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SEQUELA CHRISTI

LE STAGIONI DELLA FEDELTÀ


STUDI E COMMENTI

AMEDEO CENCINI *

Un paio di mesi fa ho partecipato alla celebrazione degli anni­


versari (dei 70,60,50, 25 e 10 anni di professione religiosa) nella
provincia italiana d'un istituto religioso femminile piuttosto nu­
meroso. Una celebrazione molto bella, festosa, persino simpatica
con quelle suore anziane, in particolare, armate di stampelle,
bastoni d'appoggio, deambulatori, girelli e sostegni vari per fa­
cilitare il passo, qualcuna a braccetto di qualche altra, qualche
altra in carrozzella, e comunque tutte lì, in allegra confusione, a
dire la loro gioia riconoscente al Signore della vita cui hanno
consacrato la loro vita. Il colpo d'occhio, a dire il vero, era un
po' impietoso nell'evidenziare una netta sproporzione numerica
tra le più anziane e le più giovani: molto più numerose le
prime rispetto alle ultime, specie le "quarantenni" di voti (e
anche quelle delle nozze d'oro sarebbero state di più se
qualcuna non fosse deceduta nel corso degli anni). Ma si sa,
non è una novità questa. I tempi che viviamo ci offrono sempre
più queste sproporzioni e squilibri, che al momento della pro­
cessione all'altare in quel giorno di festa fecero dire al confratello
concelebrante al mio fianco, con simpatia solo all'apparenza ir­
rispettosa: "sembrano i reduci da qualche guerra!"
C'era il Vescovo a presiedere l'Eucaristia, e devo dire che Sua Ec-

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SEQUELA C H R ISTI

proprio calato perfettamente nella parte esprimendo

STUDI E COM M ENTI


ce||enza s'è
a tutte queste sorelle la gratitudine e la riconoscenza a nome di
tutti, persino del Padreterno. E sottolineando, fors'anche con
troppa enfasi, la fedeltà di queste consacrate a quanto avevano
promesso un tempo, nonostante tutte le intemperie della vita e
le tentazioni e seduzioni del maligno. E riuscì persino a commuovere
lenostre in tre p id e suore, fiere della loro candela accesa, ricordando
quel giorno lontano nel tem po quando con tanto entusiasmo e
senza bastoni d'appoggio si consacrarono di slancio al Signore.
Terminò, il Pastore, con una precisa richiesta orante: quella che il
Signore ridonasse a tutte queste sue spose quello stesso entusiasmo
giovane d e lla prima professione! Applausi per tutti, con séguito
di abbracci, lacrime, foto (persino selfie), regali, santini e torte
con tante candeline quanti gli anni di fedeltà.
Bello, no? Chissà quante volte abbiamo assistito a queste feste
d'anniversario, o magari ci siamo ritrovati anche noi a celebrare
queste liturgie facendo m em oria del passato e magari anche
qualche calcolo sulla vita trascorsa.
Vorrei in questo articolo in m odo particolare riflettere su quel
termine che è al centro di questo far memoria, termine che lega
passato a presente, ma anche Dio all'uom o (e viceversa), forma­
zione iniziale e permanente, giovinezza e anzianità e tra loro
tutte le stagioni della vita, parola che unisce in particolare prima
professione e suoi anniversari commemorativi: la fedeltà.

1. Fedeltà, non solo perseveranza


S'impone anzitutto un c h ia rim e n to prelim inare, ma che già ci
consente di entrare nel vivo della questione ben oltre la
comprensione d'un te rm in e . E che s'estende all'idea più ge­
nerale di form azione, e di fo rm a zio n e permanente (FP). È già
un'opzione precisa di fo n d o : l'id e a di fedeltà nasce nel
contesto della fo rm a zio n e perm anente.
Vediamo di spiegarci.
Nell'identità dell'uom o e del credente confluiscono e stanno
unite le due polarità classiche della vita e dell'Io: la continuità
(elemento statico, legata a ll'Io attuale, a quel che la persona è
dasempre) e una certa discontinuità (elemento dinamico, legato
all'lo ideale, quel che il soggetto vuol diventare, ovvero quel

