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Fondazioni superficiali

85

Recenti sviluppi nella modellazione


del comportamento di fondazioni superficiali
Guido Gottardi
DISTART - Universit di Bologna

Sommario

A testimonianza del ritorno di interesse nei riguardi di un tema tradizionale e centrale dellingegneria
geotecnica, gli ultimi anni hanno visto lorganizzazione di diversi convegni specialistici sulle
fondazioni in particolar modo quelle superficiali e, pi in generale, una marcata ripresa della
ricerca scientifica sullargomento, pubblicata sulle principali riviste del settore. Tale rinnovato
interesse promosso anche dalla crescente richiesta di analisi dettagliate e realistiche di tutte quelle
strutture offshore - sempre pi diffuse - che si trovano ad operare in condizioni ambientali inusuali e
particolarmente severe. Nella recente letteratura internazionale si tende cos a dare sempre maggior
rilievo alle ricerche sulla modellazione della risposta di fondazioni superficiali soggette a condizioni
di carico generali; il presente Convegno non fa eccezione, se in questa sessione vengono presentate
ben 4 memorie su 10 che, a vario titolo, fanno riferimento a tale aspetto.
In questa seconda parte della relazione generale si pertanto ritenuto opportuno concentrare
lattenzione sulla modellazione unitaria di questo comportamento, basata su un approccio innovativo
di grande interesse, dapprima introducendo alcuni richiami dei concetti distintivi per giungere ai
successivi sviluppi in termini di avanzata modellazione teorica e sperimentale e concludere infine con
le recenti prospettive di inserimento in elaborati programmi di analisi strutturale.

1. Introduzione
La determinazione della capacit portante di una fondazione superficiale,
argomento affrontato nel dettaglio nella prima parte di questa relazione, da
sempre uno dei problemi centrali dellingegneria geotecnica.
Cos come la valutazione dei cedimenti sotto i carichi di esercizio rappresenta
laltro aspetto fondamentale che, nella maggior parte dei casi, ne condiziona gli
elementi di progetto. Da questo punto di vista, lanalisi della recente letteratura
scientifica non sembra fornire sostanziali novit; dati di grande interesse possono
peraltro pervenire dallanalisi critica comparata dei casi reali opportunamente
documentati, oggetto della sessione successiva.
In questa sede, si vuole invece concentrare lattenzione su un metodo concettuale
che cerca di mettere assieme - perlomeno nel suo ambito di riferimento - tali due
aspetti, ancora affrontati separatamente nella normale pratica progettuale. Tale
metodo, dunque, non si propone di superare le numerose problematiche ancora
presenti in quelle trattazioni, ma rappresenta nel suo campo un indubbio contributo
innovativo (Randolph et al., 2004), consentendo la modellazione unitaria del

V CNRIG

comportamento di una fondazione superficiale secondo un approccio pi vicino


alle conoscenze dellingegnere geotecnico e strutturale.
La definizione del problema in esame rappresentata dallanalisi della risposta
complessiva di una fondazione superficiale soggetta ad una generica risultante dei
carichi applicati Q, che - in condizioni piane - pu essere caratterizzata da un
angolo di inclinazione rispetto alla verticale e da uneccentricit e rispetto al
baricentro della fondazione stessa (Figura 1). La determinazione della capacit
portante qlim di tale fondazione superficiale viene normalmente affrontata mediante
la nota formula di Terzaghi (1943), successivamente estesa da Meyerhof (1963) e
da Brinch-Hansen (1970) al caso di condizioni generali di carico, per semplice
sovrapposizione lineare degli effetti:
qlim = c Nc ic + q Nq iq + B N i

(1)

dove:
c rappresenta il valore della coesione operativa del terreno di fondazione;
q leventuale sovraccarico presente ai lati del piano di posa della fondazione;
Nc, Nq e N sono i fattori di capacit portante;
ic, iq e i sono i fattori correttivi, di natura perlopi empirica o semi-empirica,
per linclinazione del carico;
B il valore della larghezza effettiva della fondazione (Meyerhof, 1953).
Alternativamente, la risultante dei carichi applicati Q pu essere scomposta nelle
sue componenti staticamente equivalenti che, nel caso piano, sono costituite dalla
componente verticale V, orizzontale H e dal momento M, cos definite:

V Q cos

H Q sen

M Q e cos

(2)

ed il problema della capacit portante pu essere cos ricondotto allindividuazione


delle diverse possibili combinazioni di componenti di carico (V,M/B,H) in grado di
condurre la fondazione al collasso. La componente di momento M pu essere
divisa rispetto ad una lunghezza caratteristica del problema (la larghezza B di una
fondazione nastriforme ovvero il diametro 2R di una fondazione circolare), cos da
renderla dimensionalmente omogenea con le altre componenti di carico.
In altri termini, lo studio delle condizioni di collasso della fondazione pu essere
affrontato tramite la costruzione del relativo diagramma di interazione nello spazio
tridimensionale delle componenti di carico, che delimiti le combinazioni
ammissibili, al suo interno, da quelle semplicemente inammissibili, al suo esterno.
E generalmente opportuno e conveniente normalizzare le componenti di carico
rispetto al valore limite per condizioni di carico verticale e centrato, Vmax, cos da
superare per il seguito della trattazione i numerosi problemi geotecnici posti
dalla sua determinazione.

Fondazioni superficiali

87

Figura 1 Definizione del problema.

2. I diagrammi di interazione
2.1 Collasso di un portale in acciaio
Limpiego dei diagrammi di interazione tra le diverse componenti di carico
applicate noto da tempo per le sue applicazioni, in ambito strutturale, allanalisi
delle condizioni di collasso di un semplice portale in acciaio, soggetto a varie
combinazioni di carico verticale ed orizzontale (Figura 2). Il collasso di questa
struttura, generato dalla formazione di cerniere plastiche, governato da 3 distinti
possibili meccanismi: a) meccanismo parziale di trave, per azione prevalente del
carico verticale; b) meccanismo parziale di piano, per azione prevalente del carico
orizzontale; c) meccanismo globale, combinazione dei due precedenti.
I classici metodi dellanalisi strutturale forniscono facilmente lespressione dei
carichi limite per i 3 diversi meccanismi di collasso:
a)

Vl
8
Mp

b)

Hh
4
Mp

c)

Hh
Vl

6
M p 2M p

(3)

dove M p il momento plastico della sezione.


V
H
h

l
a)

b)

c)

Figura 2 Meccanismi di collasso di un portale in acciaio (da Muir Wood, 2004).

V CNRIG

Hh
MP

h/h
4

v/l
8

Vl
MP

Figura 3 Diagramma di interazione di un portale in acciaio (da Muir Wood, 2004).

