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Ammetto che la lunghezza di questo testo assolutamente inusuale per

la media dei post di un blog, ma anche direttamente proporzionale alla


sua importanza. Chi crede che la filosofia sia un romanzo a cui bisogna
sempre aggiungere qualcosa di nuovo perch abbia senso si rivolga
altrove, per esempio a qualche francese la page tipo Derrida. Chi
ritiene invece che la filosofia non faccia che ri-pensare e ri-appropriarsi
del Medesimo, trover qui la migliore sintesi gnoseologica che io abbia
potuto trovare in trentanni di studi. Ai miei alunni ed ex alunni dico una
cosa sola: la profondit di un filosofo inversamente proporzionale al
numero di citazioni di cui ha bisogno per far intendere la realt. Qui
siamo agli antipodi della fauna che popola le universit e scrive libri con
altri libri (quando non ricopia direttamente senza citare la fonte, come si
visto nei recenti casi delle star Galimberti, Augias, Mancuso), e da cui
personalmente, appena fuori dalluniversit, ho disimparato le cattive
abitudini che mi aveva trasmesso. Il testo tratto dal volume di B.
Lonergan, Ragione e fede di fronte a Dio, Queriniana editrice.
(V.B.).

1. Il concetto di struttura dinamica

Un tutto ha delle parti. Il tutto in relazione con ognuna delle parti, e


ognuna delle parti in relazione con le altre parti e con il tutto.

Non ogni totalit una struttura. Quando uno pensa a una totalit, pu
riferirsi a una quantit convenzionale o a un insieme arbitrario, le cui
parti sono determinate da una divisione ugualmente convenzionale e
arbitraria. In questo caso, per esempio in un litro di latte, linsieme delle
relazioni tra il tutto e le parti sar una congerie non meno arbitraria di
rapporti aritmetici. Ma si pu anche dare il caso in cui la totalit
considerata sia un prodatto altamente organizzato della natura a
delluomo. In tal caso linsieme delle relazioni interne della massima
importanza. Ogni parte ci che in virt delle sue relazioni funzianali
con le altre parti; non c nessuna parte che non sia determinata dalle
esigenze delle altre parti; per cui il tutto possiede una certa inevitabilit
nella sua unit, di modo che rimuovere una qualsiasi parte
distruggerebbe il tutto, mentre aggiungere unaltra parte sarebbe
ridicolo. Un tutto di questo genere una struttura.

Le parti di un tutto possano essere cose: mattoni, travi, vetro, gamma,


cromo. Ma le parti possano anche esssere azioni, come in una canzone,
in una danza, in un coro, in una sinfonia, in un dramma. Un tutto di
questo genere una struttura materialmente dinamica. Ma il dinamismo
pu non essere limitato alle sole parti; il tutto stesso pu essere tale da
mettere insieme se stesso, cia autocostituirsi. Allora formalmente
dinamico; una struttura dinamica.

2. La conoscenza umana una struttura formalmente dinamica


La conoscenza umana comprende molte attivit distinte e irriducibili:
vedere, udire, annusare, toccare, gustare, indagare, immaginare, capire,
concepire, riflettere, pesare levidenza, giudicare.

Nessuna delle attivit ora elencate pu, da sola, essere chiamata


conoscenza umana. Un atto di vedere con gli occhi pu essere perfetto
quanto a visione oculare; tuttavia se non accompagnato da nessun
barlume di intelligenza un puro spalancare gli occhi; e spalancare
semmplicemente gli occhi, lungi dallessere il nec plus ultra della
conoscenza, piuttosto ottusit. E come il puro atto di vedere non
conoscenza umana, cos, per la stessa ragione, il puro udire, il puro
annusare, il puro toccare, il puro gustare possono essere parti,
componenti potenziali, della conoscenza umana, ma non sono la
conoscenza umana vera e propria.

Ci che vale per il senso, vale non meno per il capire.

Senza la previa presentazione del senso non c nulla da capire per


luomo; e quando non c nulla da capire non si d nessun atto di capire.
Non solo, ma anche la combinazione delle operazioni del sentire e del
capire non basta perch ci sia conoscenza umana. Va aggiunto il
giudizio. Tralasciare il giudizio letteralmente sciocco, poich solo nel
giudizio che viene alla luce la distinzione tra fatti e invenzioni, tra logica
e sofistica, tra filosofia e mito, storia e leggenda, astronomia e
astrologia, chimica e alchimia.

Ma non si pu neanche porre la conoscenza umana nel giudizio a


esclusione dellesperienza e dellintelligenza. Giudicare di ci che non si
capisce non conoscenza umana, bens arroganza umana. Emettere
giudizi a prescindere da qualsiasi esperienza mettere da parte i fatti.

La conoscenza umana perci non solo sperimentare, n solo capire, n


sola giudicare; non una combinaazione solamente di esperienza e
intelligenza, o solamente di esperienza e giudizio, o solamente di
intelligenza e giudizio; non , infine, qualcosa di totalmente distinto
dallesperienza, dallintelligenza e dal giudizio. necessario dunque
considerare came conoscenza umana non questa o quella operazione,
ma il tutto le cui parti sono operazioni. La conoscenza umana una
struttura e, precisamente, una struttura materialmente dinamica.

Ma la conoscenza umana anche formalmente dinamica.

Si raccoglie da se stessa, forma se stessa: si mette insieme da s in


quanto che una parte richiama la successiva, e cos di seguito, fino a che
il tutto non sia raggiunto. Ci avviene non con la cecit di un processo
naturale, bens consciamente, intelligentemente, razionalmente. La
esperienza stimola lindagine, e lindagine lintelligenza che si mette in
azione. Lindagine conduce dallesperienza attraverso limmaginazione
allintelligenza, e dallintelligenza al concetto il quale mette insieme in un
solo oggetto ci che stato colto dallintelligenza e ci che
nellesperienza o nellimmaginazione rilevante per lintelligenza stessa.
A sua volta il concetto stimola la riflessione la quale lesigenza conscia
di razionalit. La riflessione dispone in ordine levidenza e la soppesa in
vista di giudicare o, altrimenti, di dubitare e cos riprendere lindagine.

Questo , brevissimamente, quanto intendo allorch affermo che la


conoscenza umana una struttura dinamica. Ora un semplice accenno
alle implicazioni di siffatta dottrina della conoscenza umana.