ANNO XLIV 2018/02


LE STAGIONI DELLA FED ELTÀ /A M E D E O CENCINI

L
SEQUELA CH RISTI

che noi chiamiamo la vocazione). La formazione permanente è


STUDI E COMMENTI la conseguenza teorica e operativa di questa sintesi: da un lato
essa garantisce la tenuta dell'Io o la sua perseveranza nelle
scelte compiute; dall'altro la formazione permanente apre a
nuovi sviluppi, provocando il soggetto a essere vigile per sfruttare
le tante occasioni di crescita che la vita offre, a scrutare i propri
ideali di vita per coglierne sempre più senso e ricchezza, per la­
sciarsi colpire dalle loro provocazioni a camminare, a convertirsi,
a lasciarsi formare in continuazione dalla vita per tutta la sua
durata. Equesta è fedeltà, qualcosa di più della semplice perse­
veranza, che è sostanzialmente statica e ripetitiva, mentre la
fedeltà è dinamica e creativa (di solito, infatti, si dice proprio
fedeltà creativa). Nella misura in cui è solo ripetizione la perse­
veranza crea noia; mentre la fedeltà "crea" entusiasmo. Perse­
verante è colui che resta al proprio posto, all'interno dell'istitu­
zione, resistendo virtuoso alla tentazione di cambiare e ribadendo
la scelta già fatta; fedele è chi decide di restare perché nella
scelta già fatta percepisce ora un nuovo appello, un impegno
più esigente, una maniera più ricca di viverla: resta, ma non sta
fermo.1 Perseverante, ancora, è chi rispetta il contratto stipulato
o continua nell'impegno preso, con se stesso, soprattutto, con
una scelta coerente che certamente è segno di affidabilità e
serietà; il tipo fedele, invece, scopre se stesso all'interno d'una
relazione, si scopre amato, anzi, chi-amato, e decide di essere
fedele a colui che lo chiama.2 Se il perseverante è tutt'al più
fedele a se stesso e alla parola data, colui che è davvero fedele
lo è al cuore donato, cioè all'amore scoperto un tempo e
riscoperto continuamente, magari purificato e rimotivato, più
essenziale e vero: l'amore fedele è amore che cresce. La perse­
veranza richiama l'idea della formazione come osservanza d'una
norma, ove è particolarmente importante il comportamento
esteriore a una regola che permane esterna all'uomo, e a volte
è anche dura da osservare e pure difficile da capire; la fedeltà
nasce, invece, dalla scoperta, in ultima analisi, della fedeltà di
un Altro verso di me, è sentimento e atteggiamento umano che
sgorga da quello divino.3 Per questo perseverare è questione
soprattutto di volontà (a volte potrebbe esserlo dell'orgoglio o
della paura) e operazione che alla lunga diventa molto difficile

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SEQUELA C H R IST I

senon improbabile, senza dubbio è stancante; mentre la fedeltà,


proprio perché è faccenda di cuore, mette le ali ai piedi e ha
maggiori garanzie di tenuta; chi è fedele scommette che sia
possibile impegnarsi anche nei sentimenti, essere fedeli anche
aessi, non solo agli impegni.4
Chi persevera ha in genere un forte senso del dovere, della
norma da osservare; chi è fedele va oltre il «si deve» e riempie
di motivazioni nuove la sua scelta di restare. La perseveranza,
quindi, rimanda all'idea prevalente della formazione iniziale e
all'impegno di essere solidali con quanto in essa ricevuto per
non smentirlo; la fedeltà invece è parte del processo di formazione
permanente, poiché implica non solo il mantenimento delle
posizioni di partenza, anche in term ini di appartenenza istitu­
zionale, ma un cammino che si fa nuovo ogni giorno.5Tanto più
tutto ciò è vero se l'ideale scelto è trascendente, e propone ine­
vitabilmente ogni giorno alla mente una verità nuova, al cuore
una più intensa attrazione, ma anche esigenze sempre più im­
pegnative alla volontà, scelte e rinunce che complicano la vita.
Potremmo forse applicare a quanto stiamo dicendo l'immagine
biblica della Sapienza che, «pur rimanendo in se stessa, tutto
rinnova e attraverso i secoli, passando nelle anime sante, prepara
amici di Dio e profeti » (Sap 7,27), come sintesi, dunque, di per­
severanza («pur rimanendo in se stessa») e fedeltà («tutto rin­
nova»), che forma il credente e il discepolo. Certo, anche se
l'ideale - come appena esposto - è la fedeltà, nella vita ci sono i
giorni della (sola) perseveranza, giorni nei quali ci è dato e
chiesto semplicemente di restare, e ci sembrerà di non poter
far altro che rimanere, senza avvertire così nitidamente l'amore
che chiama, senza cogliere la bellezza di un cammino che si fa
sempre più ricco, e magari avvertendo invece tutta l'attrazione
per qualcos'altro che vorrebbe mettersi al centro della vita e del
cuore. Formazione permanente, in quei giorni, è quella perse­
veranza faticosa e difficile, apparentemente solo materiale e vo­
lontaristica, ma che riesce quanto meno a ricordare i giorni
della fedeltà, a conservare la nostalgia del primo amore, il
desiderio d'incontrarlo di nuovo, con la certezza che colui che
Mi ha chi-amato mi chi-ama ancora ed è fedele. Non si può pre­
tendere che vi sia sempre il fuoco ardente della passione per

