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1. by autore@antonioalfiere.

com May 17, 2017

1.

Quel giorno era linizio del baratro, non me lo sarei mai aspettato. Doveva
essere un giorno di dicembre qualsiasi, dove tutti si preparavano per il natale e
le belle notizie rincuoravano lo spirito. Invece l11 dicembre del 2007 fu tuttaltro
per me.

La mattina pioveva a dirotto e mio figlio di sette anni, Serafino, aveva la febbre.Il
giorno prima aveva giocato a pallone fino a tarda sera con gli amici e, come
al solito, non aveva ascoltato mia moglie Chiara. Gli raccomandava sempre
di coprirsi dopo aver fatto una grande sudata, anche se sentiva molto caldo.
Invece, stupido come suo padre, credeva di essere al di sopra di certe cose.
Non capivo ancora se aveva eridato solo i mie capelli color corvino oppure
anche il mio brutto carattere.
Per fortuna quella mattina mia moglie non doveva lavorava. Marted il bar aveva
la chiusura settimanale e di solito si riposava. Quando eravamo fidanzati alcuni
miei amici dicevano che non era affatto bella. Sar pure un po in carne, quegli
occhi comunque mi scaldavano dentro quando sorrideva. Era piacevole sveg-
liarsi e trovare lei sorridente, come quel giorno.
Svegliati Alessandro. Sbrigati, se no fai tardi come ieri sbibigli Chiara men-
tre sbadigliava. Provava ad alzarsi dopo che la sveglia suon.
S biascichai io, ora mi alzo, cinque minuti ancora e alzai di pi la coperta
sopra di me. Non riuscivo proprio ad alzarmi quando stavo comodo al calduc-
cio.
Fa come vuoi.
Dopo quindici minuti suon il mio telefono. Mi sentivo un misto tra un malato
terminale e un morto vivente.
Risposi con un filo di voce flebile Pronto?
Alessandro? Sono Felice. Era la voce di mio padre. L per l non feci caso
al suo tono di voce.
E io no, sono stanco, lasciami dormire.
E io non ti pago, ti va bene?
Mentre parlavo con lui tentavo di alzarmi Faresti questo al tuo unico figlio? Di
prima mattina poi.
Sbrigati e non perdere tempo. Dobbiamo fare cinquanta chilometri per arrivare
al cantiere. Non ho voglia di fare tardi come ieri per colpa tua.
S mi stiracchiai facendo scrocchiare le ossa delle braccia.
E mi raccomando, carica tutto il materiale sul furgone.
S.
Il flessibile poi lo hai trovato?
S.
Ti aspetto in negozio, viene con noi anche il ragazzo nuovo.
S.
A dopo, e vedi di sbrigarti.
S.
Ok, ciao.

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1. by autore@antonioalfiere.com May 17, 2017

Pap.
Cosa?
Compra un cornetto e un caff, faccio colazione l, sto arrivando.
E che sono un bar? Esci e comprateli, ciao.
Ciao.
Io e mio padre avevamo un rapporto strano. Una persona esterna penserebbe
che stiamo litigando, quando invece ci stiamo prendendo in giro a vicenda.
Chi era? chiese mia moglie, fresca come una rosa appena sbocciata, en-
trando in camera.
Pap risposi io come se mi stessi riprendendo da un coma. Devo uscire
adesso, torno tardi oggi.
Per lora di cena ci sei?
S. Salvo imprevisti sar qui alle otto.
Venne verso di me e mi diede un bacio. Prima di uscire saluta Serafino. Gli
ho controllato la febbre prima, adesso a trentotto.
Ci vado adesso, il tempo di cambiarmi. Indossai in fretta i vestiti e le scarpe,
pronto per unaltra lunga giornata di lavoro.
Mio figlio ebbe la brillante idea di continuare a dormire quel giorno, nonostante
Chiara lavesse svegliato prima. Beato lui che poteva starsene malato e non
avere nessuno che pretende qualcosa da te. Quella sera avrei voluto regalargli
un pallone, cos da prendere freddo di nuovo quando giocava con i suoi amici.
Avrebbe avuto pi giornate di vacanza in questo modo.
Tesoro, vado io. Chiama se hai bisogno di qualcosa avevo perso il conto di
quante volte gli avevo detto questa frase prima di uscire.
S, salutami pap e fai il bravo, non farlo innervosire scherz sorridendo
prima di darmi unaltro bacio.
Hei, lui quello che sinnervosisce per ogni singolo filo fuori posto.
E tu sei quello che li sposta sempre.
Non vero feci una smorfia prima di ridere. Scappo, a pi tardi.
Ah tesoro, quando torni ti devo dire una cosa.
Che cosa? Dimmela ora che poi non so a che ora tornero a casa.
No no, tranquillo. Non niente di importante. Vai.
Va bene, ciao tesoro. In quel momento non mi rendevo conto di quale cosa
importante voleva dirmi.
Prima di uscire guardai i suoi occhi. In quel momento mi resi conto che non gli
avevo mai detto di quanto i suoi occhi color nocciola mi son sempre piaciuti.

Mentre caricavo il furgone nel garage sotto casa mia iniziai a pensare che tutto
sommato la mia vita non era cos male. Non sapevo se era il destino o una
pura coincidenza in quel momento a farmi riflettere su questo.
Avevo ventinove anni, stavo bene in salute, nessun mutuo da pagare e un
lavoro da elettricista nellazienda di mio padre a Pesaro. Avrei potuto fare un
altro lavoro, come per esempio rimanere nellesercito anni fa. Non sopportavo
di stare lontando da mia moglie appena incinta comunque. Era meglio rimanere
accanto a lei e accettare la proposta di mio padre per ....

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