In primo luogo, a livello di terminologia, la dottrina implica una


distinzione tra conoscenza in senso ampio e generico e conoscenza in
senso stretto e specifico. In senso ampio, qualsiasi atto conoscitivo pu
essere chiamato conoscenza. Cos si pu dire che vedere, indagare,
capire, pensare, pesare levidenza, giudicare sono, ciascuno per s, atti
di conoscenza. In senso stretto invece si dovr distinguere tra
conoscenza animale, conoscenza umana, conoscenza angelica e
conoscenza divina, ed esaminare che cosa per ognuna di esse
necessario e sufficiente perch si dia un atto di conoscenza.

In secondo luogo, la concezione secondo la quale la conoscenza umana


una struttura dinamica implica che essa non unattivit o unoperazione
singola, ma, al contrario, che un tutto le cui parti sono attivit
conoscitive (in senso largo).

In terzo luogo, le parti di una struttura sono in relazione le une alle altre,
non a motivo della somiglianza, ma piuttosto in virt della funzione che
ciascuna esercita. Come in unautomobile il motore non simile ai
pneumatici, n la sospensione simile al differenziale, cos nella
conoscenza umana, intesa come struttura dinamica, non c ragione di
aspettarsi che le diverse attivit conoscitive si assomiglino le une alle
altre. Segue che uno studio sulla conoscenza umana non pu seguire
impunemente il facile sentiero dellanalogia. Non basta, per esempio,
esaminare la visione oculare e poi supporre che le altre attivit
conoscitive siano qualcosa del genere. A unanalisi introspettiva potrebbe
infatti risultare che queste altre attivit conoscitive sono del tutto diverse
dal guardare degli occhi. Perch, se si vuole procedere in maniera
scientifica, occorre esaminare ciascuna attivit conoscitiva in se stessa e
per se stessa e, non meno, nei suoi rapporti funzionali con le altre
attivit conoscitive. Questa terza conclusione ci rimanda al problema
della coscienza e della conoscenza di s. Ci richiede unaltra sezione.

3. Coscienza e conoscenza di s
Se la conoscenza una struttura, la conoscenza della conoscenza dev
essere una reduplicazione della struttura. Cos, se conoscere non che
guardare, allora conoscere il conoscere sar guardare il guardare. Ma se
la conoscenza linsieme di esperienza, intelligenza, giudizio, allora per
avere una conoscenza della conoscenza si deve congiuntamente (I)
esperimentare lesperienza, lintelligenza e il giudizio, (2) capire la
propria esperienza di esperienza-intelligenza-giudizio, (3) giudicare che
la propria intelligenza della propria esperienza di esperienza-intelligenza-
giudizio corretta.

Dalla seconda delle concezioni esposte segue subito la distinzione tra


coscienza e conoscenza di s. La conoscenza di s la struttura
reduplicata: esperienza, intelligenza e giudizio di esperienza,
intelligenza e giudizio. La coscienza, invece, non conoscenza della
conoscenza, bens semplicemente esperienza della conoscenza,
esperienza cio di esperimentare, di capire e di giudicare.

In secondo luogo segue che, pur essendo tutte le attivit conoscitive


consce, tuttavia pu essere che di fatto nessuna o solo qualcuna di esse
conosciuta. E difatti, bench tanto gli atti di vedere quanto quelli di
capire avvengono in maniera conscia, ciononostante la maggior parte
degli uomini sa che cos vedere, ma si trova imbarazzata quando si
chiede loro che cos il capire.

In terzo luogo segue che le differenti attivit conoscitive non sono


ugualmente accessibili. Lesperienza di ci che dato. Lesperienza di
vedere la si ha soltanto quando attualmente si vede. Lesperienza del
capire la si ha soltanto quando c attualmente un atto di capire. Ma
mentre basta aprire gli occhi per vedere, e basta aprire e chiudere pi
volte gli occhi per alternare lesperienza di vedere a quella di non vedere,
gli atti di intelligenza non si possono accendere e spegnere in questo
modo. Per avere un atto di intelligenza uno devessere in via per
imparare qualcosa o per lo meno deve riattualizzare in s dei casi
precedenti nei quali ha imparato qualcosa. Anche se questa non
propriamente difficile, richiede per a) lautenticit che disposta a
prendere davvero in considerazione le camponenti di una cosa, b)
unattenzione da vicino ai casi nei quali il soggetto stesso ha capito,
came pure a quelli nei quali non riuscito a capire, c) limpiego ripetuto
di esperimenti personali nei quali uno dapprima si trova realmente
perplesso e poi arriva a cogliere il punto.

In quarto luogo, poich la conoscenza umana una struttura di attivit


differenti, lesperienza della conoscenza umana qualitativamente
differenziata. Quando si riflette, si pesa levidenza, si giudica, allora si
esperimenta la propria razionalit. Quando si indaga, capisce,
cancepisce, pensa, allora si esperimenta la propria intelligenza. Quando
si vede, o ode, o tocca, o gusta, allora si esperimenta la propria
sensibilit. Come la razionalit affatto diversa dallintelligenza, cos
lesperienza della propria razionalit affatto diversa dallesperienza
della propria intelligenza; e come lintelligenza affatto diversa dalla
sensibilit, cos lesperienza della propria intelligenza affatto diversa
dallesperienza della propria sensibilit. Pi precisamente ancora, poich
la coscienza del soggetto che opera in quanto opera, lesperienza della
propria razionalit identica con la propria razionalit che si attua;
lesperienza della propria intelligenza identica collattuarsi della propria
intelligenza; e lesperienza della propria sensibilit identica con la
propria sensibilit che si attua.

In quinto luogo, lesperienza di solito divisa in esterna e interna.


Lesperienza esterna di colori e suoni, di odori e sapori, del caldo e del
freddo, del duro e del morbido, del ruvido e del levigato, del bagnato e
dellasciutto. Lesperienza interna di se stessi e delle proprie attivit
apprensive e appetitive. Tuttavia, bench il significato della distinzione
sia chiaro, luso degli aggettivi, interno ed esterno, richiede una
spiegazione. Strettamente parlando, solo gli oggetti spaziali sono interni
o esterni, e, mentre lesperienza esterna pu essere di oggetti spaziali,
essa stessa non un oggetto spaziale e tantomeno lo lesperienza
interna. Dabbiamo perci chiederci quale sia il dato originario che stato
espresso mediante la metafora spaziale. A questo scopo rivolgiamo la
nostra attenzione ai diversi modi di presenza.

