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Legislazione diprotezione della qualitàdell'Aria

Storicamente in tutto il mondo occidentale la legislazione per la riduzione ed il controllo


dell\'inquinamento atmosferico è stata esaminata per prima, negli anni sessanta, ma poi essa è
stata completamente sostituita. Sono tuttora riconoscibili gli effetti della legge quadro del 1983
(DPCM 28/3/83) estremamente stringata proprio per la sua sovrapposizione alla legislazione
preesistente, in cui per la prima volta vennero fissati i limiti per sette inquinanti dell\'aria i tre
principali (SOx, NOx e particelle sospese), nonché per Piombo, Fluoro, Ozono e CO; un ulteriore
limite concerneva l\'insieme degli idrocarburi escluso il metano (NMHC), applicabile in condizioni
favorevoli alla formazione dell\'Ozono.

Per due degli inquinanti principali (SOx e PTS) e per il Fluoro vennero posti due limiti: l\'uno
relativo alla concentrazione media (anche se per gli SOx fu dato in termini di mediana o 50
percentile), l\'altro alla concentrazione massima ammissibile (indirettamente per PTS ed SOx dato
che i limiti erano espressi come 95 percentile o 98 percentile rispettivamente). In tutti gli altri casi si
fissò praticamente solo un limite alla concentrazione massima (in termini di media oraria o
misurata su periodo di tempo più lunghi). Fa eccezione il Pb per cui si aveva solo il limite alla
media annuale.

Il limite alle concentrazioni massime degli altri inquinanti è dovuto al fatto che la loro
concentrazione presenta nella giornata un andamento sostanzialmente periodico, con un massimo
abbastanza netto in relazione sia all\'andamento delle emissioni, che a fenomeni di rimozione
naturale particolarmente efficaci. Ad esempio la concentrazione di Ozono cresce durante la mattina
per le emissioni di vari inquinanti e principalmente per le reazioni indotte della luce solare (smog
fotochimico): contemporanemente iniziano altre reazioni dell\'ozono con i composti riducenti
presenti in atmosfera (principalmente ossidi di azoto, CO ed SO2); ne risulta un massimo di
concentrazione nel pomeriggio, quando i due termini di formazione e di eliminazione si
equivalgono; successivamente la concentrazione di O3 diminuisce, raggiungendoun minimo subito
prima dell\'alba.

Il DPCM 28/3/83 fu aggiornato dalle disposizioni contenute nel DPR 203/88, che peraltro
costituivano solo degli aggiustamenti alle limitazioni di base sopra discusse:

La suddivisione dell\'anno nei due semestri (invernale ed estivo), per gli inquinanti a forte
variazione stagionale;
L\'introduzione del limite al 98 percentile per la concentrazione degli NOx (in precedenza stabilito
come concentrazione massima)La più importante novità contenuta nel DPR 203/88 è però
l\'introduzione accanto ai valori limite, dei cosiddetti valori guida un\'indicazione di tendenza, per
l\'ulteriore riduzione dell\'inquinamento atmosferico. I valori guida erano fissati solo per i principali
inquinanti e si riferivano in generale alle concentrazioni medie annue (o su un periodo di tempo
comparabile); tali valori guida corrispondono grosso modo a circa il 50% dei valori limite.
In sostanza per la prima volta nella legislazione di protezione dell\'ambiente in Italia, venne
introdotto il principio ALARA (As Low As Reasonably Achievable): i valori limite non
rappresentano più delle soglie di sicurezza, ma una specie di vincolo da non superare, da cui è
opprtuno allontanarsi il più possibile, facendo ogni sforzo consentito dallo sviluppo delle
tecnologie e dalle risorse, economiche disponibili per ridurre le concentrazioni di inquinanti
nell\'ambiente. Questo concetto fu ripreso e concretizzato nel DMA 12/7/1990 che offre le linee
guida per il contenimento delle emissioni inquinanti dagli impianti esistenti. Nell\'Allegato 5 e tale
DM sono date indicazioni sufficientemente precise e concrete sulle tecnologie di abbattimento delle
emissioni industrialmente provate e da adottare nei vari casi (particelle sospese, gas e vapori acidi
ecc.).
In questo Decreto Ministeriale sono in particolare da citare:
L\'Allegato 1, che riporta i valori limite alle emissioni di molte sostanze tossiche e nocive, di
diversa pericolosità ed emesse in forme fisiche diverse, suddivise in classi di pericolosità .
L\'Allegato 2, contenente i valori limite alle emissioni di una lunghissima serie di tipologie di
impianti industriali.
L\'Allegato 3, che riporta gli analoghi limiti per grandi impianti energetici.
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Il quadro complessivo delle limitazioni all\'inquinamento dell\'aria alla fine del secolo scorso è
riportato in tabella.

