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Il ritmo del gioco

La ricerca di un giusto ritmo appartiene a molti aspetti della vita quotidiano e specialmente allo sport.
Consiste nella ricerca di tenere ogni cosa in ordine, in armonia, in un flusso positivo. Anche nella
pallacanestro vi deve essere la ricerca di un armonico ritmo di gioco. Un ritmo che deve aiutare a
dominare il flusso del gioco. Ogni allenatore deve cercare di tenere in un insieme unico il ritmo di gioco
del singolo giocatore e dell’intera squadra. Infatti, quando parliamo di un ritmo comune, pensiamo ad un
gruppi di individui che lavorano insieme per raggiungere un obiettivo condiviso, cercando di muoversi
ognuno in modo fluido, all’interno delle proprie responsabilità individuali e nel contempo immaginiamo
un gruppo che si muove in modo sincronizzato come un coro alla ricerca della giusta armonia. Lo stesso
accade su un campo di pallacanestro. Quando un squadra riesce a creare il corretto ritmo di gioco,
commette poche infrazioni, perde pochi palloni, incrementa la sua percentuale di realizzazione, utilizza
in modo appropriato il tempo a disposizione in attacco, ed esegue nel modo migliore possibile le azioni di
gioco. La perfezione non è raggiungibile, ma costruendo un buon ritmo di gioco si possono incrementare
quei piccoli fattori del gioco che conducono alla vittoria. Non dobbiamo confondere il ritmo con il timing di
una azione, come spesso accade ascoltando cronache di partite. Per timing o tempismo di una azione
dobbiamo intendere il coordinamento di una azione di un singolo giocatore con quella di un altro. Il saper
fare il giusto fondamentale, mentre un compagno ne sta eseguendo un altro.

Per noi il termine ritmo della azione individuale fa riferimento alla velocità di spostamento dell’attaccante
e del difensore. Dove dovremo in attacco avere una velocità non omogenea a quella della difesa (e
viceversa). Mentre per ritmo del gioco si deve intendere l’intera fluidità dell’attacco a metà, la transizione
difensiva e offensiva e l’aggrssività in difesa. L’insieme circolare e continuo di queste variabili, la sua
velocità o lentezza determinerà il nostro ritmo di gioco.
Il ritmo della azione, come detto, focalizza le diverse velocità di azione tra attaccante e difensore. Se ci si
concentra sull’attaco allora «importante è chiarire che l’attacco non deve mai muoversi alla stessa
velocità della difesa. Se i difensori esasperano l’anticipo e la pressione sulla palla, è fondamentale che gli
attaccanti rallentino i loro movimenti, usino il corpo per prendere contatto con l’avversario, quindi
cambino velocità per tagliare, smarcarsi, ecc.» Quello che deve risultare chiaro è che non conta tanto la
velocità in se, quanto la capacità di cambiare velocità, nel passare da una posizione all’altra sul campo. Il
tutto ovviamente senza perdere accuratezza nel controllo del pallone o del proprio corpo.

«Il concetto di ritmo di gioco è sempre stato molto chiaro agli allenatori più esperti e averlo spiegato ai
nostri giocatori e fondamentale per aiutare la nostra squadra a giocare meglio. Quando si afferma che
una squadra ha controllato bene il ritmo del gioco si suole fare riferimento ad alcuni concetti bel collegati
tra loro. Proviamo a sintetizzarli:

Ÿ La squadra ha giocato difesa, contropiede e gioco a metà campo senza pause, con una fluidità
notevole, passando con naturalezza da una fase del gioco all’altra.
Ÿ La squadra ha scelto bene quando tirare in contropiede e quando preferire l’azione manovrata.
Ÿ Nell’azione contro la difesa schierata la squadra si è procurata buoni tiri senza affrettare le soluzioni,
ma senza rinunciare a valide opportunità di tiro qualora se ne presentasse l’occasione anche dopo
uno-due passaggi.» (Ettore Messina, Il basket, pagina 141).

Su quanto indicato da Ettore Messina si aprono tre domande:

Ÿ Quando si deve correre in contropiede e quando è meglio giocare manovrato a metà campo?
Ÿ Nell’azione manovrata quando è il momento migliore per tirare?
Ÿ Se si vuole un ritmo elevato (molti possessi) come possiamo ottenerlo?

Le risposte a queste domande e la loro combinazione forniscono una completa interpretazione del
concetto di ritmo di gioco.
Una prima idea consiste nel cercare quando è possibile senza forzare una soluzione offensiva nei primi 8
secondi dell’azione, sfruttando al massimo il contropiede. Giocare con attenzione tra il 9 ed il 15
secondo, per poi cercare una soluzione ottimale negli ultimi 8 secondi Così facendo si consente alla
squadra dopo aver lavorato a lungo e bene in difesa, di ragionare e non farsi prendere dall’ansia di
segnare, forzando un tiro ed essere costretta a tornare con poco equilibrio in difesa.

Il numero dei secondi a disposizione per l’azione offensiva è sicuramente un fattore importante per
valutare il ritmo dell’azione. Con i 24 secondi si ha a disposizione la ricerca di almeno due opzioni in
attacco per poter andare al tiro:

Ÿ effettuare almeno un cambio di lato al pallone che costringa la difesa a muoversi, rendendola più
vulnerabile;
Ÿ giocare in alterativa almeno una volta il dentro-fuori.

Ovviamente, questo non vuol dire che si deve semplicemente tenere il possesso della palla. E’
fondamentale che tutti e cinque gli attaccanti continuino a giocare il proprio uno contro uno con e/o
senza palla. Si chiede alla squadra di evitare qualsiasi tipo di forzatura.

La risposta alla terza domanda sta nel giocare una difesa aggressiva, che forzi gli avversai a frequenti
errori sui quali far scattare il nostro contropiede.

Importante è ribadire che è impossibile risolvere la questione relativa al ritmo di gioco che si vuole
imprimere alla gara, se non si tiene in considerazione in maniera globale la relazione tra quattro elementi
in modo circolare. Nel senso che ognuno dei singoli elementi mostrati nel D. 11 sono strettamente legati
tra loro.

Buona transizione
D. 11 difensiva - no canestri facili
per gli avversari

Attacco equilibrato, Difesa che provoca


no forzature errori degli avversari
ma buoni tiri

Contropiede

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