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EUROPA

Debito europeo, i piani azzardati degli


economisti franco-tedeschi
di Carlo Bastasin | 30 settembre 2017

Un ampio gruppo di influenti economisti francesi e tedeschi ha appena pubblicato sia su Le Monde, sia
sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung un appello ai loro governi per la riforma delleuro-area.

Propongono un insieme di misure per una modesta condivisione dei rischi europei a fronte di una loro
severa riduzione. Questultima tuttavia fa soprattutto capo allItalia. Come si capisce un accordo simile tra i
governi francese e tedesco sarebbe facile da raggiungere, ma che ne sarebbe di noi?

La proposta chiave per la riduzione dei rischi implica un meccanismo di ristrutturazione dei debiti pubblici
in combinazione con un limite alla quantit di titoli pubblici nei portafogli delle banche nazionali. Proprio
come fecero Angela Merkel e Nicolas Sarkozy nellottobre 2010 in uno degli episodi pi infausti della crisi
europea, anche gli economisti franco-tedeschi sembrano ansiosi di incamminarsi sulle sabbie di Deauville.

Allora, sei mesi dopo il primo salvataggio greco, Merkel e Sarkozy passeggiando in riva al mare
concordarono di imporre ai partner un meccanismo di ristrutturazione del debito greco a carico degli
investitori privati. Le conseguenze furono terribili. Spaventati dalla prospettiva di pesanti perdite, gli
investitori scaricarono tutti i loro titoli di Grecia, Portogallo e Irlanda. Quando nessuno (la Bce, di fatto) pi li
acquist, cominciarono a vendere ci che avevano di pi simile, cio i titoli di Spagna e Italia. Come
sappiamo, non solo leuro rischi di morire, ma una pesante recessione colp i Paesi pi deboli. Solo gli
interventi della Bce, riportarono un po di calma.

Ci sono voluti sette anni e risorse monetarie senza precedenti per ritrovare la crescita. In questo periodo
sono state realizzate, in modo molto incompleto, riforme istituzionali nelleuro area e riforme strutturali nei
Paesi in difficolt. Ma la divergenza tra le economie non diminuita quanto si sperava. La frammentazione
finanziaria anzi continuata e ampi differenziali di interessi persistono nonostante gli interventi della Bce
perpetuando un potente fattore di divergenza non solo economica tra i Paesi.

I problemi degli alti debiti pubblici e della concentrazione dei titoli pubblici nei portafogli bancari sono meno
acuti in Germania e Francia che in Italia, vero bersaglio delle proposte. Ma il circolo vizioso tra debito
pubblico e banche solo uno dei problemi che destabilizzano leuro area. Uno ancora pi importante
lassenza di un fondo di stabilit che evita che le paure dei mercati trasformino ogni crisi di liquidit in un
rischio di fallimento attraverso laumento improvviso degli spread che rende precaria la situazione solo dei
Paesi fragili e lequilibrio dellintera unione monetaria.

Introdurre un meccanismo ex-ante (automatico) di ristrutturazione dei debiti, come propongono sulle due
rive del Reno, significa aggravare la rischiosit dei titoli pubblici e aprire la strada a prossime crisi o
quantomeno aggravare e rendere permanente la divergenza economica tra i Paesi delleuro-area. La stessa
cosa succederebbe assegnando coefficienti di rischio diversi ai titoli pubblici dei singoli Paesi e limitandone
la concentrazione nei portafogli bancari, tutte misure che nessun Paese ha approvato n in sede di Fondo
monetario, n in quella del Financial Stability Board. Nessuna di queste misure daltronde renderebbe pi
sicure le banche. Al contrario, i costi di approvvigionamento delle banche sono legati al rating sovrano, che
diventerebbe pi rischioso.

Negare il problema della sensibilit ai rischi dei tassi dinteresse nelleuro area, significa pregiudicare lintero
sistema di governance. Basta ricordare lesperienza italiana e spagnola del 2011 quando politiche di austerit
sono state necessarie proprio quando i tassi dinteresse aumentavano enormemente, con conseguenze
pesanti. Inoltre, evitare di creare un meccanismo di stabilizzazione, facendo finta che gli investitori
finanziari dispongano di suprema saggezza, significa scaricare tutto il compito di riequilibrio sulle spalle
della Bce che, aggiungendo beffa al danno, viene poi accusata di esercitare politiche para-fiscali.

Lasciare la funzione di disciplina ai soli mercati finanziari ha accresciuto langst degli investitori, alimentato
le divergenze e fatto di queste ultime un elemento strutturale delleurozona. In questo senso una buona
idea quella di creare una responsabilit politica sulla stabilit delleuro area da riconoscere a un ministro
europeo delle Finanze a fronte di regole fiscali pi semplici e semmai pi rigorose. Se i Paesi delleuro area
rispettano le regole e i fondamentali sono sani, le isterie dei mercati devono essere contrastate attraverso
limmediato intervento del Meccanismo Europeo di Stabilit (Mes) dotato di maggiori risorse grazie
allemissione di titoli propri di debito. A quel punto la presenza o meno di titoli nei portafogli bancari
diventer davvero una scelta di mercato. Se i Paesi invece non sono in regola, allora al Mes sarebbe vietato
intervenire in soccorso e una ristrutturazione del debito diventerebbe pi probabile.

Francia e Germania hanno gi trovato sette anni fa un accordo bilaterale a Deauville che ha finito per
danneggiare seriamente gli altri Paesi. Sarebbe ora che imparassero a distinguere le spiagge dalle sabbie
mobili.

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