C una presenza materiale, nella quale non implicata nessuna


conascenza; tale la presenza della statua nel cortile. C una presenza
intenzionale, nella quale implicata la conoscenza. Ora questultima
presenza di due tipi radicalmente diversi. C la presenza delloggetto
al soggetto, dello spettacolo allo spettatore; c altres la presenza del
soggetto a se stesso, e questa non la presenza di un altro oggetto che
divida lattenzione del soggetto, non la presenza di un altro spettacolo
che distragga lo spettatore; la presenza, per cos dire, in unaltra
dimensione, presenza concomitante, correlativa e opposta alla presenza
delloggetto. Gli oggetti sono presenti per il fatto che ci si presta
attenzione; mentre i soggetti sono presenti come soggetti, non per il
fatto che ci si fa attenzione, bens piuttosto per il fatto che fanno
attenzione. Quando una sfilata di oggetti passa davanti a loro, gli
spettatori non hanno bisogno di scivolare tra gli oggetti che stanno
sfilando allo scopo di rendersi presenti a se stessi; gli spettatori devono
essere presenti a se stessi perch qualcosa possa essere loro presente; e
sono presenti a se stessi attraverso quello stesso atto di guardare che,
per cos dire, allaltro polo rende loro presente la sfilata.

Sto cercando di descrivere la presenza del soggetto a se stesso. Ma se


chi legge tenta di scoprirsi come soggetto, di prendere se stesso per la
collottola e, per cos dire, sorprendere la propria soggettivit, non ci
riesce. Qualsiasi sforzo del genere un atto di introspezione, di
attenzione al soggetto; e ci che per tal via si trova , non il soggetto
come soggetto, ma solo il soggetto come oggetto, mentre il soggetto
come soggetto che fa quella scoperta. Per intensificare la propria
presenza a se stessi non si fa dellintrospezione, bens sinnalza il livello
delle proprie attivit. Se uno dorme e sogna, presente a se stesso
come il sognatore che ha degli incubi. Se uno si sveglia, diventa presente
a se stesso non come mosso, ma come chi si muove, non come sentito,
ma come chi sente, non come visto, ma come chi guarda. Se uno
imbarazzato, si meraviglia, indaga, il soggetto empirico diventa anche
soggetto intelligente. Se uno riflette e valuta levidenza, il soggetto
empirico e intelligente diventa soggetto razionale, ragionevolezza
incarnata. Se uno delibera e sceglie, passato al livello del soggetto
razionalmente conscio, libero, responsabile che con le sue scelte fa di se
stesso ci che egli devessere, e del suo mondo ci che esso devessere.

In sesto luogo, si pu porre la domanda se esista questo soggetto a pi


livelli. Ognuno deve rispondere da se stesso a questa domanda. Ma non
penso ci siano dubbi quanto alla risposta. Nemmeno i behavioristi
sostengono di non essere consapevoli se vedono o no, se odono o no, se
provano dei gusti o no, se toccano o no. Nemmeno i positivisti mettono a
capo delle loro conferenze e dei loro libri la franca confessione di non
avere mai avuto nella loro vita lesperienza di capire alcunch. Nemmeno
i relativisti sostengono di non aver mai fatto nella loro vita lesperienza di
un giudizio razionale. Nemmeno i deterministi dicono di non aver mai
avuto nella loro vita lesperienza di fare una scelta responsabile. Esistono
dunque soggetti che sono consci empiricamente, intelligentemente,
razionalmente, moralmente. Non tutti conoscono se stessi come tali, dal
momento che la coscienza non la conoscenza umana, ma solo una
componente potenziale in quel tutto strutturato che la conoscenza
umana. Ma tutti possono conoscere se stessi come tali, poich devono
solo far attenzione a ci di cui gi sono consci, devono capire ci a cui
fanno attenzione ed emettere un giudizio circa la correttezza del loro
capire.

4. Loggettivit della conoscenza umana

A questo punto uno potrebbe chiedersi perch la conoscenza risulta


dallesecuzione delle attivit immanenti che abbiamo descritto, cio
dallesperienza, dallintelligenza e dal giudizio. La domanda ci conduce al
teorema epistemologico, al teorema cio secondo il quale la conoscenza
in senso proprio conoscenza della realt o, per dire la cosa in maniera
pi particolareggiata, al teorema che afferma che la conoscenza
intrinsecamente oggettiva, che loggettivit la relazione intrinseca del
conoscere allessere, e che essere e realt sono identici.
Loggettivit intrinseca allattivit conoscitiva umana la sua
intenzionalit. Non c bisogno che questa intenzionalit venga dedotta,
essendo essa il contenuto dominante della struttura dinamica la quale
raccoglie e unisce pi attivit conoscitive in una conoscenza unica di un
oggetto unico. Lintelligenza umana accoglie attivamente ogni contenuto
di esperienza con la perplessit, la meraviglia, limpulso, lintenzione, che
pu essere tematizzata (ma non consiste) in domande quali: Che cos?
Perch cos? Lindagine, attraverso latto di intelligenza, si traduce in
pensiero che, quando esaminato, si formula in definizioni, postulati,
supposizioni, ipotesi, teorie. Il pensiero a sua volta attivamente accolto
dalla razionalit umana can unesigenza riflessiva che, quando
tematizzata, viene espressa in domande quali: cos? Sei sicuro? Tutto
lordinare e pesare levidenza, tutto il giudicare e dubitare sono sforzi per
dire di ci che che , e di ci che non che non . Conseguentemente
la struttura dinamica della conoscenza umana intende lessere. Questa
intenziane illimitata, poich non c niente di cui non possiamo almeno
domandare. La stessa intenzione onnicomprensiva, poich il
domandare indaga ogni aspetto di ogni cosa; la sua meta ultima
luniverso in tutta la sua concretezza. Lessere, in questo senso,
identico con la realt: come fuori dellessere non c niente, cos fuori
della realt non c niente; come lessere abbraccia la totalit concreta di
ogni casa, cos anche la realt.

