (ad esempio Fig.2) ai sensi della “Legge quadro sull’inquinamento acustico”, n.447 del 1995 e i
relativi decreti attuativi e della relativa normativa regionale, serve per valutare la classe acustica dell’area
di intervento e quella delle aree adiacenti. Successivamente occorre la rilevazione strumentale dei livelli
di rumore esistenti con localizzazione e descrizione delle principali sorgenti di rumore; valutazione dei
relativi contributi alla rumorosità ambientale specificando i parametri di misura (posizione, periodo,
durata, ecc.);

Mentre per l'inquinamento elettromagnetico è necessario analizzare la presenza fisica di elettrodotti e


cabine di trasformazione o sottostazioni, antenne di trasmissione radio o di telefonia.
Nel caso di presenza di queste sorgenti sarà necessaria un’analisi più approfondita volta ad indagare i
livelli di esposizione al campo elettrico ed elettromagnetico degli utenti del progetto con particolare
riferimento ai limiti di legge.
Per le sorgenti elettriche, si consiglia l’analisi dei livelli di esposizione in presenza di conduttori che
distino dall’area di intervento meno di:
♦ 100 m nel caso di linee elettriche aeree ad altissima tensione (200 - 380 kV);
♦ 70 m nel caso di linee elettriche aeree ad alta tensione (132 – 150 kV);
♦ 10 m nel caso di linee elettriche aeree a media tensione (15 – 30 kV);
♦ 10 m nel caso di cabine primarie;
♦ 5 m nel caso di cabine secondarie (cabine di trasformazione MT/BT).

In caso di presenza di sorgenti elettriche entro le distanze indicate sarà necessario valutare, attraverso
prove sperimentali, i livelli del campo elettrico e magnetico attraverso misure in continuo su un periodo di
almeno 12 ore o comunque in corrispondenza dei momenti di massimo carico del conduttore.
Vista la facilità con cui il campo elettrico è schermato dall’involucro edilizio, sarà possibile limitare le misure
alle aree ove è prevista permanenza prolungata di persone all’esterno (giardini, cortili, terrazzi).

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La progettazione ecosostenibile

Nel caso di antenne per la telefonia mobile, dovranno essere presi in considerazione gli impianti ricadenti
entro un raggio di 200 m dall’area oggetto di intervento.
I rilievi di campo elettromagnetico andranno effettuati per un arco di tempo significativo (almeno 24 ore) o
in corrispondenza del periodo di maggior traffico telefonico. I rilievi dovranno essere effettuati secondo il
D.M. 381/98.(22)

L'insieme di tutte le frequenze possibili è denominato spettro elettromagnetico, suddivisibile in due


regioni principali: quella delle radiazioni non ionizzanti e quella delle radiazioni ionizzanti.
Le radiazioni non ionizzanti, le cui frequenze vanno da 0 a 300GHz, comprendono le basse frequenze
(per esempio la corrente elettrica a 50 hertz) e le alte frequenze dei segnali di trasmissione radio e tv, dei
telefoni cellulari, dei segnali radar, dei sistemi satellitari, ecc.; la loro influenza sul corpo umano è
abbastanza discussa a livello scientifico con posizioni molto differenti ma ciò che più importa è l'intensità
di campo
In alcuni casi si tratta di radiazioni che non provocano alcuna ionizzazione a livello cellulare, in quanto non
possiedono energia sufficiente a modificare il numero di cariche positive e negative presenti all'interno
degli atomi.(23)
Le radiazioni ionizzanti invece interessano la regione ad altissima frequenza dello spettro e, nel caso in
cui abbiano potenze elevate, possono causare modifiche a livello molecolare. Si tratta delle radiazioni
ultraviolette, dei raggi x e gamma, che sono infatti utilizzate in medicina per le radiografie. (vedi Comfort
Interno)

Il decreto n. 381 del 10 settembre 1998 fissa i limiti di esposizione a campi elettrici e magnetici nell'
intervallo di frequenze comprese tra 100 KHz e 300 GHz escludendo quindi le frequenze utilizzate per il
trasporto dell'energia elettrica (50 Hz); stabilisce il limite di 20 V/m(2) (1 W/m2) nelle bande di frequenza
del sistema GSM 900 e GSM 1800 è fortemente più cautelativo dei 42 V/m (4,65 W/m2) stabiliti
recentemente (8 giugno 1999) dalla Comunità Europea, il decreto pone anche un "obiettivo di qualità"
fissando a 6 V/m (0,1 W/m2) là dove è prevista permanenza di persone oltre le quattro ore; la norma è
integrata dalla Legge Quadro (24).

4.2. Progettare con il luogo.


Nel progetto preliminare vengono presi in esame i dati di contesto e i dati ambientali che derivano dalla
preanalisi del sito (4.!) al fine di porre in essere le strategie più opportune in riferimento agli obiettivi
precedentemente definiti. Punto di partenza per la progettazione ambientalmente consapevole è
individuare le potenzialità del sito e le risorse rinnovabili utilizzabili. I dati necessari per avviare la
progettazione (vedi allegata UNI 10349) sono riassumibili ulteriormente in:
♦ Località:
♦ Altezza sul livello del mare : m/slm
♦ Gradi giorno (per il calcolo del fabbisogno termico da rilevare dalla normativa9
♦ Latitudine e longitudine
♦ Zona di vento e regione di vento.
♦ Direzione ed intensità del vento prevalente estiva e invernale; direzione vento prevalente invernale.
♦ Direzione ed intensità del vento media annuale.
♦ Angolo azimutale massimo estivo ore 12.
♦ Irradianza solare massima estiva e invernale su superficie verticale
♦ Irradianza solare massima estiva e invernale su superficie orizzontale
♦ Irradianza solare media annuale su superficie orizzontale
I dati da rilevare in sito sono (dati fisici):
♦ Tipologia e geomorfologia del terreno.
♦ Caratteristiche e presenza di radon o di inquinanti localizzati.
♦ Presenza di inquinamento elettromagnetico.
♦ Livelli di pressione acustica.
♦ Livelli di inquinamento ambientale dell'aria.
L’analisi preliminare sia del contesto che delle esigenze permette di definire maggiormente ed
ulteriormente gli obiettivi specifici di progetto ed eventualmente modificare le incongruenze risultanti.

22
norma citata: R.E. Emilia Romagna, preanalisi del sito.
23
www.omnitel.it
24
L. 22 febbraio 2001, n. 36 Legge Quadro sull'esposizione ai campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici.

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Obiettivi ambientali Analisi dei dati Analisi delle esigenze


NO

Verifiche preliminari SI Progetto preliminare

La valutazione del sito delle sue potenzialità e dell'incontro con le necessità del piano e del programma di
edificazione devono trovare congruità con gli obiettivi ambientali, le misure di contenimento degli impatti
locali e l'individuazione delle effettive potenzialità de luogo sono I momenti fondamentali per il progetto
quando possono essere individuati anche gli aspetti culturali, di biodiversità e di limite con gli aspetti di
ecocompatibilità che possono influenzare il processo progettuale (vedi 4.3)

I rilievi in sito devono condurre anche a considerazioni in merito agli impatti indotti (vedi fattori
ambientali) dalle condizioni ambientali del sito sull'opera da progettare (aria, acqua, suolo, etc) al fine di
poter avviare la progettazione conoscendo le caratteristiche ambientali e imponendo le misure
necessarie per il mantenimento dei livelli di eco-sostenibilità e per le eventuali modifiche agli obiettivi
ambientali iniziali.

4.2.1. Le strategie progettuali.


Dall’analisi dei dati ambientali è possibile definire la “Psichiometric Chart” e con l’inserimento dei dati di
riferimento individuare le strategie più opportune per i vari periodi dell’anno:
Mesi T minima T media T massima UR Strategie progettuali
Gennaio -1 1.7 4 90 RIDURRE LE DISPERSIONI
Febbraio 0.5 4.2 7.5 85 RIDURRE LE DISPERSIONI-CAPTAZIONE
Marzo 6.5 9.2 11 80 RIDURRE LE DISPERSIONI E CAPTAZIONE
Aprile 9 14 17 75 RIDURRE LE DISPERSIONI E CAPTAZIONE
Maggio 12.5 17.9 21.5 70 VENTILAZIONE
Giugno 16 22.5 24 83 VENTILAZIONE E OSCURAMENTO
Luglio 18 25.1 28.5 70 VENTILAZIONE E OSCURAMENTO
Agosto 18.5 24.1 27 85 VENTILAZIONE E OSCURAMENTO
Settembre 16 20.4 23 83 VENTILAZIONE
Ottobre 11 14.0 17.5 90 VENTILAZIONE E CAPTAZIONE
Novembre 6 7.9 11.5 80 RIDURRE LE DISPERSIONI-CAPTAZIONE
Dicembre 1.5 3.1 5.5 82 RIDURRE LE DISPERSIONI

Tabella 3 Le strategie progettuali e l’area climatica.

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Grafico 2 Il diagramma psichiometrico per le strategie progettuali. 25


Dall'analisi delle condizioni climatiche, e con la formulazione della tabella 3 e il grafico 1 si possono
individuare delle strategie progettuali per il controllo delle risorse energetiche e del comfort termico e
visivo ad esempio: l’elevata umidità relativa e la sensibile escursione termica impongono di mitigare le
condizioni microclimatiche dell’edificio attraverso una ventilazione sostenuta nelle ore notturne e limitata
nelle ore diurne oltre ad efficienti sistemi di oscuramento dei componenti finestrati(26).

Prospetto sud-ovest: effetto delle ventilazione.

Figura 1 Schemi di ventilazione e del soleggiamento estivo ed invernale.

25 Grafico estratto da R.E. Regione Emilia Romagna 2001.


26 analisi di A. Filiberti “ Progetto Bioclima”

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Le condizioni di uso, climatiche e tecnologiche dovranno evidenziare se l’edificio dovrà avere un’adeguata
inerzia termica per controllare la variabilità delle temperature interne invernali e sfruttare adeguatamente i
guadagni solari e/o sfruttare la massa come e utilizzare la ventilazione estiva come sistema di controllo
della climatizzazione. La ventilazione con una certa direzione sarà sfruttata nei mesi estivi con sistemi e
strutture adeguate anche a formare aree di depressione/pressione al fine di consentire l’estrazione
dell’aria interna, mentre per i mesi invernali saranno dovranno essere previste delle protezioni sulle
chiusure in modo da ridurre la superficie esposta alle correnti fredde e quindi ridurre le dispersioni
termiche. Il controllo delle infiltrazioni d'aria e la corretta progettazione dei sistemi di chiusura trasparente
dovrà completare il progetto dei corretti ricambi d'aria interni.

4.2.2. Le risorse rinnovabili e il luogo.

4.2.2.1. Il rapporto con il microclima e la vegetazione..


Il paesaggio secondo il Consiglio d'Europa (n. 53; 1997) è “una porzione determinata di territorio quale è
percepita dall’uomo, il cui aspetto risulta dall’azione di fattori umani e naturali e dalle loro interrelazioni”, …
bene comune, fondamento dell’identità culturale e locale delle popolazioni, componente essenziale della
qualità della vita e espressione della ricchezza e della diversità del patrimonio culturale, ecologico, sociale
ed economico”
Nel paesaggio esistono gli input stessi progettuali per gli interventi.
Per progetto sostenibile si intende un progetto che dà la possibilità al territorio di trasformarsi e di
rinnovarsi nel tempo mantenendo l’ecosistema esistente. L’ambiente è costituito dalle potenzialità offerte
dal territorio e dagli obiettivi di sostenibilità e salvaguardia.
La metodologia di approccio progettuale della Bioarchitettura non è verso il paesaggio ma è con il
paesaggio. La ventilazione naturale e la vegetazione sono elementi di progetto importanti che hanno forti
relazioni con il funzionamento dello spazio progettato.

La definizioni di ambienti a regime termico controllato può passare anche attraverso al definizione di
spazi naturali progettati unitamente a l progetto edilizio. (In merito alla ventilazione naturale vedere il
testo indicato in bibliografia: M.Grosso, Il raffrescamento passivo degli edifici)

18
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4.2.2.2. Il rapporto con il sole nel progetto.


Il rapporto con il sole che rappresenta la fonte di energia rinnovabile più importante nel luogo di progetto
deve essere attentamente valutata. A seguito dell'analisi del sito e dell'individuazione delle strategie
progettuali si dovranno tenere il considerazione gli elementi che caratterizzano l'intorno e che hanno
influenza sulla nuova costruzione. Non bisogna dimenticare che ogni intervento costituisce una modifica
delle condizioni precedenti e quindi non si dovrà intervenire in modo da non diminuire I benefici
ambientali già acquisiti da altre costruzioni o da altri luoghi abitati e non.
La progettazione sia dei sistemi bioclimatici che delle condizioni che definiscono il comfort termico e
luminoso sono influenzate dall'energia disponibile, tale energia deve essere controllata sia nei periodi
estivi che nei periodi invernali, e soprattutto quando l'influenza della radiazione solare sui corpi fisici che
investe interagisce con la temperatura dell'aria.

Grafico 3 Effetto prodotto dall’impatto sole (21 gen/21 marzo/21 luglio/21 sett), su superfici
verticali diversamente orientate poste a Lat 40° N.

Questa esposizione definisce scambi termici radioattivi e convettivi che possono essere valutati con un
parametro: la temperatura aria-sole.

La temperatura aria-sole può calcolarsi in modo abbastanza semplice:


Tas = Te + Qrα / λ e
Dove:
Te è la temperatura dell’aria
Qr è la radiazione incidente
α è il coefficiente di assorbimento
λ e è fattore liminare esterno

In questa equazione, si considera che il flusso termico incidente sulla superficie sia parzialmente
reimmesso per scambio convettivo con l'aria e una parte assorbita in funzione del coefficiente di

19
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assorbimento del materiale; non vengono considerate le temperature interne della muraturae le
caratteristiche dei materiali sottostanti; I risultati sono di "garanzia cautelativa".

In considerazione della temperatura aria sole e delle temperature dell'aria esterna si dovranno
considerare I periodi di ombreggiamento (estivo) degli elementi trasparenti e periodi in cui utilizzarli
come sistemi di guadagno solare diretto (inverno) facendo delle verifiche sulla percentuale di esposizione
al sole dei compoenti edilizi anche attraverso l'elaborazione delle assonometrie solari.

21.03 ore 16.00


21.03 ore 12.30

21.03 ore 10

21.12 ore 12.30

21.12 ore 10.00

21.06 ore 10
Figura 2 Assonometrie solari.

Un metodo semplificato per determinare l'insolazione della chiusura trasparente e quindi del frangisole o
del sistema di ombreggiamento può essere quello qui sotto indicato grazie all'utilizzo dei diagrammi
solari cilindrici(27):
Procedura per il dimensionamento della maschera di ombreggiamento.

Definite le caratteristiche geometriche dell’oscurante o della loggia, definire la maschera di


ombreggiamento.
♦ Rilevare l’angolo a fra il filo della finestra-davanzale e l’aggetto superiore.
♦ Rilevare l’angolo bs dato dalla verticale dx del serramento con l’aggetto.
♦ Rilevare l’angolo bd dato dalla verticale sx del serramento con l’aggetto.

Procedere come da disegno:

27
I diagrammi solari cilindrici sono anche realizzabili attraverso un programma "SUNDI" normalmente
utilizzato per la progettazione dei sistemi solari attivi.

20
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Tracciare gli angoli rilevati sul lucido della maschera di ombreggiamento e successivamente sul
diagramma solare posizionando la freccia in base all’orientamento dell’edificio come da esempio

Per individuare I periodi dell'anno in cui è necessaria una schermatura , oltre ad utilizzare le
assonometrie solari si possono utilizzare le tabelle delle temperature (UNI 10349) medie mensili e più in
dettaglio le temperature medie giornaliere di alcuni periodi individuando il periodo in cui la schermatura
può essere efficace, ad esempio quando le temperature dell'aria sono superiori a 20 C°.
Individuato il periodo e trasferito sul Diagramma cilindrico sul quale sono stati individuate le zone
d'ombra proiettate sulla costruzione dall'intorno possiamo definire le caratteristiche del sistema di
controllo solare. (ugualmente si possono utilizzare I diagramma polari)

21
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Grafico 4 Diagramma solare cilindrico con la proiezione delle ombre dell'intorno su un punto.

La proiezione dell'ombra dell'intorno sull'area di progetto e sui fronti esposti alla radiazione solare è
importante quanto la proiezione dell'ombra del progetto sull'ambiente circostante. Per individuare
quest'area si può utilizzare un metodo (il metodo delle due ore d'ombra) che delimita un'area sulla quale
l'ombra persiste per due ore o più in un periodo compreso fra il 3 di novembre e il 3 di marzo; periodo
dell'anno in cui le temperature dell'aria sono più basse nonostante l'altezza del sole sia già crescente sul
diagramma solare. Tale metodo applicabile con questi valori ad una latitudine compresa fra I 45 N e I 48
N è applicato soprattutto nelle aree centrali dell'europa dove il "diritto al sole" è un argomento molto
sentito; sull'area interessata non dovranno ricadere altri edifici e nemmeno aree verdi interessate dalla
permanenza di attività (giochi dei bambini,…)

Regola delle due ore o più d' ombra nel periodo fra il 3 novembre e il 3 marzo
il diagramma è valido per latitudini comprese fra i 45 N e i 47 N
Procedura per il tracciamento del diagramma
1) Disposizione dell'ombra delle 8,00 del mattino
La correttezza delle ombre e la relativa lunghezza in base all'oggetto più alto è da prendere dalla tabella
A. La lunghezza dell'ombra alle 8,00 e alle 16,00 è 7,255 volte la differenza di altezza fra il piano sul
quale incide la proiezione e l'altezza dell'oggetto. La diminuzione della lunghezza della proiezione
corrisponderà ad altezza differenti del terreno (o degli oggetti sui quali viene proiettata l'ombra)
2) Disposizione dell'ombra delle 9,00 del mattino (come al punto 1)
3) Disposizione dell'ombra delle 10,00 del mattino(come al punto 1)
1. rilevare i punti di intersezione del confine nord dell'ombra dell 8.00 con il confine sud delle 10,00
Questo punto è il primo punto del diagramma delle 2 ore (punto 8/10)
4) Disposizione dell'ombra delle 11,00 del mattino (come al punto 1)
2. tracciare la proiezione dell'ombra come nei passi precedenti,
3. rilevare l'intersezione del profilo nord della proiezione delle 9,00 con la proiezione sud delle 11.00;
Questo è il secondo punto del diagramma (punto 9/11)
5) completamento del grafico procedere sempre con le proiezioni tramite i valori della colonna A e
l'angolo in gradi dell'azimuth del sole per gli altri punti; unire con una linea i vari punti rilevati
(8/10;9/11;10/12;…14/16).
Terminato il rilievo dei punti unirli con una linea che parte dallo spigolo sud-ovest dell'edificio al primo
punto rilevato per passare per tutti gli altri punti e chiudersi allo spigolo sud-est dell'edificio.L'area fra
l'edificio e il profilo tracciato è l'area sulla quale permangono almeno due ore o più d'ombra.

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Figura 3 Il tracciato della zona delle due ore d'ombra.


tabella A azimuth sole
proiezione
dell'ombra
n. di volte ore 123 135 150 165 180 195 210 225 237
l'altezza
dell'oggetto
7,255 8,00 7,85

altezza in gradi del sole


3,538 9,00 15,78
2,462 10,00 22,11
2,033 11,00 26,19
1,911 12,00 27,62
2,033 13,00 26,19
2,462 14,00 22,11
3,538 15,00 15,78
7,255 16,00 7,85

Tabella A Angoli e altezze per il tracciamento dell'area delle due zone d'ombra.
L'orientamento dell'edificio si può sinteticamente indicare come il miglior compromesso fra l'utilizzo delle
energie rinnovabili e I requisiti di compatibilità ambientale cercando di dare l'esposizione soalre migliore
agli ambienti che vengono utilizzati durante I periodo diurno.

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Grafico 5 Orientamento semplificato in riferimento all’impatto sole - aria.

4.3. Gli obiettivi e i requisiti bioecologici.


Gli obiettivi di progetto sono derivati dagli obiettivi di politica ambientale ovvero in riferimento ai requisiti
fondamentali:
§ Igiene, salute e sicurezza
§ Controllo energetico dell’edificio e delle risorse
§ Impatto ecologico dei materiali, delle risorse e del territorio
§ Gestione ed economicità;

sono caratterizzati alcuni sub-requisiti che possono essere valutativi secondo criteri prestazionali o
qualitativi. Alcuni sistemi di valutazione consentono di analizzare entrambi gli aspetti (I valori sono
indicativi)28 (vedi Cap. 6)

a) Igiene, salute e sicurezza


a.1 assenza di condensazioni superficiali e interstiziali
a.2 utilizzo di ventilazione naturale senza apertura delle finestre, maggiorazione dell’UR invernale con
sistemi passivi
a.3 presenza di sistemi di controllo della luce naturale
a.4 presenza di rilevatori locali di temperatura
a.5 livelli di pressione acustica pari a Cat. A DPCM 447
a.6 assenza di materiali contenente amianto o emissioni di radon
a.7 fattore di luce diurna > 2%
a.8 installazione di un sistema di monitoraggio della qualità ambientale per il controllo della
concentrazione di CO, CO2,
a.9 verifica acustica ISO 9921
a.10 verifica del comfort termico UNI 7730
a.10 adeguamento ai valori di norma ai campi elettromagnetici

b) Controllo energetico dell’edificio e delle risorse


b.1 controllo del consumo energetico nella scelta dei materiali per chiusure verticali e orizzontali e
partizioni interne verticali e orizzontali espressi in Mj/m2
b.2 controllo delle emissioni di CO2 per impianti termici inferiori a 40 kg/m 2/anno
b.3 riduzione del FEN dell’edificio tra il 30 e il 40% del FEN lim
b.4 riduzione delle emissioni per le utenze elettriche comprese fra 10e15 kg/m2/anno
b.5 controllo dei consumi energetici per effettivo consumo per unità abitativa

c) Impatto ecologico dei materiali, delle risorse e del territorio


c.1 verifica e controllo di rischio idrogeologio
c.2 verifica e controllo delle liste dei materiali secondo quanto specificato in 5.2 e in 8
c.3 riduzione dei consumi di risorse idriche
c.4 recupero delle acque piovane per uso interno
c.5 verifica dell’albedo dei materiali esterni
c.6 utilizzo di tecniche costruttive che permettano in riclico, riuso, recupero dei materiali
c.7 previsione di Piano Rifiuti per il processo di costruzione
c.8 controllo delle emissioni di NO2 inferiori a 30mg/KWh
c.9 utilizzo di materiali del luogo quando scelta alternativa
c.10 utilizzo delle specie vegetazionali autoctone
c11. Scelta di materiali di facile manutenzione e che non necessitano di prodotti potenzialmente
pericolosi

d) Gestione ed economicità
d.1 piano strategico i politica ambientale e adozione di un Sistema di Gestione Ambientale
d.2 previsione e controllo di sistemi di controllo ambientale
d.3 monitoraggio delle condizioni i comfort degli occupanti
d.4 informazione degli utenti per l’utilizzo dei sistemi di gestione ambientale
d5. Manuale di gestione e manutenzione
d6. Attuazione di processi di verifica del progetto con l’utenza finale
d7. Previsione di sistemi di raccolta differenziata ottimizzata (anche con compostaggio condominiale)

28
A. Trivelli "Architettura sostenibile: strumenti e criteri per la progettazione." Tesi di Dottorato di Ricerca
, Milano 1999.