Inquinante Concentrazione massima


Periodo di mediazioni (ore) - metodo di calcolo

 Valori limite (D.P.C.M. 28/3/83 e D.P.R. 203/88)

 NO2  200 μg/m3  1 (98° percentile annuo)


 CO
 10 mg/m3
Â8

 CO
 40 mg/m3
Â1

 SO2*
 250 μg/m3  24 (98° percentile annuo)

 SO2  80 250 μg/m3  24 (mediana annua)

 SO2  130 μg/m3  24 (mediana invernale)


 PTS
 300 μg/m3  24 (95° percentile annuo)

 PTS
 150 μg/m3  24 (media aritmetica annua)

 03
 200 μg/m3  1 (da non raggiungere più di 1 volta al mese)
 Pb
 2 μg/m3  24 (media annua)
ÂF
 20 μg/m3  24
ÂF
 10 μg/m3  24 (media mensile)
 NMHC
 200 μg/m3  3 (per zone e peridodi in cui è superato il limite per l\'ozono

 Valori guida (D.P.R. 203/88)


 NO2  50 μg/m3  1 (50° percentile annuo)
 NO2  135 μg/m3  1 (98° percentile annuo)

 SO2
 100 - 150 μg/m3  24 (valore massimo)

 SO2
 40 - 60 μg/m3  24 (media aritmetica annua)

 PTS**
 100 - 150 μg/m3  24 (valore massimo)

 PTS**  40 - 60 μg/m3  24 (media aritmetica annua)

* si devono inoltre prendere tutte le misure atte per evitare il superamento per più di tre giorni
consecutivi del limite di 250 mg/mc.
** misurate con il metodo dei fumi neri.Â