Le Eq. (3) definiscono un luogo delle condizioni di collasso o diagramma di


interazione sul piano delle componenti normalizzate di carico verticale ed
orizzontale (Figura 3). Viene cos a delinearsi in tale piano una regione contenente
tutte le possibili combinazioni di carico che la struttura in grado di sopportare
senza collassare; allesterno di tale zona, le combinazioni di carico saranno
inammissibili.
Tale diagramma di interazione consente anche di valutare con quale meccanismo si
produce il collasso della struttura, indipendentemente dallo specifico percorso di
carico seguito per raggiungerlo (Figura 3). Si pu infatti, in corrispondenza dei 3
segmenti rettilinei di figura, sovrapporre la direzione del vettore incremento di
deformazione plastica, indicante il rapporto tra le diverse componenti di
deformazione del portale al collasso, rese ancora una volta adimensionali rispetto
alle grandezze geometriche significative del problema. E interessante osservare
che, in questo caso, tali vettori risultano sempre normali al diagramma di
interazione.
2.2 Fondazione superficiale soggetta a condizioni generali di carico
In analogia a quanto gi ampiamente consolidato in analisi strutturale, Butterfield
(1978, 1980) propose pertanto di superare lapproccio tradizionale introducendo
limpiego dei diagrammi di interazione anche per la valutazione della capacit
portante di una fondazione superficiale soggetta a condizioni generali di carico.
Nel caso di risultante inclinata e centrata, ossia in presenza delle sole componenti
di carico verticale ed orizzontale (piano V,H), si possono cos distinguere
essenzialmente due meccanismi di rottura: a) per immersione (plunging),
corrispondente ai meccanismi che si sviluppano nel terreno una volta superata la
capacit portante, con azione prevalente del carico verticale; b) per slittamento
superficiale (sliding), con azione prevalente del carico orizzontale, governato
dallattrito tan allinterfaccia terreno-fondazione. Sul piano (V,H) la situazione

Fondazioni superficiali

89

limite di collasso per tali due meccanismi pu essere qualitativamente


rappresentata dai due tratti rettilinei di Figura 4, che racchiudono unampia zona
triangolare caratterizzata dallassenza di interazione. Poich invece evidente vi
debba essere una forte interazione tra le varie componenti di carico applicate,
leffettivo diagramma dovr individuare una regione del piano compresa tra i due
meccanismi limite individuati (area colorata in Figura 4).

Figura 4 Diagramma di interazione di una fondazione superficiale sul piano (V,H).

Ridisegnando le rette di Figura 4 in termini di (H/V tan ) rispetto a V/Vmax, si


ottiene il quadrato (III) di Figura 5a, dove V* coincide con Vmax. Su tale piano si
possono ipotizzare, per esempio, due possibili alternativi diagrammi di interazione:
a) un tratto rettilineo (I) raffigurante la massima interazione, ovvero b) un pi
ottimistico arco di cerchio (II). Ritornando sul piano normalizzato (V/Vmax,H/Vmax)
(Figura 5b), si pu notare come lipotesi (I) sia rappresentata da un arco di parabola
simmetrico, mentre lipotesi (II) sia decisamente meno conservativa, presentando
una tangente verticale in corrispondenza di V/Vmax = 1.
In ogni caso, sul piano delle componenti di carico normalizzate si pu tracciare il
luogo delle combinazioni di carico che conducono al collasso la fondazione
superficiale; in particolare, si noti come uno stesso valore della componente
orizzontale H possa produrre il collasso in corrispondenza di due diversi valori
della componente verticale V, secondo due distinti meccanismi.
E interessante osservare come anche i tradizionali fattori correttivi i
comunemente adottati (Meyerhof, 1963; Brinch-Hansen, 1970; Vesic, 1975)
possono essere riportati in questo modo sul piano (V/Vmax,H/Vmax), fornendo un
luogo di rottura equivalente con un indubbio vantaggio intuitivo sulle reali
condizioni limite della fondazione. In Figura 6, a titolo di esempio, si tracciata la
curva fornita dalla seguente:

H
10 V V

1
Vmax
7 Vmax Vmax

5
,

(4)

V CNRIG

a)

b)

Figura 5 Possibili diagrammi di interazione sul piano (V,H) (da Butterfield, 1978).

ottenuta a partire dalla nota espressione di i secondo Brinch-Hansen (1970):


5

i 1 0.7 .
V

(5)

Si vede come tale coefficiente risulti peraltro non conservativo per elevati valori
dellangolo di inclinazione del carico, in corrispondenza dei quali si effettua infatti
una semplice verifica allo slittamento della fondazione.
Il diagramma di interazione sul piano (V/Vmax,H/Vmax) pu pertanto essere espresso
dalla seguente equazione, funzione dei due parametri 1 e 2 che ne controllano la
forma ed il valore massimo raggiunto:

H
V V
1
1
Vmax
Vmax Vmax

(6)

In Tabella 1 si riportano i valori di tali parametri secondo vari Autori.


Brinch-Hansen (1970)

1 = 10/7

2 = 1/5

Vesic (1975)

1 = 1

2 = 1/3

Ticof (1977)

1 = 0.73

2 = 0.50

Ricceri e Simonini (1989)

1 = 0.93

2 = 0.40

Gottardi e Butterfield (1993)

1 = 0.48

2 = 1

Tabella 1 Parametri 1 e 2 del diagramma di interazione per carico inclinato e centrato.

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91

Figura 6 Diagramma di interazione secondo i di Brinch-Hansen (1970).

Si osservi come Gottardi e Butterfield (1993) abbiano preferito unespressione


dipendente da un solo parametro , ottenendo una curva parabolica e simmetrica
rispetto a V/Vmax = 0.5, mentre Nova e Montrasio (1991) abbiano invece suggerito
la seguente espressione:

H
V

Vmax
Vmax

V
1
Vmax

(7)

con = tan = 0.48 e = 0.95, che consente di ottenere una curva con tangente
locale verticale in V/Vmax = 1.0.
Un aspetto particolarmente interessante dei domini di rottura che la componente
di momento M/B, generata da un carico verticale ma eccentrico, pu essere
considerata alla stessa maniera della componente di carico orizzontale H, dando
cos origine ad analoghi diagrammi di interazione sul piano normalizzato
(V/Vmax,M/BVmax). Anche il ben noto ed efficace concetto di larghezza effettiva
(Meyerhof, 1953) pu essere cos riportato su questo piano, producendo la curva di
Figura 7.
Numerosi dati sperimentali hanno poi consentito di suggerire anche su questo
piano unespressione semplificata del tipo:

M
V
3
BVmax
Vmax

V
1
Vmax

(8)

V CNRIG

Figura 7 Diagrammi di interazione secondo e di Meyerhof (1953).

ancora governata da un unico parametro: 3 = 0.35 (Dean et al., 1992) ovvero 3 =


0.36 (Gottardi e Butterfield, 1993). Nova e Montrasio (1991) hanno invece
proposto:

M
V

BVmax
Vmax

V
1
Vmax

(9)

con = 0.33 e = 0.95.


Per tener conto delleffettiva interazione non lineare tra le varie componenti di
carico, dunque immediato considerare non gi una curva, ma una superficie
(Butterfield, 1978; 1980) nello spazio delle componenti di carico
(V/Vmax,M/BVmax,H/Vmax), delimitante tutte le combinazioni di carico ammissibili
(Figura 8). Ad esempio, Butterfield e Gottardi (1994) hanno proposto per tale
superficie la seguente espressione:
2

H M 2 C MH V




Vmax V ,
th Bt m Bt htm Vmax

(10)

funzione di soli 3 parametri, ed hanno ottenuto, per interpolazione di numerosi dati


sperimentali da prove su modello fisico in scala ridotta su sabbia, i seguenti valori:
th = 0.52, tm = 0.35 e C = 0.22. Si noti come la (10) fornisca delle sezioni
paraboliche come la (8) nei piani contenenti lasse V, mentre le sezioni ad esso
trasversali siano rappresentate da ellissi con lasse maggiore coincidente con lasse

Fondazioni superficiali

93

H, quando C = 0, ovvero ruotato di un angolo , quando C 0. Questultima


caratteristica consente di esprimere la pi o meno marcata differenza di
comportamento tra i casi di eccentricit positiva e negativa di una fondazione
superficiale soggetta a risultante dei carichi inclinata ed eccentrica (Gottardi e
Butterfield, 1993), circostanza normalmente trascurata nellipotesi di
sovrapposizione lineare degli effetti.

