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Alla morte di Cristo i suoi seguaci, memori della lezione del Maestro che si era
ritenuto un continuatore dell’antica religione di Abramo, si riunivano e
pregavano nella maniera ebraica cantando: inni e salmi della tradizione
liturgica ebraica.
Inno, forma di canto ricca dal punto di vista melodico; con essa l’uomo eleva un
canto di gioia e di gratitudine a Dio.
Continuatore di tale forma fu Sant’Ambrogio che ne fa un elemento di
aggregazione della comunitaà cristiana milanese contrapposta all’avanzare delle
eresie provenienti dall’Oriente.
Sant’Agostino racconta che la comunitaà di Milano, chiusa nel Duomo cantava inni
per trovare la forza di rispondere agli attacchi degli eretici professanti
l’arianesimo (Ario negava la natura divina del Cristo).
[Inno di Sant’Ambrogio: latino semplice, forma strofica, funzione aggregante]
Salmi, forma di canto di carattere sillabico eseguito con la cantillazione (stile di
canto caratterizzato da un’intonazione di carattere sillabico, finalizzata alla
comprensione del testo). I testi sono circa 150 e sono tratti dal Libro dei Salmi.
La tradizione li ha impropriamente attribuiti a re Davide. Tale attribuzione eà
stata dettata dal fatto che re Davide tenne in gran conto il canto come
espressione di preghiera e anche percheé a re Davide risale l’organizzazione del
culto arricchito dalla partecipazione del coro e degli strumenti.
Repertori di canti
Liturgia cristiana
Liturgia delle ore, si celebra in diverse ore della giornata, Vigilia e Mattutino
(ore notturne), Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespro, Compieta. In tali ore di cantano
inni, salmi e antifone. I canti dell’ufficio delle ore sono raccolti nell’ANTIFONALE.
Liturgia della messa, comprende parti il cui testo non si modifica in base al
calendario liturgico. Tali parti sono comprese nell’ordinarium missae.
Le parti che modificano il testo in base al calendario liturgico sono comprese nel
proprium missae. I canti della messa sono contenuti nel GRADUALE.
L’Ordinarium Missae:
- Kyrie: ha origini antichissime, legate al momento in cui la lingua ufficiale
della Chiesa era il greco e le chiese dell’impero romano erano ancora in
formazione;
- Gloria: i primi versi sono tratti dall’esclamazione inneggiativa degli angeli
sulla grotta di Betlemme (Gloria in excelsis Deo);
- Credo: eà il canto piuà moderno, contiene la professione di fede, l’ultima
parte del testo attuale eà stata inserita dopo la riforma di Lutero;
- Sanctus;
- Agnus Dei.
Il Proprium Missae:
- Introito: canto che daà inizio alla liturgia della messa;
- Graduale: si canta sui gradini dell’ambone prima di procedere alla lettura
del Vangelo;
- Alleluja: molto ricco di fioriture si chiude con lo jubilus (una lunga fioritura
sull’ultima sillaba), si canta prima del Vangelo;
- Tratto: sostituisce l’Alleluja nella messa di requiem (per i defunti) o nelle
esse del periodo della Quaresima;
- Offertorio: canto che accompagna la consegna delle offerte;
- Communio: canto che attualmente accompagna l’assunzione dell’ostia;
- Ite missa est: canto che conluse l’Ufficio della messa;
- Tropo: inserimento di parti di testo e musica fra le parti di un canto;
- Sequenza: inserimento di parti di testo sotto i melismi dell’Alleluja,
introdotta nel secolo IX.
Riforma gregoriana
Papa Gregorio Magno (circa 535 - 604), secondo lo storico Giovanni Diacono
(sec. IX), avrebbe operato per unificare la liturgia cristiana, diversificata in
diverse liturgie locali, attraverso l’imposizione dei canti compresi nel
repertorio romano.
Ovviamente, data l’assenza di scrittura musicale, i canti furono trasmessi
oralmente da cantori inviati da Roma in tutta Europa.
La trasmissione orale impedìà l’assunzione integrale dei canti che subirono
delle modifiche nel corso del tempo.
Con la nascita della scrittura i canti furono scritti prima in notazione neumatica
(in campo aperto, cioeà senza rigo), poi in notazione quadrata diastematica (su
rigo).
Il confronto fra le due scritture relative allo stesso canto (la prima piuà antica
rispetto alla seconda di almeno due secoli), mette in evidenza le modifiche subite
nel corso dei secoli.
Il vasto repertorio di canti era acquisito attraverso la memorizzazione di esso.
Un ausilio mnemonico poteva essere la conoscenza del modo nel cui ambito si
svolge la melodia.
Sostegno all’acquisizione mnemonica eà la chironomia, una particolare tecnica di
direzione del coro basata sul gesto della mano che descrive l’andamento della
melodia.
La notazione neumatica eà basata sui neumi, segni, derivati dagli accenti grave,
acuto e circonflesso, apposti direttamente sulle sillabe del testo e indicanti con
approssimazione il tratto ascendente o discendente della melodia. Gli studiosi
hanno evidenziato la presenza di almeno 15 famiglie neumatiche. Fra esse, la
notazione di San Gallo, in Svizzera, e la notazione di Benevento.
Guido d’Arezzo
Il monaco Guido d’Arezzo ideoà un sistema per la lettura dei suoni, evitando
cosìà il lungo lavoro di memorizzazione per imitazione.
• Consolida l’uso del tetragramma;
• Daà forma quadrata ai neumi;
• Sistema i neumi sui righi del tetragramma cosìà da renderne visibile
l’altezza;
• Denomina ciascun suono utilizzando una sillaba estrapolata dalla prima
parola di ciascun versetto dell’inno di San Giovanni, noto a tutti i monaci
essendo il patrono dell’ordine (UT RE MI FA SOL LA). Questa prassi si disse
SOLMISAZIONE.
La solmisazione eà il sistema introdotto da G. d’Arezzo per intonare una
melodia senza ricorrere alla memorizzazione per imitazione. Esso consiste
nel denominare i suoni utilizzando le prime sillabe dell’esacordo naturale
(Ut Re Mi Fa Sol La) da lui ricavato dall’inno di San Giovanni.
Quando la melodia presenta i semitoni come LA SIb oppure SI DO si
applica la mutazione.
La mutazione consiste nella sostituzione delle sillabe dell’esacordo
contenente il semitono LA SI bemolle (esacordo molle: FA SOL LA SIb DO
RE) e delle sillabe contenenti il semitono SI DO (esacordo duro: SOL LA SI
DO RE MI) con le sillabe dell’esacordo naturale, lasciando ovviamente
l’intonazione invariata, cosìà da mutare solo la denominazione.
Benedettini di Solesmes