24
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4.3.1. Le prestazioni ambientali e i requisisti di progetto.

Il progetto dovrà rispondere a criteri di selezione ed in particolare dovrà essere rispondere ai seguenti
requisiti ( con riferimento alla 89/10629):
- L’uso di materiali ecologici , non inquinanti per l’ambiente, né dannosi per la salute degli utenti,
- L’uso di fonti di energia alternativa e rinnovabile,
- L’impiego di soluzioni di edilizia solare passiva e bio-climatica,
- L’impiego di soluzioni per la minimizzazione dei livelli sonori indotti dall’ambiente e dalle attività
interne ed esterne al lotto,
- L’impiego di soluzioni per il contenimento dei consumi energetici,
- L’adozione di soluzioni tecniche qualitative per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi domestici,
- L’impiego di soluzioni per il prelievo ed utilizzo dell’acqua di prima falda e per il funzionamento degli
impianti di scarico etc..
Con riferimento agli studi volti ad integrare l’attività edilizia in una procedura basata su principi di eco –
compatibilità i requisiti di cui sopra possono essere sintetizzati in cinque classi che genericamente fanno
riferimento a:
- Igiene, salute, ambiente,
- Controllo energetico dell’edificio,
- Impatto ecologico dei materiali e delle risorse,
- Integrazione viabilistica e ubicazione,
- Gestione ed economicità.
-
Più precisamente si possono fissare delle definite classi di esigenza e di requisiti di eco-compatibilità
articolate come segue:
- classi di esigenze di benessere
- classi di esigenze ambientali (flussi, fruibilità, sicurezza)
Ognuna di queste classi farà riferimento a legislazione e normativa vigente.

4.3.2. I Requisiti di Benessere (Comfort).


Le esigenze di benessere sono accorpate dalla letteratura in materia in quattro sotto-classi sulla base
delle esigenze di vita degli utenti e con particolare attenzione alla durata della frequentazione del
manufatto:
♦ Acustico
♦ Termico e Igrometrico
♦ Olfattivo
♦ Visivo

4.3.2.1. Comfort acustico


Con riferimento alla richiesta di benessere acustico l’edificio sarà realizzato con l’obiettivo di garantire
valori dell’inquinamento acustico di qualità e di tutela.
Per fare ciò, riferendosi ai valori di emissione ed immissione di una o più sorgenti sonore e alla classe in
cui ricade l’intervento (ad esempio residenziale:Classe II del D.P.C.M. 14 Novembre 1997 –
determinazione dei valori limite delle sorgenti) si potrà stabilire il valore di qualità da ottenere.

Ai valori di emissione acustica dati dai rumori aerei si aggiungeranno i valori determinati dal traffico
veicolare, dagli impianti tecnologici e dalle attività svolte nei locali dell’edificio (residenziali).
La somma di tali valori di emissione costituisce il carico a cui opporsi con provvedimenti adeguati di
fono-isolamento per raggiungere i valori limiti di immissione o abbassarli per ottenere valori di certa
qualità.
Si interverrà perciò nell’isolamento acustico della facciata e della copertura, nell’isolamento acustico e
fono-isolamento delle partizioni fra ambienti, nell’abbattimento del livello di rumore da calpestio.
La difficoltà dell'utilizzo delle norme ai fini specifici della progettazione integrata può essere superata solo
con l'analisi coordinata dei vari strumenti normativi ed urbanistici (fig.2)
L'analisi del contesto dello sviluppo preliminare delle tipologie e delle funzioni contenute e la

29 Direttiva 89/106/CEE del Consiglio del 21/12/1988

25
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La progettazione ecosostenibile

metaprogettazione ambientali-spaziale con l'indicazione dei requisiti di isolamento acustico degli


ambienti e di pressione sonora massima accettabile può condurre ad una semplificazione del progetto
architettonico e tecnologico:
♦ Ambienti di appartamenti contigui (rumori aerei ed impattivi); fonte interna
♦ Ambiente esterno (rumori aerei); fonte esterna
♦ Ambiente interno (rumori aerei); fonte interna
♦ Ambienti e sistema tecnologico (rumori aerei) fonte interna
Determinati I requisiti minimi di dovranno individuare le prestazioni da assegnare ai sistemie agli
elementi tecnici in modo da ottenere il soddisfacimento delle esigenze
♦ Indice di valutazione del potere fonoisolante apparente di elementi di separazione tra ambienti (R’w)
♦ Indice di valutazione dell’isolamento acustico standardizzato di facciata (D2m,nT,w)
♦ Indice di valutazione del livello di rumore di calpestio dei solai normalizzato rispetto al tempo di
riverberazione (L’n,Tw) : Isolamento degli impianti di servizio all’edificio (LASmax e LAeq ) (30)

Livelli di prestazione
Rumori impattivi
La prestazione è misurata dall’indice di rumore di calpestio, normalizzato rispetto al tempo di riverbero
dell’ambiente ricevente L’nT,w dei componenti edilizi utilizzati.(31)

Interventi di nuova costruzione, ristrutturazione urbanistica e ristrutturazione edilizia (32)


La specifica si applica agli elementi di separazione fra unità immobiliari distinte (vedere RE regione
Emilia Romagna al cap.5.1).

I livelli da rispettare sono i seguenti: (33)

categorie CLASSIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI ABITATIVI L’nT,w (dB)

Categoria A edifici adibiti a residenza o assimilabili 63


Categoria B edifici adibiti ad uffici e assimilabili 55
Categoria C edifici adibiti ad alberghi, pensioni ed attività assimilabili 63
Categoria D edifici adibiti ad ospedali, cliniche, case di cura e assimilabili 58
Categoria E edifici adibiti ad attività scolastiche a tutti i livelli e assimilabili 58
Categoria F edifici adibiti ad attività ricreative o di culto o assimilabili 55
Categoria G edifici adibiti ad attività commerciali o assimilabili 55

D.P.C.M. 14 Novembre 1997 – Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore
Livelli di prestazione
Valori Limite di Emissione – Leq in dB(A)

Classi di destinazione d’uso del territorio Tempi di riferimento

Diurno (06.00 – 22.00) Notturno (22.00 – 06.00)


CLASSE I 45 35
CLASSE II 50 40
CLASSE III 55 45
CLASSE IV 60 50
CLASSE V 65 55
CLASSE VI 65 65

Il livello da rispettare è quello dell’ambiente disturbante(34); ad es. nel caso di un ufficio (cat B) collocato
sopra una residenza (cat. A) si applica il valore di L’nT,w = 55 dell’ufficio, mentre in caso contrario si
applica il valore di L’nT,w = 63 della residenza.

Valori Limite Assoluti di Immissione – Leq in dB(A)

Classi di destinazione d’uso del territorio Tempi di riferimento

30
Cristiana Bernasconi - da Ambiente&Sicurezza. Supplemento n. 3/2002 – pag 25-30.
31 Come definito dalla UNI 10708 - 3: 97 e dalla UNI EN ISO 717 - 1: 97.
32 Non si applica quindi il criterio generale stabilito all’articolo 81 (RE Emilia Romagna).
33 DPCM 5/12/97
34 Il disturbo acustico è direttamente proporzionale a L’nT,w .

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La progettazione ecosostenibile

Diurno (06.00 – 22.00) Notturno (22.00 – 06.00)


CLASSE I 50 40
CLASSE II 55 45
CLASSE III 60 50
CLASSE IV 65 55
CLASSE V 70 60
CLASSE VI 70 70

Valori di Qualità – Leq in dB(A)

Classi di destinazione d’uso del territorio Tempi di riferimento

Diurno (06.00 – 22.00) Notturno (22.00 – 06.00)


CLASSE I 47 37
CLASSE II 52 42
CLASSE III 57 47
CLASSE IV 62 52
CLASSE V 67 57
CLASSE VI 70 70

Valori Limite di emissione: definiti come il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora,
misurato in prossimità della sorgente stessa.
Valori Limite Assoluti di Immissione: definiti come il valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più
sorgenti sonore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori.
Valori di Qualità: definiti come i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le
metodiche di risanamento disponibili, per realizzare gli obbiettivi di tutela.

Questi valori sono individuati per diverse classi di destinazione d’uso del territorio; l’individuazione delle diverse aree è un
compito demandato a vari comuni; le diverse classi sono:
CLASSE I – aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento
di base per la loro utilizzazione: arre ospedaliere, scolastiche, arre destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali,
arre di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc.
CLASSE II -aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate
prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed
assenza di attività industriali ed artigianali.
CLASSE III – aree di tipo misto: rientrano in questa classe le arre urbane interessate da traffico veicolare locale o di
attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività
artigianali e con assenza di attività industriali; arre rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.
CLASSE IV – aree di intensità attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico
veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività
artigianali; le arre in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le arre portuali, le arre con limitata
presenza di piccole industrie.
CLASSE V – arre prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le arre interessate da insediamenti industriali e
con scarsità di abitazioni.
CLASSE VI – aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività
industriali e prive di insediamenti abitativi.

D.P.C.M. 5 Dicembre 1997 - Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici

Requisiti Acustici Passivi degli Edifici, dei loro Componenti e degli Impianti Tecnologici

CATEGORIE PARAMETRI

RW (*) D2m,nT,w Ln,w LASmax LAeq


1) D 55 45 58 35 25
2) A, C 50 40 63 35 35
3) E 50 48 58 35 25
4) B, F, G 50 42 55 35 35

Le grandezze che caratterizzano i requisiti acustici passivi degli edifici sono:

T: tempo di riverberazione nell’ambiente ricevente (definito dalla norma ISO 3382/1975);


T0: tempo di riverberazione di riferimento assunto pari a 0,5 sec;
R: potere fonoisolante apparente di elementi di separazione fra ambienti (definito dalla norma EN ISO 140-5/1996) ;
D2m,nT,w: isolamento acustico standardizzato di facciata;
Ln: Livello di rumore di calpestio di solai normalizzato (definito dalla norma EN ISO 140-6/1996);
LA Smax: livello massimo di pressione sonora ponderata A con costante di tempo slow;
LAeq: livello continuo equivalente di pressione sonora, ponderata A;

Gli indici di valutazione che caratterizzano i requisiti acustici passivi degli edifici sono:

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La progettazione ecosostenibile

RW : indice del potere fonoisolante apparente di partizioni fra ambienti (da calcolare secondo la norma UNI 8270 parte 7° ora
sostituita UNI EN ISO 717-1/2;
D2m,nT,w: indice dell’isolamento acustico standardizzato di facciata, da calcolare secondo la procedura descritta nell’allegato A
del presente decreto;
Ln,w: indice del livello di rumore di calpestio di solai normalizzato (da calcolare secondo la norma UNI 8270 parte 7° ora
sostituita dalla UNI EN ISO 717 –1/2;

Rumore prodotto dagli impianti tecnologici

La rumorosità prodotta dagli impianti tecnologici non deve superare i seguenti limiti:
35 dB(A) LAmax con costante di tempo slow, per i servizi a funzionamento discontinuo;
25 dB(A) LAeq per i servizi a funzionamento continuo;
le misure di livello sonoro devono essere eseguite nell’ambiente nel quale il livello di rumore è più elevato; tale ambiente deve
essere diverso da quello in cui si origina il rumore.

Classificazione degli ambienti abitativi

categoria A: edifici adibiti a residenza ed assimilabili;


categoria B: edifici adibiti ad uffici ed assimilabili;
categoria C: edifici adibiti ad alberghi, pensioni ed attività assimilabili;
categoria D: edifici adibiti ad ospedali, cliniche, case di cura e assimilabili;
categoria E: edifici adibiti ad attività scolastiche a tutti i livelli ed assimilabili;
categoria F: edifici adibiti ad attività ricreative o di culto o assimilabili;
categoria G: edifici adibiti ad attività commerciali o assimilabili.

Per gli edificiici scolastici va assicurato l’isolamento acustico dai rumori da calpestio anche per i solai
interni.(35)
La normativa di riferimento è la seguente:

Circolare n.3150 del 30 Aprile 1967 Ministero dei Lavori Pubblici, criteri di valutazione e collaudo
dei requisiti acustici nelle costruzioni edilizie.
Circolare n.13011 del 22 Sett. 1974 Requisiti fisico-tecnici per le costruzioni edilizie ospedaliere.
D.M. 5 Luglio 1975 Altezza minima e requisiti igienico-sanitari principali dei locali
di abitazione.
D.M. 18 Dicembre 1975 Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi
compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia ed
urbanistica.
D.P.C.M. 1 Marzo 1991 Limiti massimi al rumore negli ambienti abitativi.
Legge 26 Ottobre 1995 n. 447 Legge quadro sull’inquinamento acustico.
D.P.C.M. 14 Novembre 1997 Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore.
D.P.C.M. 5 Dicembre 1997 Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici.
REGIONE EMILIA ROMAGNA Prima normativa tecnica regionale per la disciplina delle
Legge Regionale 9 Novembre 1984 opere di edilizia residenziale pubblica.
n.48
REGIONE LOMBARDIA L. 10 agosto 2001 n. 13
D.lgs 15 Agosto 1991 n. 277 Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n.
83/477/CEE, n. 86/188/CEE, n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da
esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il
lavoro, a norma dell’art. 7 della Legge 30 Luglio 1990 n.212.
D.lgs 19 Settembre 1994 n. 626 Attuazione delle direttive n. 89/391/CEE, n. 89/655/CEE, n.
89/656/CEE, n. 90/269/CEE, n. 90/270/CEE, n.90/394/CEE,
n. 90/679/CEE, riguardanti il miglioramento della sicurezza e
della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro.
D.lgs 19 Marzo 1996 n. 242 Modifiche ed integrazioni al D.lgs 19 Settembre 1994 n. 626,
recante attuazioni di direttive comunitarie riguardanti il
miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul
luogo di lavoro.

ISO/DIS 9921 – 1/96 Ergonomic assessment of speech communication. Speech


interference level and communication distances for persons
with normal hearing capacity in direct communication (SIL
method).

35 In questo caso il livello di prestazione è L’nT,w ≤ 68 dB; vedere il DM 18/12/1975 con le modifiche apportate dal DM
13/9/1977 nonché la circ. min. lav. pubblici n. 3150 del 22/5/1967.

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Figura 4 Il piano di zonizzazione acustica del Comune di Corbetta (MI).

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4.3.2.2. Termico e igrometrico


Con riferimento alla richiesta di benessere si potrà osservare che il raggiungimento della condizione di
benessere termico solo in parte potrà essere raggiunta con l’utilizzo di tecniche bioclimatiche di tipo
passivo. In determinate condizioni climatiche sarà necessario agire per l'ottenimento del comfort termico
o igrometrico mediante l'utilizzo di sistemi di climattizzazione.
La valutazione e la progettazione del comfort termico in riferimento all'ambiente interno si può effettuare
con le seguenti norme

♦ UNI ISO 7730


♦ ‘ASHRAE Standard 55’
♦ The ‘Adaptive’ Model36

Tutte I tre I modelli applicano un bilancio energetico a una persona ipotetica in uno spazio determinato;
differiscono dai modelli psicologici in quanto si riferiscono esclusivamente al sistema termico passivo e
rappresentano questi attraverso un valore di predizione della sensazione termica. In questi tre modelli il
risultato è un indice.
Per l'ASHRAE Standard 55’ come per la UNI ISO 7730 sono sette I punti (Seven Point Thermal
Sensation Scale, Hot +3, Warm +2, Slightly warm +1, Neutral 0,Slightly cool -1,CoolL -2, Cold -3)37.
Per il modello "Adattivo" le considerazioni non partono dalla valutazione degli scambi termici tra un
uomo e l'ambiente che guarda ma dall'osservazione che ci sono un certo numero di azioni che l'uomo
può effettuare per raggiungere il comfort termico come:
♦ Modificare il proprio metabolismo
♦ Modificare la percentuale di perdite energetiche dal corpo
♦ Modificare l'ambiente termico
♦ Selezionare un altro ambiente termico

La Uni ISO 7730 permette di valutare le sensazioni di comfort termico in condizioni di ambiente
termicamente regolato, questo significa che normalmente viene utilizzato per gli ambienti riscaldati in
periodo invernale e raffrescati in periodo estivo e non per gli ambienti a climatizzazione naturale estiva.

Il comfort termico visto come campo di studio e applicazione progettuale vede due scuole di pensiero
che si confrontano: la prima si affida all'ottimizzazione termica dell'ambiente interno inserendo nel
bilancio energetico diverse variabili al fine di ottenere un equilibrio in un costante stato di bilancio termico
(38), la seconda , il modello adattivo(39), si fonda sulle considerazioni che le sensazioni termiche
inducano azioni riequilibrative al fine di ottenere la migliore condizione possibile. La prima influenzata
dagli studi Fanger (40) la seconda da quelli di Humphreys e Nicol (41) definiscono aree di comfort e
temperature accettabili in determinate condizioni, entrambi gli approcci sono considerati al limite
dell'approccio scientifico ma I risultati sono abbastanza diversi.

Per il modello Adattivo gli aspetti contestuali e comportamentali oltre che il vestiario, il modo di sedersi, il
lavoro, la forma e il rapporto con l'esterno dell'ambiente influenzano la percezione termica ancora di più
se sono forzati verso parametri definiti progettualmente o che non permettono una personalizzazione
dello "spazio termico" o sentiti più o meno ostili.
Muovendoci dallo spazio chiuso verso lo spazio aperto l'area di comfort , sarà sempre più ampia
42
rendendoci capaci anche di adeguarci alle condizioni termiche considerate discomfortevoli ( )

La progettazione in ogni caso mira ad attenersi ai valori raccomandati dalle norme tecniche (rif. UNI) ed
inoltre in riferimento alla UNI EN ISO 7730:
- ad avere una temperatura operativa estiva compresa fra i 20° ed i 24°,
36
Vinay S. Ghatti: "Thermal Comfort in a High Mass Radiant-Convective System: ‘ASHRAE Standard 55’ vs. The ‘Adaptive’
Model.
37
Predicted Percent Dissatisfied (PPD) as Function of Predicted Mean Vote (PMV.) ASHRAE Fundamentals 2001, Thermal
Comfort.

38
“ASHRAE Standard 55 - thermal environment conditions for human occupancy , ASHRAE Inc., 1992
39
ACS Adaptive Comfort Standard
40
P.O.Fanger. How to apply models predicting thermal sensation and discomfort in practice in Thermal Comfort:Past,
Present and Future, ed. N.A.Oseland, M.A.Humphreys, BRE Report 1994.
41
M.A.Humphreys, J.F.Nicol. An Adaptive, Guideline for UK Office Temperatures in Standards for Thermal Comfort –
Indoor
Temperature Standards for the 21 st Century, ed. By F.Nicol, M.A.Humphreys, O.Sykes, S.Roaf. E & F Spon, London, 1995.
42
NICK BAKER "We are all outdoor animals" da Architecture City Environment, Proceedings di PLEA 2000, pp. 553-55,
(eds.) Koen Steemers and Simos Yannas, James & James, London, 2000.

30
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- ad avere differenza di temperatura verticale* compresa in 3° (valore massimo)


*la differenza di temperatura verticale si misura tra 1,1 e 0,1 m da terra – livello della testa e delle
caviglie in attività sedentaria
- la temperatura superficiale del pavimento compresa tra i 19°(inv.) -26°(est.) (con sistemi che
possono raggiungere i 29°)
- la velocità media dell’aria minore ai valori specificati
- l’asimmetria della temperatura radiante minore di 8 C°
- l’asimmetria della temperatura radiante minore di 6 C° in presenza di un soffitto caldo.
Sarà inoltre possibile calcolare l’indice PMV (Predicted Mean Vote).

UNI EN ISO 7730 – Ambienti Termici Moderati. DETERMINAZIONE DEGLI INDICI PMV E PPD E
SPECIFICA DELLE CONDIZIONI DI BENESSERE TERMICO.

Attività Leggera, fondamentalmente sedentaria, in condizioni invernali (periodo di riscaldamento)

INDICI VALORI RACCOMANDATI

PPD PPD < 10%


PMV -0.5 < PMV < 0.5
D.R. D.R. < 15 %
U.R. 30% < U.R. < 70%
La temperatura operativa deve essere compresa tra 20°C e 24°C (per esempio 22°C +/- 2°C).
La differenza verticale di temperatura dell’aria tra 1.1 m e 0.1 m dal pavimento (livello testa e
caviglie) deve essere minore di 3°C.
La temperatura superficiale del pavimento deve essere compresa tra 19°C e 26°C, ma si possono
progettare sistemi di riscaldamento a pavimento a 29°C.
La velocità madia dell’aria deve essere minore di quella specificata in figura D.2(omessa).
L’asimmetria della temperatura radiante dovuta a finestre o ad altre superfici fredde verticali deve
essere minore di 10°C (rispetto ad un piccolo elemento piano verticale posto a 0.6 m dal pavimento).
L’asimmetria della temperatura radiante dovuta ad un soffitto caldo (riscaldato) deve essere minore
di 5°C (rispetto ad un piccolo elemento piano orizzontale posto a 0.6 m dal pavimento);

Attività Leggera, fondamentalmente sedentaria, in condizioni estive (periodo di raffrescamento)

INDICI VALORI RACCOMANDATI

PPD PPD < 10%


PMV -0.5 < PMV < 0.5
D.R. D.R. < 15 %
U.R. 30% < U.R. < 70%
La temperatura operativa deve essere compresa tra 23°C e 26°C (per esempio 24.5°C +/- 1.5°C).
La differenza verticale di temperatura dell’aria tra 1.1 m e 0.1 m dal pavimento (livello testa e
caviglie) deve essere minore di 3°C.
La velocità madia dell’aria deve essere minore di quella specificata in figura D.2(omessa).