Figura 8 Superficie di interazione 3D (da Butterfield, 1978).

Infine, i diagrammi di interazione consentono una valutazione pi appropriata del


reale fattore di sicurezza, che risulti funzione delleffettivo percorso di carico cui
soggetta la fondazione superficiale. Si esamini a questo proposito la situazione
schematicamente rappresentata in Figura 9 (Butterfield, 2006).
E immediato verificare come il margine di sicurezza nei confronti dei carichi di
collasso, a partire dal punto B rappresentante i carichi di esercizio, sia fortemente
dipendente dal percorso di carico seguito per arrivare al luogo di rottura. Il metodo
tradizionale di calcolo del coefficiente di sicurezza globale fornirebbe ad esempio,
nel caso di Figura (punto 3), un valore pari a 1.8.
0.125

0.0625

0
0

0.25

V*
0.5

0.75

Figura 9 Coefficiente di sicurezza funzione del percorso di carico (da Butterfield, 2006).

V CNRIG

0.125

B'
0.0625

0
0

0.25

V*

A'
0.5

0.75

Figura 10 Applicazione dei coefficienti di sicurezza parziali (da Butterfield, 2006).

Tale approccio risulta peraltro consistente anche con le pi recenti indicazioni degli
Eurocodici, che richiedono da un lato di amplificare i carichi applicati (Figura 10) e
dallaltro di ridurre la resistenza operativa del materiale (Vmax o V* in Figura 10),
consentendo di applicare in modo semplice ed intuitivo diversi fattori parziali a
seconda delle incertezze legate a ciascuna grandezza.
2.3 Vantaggi dellimpiego dei diagrammi di interazione
In definitiva, lapproccio alla valutazione della capacit portante di una fondazione
superficiale soggetta a diverse componenti di carico mediante limpiego dei
diagrammi di interazione consente di:
affrontare in maniera pi intuitiva ed affine alla consuetudine ingegneristica le
combinazioni di carico che conducono il sistema terreno-fondazione al
collasso;
garantire la continuit con il passato, posto che i tradizionali fattori correttivi
possono essere riportati in questo modo;
stabilire unanalogia formale tra le 2 componenti di carico deviatoriche
presenti e considerare pertanto allo stesso modo il contributo di un momento
(risultante verticale eccentrica) e di un carico orizzontale (risultante inclinata
centrata);
tenere conto delleffettiva interazione non lineare tra tutte le diverse
componenti di carico in gioco;
effettuare una valutazione pi appropriata delleffettivo coefficiente di
sicurezza di una fondazione superficiale, in funzione del reale percorso di
carico seguito.

Fondazioni superficiali

95

3. Il modello del macroelemento


Tuttavia, laspetto certamente pi interessante ed innovativo di tale approccio
consiste nella possibilit di assimilare il sistema complessivo terreno-fondazione a
quello che in questa sede viene definito (Nova e Montrasio, 1991: Muir Wood,
2004) come un unico macroelemento, al quale applicare le componenti di carico
(V,M/B,H) e di spostamento coniugate (w,B,u) quali variabili generalizzate di
sforzo e di deformazione (Figura 11).
Si pu allora pensare che, nello spazio delle componenti di carico (V,M/B,H), esista
non solo o non tanto un dominio di rottura, quanto piuttosto unintera famiglia di
superfici di plasticizzazione del sistema terreno-fondazione, che possono variare di
forma e dimensioni a seguito di incrudimento. Non pi necessario individuare un
valore limite Vmax, ma pi semplicemente si pu considerare un valore di
riferimento del carico V0 , rappresentativo della storia dei carichi subita dal sistema
(Figura 12). Anche nel caso di punzonamento, meccanismo piuttosto frequente in
condizioni drenate, non quindi pi richiesta una chiara definizione delle
condizioni di collasso della fondazione.
2R

Reference position

H
M/B
w

Current position
H

Figura 11 - Variabili generalizzate e convenzioni di segno (da Butterfield et al., 1997).

H u
M/B B

arctan (e/B)

V
v

V0
load-path

Figura 12 Superfici di plasticizzazione e vettori incremento di spostamento plastico


(da Gottardi e Butterfield, 1995).

V CNRIG

Nello stesso spazio, si possono poi sovrapporre i vettori incremento di spostamento


plastico (Butterfield, 1978 e 1985), allo stesso modo di come si soliti operare con
analoghi modelli dellelemento di volume (Figura 12).
3.1 Le componenti fondamentali della modellazione
Si pu quindi elaborare un modello analitico riferito al macroelemento terrenofondazione, che comprenda tutte le classiche componenti fondamentali di un
legame costitutivo di tipo elasto-plastico incrudente (strain-hardening elasticplastic model):
una funzione (yield function) che rappresenti tale superficie di plasticizzazione
nello spazio delle componenti di carico applicate;
un criterio di flusso (flow rule), ossia la definizione di una funzione potenziale
plastico, che fornisca la direzione del vettore incremento di spostamento
plastico;
una legge di incrudimento plastico (plastic hardening law), che fornisca la
grandezza di tale vettore e definisca levoluzione (espansione o contrazione)
della superficie di plasticizzazione al crescere delle deformazioni plastiche;
una descrizione del comportamento elastico (elastic behaviour) della
fondazione, per incrementi di carico interni alla superficie di plasticizzazione.
3.2 Il modello di Nova
3.2.1 Formulazione del modello elasto-plastico incrudente
Nova e Montrasio (1991) furono i primi ad elaborare un modello completo siffatto,
in grado di fornire gli spostamenti di una fondazione superficiale soggetta ad un
qualsivoglia percorso di carico planare.
Essi definiscono le seguenti variabili generalizzate, per le componenti di carico Q e
di spostamento q:


1
Q h
m VM

H / ;
M/B

q VM u

B

(11)

dove VM rappresenta il valore limite in condizioni di carico verticale e centrato


(equivalente a Vmax), e sono stati introdotti nelle Eq. (7) e (9).
Il legame costitutivo, inizialmente di tipo rigido plastico con incrudimento e legge
di flusso non associata, espresso sinteticamente dalla relazione in forma
incrementale:

Fondazioni superficiali

97

dq C dQ

(12)

con C matrice di cedevolezza, che si ricava a partire dalle seguenti componenti del
modello:
a)
superficie di plasticizzazione, definita nello spazio delle componenti di
carico adimensionalizzate:

f (Q, c ) h2 m2 2 (1 / c )

0 ,

(13)

con c, parametro di incrudimento, funzione della storia del sistema;


b)
potenziale plastico, per definire il criterio di flusso:


g (Q)

2
h

2
m 2 (1 / g )

0 ,

(14)

espressione formalmente analoga alla precedente, con laggiunta di g , semplice


fattore di scala, e dei due parametri costitutivi g e g che, se diversi da e ,
consentono di stabilire una legge di scorrimento di tipo non associato;
c)
legge di incrudimento:

