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di sicurezza
CAPITOLO 1
Norme di sicurezza
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SEZIONE 1
2) Indossare gli occhiali di sicurezza: gli occhi sono la parte pi delicata del corpo e van-
no difesi con occhiali in plastica resistente agli urti che vanno indossati sempre per-
ch eventuali lesioni possono derivare non solo quando si compiono manipolazioni pe-
ricolose, ma anche come conseguenza di operazioni compiute da altre persone. Si de-
ve prestare attenzione soprattutto quando si opera con prodotti potenzialmente tossi-
ci, infiammabili, esplosivi o che possono sprigionare vapori anche solo irritanti.
3) Indossare guanti protettivi quando si opera con sostanze pericolose: i guanti di solito
sono fatti in lattice di gomma e sono monouso. Attenzione se sono bagnati, possono
risultare scivolosi per cui pi facile perdere la presa.
6) Avere ben chiaro ed in forma scritta tutto lo schema delle operazioni da svolgere pri-
ma di iniziare qualunque esperienza:non iniziare alcun esperimento se si ha qualche
dubbio in merito: programmare tutta la sequenza delle operazioni da svolgere e pre-
parare ordinatamente ed in tempo tutta l'attrezzatura da usare.
8) Non restare mai soli in laboratorio: un incidente anche di lieve entit pu diventare
serio se si soli e non si interviene con immediatezza e decisione.
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9) Non ingombrare i passaggi n le porte n le zone in cui sono presenti i mezzi antin-
cendio. In caso di emergenza si potrebbe verificare di dover evacuare velocemente i
locali.
10) Prendere visione della posizione del quadro elettrico principale e di quelli secondari,
dei mezzi antincendio, delle porte di sicurezza, delle valvole di controllo dell'acqua e
del gas: in caso di reale pericolo, se si colti dal panico, pi difficile ragionare e tro-
vare la loro posizione.
14) Non cercare di nascondere gli effetti di un incidente anche se ritenuto di lieve entit.
La persona che subisce un infortunio talvolta lo sottovaluta ( o lo sopravvaluta) per
motivi psicologici. Avvertire sempre il docente ed i colleghi vicini.
16) Leggere sempre con molta attenzione le etichette dei recipienti prima di usarne il
contenuto. Essere assolutamente certi dellidentificazione della sostanza presente nel
recipiente. Manipolare o mescolare sostanze incognite pu essere estremamente
pericoloso.Ogni recipiente deve portare una etichetta che identifichi inequivocabilmen-
te il suo contenuto almeno con il nome e/o la formula e le precauzioni d'uso. In caso
di dubbio non usare assolutamente il contenuto di un recipiente.
17) Lavorare sotto la cappa aspirante indossando anche gli occhiali di sicurezza soprat-
tutto quando si usano sostanze pericolose, tossiche, solventi organici, acidi e/o alcali
concentrati, o si seguono reazioni che sviluppano gas tossici o maleodoranti o che sia-
no esotermiche o potenzialmente esplosive.
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18) Non consumare cibi o bevande in laboratorio: il pericolo maggiore deriva dalla possi-
bile contaminazione del cibo o della bevanda con sostanze tossiche. In secondo luogo
possibile che si verifichi la contaminazione dei reattivi col cibo.
19) Non usare i recipienti adoperati per gli esperimenti per introdurvi cibi o bevan
de: non detto che essi siano perfettamente puliti, inoltre certi residui chimici posso-
no essere assorbiti dal vetro e rilasciati lentamente dopo qualche tempo.
20) Non fumare: pu essere causa di incendi dato che molti solventi organici sono
infiammabili.
22) tassativamente vietato prelevare liquidi con pipette aspirando con la bocca:
usare sempre propipette automatiche o aspiratori in gomma: il liquido potrebbe fini-
re in bocca, soprattutto se nella pipetta si formano bolle d'aria.
24) Tenere pulito ed in ordine il proprio banco di lavoro: lasciare sul banco solo l'at-
trezzatura indispensabile per lo svolgimento dell'esperienza in corso. Alla fine del-
l'esperienza riporre l'attrezzatura usata dopo averla pulita.Accertarsi di aver chiuso il
rubinetto dell'acqua e del gas, se sono stati usati.
c. Se la vetreria calda, prenderla con le apposite pinze o con dei guanti sufficien
temente grossi o con uno straccio o con un pezzo di carta opportunamente sagomato.