La sensazione termica dell’uomo è legata al bilancio di energia termica sul corpo umano visto nel suo
complesso. Tale bilancio è influenzato da diversi parametri:
• Attività Fisica (M = energia metabolica; W = lavoro esterno);
• Abbigliamento (Icl = resistenza termica dell’abbigliamento; fcl = rapporto tra l’area della superficie del
corpo vestito e l’area della superficie del corpo umano nudo; tcl = temperatura superficiale
dell’abbigliamento);
• Temperatura dell’aria (ta);
• Temperatura media radiante (tr);
• Velocità dell’aria (var);
• Umidità dell’aria (pa = pressione parziale di vapore d’acqua);
• (hc = coefficiente di scambio termico convettivo);
Questi parametri, una volta calcolati o stimati, permettono la risoluzione dell’equazione (di cui al punto 3
della presente norma) per la determinazione dell’indice PMV. L’INDICE PMV, Voto Medio Previsto
(dall’inglese “Predicted Mean Vote”), esprime la sensazione termica per il corpo umano nel suo
complesso su una scala di sensazione termica a sette punti:

31
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• +3 molto caldo
• +2 caldo
• +1 leggermente caldo
• 0 neutro
• -1 leggermente freddo
• -2 freddo
• -3 molto freddo.

Una volta determinato l’indice PMV è possibile determinare l’indice PPD

100,00
PPD

10,00
caso in esame

1,00
-2 -1,5 -1 -0,5 0 0,5 1 1,5 2
PMV

L’INDICE PPD, Percentuale Prevista di Insoddisfatti (dall’inglese “Predicted Percentuage of


Dissatisfied”), fornisce informazioni sul disagio termico, o sul malessere termico, predendo la percentuale
di persone che sentirebbero troppo caldo o troppo freddo in un certo ambiente.
Si consiglia di ottenere un indice PMV compreso tra –0.5 e +0.5, valori a cui corrisponde una percentuale
di insoddisfatti minore del 10% (PPD<10%), quindi una percentuale di soddisfatti pari almeno al 90%.

Il disagio termico può anche essere causato da un indesiderato raffreddamento (o riscaldamento) locale
del corpo: il disagio più comune è quello da corrente d’aria, definito come il raffreddamento di una parte
del corpo causato dal movimento dell’aria. Al punto 5 della norma viene descritto come possa essere
calcolato l’indice D.R., che esprime la percentuale di insoddisfatti dovuta alla corrente d'aria.
Vengono poi consigliati, per il controllo del benessere termico, determinati range di valori di:
• Temperatura operativa;
• Differenza verticale di temperatura dell’aria;
• Temperatura superficiale del pavimento;
• Umidità Relativa;
• Velocità dell’aria;
• Asimmetria della temperatura radiante. (per quanto riguarda l'asimmetria di temperatura radiante
bisogna ricordare che il Fattore di vista, ovvero la quantità di energia lasciata da un unità di corpo
che investe un altro corpo, è fondamentale nella definizione delle caratteristiche termiche delle
superfici dell'intorno ambientale)

32
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Normativa di riferimento
UNI EN ISO 7730 Ambienti Termici Moderati – Determinazione degli indici PMV e PPD e
specifica delle condizioni di benessere termico.
ASHRAE/ANSI 55-92 “Thermal Environmental Conditions for Humans Occupancy”, modificata ed
integrata in base all’addeddum 55A1995. REQUISITI DEL MICROCLIMA PER
IL BENESSERE TERMICO DELLE PERSONE.
ISO 9920 Ergonomia dell’ambiente termico. Stima dell’isolamento termico e della
resistenza evaporativa dell’abbigliamento.
ISO 10551 Valutazione del benessere termico soggettivo con scale di giudizio standard.
ISO DIS 11399 Ergonomia dell’ambiente termico. Principi ed applicazione delle norme.
UNI EN 27726 Ambienti Termici. Strumenti e metodi per la misura delle grandezze fisiche.
UNI EN 28996 Ergonomia. Determinazione del dispendio energetico.

“ASHRAE Standard 55 - thermal environment conditions for human occupancy" e il Modello


Adattivo verso l'integrazione.

L' "ASHRAE Standard 55: A Thermal Comfort Standard" definisce l'area di comfort secondo le variabili
e in ambiente controllato climaticamente con:
♦ PMV-PPD (percentuale di soddisfatti e insoddisfatti, voto medio previsto)
♦ ambiente accettabile al massimo dall'80% degli occupanti
♦ attività leggera o sedentaria (<1.2 met)
♦ vestiario compreso fra ~0.5 clo a~1.0 clo rispettivamente durante l'estate e l'inverno.
♦ Velocità dell'aria <0.2 m/s.

Per comprendere la norma bisogna introdurre il concetto di temperatura effettiva ET; che è la
temperatura di uno spazio indeterminato ad una determinata umidità relativa (50%) nel quale un corpo è
in un stato neutro di scambio termico rispetto scambia la stessa quantità di energia rispetto ad ambiente
determinato, ovvero a temperatura dell'aria Top e UR differente due ambienti danno le stesse condizioni
di comfort se con uguale ET. (comprende il campo fra la linea blu punteggiata [20 C° ET] e la linea rossa
punteggiata [26 C° ET] del grafico 3)

43
Grafico 6 Temperature operanti e UR accettabili in estate e inverno. Diagramma ASHRAE

43
Olesen W. Bjarne Aug. 2000

33
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Si fonda sul principio di Fanger (lo setsso della ISO 7730) che coloro che sono abituati a vivere il
ambienti controllati climaticamente sviluppano una percezione del comfort limitata e a determinate
condizioni.

Il Modello Adattivo si fonda su osservazioni effettuate in diversi casi reali e in condizioni estive ed
invernali con o senza impianto di climatizzazione, in cui si è rilevato che attraverso azioni di tipo adattivo
è possibile ottenere un grado accettabile di comfort, nelle residenze e negli uffici in range di temperatura
fra -5 e + 33 C° (Humphreys and Nicol 1998). Tale modello si basa sul principi che coloro che abitano
luoghi a determinate condizioni climatiche regolano la prorio condizione di comfort in base ad azioni
compensative e in relazione con il clima esterno.

Quindi prima ancora del processo adattivo è importante considerare le caratteristiche dell'ambiente
esterno e l'esposizione allo stesso, questo è un dei principali input per la previsione di probabili zone di
temperature di comfort (Tc) sulla base dei dati medi mensili della temperatura esterna (Tout); su un
modello basato su diverse tipologie di edifici e climi:

Tc = 75.6 + 0.43 (Tout –71.6)exp – {( Tout –71.6)/61.1)}2 [In gradi F. C°= 0.56 x (F-32)]

Un recente studio dell'Ashrae basato su il modello adattivo e riferito ad altre ricerche nel campo ha
testato un altro modello (de Dear and Brager 1998.)

Toc = 66 + 0.225(Tout – 32) [In gradi F. C°= 0.56 x (F-32)]

Nelle versioni aggiornate di futura pubblicazione delle Norma ISO 7730 e ASHRAE 55 verrà inserito in
concetto di comfort adattivo in quanto permette di progettare il comfort anche in condizioni ambientali a
climatizzazione naturale.
Il procedimento adattivo segue un rapporto con il contesto geografico (abitudine ad ambiente climatici
con grandi differenze termiche=maggiore capacità di adattamento) e culturale ma anche le azioni indotte
per raggiungere percezioni e sensazioni di maggior benessere dal quale si ottiene il diagramma seguente
riferito ad edifici ventilati naturalmente:

41 F 50 F 59 F 68 F 77 F 86 F 95 F
32

30 86.0 F
indoor comfort temperature, Top (oC )

28 82.4 F

26 78.8 F

24 75.2 F

22 71.6 F
90% acceptability limits
20 68.0 F

18 80% acceptability limits


64.4 F

16 60.8 F

14
0 5 10 15 20 25 30 35 40
o
mean monthly outdoor air temperature ( C)

Grafico 7 Temperature operanti accettabili in spazi ventilati naturalmente. 44

44
Brager Gail, and de Dear Richard, A standard for Natural Ventilation, ASHRAE journal, Oct. 2000.

34
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4.3.2.3. Comfort olfattivo

Il controllo del benessere olfattivo rappresenta uno standard di rilevante importanza per una
progettazione bioecologica.
Il concetto di qualità dell’aria riguarda fra l’altro il controllo della purezza dell’aria e la presenza di
contaminanti ed inquinanti in concentrazioni tali da non arrecare danno alla salute e da non causare
condizioni di malessere per gli occupanti.
Fra i contaminanti noti e pericolosi causa della IPS Indoor Pollution Syndrome, sono particolarmente
nocivi:
- CO2
- CO
- Polveri
- Fibre Minerali ed Artificiali
- Composti organici volatili (VOC) e semivolatili
- Radon e prodotti del decadimento
- Batteri, funghi e muffe.

Negli spazi interni si rispetteranno i requisiti di ricambio dell’aria con riferimento alla LR n 48/1984 della
Regione Emilia Romagna:
- In tutti gli spazi chiusi dell’alloggio
- Negli spazi adibiti a cottura e preparazione dei cibi
- Negli spazi a cura e igiene delle persone
- Negli spazi con chiusure direttamente soleggiate
- Negli spazi ove possono riunirsi e permanere più persone, con produzione di fumo odori etc.

Misura della Qualità dell’aria


1) Approccio Oggettivo: è un approccio basato sulla misura della concentrazione dei singoli
inquinanti. Uno o più inquinanti possono essere assunti come indicatori di qualità dell’aria e quindi la
misura della loro concentrazione diviene una misura dell’IAQ.
2) Approccio Sensoriale: è basato su due unità di misura definite su una base soggettiva ed empirica:
Unità di misura:

- OLF: (Connessa all’entità di emissione degli inquinanti), è la misura della capacità inquinante: 1 olf è
la capacità inquinante di una persona in quiete, che svolge un’attività sedentaria in un ufficio od in un
locale similare, in condizioni di benessere termico e mediamente pulita (0.7 docce al giorno).
- DECIPOL: (Connessa alla concentrazione di inquinanti percepita dalle persone), è la misura della
percezione dell’inquinamento: 1 decipol è il livello di inquinamento percepito in un ambiente in cui vi
3
è una portata in ventilazione di 10 l/s (36 m /h) con un carico inquinante di 1 olf.

La purezza dell’aria (misurata dal tenore di ossido di carbonio e dal tenore di anidride carbonica deve
risultare inferiore o al più uguale allo 0.003% e allo 0.15% negli spazi chiusi dell’alloggio

La velocità dell’aria espressa in m/s deve risultare inferiore a 0,07 m/s per i bagni ed inferiore a a 0,15
m/s per tutti gli altri spazi

Il grado di umidità relativa UR, espresso in % nel periodo invernale deve essere contenuto tra il 30% ed il
60% negli spazi chiusi dell’alloggio.
Il livello massimo di concentrazione di formaldeide è di 0,1 parti per milione.

4.3.2.4. La qualità dell’aria interna alle abitazioni. Le radiazioni


ionizzanti e il Radon.

Il benessere ambientale negli spazi confinati è strettamente legato alla qualità dell’aria (IAQ Indoor Air
Quality) e secondo le norme UNI 10339 la qualità dell’aria deve intendersi come “la caratteristica dell’aria
trattata che risponde ai requisiti di purezza”. Assai più difficile è considerare la stessa dal punto di vista
di un insieme di composti la cui concentrazione di microrganismi, composti volativi organici (VOC), gas,
vapori, noti e meno noti possono certamente definirsi “non contaminanti” o meglio non essere causa di
patologie o malesseri.

35
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Per gli ambienti non industriali secondo l’ASHRAE nello Standard 62/89 la qualità dell’aria “ è
considerata accettabile quando in essa non sono presenti inquinanti in concentrazioni dannose, secondo
quanto stabilito dalle autorità competenti e quando una notevole quantità di persone (80% e più) non
i
esprime insoddisfazione verso di essa” .

Lo spazio confinato e il radon.


Alcuni di questi composti possono essere generati dall’ambiente esterno e dall’ambiente interno come il
Radon [Rn], che è un gas radioattivo la cui concentrazione nell’aria si misura in Bequerel per m 3
(Bq/m3).
Il Radon e' un gas radioattivo inodore ed incolore proviene dal decadimento radioattivo dell'Uranio235,
dell’Uranio238, del Radio e del Torio e dell’Attinio; contiene ventisei isotopi radioattivi (derivati e particelle
alpha), che possono essere trasportate dall’aria, è presente nel suolo e nell'acqua ed attraverso l'aria che
ii
respiriamo si fissa nei polmoni.

Per la classificazione chimica, il Radon (Radon 222 [detto Radon] e Radon 220[detto Toron]) è uno dei gas
nobili ed è più pesante dell’aria (densità 9.72 g/l a 0 C°, 8 volte più denso dell’aria); il radon si diffonde
nell’aria dal suolo e, a volte, dall’acqua (nella quale può disciogliersi). In spazi aperti, è diluito dalle
correnti d’aria e raggiunge solo basse concentrazioni. Al contrario, in un ambiente chiuso, come può
essere quello di un’abitazione, il radon può accumularsi e raggiungere alte concentrazioni. Per gli
ambienti lavorativi sono stati individuati dei livelli in riferimento alla concentrazione di radon in atmosfera
iii
(1 WL [Working Level]=370 Bq/m 3) , viene normalmente utilizzato un valore di 0.01WL per la definizione
dei tassi di ventilazione ma che in base al livello di equilibrio dei prodotti di decadimento del radon può
raggiungere 0.02 WL.
L’Istituto Superiore della Sanità ha effettuato una valutazione di circa 4000 abitazioni in Italia rilevando un
livello di concentrazione media di Radon pari a 73 Bq/m3 ma con picchi superiori a 400 Bq/m3.
Lungamente la soglia considerata il limite accettabile, non dannoso nel lungo periodo, è stata fissata in
400 Bq/m3; in seguito con il Dlgs 241/2000 tali limiti sono stati rivisti per tutte le destinazioni abitative
iv
accoglienti lavoratori o per la coloro che frequentano locali sotterranei. La letteratura scientifica e
l’Organizzazione Mondiale della sanità (WHO) considera ottimale, non rischiosa, una concentrazione pari
a 200 Bq/m3.

I prodotti del decadimento, derivati del Radon, sono in prevalenza Po218, Pb214, Bi214; legandosi con il
pulviscolo o liberi vengono inalati e di conseguenza le superfici dell’apparato respiratorio vengono
irraggiate.

Tutte le maggiori organizzazioni di salute pubblica auspicano un


controllo del livello di Radon in ciascuna abitazione dal
momento che indagini su larga scala se anche consentono di
individuare un trend non forniscono indicazioni di dettaglio
necessarie a programmare interventi strutturali di riduzione della
concentrazione.

L’inalazione di radon ad alte concentrazioni aumenta di molto il


rischio di tumore polmonare tali rischi sono inoltre
maggiormente influenti in quanto sono soggetti a fattori di
accumulo quali quello di altri contaminanti come il fumo. Il radon
e’ la seconda causa, in ordine di importanza dopo il fumo, del
cancro ai polmoni.

36
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Il Radon quindi è presente nell’atmosfera e nei materiali da costruzione, in special modo in quelli
provenienti da aree di origine vulcanica e nei tufi, l’influenza sulle concentrazioni di inquinanti è dovuta
sia alle caratteristiche dell’aria ma anche dalla ventilazione (meccanica o naturale) che ne stabilisce il
numero di ricambi e l’evacuazione degli inquinanti. Le normative prescrittive riguardo la qualità dell’aria
come la UNI 10339 si discostano dalle norme prestazionali in quanto le prime considerano i ricambi
d'iaria in funzione dell’edificio e della tipologia funzionale mentre le seconde in base al tipo di
contaminante e al livello di concentrazione dello stesso mentre la CEN prENV 1752, basata sugli di
Fanger che hanno prodotto la norma Uni ISO 7730, definisce livelli di accettazione dell’aria (con un
sistema di misura olf e decipol) in funzione della percezione dello stesso.

I rischi.
I rischi conseguenti all’esposizione da Radon sono individuabili in un aumento della probabilità di tumore
polmonare, i tempi di esposizione sono normalmente molto lunghi:
Rischi per fumatori
Rischi per non fumatori
I fumatori sono maggiormente esposti ai rischi da Radon in quanto l’emoglobina responsabile del
trasporto dell’ossigeno nel sangue è percentualmente meno “disponibile” e il particolato aspirato durante
il fumo si lega con le particelle attive ed irradia i polmoni in misura significativa; creando danni biologici
maggiori.
Le soglie di interesse sono state stabilite dalla Direttiva della Comunità Europea con la
Raccomandazione Euratom 143/90 che stabilisce in 200 Bq/m3. il livello di concentrazione per
le nuove costruzioni e 400 Bq/m3. per le costruzioni esistenti; per l’EPA (Environmental
Protection Agency) individua la soglia di interevento in 4pci/L (4 picocurie per litro) pari a 148
Bq/m3.

Note storiche
La radioattività non fu scoperta che nel 1898,quando Marie Curie portò avanti le ricerche sulla
radioattivita’ naturale. Nel 1900, il fisico F. Dorn scoprì che i sali di radio producevano un gas radioattivo,
il radon.
In precedenza, nel sedicesimo secolo, Paracelso aveva notato l’alta mortalità dovuta a malattie polmonari
tra i lavoratori delle miniere d’argento nella regione di Schneeberg in Sassonia (Germania). L’incidenza di
questa malattia, in seguito conosciuta come malattia di Schneeberg, aumentò nei secoli diciassettesimo e
diciottesimo, quando l’attività nelle miniere di argento, rame e cobalto si intensificò. Questa malattia fu
riconosciuta come cancro ai polmoni nel 1879.

Misure effettuate nel 1901 nelle miniere di Schneeberg rilevarono un’alta concentrazione di radon. Come
risultato, fu presto lanciata l’ipotesi di un rapporto causa-effetto tra alti livelli di radon e cancro ai polmoni.
Questa ipotesi fu rafforzata da più accurate misure del radon compiute nel 1902 nella miniere di
Schneeberg e in altre, in particolare quelle di Jachymov in Boemia, da dove provenivano i minerali usati
da Marie Curie. Nondimeno, questi dati non bastarono a convincere tutti, e alcuni scienziati ancora
attribuiscono questi tumori ai polmoni ad altri fattori. L’attività nelle miniere di uranio fu intensificata dal
1940, ma i livelli di radon non furono misurati regolarmente che dal 1950.

Esperimenti su animali compiuti dal 1951 dimostrarono la potenziale carcinogenità del radon per
i polmoni delle specie testate. Rilevamenti epidemiologici tra i minatori di uranio, dalla metà degli anni
sessanta, hanno infine confermato questo potenziale sull’uomo.
Nonostante il premio Nobel per la fisica Ernest Rutheford aveva fatto notare sin dal 1907 che ognuno
inala del radon ogni giorno, misure di radon non furono effettuate nelle case prima del 1956 (in Svezia).
L’alto livello di radon rilevato in alcune case riscosse poco interesse in campo internazionale, perché il
problema fu considerato esclusivamente locale. Soltanto 20 anni dopo si iniziarono studi sistematici su
larga scala in numerose nazioni, che mostrarono che l’esposizione era generale e si potevano
raggiungere livelli molto alti, comparabili a quelli delle miniere.
La Commissione Internazionale per la Protezione Radiologica (ICRP) sottolineò la vastità del problema per
v
la salute pubblica e formulò specifiche raccomandazioni sulla pubblicazione numero 65 del 1993.

I limite di intervento (medio anno) sono di conseguenza molto diversificati ed attualmente si può
delineare una certa convergenza fra i limiti di esposizione in ambiente lavorativi e in quello domestico:
Agente Olanda Canada Norvegia
WHO/Europa USA/Ashrae USA/ Epa
Radon 200 Bq/m3. 800 Bq/m3. 200 Bq/m3.
200 Bq/m3. 148 Bq/m3. 148
3
400 Bq/m . Bq/m3.
vi
Tabella 1.1 Livelli di concentrazione in ambienti di lavoro o di attività specifiche.

37
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Misurazioni.

Il Radon è un gas incolore e inodore la presenza dello stesso è possibile effettuarla solo con appositi
rilevatori:
§ Rilevatori passivi.
§ Rilevatori attivi

Rilevatore Passivo Rilevatore attivo

I Rilevatori Passivi sono pellicole sensibili alle radiazioni alfa che esposte alle stesse per almeno un
mese si perforano, la percentuale di foratura e il periodo di esposizione delle pellicole danno un
informazione della concentrazione del radon.

I Rilevatori Attivi sono costituiti da una macchina con pompa aspirante che spinge l’aria su un sensore
Geiger sensibile alla sola radiazioni alfa, il sistema è più costoso del primo e viene impiegato dopo aver
rilevato delle condizioni particolarmente preoccupanti con il Rilevatore Passivo.

Dato che il Radon è un gas naturale sarà presente anche nell’aria esterna e quindi anche la ventilazione
dall’esterno può stabilire percentualmente la concentrazione che è causata da diversi fattori:

§ Permeazione delle strutture murarie dal basso verso l’alto (50-70%)


§ Immissione dell’aria esterna a forte concentrazione di Radon (20%)
§ Emissione dei materiali della costruzione (10/20%)

Tali percentuali e la proporzione fra i fattori di influenza variano al variare del piano altimetrico di rilievo
e quindi dall’altezza dell’edificio (nella medesima costruzione).
La valutazione dell’esposizione deve essere comunque effettuata in base all’esposizione individuale
(tempo trascorso nell’ambiente), localizzazione degli spazi e tipologia di attività (es.:se disposti nelle
fondamenta), tempo trascorso negli spazi confinati.

Progettare ed intervenire per evitare l’immissione di Radon nelle costruzioni.

Dato che il primo fattore di influenza della concentrazione di Radon negli ambienti confinati caratterizza
fortemente la valutazione delle concentrazioni; il miglior modo per intervenire sia nella nuova costruzione
che nel recupero è cercare di impedire il passaggio dal terreno del gas sia attraverso i giunti fra i
materiali che attraverso le tubazioni o le fratture che si possono creare.
vii
Ridurre le concentrazione di radon è possibile grazie a determinati accorgimenti.