ANNOXLIV 2018/02
LE STAGIONI DELLA FEDELTÀ /A MEDEO CENCINl
SEQUELA CHR1STI

STUDI E C O M M E N T I Dio nel focolare del nostro cuore; a volte c'è o sembra esserci
solo la cenere. L'importante è che sotto la cenere vi sia la brace.
Ela voglia di soffiarvi... Formazione permanente è pure questo.
Ma anche un'altra cosa va detta: se ha senso questa distinzione
allora non ha tanto senso rimpiangere l'entusiasmo dei primi
tempi, o celebrare l'anniversario della prima consacrazione
come un'operazione nostalgica per qualcosa che - ahimè - non
c'è più e non torna più. Il cosiddetto fervore degl'inizi non può
e non dev'esserci dopo 10 o 20 o 40 anni. Non sarebbe realistico
pretenderlo (così come non era realistico quel fervore, viziato
da comprensibili aspettative irrealistiche, tipiche dell'età giovanile),
né sarebbe saggio incolparsi per la sua assenza, poiché dopo
una parentesi più o meno lunga di vita uno non è più quello
d'una volta, e anche la sua consacrazione non è né può esser
determinata dagli stessi motivi, e neanche Dio e la sua immagine
è la stessa di ieri. Probabilmente la persona si conosce molto
meglio, ha preso coscienza dei propri limiti, ha abbandonato
certe pretese meno evangeliche e poco adulte; lo stesso progetto
di dono di sé a Dio è divenuto più essenziale, si è liberato di
elementi accessori e centrati su di sé per focalizzarsi più su Dio,
la cui immagine ora è o dovrebb'esser più conforme a quella
del vangelo, del Dio ricco di misericordia e grande nell'amore.
Ecco perché non basta la perseveranza, che ripete e ricicla il
passato, come se non fosse successo nulla nel frattempo nello
scorrere della vita, ma ci vuole la fedeltà, ovvero il coraggio di
interrogare la vita e lasciarsi interrogare dalla propria esperienza,
ma soprattutto di scoprire come Dio sia stato presente nella
storia del singolo, come si sia svelato il suo volto, il suo progetto,
il suo dono..., ma anche la sua richiesta, le sue attese e prete­
se... Insomma, uno non può vivere, ad es., la propria sessualità
come la viveva quando ha scelto questa vocazione, con le stesse
motivazioni, con lo stesso metodo, con lo stesso atteggiamento
interiore, con la stessa strategia spirituale per superare i momenti
difficili. Ciò ha funzionato un tempo, oggi non più o potrebbe
non esser più sufficiente. E dunque occorre scegliere come
vivere oggi, dopo l'esperienza più o meno lunga di vita trascorsa,
dopo tante battaglie non sempre vinte, forse, con la conoscenza
più realistica che ha oggi di sé, ma anche e soprattutto del

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D I V IT A CO NSACRATA E LE SO CIETÀ D I V IT A APOSTOLICA

1
SEQUELA CHRISTI

Signore e della sua fedeltà... In fo n d o è lui che non ci permette

STUDI E C O M M E N TI
di ripetere il passato, poiché ci chiama ogni giorno in modo
nuovo e a qualcosa di nuovo!
Torniamo allora all'immagine delle simpatiche suore che celebrano
|e loro nozze d'oro. A n zitu tto c'è da chiarire e chiedersi: non
basta esser ancora a ll'in te rn o d e ll'is titu z io n e , ma occorre
sono perseverante o fedele?11 mio anniversario celebra
chiedersi:
perseveranza o fedeltà?
Inoltre, non c'è da fare nessuna preghiera al Signore per
riesumare l'entusiasmo delle o rig in i, perché 50 anni (come 15 o
30) di consacrazione al Signore, con tu tti gli alti e bassi che ci
sono stati, sono una ricchezza che ora inevitabilm ente rende
non solo nuova, ma anche m o lto più vera l'offerta di questi
cuori anziani, e il loro anniversario ben più che una semplice
commemorazione nostalgica di reduci medagliati. E finiamola
col solito giovanilismo secondo il quale ardore ed entusiasmo
appartengono solo alla verde età! Piuttosto sono il frutto maturo
di quanto il Signore, lui che è fedele, ha seminato nella terra
buona di chi s'è fidato di lui. Preghiamolo, semmai, perché
questa storia continui, perché persino la morte, il passaggio de­
cisivo per eccellenza, canti la fedeltà di Dio e dell'uom o.

2. Condizioni della fedeltà

Cerchiamo allora di vedere come vivere la fedeltà, partendo da al­


cune condizioni che la rendono di fatto possibile, anzi, che con­
sentono di crescere in essa e nella propria opzione vocazionale.

2.1 Conoscenza d i sé

Le fedeltà, abbiamo detto, è nei c o n fro n ti di qualcuno; quella 105


del consacrato è verso D io, il fedele da sempre, colui che non
viene meno all'am ore prom esso, il Padre, più precisamente,
che porta avanti in ogni m om e nto e in ciascuno di noi il progetto
delle origini: form are in ciascuno il cuore del Figlio attraverso
l'azione dello Spirito. Per un consacrato tale progetto è ricono­
scibile nel carisma d e ll'is titu to di appartenenza, di solito ben
identificato nella sua ricchezza spirituale, sul piano teologico e
antropologico, come l'io ideale del soggetto.
Ciò che invece risulta m eno fam iliare, a volte addirittura quasi

