Sei sulla pagina 1di 1

Si tratta di una voga dorigine settentrionale, sbocciata in un linguaggio certo non popolare e

probabilmente venato di snobismo (in tal senso azzeccata lallusione a un uso invalso tra le classi
agiate del Settentrione). Era fatale che tra i primi a intercettare golosamente linfelice novit
lessicale fossero i conduttori e i giornalisti televisivi, che insieme ai pubblicitari costituiscono le
categorie che da qualche decennio - stante lestrema pervasivit e linfinito potere di suggestione
(non solo, si badi, sulle classi culturalmente pi deboli) del "medium" per antonomasia - governano
levolversi dellitaliano di consumo.
Non c giorno che dallaudio della televisione non ci arrivino attestazioni del piuttosto che alla
moda, spesso ammannito in serie a raffica: ... piuttosto che ... piuttosto che ... piuttosto che ...,
oppure ... piuttosto che ... o ... o ... , e via con le altre combinazioni possibili. Dalla ribalta
televisiva il nuovo modulo ha fatto presto a scendere sulle pagine dei giornali: ormai non c lettura
di quotidiano o di rivista in cui non si abbia occasione dincontrarlo. E purtroppo la discutibile voga
ha cominciato a infiltrarsi anche in usi e scritture a priori insospettabili (daltra parte, se ha
prontamente contagiato gli studenti universitari, come pensare che i docenti, in particolare i meno
anziani, ne restino indenni?).
Gli esempi raccolti nel parlato e nello scritto sono ormai innumerevoli e le schede dei sempre pi
scoraggiati raccoglitori ( il caso della sottoscritta) si ammucchiano inesorabilmente. Eppure non
c bisogno di essere dei linguisti per rendersi conto dellinammissibilit nelluso dellitaliano dun
piuttosto che in sostituzione della disgiuntiva o. Intendiamoci: se questennesima novit lessicale
da respingere fermamente non soltanto perch essa in contrasto con la tradizione grammaticale
della nostra lingua e con la storia stessa del sintagma (a partire dalle premesse etimologiche); la
ragione pi seria sta nel fatto che un piuttosto che abusivamente equiparato a o pu creare
ambiguit sostanziali nella comunicazione, pu insomma compromettere la funzione fondamentale
del linguaggio.
Per quanto mi riguarda, non sono in grado di localizzare con sicurezza nello spazio e nel tempo
linsorgere della voga in questione. Mi risulta soltanto, sulla base di una testimonianza sicura, che
tra i giovani del ceto medio-alto torinese il piuttosto che nel senso di o si registrava gi nei primi
anni Ottanta. un fatto che questa formula generalmente ritenuta di provenienza settentrionale (il
che gi contribuisce, presso molti, a darle unaura di prestigio): Un vezzo di origine lombarda, ma
ormai molto diffuso, quello di usare la parola "piuttosto" [...] nel senso di "oppure", osservava
criticamente un paio danni fa, sulla rivista Lesperanto, anno 31, n 3, 5 aprile 2000, il direttore
Umberto Broccatelli (scrivendo per "piuttosto" in luogo di "piuttosto che"). Il lancio vero e proprio
del nuovo malvezzo lessicale, avvenuto senza dubbio attraverso radiofonia e televisione (e
inizialmente - da presumere - ad opera di conduttori settentrionali), sembra potersi datare dalla
met degli anni Novanta. Resta da capire la meccanica del processo che ha portato un modulo dal
senso perfettamente chiaro, e rimasto saldo per tanti secoli, come piuttosto che a virare - allinterno
di un certo uso dapprima circoscritto e verosimilmente snobistico - fino al significato della comune
disgiuntiva.
Baster avere un po di pazienza: anche la voga di questimbarazzante piuttosto che finir prima o
poi col tramontare, come accade fatalmente con la suppellettile di riuso.

Potrebbero piacerti anche