R
c q 1 exp 02
VM

1/ 2

2
2


(15)

dove R0 la pendenza iniziale della curva carico-spostamento verticale, e sono


due ulteriori parametri costitutivi non dimensionali che consentono di inserire la
dipendenza delle dimensioni della superficie di plasticizzazione dagli incrementi di
tutte le componenti di spostamento plastico.
Il modello cos formulato risulta compiutamente definito da 9 parametri di chiaro
significato e di facile determinazione a partire da poche specifiche prove su
modello. Montrasio e Nova (1997) hanno testato la variabilit di tali parametri, in
funzione di alcune grandezze geometriche quali la forma e lapprofondimento della
fondazione. I parametri che risultano maggiormente variabili sono R0 e VM , che
potrebbero peraltro essere messi in relazione con le consuete propriet meccaniche
del terreno di fondazione; anche e , che compaiono nella funzione di carico
(13), variano in funzione delle caratteristiche citate, anche se in misura minore. Gli

V CNRIG

altri 5 parametri risultano invece di scarsa variabilit allinterno delle prove


effettuate.
Gli Autori hanno poi provato ad applicare il loro metodo di calcolo ad un caso
reale molto noto e ben documentato quale la Torre di Pisa (Nova e Montrasio,
1995), apportandovi come una necessaria modifica la possibile dipendenza dei
movimenti della fondazione anche dal tempo. Mediante opportuna taratura del
modello effettuata sulla base dellevoluzione delle rotazioni dal 1940 fino agli
interventi di stabilizzazione temporanei del 1993, essi osservavano che, nonostante
il miglioramento cos apportato, la sicurezza della costruzione imponeva di
procedere ad opere definitive, come sono poi state effettivamente portate a termine
con successo.
3.2.2 Estensione del modello a condizioni di carico ciclico
Una volta inquadrato il problema della risposta della fondazione nellottica di un
macroelemento caratterizzato da un legame costitutivo di tipo elasto-plastico
incrudente tra variabili generalizzate, chiaro che il livello di sofisticazione e di
complessit del modello pu essere incrementato per tener conto, ad esempio,
anche delleffetto dei carichi ciclici. Pi recentemente, infatti, di Prisco et al.
(2003) hanno modificato il modello sopra riportato rendendolo ipoplastico e
ipotizzando che spostamenti della fondazione di natura plastica e irreversibile
possano avvenire anche allinterno della superficie di plasticizzazione (ora definita
come bounding surface), sulla base di una legge di mapping (Figura 13) a partire
dal punto corrente di sforzo generalizzato verso un opportuno punto immagine.

Figura 13 Definizione del punto immagine del modello ipoplastico per carichi ciclici
(da di Prisco et al., CNRIG 2006).

Fondazioni superficiali

99

Il nuovo modello stato calibrato e verificato sui risultati di un apparato


sperimentale appositamente predisposto presso il Politecnico di Milano, in grado di
applicare alla fondazione rigida nastriforme cicli di forze inclinate, variando la loro
frequenza, ampiezza e stato tensionale iniziale.
Di Prisco et al. (CNRIG 2006) presentano proprio in questa sessione un contributo
nel quale illustrano pi in dettaglio le caratteristiche del nuovo modello e le sue
indubbie potenzialit per lanalisi delle fondazioni superficiali sottoposte a carichi
ciclici.
Infine, Nova e di Prisco (2003) hanno dimostrato come il concetto del
macroelemento possa essere esteso anche ad altre applicazioni dellingegneria
geotecnica, quali la modellazione dellimpatto di blocchi rocciosi sul terreno
ovvero dellinterazione tra condotte interrate e terreno circostante.
3.3 La modellazione sperimentale avanzata
La verifica e lo sviluppo di tale modellazione analitica ha richiesto da subito il
supporto di evidenze sperimentali sempre pi precise ed affidabili. Una nuova
generazione di modelli fisici in scala ridotta stata cos concepita e realizzata, sia a
gravit normale che in centrifuga, fino ad arrivare allattuale sperimentazione sul
campo, in vera grandezza. A partire dagli Anni Novanta, si cos cominciato ad
accumulare una mole crescente di dati che, se da un lato hanno consentito di
validare lapproccio proposto per diversi tipi di terreno e svariate geometrie della
fondazione, dallaltro hanno fornito preziose indicazioni sui suoi possibili sviluppi
ed applicazioni.
Le modalit pi immediate, conformemente alla modellazione fisica tradizionale,
consistono nellapplicare una qualsivoglia sequenza di combinazioni di carico ad
una piastra di fondazione in scala ridotta e nel misurarne le varie componenti di
spostamento conseguenti, in maniera il pi possibile ripetibile e controllata. Si pu
cos individuare un possibile dominio di rottura nello spazio delle componenti di
carico adimensionalizzate (cfr. Sezione 2.2) per semplice interpolazione dei punti
sperimentali che rappresentano le condizioni di collasso del sistema terrenofondazione, raggiunte in seguito a percorsi di carico diversificati. In questo caso,
risulta cruciale individuare con precisione le effettive condizioni di incipiente
collasso, favorendo lo sviluppo di un meccanismo di rottura generale, di tipo
fragile.
In Figura 14, ad esempio, si riportano i risultati di una siffatta sperimentazione sul
piano (V/Vmax,H/Vmax), ottenuti su sabbia densa asciutta a 1g (Gottardi e Butterfield,
1993). Poich ogni ulteriore punto sul diagramma di figura richiede lesecuzione di
unintera prova di carico (contrassegnata in figura da una sigla alfanumerica), si
osservi come tale procedura sperimentale, per quanto precisa ed accurata, risulti
piuttosto dispendiosa.

V CNRIG

0.15
H/V

M2 A3

max

B8

D4 B9

0.10

G2
D1

D3
D2

A5
0.05

B6
G1

0.00
0.00

0.10

0.20

0.30

0.40

0.50

0.60

0.70

0.80

0.90
V /V

1.00
max

Figura 14 Percorsi di carico e dominio di rottura sul piano adimensionalizzato (V,H)


(da Gottardi e Butterfield, 1993).

3.3.1 La tecnica dello swipe testing


In generale, risulta pi appropriato indagare una superficie di rottura od anche di
plasticizzazione tramite un dispositivo sperimentale a controllo di spostamento,
anzich di carico. Risulta cos possibile generare unintera curva molto vicina a
quella di snervamento mediante lesecuzione di ununica prova su modello. E
questo il risultato di una tecnica sperimentale innovativa, nota come swipe testing,
inizialmente introdotta da Tan (1990) in centrifuga e successivamente sviluppata da
Martin (1994) e da Gottardi et al. (1999) su modello a gravit normale.
Uno swipe test consiste in una prova su modello in cui la piastra di fondazione
inizialmente fatta penetrare solo verticalmente nel terreno fino a raggiungere un
prefissato valore di approfondimento, corrispondente al carico verticale V0 . Quindi,
gli spostamenti verticali vengono bloccati (w = costante) e la fondazione viene
spostata solo lateralmente (u) ovvero per sola rotazione (B) ovvero ancora
tramite una loro combinazione. In tale seconda fase della prova, il percorso di
carico seguito dalla fondazione dovrebbe tracciare una curva prossima a quella di
snervamento.
La tecnica sfrutta lanalogia, secondo un approccio tipo CSSM, con una prova di
compressione triassiale non drenata (a volume costante) effettuata su un campione
di terreno argilloso saturo, inizialmente consolidato fino ad una pressione media
p0 .
Lanalogia stabilita pertanto tra:
la pressione di consolidazione p0 ed il carico verticale V0 raggiunto nella prima
fase;