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LE STAGIONI DELLA F E D E LT À /AMEDEO CENCINl
SEQUELA CHRISTÍ

te e l'altro polo di quello che dovrebb'eSsp


messo da pan / ,,io attua|e, ossia quanto si r ife r ii * 11
STUDI E COMMENTI progetto forma stran0, o forse non lo è più dj
COn° SCen imente'non abbiamo problem i nel definire qtJe|
^ r io dobbiamo essere, mentre cominciamo a ba| e
vogliamo e affermazioni gener.che che potrebbero anH '
° rÌCOrMr una notevole quantità di persone, se dobbiamo
benC fflu e l che abbiamo in cuore, resistenze e rigidità, paure '
fÍ „ “ ,i immatu-itì e fragilità... Non perché ce ne ve,g„gni
I " Pr lamo di tenerle nascoste, ma perche no, slessi ig™„„a„,0
"a ¡I nostro problema centrale, quell area della pe,so„alità
nvesiamoparticolarmente deboli e non siamo granché cresciuti,
Z dunque ci opponiamo, anche senza volerlo a q u e l l a
formativa del Padre Dio. E chiaro I io ideale, non I io attuale.
Eauel che peggiora la situazione è che spesso pensiamo invece
di non aver Problemi da questo punto di vista, pensiamo di co-
noscerci, abbiamo fatto così tanti anni di formazione, abbiamo
consuetudine con cammini Penitenziali, infatti siamo consapevoli
di esser tutti peccatori... Peccato, davvero, che poi ripetiamo
sempre gli stessi errori, o che procediamo nella vita e non ci
rendiamo conto di rispondere alle difficoltà, di vario genere,
sempre nello stesso modo, con l'identico stile difensivo nei
confronti degli altri, di Dio e della sua Parola, o ci lasciamo
frenare dalle solite paure (e sono tante di solito)! Ovvero, pen­
siamo di saper tutto di noi stessi, in realtà conosciamo solo la
superficie e l'aspetto più o meno esteriore di noi stessi (vedi la
miseria di certe Confessioni!).
Non è che la semplice conoscenza risolva automaticamente i
problemi, ma in ogni caso è la condizione per fare un certo
cammino di crescita e liberazione di sé. Soprattutto è certo
che chi non ha mai fatto un lavoro sistematico su di se per
dare un nome il più possibile preciso alla propria debolezza
centrale (senza ricorrere ai luoghi comuni), o non ha mai visi
la quantità di energia che questa gli sottrae, né ha preso m
seriamente in considerazione le conseguenze di tale ‘nC° n^
stenza sulla sua identità, sul rapporto con Dio e I irnrTia^ er.
che ha di lui (e che propone agli altri), sui suoi rapp°rtl ^ ^
personali in comunità come al di fuori d'essa, e sul o10

lSTlTutl
PERIODICO DELLA C O N G R E G ^ lO N y jE ^ p o S T 0 LlC
Í
DI VITA CONSACRATA F IF SOPIFTA n i v u
^ SEQ y E t A C H ( U STJ

„ ,are la propria vocazione e m is s io n T ^ T i ~~----- —


P" àandare incontro alla vita lasciandosi f o r i difficil"ie nte
C d re- È come se in lui vi fosse un blocco f * ' P^ e«o
inibisce e rende insensibili i suoi sensi (este Parali«a,
— i /-j¡ . erni
S p e d is c e a p p un to d i vedere, sentire, to c c a re "' * ¡merni) e
C e farlo crescere e co n ve rtirsi. N on perché ^ U* nto P°-
Ìe m p lic e n te n te perché non ha mai imparato
propri dèmon,, e d u n q u e quest, ag,scono indisturbati. Eviden
en,ente non s, può te n e re so tto c o n tro llo ciò che si ignora aÌ
contrari0 se ne d iventa d ip e n d e n ti.6 5 Al
pi conseguenza, to rn a n d o al paragrafo precedente, tale persona
potrà al massimo esser perseverante, ma non fedele. Si ripeterà
e ripeterà tristemente schemi obsoleti e improduttivi, difficilmente
avrà la libertà di m ettersi in crisi, o di riconoscere il suo problema
mentre riemerge in m odi diversi, o di accorgersi che quella per­
sona gli dà fastidio p ro p rio perché non gratifica quella certa sua
esigenza infantile o che ha p a tito così tanto (troppo) quell'in­
successo pastorale p e r via d e lle sue attese adolescenziali di
successo... Tutt'al più, allora, sarà un triste perseverante.

2.2 Docibilitas

La fedeltà, abbiam o d e tto , è atteggiam ento attivo e creativo,


tipico di chi va in c o n tro alla vita cogliendone tutto l'aspetto
provocante o pro-vocante, ovvero quel continuo appello nascosto
in ogni frangente dell'esistenza, attraverso il quale il Padre mi
provoca a crescere. È la d o c ib ilita s , che ormai nessuno più do­
vrebbe confondere con la docilitas. Docile, infatti, è colui che
ha un atteggiamento passivo nei c o n fro n ti della vita, è uno che
obbedisce in m o d o p a rtic o la re a una categoria particolare di
persone chiamata "s u p e rio ri" (i quali - probabilm ente - sarebbero
fotti molto c o n te n ti d i avere c o m u n ità d o c ili composte da
Persone docili) e che si adegua fa cilm e n te a progetti e iniziative
d* altri, di solito tale tip o n o n è granché creativo né coraggioso
^persona d o c ib ilis / invece, è in d iv id u o che ha imparato u
e8giamento m o lto s ig n ific a tiv o : ha im parato a imparar ,
vitae in ogni circostanza d e lla vita, dalle situazioni,
nche avverse, p e rsin o d a lle crisi e dai suoi peccati, 8 ^
bU0ni e cattivi, a m ici e n e m ic i, g ra n d i e piccoli, da, s u c c e ^

