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Non ogni totalit una struttura. Quando uno pensa a una totalit, pu
riferirsi a una quantit convenzionale o a un insieme arbitrario, le cui
parti sono determinate da una divisione ugualmente convenzionale e
arbitraria. In questo caso, per esempio in un litro di latte, linsieme delle
relazioni tra il tutto e le parti sar una congerie non meno arbitraria di
rapporti aritmetici. Ma si pu anche dare il caso in cui la totalit
considerata sia un prodatto altamente organizzato della natura a
delluomo. In tal caso linsieme delle relazioni interne della massima
importanza. Ogni parte ci che in virt delle sue relazioni funzianali
con le altre parti; non c nessuna parte che non sia determinata dalle
esigenze delle altre parti; per cui il tutto possiede una certa inevitabilit
nella sua unit, di modo che rimuovere una qualsiasi parte
distruggerebbe il tutto, mentre aggiungere unaltra parte sarebbe
ridicolo. Un tutto di questo genere una struttura.
In terzo luogo, le parti di una struttura sono in relazione le une alle altre,
non a motivo della somiglianza, ma piuttosto in virt della funzione che
ciascuna esercita. Come in unautomobile il motore non simile ai
pneumatici, n la sospensione simile al differenziale, cos nella
conoscenza umana, intesa come struttura dinamica, non c ragione di
aspettarsi che le diverse attivit conoscitive si assomiglino le une alle
altre. Segue che uno studio sulla conoscenza umana non pu seguire
impunemente il facile sentiero dellanalogia. Non basta, per esempio,
esaminare la visione oculare e poi supporre che le altre attivit
conoscitive siano qualcosa del genere. A unanalisi introspettiva potrebbe
infatti risultare che queste altre attivit conoscitive sono del tutto diverse
dal guardare degli occhi. Perch, se si vuole procedere in maniera
scientifica, occorre esaminare ciascuna attivit conoscitiva in se stessa e
per se stessa e, non meno, nei suoi rapporti funzionali con le altre
attivit conoscitive. Questa terza conclusione ci rimanda al problema
della coscienza e della conoscenza di s. Ci richiede unaltra sezione.
3. Coscienza e conoscenza di s
Se la conoscenza una struttura, la conoscenza della conoscenza dev
essere una reduplicazione della struttura. Cos, se conoscere non che
guardare, allora conoscere il conoscere sar guardare il guardare. Ma se
la conoscenza linsieme di esperienza, intelligenza, giudizio, allora per
avere una conoscenza della conoscenza si deve congiuntamente (I)
esperimentare lesperienza, lintelligenza e il giudizio, (2) capire la
propria esperienza di esperienza-intelligenza-giudizio, (3) giudicare che
la propria intelligenza della propria esperienza di esperienza-intelligenza-
giudizio corretta.
Resta per che le due relazioni non sono identiche: lintentio intendens
non conoscenza ma puro intendere: oggettivit in potenza. Lintentio
intenta invece non risiede nel puro intendere, ma in attivit strutturate di
conoscenza: oggettivit in atto. Inoltre, loggettivit in atto, poich
risiede non in una singola operazione ma in una molteplicit strutturata
di operazioni, non una propriet singola della conoscenza umana, bens
linsieme di propriet assai diverse tra di loro. Gli empiristi hanno cercato
di trovare il fondamento delloggettivit nellesperienza, i razionalisti
hanno cercato di porlo nella necessit, gli idealisti hanno fatto ricorso alla
coerenza. Tutti costoro hanno in parte ragione e in parte torto: ragione
in ci che affermano, torto in ci che escludono. Infatti la oggettivit
della conoscenza umana come un cavo a tre fili: c una componente
esperienziale che consiste nel darsi dei dati rilevanti; c una
componente normativa che consiste nelle esigenze dellintelligenza e
della razionalit che guidano il processo della conoscenza dai dati al
giudizio; c infine una componente assoluta che si raggiunge quando
lintelligenza riflessiva combina gli elementi normativi ed esperienziali in
un incondizionato virtuale, cio in un condizionato le cui condizioni sono
adempiute.
Dal punto di vista della validit della conoscenza umana, tali confusioni
possono essere divise in due classi che stanno in relazione dialettica tra
di loro. Il realista ingenuo giustamente sostiene la validit della
conoscenza umana, ma erroneamente attribuisce loggettivit della
conascenza umana non alla conoscenza umana, ma a qualche
componente di essa. Daltra parte lidealista giustamente respinge la
pretesa del realista ingenuo secondo la quale tutta loggettivit della
conoscenza umana risiederebbe in una sola componente della
conoscenza umana, ma erroneamente conclude che la conoscenza
umana non d una conoscenza valida della realt. La forza della
posizione del realista ingenuo sta nella sua confidenza nella validit della
conoscenza umana; la sua debolezza sta nella sua incapacit di
imparare. Daltra parte la forza della posizione idealista sta nellacutezza
con la quale essa confuta le pretese erronee dei realisti ingenui; la sua
debolezza sta nella sua incapacit di romperla completamente con le
confusioni introdotte dal realismo ingenuo.