38
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La progettazione ecosostenibile

Locali interrati
La possibilità di infiltrazione
attraverso la muratura è quindi
molto articolata, ogni punto di
debolezza della struttura muraria
e di pavimentazione può essere
un punto di passaggio del gas.

Giunti strutturali
Tubazioni passanti
Drenaggi
Fratture della pavimentazione
Fratture della muratura contro
terra
Vani di aerazione verso le
bocche di lupo.

I locali interrati o i locali al piano


terra sono i maggiormente
esposti; i regolamenti di igiene e
una corretta impostazione del
progetto consente, in condizioni,
normali di ottenere una buona
protezione dal Radon.

La maggior parte dei Regolamenti richiede, per le nuove costruzioni ad uso abitativo, la realizzazione di
un vano aerato ad di sotto della prima soletta abitabile (di almeno 60 cm. in Lombardia); tale
disposizione potrebbe consentire qualora si innescasse una ventilazione naturale corretta (minimo
rapporto di superficie fra le aperture e la superficie in pianta da ventilare, disloccamento delle apertura in
posizione tale da sfruttare le differenze termiche e quindi la ventilazione naturale).
Il vano costituisce quindi un buon sistema per proteggere la costruzione sia dalla immissione del gas che
dell’umidità e per il controllo dei disperdimenti energetici; ma è necessario adottare degli accorgimenti
specifici per ognuno dei requisiti al fine di ottenere le prestazioni minime richieste e il controllo del
sistema.
Per le costruzioni industriali invece non è previsto un eguale sistema di protezione.

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Muro contro terra.

Il piano cantinato può essere


quindi la zona di veicolazione
del gas attraverso l’edificio,
dovute anche ad una cattiva
esecuzione dei sistemi edilizi.

Alcuni dettagli che


normalmente migliorano le
prestazioni dell’involucro
possono essere invece danno
per la trasmissione del Radon:

Porosità dei materiali


Cavità delle strutture esposte
all’esterno
Cavità delle partizione interne

Altri punti di debolezza


possono essere individuati in
difetti esecutivi.

Non completa sigillatura dei


giunti delle murature
Mancata previsione delle
dilatazioni differenziali della
pavimentazione
Difetti di esecuzione delle
chiusure
1. Ridurre i livelli di Radon
alcuni esempi

Ridurre le inflitrazioni

40
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Sigillare la le cavità
delle murature in
corrispondenza delle
solette

41
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Creare delle condizioni


di facile evacuazione
dell’aria sotto la prima
soletta, anche con
sistemi meccanici

42
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Controllare e sigillare
le fratture delle
pavimentazioni
(controllo delle
dilatazioni
differenziali)

Controllare e sigillare i
raccordi fra i
subsistemi
(controllo delle
dilatazioni
differenziali)

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Controllare la
ventilazione e i
ricambi dell’aria

Progettare dei giunti di


controllo delle
dilatazioni

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Utilizzare sistemi di
scarico facilmente
sigillabili

Controllare le
differenze di pressioni
dell’aria e i condotti di
ventilazione

Per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti si allega il testo della norma europea di riferimento:
RADIATION PROTECTION 112
Direzione generale dell’Ambiente – 1999
Principi di protezione radiologica relativi alla radioattività naturale dei prodotti
da costruzione

(1) La Direttiva europea sugli Standard Fondamentali di Sicurezza (BSS – Direttiva Euratom 96/29 del 13
maggio 1996) fornisce le basi per controllare l’esposizione alle sorgenti di radiazioni naturali derivanti da
attività lavorative. Il Titolo VII della direttiva si applica alle attività lavorative nelle quali la presenza di
sorgenti di radiazione naturale porti ad un significativo aumento nell’esposizione dei lavoratori o della
popolazione. Gli Stati Membri individueranno le specifiche attività di lavoro.

45
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(2) La Direttiva BSS non si applica all’esposizione al radon nelle abitazioni o al livello naturale di radiazioni,
ad esempio all’esposizione, nel soprasuolo, ai radionuclidi presenti nella crosta terrestre indisturbata. Il
termine “crosta terrestre indisturbata” è relativo alla crosta terrestre sulla quale non ci siano cave o
miniere a cielo aperto o in galleria. L’escavazione e i riempimenti relativi a lavori di costruzione non sono
considerati disturbi alla crosta terrestre.

(3) Le Raccomandazioni della Commissione (Raccomandazione del 21 febbraio 1990) sulla presenza di
Radon nelle abitazioni introduce un livello di progetto per l’esposizione al Radon nelle future costruzioni. Il
livello di progetto corrisponde ad una media annuale di concentrazione di gas radon di 200 Bq/m3. Il livello
di progetto deve essere utilizzato per collaborare con le principali autorità per definire regole, standard o
codici di pratica delle costruzioni in situazioni nelle quali il livello di progetto potrebbe altrimenti essere
superato.

(4) Fra le attività individuate dalla BSS come di potenziale interesse ci sono quelle “che portano alla
produzione di residui ….che contengono radionuclidi di provenienza naturale che causano un incremento
significativo nell’esposizione della popolazione….” . Fra questi materiali si possono includere le ceneri di
carbone provenienti da centrali elettriche, i sottoprodotti del gesso e certe scorie prodotte in grandi
quantità e che possono potenzialmente essere impiegate per la produzione di materiali da costruzione.

(5) La Direttiva Prodotti da Costruzione (Direttiva 21 Dicembre 1988) definisce i requisiti essenziali per i
lavori di costruzione. I lavori di costruzione devono essere progettati e realizzati in modo che le emissioni
di radiazioni pericolose non costituiscano una minaccia alla salute degli abitanti o dei vicini. Tuttavia gli
Stati Membri sono gli unici responsabili per garantire che i lavori sul loro territorio siano progettati ed
eseguiti in modo tale da non mettere a rischio la sicurezza delle persone. Tali prescrizioni nazionali hanno
una ricaduta sui prodotti da costruzione e sulle modalità del loro impiego nelle costruzioni.

(6) In pratica, sembra che all’impiego di materiali naturali e a prodotti da costruzione ottenuti da
sottoprodotti si possano applicare differenti considerazioni radiologiche. Fino ad un certo punto questa
distinzione è appropriata, in particolare laddove si fa riferimento a pratiche costruttive consolidate da
tempo. Tuttavia sarebbe incongruo se venissero applicati criteri fra loro molto diversi per decidere
sull’accettabilità di materiali simili contenenti livelli analoghi di radionuclidi naturali e tali differenze sono rese
minime nello schema di controllo qui proposto.

(7) Alcuni Stati Membri hanno già stabilito regole specifiche sulla radioattività dei materiali da costruzione.
Nel trasferire le nuove BSS alle normative nazionali, è opportuno che anche gli altri Stati Membri valutino
se debbano essere stabilite regole specifiche. E’ auspicabile che i controlli siano sufficientemente uniformi
in modo da consentire la libera circolazione dei materiali da costruzione all’interno della Comunità Europea.

(8) Le raccomandazioni seguenti intendono fornire una guida per stabilire i controlli sulla radioattività dei
materiali da costruzione. Non è previsto che tale guida sia applicata ai fabbricati esistenti.

(9) In questo documento “materiali da costruzione” indica ogni materiale prodotto per essere incorporato
in modo permanente nelle costruzioni.

Radioattività naturale dei prodotti da costruzione.

(10) Tutti i materiali da costruzione contengono quantità variabili di radionuclidi radioattivi. Materiali che
derivano da rocce o dal terreno contengono soprattutto radionuclidi naturali della serie dell’uranio (238U) e
232 40
del torio ( Th), e l’isotopo radioattivo del potassio ( K). Nella serie dell’Uranio, il segmento della catena
226
di decadimento che parte dal radio ( Ra) è radiologicamente il più importante e, pertanto, si fa spesso
riferimento al radio anziché all’uranio.
Le concentrazioni mondiali medie del radio, del torio e del potassio nella crosta terrestre sono
rispettivamente di circa 40 Bq/kg; 40 Bq/kg e 400 Bq/kg (Bq/kg = Bequerel per chilogrammo).
Nella tabella 1 sono sintetizzati i risultati, riportati in letteratura, di uno studio (Rif. 1) sulla radioattività dei
materiali da costruzione in Europa.

(11) L’esposizione alle radiazioni dovute ai materiali da costruzione può essere suddivisa fra esposizione
interna ed esposizione esterna. L’esposizione esterna è causata dalla radiazione diretta di tipo gamma. La
tabella 2 riporta esempi di dose effettiva annua dovuta all’esposizione esterna. I calcoli sono stati eseguiti
con un programma per computer presentato nei Riferimenti (Rif. 2).
Per esempio, una persona che vive in un appartamento costruito in blocchi di cemento con valori di
concentrazione di attività rientranti nella norma (40 Bq/kg; 30 Bq/kg e 400 Bq/kg rispettivamente per radio,
torio e potassio) riceve una dose annua effettiva di circa 0,25 mSv (milli Sievert) (in aggiunta alla dose

46
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ricevuta all’esterno). Livelli incrementati o elevati di radionuclidi naturali nei materiali da costruzione
possono causare dosi dell’ordine di svariati mSv/anno.

(12) L’esposizione interna è dovuta all’inalazione del radon (222Ra), del torio (220Rn) e dei loro prodotti di
decadimento a vita breve. Il Radon fa parte della serie radioattiva di decadimento dell’uranio, presente
nei materiali da costruzione. Poiché il radon è un gas inerte, si può muovere abbastanza facilmente
attraverso mezzi porosi, come i materiali da costruzione, per quanto di solito soltanto una frazione di
quello prodotto nel materiale raggiunge la superficie e entra nell’aria ambiente. Il terreno è la fonte
principale di radon all’interno dei fabbricati, ma in alcuni casi e in alcuni Stati Membri anche i materiali da
costruzione possono costituire una sorgente significativa. Nella maggior parte dei casi la parte prevalente
di radon ai piani superiori è prodotta dai materiali da costruzione. Un tipico incremento di concentrazione
di radon all’interno, dovuto ai materiali da costruzione, è di circa 10 ÷ 20 Bq/m3, ma in alcune zone, ed in
rari casi, può crescere fino ad oltre 1000 Bq/m3.
I materiali da costruzione sono la fonte principale di torio nell’ambiente interno. Tuttavia le concentrazioni
di torio sono generalmente piuttosto basse. Il torio nell’ambiente può essere una importante sorgente di
esposizione soltanto in alcune rare situazioni nelle quali i materiali da costruzione contengono alte
concentrazioni di torio.

Principi di protezione dalle radiazioni

(13) Scopo dell’avvio dei controlli sulla radioattività dei materiali è di limitare l’esposizione alle radiazioni
legate ai materiali con incrementati o elevati livelli di radionuclidi naturali.
La dose di radiazioni assorbite dalle persone deve essere limitata al livello più basso ragionevolmente
raggiungibile. Tuttavia, dal momento che piccole esposizioni dovute ai materiali da costruzione sono
sempre presenti, i controlli devono essere basati su livelli di esposizione che superano i livelli tipici di
esposizione e le loro normali oscillazioni.

(14) La concentrazione di radionuclidi naturali nei materiali da costruzione varia in modo significativo fra gli
Stati Membri e all’interno degli Stati stessi. Può essere necessario intraprendere indagini dell’attività nei
vari materiali laddove queste informazioni non siano già disponibili grazie a precedenti indagini.

(15) Tutti i materiali da costruzione presentano una certa radioattività naturale. Limitate, inevitabili
esposizioni devono essere esentate da ogni possibile controllo. Un livello uniforme di esenzione all’interno
della Comunità Europea può consentire la libera circolazione della maggior parte dei materiali da
costruzione fra i paesi UE.

(16) Restrizioni nell’uso di determinati materiali possono avere significative conseguenze di tipo
economico, ambientale o sociale a livello locale e a livello nazionale. Tali conseguenze, come pure i livelli
nazionali di radioattività dei materiali, andranno valutate e considerate nel momento in cui si fisseranno
regolamentazioni vincolanti.

(17) La quantità di radio nei materiali da costruzione deve essere limitata almeno a livello tale che sia
improbabile che possa essere causa fondamentale di superamento del livello fissato per il radon
3
nell’ambiente, stabilito dalle Raccomandazioni della Commissione (200 Bq/m ).

(18) Dosi individuali eccezionalmente elevate dovrebbero essere limitate. All’interno della Comunità
Europea, le dosi di raggi gamma dovute ai materiali da costruzione eccedenti 1 mSv/anno sono del tutto
eccezionali ma certamente non possono essere ignorate dal punto di vista della radioprotezione.
226
Quando le dosi di raggi gamma sono inferiori a 1 mSv/anno, le concentrazioni di Ra nel materiale sono
in pratica limitate a livelli tali che è improbabile che possano causare concentrazioni di radon nell’ambiente
interno tali da superare il valore fissato nelle Raccomandazioni della Commissione (200 Bq/m3).

(19) I controlli sulla radioattività dei materiali da costruzione possono essere basati sui seguenti criteri e
principi radiologici:

Criterio di dose per i controlli

I controlli devo essere basati su di un criterio di dose stabilito considerando tutte le situazioni nazionali.
All’interno della Comunità Europea si dovranno prendere in esame, dal punto di vista della radioprotezione,
dosi superiori a 1 mSv/anno. Dosi superiori potranno essere ammesse solo in alcuni casi del tutto
eccezionali, dove i materiali vengono usati a livello locale (vedi Par. 30). I controlli possono essere
maggiormente restrittivi se si ritiene che ciò sia auspicabile e non porti a controlli inattuabili. E’ tuttavia
raccomandabile che i controlli siano basati su dosi nell’intervallo 0,3 ÷ 1 mSv/anno. Questo è il livello di
radiazioni gamma eccedenti quelle che si ricevono all’esterno.

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Livello di esenzione

I materiali da costruzione possono essere esentati da tutte le restrizioni relative alla loro radioattività se
l’incremento di radiazioni gamma che da essi deriva aumenta l’effettiva dose annua di una persona al più
di 0,3 mSv/anno, essendo questo il livello di radiazioni gamma eccedenti quelle che si ricevono
all’esterno.

(20) Si possono fissare specifiche limitazioni per le emissioni di radon o torio originate dai materiali da
costruzione se le valutazioni preliminari mostrano che i materiali da costruzione possono costituire una
rilevante sorgente di radon o torio e si sia riscontrato che i limiti posti a questa sorgente costituiscano un
modo efficace ed economico per limitare l’esposizione a radon e torio nell’ambiente.

(21) Si possono stabilire livelli di analisi a scopi pratici di monitoraggio. Poiché più di un radionuclide
contribuisce alla dose, è opportuno presentare i livelli di indagine secondo un indice di concentrazione di
attività. L’indice di concentrazione di attività dovrebbe anche tener conto delle particolari modalità di impiego
e delle quantità usate in una costruzione. L’Allegato 1 illustra una metodologia che può essere usata per
ottenere questi indici. Il seguente indice di concentrazione di attività (I) nasce per valutare se sia
soddisfatto un determinato criterio di dose:

C Ra C Th CK
I = + +
300 Bq kg 200 Bq kg 3000 Bq kg

dove Ck, CTh, CK sono le concentrazioni di attività (Bq/kg) di radio, torio e potassio nel materiale da
costruzione.
L’indice di concentrazione di attività non deve superare i valori di seguito indicati, in funzione dei criteri di
dose e del modo di impiego e della quantità del materiale impiegato nella costruzione (questi valori sono
ricavati dall’Allegato I) :

Criteri di dose 0,3 mSv/anno 1 mSv/anno


Materiale impiegato alla rinfusa, ad
esempio calcestruzzo I ≤ 0,5 I<1
Materiali di rivestimento e altri
materiali con impieghi definiti: I≤2 I≤6
tegole, tavolati ecc.

(22) L’indice di concentrazione di attività deve essere utilizzato solo come strumento di analisi per
identificare i materiali che possono essere di interesse.
Ogni effettiva decisione sulla riduzione del campo di impiego di un materiale deve essere basata su di una
specifica valutazione di dose. Tale valutazione deve essere basata su situazioni nelle quali il materiale in
esame è utilizzato in modo tipico per quel tipo di materiale. Si devono evitare scenari derivanti da
considerazioni teoriche basate su dosi massime estremamente improbabili.

APPLICAZIONE

(23) L’obiettivo dei controlli è quello di limitare le dosi individuali più elevate. Di conseguenza i criteri di
dose impiegati nei controlli nazionali possono essere scelti in modo che la maggior parte dei consueti
materiali da costruzione presenti sul mercato rispondano ai requisiti richiesti. In genere le misure di
concentrazione di attività sono richieste solo in casi in cui ci sia uno specifico motivo per ritenere che i
criteri di dose per i controlli siano superati. Gli Stati Membri devono richiedere, come minimo, misure su
tipologie di materiali che siano genericamente sospetti. La Tabella 4 fornisce alcune indicazioni sulle
misure che possono essere necessarie.

(24) Valutazioni di dose appropriate devono essere fatte se si rileva che il valore di riferimento dell’indice
di concentrazione dell’attività viene superato.
Generalmente il produttore o il venditore hanno la responsabilità di assicurare e dimostrare che il materiale
messo in commercio risponde ai requisiti radiologici stabiliti dallo Stato Membro. Tuttavia si possono
applicare anche altre modalità, in funzione di situazioni nazionali e consuetudini amministrative, ad
esempio il costruttore o il progettista del fabbricato possono avere la responsabilità della rispondenza del
nuovo fabbricato ai requisiti radiologici stabiliti dallo Stato Membro.

(25) Possono essere esentati da tutti i controlli sulla radioattività i materiali per i quali si possa dimostrare
che non si superano i limiti di dose al di sotto dei quali è prevista l’esenzione. Ciò può essere fatto

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confrontando i risultati di misurazioni di concentrazione di attività con l’indice di concentrazione di attività o,


se è il caso, per mezzo di valutazioni di dose specifiche per il materiale. Un materiale esentato può essere
posto sul mercato (compresa l’importazione e l’esportazione nei paesi della Comunità) e può essere usato
nelle costruzioni senza che sia soggetto a restrizioni riferite alla sua radioattività. Nel caso di esportazione
nella Comunità Europea è sottinteso che le specifiche tecniche del materiale devono includere il valore
dell’indice di concentrazione di attività o una dichiarazione di esenzione.

(26) Le misure di concentrazione di attività dei materiali da costruzione devono essere fatte impiegando
idonee attrezzature sottoposte a calibrazione approvata e a programmi di assicurazione di qualità.

(27) Gli Stati Membri devono assicurare che presso i produttori o presso i venditori di materiali da
costruzione e, se del caso, presso progettisti o costruttori, siano reperibili consigli e assistenza sulle
modalità di valutazione delle dosi per dimostrare la rispondenza alle specifiche radiologiche.

(28) Quando i materiali da costruzione incorporano sottoprodotti industriali e ci sia motivo di ritenere che
tali sottoprodotti contengano livelli incrementati di radionuclidi naturali, deve essere misurata la
concentrazione di attività di tali nuclidi nel prodotto finale o la si deve garantire in modo certo sulla base
dell’attività di tutti i componenti. Se necessario, devo essere considerati altri nuclidi, oltre a 226Ra, 232 Th e
40
K. I criteri di dose devono essere applicati al prodotto finale.

(29) A volte nei materiali da costruzione vengono impiegati sottoprodotti industriali. Questa pratica può
sviare dall’applicazione di più stringenti criteri radiologici stabiliti per l’impiego di rifiuti contenenti livelli
incrementati o elevati di radionuclidi naturali. In queste circostanze, gli Stati Membri devono valutare
l’introduzione di controlli specifici per tali sottoprodotti al momento dell’ingresso negli stabilimenti di
produzione dei materiali da costruzione. L’uso nei materiali da costruzione di sottoprodotti industriali
contenenti radionuclidi naturali che possono avere come conseguenza il superamento degli indici stabiliti
di concentrazione di attività deve essere approvato caso per caso dagli Stati Membri. Ci si attende che tali
modalità di approvazione includano criteri non radiologici.

(30) Alcuni materiali da costruzione tradizionalmente impiegati contengono radionuclidi naturali a livelli tali
che la dose annua di 1 mSv può essere superata. Alcuni di questi materiali possono essere in uso già da
diecine di anni o addirittura da secoli. In questi casi bisogna valutare il danno e i costi conseguenti
all’eliminazione di tali materiali, includendo valutazioni sui costi finanziari e sociali.

Materiale Concentrazione di attività


tipica (standard) (Bq/kg)

Materiali più comuni (possono


includere sottoprodotti) Ra 226 Th 232 K
40

Calcestruzzo 40 30 400
Calcestruzzo aerato e leggero 60 40 430
Mattoni di argilla (rossi) 50 50 670
Mattoni silico-calcarei 10 10 330
Pietre naturali da costruzione 60 60 640
Gesso naturale 10 10 80
Sottoprodotti industriali più
comuni usati nei materiali da
costruzione
Sottoprodotti del gesso
(gesso solforato) 390 20 60
Scorie d’altoforno 270 70 240
Ceneri volanti di carbone 180 100 650

Tabella 1. Tipica e massima concentrazione di attività nei comuni materiali per edilizia e sottoprodotti
industriali impiegati nella produzione di materiali da costruzione negli stati membri. Le concentrazioni
tipiche sono medie nazionali di differenti Stati membri pesate sulla popolazione. Le concentrazioni
massime sono i valori massimi riportati in Riferimento 1. Altrove possono essere riportati valori superiori.

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Materiale Concentrazione
massima (Bq/kg)

Materiali più comuni (possono


includere sottoprodotti) Ra 226 Th 232 K
40

Calcestruzzo 240 190 1600


Calcestruzzo aerato e leggero 2600 190 1600
Mattoni di argilla (rossi) 200 200 20000
Mattoni silico-calcarei 25 30 700
Pietre naturali da costruzione 500 310 4000
Gesso naturale 70 100 200
Sottoprodotti industriali più
comuni usati nei materiali da
costruzione
Sottoprodotti del gesso
(gesso solforato) 1100 160 300
Scorie d’altoforno 2100 340 1000
Ceneri volanti di carbone 1100 300 1500

Tabella 2. Dose annuale esterna di raggi gamma dovuti ai materiali da costruzione in quattro differenti
ipotesi relative alla loro concentrazione di attività. La dose è l’incremento rispetto al valore medio di fondo
originato dalla crosta terrestre (50 nGy/h). I valori dei parametri usati per calcolare la dose sono riportati in
Tabella 3.