^ « I O N I d I ^ FEDELTÀ /.AMEDEO CENCINI


uei > cH IU ST'
S T U D I E COtWNATNTl

bedienza è in ^ ' ^ ' ¡ sc0|t0 0 b -a ud ie n s non solo con chi è


bedisce o si P0^ . confronti della vita, del suo corpo che in.
¡" T /o '¿ "m a la to , dei poveri che lo evangelizzano, dei
V dei tempi, dei fratelli di com unità,7 della regola, della
chieda, infine, certamente, anche dei superiori, come se tutti
questi passaggi fossero i gradini d'una scala che gli consente
di lasciarsi formare davvero dall'azione di D io che plasma in
lui lentamente e attraverso tutte queste m ediazioni il cuore
del Figlio con la fantasia dello Spirito.
In una parola il docile è perseverante, il d o c ib ilis è fedele:
ogni istante della vita, idealmente, è per lu i m o m e n to di cre­
scita, passaggio formativo, appello sem pre n u o vo e inedito,
crisi salutare.
Ovvero, non basta più oggi la docilità, ci vuole la docibilitas.

2.3 Sensibilità del Figlio

Dicevamo dianzi dell'io ideale, teoricamente conosciuto da ogni


h SOn^ e akbracc'a la vita consacrata proprio perché attratto
oeropn ' c f e' Contenuto nel carisma. Carismi che sono specifici
L e a le ! ' eVÌdentemente' e che rendono la vita consacrata
di piante e f° omera'''8lloso 8'ardino in cui vi sono così tanti tipi

Ebbene c'è un modo hi hi ¡!ü í' j ; ta, ,rÌ CChf ZZa de,,a realtà di D i° ;

PERlnrM^^
Di
SEQUELA CHRISTI

j eldiscepolato, della perfezione... E tale modo nuovo è anzitutto

STUDI E C O M M EN TI
straordinariamente bello ed esaltante, poiché dice una chiamata
non solo a fare e agire, ma a provare ciò che Gesù provava nel
suo cuore, quasi ad aver lo stesso cuore di Dio, e d'interpretare
laoriginalità carismatica del proprio istituto come la sottolineatura
che ogni carisma fa d'un particolare sentim ento del Figlio.
Qui si parla di qualcosa che va a incidere profondam ente nella
persona, e dunque d'un progetto form ativo corrispondente,
che non può fermarsi alle dinam iche com portam entali, ma che
cerca di arrivare al cuore, perché è lì che la persona deve
cambiare, convertendo e conform ando il suo mondo interiore,
addirittura la sua sensibilità, a quella di Gesù. Sensibilità vuol
dire sensi (esterni e interni), sensazioni, em ozioni, sentimenti,
affetti, desideri, attrazioni, criteri di scelta, gusti, passioni... Ne
viene un'attenzione form ativa m olto più coinvolgente e vera,
perché prende la persona nella sua totalità, è una conversione
che non cambia solo i gesti esteriori, ma crea nuovi gusti, nuovi
sentimenti, nuovi affetti, e fa nascere passione d'amore nel
cuore del consacrato per ciò che è vero, bello e buono. Formare
la sensibilità vuol dire anche andare m olto più in profondità,
laddove nascono le intenzioni e si form ano le attrazioni; vuol
dire - molto concretamente - trasmettere al soggetto la convinzione
che ognuno è responsabile della form azione della propria sen­
sibilità, e ha dunque esattamente la sensibilità che si merita;
vuol dire dunque trasm ettere anche l'idea che la formazione
non può durare solo il tem po della form azione iniziale, ma
deve abbracciare tutta la vita. Ma di solito questo uno lo capisce
da solo, una volta che ha sperim entato la fatica di cambiare-
convertire un solo sentim ento! Non possono bastare alcuni 109
anni per imparare ad avere i sentim enti del Figlio obbediente,
del Servo sofferente, de ll'A g ne llo innocente: ci vuole tutta la
vita, morte compresa.8
Fedeltà, allora, è tutto ciò. Vuol dire che un unico amore è all'o­
rigine e al centro della vita del soggetto, è ciò che l'ha accesa e
messa in moto, che l'ispira idealm ente in ogni suo aspetto
dando vita a ogni parte di sé: dà vita al cuore, lo dilata e purifica,
ne scioglie la durezza e gl'insegna tenerezza. Dà vita alla mente,
perché la mente vive non solo di logica e di ragione, ma di

anno XLIV 2018/02


LE STAGIONI DELLA FEDELTÀ /AMEDEO CENCINI
SEQUELA CHRISTI

verità attraente e amabile, a ltrim e n ti si amm


altrimenti soffoca. Ma dà più vita anche al c V/Ve d i /•
STUDI E COMMENTI

mani, all'andare e al venire , a/ faticare e al s o ff*°' ^ ° cc/,- ^


l'abbraccio. Ed è anche ciò che la persona d ^ ^ do^'
che tutti amassero, per questo /'annuncia GSldera e v0r e¿i/'
c/ò che la fa vibrare e commuovere , gua/e *C° n ^ ass/°Oe
Eassieme è quel che la persona cerca in o g n ^ ^ '0 e care¿C%e
a/ centro d i ogni relazione; ciò che dà b e lle z ' ^ a* ° ne e J * '
ogni suo gesto, ciò che prega e celebra
disposto a morire, che dà senso e J i C*"' V'V® e ,

1” ’ S'é C° m °‘ N elk Z lT , ^
3. Passaggi strategici esistenziali
A questo punto della nostra analisi può esser utile dare
sguardo ad alcune situazioni della vita abbastanza classiche
che ognuno già ben conosce, come passaggi esistenziali o tap '
d'un cammino più o meno lungo e comunque critico, che v
quello della vita, ma anche quello della nostra conformazion
progressiva al cuore e all'identità del Figlio.
Tali passaggi, allora, potrebbero anche indicare le stagioni della
nostra personale fedeltà. Vediamo quali sono tali tappe e come
possono di fatto segnare il tempo della fedeltà del cuore.

