Sei sulla pagina 1di 3

E tu non ti senti coinvolto?

Non so se riuscirò mai a scrivere qualcosa a riguardo. Eppure avrei così tante cose da dire.
Non so se riuscirò mai ad esprimere la mia opinione a riguardo. Eppure ho le idee così chiare.
Non so se riuscirò. Eppure sono qua che ci provo.

Solitamente gli articoli e i saggi sonotesti oggettivi.


Bene, ci tengo a dirvi, prima ancora che sprechiate anche solo un secondo del vostro preziosissimo tempo
in questa lettura, che questo scritto è un “qualcosa” tutt’altro che oggettivo.Quella oggettività tanto
ricercata, vi dico in piena sincerità, è forse la cosa più estranea a questo “qualcosa”. Anzi l’oggettività in
questo “qualcosa” è completamente assente.
Giustifico questa mancanza con il troppo coinvolgimento. Un coinvolgimento necessario secondo
l’accezione filosofica: un coinvolgimento cheè e non può non essere.

Bene, iniziamo.

È il 3 febbraio quando Luca Traini, ventottenne ex candidato con Lega Nord alle comunali di Macerata,
decide di vendicare la morte di Pamela Mastropietro avvenuta in data 30 gennaio per mano di tre nigeriani
(precisiamo nigeriani perché gli italiani “brava gente” queste cose non le fanno). Traini, dopo aver sentito
per l’ennesima volta l’accaduto, decide di tornare a casa per recuperare la sua pistola. Con la svastica
stilizzata in fronte e la bandiera tricolore sulle spallecerca di vendicare Pamela in quartiere frequentato da
migranti: sei feriti. I principali leader politici non si esprimono sull’accaduto e nelle principali città italiane
non tardano a comparire striscioni che recitano “Onore a Luca Traini”.

È il 10 febbraio quando forze politiche e associazioni antirazziste organizzano a Macerata, e nelle maggiori
città italiane, manifestazioni antirazziste per ricordare che, ora e sempre, l’Italia è e sempre sarà un Paese
contrario ad ogni forma di razzismo. Al corteo di Macerata partecipano 20000 persone.

Sempre in data 10 febbraio, a Bologna, l’associazione studentesca Azione Universitaria (nata dall’unione
con il Fronte Universitario d’Azione Nazionale, a sua volta fondato da giovani aderenti al Movimento
Sociale Italiano) organizza una fiaccolata in occasione della Giornata del Ricordo. Rispondono gli antifascisti
che, pacificamente, si mobilitano davanti alla fontana del Nettuno: venti manifestanti armati di slogan,
striscioni e megafono esprimono il proprio dissenso. Tra i due una cortina di ferro: decine di poliziotti in
tenuta antisommossa si schierano davanti agli antifascisti con le spalle rivolte ai neroazzurri. Le “zecche
comuniste” continuano a cantare nel mentre che la processione, incontrastata, entra a Palazzo d’Accursio
per depositare la corona d’alloro in ricordo delle vittime delle foibe.
Non si tratta di un dissenso nei confronti della giornata del ricordo, non si tratta di catalogare i morti in
vittime di serie A o di serie B, si tratta di una polemica pacifica nei confronti della strumentalizzazione della
morte dei “poveri italiani brava gente” torturati e uccisi dai malvagi comunisti titini. Perché, di fatto, se il
ricordo non fosse usato come una mera arma politica si dovrebbero ricordare anche la distruzione di
migliaia di abitazioni, la morte di circa 45000 civili sloveni e croati, l’internamento di altri 95000 uomini, i 15
campi di concentramento fascisti e i 14000 uccisi nel lager italiani in Slovenia dall’occupazione nazifascista
tra il 1941-1945. Ma questo è un altro discorso.