Concentrazione di attività, Bq/kg

Materiale a bassa attività Valore medio del Livello superiore Concentrazioni


calcestruzzo rientrante nella norma incrementate
Ra 226 10 40 100 200
Th 232 10 30 100 200
K 300 400 1000 1500
40

Strutture di un fabbricato Incremento di dose annua


che causano radiazioni

Pavimenti, solai
e pareti (tutte
strutture)
Inferiore alla 0,25 mSv 1,1 mSv 2,3 mSv
dose di
sottofondo

Solai e
murature (ad
es. soffitti in
legno)
Inferiore alla dose di 0,10 mSv 0,74 mSv 1,6 mSv
sottofondo
Solo pavimenti
(ad es. casa in
legno con
pavimenti in
calcestruzzo Inferiore alla dose di Inferiore alla dose di 0,11 mSv 0,41 mSv
sottofondo sottofondo

Tabella 3. Valori dei parametri impiegati per il calcolo delle dosi fornite in tab. 2 e per ricavare l’indice di

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attività (allegato 1) I valori specifici di dose sono calcolati con un programma per computer

Dimensione della stanza tipo 4 m x 5 m x 2,8 m


Spessore e massa volumica delle strutture
20 cm; 2350 kg/mc (calcestruzzo)
Durata annuale di esposizione 7000 ore
Fattore di conversione della dose 0,7 Sv Gy-1
Sottofondo 50 nGy h-1

Valore di dose specifica, nGy h-1 per Bq/kg

Strutture di un fabbricato che causano l’irradiazione


226 232 40
Ra Th K
Soffitti, Pavimenti e muri (strutture) 0,92 1,1 0,080
Solai e muri (soffitti in legno) 0,67 0,78 0,057
Solo solai (case in legno con solai in calcestruzzo) 0,24 0,28 0,020
Materiali superficiali: tegole o pietre su tutti i muri
(spessore 3 cm; massa volumica 2600 kg/mc) 0,12 0,14 0,0096

Tabella 4. Valutazioni generali sulla possibilità di superare 0,3 mSv o 1 mSv a causa dell’impiego di
determinati materiali. Vedere Tab. 1 per le concentrazioni caratteristiche di attività.

Materiali da costruzione Esposizione superiore a 0,3 mSv Esposizione superiore a 0,1


/circostanze o spiegazioni mSv /circostanze o
spiegazioni
Calcestruzzo Possibile/quasi ovunque quando si Possibile/Se si usano getti
usano getti massicci massicci e il calcestruzzo
contiene rilevanti quantità di
scorie d’altoforno, ceneri
volanti o sabbie naturali o
rocce ricche di radionuclidi
naturali.
Calcestruzzo aerato e calcestruzzo Possibile/ Se si usano scorie Non probabile/usato soltanto
leggero d’altoforno, ceneri volanti o nelle pareti
materiali naturali ricchi di
radionuclidi naturali
Mattoni di argilla Possibile/ se si usano argille ricche Non probabile/usati soltanto
di radionuclidi naturali nelle pareti
Mattoni silico-calcarei Non probabile/basse concentrazioni Non probabile/basse
di attività, uso limitato (solo pareti) concentrazioni di attività, usati
solo in pareti
Pietre da costruzione naturali Non probabile/ rivestimento Non probabile/ rivestimento
superficiale o altri usi minori superficiale o altri usi minori
Possibile/ se impiegato in grandi Possibile/ se impiegato in
quantità grandi quantità
Tavolati in gesso o blocchi Non probabile/Gesso naturale Non probabile/ per
Possibile/se si usano sottoprodotti rivestimento o usatosoltanto
del gesso ricchi di radio nelle pareti
Allegato I: Origine degli indici di concentrazione di attività per materiali da costruzione

Il seguente indice di attività è introdotto per indicare se, in un fabbricato, la dose annuale dovuta
all’eccesso di radiazioni gamma esterne può superare 1 mSv. L’indice di attività è calcolato nella maniera
seguente (vedi Tabella 3 per i valori dei parametri):

Fattore relativo al Radio:

51
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Limite di dose 1 mSv/anno = 10-3 Sv/anno = (0,92 x CRa – 50). 10-9 Gy h-1 x 0,7 Sv Gy-1 x 7000 h/anno

⇒ CRa = 276 Bq/kg

Fattore relativo al Torio:

Limite di dose 1 mSv/anno = 10-3 Sv/anno = (1,1 x CTh – 50). 10-9 Gy h-1 x 0,7
Sv Gy-1 x 7000 h/anno

⇒ CRa = 231 Bq/kg

Fattore relativo al Potassio:

Limite di dose 1 mSv/anno = 10-3 Sv/anno = (0,080 x CK – 50). 10-9 Gy h-1 x 0,7
Sv Gy-1 x 7000 h/anno

⇒ CRa = 3176 Bq/kg

Nell’indice di concentrazione finale di attività, i valori sopra calcolati sono


arrotondati alle centinaia di Bq/kg (per radio e torio) o alle migliaia di Bq/kg (per
il potassio):

C Ra C Th CK
I= + + ≤1
300 Bq kg 200 Bq kg 3000 Bq kg

dove CRa, CTh, CK sono le concentrazioni di attività in Bq/kg di radio, torio e


potassio.

I corrispondenti fattori per un limite di dose di 0,3 mSv/anno sono 121 Bq/kh,
101 Bq/kg e 1390 Bq/kg rispettivamente per radio, torio e potassio. Lo stesso
indice di concentrazione di attività può essere usato per fissare il suo valore
limite a 0,5 anziché a 1.

Per ottenere l’indice di concentrazione di attività, è stato assunto un valore di


fondo di 50 nGy/h, che corrisponde ad un valore medio all’esterno in Europa.

Un’altra modalità di analisi prevede, come valore di fondo, l’impiego di un valore


medio di dose gamma all’interno (circa 70 nGy/h).
Questo approccio non modifica in modo significativo i fattori dell’indice di
concentrazione di attività.

I seguenti indici di attività sono ottenuti per indicare se la dose annua dovuta
all’eccesso di radiazione gamma esterna causata dai materiali di superficie
supera 0,3 mSv. L’indice di attività è calcolato nel modo seguente (Vedi Tab. 3
per i valori dei parametri):

Fattore relativo al Radio


-3 -9
Limite di dose 0,3 mSv/anno = 0,3.10 Sv/anno = 0,12 x CRa . 10 Gy/h x 0,7
Sv Gy-1 x 7000 h/anno

⇒ CRa = 510 Bq/kg

Fattore relativo al Torio


-3 -9
Limite di dose 0,3 mSv/anno = 0,3.10 Sv/anno = 0,14 x CTh . 10 Gy/h x 0,7
-1
Sv Gy x 7000 h/anno

⇒ CTh = 437 Bq/kg

Fattore relativo al Potassio

52
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La progettazione ecosostenibile

Limite di dose 0,3 mSv/anno = 0,3.10-3 Sv/anno = 0,0096 x CK . 10-9 Gy/h x 0,7
Sv Gy-1 x 7000 h/anno

⇒ CK = 6378 Bq/kg

Lo stesso indice di attività riportato in precedenza può essere impiegato per


fissare il suo valore limite a 2 anziché a 1.

I fattori corrispondenti per un limite di dose di 1 mSv/anno sono 1701 Bq/kh,


1458 Bq/kg e 21259 Bq/kg rispettivamente per radio, torio e potassio. Ancora
una volta, lo stesso indice di concentrazione di attività può essere usato per
fissare il suo valore limite a 6 anziché a 1.

Va rilevato che non c’è alcuna riduzione per radiazioni di fondo poiché i sottili
spessori di materiale superficiale non riducono in modo significativo la dose di
fondo.

Allegato II: Una semplice valutazione di dose

Esposizione gamma in una stanza in calcestruzzo

Il pavimento, le pareti e il soffitto della stanza tipo (Tab. 3) sono in calcestruzzo


caratterizzato dalle seguenti concentrazioni di attività:
226
Ra 80 Bq/kg
232
Th 70 Bq/kg
40
K 800 Bq/kg

I valori di dose assorbita in aria nella stanza possono essere calcolati utilizzando
i valori di dose specifica riportati in Tab. 3:

Valore di dose all’interno = (0,92 . 80 + 1,1 . 70 + 0,08 . 800) nGy/h = 215


nGy/h = 0,215 µ Gy/h

La dose effettiva annua per un abitante dovuta alle radiazioni gamma originate
dal calcestruzzo è 0,7 Sv Gy-1 x 7000 h x 0,215 µ Gy/h = 1054 µSv = 1,1 mSv

Questa non è ,tuttavia, l’eccesso di esposizione dovuto ai materiali dell’edificio


poiché le strutture in calcestruzzo creano una schermo alle radiazioni gamma
provenienti dalla crosta terrestre indisturbata.
Usando per il sottofondo il valore medio di 50 nGy/h, l’incremento di dose nella
stanza è pertanto (0,215 – 0,050) µGy/h = 0,165 µGy/h e l’incremento annuo
effettivo di dose per l’abitante è 0,7 Sv Gy-1 x 7000 h x 0,165 µGy/h = 809 µ Sv
= 0,8 mSv.

Come confronto, il valore dell’indice di concentrazione di attività (paragrafo 21) è

I = 80/300 + 70/200 + 800/3000 = 0,88

Che è inferiore a 1, e indica che l’effettiva dose annuale è inferiore a 1 mSv, che
è la valutazione già vista.

Da notare che il valore dell’indice di concentrazione di attività non consente una


stima diretta della dose effettiva perché la dose di fondo è considerata
direttamente nei fattori di indice di concentrazione di attività. Il solo caso in cui
l’indice ha lo stesso valore numerico dell’effettiva dose stabilita è il valore limite
1.

Riferimenti
Normativa di riferimento:
Circolare Ministero LLPP 22 Maggio Criteri di valutazione delle grandezze atte a rappresentare le
1967 n. 3151 proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di

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La progettazione ecosostenibile

illuminazione nelle costruzioni edilizie.


Circolare n.13011 del 22 Sett. 1974 e Requisiti fisico-tecnici per le costruzioni edilizie ospedaliere.
del 22 Novembre 1974
D.M. 5 Luglio 1975 Altezza minima e requisiti igienico-sanitari principali dei locali
di abitazione.
D.M. 18 Dicembre 1975 Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi
compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia ed
urbanistica.
D.M. 18 Maggio 1976 Disposizioni in ordine agli impianti di condizionamento o
ventilazione di cui alla Legge 11 Novembre 1975, n. 584,
concernente il divieto di fumare in determinati locali e su
mezzi di trasporto pubblico.

REGIONE EMILIA ROMAGNA Prima normativa tecnica regionale per la disciplina delle
Legge Regionale 9 Novembre 1984 opere di edilizia residenziale pubblica.
n.48
D.lgs 15 Agosto 1991 n. 277 Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n.
83/477/CEE, n. 86/188/CEE, n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da
esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il
lavoro, a norma dell’art. 7 della Legge 30 Luglio 1990 n.212.
D.lgs 19 Settembre 1994 n. 626 Attuazione delle direttive n. 89/391/CEE, n. 89/655/CEE, n.
89/656/CEE, n. 90/269/CEE, n. 90/270/CEE, n.90/394/CEE,
n. 90/679/CEE, riguardanti il miglioramento della sicurezza e
della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro.
D.lgs 19 Marzo 1996 n. 242 Modifiche ed integrazioni al D.lgs 19 Settembre 1994 n. 626,
recante attuazioni di direttive comunitarie riguardanti il
miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul
luogo di lavoro.
Direttiva 89/106/CEE Del Consiglio del 21 Dicembre 1988, relativa al
riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e
amministrative degli stati membri, relativa ai prodotti da
costruzione.
Circolare del Ministero della Sanità Livelli massimi di formaldeide negli ambienti di lavoro e nei
22 Giugno 1983, n. 57 locali di abitazione.

54
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La progettazione ecosostenibile

4.3.2.5. Comfort visivo.


Il controllo del benessere visivo si basa sulla verifica dell’illuminamento naturale all’interno degli
ambienti.
Dovrà essere rispettato il seguente requisito:
FLDm > 2%, dove FLDm sta per Fattore Medio di Luce Diurna e risulta da (vedi allegati ed esempi):
- illuminamento medio interno
- illuminamento medio esterno (cielo CIE standard overcast- coperto)
- superficie netta della finestra
- fattore di trasmissione luminosa del vetro
- area totale delle superfici interne dell’ambiente
- fattore medio di riflessione delle superfici interne al’ambiente
- fattore di forma della finestra
- fattore di riduzione del fattore finestra.

Le condizioni di comfort visivo dovranno verificare anche il coefficenete di abbagliamente e di omegeità


del campo visivo, per effettuare tali verifiche si possono utilizzare dei software (Superlite, Radiance,
Rafis) che permettono anche delle valutazioni visive oltre che parametriche delle condizioni di
illuminamento naturale e artificiale (vedi esempio allegato).

Normativa di riferimento:
Circolare Ministero LLPP 22 Maggio Criteri di valutazione delle grandezze atte a rappresentare
1967 n. 3151 le proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di
illuminazione nelle costruzioni edilizie.
Circolare n.13011 del 22 Sett. 1974 e Requisiti fisico-tecnici per le costruzioni edilizie
del 22 Novembre 1974 ospedaliere.
D.M. 5 Luglio 1975 Altezza minima e requisiti igienico-sanitari principali dei
locali di abitazione.
D.M. 18 Dicembre 1975 Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi
compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia
ed urbanistica.

Altre
REGIONE EMILIA ROMAGNA Prima normativa tecnica regionale per la disciplina delle
Legge Regionale 9 Novembre 1984 opere di edilizia residenziale pubblica.
n.48
D.lgs 15 Agosto 1991 n. 277 Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE,
n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE, n. 88/642/CEE, in materia
di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da
esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il
lavoro, a norma dell’art. 7 della Legge 30 Luglio 1990
n.212.
D.lgs 19 Settembre 1994 n. 626 Attuazione delle direttive n. 89/391/CEE, n. 89/655/CEE, n.
89/656/CEE, n. 90/269/CEE, n. 90/270/CEE,
n.90/394/CEE, n. 90/679/CEE, riguardanti il miglioramento
della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di
lavoro.
D.lgs 19 Marzo 1996 n. 242 Modifiche ed integrazioni al D.lgs 19 Settembre 1994 n.
626, recante attuazioni di direttive comunitarie riguardanti il
miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori
sul luogo di lavoro.

NORMATIVA UNI

UNI 10380 Illuminotecnica – ILLUMINAZIONE DI INTERNI CON LUCE


ARTIFICIALE

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La progettazione ecosostenibile

4.3.3. I Requisiti ambientali

4.3.3.1. Flussi energetici.


Le classi di esigenze ambientali, riguardano in primo luogo il controllo dell’uso delle risorse.
In particolare delle risorse energetiche e delle risorse idriche.
Sotto il profilo delle risorse energetiche si intende essenzialmente il risparmio energetico.
Ai sensi della Legge 10 – Art.1 si debbono considerare fonti rinnovabili di energia assimilata, le seguenti:
il sole, il vento, l’energia idraulica, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione
dei rifiuti organici ed inorganici dei prodotti vegetali.
I parametri di riferimento a cui è sottoposto il progetto per una completa verifica sono i seguenti:
- Cd = Coefficiente di dispersione volumico
è il coefficiente di dispersione volumica per trasmissione dell’edificio che rappresenta la potenza termica
per metro cubo e per grado (W/m3K), necessaria per compensare i disperdimenti termici per
trasmissione.
A termini di legge bisogna verificare che il CD dell’edificio, sia inferiore al CD imposto per legge (per
questo aspetto la legge 10/91 ed il DPR 412/93 si rifanno alla normativa dettata dal DM 30/07/86).
- F.E.N. = Fabbisogno Energetico Normalizzato per la climatizzazione invernale.
Il calcolo del FEN risulta da Q/GG x V (kJ/GGm 3), dove:
Q è il fabbisogno energetico convenzionale per la climatizzazione invernale,
V è il volume dell’edificio individuato dalla porzione di spazio ed al lordo delle strutture dall’ involucro
edilizio e riscaldata con energia prodotta da un unico impianto.
GG = gradi giorno della località
A termini di legge si dovrà verificare che il FEN calcolato per l’edificio in esame, sia inferiore al FEN
limite.

• F.E.N. – Fabbisogno Energetico Normalizzato per la climatizzazione invernale:


il Fabbisogno energetico normalizzato è dato da : F.E.N = Q / GG x V [kJ/GGm 3], dove:
Q = fabbisogno energetico convenzionale per la climatizzazione invernale, cioè la quantità di energia
primaria globalmente richiesta, durante la stagione di riscaldamento, per mantenere negli ambienti
la temperatura interna costante, con u adeguato ricambio d’aria [kJ].
V = è il volume dell’edificio individuato dalla porzione di spazio, al lordo delle strutture, delimitata
dall’involucro edilizio e riscaldata con energia prodotta da un unico impianto [m3].
GG = gradi giorno della località.
Il termine normalizzato deriva dal fatto che si divide Q per il volume dell’edificio e per i gradi giorno della
località, cercando quindi di rendere questa quantità indipendente dalla tipologia e collocazione
dell’edificio.
A termini di legge bisogna verificare che il F.E.N. calcolato per l’edificio in esame, sia inferiore al F.E.N.
limite che è determinato da:
FENlim = [ ( Cdlim + 0.34 n) – ku ( 0.01 x l / dT + a / dT )] 86,4/ηg
dove:
Cdlim = è il coefficiente di dispersione volumica per trasmissione dell’involucro edilizio;
0.34 = costante che esprime il prodotto del calore specifico dell’aria per la sua densità;
n = è il numero dei volumi di ricambio d’aria convenzionale pari a 0.5;
ku = coefficiente adimensionale di utilizzazione degli apporti gratuiti in funzione della zona climatica
e del rapporto S/V;
0.01 = è il valore convenzionale della superficie ad assorbimento totale dell’energia solare per unità
di volume riscaldato;
I = è la media aritmetica dei valori dell’irradianza solare media mensile per tutti i mesi del periodo di
riscaldamento, sul piano orizzontale;
dT = è la differenza di temperatura tra la temperatura interna di progetto e la temperatura esterna
media – stagionale;
a = sono gli apporti gratuiti interni;
86,4 = costante di conversione;
η g = rendimento globale medio nel periodo di riscaldamento.

• Capacità Termica: la capacità termica delle strutture è il parametro che quantifica la capacità
dell’edificio di utilizzare gli apporti gratuiti di calore, sia esterni (sole), sia interni (persone,
elettrodomestici, ecc.). Nell’appendice B della UNI 10344 troviamo la procedura di calcolo per la
capacità termica la cui validità è esclusivamente legata al calcolo del FEN.45

45
M. Operto. Raccolta normativa per la Commissione UNI GL13.

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La progettazione ecosostenibile

LEGISLAZIONE VIGENTE

Legge 9 Gennaio 1991, n. 10 Norme per l’attuazione del Piano Energetico Nazionale in
materia di uso razionale dell’energia, di risparmio
energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia.
D.P.R. 26 Agosto 1993, n. 412 Regolamento recante norme per la progettazione,
l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti
termici degli edifici al fine del contenimento dei consumi di
energia, in attuazione dell’art. 4 comma 4 della Legge
10/91.
D.M. 13 Dicembre 1993 Approvazione dei modelli tipo per la compilazione della
relazione tecnica di cui all’art. 28 della Legge 10/91,
attestante la rispondenza alle prescrizioni in materia di
contenimento del consumo energetico degli edifici.
D.M. 6 Agosto 1995 Recepimento delle norme Uni attuative del decreto del
Presidente della Repubblica 26 Agosto 1993, n. 412,
recante il regolamento per il contenimento dei consumi di
energia degli impianti termici degli edifici, e rettifica del
valore limite del fabbisogno energetico normalizzato.
D.M. 16 Giugno 1995 Modificazioni ed integrazioni della tabella relativa alle zone
climatiche di appartenenza dei comuni italiani allegata al
decreto del Presidente della Repubblica 26 Agosto 1993, n.
412, concernente il contenimento dei consumi di energia
degli impianti termici degli edifici.
D.M. 2 Aprile 1998 Modalità di certificazione delle caratteristiche e delle
prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti ad essi
connessi.

NORMATIVA (Fonti di Energia Rinnovabili)


UNI 8477 - 1 energia solare – calcolo degli apporti per applicazioni in edilizia – valutazione
dell’energia raggiante ricevuta.
UNI 8477 - 2 energia solare – calcolo degli apporti per applicazioni in edilizia – valutazione degli
apporti ottenibili mediante sistemi attivi o passivi.

UNI 10344 Riscaldamento degli edifici – CALCOLO DEL FABBISOGNO DI ENERGIA.

UNI 10379 Riscaldamento degli edifici – FABBISOGNO ENERGETICO CONVENZIONALE


NORMALIZZATO – metodo di calcolo e verifica.
UNI 10345 Riscaldamento e Raffrescamento degli edifici – TRASMITTANZA TERMICA DEI
COMPONENTI FINESTRATI – metodo di calcolo.
UNI 10346 Riscaldamento e Raffrescamento degli edifici – SCAMBI DI ENERGIA TERMICA TRA
TERRENO ED EDIFICIO – metodo di calcolo.
UNI 10347 Riscaldamento e Raffrescamento degli edifici – ENERGIA SCAMBIATA TRA UNA
TUBAZIONE E L’AMBIENTE CIRCOSTANTE – metodo di calcolo.
UNI 10348 Riscaldamento degli edifici – RENDIMENTI DEI SISTEMI DI RISCALDAMENTO –
metodo di calcolo.
UNI 10349 Riscaldamento e Raffrescamento degli edifici – DATI CLIMATICI.
UNI 10351 Materiali da costruzione – CONDUTTIVITA’ TERMICA E PERMEABILITA’ AL VAPORE.
UNI 10355 Murature e Solai – VALORI DELLA RESISTENZA TERMICA E METODO DI
CALCOLO.
UNI 10376 ISOLAMENTO TERMICO DEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO E
RAFFRESCAMENTO DEGLI EDIFICI.
UNI 7357/74 CALCOLO DEL FABBISOGNO TERMICO PER IL RISCALDAMENTO DEGLI EDIFICI.