La relazione intrinseca della struttura dinamica della conoscenza umana


allessere, e quindi alla realt, primariamente non pense pense ma
pense pensante, non intentio intenta ma intentio intendens, non noma
ma nosis. limpulso che d origine alla conoscenza umana.
Consciamente, intelligentemente, razionalmente questa intenzione va
oltre: oltre i dati verso lintelligibilit, oltre lintelligibilit alla verit e
attraverso la verit allessere; e oltre la verit e lessere conosciuti alla
verit e allessere ancora da conoscere. Ma bench vada oltre, essa non
lascia indietro. Va oltre per aggiungere e, quando ha aggiunto, unisce.
il principio attivo che di volta in volta suscita le nostre diverse attivit
conoscitive e, come raduna queste in singoli atti di conoscenza, cos
raduna i loro molteplici oggetti parziali in un singolo oggetto totale. Per
mezzo dellindagine lintenzionalit ci porta dal sentire al capire solo per
combinare ci che stato sentito e ci che stato capito in un oggetto di
pensiero. Con la riflessione ci conduce dagli oggetti del pensiero,
attraverso levidenza razionalmente necessitante, a giudizi sulla realt.
Dalla conoscenza parziale che abbiamo raggiunto, essa ci rimanda
indietro a una pi piena esperienza, a unintelligenza pi completa, a
giudizi pi ampi e pi profondi, poich ci che essa intende include molto
di pi di quello che siamo riusciti a conoscere. Lintenzione omni-
inclusiva, mentre la conoscenza che noi raggiungiamo sempre limitata.
Come le risposte stanno alle domande, cas le attivit conoscitive stanno
allintenzione dellessere. Ma la rispasta sta alla domanda in quanto che
risposta e domanda hanno il medesimo oggetto. cos che lintrinseca
relazione della struttura dinamica della conoscenza umana passa dalla
parte del soggetto alla parte delloggetto, che la intentio intendens
dellessere diventa intentio intenta di questo o quellente. Cos la
domanda: Che cos questo? promuove il dato del senso a un questo
che ha una quidditas ed . Tale promozione non risolve ancara nessuna
questione, bens piuttosta solleva le questioni. Non n conoscenza n
ignoranza dellessenza e dellesistenza, ma lintenzione di entrambe.
Cos lessenza in questione e se tale essenza esiste, sono non risposte
ma domande. Tuttavia le domande sono state sollevate, e il fatto stessa
di sollevarle determina intorno a che cosa le risposte dovranno vertere.
Lintentio intendens del soggetto suscita e unisce le attivit conoscitive
per oggettivare se stessa in una intentio intenta la quale unisce ed
determinata dagli oggetti parrziali delle attivit parziali. Come la intentio
intendens della struttura dinamica, cos la corrispondente intentio intenta
delle attivit conoscitive strutturate ha una relazione intrinseca allessere
e alla realt.

Resta per che le due relazioni non sono identiche: lintentio intendens
non conoscenza ma puro intendere: oggettivit in potenza. Lintentio
intenta invece non risiede nel puro intendere, ma in attivit strutturate di
conoscenza: oggettivit in atto. Inoltre, loggettivit in atto, poich
risiede non in una singola operazione ma in una molteplicit strutturata
di operazioni, non una propriet singola della conoscenza umana, bens
linsieme di propriet assai diverse tra di loro. Gli empiristi hanno cercato
di trovare il fondamento delloggettivit nellesperienza, i razionalisti
hanno cercato di porlo nella necessit, gli idealisti hanno fatto ricorso alla
coerenza. Tutti costoro hanno in parte ragione e in parte torto: ragione
in ci che affermano, torto in ci che escludono. Infatti la oggettivit
della conoscenza umana come un cavo a tre fili: c una componente
esperienziale che consiste nel darsi dei dati rilevanti; c una
componente normativa che consiste nelle esigenze dellintelligenza e
della razionalit che guidano il processo della conoscenza dai dati al
giudizio; c infine una componente assoluta che si raggiunge quando
lintelligenza riflessiva combina gli elementi normativi ed esperienziali in
un incondizionato virtuale, cio in un condizionato le cui condizioni sono
adempiute.

Loggettivit della conoscenza umana si basa perci su unintenzione


illimitata e su un risultato incondizionato. Perch illimitata, lintenzione
non ristretta al contenuuto immanente della conoscenza, a
Bewusstseinsinhalte (contenuti di coscienza); noi possiamo, almeno,
domandare se esiste qualcosa al di l dei cosiddetti contenuti di
coscienza; e il fatto stesso che la domanda pu essere posta rivela che
lintenzione manifestata nella domanda non limitata da nessun
principio di immanenza. Ma le risposte sono risposte alle domande, per
cui se le domande sono trascendenti, lo dovr pure essere il significato
delle corrispondenti risposte. Se mi si domanda se esistono realmente
topi e uomini, io non rispondo a questa domanda quando parlo delle
immagini dei topi e degli uomini, o dei concetti di topo e uomo, o delle
parole topo e uomo. Rispondo alla domanda solo se affermo o nego la
reale esistenza dei topi e degli uomini. Ora le risposte vere esprimono un
incondizionato. Topi e uomini sono contingenti e perci la loro esistenza
ha delle condizioni. La mia conoscenza dei topi e degli uomini essa
pure contingente e perci la mia conoscenza della loro esistenza ha delle
condizioni. Ma le condizioni del condizionato possono esssere adempiute,
e allora il condizionato virtualmente un incondizionato; ha le propriet
di un incondizionato non in senso assoluto, ma di un incondizionato de
facto. Poich la conoscenza umana raggiunge siffatto incondizionato,
essa trascende se stessa. Infatti lincondizionato in quanto incondizionato
non pu essere ristretto, qualificato, limitato; per cui noi distinguiamo
nettamente tra ci che e, dallaltra parte, ci che appare, ci che
sembra essere, ci che immaginato o pensato, o potrebbe forse o
probabimente essere affermato. In tutti questi casi, a eccezione del
primo, loggetto ancora vincolato dalla sua relativit rispetto al
soggetto; nel primo caso lautotrascendenza della conoscenza umana
arrivata al suo termine. Quando noi diciamo che qualcasa , intendiamo
dire che la sua realt non dipende dalla nostra attivit conoscitiva.