Fondazioni superficiali

101

il volume specifico del terreno v e gli spostamenti verticali della fondazione w


(per quanto di segno opposto);
la tensione di taglio q e le componenti deviatoriche del carico H ed M/B;
ed valida per un meccanismo di incrudimento funzione di un unico parametro
(curva p-v nel caso di prova triassiale e curva V-w nel caso di fondazione).
In Figura 15a stato schematizzato tale percorso di carico: levento di swipe vero e
proprio quello corrispondente al tratto di curva AB, analogo alla fase di
compressione triassiale non drenata rappresentata in Figura 15b. E chiaro che, dal
momento che la prova si svolge a w = (we + wp ) costante, lapprossimazione con
leffettiva superficie di snervamento tanto migliore quanto minore sar la
componente di recupero elastico we dovuto alla riduzione del carico verticale
applicato (Gottardi et al., 2005). Poich in effetti la rigidezza del sistema terrenofondazione durante un ciclo di scarico-ricarico k ur decisamente pi elevata
rispetto a quella di primo carico k (vedi Figura 15a), il tracciamento della curva di
snervamento risulta ancora pi efficace che per una prova triassiale.
Perseguendo lanalogia, si pu anche pensare di eseguire una prova su modello
corrispondente ad una prova triassiale non drenata su campioni di terreno
sovraconsolidato (percorso XYZ di Figura 15b): si tratta pertanto di scaricare
verticalmente la piastra di fondazione, dopo aver raggiunto V0 e prima di avviare la
fase di swiping. Nellipotesi di esistenza di una condizione di stato critico anche
per il sistema terreno-fondazione (definito da Tan (1990) parallel point), i due
percorsi di carico (AB e XYZ) dovrebbero pertanto convergere, dando luogo ad
una curva di snervamento completa.
3.3.2 La superficie di plasticizzazione in 3D
Poich si visto che le componenti deviatoriche del macroelemento sono almeno
due (in condizioni planari di carico), possibile estendere tale tecnica anche al
piano (V,M/B), mediante uno swipe test di sola rotazione, ovvero ad ogni piano del
fascio contenente lasse V, mediante lapplicazione di percorsi di spostamento a w
= costante e con opportune combinazioni di u e di B. Mediante lesecuzione di
poche prove opportunamente programmate, si pu cos indagare sperimentalmente
lintera superficie di plasticizzazione in 3D, corrispondente ad un determinato
valore di V0 (Figura 16).
Seguendo tale procedura sperimentale per una fondazione rigida e circolare (di
diametro 100 mm) su sabbia densa, Gottardi et al. (1999) hanno individuato la
seguente espressione:

m2 h2
mh
2
2 2a
4v1 v 0
2
m0 h0
m0 h0

(16)

V CNRIG

a)

b)

Figura 15 Tecnica di swipe testing: analogia con prove di compressione triassiali non
drenate (adattata da Martin e Houlsby, 2000).

Figura 16 Tracciamento della superficie di plasticizzazione in 3D mediante swipe tests


(da Gottardi et al., 1999).

Fondazioni superficiali

103

dove v, m ed h rappresentano le componenti di carico normalizzate rispetto a V0 . Si


noti come la (16) sia funzione di 3 soli parametri sperimentali che, nel caso in
esame, per interpolazione ai minimi quadrati sono risultati essere pari a: m0 = 0.09,
h 0 = 0.121 e a = -0.223.
Le altre componenti fondamentali della modellazione (cfr. Sezione 3.1) possono
essere determinate attraverso la seguente strategia sperimentale (Figura 17):
prove di carico-spostamento verticale, per la calibrazione della legge di
incrudimento e (tramite cicli di scarico-ricarico) della rigidezza elastica del
sistema in direzione verticale;
prove a spostamento radiale (applicazione di un percorso con rapporto costante
tra w e le altre componenti dello spostamento), per raccogliere informazioni sia
sulla legge di incrudimento che sul criterio di flusso;
prove a carico verticale costante (analoghe a prove triassiali a p costante),
soprattutto per le valutazioni in merito ad unidonea legge di flusso.
Sulla base di tali evidenze sperimentali, Houlsby e Cassidy (2002) hanno formulato
un modello analitico completo, denominato model C, formalmente non dissimile da
quello precedentemente illustrato (cfr. Sezione 3.2.1) e basato su 13 parametri
costitutivi ed altri 4 coefficienti per la descrizione della risposta elastica del sistema
allinterno della superficie di plasticizzazione.
Gli Autori hanno anche dimostrato come un tale modello possa essere facilmente
implementato in un programma convenzionale di analisi strutturale, apportando un
notevole miglioramento nella schematizzazione della risposta del terreno rispetto
alle condizioni di vincolo usualmente adottate (cfr. Sezione 5).

Figura 17 Strategia sperimentale per il modello analitico completo


(adattata da Gottardi et al., 1999).

V CNRIG

3.3.3 Estensione a varie condizioni di prova


E interessante osservare come analoghi risultati sperimentali siano stati ottenuti in
laboratorio su diversi tipi di terreno e come la stessa impostazione concettuale
possa pertanto essere ritenuta valida in svariate condizioni.
Cassidy et al., (2002), ad esempio, hanno adattato il model C alle sabbie
carbonatiche sciolte non cementate, modificandone la legge di incrudimento ed
introducendo la possibilit di espansione della superficie di plasticizzazione anche
a seguito di incremento delle componenti plastiche dello spostamento orizzontale
u p e della rotazione Bp (non solo dello spostamento verticale wp ), tramite
inserimento di due ulteriori parametri costitutivi.
Martin e Houlsby (2000) hanno indagato la risposta non drenata di fondazioni
coniche, tipo spudcan, in argille caolinitiche fortemente sovraconsolidate e, sulla
base di tali risultati sperimentali, hanno messo a punto un appropriato modello
analitico, denominato model B (Martin e Houlsby, 2001).
Cassidy et al. (2004a), infine, hanno confrontato in centrifuga la risposta non
drenata di modelli di fondazione coniche (tipo spudcan) e a cassone (tipo skirted)
in argille soffici normalmente consolidate.
Tutte le sperimentazioni citate, ed altre ancora ormai frequenti in diversi centri di
ricerca, si riferiscono ad una grande variet di terreni, di geometria delle piastre di
fondazione e di apparati sperimentali (a gravit normale o centrifuga) e nei loro
aspetti quantitativi sono pertanto, a rigore, valide solo nelle specifiche condizioni
di prova. Non si potuto ancora delineare un chiaro quadro complessivo, che
consenta di mettere in relazione le particolari condizioni di prova con i parametri
costitutivi dei modelli elaborati. Tuttavia, la continua conferma della tipicit della
risposta del sistema terreno-fondazione sta a dimostrare che tale modellazione
innovativa sembra aver colto alcuni aspetti fondamentali.
Un contributo importante per lestrapolazione dei dati sperimentali alle
applicazioni pratiche pu indubbiamente provenire dalla modellazione numerica.
Diversi Autori hanno utilizzato codici agli elementi finiti, unitamente a soluzioni
ottenute tramite analisi limite, ed hanno interpretato i loro risultati alla luce di tale
approccio.
Poich per tale ampio capitolo della ricerca, tuttora in fase di notevole sviluppo, si
discosta dalle finalit della trattazione, in questa sede si ricordano solo alcuni tra i
pi recenti studi sullargomento: Bransby e Randolph (1998), Taiebat e Carter
(2000), Gourvenec e Randolph (2003), per modellazioni di terreno argilloso in
condizioni non drenate; Siddiquee et al. (2001), Zdravkovic et al. (2002), per
qualche, pi limitata, esperienza su sabbia.
In questa sessione, sono presenti due contributi che fanno riferimento alla
modellazione numerica del comportamento di fondazioni superficiali soggette a
diverse condizioni di carico. Bovolenta et al. (CNRIG 2006) hanno fatto ricorso ad

Fondazioni superficiali

105

un codice agli elementi finiti per determinare i domini di rottura di una fondazione
poggiante su materiale granulare. Ferlisi e Pisciotta (CNRIG 2006) si sono invece
soffermati sullanalisi numerica di fondazioni sottoposte a carichi verticali
eccentrici, con particolare riferimento allinfluenza della legge di flusso del
modello costitutivo del terreno.
3.3.4 La modellazione in centrifuga
La maggior parte della modellazione condotta finora ha riguardato fondazioni
appena appoggiate sulla superficie del terreno ovvero piastre di fondazione di
geometrie particolari (coniche o a cassone), di speciale interesse per le strutture
offshore (cfr. Sezione 5.1). Tuttavia, in generale, le fondazioni superficiali vengono
notoriamente posizionate con un certo grado di approfondimento nel terreno, anche
per sfruttare le maggiori capacit di resistenza che ne conseguono (Figura 18).