4.3.3.2. Controllo dell’uso delle risorse idriche.


E’ un settore dell’industria delle costruzioni oggetto di rilevanti attenzioni negli ultimi decenni Il risparmio
è diventato così una componente indispensabile del risparmio delle risorse.
Il progetto risponde alle indicazioni di legge in materia peraltro prive spesso di regolamenti tecnici precisi

Eppure nel settore sono molte le azioni che possono essere intraprese per ottenere un consistente
risparmio di risorse. Tali azioni sono da tempo propugnate dalla bioedilizia e constano in una serie di

57
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La progettazione ecosostenibile

accorgimenti tecnici che nei limiti del possibile si possono fin d’ora introdurre nel progetto.
Precisamente esse sono:

SOLUZIONI RELATIVE ALL’EROGAZIONE DELL’ACQUA:

Adozione di:
- Cassetta per W.C. a portata regolabile.
- Erogatori elettronici per doccia con elettrovalvola,
- Erogatori per doccie, con tempi di erogazione regolabili,
- Rubinetti a tempo
- Rubinetti con limitatori di temperature e di portata
- Rubinetti azionati da sensori elettronici
- Vasi in ceramica

SOLUZIONI RELATIVE ALL’ORGANIZZAZIONE DI PICCOLI INSEDIAMENTI:

- Sistema di accumulo delle acque grigie


- Impianto di depurazione delle acque grigie
- Recupero e riuso dell’acqua piovana
- Tecnologie bio-fitodepurative
- Sistemi flow-form

L'inserimento di accorgimenti per il risparmio idrico deve, soprattutto per I piccoli insediamentiIl progetto
adotta l’utilizzo dei sistemi suindicati e risponde alle richieste di auto-gestione della risorsa acqua nei
piccoli insediamenti con la proposta di un impianto di fitodepurazione, il recupero ed il riuso dell’acqua
piovana e la ossigenazione dell’acqua con sistemi del tipo flow-form.

Normativa di riferimento:
- Decreto del Ministero della Sanità 21 Dicembre 1990, n. 443
- Direttiva 91/271/CEE
- Legge 5 Gennaio 1994, n.36
- Legge 5 Gennaio 1994, n.37
- DPCM 4 Marzo 1996
- DMLP 8 Gennaio 1997, n. 99
- D. Lgs. 11 Maggio 1999, n. 152

4.3.3.3. Fruibilità.

Anche se solo in parte legate alle tematiche più specificatamente bio-ecologiche il progetto deve
acquisire le indicazioni e le normative relative alla fruibilità dell’intervento ed alla sicurezza.
La fruibilità per le categorie di persone disabili è un requisito di primaria importanza. La normativa vigente
prescrive tre categorie di possibilità: l’accessibilità, la visitabilità e l’adattabilità. Di seguito alcune
indicazioni normative:
Accessibilità all’intero organismo edilizio
Si vuole favorire la realizzazione di edifici con livelli di accessibilità totale o comunque superiori a quelli
minimi richiesti dal D.M.236/1989, pensando all’aumento della popolazione anziana o con handicap
motori, anche temporanei. I metodi di verifica sono quelli del D.M.236/1989. Nei casi di ristrutturazione di
edifici il requisito è premiabile con gli sconti sugli oneri concessori previsti al punto 1.6.15 della delibera di
Consiglio regionale n.849/2000.
Arredabilità
Si mira alla realizzazione di edifici con possibilità di personalizzare gli spazi con diverse
soluzioni di arredo, con soluzioni di arredo che non impediscano la circolazione anche in sedia a
rotelle o la possibilità di assistere persone anziane allettate. Si promuove inoltre la creazione di
spazi arredati a soggiorno nelle parti comuni degli edifici (chiusi e aperti) per favorire le
relazioni interpersonali tra utenti, soprattutto se anziani.

Dotazione di impianti per aumentare il senso di sicurezza ed il benessere dell’abitare.


Il previgente requisito raccomandato “Dotazioni impiantistiche minime” non sembra più rispondere
all’attuale evoluzione delle esigenze di qualità dell’abitare per cui viene sostituito con un requisito che
favorisce l’installazione di nuove tipologie di impianti utili al controllo climatico degli spazi, a prevenire il
rischio di incidenti, di incendi, di intrusioni. Il requisito evidenzia in nota l’importanza che a determinati
sistemi di allarme, specie se l’utenza è anziana, si accompagnino adeguati servizi di portineria o

58
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La progettazione ecosostenibile

comunque di collegamento a centrali di intervento, per evitare disagi all'utenza.46

Alcune definizioni per ottenere spazi maggiormente fruibili e livelli di confort spaziale maggiore possono
essere definiti nelle seguenti indicazioni tipo:

Requisiti minimi generali

1. Altezza interna h=2.70 m.


2. Numero di piani massimo 7, numero di piani mansardati massimo 1
3. Suddivisione delle superfici abitabili
2
3.1. M 60/802-2½ locali (1 wc con vasca, wc, lavabo, bidet)
2
3.2. M 80/100 3-3½ locali (1 wc con vasca, wc, lavabo, bidet)+ (wc, lavabo)
2
3.3. M 100/110 4-4½ locali (1 wc con vasca, wc, lavabo, bidet)+ (wc, lavabo,doccia)
2
3.4. M 110/ 125 5-5½ locali (2 wc con vasca, wc, lavabo, bidet)

Una cucina di 12 m2 viene considerata ½ stanza o l'ingresso esposto alla luce direttamente

4. Spazi accessori
2
4.1. Depositi o ripostigli (1 m per camera) o arredi a muro con identico volume fuori dalle camere
2 2
4.2. Cantine da due a tre (minimo 6 m ) da tre locali a cinque locali (minimo 8 m )
4.3. Lavanderia 1 lavatrice ogni 5 appartamenti
4.4. Locale asciugatura 1 locale separabile ogni 6 appartamenti
2
4.5. Area carrozzine e biciclette minimo 4 m per appartamento in uno spazio comune
2
4.6. Servizi comuni minimo 50 m ogni 25 appartamenti più cucina staccata, guardaroba, bagni per uomini e donne
2
4.7. Ripostiglio di 20 m ogni 25 appartamenti (per mobili)
2
4.8. Spazio bricolage (25 m ) ogni 50 appartamenti

5. Rifiuti: contenitori all'aperto-piazzuola per rifiuti:


5.1. 1 container di 800 lt. Ogni 10 appartamenti, separabile.
2
5.2. piazzola per il compostaggio per il giardino (minimo 25 m ogni 25 appartamenti)
2
6. Area tecnica stazione sotterranea di 10 m ogni appartamenti (riscaldamento)

7. Parcheggi: 1 posto auto al chiuso per ogni appartamento più parcheggio per visitatori pari al 6 % della superficie
costruita.

8. Ingressi Atrio: spazio unico di profondità minima 7 m e larghezza minima 3m.

9. Asilo o spazio per gioco comune bambini 2% della superficie costruita

10. Il 20 % degli appartamenti dovranno avere una camera isolata acusticamente in modo da poter essere utilizzata come
camera della musica
2
11. Locale del custode 50 m con bagno (wc, lavabo, doccia)

ELEMENTI DIMENSIONALI

1. L'ingresso dovrà essere raggiungibile direttamente in piano o con scale e rampe per disabili (senza montacarrozzella)
2. All'inizio e alla fine delle scale interne ed esterne dovrà essere previsto uno spazio di manovra lineare della carrozzina di
almeno 2.2x1.0 m.
3. Le camere dovranno avere sul lato libero della volata della porta almeno 60 cm libero prima di trovare un ostacolo fisso o
mobile
4. In ogni area di distribuzione dovrà essere prevista una area libera di raggio cm 140
5. Lo spazio minimo di fronte al blocco cucina (fuochi, lavello) dovrà essere almeno cm. 140 se con parti fisse 120 se con
limitazioni mobili
6. Le camere da letto doppie dovranno essere verificate per il posizionamento di due letti testa a testa.
7. Ogni terrazza dovrà essere praticabile ed avere uno spazio di manovra di almeno 1.4x1.7 m.

4.3.3.4. Sicurezza.

La sicurezza è un requisito altrettanto importante e soprattutto nel campo:


- della protezione dagli incendi,
- della protezione dai flussi energetici,
- della protezione dalle forme

Gli elementi tecnici che delimitano gli spazi chiusi devono essere tali da garantire:
- la proprietà dei materiali impiegati a non essere soggetti all’aggressione dei microrganismi

46
Regolamento edilizio tipo regionale (L.R. della Regione Emilia Romagna n.33 del 1990 aggiornamento del 16/01/2001)

59
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(funghi, muffe, ecc..) che ne possano alterare le caratteristiche e le prestazioni, e a non cedere sostanze
nocive;
- la caratteristica dei materiali e la morfologia delle soluzioni tecniche a non trattenere o
accumulare scorie.

Nota:
I materiali costituenti le chiusure verticali e le partizioni interne non devono essere soggetti
all’aggressione dei microrganismi (funghi, muffe, ecc..) che ne possano alterare le caratteristiche e le
prestazioni e devono avere attitudine a non trattenere o accumulare scorie.
Al fine di evitare depositi antigienici di origine animale le chiusure superiori dovranno essere interamente
lavabili dalle acque meteoriche e non consentire ristagni delle acque stesse.
Nell’impianto idrosanitario - reti di distribuzione acqua calda e acqua fredda - devono essere usati
materiali e componenti tali da non causare o favorire lo sviluppo di germi patogeni, organismi vegetali o
animali, e la cessione al fluido di sostanze nocive.

Il progetto recepisce le norme di sicurezza e la legislazione vigente in materia ed in particolare:

- Legge 1 Marzo 1968, n. 186


- Legge 5 Marzo 1990, n. 46
- DPR 6 Dicembre 1991, n. 447
- Direttiva 90/396/CEE.
- D.P.R. 15 Novembre 1996, n. 661.

- Normativa CEI 64 - 2
- Normativa CEI 64 - 8
- Normativa CEI 81 - 1
- Normativa CEI 11 - 8
- Normativa CEI 64 - 12

- UNI ISO 1182


- UNI 8456
- UNI 8457
- UNI 9174
- UNI 10365

Notevole rilevanza ha il rischio da elettrosmog e da compatibilità elettromagnetica.


Profilo della legislazione e normativa vigente:

- DPCM 23 Aprile 1992


- DPCM 28 Settembre 1995
- D.Lgs. 12 Novembre 1996, n. 615
- Circolare del 29 Maggio 1997 n. GM 103058/4207 DI.
- DM 10 Settembre 1998, n. 381
- DM 10 Settembre 1998, n. 381
- D.Dirig. 18 Maggio 1999

CEI - ENV 50204 - Aprile 1996


CEI 211 - 4 Luglio 1996

5. Criteri di selezione dei materiali edili di progetto.


Le esigenze di salvaguardia dell’ambiente si esprimono direttamente sull’organismo edilizio mediante il
controllo della qualità dei materiali per l’edilizia. Le valutazioni più efficaci sono quelle sviluppate
attraverso la LCA (Life Cycle Assessment) in cui si tiene in considerazione il completo ciclo di vita dei
materiali ("alla culla alla tomba"). Queste valutazioni sono di tipo quantitativo ma altre altre valutazioni
anche con caratteristiche più qualitative possono portare a risultati efficaci.

5.1. Cenni sulla LCA (Life Cycle Assessment)


L'informazione è una parte importantissima all'interno della LCA in quanto i dati devono avere coerenza
ed essere applicati con ripetibilità. Per rendere il sistema trasparente e funzionale sarà necessario avere
una base comune dalla quale prelevare i dati fondamentali con i quali poter raggiungere gli obiettivi di
qualità ambientale. I dati dovranno avere requisiti di qualità comprendenti:

• i fattori relativi al tempo;

60
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• i fattori geografici;
• i fattori tecnologici;
• la precisione, la completezza e la rappresentatività dei dati;
• la coerenza e la riproducibilità dei metodi usati nella LCA;
• le fonti dei dati e la loro rappresentatività;
• l'incertezza dell'informazione; 47

Tali dati hanno grande importanza nell'applicazione delle valutazione a sistemi che assemblano ed
elaborano prodotti per la definizione di un sistema costruttivo. Un processo produttivo utilizzano fonti
informative e una conoscenza delle risorse che molto approfondita a differenza di quanto avviene nel
settore edilizio in cui l'informazione è utilizzata fino ad una certa fase del processo. Il passaggio dal
prodotto al sistema edilizio non è compreso nella valutazione complessiva della sostenibilità ambientali di
sistemi articolati come la costruzione edilizia, in quanto tale valutazione è sempre stata effettuata su
sistemi produttivi industriali non considerando la fase di costruzione come un momento di produzione,
ma tuttalpiù assemblaggio di parti in cui la componente di lavoro umana è prevalente (non analizzata
negli ecobilanci).

5.2. La valutazione dell'impatto del ciclo di vita (LCA).

La valutazione dell'impatto del ciclo di vita di un materiale ha lo scopo di valutare i potenziali carichi
ambientali attribuibili al processo di produzione. Tale valutazione necessita di relazionare i dati di
inventario (la fase che permette di comprendere la quantità e la qualità degli elementi del processo) a
specifici impatti ambientali. Durante questa valutazione i dati rilevati possono indrodurre delle revisioni
degli obiettivi.
La valutazione si compone di tre azioni fondamentali:
La classificazione definisce le relazioni tra i dati di inventario con le categorie di impatto.
La caratterizzazione definisce le interrelazioni fra i dati di rilievo all'interno delle singole categorie di
impatto.
La valutazione con valori ponderati in base al caso specifico, in cui vengono analizzate sia le condizioni
locali ambientali che la attribuzione degli stessi agenti a impatti significativi.
La fase di valutazione è quella in cui le singole metodologie possono agire in maniera significatamente
differente.

5.3. Le metodologie valutative.

La valutazione del ciclo di vita tiene in considerazione quindi tutte le risorse in termini di input e output:
estrattive, materie prime, energie, trasporti, manufatture, uso, rifiuti, emissioni..
48
Dalla metodologia indicata dalla SETAC si può trarre un modello. Nel modello sono riscontrabili una
serie di sub-fasi che analizzate con l'inventario definiscono un certo numero di categorie di impatto
ambientale nella fase che precedentemente è stata enunciata come classificazione. Gli impatti, come la
riduzione delle risorse rinnovabili e non rinnovabili, il riscaldamento globale, la riduzione dello strato di
ozono, l'acidificazione ecc., vengono riportate ad un valore pari all'unità che si compone dei diversi
apporti derivati dall'analisi delle risorse (caratterizzazione) quantificando l'uso delle stesse e le emissioni
in relazione alla produzione. Il passaggio successivo è l'analisi dei valori delle fasi di classificazione e
caratterizzazione con il fine di definire come i carichi ambientali producano cambiamenti mediante un
parametro di pesatura con il quale è possibile equilibrare gli apporti di ogni causa in relazione all'effetto
che sia di tipo naturale o sociale.

1. Obiettivi. La prima fase definisce gli obiettivi e l'orientamento della LCA. Nella fase di
inventario vengono rilevati tutti i flussi interni ed esterni alla produzione. Vengono definiti i criteri
e le unità di misura dell'analisi per le tipologie di inventario. Se la LCA è indirizzata alla
comparazione con altri prodotti il periodo di vita deve essere introdotto come unità.

2. Inventario o LCI (ife Cycle Inventory). La fase relativa all'inventario rileva le funzioni che sono
oggetto dello studio includendo la quantificazione delle risorse, in questa fase devono essere

47
UNI EN ISO 14040 Gestione Ambientale. Valutazione del ciclo di vita. Principi e quadro di
riferimento.1998
48
SETAC Life Cycle Impact Assessment: The state of the art 2nd edition SETAC (Society of
Environmental Toxicology and Chemistry) Florida USA, 1997-1998.

61
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raccolti i dati, i metodi di calcolo e i limiti dell'analisi.


a) I limiti49 del sistema sono rappresentati da una flow-chart in cui sono inseriti i limiti
presi in considerazione che possono essere di tipo geografico, in relazione ai
carichi ambientali.
b) Dopo aver definito il sistema di analisi i dati che vengono raccolti devono essere
"normalizzati" in una unità di misura.

3. Allocazione. Questa operazione definisce l'appartenenza delle categorie di prodotti del


processo con determinati carichi ambientali. ( questa operazione ha ampio margine di
discrezionalità ed ha maggiori ambiti di incertezza quando i sistemi analizzati sono molto
ampli).

4. Calcolazione. Terminate le operazioni preliminari e definiti i flussi di risorse e di elaborazioni


con tutte le immissioni vengono effettuate i calcoli secondo tre passi che definiscono le quantità
di tutti gli agenti e i flussi energetici.

5.4. Cenni sulla valutazione del ciclo di vita dei materiali (LCA).

La valutazione si svolge secondo le tre fasi descritte precedentemente (classificazione,


caratterizzazione, valutazione).
Nelle prime due vengono analizzati i dati dell'inventario e dopo aver definito la relazione fra carico
ambientale (CO2 = riscaldamento del globo; CO2 = eutrofizzazione) e impatto, si rapportano i carichi
ambientali ad un fattore di equivalenza fra impatti. Con la caratterizzazione viene definito il peso dei
carichi all'interno dei singoli impatti rapportati ad una unica unità di misura e moltiplicati per fattore di
equivalenza( Riscaldamento globale = CO2 equivalenti).

I metodi di valutazione definiscono una scala di prevalenza fra i vari impatti, che vengono aggregati a
formare un singolo parametro(in quanto si potrebbe avere un valore elevato di un impatto ed uno minore
in termini assoluti ma in termini relativi il minore potrebbe essere molto più "rischioso"). I metodi di
valutazione più utilizzati sono50:

• Il metodo delle strategie ambientali (sviluppato in Olanda da CML).

• Il metodo EPS (sviluppato per la Volvo Car Corporation dal Swedish Environmental Research
Institute IVL).

La metodologia da una valutazione economica con una unità rapportata alla moneta europea. Il risultato
finale è un valore numerico in riferimento a tutti gli impatti che tiene in considerazione il guidizio della
comunità, l'intensità e la frequenza dell'impatto, la localizzazione e la durata, il contributo dei singoli carichi
all'interno dell'impatto ed il costo di riduzione di ogni singolo impatto per la riduzione alla unità di peso.

• Il metodo della scarsità ecologica.(51) (52) Ecological Scarcity( sviluppato in


Svizzera).L'approccio con gli "Eco-points" viene calcolato con l'"Eco-factor" che sono dei
parametri relativi all'area geografica in cui si colloca su base annuale, gli Eco-point vengono
aggregati per costituire un unico valore numerico. E' valido solo per una specifica area
geografica, la valutazione scientifica è combinata con le indicazioni politiche-amministrative.

E' necessario che le procedure di valutazione siano trasparenti; a volte le analisi potrebbero terminare
anche alla fase di inventario con la limitazione degli impatti e catalogazione degli effetti in riferimento
solamente ad alcuni carichi ambientali (CO2, SO2).

49
Anne marie Tillmann, Henrikke Baumann "General Description of Life Cycle Assessment
Methodology", Technical Environmental Planning, Chalmers University of Technology 1995.
50
Fra gli altri i metodi accettati in Europa sono: "Okopunkte", svizzero uno dei primi; il CLM sviluppato in
Olanda dalla Università di Leiden alla quale si devono i maggiori contributi nella definizione degli impatti,
il citato EPS, svedese acronimo di Environment Priority Strategies e la Metodologia di Eco bilancio
sviluppato da PWMI European Center for Plastics in the Environment.
51
Anne marie Tillmann, Henrikke Baumann "General Description of Life Cycle Assessment Methodology"
op. cit.
52
A. S. Braunschweig, R. Muller-Wenk, "Methodik fur Oekobilanzen ahf der bases Okologischer
Optimierung", Schriften Umwelt 133, Swiss Federal Office of Environment, Forest, and Landscape,
Ottobre 1990

62
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La progettazione ecosostenibile

In questi casi solamente una prima parte della LCA sarebbe completata con l'analisi dell'inventario (LCI).

Questo approccio sviluppato da molte valutazioni di LCA costituisce una riduzione del concetto di
valutazione dei carichi ambientali in quanto i risultati della LCI non interpretati risultano tutti di eguale
peso. La fase di calcolazione (pesatura) dei singoli carichi ambientali permette di definire l'effettiva
azione di una carico in riferimento ad un impatto.

5.4.1. La LCA dei materiali edili.

Per passare dalla valutazione dell'impatto ambientale dei materiali a quella delle costruzioni è necessario
procedere alla revisione del processo edilizio secondo il percorso indicato nei paragrafi precedenti.
In molti casi è sufficiente esaminare solamente i carichi ambientali o le funzioni in questione come la
quantità delle risorse consumate o il rischio relativo alle emissioni.

Le categorie di impatti normalmente considerate(riscaldamento globale, acidificazione, eutrofizzazione,


riduzione dello strato do ozono, rischi per la salute, smog fotochimico, ecotossicità) sono spesso
accompagnate da altri fattori come la tossicità delle lavorazioni o l'inquinamento potenziale nella
condizione di uso. La valutazione complessiva è frutto di scelte opportune in quanto i dati inseriti nella
valutazione del ciclo di vita possono considerevolmente modificare i risultati in funzione degli obiettivi
come la considerazione dei flussi di materiali che potrebbero avere scarsa influenza nella definizione
degli impatti.

Come anticipato sono gli obiettivi della valutazione che definiscono il campo di applicazione. 53
Ugualmente non sempre sono considerati alcuni aspetti correlati con la dinamica del processo valutato,
seppur direttamente connessi. La creazione di strutture ed infrastrutture relative alla produzione di un
determinato bene, gli eventi accidentali relativi e le dinamiche sulla forza lavoro vengono escluse dalla
valutazione con il metodo della LCA anche se hanno un rapporto diretto con le meccaniche sociali,
economiche e ambientali.

La normativa ISO 14041 suggerisce di suddividere nella fase di Allocazione in sub-processi in modo
tale da considerare i sottoprodotti e la "qualità" delle risorse.
La quantità di energia utilizzata in un processo è un dato importante ma conoscere la qualità della stessa
significa discriminare maggiormente il processo: differenziare l'energia da fonti rinnovabili e da fonti non
rinnovabili e al suo interno, per tipo di fonte (idroelettrica, eolica, geotermica oppure da combustione di
gas, oli combustibili, nucleare), permette di dare maggior peso ai valori di energia contenuta nei
materiali.

La valutazione della sostenibilità deve essere uno strumento da utilizzare durante il processo decisionale,
al fine di porre un controllo del processo e definire i margini di miglioramento possibili.

La valutazione della compatibilità ambientale dei prodotti deve servire principalmente come struttura di
supporto alla formazione di criteri di etichettatura ecologica (tabella 01.13), mentre alcuni di questi valori
possono essere utilizzati direttamente nella valutazione complessiva della costruzione.

Si può quindi definire la sostenibilità di una costruzione come la sommatoria dei carichi ambientali e della
riduzione delle risorse e dell'energia all'ecosistema in riferimento a tutto il periodo di vita.