Riscaldare e far raffreddare lentamente la vetreria che altrimenti potrebbe rompersi.
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d. d.I frammenti di vetro sono molto taglienti: per raccoglierli usare le stesse precauzio-
ni adoperate per maneggiare la vetreria calda.
26) Quando si prepara una soluzione diluita di un acido o di un idrossido, partendoda aci-
di o idrossidi concentrati, aggiungere questi all' acqua lentamente ed agitando in continua-
zione e mai il contrario: prestare molta attenzione soprattutto quando si ha a che fare
con H2SO4 concentrato o con NaOH o KOH solidi: quando questi composti vengono mesco-
lati con H2O si sviluppa una grande quantit di calore ed in conseguenza di ci la soluzio-
ne si riscalda molto velocemente (reazione esotermica). Attenzione: la soluzione pu rag-
giungere il punto di ebollizione quasi istantaneamente e mettersi a schizzare pericolosa-
mente.
27) Non scaldare su fiamma libera liquidi infiammabili (esempio solventi organici):
28) Non rivolgere l'apertura dei recipienti verso altre persone perch il liquido
29) Non indagare su eventuali perdite di gas usando una fiamma: se c' una
30) Prestare attenzione alle apparecchiature sotto tensione elettrica: non toccare le
strumentazioni elettriche con le mani bagnate, assicurarsi che non ci siano fili
dal quadro elettrico generale la cui collocazione deve essere nota a tutti i frequentatori
del laboratorio.
31) Non tenere in tasca oggetti appuntiti o taglienti come forbici, coltelli o tubi di
Non girare tra i banchi e non toccare la strumentazione che non si conosce: oltre ad
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esser pericoloso e dannoso per se e per gli altri, tale fatto pu causare inconvenien-
ti
incidente.
34) Non appoggiare mai recipienti, bottiglie o apparecchiature vicino al bordo del
35) Afferrare saldamente e con tutte le precauzioni del caso i recipienti contenenti
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SEZIONE 2
- I residui della vetreria rotta vanno messi in un contenitore a parte per essere smal-
titi dopo essere stati ben puliti (Attenzione a non tagliarsi).
- I residui dei solventi vanno raccolti insieme per essere eventualmente distillati e rici-
clati.
- I residui dei prodotti chimici possono essere messi assieme agli altri scarti solo do-
po che ci si accertati che non possano dar luogo a reazioni esotermiche e nocive.
- Gli scarti infiammabili vanno raccolti in contenitori metallici per poter essere o recu-
perati o successivamente bruciati all'aria aperta o negli inceneritori adatti.
- I solventi alto bollenti e poco infiammabili possono essere messi in larghi recipienti
e lasciati evaporare all'aria: ci vale soprattutto per i solventi organici immiscibili con
H2O e di alta densit che se fossero gettati nel lavandino non verrebbero diluiti dall'H2O
ma resterebbero nei giunti a gomito dei tubi di scarico concentrandosi pericolosamente e
corrodendo gli scarichi stessi.
- Gli acidi e le basi possono essere gettati negli scarichi solo dopo loro diluizione con
molta acqua, in piccole porzioni e facendo poi scorrere altra acqua a lungo per evitare
reazioni esotermiche e la corrosione dei tubi dello scarico.
- Le sostanze nocive devono essere neutralizzate con opportuni reagenti, quindi bru-
ciate osotterrate in discariche speciali autorizzate.
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- Le sostanze che reagiscono violentemente con H2O (come i metalli alcalini e gli idru-
ri) vanno distrutte con reagenti opportuni. (Esempio:il sodio viene distrutto con etanolo
o metanolo).
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SEZIONE 3
e prodotti chimici fondamentale conoscere tali loro propriet per poter prevedere
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I pittogrammi
I pittogrammi che vengono stampati sulle etichette dei prodotti chimici sono
tuiscono i vecchi
simboli quadrati di
colore arancione
applicati secondo la
legislazione modifica-
ta e/o abrogata.
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A partire dal 1 giugno 2015, le miscele dovranno essere etichettate secondo la
sar ancora
le indicazioni di pericolo H;
i consigli di prudenza P;
oltre ai nomi delle sostanze presenti nella miscela che la rendono pericolosa.