Figura 18 Effetti positivi dellapprofondimento della fondazione sulle sue capacit di


resistenza (da Randolph et al., 2005).

La modellazione in centrifuga si presenta come lapparato ottimale per la corretta


riproduzione dello stato tensionale del prototipo, senza peraltro i costi ed i tempi
della scala reale, e pertanto come lo strumento idoneo a fornire dati sperimentali
affidabili per fondazioni approfondite, che consentano di validare tale approccio e
di adattarne eventualmente le caratteristiche.
La centrifuga stata gi utilizzata per modellare la risposta di fondazioni
superficiali offshore, specialmente - ma non solo - dai gi citati gruppi di ricerca di
Cambridge, in Inghilterra, e di Perth, in Australia, ottenendo anche risultati di
grande interesse.
In particolare, James e Shi (1988) hanno condotto una estesa campagna
sperimentale mediante prove a carico controllato su fondazioni circolari appoggiate

V CNRIG

su sabbia silicea e sono stati tra i primi a proporre unanalisi di dati in centrifuga in
termini di diagrammi di interazione.
Dean et al. (1992), hanno esteso lo studio della superficie di snervamento di Tan
(1990) allo spazio dei carichi (V,M/2R,H), sulla base dei risultati di indagini
finalizzate allo studio di alcuni aspetti della stabilit di tipiche strutture offshore, tra
cui linterazione suolo-struttura ed il comportamento drenato di fondazioni di tipo
spudcan, installate sia in argilla che in sabbia e soggette a carico combinato. Gli
Autori sono poi pervenuti alla formulazione di un loro modello di tipo elastoplastico con incrudimento (Dean et al., 1997), basato sui principi precedentemente
esposti.
Punrattanasin et al. (2003) hanno recentemente messo a punto un apparato
sperimentale nella centrifuga a braccio rotante del Tokyo Institute of Technology
in grado di controllare separatamente le tre componenti di spostamento ed hanno
avviato un programma di indagini di ampio respiro, inserito anchesse allinterno
dellapproccio illustrato.
Infine, Yun e Bransby (2003), con la centrifuga dellUniversit di Dundee (Scozia),
hanno eseguito delle prove a controllo di carico su fondazioni in sabbia sciolta, con
e senza skirts, concludendo che le fondazioni a cassone tendono a fornire una
capacit di resistenza ai carichi orizzontali fino a 3-4 volte superiore, presentando
un meccanismo di collasso di tipo rotazionale anzich di puro slittamento.
Govoni et al. (CNRIG 2006), in questa sessione, presentano un contributo con i
risultati preliminari di unarticolata ricerca sperimentale sviluppata sulla centrifuga
a tamburo dellUniversit di Perth (WA), finalizzata proprio allo studio degli effetti
dellapprofondimento della fondazione sulle caratteristiche salienti della
modellazione analitica illustrata (Figura 19).

Figura 19 Modelli di fondazione per la centrifuga (da Govoni et al., CNRIG 2006).

3.3.5 La modellazione in vera grandezza


Negli ultimi tempi (Houlsby et al., 2006), stata avviata anche unalquanto
complessa sperimentazione in scala reale, mediante prove in sito di fondazioni a
cassone (skirted) soggette a combinazioni di carico ciclico, sia in condizioni quasistatiche che dinamiche (Figura 20). Tali indagini, condotte sia in argilla sia in
sabbia, sono finalizzate essenzialmente al corretto dimensionamento di tali

Fondazioni superficiali

107

fondazioni qualora vengano utilizzate nellinstallazione di turbine per la


produzione di energia eolica offshore. Nonostante la particolare esigenza pratica
che ha fornito lo spunto per la ricerca, si sono cos potuti raccogliere ulteriore dati
sperimentali che, se opportunamente confrontati con i risultati della modellazione
in laboratorio, sia a gravit normale sia in centrifuga, consentir di comprendere
meglio i limiti e le potenzialit dei vari modelli impiegati.

Figura 20 Schema per prove in sito su modelli di fondazione in scala reale


(da Houlsby et al., 2006).

4. Verso la modellazione a 6 gradi di libert


Le strutture reali sono ovviamente tridimensionali e non sono infrequenti i casi in
cui le ipotesi di condizioni di carico planari non possono essere ragionevolmente
adottate. Nel caso pi generale, dunque, le combinazioni di carico possono
raggiungere i 6 gradi di libert (Figura 21): sorge cos la necessit di estendere la
modellazione analitica illustrata nella sezione precedente ed al tempo stesso di
fornirne convincente evidenza sperimentale.

Figura 21 Condizioni di carico 3D e convenzioni di segno (da Butterfield et al., 1997).

V CNRIG

4.1 Il modello fisico 6DOF di Oxford


Negli ultimi tempi (Bienen et al., 2006), il gruppo di ricerca dellUniversit di
Oxford ha messo a punto un ingegnoso modello fisico in scala ridotta, a gravit
normale, in grado di applicare alla piastra di fondazione, in maniera indipendente,
tutte le 6 possibili componenti di carico: verticale V, orizzontale H2 , H3 , torsione Q
e momento M 2 , M 3 . In accordo alle convenzioni di segno adottate (Figura 21), le
componenti di spostamento coniugate sono: verticale w, orizzontali u 2 , u 3 ,
rotazione attorno allasse verticale B, e rotazione attorno agli altri due assi
orizzontali B2 , B3 .
Prendendo lo spunto da analoghe disposizioni gi collaudate dallindustria
automobilistica, lapparato sperimentale (Figura 22) impiega 6 attuatori
indipendenti, collegati da un lato alla piattaforma di carico e dallaltro ad un telaio
rigido di contrasto. Ogni singolo movimento della fondazione possibile come
risultato di una combinazione, anche complessa e non lineare, del movimento dei 6
attuatori. Sono pertanto necessarie routines di controllo simultaneo degli attuatori
alquanto sofisticate. Ogni tipo di prova a controllo di spostamento attualmente
possibile.

Figura 22 Vista di insieme del modello 6DOF di Oxford (da Bienen et al., 2006).