La possibilit della conoscenza umana consiste quindi in unintenzione


illimitata che intende il trascendente, e in un processo di
autotrascendenza che raggiunge il trascendente. Lintenzione illimitata
dirige il processo verso lessere; il raggiungimento dellincondizionato
rivela che in qualche punto lessere stato raggiunto. Da quanto
abbiamo esposto appare manifesto che per cogliere loggettivit della
conoscenza umana indispensabile cogliere la struttura dinamica della
stessa conoscenza. Se non si considera il dinamismo, si pu parlare di
concetti dellessere, di affermaziani dellessere, magari anche dellidea
dellessere, ma immancabilmente si trascura lintenzione dellessere, la
quale non n un concetto, n unaffermazione, n unidea, bens sta
sopra di essi a modo di arco. Ancora, senza la struttura non c posto per
tre differenti componenti delloggettivit, n possibile concepire una
terza componente come risultante dallintelligenza riflessiva delle altre
due. Ciononostante gli empiristi hanno ragione nellinsistere sui dati, dal
momento che nel darsi dei dati sta la componente esperienziale
delloggettivit; c anche del vero nellinsistenza degli idealisti sulla
coerenza, poich nelle esigenze direttrici dellintelligenza e della
razionalit sta la componente normativa delloggettivit; c del vero
nellinsistenza razionalista sulla necessit, poich un condizionato le cui
condizioni sono verificate virtualmente un incondizionato, e
lintelligenza riflessiva coglie tale incondizianato virtuale ogniqualvolta
essa trova che le condiziani sono verificate nei dati del senso o della
coscienza e, insieme, deriva dalloggettivit normativa il nesso che
unisce le condizioni al condizionato.

5. Loggettivit della conoscenza umana secondo il realismo


ingenuo e lidealismo

Come alternativa alla distinzione c la confusione.

Abbiamo cercato di distinguere tra la conoscenza umana e gli elementi


che la compongono, e tra loggettivit della conoscenza umana e
loggettivit propria delle differenti componenti della conoscenza umana.
Quando invece non si fanno queste distinzioni, facilmente, se non
inevitabilmente, nascono confusioni.

Dal punto di vista della validit della conoscenza umana, tali confusioni
possono essere divise in due classi che stanno in relazione dialettica tra
di loro. Il realista ingenuo giustamente sostiene la validit della
conoscenza umana, ma erroneamente attribuisce loggettivit della
conascenza umana non alla conoscenza umana, ma a qualche
componente di essa. Daltra parte lidealista giustamente respinge la
pretesa del realista ingenuo secondo la quale tutta loggettivit della
conoscenza umana risiederebbe in una sola componente della
conoscenza umana, ma erroneamente conclude che la conoscenza
umana non d una conoscenza valida della realt. La forza della
posizione del realista ingenuo sta nella sua confidenza nella validit della
conoscenza umana; la sua debolezza sta nella sua incapacit di
imparare. Daltra parte la forza della posizione idealista sta nellacutezza
con la quale essa confuta le pretese erronee dei realisti ingenui; la sua
debolezza sta nella sua incapacit di romperla completamente con le
confusioni introdotte dal realismo ingenuo.

Teoricamente questo processo dialettico pu cominciare da qualsiasi


confusione; di solito per il suo punto di partenza nel mito secondo
cui conoscere guardare. Renzo e Lucia sono invitati ad alzare la
mano e a guardarla. La mano realmente l fuori; loggetto. Locchio
strano! non nella mano; a qualche distanza nella testa; il
soggetto. Locchio vede realmente la mano; vede ci che l c da
vedere; non vede ci che l non c da vedere. Questa loggettivit.

Una volta colta lessenza delloggettivit in questo esempio drammatico,


ne deriva una generalizzazione e una deduzione. La generalizzazione
contiene due elementi, uno positivo e laltro negativo. Lelemento
positivo nella generalizzazione che ogni attivit conoscitiva la quale
assomiglia sufficientemente alla visione oculare deve essere oggettiva.
Se infatti assomiglia sufficientemente alla visione oculare, possibile
cogliere lessenza delloggettivit in essa non meno che nella visione
oculare; e una attivit che possiede lessenza delloggettivit deve essere
oggettiva. Lelemento negativo che ogni attivit conoscitiva la quale
non assomigli sufficientemente alla visione oculare non pu essere
oggettiva. Infatti le manca ci che essenziale alloggettivit. Perci ogni
attivit del genere di per s solo immanente; pu avere qualche
funzione subordinata o derivata da esercitare nella conoscenza umana,
particolarmente quando la conoscenza non immediata ma mediata; ma
di sua natura non pu recare nessun contributo vero e proprio
alloggettivit della conoscenza umana, poich da s non ha niente da
recare come contributo.

Gli elementi positivi e negativi della generalizzazione forniscono la base


da cui possibile dedurre che cosa la conoscenza umana devessere e
che cosa non pu essere.

Con tali premesse alla mano non occorre curarsi troppo dei fatti
conoscitivi. Lanalogia con la visione oculare rivela ci cui lattivit
intellettuale deve rassomigliare perch sia oggettiva: devessere simile al
vedere. Anche se lintrospezione non scopre nessuna attivit intellettuale
che assomigli al vedere, tuttavia unattivit del genere deve di fatto
esistere. Poich se non ci fosse, la nostra attivit intellettuale sarebbe
puramente immanente, e lidealismo sarebbe vero; ma la conclusione
falsa, perci la premessa devessere falsa. Ancora, nessuna seria
difficolt nasce dal fatto che la introspezione mette in luce attivit
intellettuali che non assomigliano al vedere. vero che tali attivit non
recano nessun contributo proprio alloggettivit della conoscenza umana;
esse non sono costitutive della nostra conoscenza immediata n della
nostra conoscenza per esperienza personale; tuttavia possono assolvere
una funnzione utile nelle parti subordinate e derivate della nostra
conoscenza, nella nostra conoscenza mediata o nella nostra conoscenza
per descrizione. Cosa queste funzioni siano, naturalmente piuttosto
oscuro. Ma noi possiamo attendere con fiducia il giorno in cui studi seri e
solide ricerche avranno chiarito questi problemi straordinariamente
difficili e complicati. Nel frattempo per noi abbbiamo lassoluta certezza
quanto a ci che essenziale in questa materia. La conoscenza, se
oggettiva, simile al vedere. Noi sappiamo di conoscere, e perci in un
senso analogo del termine, vedere, noi vediamo la nostra conoscenza.
Noi conosciamo la verit della nostra conoscenza. Ma la verit la
corrispondenza della conoscenza col conosciuto; perci, in un senso
analogo del termine, vedere, noi vediamo la corrispondenza della nostra
conoscenza con il conosciuto. Infine, la scienza delluniversale; ma la
conoscenza scientifica almeno possibile; perci, in un senso analogo
del termine, vedere, noi vediamo gli universali.
Lidealista non si impressiona. Egli ritiene che la distinzione tra
apparenza e realt stata trascurata. Per apparenza egli non intende n
illusione n allucinazione.