Come noto, i pittogrammi sono simboli che vengono stampati sulle etichette dei
a) alluso;
b) alla manipolazione;
c) al trasporto;
chimiche sono:
1 infiammabili;
2 comburenti;
4 a tossicit acuta;
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7 con pericolo per le vie respiratorie, sonnolenza-vertigini, allergia/irritazione cuta-
nea;
8 corrosive;
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SEZIONE 4
La vetreria e i principali
strumenti utilizzati in
laboratorio
Mezzi di protezione
Agitatore magnetico
Centrifuga
Essiccatore
Filtro Buchner
Imbuto separatore
Tubo refrigerante
Strumenti di misurazione:
Bilancia digitale
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Buretta
Cilindro graduato
Densimetro
Matraccio
Piaccametro
Polarimetro
Spettrofotometro
Termometro
Bagno termostatico
Becco Bunsen
Stufa termostatica
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Muffola
Becher
Beuta
Capsula di porcellana
Crogiolo
Imbuto
Pallone
Pipetta
Pipetta Pasteur
Propipetta
Provetta
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Spruzzetta
Vetrino da orologio
Pinze
Treppiede
gomma, vetro.
Il vetro
La porcellana
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Attrezzatura in vetro
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Vetrino da orologio: deve la sua denominazione alla par-
ticolare forma a calotta sferica. Tale forma ne rende utile lim-
piego quando sia necessario disporre, sul banco di lavoro, di
piccole quantit di reagenti, liquidi o solidi. Possono inoltre ser-
vire come coperchi per becker contenenti liquidi in ebollizione,
allo scopo di evitare schizzi.
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I cilindri fanno parte della categoria degli strumenti di
misura, per quanto le loro caratteristiche costruttive non
consentano di ottenere gli stessi livelli di accuratezza e pre-
cisione garantite dai matracci tarati. I cilindri sono disponi-
bili in svariate capacit, e la loro scala pu essere suddivi-
sa a vari livelli di sensibilit. Anche i cilindri non sono co-
struiti in vetro da fuoco, pertanto essi non dovranno mai
essere esposti al riscaldamento.
Le burette sono lunghi tubi graduati provvisti nella parte inferiore di un rubinetto,
vengono fissate mediante apposite pinze ad un asta di sostegno. Lo zero della scala gra-
duata si trova in alto e permettono di misurare con accuratezza le quantit di liquido fat-
te buretta deve essere inizialmente fissata, a circa2/3 della sua lunghezza, all'asta me-
tallica mediante pinze a morsetto.
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Se sulla buretta presente la "banda di Schellbach", la lettura deve essere fat-
ta in corrispondenza del punto di incontro delle due frecce che si vengono a creare. Aprir
lentamente il rubinetto ed erogare il liquido fino al valore desiderato.
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ATTREZZATURA IN PORCELLANA
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Placca di porcellana
ALTRI ATTREZZI
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L' imbuto separatore un contenitore in vetro di forma
conica chiuso in alto tramite un tappo di vetro smerigliato e nel
gambo, costituito da un tubo solitamente lungo e stretto, pre-
sente un rubinetto. Ne esistono in commercio di varia capacit:
dai 100 mL ai 2000mL. Viene utilizzato, nelle normali attivit di
laboratorio, per separare liquidi non miscibili (es. acqua e olio).
All'interno dell'imbuto separatore, i due liquidi si stratificano:
sul fondo del recipiente si depositer il liquido con densit maggiore mentre in superficie
rimane il liquido pi leggero.
facilmente intuibile che nella pratica del laboratorio chimico occorre osservare la
pi scrupolosa pulizia della vetreria in particolare, e in genere di tutto il materiale neces-
sario per le esperienze. Spesso, sufficiente una traccia di reattivo rimasta aderente al-
le pareti del becker o dellagitatore che vengono usati nellesperienza per falsare comple-
tamente i risultati dellesperimento che si sta conducendo. quindi indispensabile utiliz-
zare sempre vetreria accuratamente pulita. Perci, dopo luso di un oggetto (recipiente,
cilindro, agitatore...), questo deve essere lavato con acqua e detersivo quindi risciacqua-
to molto bene con acqua del rubinetto e successivamente pi volte con poca acqua distil-
lata.