La sostenibilità ambientale della costruzione dipende quindi da un certo numeri di fattori e non
esclusivamente dalla quantità e alla qualità dei flussi energetici. La durabilità delle soluzioni e dei materiali
a sistema è una funzione non secondaria.

La durata complessiva della costruzione e dei singoli elementi tecnici all'interno dei sub-sistemi
influenzano notevolmente la valutazione della quantità e dell'efficacia nel periodo degli impatti ambientali
dovuti alla produzione.

53 Maggiore durata Maggiore


la Nordic Guidelines on Life Assessment Nord 1995 elenca sostenibilità
una lista di elementi che normalmente non
vengono considerati nel LCI.

63
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La progettazione ecosostenibile

I carichi ambientali dovuti alla produzione si diluiscono con gli anni di previsione di durata, inoltre la
minor concentrazione nel breve periodo permette all'ecosistema di reagire gradualmente.
La previsione di durata del materiale potrebbe essere svolta in due fasi: la prima dal produttore che
certifica il materiale e ne definisce alcuni aspetti riguardo le risorse e l'energia congiuntamente alle
istruzioni per la manutenzione e il riciclaggio; la seconda in fase di progettazione con la definizione delle
migliori condizioni di esercizio del prodotto a sistema.

La Finnish Building Industry Association ha sviluppato a questo proposito un progetto per una etichetta
che tenga in considerazione sia gli aspetti ambientali che quelli relativi alla durabilità proponendo una
sezione con indicazioni riguardo la progettazione e le condizioni d'uso.

In merito alla valutazione dei materiali da costruzione si possono considerare alcuni principi applicabili
alla LCA secondo una ricerca sviluppata in Finlandia.54

• La valutazione del ciclo di vita deve considerare l'estrazione, le materie prime, l'energia e i
materiali ausiliari utilizzati; i trasporti, l'uso la manutenzione e il riciclo o discarica.
• La valutazione dei carichi ambientali deve essere effettuata sulla base dei dati dei produttori.
La LCI (life cycle Inventory) deve coprire almeno il 95 % dei flussi.
• I limiti del sistema escludono le infrastrutture, gli impatti causati dalle risorse umane e la
produzione di macchinari per la produzione, veicoli e la modernizzazione delle attrezzature
relative.
• I flussi di energia devono essere suddivisi per tipologia, fonte e per rinnovabilità o non
rinnovabilità. I flussi di carburante sono convertiti in emissioni e consumi energetici in caso
non sia abbiano dei dati certi si devono utilizzare i dati medi nazionali.
• Le emissioni di CO2 dalla combustione di derivati del legno non sono computati.
• I carichi ambientali non sono considerati per significativi bassi valori.
• La valutazione deve avere un approccio pratico per cui si devono tenere in considerazione
solo gli aspetti attuabili (i materiali sono riciclabili quando la procedura per il riciclo è
organizzata)
• Le condizioni di uso e progetto per la durabilità devono essere esplicite. La previsioni di durata
deve essere nota.
• I dati relativi alle valutazioni devono essere in chiaro (produttore, metodo, periodo di validità)
• Se due o più prodotti devono essere comparati i dati utilizzati devono essere presi in rispetto
alle funzioni dei prodotti e al periodo di riferimento.

5.4.2. La valutazione del ciclo di vita della costruzione.

L'applicazione dei metodi di valutazione della LCA al settore delle costruzioni ha sicuramente molti punti
di incertezza. Sebbene sia un processo di breve durata per la fase di costruzione ha notevoli diramazioni
nelle fasi precedenti e successive. La progettazione consapevole della sostenibilità ambientale deve
tenere in considerazione alcuni aspetti per finalizzare un obiettivo:

• La necessità di avere dei requisiti ambientali di riferimento.(committente)


• La capacità di corrispondere delle soluzioni in grado di dare delle prestazioni in riferimento ai
requisiti richiesti.(organismo di progettazione)
• La trasparenza del sistema produttivo nel trasferimento dei dati.(sistema produttivo e istituzioni)

Nel settore delle costruzioni la cooperazione fra il progettista e il produttore è fondamentale per il
raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. La LCA può essere uno strumento per sviluppare la
diffusione dell'approccio ambientalmente compatibile, ma sicuramente la qualità e la tipologia dei dati
deve essere trasmessa in modo completo agli operatori del settore.
La valutazione potrebbe tenere in considerazione alcuni aspetti (T. Hakkinen 1999) che ne definiscono i

54
Tale progetto è incluso in Hakkinen, T. e altri "Environmental profiles of building products and the
principles for assessment" Technical Research Center of Finland, VTT Espoo 1998 VTT Research notes
1836.

64
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limiti55:
• Valutazione dei consumi energetici.
• Lista delle quantità.
• Valutazione degli impatti ambientali dei materiali da costruzione.
• Valutazione della durata di esercizio.
In considerazione dell'analisi di Inventario del processo di costruzione e della fase in esercizio è possibile
individuare un diagramma di flusso in cui sono rappresentate le fasi e i flussi delle risorse da analizzare
all'interno del processo edilizio in riferimento alla valutazione della sostenibilità ambientale.
Sulla base di queste considerazioni si dovranno condurre le valutazioni del ciclo di vita delle risorse
impiegate nel processo edilizio in riferimento alla esigenza di contenere gli effetti dei carichi ambientali
conseguenti.
Alcuni programmi semplificati permettono di avere il controllo delle scelte in base ad una procedura che
attraverso il confronto di variabili consente di conoscere le ricadute ambientali unitamente a quelle
economiche solo effettuando delle scelte di tipo merceologico.
Il programma BEES 2.0 (acronimo di Building for Environmental and Economic Sustainability) nasce
come strumento di valutazione delle prestazioni dei materiali per l’edilizia sia per ciò riguarda gli
standard più recenti in materia di tutela dell’ambiente, sia in termini economici. E’ un metodo di
comparazione destinato a progettisti, costruttori e produttori di materiali. La valutazione delle prestazioni
di rispetto ambientale (ottima prestazione = minimo impatto)è basata sulla valutazione dell’intero ciclo di
vita dell’elemento tecnico o del materiale. La suddivisione delle fasi di tale ciclo comprende anche il
trasporto e la gestione dei rifiuti (non solo il riciclaggio).
Preliminarmente occorre pesare l’importanza da accordare alle tre variabili in cui è suddivisa la
valutazione. Esse sono:
1) l’impatto ambientale considerato come la sintesi di sei fattori e cioè:
• il riscaldamento globale;
• la pioggia acida;
• l’eutrofizzazione;
• lo sfruttamento delle risorse. (vengono considerate i materiali fossili e minerali è in rapporto alle
riserve);
• la qualità dell’aria interna (vengono utilizzate valuatzioni euristiche, i valori sono modificabili con
propri riferimenti);
• I rifiuti solidi (vengono considerati in misura del peso e della densità del materiale non
riciclabile);

Alla valutazione ambientale si affianca la valutazione economica effettuata con standard ASTM
(American Society for Testing Materials), valutazione che procede per fasi parallele alle precedenti.
Il Programma BEES TM sviluppato dall'americana EPA (Environmental Protection Agency) è uno
strumento semplificato ma che permette sia di conoscere I valori che definiscono le scelte sia di
effettuare scelte all'interno del processo di progettazione. 2) l’attualizzazione dei costi futuri al loro valore
attuale, stabilito con tasso di sconto da indicare).
3) la combinazione del punteggio ottenuto in materia di impatto sull’ambiente con quello di tipo
economico (cioè la valutazione bilanciata di entrambi i fattori, anziché la preferenza accordata all’uno o
all’altro; scegliendo percentualmente il rapporto fra peso del valore ambientale e peso del valore
economico).

55
T. Hakkinen, P. Ahola, L. Vanhatalo, A. Merra "Environmental Impact of Coated Exterior Wooden
Cladding" VTT Finland Febbraio 1999.

65
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Il programma valuterà diversamente un medesimo materiale a seconda della scelta effettuata. In altre
parole un materiale potrà ottenere punteggi diversi e cambiare posizione, da vincente o perdente in un
confronto, a seconda che la considerazione prevalente sia ambientale, economica, o bilanciata
(economico-ambientale).

TM
Figura 5 I grafici di BEES

5.4.2.1. Le valutazioni qualitative dei requisiti.


Questa importante funzione viene effettuata anche attraverso l’adozione di regolamenti e sistemi come :
- Regolamento 880/92/CEE, applicato dall’aprile 1995 che tratta della gestione e dell’audit ambientale, e
propone alle industrie un sistema di controllo indipendenteche minimizzi gli impatti sull’ambiente.
- Ecolabel, sistema di assegnazione di marchio di qualità ecologica, realizzata con l’adesione volontaria
delle imprese produttrici.
Altre azioni che è possibile sostenere per il controllo dei materiali sono la gestione dei rifiuti da
costruzione e l’adozione di una prima direttiva europea (75/442/CEE) che ha inteso favorire l’attività di
recupero dei rifiuti, sia attraverso le successive direttive in materia (91/156/CEE).
Nella scelta dei materiali, nelle indicazioni tecniche e nelle voci di capitolato si farà riferimento a prodotti
che possiedano i requisiti richiesti per essere certificati o che siano frutto di lavorazioni con requisiti bio-
ecologico e non tossicità.
Un discorso a parte lo meritano le certificazione (marchiatura) dei materiali edili che il sistema produttivo
industriale ha cercato di applicare immediatamente a seguito delle istanze contenute nelle politiche di
sostenibilità ambientale inserendo all’interno delle procedure produttive maggiori controlli e a volte
“aggiornando” il processo produttivo; tale innovazione è stata anche permessa dall’introduzione dei
sistemi di qualità, su modelli ISO 9000 (con le ISO serie 14000 e la Vision 2000), che hanno aperto la via
a quelli di qualità ambientale. I primi prodotti che hanno ricevuto e che hanno stimolato la formazione di
un marchio di rispetto ambientale sono quelli industriali che hanno larga diffusione o che hanno avuto la
necessità di migliorare la propria immagine. L’efficacia di marchi per prodotti e la diffusione degli stessi è
regolamentata da strumenti normativi che in Europa trovano il loro riferimento nel Regolamento U.E.
880/92 che ha posto le basi per la definizione dell’etichetta ecologica ovvero dell’Ecolabel.
I riferimenti normativi principali in sintesi sono:
v Direttiva CEE 89/106 del Consiglio del 21.12.1988 relativa al riavvicinamento delle disposizioni
legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti i prodotti da costruzione
recepita in Italia con DPR n. 246 del 21.4.1993
Comunicazione della Commissione concernente i documenti interpretativi della direttiva
89/106/CEE CE C.62 del 28.2.1994
v Regolamento (CEE) N. 880/92 del Consiglio del 23.3.1992 concernente un sistema comunitario di
assegnazione di un marchio di qualita' ecologica CE L.99 dell' 11.4.1992
v Regolamento (CEE) N. 1836/93 del Consiglio del 29.6.1993 sull'adesione volontaria delle imprese
del settore industriale a un sistema comunitario di ecogestione e audit CE L.168 del 10.7.1993
v D.M. 413 del 02/08/1995
v Regolamento (CEE) n.1980/2000 del 17/07/2000

Alcuni paesi come Singapore (Green Label 1992) e Austria (Austrian Eco-Label), e i derivati dai sistemi
principali: Zimbabwe (environmental 2000), Brasile (Environmental choice), Croatia (Environmental
Label), Repubblica Ceca (Environmental Choice), Israele (Green Label), Nuova Zeland (Environmental
Choice New Zealand), Taiwan (Taiwan-Green Mark) hanno sviluppato marchi propri secondo criteri
adottati nei vari sistemi ma più o meno riconducibili alla Valutazione del ciclo di vita del prodotto (LCA) e
quindi alla normativa della serie ISO 14000, e più specificatamente quelle della serie 1404* e 1402*. I
criteri adottati nazionalmente, o meglio da Istituti di ricerca di importanza nazionale, in merito di LCA
sono diversificati ma non caratterizzano qualitativamente un prodotto, che risulta dell’interpretazione dei

66
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risultati; ma definisce una modalità di valutazione, alcuni di questi non fanno riferimento alla LCA ma
linee guida o check list di analisi delle caratteristiche di prodotto che viene considerato sia dal punto di
vista qualitativo che quantitativo. Ovvero se corrisponde ad una classe di requisiti minimi definiti dal
sistema di certificazione ricevono il marchio; lo stesso marchio a volte può essere applicato per il suo
largo campo di applicazioni a più categorie di prodotti edili e non; attualmente i principali marchi sono
rappresentati da:

La scelta dei materiali sotto questo profilo permetterà di minimizzare una serie di rischi e di possibili
nocività nella scelta delle tecniche e soprattutto se effettuate in fase di progettazione nel loro
accostamento.
Secondo quanto indicato al punto 5.1 i materiali da costruzione dovranno essere selezionati secondo
56
criteri che permettono il miglior controllo della qualità ambientale interna ed esterna nel rispetto dei
requisiti di progetto.
I materiali adottati saranno scelti fra alternative che tengano in considerazione:
a) la salvaguardia dell’ambiente nella fase di produzione, uso e dismissione dei materiali e componenti
b) salvaguardia della qualità dell’aria interna
ovvero saranno analizzate per ogni classe di unità tecnologica, mediante valutazioni sintetiche, gli impatti
in relazione:
Lavoratore
occupante ambiente produzione Posa in opera Prestazioni
complessive

Valutazioni qualitative di materiali nell’edilizia si ritrovano inserite in alcuni strumenti operativi di scelta o
progetto con l’obiettivo di formare un proprio criterio di selezione più che una scelta fra prodotti noti per
marchi commerciali (come l’Environmental Preference Method o il Green Building Handbook).
Per giungere alla formazione di un marchio è quindi necessario definire criteri e principi e soprattutto i
requisiti di riferimento propri dell’Ente promotore con le necessarie correlazioni all’ambiente in cui si

56 alcuni di questi possono essere individuati all’interno l ”Elenco materiali da costruzione consigliati secondo criteri ecologici
e biologici” Associazione Svizzera per la Costruzione Bioecologica (ASCB) agosto 1996.

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colloca e alla produzione normativa-certificatoria in corso.


Attualmente, in parallelo alla certificazione ISO 14021 e quindi all’analisi e valutazioni di LCA in Italia si
stanno avviando dall’ANPA, anche le Dichiarazioni Ambientale di Prodotto (EPD) che verrebbero
utilizzate prevalentemente per l’aspetto informativo sul prodotto.
Le emissioni in aria di inquinanti negli ambienti interni, tra cui anche la formaldeide57 (VOC) che la
Circolare Ministero della Sanità del 22 giugno 1983, n. 57 prevede neI “il livello massimo o soglia di
accettabilità di formaldeide negli ambienti di lavoro e nei locali di abitazione, viene fissata in una
concentrazione massima di 0,1 parti per milione.”, è un aspetto che si mette in forte relazione con il
sistema edificio: ventilazione naturale, dimensione degli ambienti e altri aspetti modificano in maniera
significativa la qualità dell'aria e quindi la concentrazione degli inquinanti che è l'aspetto più importante
per la scelta dell'IAQ (Indoor Air Quality)

Figura 6 Un pannello per una partizione interna realizzato con materiali naturali.
Di per sé il riciclo è un metodo per ridurre la quantità di risorse da utilizzare e comporta al tempo
stesso un contenimento più o meno grande dell’impatto sull’ambiente dei processi produttivi e dei beni
industriali al termine della loro vita.58
Il RIUSO e il RICICLO sono azioni molto significative in quanto consentono di scegliere e ottimizzare
anche le tecniche costruttive. Le tecniche costruttive “a secco” permettono di intervenire sull’oggetto
edilizio individuando gli elementi tecnici e quindi consentono di rimuovere ed isolare ogni singolo
materiale ed avviarlo alla fase di riciclo o di riuso. Le operazioni che si svolgono durante queste fasi
devono essere preventivamente coordinate, la selezione dei materiali durante le demolizioni selettive non
può avvenire in modo casuale ma devono essere predisposti i luoghi, i metodi, e i criteri di scelta dei
materiali.
Ma senza entrare nello specifico problema e nella definizione dei singoli obiettivi, possiamo dire che
questi caratterizzeranno delle precise strategie relative agli obiettivi di sostenibilità che saranno messe in
relazione fra loro secondo un rapporto dato dalla prossimità, dall’appartenenza alla stesso obiettivo,
oppure dalla contiguità, dalla contemporaneità o dall’interdisciplinarietà degli obiettivi in funzione della
necessità di soddisfare determinati requisiti.

Asetticità
Gli elementi tecnici che delimitano gli spazi chiusi devono essere tali da garantire:
- la proprietà dei materiali impiegati a non essere soggetti all’aggressione dei microrganismi (funghi, muffe,
ecc..) che ne possano alterare le caratteristiche e le prestazioni, e a non cedere sostanze nocive;
- la caratteristica dei materiali e la morfologia delle soluzioni tecniche a non trattenere o accumulare
scorie.
I materiali costituenti le chiusure verticali e le partizioni interne non devono essere soggetti all’aggressione
dei microrganismi (funghi, muffe, ecc..) che ne possano alterare le caratteristiche e le prestazioni e
devono avere attitudine a non trattenere o accumulare scorie.
Al fine di evitare depositi antigienici di origine animale le chiusure superiori dovranno essere interamente
lavabili dalle acque meteoriche e non consentire ristagni delle acque stesse.
Nell’impianto idrosanitario - reti di distribuzione acqua calda e acqua fredda - devono essere usati
materiali e componenti tali da non causare o favorire lo sviluppo di germi patogeni, organismi vegetali o

57 Per la scelta dei materiali che contengono Formaldeide la norma DINEN 120 classifica gli stessi in categorie E1, E2,E3,
E4 la certificazione del materiale riportante la E1 garantisce la minore quantità di emissioni in aria .
58
E. Rigamonti “Il riciclo dei materiali in edilizia” Maggioli Ed. Rimini 1996.

68
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animali, e la cessione al fluido di sostanze nocive.59

Gli inquinanti interni (contaminanti) più pericolosi si possono indicare in:


a) – CO2 ;
b) – CO;
c) – Polveri
d) – Fibre minerali ed artificiali;
e) – Composti organici volatili (VOC) e semivolatili;
f) – Radon e prodotti del decadimento;
g) – Batteri, funghi e muffe.

Tra cui anche la formaldeide60 (VOC) che la Circolare Ministero della Sanità del 22 giugno 1983, n. 57
prevede neI “il livello massimo o soglia di accettabilità di formaldeide negli ambienti di lavoro e nei locali di
abitazione, viene fissata in una concentrazione massima di 0,1 parti per milione.”
Lungo termine Breve Termine
CONTAMINANTE Concentrazione Media Concentrazione Media
µg/m 3 ppm periodo µg/m 3 ppm periodo (h)

Biossido di zolfo (SO2) 80 0.03 1 anno 365 0.14 24


Particolato totale 75* - 1 anno 260 - 24
Monossido di Carbonio (CO) - - - 40000 35 1
Monossido di Carbonio (CO) - - - 10000 9 8
Ossidanti (03) (Ozono) - - - 235 0.12 1
Biossido di Azoto (NO2) 100 0.055 1 anno - - -
Piombo 1.5 - 3 mesi - - -
* Media Aritmetica

Tabella 4 (i dati sono stati definiti dalla statunitense EPA Environmental Protection Agency , agenzia per
la protezione ambientale e riportati nella norma Ashrae Standard 62/1989)

Quindi la prestazione dei materiali sarà tale da:


§ impedire l’emissione di sostanze inquinanti o pericolose
§ evitare con la previsione del piano dell’opera di accumulare inquinanti nei materiali durante le fasi di
lavorazione per poi essere successivamente rilasciate
§ evitare che sia possibile l’accumulo di sporco o il formarsi di batteri o microrganismi
§ permettere una facile manutenzione

Legislazione di riferimento:

Circolare Ministero LLPP 22 Maggio 1967 n. Criteri di valutazione delle grandezze atte a
3151 3151 rappresentare le proprietà termiche, igrometriche,
di ventilazione e di illuminazione nelle costruzioni
edilizie.
Circolare n.13011 del 22 Sett. 1974 e del 22 Requisiti fisico-tecnici per le costruzioni edilizie
Novembre 1974 ospedaliere.
D.M. 5 Luglio 1975 Altezza minima e requisiti igienico-sanitari

59
Regolamento edilizio tipo regionale (L.R. della Regione Emilia Romagna n.33 del 1990 aggiornamento del 16/01/2001)
60 Per la scelta dei materiali che contengono Formaldeide la norma DINEN 120 classifica gli stessi in categorie E1, E2,E3,
E4 la certificazione del materiale riportante la E1 garantisce la minore quantità di emissioni in aria .

69
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La progettazione ecosostenibile

principali dei locali di abitazione.


D.M. 18 Dicembre 1975 Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia
scolastica, ivi compresi gli indici minimi di
funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica.
D.M. 18 Maggio 1976 Disposizioni in ordine agli impianti di
condizionamento o ventilazione di cui alla Legge
11 Novembre 1975, n. 584, concernente il divieto
di fumare in determinati locali e su mezzi di
trasporto pubblico.

REGIONE EMILIA ROMAGNA Prima normativa tecnica regionale per la disciplina


Legge Regionale 9 Novembre 1984 n.48 delle opere di edilizia residenziale pubblica.
D.lgs 15 Agosto 1991 n. 277 Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n.
82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE, n.
88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori
contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma
dell’art. 7 della Legge 30 Luglio 1990 n.212.
D.lgs 19 Settembre 1994 n. 626 Attuazione delle direttive n. 89/391/CEE, n.
89/655/CEE, n. 89/656/CEE, n. 90/269/CEE, n.
90/270/CEE, n.90/394/CEE, n. 90/679/CEE,
riguardanti il miglioramento della sicurezza e della
salute dei lavoratori sul luogo di lavoro.
D.lgs 19 Marzo 1996 n. 242 Modifiche ed integrazioni al D.lgs 19 Settembre
1994 n. 626, recante attuazioni di direttive
comunitarie riguardanti il miglioramento della
sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di
lavoro.
Direttiva 89/106/CEE Del Consiglio del 21 Dicembre 1988, relativa al
riavvicinamento delle disposizioni legislative,
regolamentari e amministrative degli stati membri,
relativa ai prodotti da costruzione.
Circolare del Ministero della Sanità Livelli massimi di formaldeide negli ambienti di
22 Giugno 1983, n. 57 lavoro e nei locali di abitazione.