3.1 Crisi affettivo-sessuali


Consacrarsi a Dio nella castità significa dire no all'esercizio
d'un istinto profondamente radicato nella natura umana e a una
realtà tra le più belle della vita, com'è l'incontro tra uomo e
donna, incontro così totale e pieno da coinvolgere anche il
0 corpo e da gratificare non solo l'istinto affettivo-sessuale, ma
pure gli altri bisogni a esso collegati (ad es- c^ eJl0 dl ^¡f'f d¡ d¡.
di identità e stima di sé, di complementarità, i eco preCisi,
stensione...). Il vergine per il regno dei cieli, per ess ¡v¡tae
non solo rinuncia all'incontro eterosessuale come sta
al suo legittimo godimento, ma persino alla sua con
esperienza (non la conosce nemmeno quella gra ¡one
non sa com'è fatta e che si prova), e pure alla Sras|tuaZ¡one
indotta a livello degli altri istinti. Ovvero si pone in una s t0
di particolare povertà, dal punto di vista umano. Da a

t
SEQUELA CHRISTI

¿¡vista il coniugato parte avvantaggiato.

STUDI E C O M M EN TI
Ilia d i più comprensibile, con tali premesse, d'una crisi nell'area
affettivo-sessuale. È come la reazione della natura dinanzi a
questo rilevante sacrificio. Ed è una reazione che non cessa a
un certo punto, p ro prio perché legata alla natura e alla natura
¿ella sessualità che resta sempre una forza viva. Per questo non
ha alcun senso spaventarsi o sentirsi in colpa di fronte a ritorni
o "rig u rg iti" della sessualità nell'età matura e oltre, che possono
assumere svariate forme e attrazioni: fantasie ossessive, tentazioni
eattrazioni insistenti, amicizie selettive, uso-abuso della relazione
(e dell'altro), forme varie di com pensazione (curiosità sessuale,
contatti fisici ambigui, non rispetto dei confini propri e altrui,
uso balordo di internet...).
Seda un lato, però, uno non deve sorprendersi di questi richiami
interiori, dall'altro è possibile viverne la valenza formativa. In
concreto: capirne il più possibile la radice vera (che potrebbe
anche esser non sessuale) e rispondere adeguatamente, cogliere
in questi messaggi della natura un segno della propria condizione
umana e un'occasione per ribadire la propria scelta, non presu­
mere di rispondervi usando l'armamentario psicologico-spirituale
d'un tempo, come abbiamo già menzionato, ma cercare modi
nuovi di vivere la propria verginità e soprattutto motivazioni
nuove per decidere di esser casti per il Signore, non presumere
mai di sé e della propria esperienza, non temere di domandare
aiuto, soprattutto se si sta vivendo una certa relazione affettiva
di particolare intensità e con il coinvolgim ento anche del corpo,
cercare di vivere sempre più la propria scelta verginale come
relazione personale con la persona del Vivente, da un lato, e
come scelta che si estende a tutta la persona, perché a un certo
punto della vita la verginità non può più esser solo castità, ma
deve divenire stile di vita, m odo di pregare, libertà di relazioni,
grandezza di cuore, trasparenza di sguardi, ricerca esclusiva e
sempre più pura di Dio, beatitudine dello spirito...
Allora la crisi del cuore diventa l'ora di D io!

3.2 Obbedienze d iffic ili

Prima o poi viene per tu tti il m om ento di trovarsi dinanzi a una


proposta strana, poco logica e non convincente da parte dei su-

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U STAGIONI DELLA FEDELTÀ /AMEDEO CENCINl
_ _ ----- ^ S tra n a e poco logica perché... |0 è Vg
M o d e lla c o m u n r t • ^ ^ gr0 stav0 bene e facevo bene
C * Pe,Ché 7 com pita erano contente di me, p „ ché.]
sopra delle mie capacita, perché ci
P vo incapo e al ° ba, perche non sono stato pre.
nU°hbero altri molto P § h<§ abbiamo appena fatto col ve.
Sra to a fa re q1uellaV3rqUinquennale
£1y | [ ] ^1\_a- ■1■ molto interessante che
V-l |^
covo u..
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rogramman z da ^, perché una una quantità
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.opone la <"ia pr® . sD¡ngono in altra direzione....
mani convi “ buco
¡ ento ----------- solo Mimbarazzo
a della
e vogliamo un nter ^ d¡ Abramo, alla proposta im-
celta, dall'ohbedienza seduzione di Geremia all'invito il-
osslbile rivolta a M ' ret¡ da|pa[tra parte della barca.
)gico a Pietro a gena ¡ament0 giusto: "ho pescato tutta
roprio Pietro a mdic ^ su||a tua paro|a getterò le
i notte e non ho be fard capire cos'è l'obbedienza:
;ti". Formidabile que Pq |g |og¡ca umana, in forza di ar-
ecisione di agire non ma secondo quella divina,

r Ì « ” o che essa si p o d , eoo sé, m , anche con qu „.