Fondazioni superficiali

109

Unaltra componente essenziale la cella di carico, in grado di rilevare


separatamente tutte le 6 componenti di carico. La posizione e gli spostamenti della
fondazione sono rilevati da un sistema di 6 trasduttori di spostamento di alta
precisione, montati su un telaio separato e indipendente da quello degli attuatori
(Bienen et al., 2006).
4.2 Formulazione del modello analitico completo
Una tale attrezzatura sperimentale consente di applicare la tecnica dello swipe
testing con riferimento a varie componenti di spostamento ovvero ad una
qualunque combinazione di esse. Per esempio, possibile eseguire uno swipe test
di torsione, applicando una rotazione pura attorno allasse verticale, ovvero prove
con combinazione di spostamenti orizzontali e rotazioni, anche appartenenti a piani
diversi. Si pu cos investigare, in maniera relativamente agevole, la forma e le
dimensioni di una superficie di plasticizzazione generale nello spazio a 6
dimensioni delle componenti di carico, di ardua rappresentazione grafica ma la cui
espressione analitica pu essere ottenuta tramite estensione della (16), eliminando
per simmetria gran parte dei termini di accoppiamento tra le componenti:
2

h h m m q
f 2 3 2 3
h0 h0 m0 m0 q0
h m h m
2
2a 3 2 2 3 12v 2 1 1 v 2 0
h0 m0

(17)

dove:
v, h 2 , h 3 , m2 , m3 e q rappresentano le componenti di carico normalizzate rispetto
a V0 ;
h 0 , m0 , q 0 e a sono i parametri caratterizzanti la superficie di plasticizzazione a
6D;
1 , 2 e 12 (combinazione dei primi due) sono parametri di forma della
superficie di snervamento nei piani contenenti lasse del carico verticale.
Da Figura 23a si pu osservare come swipe tests nei quali si sono applicate
componenti di spostamento del tutto diverse tra loro producano - sul piano delle
corrispondenti componenti di carico - curve di andamento parabolico
straordinariamente simili, pur nella evidente tipicit dei valori massimi raggiunti e,
quindi, dei relativi parametri caratterizzanti. Infatti, riportando su un piano
normalizzato la forza deviatorica x = X/V0 , cos definita:

V CNRIG

H 2 H 3 M 2 / 2R M 3 / 2R

h
h
m
m
0
0
0 0

Q / 2R
H M / 2R H 2 M 3 / 2R
2a 3 2


h0 m0
q0

(18)

si ottiene landamento significativamente unificato di Figura 23b.


Riportando su tale piano normalizzato il risultato di tutti i swipe tests finora
eseguiti, Bienen et al. (2006) forniscono i seguenti parametri per la superficie
generale di equazione (17), ottenuti per regressione ai minimi quadrati:

h0 0.122, m0 0,075, q0 0.033


a 0.112, 1 0.76,

2 0.76

In Bienen et al. (2006) si riportano anche le espressioni del potenziale plastico (che
consente un criterio di flusso non associato nei piani contenenti V) e della legge di
incrudimento (che introduce la possibilit di un meccanismo dipendente da tutte le
componenti plastiche di spostamento), con i relativi parametri, che completano la
formulazione analitica del modello generale di comportamento, denominato ISIS.
Esso comprende, al pi, 17 parametri costitutivi, cui bisogna peraltro aggiungere i
5 coefficienti di rigidezza che definiscono le propriet elastiche del sistema
allinterno della superficie di plasticizzazione.
a)

b)

Figura 23 Dati normalizzati da swipe tests sul modello 6DOF (da Bienen et al., 2006).

Fondazioni superficiali

111

5. Applicazioni alle analisi strutturali 3D


Si visto sinora come lanalisi del comportamento di una fondazione superficiale
soggetta a condizioni di carico generali mediante lapproccio del macroelemento
consenta di disporre di uno strumento pratico ed efficiente che pu sostituire, in
prima istanza, un elaborato modello numerico del terreno agli elementi finiti.
Un ulteriore aspetto particolarmente interessante ed innovativo risiede tuttavia
nella possibilit di inserire un tale legame costitutivo proprio allinterno di un
codice numerico agli elementi finiti per lanalisi strutturale - in termini di risultante
delle forze applicate al nodo (force-resultant model) - cos da introdurre un
accurato modello non lineare della risposta del terreno, in luogo delle tradizionali,
talvolta insoddisfacenti, condizioni di vincolo al contorno.
In Figura 24 rappresentata la fondazione conica di appoggio di una tipica
struttura offshore, insieme alle varie possibili schematizzazioni del comportamento
del terreno: a) modello agli elementi finiti, per cui sono peraltro richieste
informazioni dettagliate ed indagini non sempre disponibili; b) cerniera, ossia
rigidezza infinita in direzione verticale ed orizzontale ma nulla in senso
rotazionale; c) molle disaccoppiate, di rigidezza finita e costante nelle 3 direzioni;
d) modello elasto-plastico con incrudimento (tipo model C di sezione 3.3.2), che
consente di ricavare in ogni direzione una rigidezza finita, ma variabile in funzione
della storia dei carichi applicati e delle deformazioni plastiche accumulate.
Attribuendo tale legame allelemento puntuale in corrispondenza della fondazione
della struttura, si pu evitare il ricorso ad elementi speciali di transizione o di
interfaccia terreno-struttura e, al tempo stesso, affrontare la modellazione di tutte le
componenti in gioco in modo bilanciato.
(a) finite element

(b) pinned foundation

(c) linear springs

(d) strain-hardening plasticity

M
K
Kv

H
Kh

V
H
H

M/2R

M
V
Combined loading yield surface
(after Houlsby and Cassidy, 2002)
V

Figura 24 Possibili schematizzazioni del comportamento del terreno per una struttura
offshore (da Randolph et al., 2005).

V CNRIG

Nel caso di strutture offshore, si deve infatti tener conto di una complessa
interazione fluido-struttura-terreno, prodotta dai carichi ambientali (quali onde,
correnti, vento), dalla struttura e dal comportamento del terreno; chiaro che
ipotesi poco realistiche sulla risposta delle fondazioni si ripercuotono
sullaffidabilit dellintero modello e non sono comunque in grado di cogliere
alcuni aspetti significativi. Si osservi, ad esempio, che leffettivo comportamento
delle fondazioni non solo agisce direttamente sugli spostamenti e sullo stato
tensionale dei vari elementi costituenti la struttura in elevazione, ma ne influenza
anche significativamente le caratteristiche dinamiche.
5.1 Le strutture offshore tipo jack-up
Le strutture offshore sono caratterizzate dalle notevoli dimensioni, sia delle
fondazioni che della sovrastruttura, nonch dalle combinazioni di carico cui
vengono sottoposte, con prevalenza delle componenti deviatoriche e delle
condizioni cicliche.
Le piattaforme mobili auto-elevanti (tipo jack-up, Figura 25), in particolare, stanno
diventando sempre pi diffuse in acque relativamente poco profonde (fino a 100150 m), in virt della loro flessibilit e basso costo nelle operazioni di perforazione
finalizzate alla ricerca petrolifera. Ci dovuto soprattutto alla loro capacit di
auto-installazione (Randolph et al., 2005): esse vengono trainate sul posto, ove le
tre gambe metalliche vengono poi abbassate fino a posarsi sul fondo del mare. Le
fondazioni circolari (generalmente tipo spudcan), vengono quindi spinte e fatte
penetrare nel terreno fino a che la piattaforma rimane sollevata rispetto al livello
del mare, con un franco di sicurezza. Le fondazioni sono quindi fatte ulteriormente
avanzare nel terreno in virt dellapplicazione di un sovraccarico allincirca doppio
rispetto al peso proprio della struttura e costituito da acqua di mare pompata con
funzione di zavorra nei serbatoi della struttura stessa. Subito prima che
lattrezzatura venga messa in funzione, i serbatoi vengono svuotati cos da riportare
il carico verticale al solo peso proprio della struttura.
Le fondazioni si trovano cos ad operare al centro della superficie di
plasticizzazione da esse stesse creata (Figura 26) grazie alla prima fase di
applicazione del sovraccarico, consentendo loro di meglio rispondere alla
successiva applicazione dei carichi ambientali, quali quelli prodotti da una
tempesta, che impongono significative componenti addizionali di carico
orizzontale, momento ribaltante e finanche torsione e tendono ad alterare la
distribuzione del carico verticale tra le fondazioni.
Con riferimento a Figura 26, si veda come le due fondazioni (lato sopravento, WL,
e sottovento, LL) subiscano percorsi di carico opposti a partire dal peso proprio
(non simmetrici in virt della schematizzazione planare di una struttura a 3
gambe, Figura 25).