E alla normativa:
UNI 1033961 Impianti aeraulici ai fini di benessere – Generalità,
classificazione e requisiti, regole per la richiesta
d’offerta, l’offerta, l’ordine e la fornitura.
ASHRAE Standard 62 - 89 Ventilation for Acceptable Indoor Air Quality.

61 Si può definire la qualità dell’aria interna come “caratteristica dell’aria trattata che risponde ai requisiti di purezza. Essa non
contiene contaminanti noti in concentrazioni tali da arrecare danno alla salute e causare condizioni di malessere per gli
occupanti…….” (Norma UNI 10339).

70
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La progettazione ecosostenibile

6. I sistemi di Valutazione del progetto eco-sostenibile.

Negli ultimi anni lo scenario internazionale è molto cambiato e attualmente possiamo individuare
molteplici azioni e studi che porteranno ad una maggiore chiarezza su cosa, quanto e quando valutare
prodotti, sistemi ed opere edili. Storicamente possiamo individuare alcune propensioni in merito agli
ambiti di ricerca sviluppate a carattere geografico che hanno definito campi applicativi e strumenti con
attenzioni più spiccate verso un aspetto o alcuni aspetti della sostenibilità ambientale. Per cui troveremo
che in nord Europa (Olanda, Danimarca, Svezzo, Norvegia) sono più sviluppati i sistemi che valutano i
materiali e i processi costruttivi (LCA) e di conseguenza l’IAQ, in Inghilterra troveremo maggiore risalto
alle fase di gestione del progetto e al controllo del disperdimento energetico e delle emissioni inquinanti,
nell’area germanica un insieme dei vari requisiti con attenzione anche alla fruibilità e ai sistemi
impiantistici, in America un peso maggiore dell’impatto sul territorio.
Il sistema di etichettatura dell’edificio è ancora più complesso di quello dei materiali e alcuni di questi
sistemi di etichettatura hanno sviluppato, liste di controllo, che fanno quasi tutte riferimento ad un
sistema a punteggio. Attualmente sono diffusi vari sistemi di Labelling:
♦ Ecoprofile (CANADA)
♦ L’escale (CANADA-FRANCiA)
♦ LEED ™ (USA)
♦ HK Beam
♦ GBTOOL (Canada)
♦ BREAAM (UK)
♦ ENERGIE 2000 (CH)
♦ MINERGIE CH(CH)
♦ ECOEFFECT (SE)
♦ ENERGY RATING (DK)
♦ TQ (A)

Alcuni sono sviluppati parzialmente su valutazioni di LCA norvegese,GB Tool ed Ecoprofile, ma adattati
e approfonditi, con collaborazioni internazionali, al campo dell’edilizia sia per il funzionamento sia per la
fase di gestione dell’edificio; GB Tool è attualmente il più complesso ma adattabile a vari contesti e
modificabile nei parametri di pesatura dei requisiti.
Alcuni di questi contengono valutazioni per tutti gli aspetti principali dell’edificio ed altri specializzati solo
in alcune prestazioni dello stesso; i più diffusi sono l’inglese BREEAM (Office e Home) sistema applicato
ed esperto, e l’americano LEED che più semplice nell’applicazione definisce un sistema a punteggio che
in pochi anni ha avuto un grande successo negli Stati Uniti.
30%
10%

10%

20%
10%
Fabb. Ener.
Impianti
20% Materiali
Acqua
Mobilità
Cost. econ.

Grafico 8 la pesatura fra requisiti in Energie 2000

71
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24%
22% Uso del Territorio

Risp. Ener.

M ateriali

IEQ

14% Risp. Acqua

Gest. Progetto
22%
16%
2%

Grafico 9 la pesatura fra requisiti in LEED 1.0

10% 5%
10%
1%

20% 9%

15%

17%
13%

Gestione Salute Energia


Trasporti Acqua Materiali
Territorio Ecologia Inquinamento

Grafico 10 la pesatura fra requisiti in BREEAM office

Tutti questi sistemi analizzano l’edificio nella sua complessità e contemporaneamente sviluppano una
sensibilità crescente da parte dell’utilizzatore che può controllare i risultati o la direzione che sta
prendendo il progetto. Sicuramente sono un metodo efficace per ottenere dei primi ma significativi
risultati nella progettazione. Tutti appartengono alla categoria delle valutazioni volontarie.
Nell’ambito del lavoro di ricerca durante il Dottorato di Ricerca presso il Politecnico di Milano62 è stato
sviluppato dallo scrivente un sistema di valutazione (1999)con un criterio a punti applicabile in Italia. In
sintesi, considera la valutazione del progetto secondo i criteri di sostenibilità ambientale con le schede di
classi di requisiti ai fini di proporsi come uno strumento classificatorio e progettuale. Di seguito se ne
illustra una breve descrizione.
La pesatura dei punti è stata effettuata valutando i criteri simili adottati da altri metodi di valutazione per
contesti differenti, e definendo l'importanza della strategia o di un obiettivo nel contesto italiano, il peso di
una valutazione rispetto all'insieme è considerato sia bilanciando i valori contenuti nel Requisito sia fra
Requisiti.

La valutazione dei Requisiti trova relazione con gli obiettivi e con le strategie:
A.1 Requisito Igiene, salute e ambiente.
A.2 Requisito Controllo energetico dell'edificio.
A.3 Requisito Impatto ecologico dei materiali.
A.4 Requisito Integrazione viabilistica/ubicazione.
A.5 Requisito Gestione ed economicità.

La suddivisione dei punteggi è differente fra la valutazione del progetto definitivo e quello esecutivo,
l'impostazione data alla formazione dei punteggi permette di salire nella classificazione dalla fase del

62
A. Trivelli; op.cit.

72
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La progettazione ecosostenibile

progetto definitivo a quello esecutivo se vengono migliorate le prestazioni dell'edificio, mentre se non
viene effettuato alcun miglioramento la classificazione è peggiorativa.
La pesatura dei requisiti e l'aggregazione dei punteggi delle diverse fasi è effettuata per dare maggior
importanza alle decisioni che vanno prese nelle fasi iniziali e minore quando nella seconda fase hanno
maggior peso altre prestazioni.

VSF2
Igiene e salute
24%

Controllo
energetico
28%
Gestione ed
ecomicità
16%

integrazione
viabilistica impatto
8% ecologico
24%

VSF1 Igiene e
salute
26%

Gestione ed
ecomicità Controllo
11% energetico
30%

integrazione
viabilistica
12%
impatto
ecologico
21%

Grafico 11 La pesatura dei requisiti nella valutazione a punti. VSF1 progetto definitivo; VSF2
progetto esecutivo.

La definizione di classi in relazione al punteggio complessivo permette di definire dei riferimenti


applicabili al sistema degli incentivi pubblici per la realizzazione di opere che utilizzano criteri di
salvaguardia delle risorse non rinnovabili.
La valutazione complessiva deve tenere conto anche degli elementi indicate con le schede da allegare
alla VSF1 Valutazione di Sostenibilità che andranno a costituire il Fascicolo di Sostenibilità Ambientale
dell'edificio, in cui sono contenute le valutazioni relative al sito, al clima, alla geomorfologia e le Relazioni
Specialistiche.
Fra i sistemi di certificazione e valutazione accennati precedentemente ce ne sono alcuni che stanno per
avere una buona applicazione in quanto progettati per adattarsi alle condizioni specifiche del paese in cui
si deve effettuare la valutazione, uno di questi è il GB Tool63. Sviluppato da un network di enti e istituzioni
di diversi paesi ha come obiettivo il miglioramento della qualità ambientale nell’edilizia attraverso l’ausilio
di un sistema che permetta la valutazione di impatto ambientale con un criterio LCA, quindi dell’intero
edificio, applicabile in qualsiasi contesto e con parametri personalizzabili. Il Coordinamento del progetto
è, dal 2001 a cura dell’Iibse (International Iniziative for Sustainable Built environment), precedentemente
del Natural Resource Canada. I parametri di valutazione utilizzati appartengono a due categorie una più
generale, che riguarda l’ambiente nel suo complesso e permette valutazioni sulle ricadute sull’ambiente
generale, e l’altra adattabile al contesto e quindi più sensibile alle particolarità del sito e delle culture
locali. Alla prima categoria fanno parte quattro elementi di valutazione: energia, emissioni, suolo, acqua
che vengono quantificati e parametrati per unità di misura relativa alla superficie del progetto e al tempo

63
GB Tool Green Building Challenge 2002, Canada. Informazioni su
http://greenbuilding.ca/iisbe/gbc2k2/front-2k2.htm

73
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La progettazione ecosostenibile

d’uso. Il secondo gruppo, gli indicatori di prestazione ambientale sono suddivisi in criteri e sottocriteri e
fra loro relazionati con parametri che possono variare in riferimento a luogo a seconda della valutazione
effettuata dall’esponente nazionale del gruppo di lavoro, nel caso dell’Italia dall’Environmental Park di
Torino.64
Hypothetical values for a Design are entered. Make sure you
GBC Assessment Requirements enter appropriate ones for your Design!!

GBTool Version 1.81, 2002.07.23

Benchmarks For further information, see <http://iisbe.org>

Benchmarks are used in GBTool as the basis for assigning scores. They should be equivalent
Building Name: Green Centre to the minimum acceptable industry practice in the region, for this type and class of building.
Enter comments:

Sometimes an appropriate value can be found in regulations or standards, but in other cases the
Version: Rev. 01 assessment team must make a determination based on local industry practices. In a few cases
(see B89 to B98) you are also asked to provide "Best" values for energy performance, which are
City & Country: Big Town, Any country used to establish the +5 scores in the Assess worksheet.

General building design benchmarks Benchmark Units Comments

Amount of material excavated that is taken off the site, as a proportion % excavated
B1 25%
of total below-grade built volume. volume
% unbuilt
B2 Proportion of site area that is hard-paved and non-permeable 50%
site area
% hard-
B3 Proportion of hard-paved site area that is permeable 25% paved site
area
%
B4 Proportion of landscaped site area with planting requiring watering 90% landscaped
site area From Cntxt worksheet: There is an occasional surplus of fresh and high-
%
Proportion of landscaped site area with species not requiring watering
B5 10% landscaped quality water that can be exported.: Aquifer use will result in some adverse
(set by value of B4)
site area effect on short-term aquifer capacity
% of total
B6 Minimum percent of storm water disposed of within the site 20%
storm water
Maximum potential of building to interfere with access to daylight of
adjacent property, measured by the worst-case vertical angle measured degrees
B7 from the building line on the ground of the nearest adjacent property to
45
(0 to 90)
the roof line of the Design.
Worst-case potential of the Design to interfere with access to winter sun % of façade
of adjacent property, estimated by the percent of the southerly facing of adjacent
B8 building façade of an adjacent property South of the design shaded by it 40%
building
at 12 noon on Winter Soltice. shaded
Percentage of dwelling units in a building whose principal daytime living percentage
B9 areas have direct sunlight for at least 2 hours per day at 12 noon at 30% of dwelling
Winter Soltice, if applicable. units
Appropriate ambient illumination levels for primary non-residential
B10 450 Lux
occupancies
Area of typical ambient lighting control zones in perimeter areas of
B11 17,5 m2
primary non-residential occupancies
Area of typical ambient lighting control zones in interior areas of primary
B12 30,0 m2
non-residential occupancies
Green Centre, Rev. 01, Big Town, Any country, Benchmarks

B13 Minimum Daylight Factor for main occupancy 1,5% percent largest occupancy is Residential. If no real value is available, use 1.5%
Maximum percent of fenestration (excluding window frames but
B14 40% number
including skylights) relative to total exterior wall area

B15 Solar Heat Gain Coefficient (SHGC) for windows 0,4 number

B16 Visible Transmittance (Vt) for windows 0,5 number

B17 Sound Transmission Class (STC) for windows 27,5 number

B18 U value for window assemblies 2,50 number

B19 U value for solid wall and roof assemblies 1,50 number

Tabella 5 Una scheda di benchmark del GB Tool

64
per informazioni www.envipark.com

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La progettazione ecosostenibile

La valutazione viene effettuata con un programma, in formato excell 2000, in cui le variabili sono in
chiaro e quindi modificabili e verificabili. Un discorso a sé merita la Svizzera, che fuori dalle politiche
europee mantiene un alto livello di ricerca in campo delle applicazioni all’edilizia di scelte di sostenibilità
ambientale. Di recente(2000) ha avviato un programma di valutazione energetica con criteri di
valutazione delle quantità di energia utilizzata in fase di funzionamento da parte dell’edificio, tali
valutazioni fanno riferimento alla normativa svizzera di qualità e non sono tuttora di tipo obbligatorio.
Queste valutazioni energetiche fanno parte del programma Minergie e vengono sviluppate anche per
l’utilizzo dell’energia elettrica, in Svizzera molto importante politicamente dato che è grande produttrice di
energia nucleare (ridurre le quantità consumate significa ridurre anche la dimensione delle centrali),
secondo una norma di riferimento la SIA 380/4.

V e r s i o n e 4 10 . 1 . 2 0 0 1

Certificazione dello standard MINERGIE


(Per stabili abitativi e prestazioni di servizio)

Designazione stabile, indirizzo


Anno costr.

Energia prodotta Fabbisogno


elettricità altre calorico
kWh/m²a kWh/m²a kWh/m²a
Fabbisogno per riscaldamento e acqua calda
(Riferisi al foglio "Disposizioni"
31 Fabbisogno energetico per riscaldamento
32 Fabbisogno acqua calda
33 Totale calore necessario

Copertura fabbisogno riscaldamento e acqua calda


34 Caldaia ⇒
35 Combustione a legna ⇒
36 Riscaldamento elettrico diretto ⇒
37 Riscaldamento a distanza ⇒
38 Pompa di calore (riscaldamento) ⇒
39 Pompa di calore (acqua calda) ⇒
40 Impianto forza-calore IFC - ⇒
41 Altre produzioni di calore ⇒
42 Energia solare termica
43 Energia fotovoltaica -
44 Elettricità per impianto ventilazione meccanico
ricambio d'aria medio = .................................. ¹/ h
ricambio d'aria term. effettivo = .................................. ¹/ h

45 Totale energia prodotta / fabbisogno calorico


46 Valutazione ponderata elettricità : moltiplicare x 2 ⇒

47 Indice energetico MINERGIE

48 Standard MINERGIE raggiunto (v. riga 47) sì no


Nuove costruzioni mass. 45 kWh/m²a, anno costruzione < 1990 mass. 90 kWh/m²a

Allegati: Per informazioni tecniche:


- Calcolo fabbisogno energetico (compresi i necessari allegati) Nome, cognome, telefono:
- Schema di principio per riscaldamento e ventilazione

Luogo, data, firma:

Tabella 6 La scheda riassuntiva di Minergie 380/4

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Metodica SIA 380/4 - energia elettrica nell'edilizia Modulo illuminazione


pagina d'avvio

Progetto Riassunto

progetto superfici

rilevato non rilevato totale


0 m² 0 m²
indirizzo
consumo d'energia luce

valore limite valore mirato valore progetto


committente 0 MWh/a 0 MWh/a 0 MWh/a

indice energetico luce

architetto valore limite valore mirato valore progetto


0 MJ/m²a 0 MJ/m²a 0 MJ/m²a

valore limite
progettista luce soddisfatto

illuminazione Minergie

consulenza energetica 3/4 1/4 esigenza


valore limite valore mirato
0 MJ/m²a
Minergie soddisfatta

data 14/ ottobre 2002


versione software 2.3 - aprile 2002

Tabella 7 La scheda riassuntiva di Minergie 380/4


Tali certificazioni non sono solo orientate al risparmio energetico ma si collocano all’interno di un
discorso più ampio sviluppato con il programma Energie 2000 e con la Banca Dati “BauBio Databank”65;
Energie 2000 (vedi grafico 1)permette la valutazioni con un sistema a punti in cui entrano in gioco vari
aspetti del progetto: impiantistici, spaziali, LCA, economici.
Gli elementi di maggior interesse nella maggior parte delle certificazioni sono senza dubbio quelli più
facilmente valutabili e che hanno un diretto beneficio da un punto di vista ambientale (energia, emissioni;
vedi tabella 4) ma anche quelli che sono stati indicati come obiettivi prioritari dalla comunità
internazionale.

LEEDTM Energy & Atmosphere Credit 1:


Point Interpolation Tables for ASHRAE 90.1-1999 and California Title 24
Table 8a: Point Interpolation Table Table 8b: Point Interpolation Table
65
software di valutazione ambientale per i materiali impiegati nel progetto che include anche il software
per le verifiche ambientali classiche (Glaser, disperdimenti termici…) e altre in riferimento alla liste di
materiali contenuti nella normativa svizzera SIA D123 (disponibile solo in tedesco) per la scelta dei
materiali ecocompatibili.

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(ASHRAE 90.1 1999 & Title 24 1998) (ASHRAE 90.1 1999 & Title 24 1998)
New Construction Existing Buildings
% Savings Points % Savings Points
12.50 - 17.50% 1 2.50 - 7.50% 1
17.51 - 22.50% 2 7.51 - 12.50% 2
22.51 - 27.50% 3 12.51 - 17.50% 3
27.51 - 32.50% 4 17.51 - 22.50% 4
32.51 - 37.50% 5 22.51 - 27.50% 5
37.51 - 42.50% 6 27.51 - 32.50% 6
42.51 - 47.50% 7 32.51 - 37.50% 7
47.51 - 52.50% 8 37.51 - 42.50% 8
52.51 - 57.50% 9 42.51 - 47.50% 9
> 57.51% 10 > 47.51% 10

Table 8c: Point Interpolation Table 8d: Point Interpolation Table


(Title 24 - 2001) (Title 24 - 2001)
New Construction Existing Buildings
% Savings Points % Savings Points
2.50 - 7.50% 1 0.0 - 4.00% 1
7.51 - 12.50% 2 4.01 - 6.25% 2
12.51 - 17.50% 3 6.26 - 8.75% 3
17.51 - 22.50% 4 8.76 - 12.50% 4
22.51 - 27.50% 5 12.51 - 17.50% 5
27.51 - 32.50% 6 17.51 - 22.50% 6
32.51 - 37.50% 7 22.51 - 27.50% 7
37.51 - 42.50% 8 27.51 - 32.50% 8
42.51 - 47.50% 9 32.51 - 37.50% 9
> 47.51% 10 > 37.51% 10

TM
Tabella 8 Percentuali di risparmio energetico e punteggi relativi nel LEED
Il sistema americano LEED66 TM ha certificato più di 300 edifici in due anni, grazie ad una classificazione
a punti che tiene in considerazione molti aspetti (vedi grafico 2); tale successo è dato anche da tensioni
di mercato che inducono gli operatori ad azioni di marketing in cui sia maggiormente leggibile la qualità
ambientale fra gli altri aspetti di qualità architettonica. La certificazione può anche diventare una leva di
mercato, in cui è difficile emergere, unitamente ad un etica del costruire a volte persa nella
omogeneizzazione del fare indiscriminato. Non solo, ma potrebbe anche essere una modalità per valutare
i progetti da incentivare da parte delle amministrazioni pubbliche, in quanto meno lesivi dell’ambiente e
della salute degli abitanti, anche grazie ad iniziative specifiche che in questo caso vedrebbero la
coincidenza dell’incentivo mirato con l’esigenza di tutela degli interessi della collettività.

La certificazione di sostenibilità ambientale è una via praticabile e probabilmente un buon modo per
intervenire con maggior controllo delle variabili ambientali, e del comfort ambientale interno; ma ci
dovremo sempre ricordare di valutare anche gli aspetti meno quantificabili: le strategie per l’ottenimento
di ambienti ad alto livello di comfort non sempre si accompagnano alla sensazione di essere in un
ambiente piacevole e rappresentativo di un luogo, di una storia che è la nostra di abitanti di un territorio,
di una memoria e di molte culture.

66
LEED Leadership in energy and environmental design. U.S. Green Building Council © 2001 November, 2001

77
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La progettazione ecosostenibile

7. Un caso di studio: L’Environmental Building del BRE

78
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8. Esempi

79
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9. Allegati. Normativa tecnica di riferimento (R.E. Emilia Romagna).


Norme UNI 10349, UNI 10375.

80
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La progettazione ecosostenibile

81
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La progettazione ecosostenibile

10. Bibliografia sintetica.


ARCHITETTURA ECOLOGICA E INNOVAZIONE TECNOLOGICA IN EDILIZIA

S. Los, N. Pulitzer (a cura di), L'architettura dell'evoluzione. Il sistema abitazione tra industrializzazione edilizia e tecnologie alternative.
Luigi Parma, Bologna, 1977.
B. and R. Vale, Green Architecture. Design for a Sustainable Future, Thames and Hudson, London, 1991.
M. J. Crosbie, Green Architecture. A Guide to Sustainable Design, Rockport Publishers, Massachusetts, 1994.
F. Cabrini (a cura di), Progetti ecologici di architettura. Esperienze nel mondo, Edicom Edizioni, Monfalcone, 1996.
A. Osso, T. Walsh, D. A. Gottfried, L. N. Simon, Sustainable Building Technical Manual. Green Building Design, Construction and
Operations, Public Technology, Inc., USA, 1996.
B. Edwards, Towards Sustainable Architecture. European Directives and Building Design, Butterworth Architecture, London, 1996.
J. Steele, Sustainable Architecture. Principles, Paradigms and Case Studies, McGraw-Hill, 1997.
K. Daniels, The Technology of Ecological Building. Basic Principles and Measures, Examples and Ideas, Birkhaeuser Verlag, Basel,
1997.
U. Sasso (a cura di), con G. Galanti, R. Teneggi, S. Lanzoni, M. Magnani, Qualità, Recupero, Nuove Utenze, Direct, Pescara, 1998
(rimaste 4-5 copie).
D. LLoyd Jones, Architecture and the Environment. Bioclimatic Building Design, Laurence King Publishing, London, 1998.
J. Wines, Green Architecture, Taschen, Koeln, 2000.
AA. VV., Costruire sostenibile, Fiere Internazionali di Bologna, Bologna 2000.
D. Pearson, La casa ecologica. Materiali, usi, progetti, cautele, Edizioni Touring Club Italiano, 1990.
K. E. Lotz, La casa ecologica, Edizioni AAM Terra Nuova, Scarperia (FI), 1991.
D. Codazza, E. Costa, U. Facchini, E. Hartmann, H. Koenig, U. Sasso, Bioarchitettura. Impegno per una progettazione ecologica,
Maggioli, Rimini, 1992 (esaurito).
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