Intende esattamente ci che Renzo e Lucia realmente vedono: la forma


della mano protesa, il suo colore, le linee che la solcano, la sua posizione
l fuori davanti al viso. Egli disposto ad aggiungere anche ci che
Renzo e Lucia non vedono: le sensazioni allinterno della mano e la
connessione delle sensazioni con loggetto visibile nellesperienza
ordinaria. Tutto ci non realt ma appparenza. E per realt egli intende
ci che intendono Renzo, Lucia e il realista ingenuo. Questa la sua tesi,
e la sua argomentazione la seguente.

Quando sollevo un pezzo di piombo, io posso dire o che il piombo


pesante o che lo si sente pesante. Quando guardo fuori dalla finestra su
un campo verde, io posso dire o che il campo verde o che il campo
appare verde. Tali modi di dire disgiuntivi non sono equivalenti. Quando
dico: pesante, oppure verde, io faccio uso di un linguaggio il quale
intende riferire reali propriet di cose reali. Quando dico: lo si sente
pesante, oppure appare verde, io non mi comprometto con nessuna
affermazione circa le propriet oggettive delle cose, ma al contrario
limito la mia asserzione alle impressioni provocate su di me. Perci del
tutto possibile dire che, mentre non si sa se il campo sia realmente verde
o no, almeno ci appare verde. La conoscenza dellapparenza perci una
cosa, la conoscenza della realt unaltra.

Ora che cosa conosce Renzo quando guarda la sua mano? Che cosa
conosce Lucia quando guarda la sua? Due risposte sono possibili. Renzo
pu dire che la sua mano l fuori dinanzi alla sua faccia; Lucia pu dire
che la sua mano per lo meno sembra essere l fuori davanti alla sua
faccia. Non difficile scoprire la differenza tra le due risposte. Quando
Renzo dice: , egli non riferisce ci che conosce con la sola vista; ha
emesso anche un giudizio. Quando Lucia dice: sembra, si limita ad
asserire ci che essa coonosce con la sola vista; la sua asserzione
importa pensiero e giudizio; ma ci che essa asserisce semplicemente
e solamente ci che conosciuto con la vista, la apparenza di una mano
davanti al suo viso.

Non meno del realista ingenuo, anche lidealista capace di


generalizzare e di dedurre. Come la vista cosi anche ludito, lodorato, il
gusto, il tatto sono costitutivi, non della conoscenza della realt, ma solo
della conoscenza dellapparenza. Ci che vero del senso esterrno,
vero anche del senso interno: mediante la nostra coscienza noi
conosciamo non la nostra realt, ma soltanto la sua apparenza. Per cui
quando indaghiamo, capiamo, pensiamo, noi abbiamo soltanto
apparenze da indagare, capire, pensare. Quando giudichiamo, i nostri
giudizi devono essere basati non sulle cose stesse, ma solamente sulla
apparenza. Non c nessun modo in cui la conoscenza della realt possa
insinuarsi nelle nostre operazioni conoscitive. Perci tutte le nostre
affermazioni devono essere modificate mediante la qualifica: per quel
che riguarda le apparenze. Dire che gli uomini di solito non aggiungono
questa qualifica o che essi non sono disposti ad ammetterla, anche
quando la sua necessit stata dimostrata, unaltra maniera per dire
che essi sono vittime di unillusione trascendentale.

Come lidealista non era impressionato dal realista ingenuo, cosi il


realista critico non impressionato n dalluno n dallaltro. Contro il
realista ingenuo del tipo descritto egli sostiene che lessenza
delloggettivit della conoscenza umana non si manifesta nel vedere n
in qualsiasi altra operazione conoscitiva singola. La ragione che egli reca
semplice: primo, la conoscenza umana non una singola operazione
ma una struttura di parecchie operazioni; secondo, loggettivit della
conoscenza umana non una singola propriet ma una combinazione di
distinte propriet che si trovano separatamente in operazioni distinte.
Inoltre, egli sostiene che le operazioni intellettuali non sono simili alle
operazioni sensitive, che loggettivit delle operazioni intellettuali non
simile alloggettivit delle operaazioni sensitive, e che pretendere la
somiglianza come condizione a priori perch le operazioni intellettuali
possano essere oggettive, pretendere che la psicologia razionale sia
ridotta a terra incognita. Le operazioni intellettuali stanno in relazione
con le operazioni sensitive, non per via di somiglianza, bens per via di
complementarit funzionale; e le operazioni intellettuali hanno la loro
oggettivit non perch assomigliano alla visione oculare, ma perch sono
ci che la visione oculare non mai, cio perch sono intelligenti e
razionali.

Contro lidealista qui considerato, il realista critico sostiene che il senso


non conosce le apparenze. tanto compito del giudizio conoscere che un
oggetto non reale ma apparente quanto lo conoscere che un oggetto
non apparente ma reale. Il senso non conosce le apparenze, perch il
senso da solo non possiede la piena oggettivit della conoscenza umana.
I nostri sensi ci danno non lapparenza, n la realt, ma i dati. La nostra
coscienza, che non un senso interno, ci d non lapparenza, n la
realt, ma i dati. Inoltre, mentre ovviamente vero che i dati del senso
risultano in noi dallazione degli oggetti esterni, non vero che noi
conosciamo questo in virt del solo senso. Conosciamo questo come ogni
altra cosa, e cio con lesperienza, lintelligenza e il giudizio. Inoltre non
vero che dai sensi che le nostre attivit conoscitive mutuano la loro
relazione immediata agli oggetti reali. Questa relazione immediata
nellintenzione dellessere; mediata nei dati del senso e nei dati della
coscienza in quanto che lintenzione dellessere fa uso dei dati per far
avanzare il processo conoscitivo alla conoscenza dellessere; parimenti
questa relazione mediata nel capire, nel pensare e nel giudicare,
perch queste attivit stanno a quellintenzione dellessere che
allorigine della conoscenza umana come le risposte stanno alle
domande.