Fondazioni superficiali

113

Figura 25 Schematizzazione 2D di una struttura jack-up e delle sue fondazioni tipo


spudcan (da Bienen e Cassidy, 2006).

Figura 26 Percorsi di carico delle fondazioni di una tipica struttura jack-up


(da Randolph et al., 2005).

Le due combinazioni di carico di progetto (WLd e LLd ) presentano un margine di


sicurezza nei confronti del collasso che non quello rappresentato dai punti A e B,
come previsto dal calcolo tradizionale, ma piuttosto dalla loro distanza rispetto ai
punti WLf e LLf, che stanno anche a dimostrare come i meccanismi di rottura
potranno essere diversi: per slittamento (sliding) la fondazione che viene scaricata
dallazione del momento ribaltante e per capacit portante (plunging) laltra.
5.2 La modellazione di una struttura jack-up
Facendo seguito al lavoro pionieristico di Schotman (1989), Cassidy et al. (2004b)
hanno dunque mostrato come il modello del macroelemento possa essere
semplicemente implementato come user element nel codice commerciale
ABAQUS ed hanno cos analizzato la risposta di una struttura jack-up in 3D
inserendo tale elemento al nodo terminale di ciascuna gamba.

V CNRIG

Bienen e Cassidy (2006) hanno invece implementato la formulazione analitica


completa del macroelemento (modello ISIS) in un codice numerico agli elementi
finiti appositamente sviluppato e denominato SOS_3D, in grado di analizzare in
maniera integrata e bilanciata linterazione fluido-struttura-terreno in 3 dimensioni,
con particolare riferimento alle piattaforme mobili tipo jack-up (Figura 25). Il
carico applicato incrementalmente ed il modello numerico aggiorna ad ogni passo
la matrice di rigidezza di ogni fondazione, che viene poi incorporata nella matrice
di rigidezza strutturale di tutto il sistema.
Anche da unanalisi piana preliminare, si pu vedere come limpiego di una legge
forza-spostamenti non lineare per le fondazioni consenta di determinare in maniera
pi precisa gli spostamenti della struttura. In Figura 27 sono riportati gli
spostamenti orizzontali della piattaforma in elevazione cos calcolati, in
conseguenza dellattacco di un treno donde di ampiezza massima 12 m e periodo
medio 10.6 s: essi risultano compresi tra quelli che si avrebbero nelle ipotesi di
incastro e di cerniera alla base. In Figura 28, si illustrano invece gli spostamenti
verticali della fondazione sopravento, che si solleva di oltre 40 mm, e della
fondazione sottovento che, dopo il passaggio dellonda, manifesta un
abbassamento residuo permanente, di tipo plastico.
Ma la possibilit di valutare con maggior precisione la rigidezza delle fondazioni
consente anche di individuare pi realisticamente il periodo fondamentale di
oscillazione della struttura, fortemente influenzato dalle condizioni di vincolo al
piede: nel caso in esame, infatti, il periodo fondamentale di 11.6 s in caso di
cerniera, 5.7 s in caso di incastro e 7.8 s nel caso del modello ISIS, prima dello
snervamento.

Figura 27 - Andamento degli spostamenti orizzontali della piattaforma nel tempo, in


funzione delle condizioni di vincolo assunte in fondazione (da Bienen e Cassidy, 2006).

Fondazioni superficiali

115

Figura 28 - Andamento degli spostamenti verticali delle fondazioni spudcan nel tempo
(da Bienen e Cassidy, 2006).

Tuttavia, al crescere dello snervamento, la rigidezza della fondazione (e quindi


dellintero sistema) tende a diminuire, aumentando il suo periodo naturale. Poich
il periodo delle onde durante una tempesta generalmente compreso tra gli 8 e i 18
secondi, chiaro come laccurata determinazione della rigidezza della fondazione
sia pertanto di importanza cruciale per la valutazione di una realistica risposta della
struttura ai carichi ciclici applicati.
Ulteriori dettagli, unitamente allillustrazione dei vantaggi di una modellazione
completamente tridimensionale, che pu tener conto di sollecitazioni non
simmetriche, sono forniti in Bienen e Cassidy (2006).
Naturalmente, una risposta pi precisa alle sollecitazioni di tipo ciclico potrebbe
essere ottenuta qualora il modello del macroelemento fosse in grado di
incorporarne gli effetti, quale la graduale riduzione della rigidezza con lampiezza
delle deformazioni. Diversi approcci sono possibili in questo caso (Cremer et al.,
2001; Nguyen-Sy e Houlsby, 2005), alcuni peraltro gi citati (cfr. Sezione 3.2.2).

6. Osservazioni conclusive
Si qui inteso relazionare, in forma necessariamente sintetica, sullo stato dellarte
della modellazione di fondazioni superficiali soggette a diverse condizioni di
carico. Si visto come nel corso degli ultimi ventanni si registrato un
considerevole sviluppo della ricerca nel settore, che ha consentito di pervenire alla
formulazione di schemi concettuali e di modelli teorici di comportamento che ben
colgono la complessa natura della risposta sperimentale. E chiaro come tale
approccio non intenda superare tutte le problematiche di determinazione della

V CNRIG

capacit portante e di valutazione dei cedimenti sotto i carichi di esercizio.


Tuttavia, nel suo specifico campo di applicazione, esso rappresenta un contributo
innovativo di grande interesse, con numerosi vantaggi ed implicazioni, anche nel
campo dellanalisi strutturale.
Finora il maggior impulso alla ricerca del settore venuto dallindustria offshore,
che pi di ogni altra si trova ad operare in condizioni ambientali inusuali e
particolarmente severe. Il ritorno in termini di maggiore sicurezza e risparmio nel
progetto di strutture di grande complessit e valore economico ha giustificato i
recenti investimenti che hanno permesso di conseguire una notevole affidabilit sia
dei nuovi risultati sperimentali sia dei modelli analitici su di essi tarati.
Ma anche onshore si possono avere frequentemente situazioni con componenti
deviatoriche del carico non trascurabili, non soltanto per le strutture a torre - quali
campanili e ciminiere - ma anche ad esempio per le opere di sostegno, tenendo
conto altres della sempre maggior enfasi verso le sollecitazioni sismiche imposta
dalle nuove normative, nazionali ed europee.
In tutti questi casi quanto mai opportuna una maggiore comprensione ed
unanalisi pi accurata della risposta delle fondazioni superficiali ai carichi
applicati. E, se vero che bisogna fare ancora molta strada per soddisfare tutte le
esigenze della modellazione, vero altrettanto che il metodo concettuale proposto
risulta certamente pi semplice ed intuitivo di una complessa e costosa
elaborazione numerica agli elementi finiti ed al tempo stesso, rispetto ai consueti
metodi progettuali, pi razionale e consistente con il bagaglio culturale
dellingegnere civile.
Bibliografia
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