Con tali premesse alla mano non occorre curarsi troppo dei fatti
conoscitivi. Lanalogia con la visione oculare rivela ci cui lattivit
intellettuale deve rassomigliare perch sia oggettiva: devessere simile al
vedere. Anche se lintrospezione non scopre nessuna attivit intellettuale
che assomigli al vedere, tuttavia unattivit del genere deve di fatto
esistere. Poich se non ci fosse, la nostra attivit intellettuale sarebbe
puramente immanente, e lidealismo sarebbe vero; ma la conclusione
falsa, perci la premessa devessere falsa. Ancora, nessuna seria
difficolt nasce dal fatto che la introspezione mette in luce attivit
intellettuali che non assomigliano al vedere. vero che tali attivit non
recano nessun contributo proprio alloggettivit della conoscenza umana;
esse non sono costitutive della nostra conoscenza immediata n della
nostra conoscenza per esperienza personale; tuttavia possono assolvere
una funnzione utile nelle parti subordinate e derivate della nostra
conoscenza, nella nostra conoscenza mediata o nella nostra conoscenza
per descrizione. Cosa queste funzioni siano, naturalmente piuttosto
oscuro. Ma noi possiamo attendere con fiducia il giorno in cui studi seri e
solide ricerche avranno chiarito questi problemi straordinariamente
difficili e complicati. Nel frattempo per noi abbbiamo lassoluta certezza
quanto a ci che essenziale in questa materia. La conoscenza, se
oggettiva, simile al vedere. Noi sappiamo di conoscere, e perci in un
senso analogo del termine, vedere, noi vediamo la nostra conoscenza.
Noi conosciamo la verit della nostra conoscenza. Ma la verit la
corrispondenza della conoscenza col conosciuto; perci, in un senso
analogo del termine, vedere, noi vediamo la corrispondenza della nostra
conoscenza con il conosciuto. Infine, la scienza delluniversale; ma la
conoscenza scientifica almeno possibile; perci, in un senso analogo
del termine, vedere, noi vediamo gli universali.
Lidealista non si impressiona. Egli ritiene che la distinzione tra
apparenza e realt stata trascurata. Per apparenza egli non intende n
illusione n allucinazione.
Ora che cosa conosce Renzo quando guarda la sua mano? Che cosa
conosce Lucia quando guarda la sua? Due risposte sono possibili. Renzo
pu dire che la sua mano l fuori dinanzi alla sua faccia; Lucia pu dire
che la sua mano per lo meno sembra essere l fuori davanti alla sua
faccia. Non difficile scoprire la differenza tra le due risposte. Quando
Renzo dice: , egli non riferisce ci che conosce con la sola vista; ha
emesso anche un giudizio. Quando Lucia dice: sembra, si limita ad
asserire ci che essa coonosce con la sola vista; la sua asserzione
importa pensiero e giudizio; ma ci che essa asserisce semplicemente
e solamente ci che conosciuto con la vista, la apparenza di una mano
davanti al suo viso.
Infine, sia contro il realista ingenuo che contro lidealista sopra descritto,
il realista critico solleva laccusa di un modo di pensare figurato (picture
thinking). Perch il realista ingenuo fonda la conoscenza oggettiva della
realt sul guardare, sul percepire, sullAnschauung? Perch lidealista
afferma che attraverso lAnschauung che le nostre attivit conoscitive
hanno la loro relazione immediata agli oggetti? Perch il loro mondo un
mondo figurato. Se il loro mondo fosse luniverso dellessere, essi
riconoscerebbero che la relazione originaria dellattivit conoscitiva
alluniverso dellessere risiede nellintenzione dellessere. Ma il loro
mondo un mondo figurato. Ora la relazione originaria dellattivit
conoscitiva a una figura nel guardare; per cui nel guardare che il
realista ingenuo trova che lessenza delloggettivit si manifesta, ed
nellAnschauung che lidealista critico pone la relazione immediata dell
attivit conoscitiva agli oggetti. C dunque qualcosa come una
dimenticanza dellessere. C nelluomo il bisogno di una conversione
intellettuale ex umbris et imaginibus in veritatem.
Questo nuovo uso semantico non senza il suo mito, nel quale Renzo e
Lucia hanno a che fare non con le loro mani, ma luno con laltro. Essi
guardano, naturalmente, ma molto pi parlano. Non sono puri oggetti,
sono anche soggetti; un io e un tu che si sommano cos da formare la
totalit personale di un noi che discorre di noi stessi e di ci che noi
abbiamo fatto e faremo.
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14. A)
16. B)
17. esseere ->
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24. Grazie, ho corretto i refusi nel testo (lurl non so come si modifica)
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34. Peccato che un genio come Lonergan sia confinato solo al pensiero
cattolico. Come capitato del resto al grandissimo John Henry
Newman del resto autore di una filosofia della conoscenza che non
ha niente da invidiare alle gnoseologie tomistica e humeana. Basta
pensare a La Grammatica dellAssenso. Da Newman Lonergan ha
tratto ispirazione per Insight, unopera veramente imponente e
molto attuale. Per loro dovrebbe accadere come per Agostino,
Anselmo, Bonaventura, Tommaso, Pascal filosofi cattolici che hanno
passato la barriera della inculturazione laica e mondana. E poi
Lonergan ci ha aiutato a riscoprire totalmente la gnoseologia di
Tommaso, il ruolo dellio e dellintelletto nella sua teoria del verbum
e del concetto. Approfondendolo in un modo per certi versi
superiore a Maritain e Gilson.
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40. negli anni Settanta la rivista Time gli dedic una copertina,
definendolo uno dei pi raffinati pensatori del XX secolo.
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