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LA DOLCE VITA E LA FERRARI DI MARCELLO MASTROIANNI.

A Roma, proprio in questi giorni Fendi ha inaugurato la celebre fontana di Trevi al termine
dei lavori di ristrutturazione. Passarella trasparente sullacqua, giochi di luce e tutto il jet
set del Fashion italiano ad omaggiare quel capolavoro, oggetto anche di disparati atti
vandalici susseguitisi nel tempo. Quel luogo a suo modo sacro nella Roma contemporanea,
il cui prestigio stato portato agli occhi del mondo dal film La dolce vita, dove una
prorompente Anita Ekberg invitava un affascinante Marcello Mastroianni a raggiungerla
nella fontana per un bagno notturno.
Oggi come allora la dolce vita continua a proliferare, e il ricordo degli anni sessanta nella
Citt Eterna si fa stranamente pi vivo; come se vivessimo sempre pi vicini ad un ritorno
al passato. Il vintage non pi solo una moda: fa parte di un lifestyle calcolato e sfoggiato
a dovere dallalta societ, quella vera. Quella fatta di boutique, di grandi firme, di profumi,
di industrie e passioni da playboy, come le auto.
Proprio dalle auto continuiamo, e proprio dal Marcellone cominciamo. E vero che nel
lungometraggio lattore utilizzava una Triumph TR3, ma non dimentichiamoci che era
anche un grande appassionato di vetture italiane. Fu possessore di svariate Lancia (il
massimo del lusso allepoca), alcune delle quali carrozzate speciali, e di una favolosa
Ferrari 330 GTC nera con interni neri e marroni che acquist negli anni ottanta. Si dice che
quando non lavorava, Marcello quasi competeva con il regista Federico Fellini anche lui
grande appassionato a chi dei due avrebbe posseduto lauto pi bella, mentre a pochi
passi dal centro, fra le borgate, bambini stazzonati si prostituivano per la miseria, e
crescendo avrebbero cominciato a dare luogo ad uninedita borghesia criminale il cui
motto era a suon di revolverate: Tutto e subito.
Ma quello di Mastroianni e Fellini era un paese incantato: una bolla di vetro impenetrabile
dalle avversit dei tempi, perch a loro modo erano dei miti. Degli idoli con i quali
condividere lo stesso tavolo nel night pi in, se solo si avesse avuto la possibilit e la
stessa caratura sociale. Erano degli intoccabili.
Quindi non vi sarebbe nulla da stupirsi se la fontana di Trevi vide Marcello a bordo della
sua 330 GTC dalle mille cromature e con cerchi a gallettone, rombare armoniosamente fra
il frusciare dei getti dacqua. Se dal sedile del passeggero vi fosse scesa lattricetta di turno
ad emulare Anita in onore dei tempi passati, giusto per far leva sugli appetiti e sulla
generosit del famoso attore.
Altra classe, quella vera.
Oggi a Villa dEste, riviviamo dopo tanti anni lemozione sentire nuovamente in moto quella
Ferrari, di toccarla, di respirarla; proprio la sua, quella con lo chassis numero 09099 e che
per sfizio, Mastroianni avrebbe voluto targarla tramite unamica in motorizzazione col
numero un milione. Ma invano, perch un grande industriale lo precedette con unaltra
Ferrari, una Testarossa Spyder grigia carrozzata Pavesi: lAvvocato Giovanni Agnelli.
Cos il nostro Marcello si dovette accontentare di andare pi vicino possibile al tanto
ambito numero, come il signor Bonaventura e il suo utopico assegno dalla medesima cifra.
La sua amica le concesse il 99978, ben ventidue cifre in meno. Non si seppe mai se poi
continu a frequentarla.
Pensando col senno di poi, non riteniamo fosse cos sfortunato questo suo vezzo, se
avesse tenuto conto del numero di telaio composto da cos tanti nove. Magari lo cap e
colse al volo il fato.
Ma poco importa, quella fu classe. Fu lantesignana delle targhe personalizzate dei giorni
nostri, fu la moda che proprio lui indirettamente lanci. Come ci si sarebbe aspettato da
un vero artista, dallo status symbol dei viveur. Dal un mondano per eccellenza, quello
vero.

Mauro Modena

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