affidamento decisivo: sulla d¡ cosl o spinti uni-

<— - — do t
“ d e llf s » Parola. Se guardo a me devo confessare che
ano molto poche quelle volte. , e Dio diventa
ppure è in quei momenti che s, cresce davvero, e D.o
Deca e baluardo, amico e maestro.

3 Debolezze personali
econdo una certa logica, cui corrisponde anche.UP ^
ìodello formativo - quello della perfezione - piu si ^
eliavita più si cresce nel livello di maturità generale, Ps^ a^ ra.
spirituale. Credo che sia proprio così, ma solo passan
erso la costatazione sempre più acuta e sofferta ^ p6S0
ebolezze e fragilità. Questo passaggio ci alleggerisce ^
elle nostre presunzioni, ci fa sentire il bisogno di miserie ^\o
arte di Dio e degli uomini), c'insegna a pregare con I attegg
¡usto (quello del pubblicano), c'impedisce d'esser cosi ^
a pensarci superiori agli altri, ci fa esser al contrario c o m p ^ ^ ^

PERIODICO DELLA LU N U K tLiAZviw iN i


DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI
SEQUELA CHRISTI

e m isericordiosi con tutti, e ci rende persone con le quali è bello


vivere assieme perché senza spocchia e puzza al naso.
Ovviamente ciò non avviene automaticamente: occorre imparare
a riconoscere la radice delle nostre fragilità e vulnerabilità, a
soffrirle e pure a ch ie d e rn e p e rd o n o ; so p ra ttu tto occorre
imparare a imparare dalle nostre cadute (sarebbe una specie di
(Jocibilitas poenitentalis), perché esse ci svelano a noi stessi e ci
svelano un Dio ricco di compassione, m ettendoci in condizione
di fare l'esperienza più bella e straordinaria della vita, quella
della misericordia. Ne sgorga, com e conseguenza, quella che i
maestri di vita spirituale chiam ano seconda conversione.
Se la perfezione è essere m isericordiosi come il Padre, come
c'insegna Luca, l'unica strada che ci conduce alla perfezione
evangelica è quella che passa attraverso la scoperta del nostro
esser ladroni graziati, così ricchi della grazia della misericordia da
poterla condividere con tutti, così contenti da risultare credibili.

3.4 Fallimenti pastorali

Altra esperienza m olto... fedele nella vita dell'annunciatore del


vangelo è quella degli insuccessi nella missione. M olte volte tali
fallimenti sono causa di crisi e profonda sofferenza, e invece
potrebbero essere uno dei passaggi fondam entali del cammino
di FP. Il fallimento ci ridim ensiona, ci fa distinguere ciò che è
essenziale da ciò che non lo è, a volte ci aiuta persino a
sorridere di noi stessi (continuando a volerci bene), ci costringe
a chiederci cosa non ha fu n z io n a to in noi e nel nostro
annuncio, ma sop rattutto -sp e c ie se stiam o soffrendo un po'
troppo-ci pone dinanzi la dom anda: ma perché sto soffrendo,
perii Regno di Dio o per q u e llo mio? Ci sto male perché la
Parola ha incontrato degli ostacoli o perché io ho fatto brutta
figura? Forse non ho ancora abbastanza im parato che il vero
apostolo è colui che sem ina, che tro va grande gioia nel
seminare, senza tro p p o preoccuparsi del "su o " raccolto (che
dipende da tanti fatto ri), o d'esser lui a raccogliere. Lui è chia­
mato a seminare, ha im parato a gode re di questo gesto che gli
r|empie la vita, e quando ha fin ito da una parte ricom incia da
un'altra, preoccupandosi sem m ai che arrivi a tu tti, più ancora
di pretender di vedere coi suoi occhi il raccolto.

ANNO XL1V 2018/02


LE STAGIONI DELLA FEDELTÀ /AMEDEO CENCINI
CHRISTI

, I ma'e SUblt° c ritic a è q u e lla d e te rm in a


3.5 &P
STUDI E COMMENTI

Un
d a- ir e s p e ^ 'r ^ iee‘
rt7\ona'
meno inte" * ° etto non so,o - -------------------- - — « e pro
quando uno e ogg un seno danno m ora|e e psico|
calunnie che poss sacerdote,educato re in sem inario, accusa,0
Ricordo ll ca* ° yane a SUo te m p o non accettato propr¡o
di Pedof,lia d ario Accusa vendicativa e to ta lm e n te infondata
da 'Ui in r r ,'s u b ito sospeso dai suoi in ca rich i e incarcerato. E¡¡
maÌ' PrT riv e la luogo di grazia. N e ll'iso la m e n to sperimenta |a
CaKT tante delle solitudini ("sco p rii che anche mia madre
T b d a T d i me..."), ma p ro prio in q u e lla s o litu d in e sperimenta
ina inedita presenza e vicinanza di Dio, mai fin allora sperimentata,
L a r a a pregare cogliendo come non ma, la ve rità del salmo:
«Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma Dio mi ha
raccolto" (Sai 27,11), scopre anche la verità, attraverso la falsità
della calunnia, di una identità pagana co stru ita sui consensi
sociali e non sulla salda roccia d e ll'a m o re di D io: "il carcere è
stato il mio noviziato!"
Evidentemente non è da augurare a nessuno tale esperienza,
eppure per questo prete è stato passaggio c ritic o decisivo per
la sua crescita nella maturità spirituale e psicologica.