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CARATTERISTICHE FONDAMENTALI COMUNI A TUTTI GLI STRUMENTI DI MI-
SURA
Le bilance normalmente usate in laboratorio vengono classificate in base alla loro sen-
sibilit. Distinguiamo cos due categorie principali di bilance: bilancia tecnica e bilancia
analitica. La scelta della categoria di bilancia da usare dipende dalle caratteristiche del-
loperazione che si sta effettuando: in tutte le determinazioni qualitative, o comunque
che non richiedano un elevato grado di accuratezza, conveniente usare la bilancia tec-
nica.
In tutti gli altri casi viene usata la bilancia analitica, tenendo presente che per le sue
caratteristiche richiede da parte delloperatore unattenzione ed una perizia superiori.
200 g o >
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LA LAMPADA BUNSEN
il gas non viene miscelato con una sufficiente quantit di aria (e quindi, ricordiamolo,
di ossigeno), di conseguenza la sua combustione non sar completa, e dar luogo ad
una fiamma luminosa, instabile e non molto calda, che chiamiamo fiamma riducente.
il gas arriva alluscita del cannello gi miscelato con unabbondante quantit di ossige-
no; tale circostanza d luogo ad una combustione completa, causa di una fiamma incolo-
re, stabile e molto calda, chiamata fiamma ossidante. La fiamma completamente ridu-
cente non presenta particolare interesse, al contrario sar interessante soffermarsi sulle
caratteristiche della fiamma ossidante.
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Questa, allosservazione, risulta divisa nettamente in
due zone: un cono esterno, ed un cono interno. In queste
due zone esiste unulteriore suddivisione in zone a diversa
temperatura.Il cono interno, debolmente colorato in azzurro
, a tutti gli effetti, praticamente freddo. Al contrario, il co-
no esterno raggiunge temperature dellordine dei 1000 -
1200 C, ci che ne consente lutilizzazione in molte opera-
zioni classiche del laboratorio chimico.
Prima di accendere la fiamma del becco bunsen, accertarsi che non vi siano sostan-
ze infiammabili nelle vicinanze (ad esempio alcol,acetone, etere).
Accendere il becco bunsen con prudenza tenendo la testa e gli abiti lontani dalla
canna del bruciatore.
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Il bunsen deve essere tenuto acceso solo per il tempo necessario alluso.
Ricorda che il vetro caldo non si distingue alla vista da quello freddo ma, se tocca-
to, pu provocare ustioni dolorose.
Gli oggetti di vetro o di ceramica molto caldi non devono essere appoggiati diretta-
mente sul piano di lavoro perch potrebbero subire sbalzi termici e rompersi.
Quando si scalda una sostanza contenuta in una provetta, assicurarsi che la sua im-
boccatura non sia diretta verso di voi o verso un compagno.
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SEZIONE 5
La relazione
Si RICORDA che:
2) Va indicato il titolo.
3) Si deve poi riempire una parte relativa ai principi teorici che riguardano
lesperienza effettuata ed eventualmente gli obiettivi dellesperienza
6) Procedimento
10) Conclusioni
ESEMPIO
Principi teorici: le titolazioni sono una delle metodologie dellanalisi volumetrica usa-
te per determinare la quantit di sostanza contenuta in una soluzione misurando il volu-
me di unaltra soluzione, di concentrazione nota, che reagisce quantitativamente con es-
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sa. Nella reazione di neutralizzazione in esame si pu determinarela concentrazione di
una soluzione di acido cloridrico conoscendo il volume di idrossido di sodio, a titolo noto,
necessario per la neutralizzazione e usando un opportuno indicatore. Per la determinazio-
ne del titolo esatto della soluzione di idrossido di sodio si deve preparare una soluzione a
titolo approssimato che deve essere standardizzata con una sostanza madre quale lo fta-
lato acido di potassio.
Dopo aver eseguito la titolazione si deve calcolare il numero di moli della base (noto
il volume adoperato e la sua concentrazione).
Procedimento
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Raccolta dati
1. Standardizzazione di NaOH:
punto equivalente:
1) 24.50 mL
2) 24.30 mL
3) 24.40 mL
punto equivalente
1) 18.45 mL
2) 18.48 mL
3) 18.50 mL
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Concentrazione di NaOH = 0.002513/ 0.02440 L= 0.1030 M
Grafici
I dati relativi alla titolazione vengono riportati portando il volume di NaOH aggiunto
in funzione del pH:
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