Infine, sia contro il realista ingenuo che contro lidealista sopra descritto,
il realista critico solleva laccusa di un modo di pensare figurato (picture
thinking). Perch il realista ingenuo fonda la conoscenza oggettiva della
realt sul guardare, sul percepire, sullAnschauung? Perch lidealista
afferma che attraverso lAnschauung che le nostre attivit conoscitive
hanno la loro relazione immediata agli oggetti? Perch il loro mondo un
mondo figurato. Se il loro mondo fosse luniverso dellessere, essi
riconoscerebbero che la relazione originaria dellattivit conoscitiva
alluniverso dellessere risiede nellintenzione dellessere. Ma il loro
mondo un mondo figurato. Ora la relazione originaria dellattivit
conoscitiva a una figura nel guardare; per cui nel guardare che il
realista ingenuo trova che lessenza delloggettivit si manifesta, ed
nellAnschauung che lidealista critico pone la relazione immediata dell
attivit conoscitiva agli oggetti. C dunque qualcosa come una
dimenticanza dellessere. C nelluomo il bisogno di una conversione
intellettuale ex umbris et imaginibus in veritatem.

6. Conoscenza oggettiva e vita umana

La dimenticanza dellessere, quale si manifesta nei realisti ingenui e negli


idealisti, ha dato luogo a uninversione semantica. Soggettivit era una
volta un termine peggiorativo: denotava la violazione delle esigenze
normative dellintelligenza e della razionalit. Ma ha finito per denotare il
rifiuto di una mal compresa oggettivit e la riaffermazione del diritto
delluomo a essere se stesso anche se non in grado di sciogliere i nodi
difficili e intricati della filosofia.

Questo nuovo uso semantico non senza il suo mito, nel quale Renzo e
Lucia hanno a che fare non con le loro mani, ma luno con laltro. Essi
guardano, naturalmente, ma molto pi parlano. Non sono puri oggetti,
sono anche soggetti; un io e un tu che si sommano cos da formare la
totalit personale di un noi che discorre di noi stessi e di ci che noi
abbiamo fatto e faremo.

Loggettivit, in quanto male concepita, cos trascesa. Il problema del


ponte dal qui dentro al l fuori tende a scomparire quando tutto
laccento cade sulla situazione interpersonale, sullo scambio psichico di
una presenza mutua, sullinizio di ci che pu dar luogo a ununione per
tutta la vita.

Loggettivit, in quanto rettamente concepita, invece, non affatto


respinta. Renzo e Lucia infatti non sono personaggi tratti dal manuale
casuistico di un sociologo. Essi non sono n insensibili, n ottusi, n
sciocchi. Se lo fossero, la loro conoscenza non fiorirebbe nellamicizia, n
lamicizia nellintimit.

Tuttavia questo riconoscimento delloggettivit solamente implicito e,


soprattutto, non la conoscenza ogggettiva, ma il vivere umano che sta
al centro dellinteresse. Per capire il mito al quale alludo, bisogna andare
oltre i livelli strettamente conoscitivi della coscienza empirica,
intellettuale, razionale, per arrivare fino al livello pi ampio
dellautocoscienza razionale. Sebbene lessere e il bene siano coestensivi,
il soggetto passa a unulteriore dimensione della coscienza quando il suo
interesse si sposta dal conoscere lessere allattuare il bene. A questo
punto emergono libert e responsabilit, incontro e fiducia,
comunicazione e fede, scelta e promessa e fedelt. A questo livello i
soggetti costituiscono se stessi e creano il loro mondo. A questo livello
gli uomini sono responsabili, individualmente per la vita che conducono e
collettivamente per il mondo nel quale la conducono. in questa
responsabilit collettiva per una azione comune o complementare che
risiede il costitutivo principale del soggetto collettivo al quale ci si
riferisce mediante i termini noi, ci, noi stessi, nostro.

La condizione di possibilit del soggetto collettivo la comunicazione;


ora la principale comunicazione non sta nel dire che cosa noi sappiamo
bens piuttosto nel mostrare che cosa siamo. Per dire che cosa sappiamo
necessario il lavoro previo col quale arriviamo a sapere. Ma per
mostrare ci che si basta esserlo; il mostrarlo segue: ogni movimento,
ogni parola, ogni atto rivela ci che il soggetto . Lo rivela agli altri, e gli
altri, nellautorivelazione che la loro risposta, di riflesso rivelano al
soggetto intelligente ci che egli . Solitamente non attraverso
lintrospezione, ma attraverso la riflessione sul nostro vivere in comune
con gli altri che arriviamo a conoscere noi stessi.

Che cosa viene rivelato? Una creazione originaria. Liberamente il


soggetto fa di se stesso ci che . Mai il farsi di questa vita finito.
Continua sempre, sempre una conquista precaria che pu sfuggire e
cadere e infrangersi. Linteresse per la soggettivit perci linteresse
per la realt intima delluomo. linteresse non per le verit universali
che valgono per luomo sia addormentato che sveglio, non per il mutuo
rapporto di fattori e cause naturali, bens per la perenne novit
dellautocostituzione e delle libere scelte che fanno di chi sceglie ci che
egli .

Ci sono innumerevoli altri aspetti del significato della soggettivit, dal


momento che la realt intima delluomo fonda e penetra tutto ci che
umano. Ma ci che nel nostro contesto occorre fare, non di continuare
a insistere su questo significato che comunemente riconosciuto, bens
di richiamare lattenzione su un reale pericolo inerente allinversione
semantica che abbiamo notato. C il pericolo cio che i valori della
soggettivit nel suo senso pi recente siano annullati dalla soggettivit
nel suo senso precedente e peggiorativo. Se i due significati non
vengono nettamente distinti, lodare la soggettivit sembra implicare una
condanna delloggettivit. Ora condannnare loggettivit non induce una
zona dombra puramennte accidentale e parziale nella propria visione
della realt, bens mina alla radice lesistenza umana autentica.

certamente vero che la conoscenza oggettiva non ancora la vita


umana autentica; ma senza conoscenza oggettiva non si d vita
autentica. Infatti uno conosce oggettivamente in quanto non n
insensibile, n ottuso, n sciocco; e uno non vive autenticamente nella
misura in cui insensibile o ottuso o sciocco.

certamente vero che il soggetto comunica non dicendo ci che sa, ma


mostrando ci che ; e non men vero che i soggetti sono messi di
fronte a se stessi pi efficacemente attraverso il confronto con gli altri
che mediante unintrospezione solitaria. Ma tali fatti di per s fondano
soltanto una tecnica per maneggiare gli uomini; e maneggiare gli uomini
non trattarli come persone. Per trattare gli uomini come persone uno
deve conoscere e deve invitare gli uomini a conoscere. Una reale
esclusione della conoscenza oggettiva lungi dal promuovere, distrugge
piuttosto i valori della persona.