3.6 Esperienza del lasciare

C'è un verbo destinato a divenire sempre più importante mentre


si procede in età: lasciare. Sa di ritirata, in realtà nasconde una
grande sapienza di vita quando il processo non è subito, ma
gestito con libertà e realismo. Si lasciano progressivamente
tante cose: persone, affetti, luoghi, relazioni...; ma anche impegni,
responsabilità, prestigio e visibilità sociale...; si lascia per essere
sostituiti e preparando il posto a chi verrà dopo di noi perché
^ SSa are megll° dl noi (e non essere rim pianti); si lascia so-
pretese° t" moc*0 d ‘ Pensarsi e pensare la vita, illusioni,
l'esorpQci ereSf ' Pers‘no ciò in cui un tem po uno ha riconosciuto

senso posh^o d e l|ai0P rO P ria ' d e n t Ì t à 6 C h S gM h a d a t ° !


di vita. OuanH • v ' £lusta g e m ic a z io n e ed e q u ilib rio genera
Sl ^ disP°sti a lasciare anche questo, vuol dire

Div it P p À ^ DELLA CONGREGAZIONE PERCLl i


VITA CONSACRATA e le s o c ie t à d i v it a APO.
SEQUELA CHRISTI

che l'identità è altrove e al sicuro, perché costruita sulla roccia


dell'amore di D io...9
Allora si è pronti non solo per lasciare anche il bene sommo
della vita, ma per vivere quel te m p o speciale che è il ritiro dalle
attivitàe la vecchiaia come te m p o di form azione, anzi, come il
vero te m p o di form azione, il vero noviziato, quello in cui, liberi
dalle aspettative irrealistiche degl'inizi e purificati dalle debolezze
dell'anzianità, sperim entiam o una nuova intim ità con Dio, e lo
lasciamo libero di plasmare in noi l'im m agine misteriosa del
Figlio obbediente, del Servo sofferente, dell'A gnello innocente!

* Amedeo Cenemi, FDCC, docente presso l'Istitu to di Teologia


della Vita Consacrata Claretianum .

NOTE
1Vedi, in tal senso, le acute osservazioni di A. T ronti, ... e rimanendo lasciati
trasformare, Bergamo 2002.
2«Quando un cuore dice a un a ltro 'ti am erò per sem pre', che pretesa avanza
se non quella che riuscirà a tro va re sem pre il nuovo nella stessa persona,
l'infinito nel finito?» (A. D 'A venia , L'arte di esser fragili. Come Leopardi può
salvarti la vita, Milano 2016,119).
3Di fatto nella Bibbia si dice n o rm a lm e n te che D io è fedele, il fedele per ec­
cellenza, raramente si parla di lui com e c o lu i che è perseverante.

4Molto interessanti, al riguardo, le analisi di C. C orbella, Resistere o andarsene?


Teologia e psicologia di fronte alle scelte della vita , Bologna 2009, specie pp.
62-69.

5Èvero che la fedeltà può com portare persino l'uscita da una certa appartenenza
istituzionale. In tal caso, la fed e ltà non è in antitesi con la perseveranza se la
scelta nuova porta alle estrem e conseguenze la scelta degli inizi, e si pone
dunque, in realtà, in sintonia con essa. Di so lito questa scelta chiede all'individuo
pure un prezzo ancora più alto da pagare in te rm in i di radicalità della stessa
opzione vocazionale e - a vo lte - anche di em arginazione sociale. Così è stato,
ad esempio, anche per tanti rifo rm a to ri della vita consacrata.

6Ho analizzato questo problem a e p ro p o sto il m o d ello dell'albero psicodinamico


in particolare nel mio testo L'albero della vita. Verso un m odello di formazione
iniziale e permanente, Bologna, 2012.
7Come in seg n ava Benedetto q u a n d o raccom andava ai suoi monaci (superiori
compresi) l'obbedienza fraterna (cf. Regola di S. Benedetto, c. 71).
8Sulla formazione della sensibilità cf. A. Cencini, Dall'aurora ti cerco. Evangelizzare
Ì3sensibilità per imparare a discernere, C in is e llo B. 2018.
9 Sulla potenzialità pedagogica di q u e sto atteggiam ento, a ll'in te rn o d'una
logica di formazione perm anente, mi p e rm e tto rinviare al m io La formazione
Permanente nella vita quotidiana. Itinerari e proposte, Bologna 2017.

ANNO XL1V 2018/02


LE STAGIONI DELLA FEDELTÀ /AMEDEO CENCINI

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