È il 16 febbraio quando, a Bologna in piazza Galvani, alle ore 19.30 si organizza il comizio di Roberto Fiore,
leader di Forza Nuova. Un Roberto Fiore che, dopo la scampata condanna perbanda armata e sovversiva a
capo della Terza posizione (che lo avrebbe obbligato a 5 anni e mezzo di reclusione), è oggi segretario del
partito nazionale Forza Nuova (fondato nel 1997 a Londra dallo stesso). Un Roberto Fiore che, dopo ben
trentotto anni, ritorna nella Bologna a lui ben nota. I gruppi sociali non tardano a mobilitarsi e, nel primo
pomeriggio, cercano di occupare piazza Galvani; i poliziotti sgombrano la piazza a suon di manganelli. I
manifestanti decidono allora di presidiare piazza Maggiore: davanti alla fontana del Nettuno, con Bella ciao
in sottofondo, si mobilitano ANPI, CGIL, ARCI e Libera Bologna; davanti alla chiesa di San Petronio si
mobilitano i centri sociali. L’accesso a piazza Galvani è interdetto. Alle ore 18 i poliziotti in tenuta
antisommossa, schierati di fianco alla chiesa, circondano i centri sociali che decidono di aggirare la piazza:
inizia la manifestazione. Prima Via Rizzoli, poi Santo Stefano, poi Via Farini: un corteo costituito da centinaia
di persone intona slogan antifascisti.
Ma, nei pressi di piazza Minghetti, l’obiettivo cambia: prima -Siamo tutti antifascisti-, poi -Via, via fascisti e
polizia- ed, infine, -Tout le monde déteste la police-. La causa è cambiata, il fascismo è già dimenticato, si
ricerca lo scontro: la violenza regna sovrana (bottiglie lanciate, manganelli ed idranti). La scena diventa
pietosa, si contano i feriti.
Ancora una volta l’antifascismo, se diquesto si può parlare, ha perso: la causa è passata in secondo piano,
sostituita dalla voglia di giocare a fare la rivoluzione. Il fascismo, davanti alla “cattiva” polizia, è caduto
nell’oblio. Il giorno dopo non si parla più né di fascismoné di antifascismo: tutto sembra andare bene, i
tempi di pace sono tornati.

È il 20 febbraio quando il candidato di Forza Nuova Massimo Ursino viene bendato e picchiato a Palermo.

È il 21 febbraio quando un uomo di 37 anni viene accoltellato nella periferia di Perugia nel mentre che
affiggeva i manifesti del partito Potere al Popolo.

È il 24 febbraio quando Simone di Stefano, segretario di Casa Pound, afferma nel comizio all’Hotel Europa
di Bologna: “Il fascismo è una dottrina politico sociale che non è esattamente una dittatura o uno Stato
totalitario. Noi non siamo per lo Stato totalitario, non vogliamo sopprimere la democrazia. Ci piace che tutti
possano liberamente votare ed esprimersi […] Il fascismo non lo rinneghiamo. Se i traditori della nazione
faranno lo Ius soli voleranno le sedie in parlamento e li andiamo a cercare alla buvette”. Ma d’altronde,
come si evince dall’ultima affermazione, la libertà di espressione è tutelata.

In nome della tanto amata oggettività gli aspetti da valutare sono due:l’articolo 21 della Costituzione e la
legge Scelba n.645 del 1952.
Quale delle due leggi considerare?

Il problema, miei cari ragazzini che giocate a fare la Rivoluzione in tempi di pace (tanto per riportare alcune
citazioni colte dei bagni di Via Zamboni 32), non sono quei quattro nostalgici di Casapound o Forza Nuova.
Il problema è lo Stato che, con la sua indifferenza, permette l’espansione a macchia d’olio di questi “partiti
politici” che, se si possono definire tali, fanno peso sulle paure intime delle persone attraverso azioni di
populismo e strumentalizzazione.
Il problema è la nostra amata Italia che, ignorando questi gruppi palesemente illegali, anziché ridicolizzarli li
fortifica e tutela.
Il fascismo non si può e non si deve più considerare come anacronistico.
Il fascismo esiste più subdolo che mai, alimentato dalla nostra volontaria ignoranza.
Il fascismo persiste sotto mentite spoglie: omofobia, razzismo e sessismo.
E proprio ora che il fascismo viene rivalutato come ideologia ma, attenzione, non come totalitarismo, noi
restiamo a guardare. Perché in fin dei conti funziona così: chi vuol essere lieto sia, ne riparliamo dopo il 4
marzo.

Per concluderein maniera più oggettiva possibile non mi resta che citare Antonio Gramsci che l’11 febbraio
1917 scriveva: Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non
può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera
passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che
rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si
abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà […] tra l’assenteismo e
l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa
ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la
storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono
vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi
indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si
domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe
successo ciò che è successo?

E tu, si proprio tu che sei arrivato alla fine di questo “qualcosa”, riesci ad essere oggettivo?
Non ti senti coinvolto?

G. E. P.

Articolo 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni
altro mezzo di diffusione”
Legge Scleba n.645 del 1952: “si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione,
un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche
proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o
propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue
istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla
esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori
di carattere fascista”.

Potrebbero piacerti anche