Ulteriori limitazioni all\'inquinamento atmosferico furono imposte dalle disposizioni contenute nei
DM 20/5/91 e DM 15/4/94 per quanto riguarda le aree urbane. Esse sono riassunte in tabella che
evidenzia le soglie di attenzione e di allarme (intervento) per l\'inquinamento atmosferico nelle
areee urbane, nonché ulteriori obiettivi di protezione della qualità dell\'aria relativi alla frazione
respirabile (che arriva ai bronchi ed ai polmoni) delle particelle sospese (PM 10), al benzene e
all\'insieme degli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). Questi ultimi obiettivi che bisognerebbe
raggiungere, ma che non sono da considerarsi dei veri e propri limiti, ed in particolare quello per il
Benzene hanno posto alcuni anni fa la legislazione italiana all\'avanguardia europea (fino alla
emanazione della Direttiva Europea 96/62/CE e relative direttive figlie).
Il quadro sopra delineato fu profondamente modificato dall\'approvazione nel 1999 del D.Lgs.
851/99 di recepimento della Direttiva Europea 96/62/CE, ma la materia è tuttora in movimento per
l\'emanazione di nuove Direttive Europee. In breve le principali novità introdotte dal suddetto
D.Lgs. 351/99 sono:
Il passaggio da un\'ottica di sola protezione dell\'uomo e dell\'ambiente ad un\'ottica di valutazione e
gestione della qualità dell\'aria; l\'obiettivo prioritario è ancora la protezione dell\'uomo e
dell\'ambiente dai rischi derivanti dall\'inquinamento atmosferico, ma per raggiungere tale obiettivo
si indicano criteri armonizzati in tutta l\'Unione Europea, secondo cui prima valutare la qualitÃ
dell\'aria e successivamente operare al fine di mantenere le condizioni considerate buone e
migliorare quelle inadeguate;
L\'individuazione - accanto ai classici inquinanti principali oggetto della precedente normativa - di
una nuova serie di inquinanti particolarmente pericolosi per le loro caratteristiche di tossicità ,
permanenza nell\'ambiente e bioaccumulazione: SO2 (Biossido di Zolfo), NO2 (Biossido di Azoto),
PTS (Particelle Totali Sospese), PM 10 (Particelle Aerodisperse di diametro inferiore a 10 μm), Pb
(Piombo), O3 (Ozono), Benzene, CO (Monossido di Carbonio), Idrocarburi Policiclici Aromatici
(IPA), Cd (Cadmio), As (Arsenico), (Ni) Nichel, (Hg) Mercurio.
La chiara definizione accanto ai valorti limite della concentrazione di inquinanti in aria (i precedenti
SQA - Standard di Qualità Ambientale) di: Valori obiettivo: analoghi ai vlaori limit, nel caso di
inquinanti con caratteristiche tali da non consentire l\'individuazione chiara della concentrazione a
cui tendere per la salvaguardia della salute a breve o a lungo termine.Soglie di allarme: livelli di
concentrazione comportanti rischio per la salute anche perbrevi esposizioni. Margine di tolleranza:
condizioni entro cui il valore limite poteva essere superato per un certo periodo di tempo.
L\'individuazione di una procedura e di criteri per l\'effettiva gestione della qualità dell\'aria
attraverso: una zonizzazione del territorio in base ad una valutazione preliminare della qualitÃ
delll\'aria. L\'organizzazione di una rete di monitoraggio congruente. L\'individuazione delle zone
da risanare e - per ciascuna di queste - della azioni da intraprendere per arrivare entro un certo
periodo ad una situazione soddisfacente.
Il D.Lgs. 351/99 conteneva anche norme per l\'informazione del pubblico e la comunicazione della
Commissione Europea della situazione sulla qualità dell\'aria, a scadenza di norma triennale; la
scadenza è più ravvicinata per le zone da risanare, tanto più quanto più grave è
l\'inquinamento attualmente presente.
Un importante decreto attuativo del D. Lgs. 351/99 fu emanato dal Ministro dell\'Ambiente - di
concerto con quello della Salute - il 2 Aprile 2002; esso fissa i valori limite di qualità dell\'aria
ambiente per SO2, NO2, NOx, PM 10, il Piombo, il Benzene ed il CO.Â
Con questo decreto furono abrogate le disposizioni della legislazione pregressa, discussa in
precedenza, relative a SO2, NO2, PTS e PM10, Pb, CO e benzene contenute nei seguenti decreti:
DPCM 28/3/83, DPR 24/5/88 n. 203 (limitatamente agli articoli 20 - 23 ed agli allegati I - IV),
DMA 20/5/91, DPR 10/1/92, DMA 15/4/94 e DMA 25/11/94.
Infine ulteriori modifiche ed integrazioni sono state apportate con il D. Lgs. 152/06, il Testo Unico
che abroga definitvamente il DPR 203/88, oltre alle normative collegate (DPCM 21/7/89, DPR
12/7/90, DPR 25/7/91, DMA 44/2004). Peraltro nell\'allegato I alla parte V il D. Lgs. 152/06
riprende integralmente i valori limite di molte sostanze tossiche e nocive, di diversa pericolosità ed
emesse in forme fisiche diverse che erano state stabilite con il DMA 12/7/1990 estendendole a tutte
le tipologie di impianti produttivi se non soggetti a norme diverse specifiche. Sono stabiliti specifi
limiti alle emissioni in:
Lo stesso Allegato I, parte III per una serie di impianti industriali (impianti di combustione di
potenza minore di 50 MW, cementifici, forni per la produzione di vetro, piastrelle ceramiche,
bauxite, cokerie, fonderie ecc.) e parte IV relativamente agli impianti per la coltivazione di
idrocarburi e fluidi geotermici.
L\'Allegato II alla parte V dello stesso D. Lgs. 152/06, per quanto concernele emissioni di COV
(Composti Organici Volatili) in diverse tipologie di attività produttive (stampa, uso di solventi per
la pulizia di pelli, rivestimento di legno, produzione della gomma, verniciatura di automobili ecc.)
Il D. Lgs. 133/05 che disciplina ex-novo gli impianti di incenerimento dei rifiuti.
È da notare che come il DMA 12/7/1990, i limiti delle emissioni dell\'Allegato I alla Parte V del D.
Lgs. 152/06 si applicano agli impianti esistenti dal 1988, mentre a quelli autorizzati
successivamente continuano ad applicarsi i limiti contenuti nelle rispettive autorizzazioni , in attesa
dell\'emanazione di un decretocollegato che metta fine a questo stato di provvisorietà .

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