E certamente vero che linteresse per la soggettivit promuove tanta


conoscenza oggettiva quanta gli uomini comunemente sono disposti a far
propria. Il vivere autentico include la conoscenza oggettiva; ora gli esseri
umani aspirano con molto pi ardore al tutto che alla parte. Nondimeno
rimane che il vivere autentico di chiunque legga questo scritto, sebbene
debba incominciare a casa propria, non pu rimanere confinato entro
lorizzonte della casa, o dellofficina, o del paese. Noi siamo cittaadini
delle nostre nazioni, uomini del ventesimo secolo, membri di una chiesa
universale. Perch lautenticit che noi raggiungiamo passa irradiarsi
intorno a noi nel nostro mondo travagliato, abbiamo bisogno di molta pi
conoscenza aggettiva di quanta gli uomini comunemente non siano
disposti a fare propria.

Riassumendo. Ho cercato: a) di stabilire che cosa sintende per struttura


dinamica, b) di mostrare che la conoscenza umana una struttura
dinamica, c) di chiarire la differenza tra coscienza e conoscenza di s, d)
di dedurne che loggettivit della conoscenza umana , non una sinngola
propriet di una singola operazione, ma una triade di propriet che si
trovano in operazioni distinte, e) di contrapporre questa concezione
delloggettivit a concezioni derivanti da un modo di pensare figurato, e
f) di agggiungere unosservazione sulle relazioni che intercorrono tra la
struttura dinamica della conoscenza oggettiva e quella pi ampia
struttura dinamica che il vivere umano.
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Commenti (8)
8 commenti
1.

2. Io sono daccordo con lei circa la genialit e la profondit filosofica di


Lonergan, che ho imparato a leggere ed apprezzare alla Pont.
Universit Gregoriana (met degli anni Ottanta). Se posso darLe un
consiglio, per, indicherei la fonte da cui Lei ha preso larticolo del
gesuita canadese e il traduttore italiano che Giovanni Battista
Sala SJ, il quale dagli anni Sessanta del secolo passato ha cercato
indefessamente di divulgarne il pensiero filosofico e teologico (e
che anche un ottimo conoscitore di Kant).

3. Saluti e complimenti per il suo intuito.

4. Commento di Artesi don Giovanni Battista marzo 18, 2010 @ 6:13


pm | Replica

5.

6.

7.

8. Ha ragione, una dimenticanza imperdonabile. Ho provveduto.


Grazie di avermelo fatto notare

9. Commento di vbinaghi marzo 18, 2010 @ 7:03 pm | Replica

10.

11.

12.

13. Alcuni refusi:

14. A)

15. strittura -> http://valterbinaghi.wordpress.com/2009/05/23/la-


strittura-della-conoscenza-di-bernard-lonergan/

16. B)
17. esseere ->

18. 2. La conoscenza umana una struttura formalmente dinamica

19. Nessuna delle attivit ora elencate pu, da sola, esseere


chiamata conoscenza umana.

20. Commento di correttore di bozze novembre 22, 2010 @ 10:11


am | Replica

21.

22.

23.

24. Grazie, ho corretto i refusi nel testo (lurl non so come si modifica)

25. Commento di vbinaghi novembre 22, 2010 @ 10:47 am |


Replica

26.

27.

28.

29. Per molti il lavoro intellettuale e culturale di B.Lonergan legato al


comparto cattolico del sapere e perci associato a quel pregiudizio
che fa della religione un blocco anti-razionale e non laicamente
condivisibile. Naturalmente pi approfondite conoscenze sfatano
questa percezione.Specie se si rapporta il ritmo auto e allo-plastico
del conoscere ribadito dal Lonergan con la esigenza attuale di
accostarsi alla realt alla luce dello scambio interattivo
ecosistemico io-mondo. In breve: se gli oceani sono acidi
perch luomo vuole solo avere e non ricevere dalla realt e questo
perch nel tempo si consolidato il pregiudizio che prima di
percepire le cose ce ne formiamo il concetto (io
copernicano).Pensare per differenza analogica allora la chiave per
rientrare nei ritmi macro e microcosmici della vita.Su questo
versante il pensiero del Lonergan tuttaltro che etichettabile.

30. Commento di mauro la spisa dicembre 10, 2010 @ 7:58 am |


Replica

31.
32.

33.

34. Peccato che un genio come Lonergan sia confinato solo al pensiero
cattolico. Come capitato del resto al grandissimo John Henry
Newman del resto autore di una filosofia della conoscenza che non
ha niente da invidiare alle gnoseologie tomistica e humeana. Basta
pensare a La Grammatica dellAssenso. Da Newman Lonergan ha
tratto ispirazione per Insight, unopera veramente imponente e
molto attuale. Per loro dovrebbe accadere come per Agostino,
Anselmo, Bonaventura, Tommaso, Pascal filosofi cattolici che hanno
passato la barriera della inculturazione laica e mondana. E poi
Lonergan ci ha aiutato a riscoprire totalmente la gnoseologia di
Tommaso, il ruolo dellio e dellintelletto nella sua teoria del verbum
e del concetto. Approfondendolo in un modo per certi versi
superiore a Maritain e Gilson.

35. Accade soprattutto in Italia tutto questo. Occorrerebbe fare di pi.

36. Commento di Andrea Velardi novembre 19, 2011 @ 12:20 am |


Replica

37.

38.

39.

40. negli anni Settanta la rivista Time gli dedic una copertina,
definendolo uno dei pi raffinati pensatori del XX secolo.

41. Commento di Andrea Velardi novembre 19, 2011 @ 12:26 am |


Replica

42.

43.

44.

45. LA STRUTTURA DELLA CONOSCENZA di Bernard Lonergan Doctor


Blue and Sister Robinia was added to my own favorites. I can not
wait to read more about this subject.
46. Commento di jocuri cu bile gratuit gennaio 5, 2012 @ 9:06 am |
Replica

47.

48.

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