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NOTA SU L'ALCESTI DI EURIPIDE

Author(s): Carlo Cremaschi


Source: Aevum, Anno 20, Fasc. 3/4 (LUGLIO-DICEMBRE 1946), pp. 249-260
Published by: Vita e Pensiero Pubblicazioni dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/25819612 .
Accessed: 18/06/2014 12:12

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NOTA SU L'ALCESTI DI EURIPIDE

II Perrotta, nel suo studio sui tragici greci, afferma che YAlcesti di
Euripide ?non e soltanto un capolavoro, ma una tragedia che rivela as
sai raffinata sapienza e perfino virtuosismo nella struttura? (1): giudizio
pienamente giustificato dagli studi su YAlcesti, e dalle imitazionidi que
sto dramma (2), il piu antico rimastoci del grande tragediografo.
Tragedia veramente umana e questa, tutta imperniata sulla fatale
necessita della morte di Alcesti, che si sacrifica per salvare ilmarito. Se
non che Tirrazionalita del dramma, o almeno del mito, a cui ha attinto
Euripide, distrugge molta parte dell'efficacia tragedia. umana di questa
Ci si sente infatti a disagio di fronte alia paradossale posizione di
Admeto che piange la morte di Alcesti ? da lui voluta e sollecitata?
(3).
Quale puo essere stato il motivo che ha spinto Euripide ad ammettere
un fatto cosi irrazionale in uno dei suoi drammi piu umani? puo essere
chiamato ?virtuosismo? questo? e poi spiegabile? Non credo. Penso ad
ogni modo, si debba dapprima vedere se tale
imposta irrazionalita e
all'autore dal mito; a spiegarne
il che pero non Tintroduzio
basterebbe
ne, dal momento che Euripide sa plasmare i miti in modo che rispon
dano sempre meglio alia sua sensibilita artistica e- psicologica.
II mito (4) che noi leggiamo in Apollodoro (5), e che, in ultima ana
lisi, pare risalga alle 'Hotai (6), racconta come Apollo, condannato da

(1) G. Perrotta, / tragici greci, Bari, 1931, p. 199.


(2) Cfr. VlTTORlO Brugnola, nella sua introduzione all' Alcesti, Torino, 1924, parte IV,
Alcesti nella letteratura e nei monumenti figurati, p. XXVIII e segg.

(3) Valgimigli, Poeti e filosofi di Grecia. Bari, 1942, p. 258.


(4) Sulle fonti riguardanti il mito e sui personaggi della tragedia vedi ENOELMANNnei
suoi due articoli: Admetos e Alkestis rispettivamentea p. 67 e 234 del ROSCHER, Ausfiir
liches Lex. der Griech. und Rom. Mythologie, e FllRTWaNGLER, Apollon, p. 422 e segg.
el'articolo Admetos presso Pauly- WlSSOWA. Cfr. anche 1'introduzione all' Alcesti inEu
ripide, texle etabli par LOUIS MERIDIER, Paris, 1925, p. 43.
(5) I, 9, 15.
(6) Cfr. WlLAMOWlTZ, Phil. Unters. IX, pp. 67 e segg.

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Aevum - Anno XX - 17

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COMUNICAZIONI

Zeus a servire un uomo mortale (1) venne a scontare la sua pena a Fere
in Tessaglia presso Admeto,
ospitalmente che Taccolse. cio gli fu
Di
grato il dio che, per ricompensarlo, aiuto Admeto ad aggiogare al carro
un cinghiale e un leone. Era infatti la prova che Pelia, padre di Alcesti,
desiderata da Admeto, aveva imposto a chi avesse voluto averla come
moglie. Ne qui si fermo la benevolenza di Apollo, Avendo infatti Adme
to trascurato di offrire un sacrificio ad Artemide, questa se ne indigno,
ed Admeto trovo nel talamo un fitto groviglio di serpenti (^?a*6vTtov tzsi
paaa ptoasvov). Disse Apollo all'ospite che placasse la dea; ma nulla
valse tuttavia a soddisfarla, ne a stornare la fatale condanna ad una
morte immatura (2). Apollo ottenne allora dalle Moire che Admeto ne
fosse liberato, se, venuto il momento fatale, sjcougtwo: tic auTou .Srvvi
Orsp
t^stv ?a7)Tat. TraT/.px [j.y-y^ y\v'jvt;. Ne il padre, ne la madre benche vec
chi, vollero morire per il figlio; "XAayj^ric 0^spazs5av?. Poi, secondo alcuni,
Kopr,. ossia Persefone, rimando Alcesti in terra (3); secondo altri, la ri
condusse allo sposo Ercole, aaysffaasvo: f/UoV(.
Non occorre qui notare le divergenze minori tra il mitografo ed
Euripide (4). Bensi colpisce il fatto che Euripide in un mito cosi psico
logicamente coerente abbia introdotto un elemento paradossale e irrazio
nale, per cui Admeto avrebbe cercato lui qualcuno che volesse morire
al suo posto, e avendo passato in rassegna il padre, la madre e gli
amici tutti non trovo nessuno che fosse disposto a morire in sua vece,
nessuno, se non
la sua propria moglie Alcesti.
Non e chi non veda che una simile accezione del mito doveva ne
cessariamente urtare gli spettatori, e gettare fin dalle prime battute una
sinistra luce su Admeto, che Apollo non si perita di definire ow; (5).
Ed e qui che si fonda tutta la questione circa YAlcesti di Euripide,
e da qui muovono gli sforzi di tutti i critici per cercar di giustificare la
versione euripidea.
II Valgimigli afferma che ? Admeto non solo accetta, ma chiede e
sollecita il sacrificio di Alcesti. Cio risulta chiarissimamente, e senza

(1) Apollodoro, III, 10, 4.


(2) La tragedia di Euripide non ci dice nulla sul motivo della condanna a morte, ne
ce lo dice Admeto, come sarebbe stato naturale, in nessuno dei suoi sfoghi di dolore.

(3) Questa prima versione e anche in Plat., Symp. 179 C.


(4) Vedi, per es., l'appendice del ClNQUlNi alia sua edizione 6e\YAlcesti, Citta di
Castello, 1913, p. 199 e segg.
(5) v. 10.

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COMUNICAZ10N1

dubbio veruno dai vv. 15 e segg. >


(1). II Murray dice che FAdmeto di
Euripide ?piange tenerissimamente la moglie, ma trova sacrosanto che
sia lei a morire al posto? (2). suo
Si parla di
accettazione ^gnostica del mito? (3), si dice che ?airin
terpretazione de\V Alcesti non giova sapere se quel presupposto mitico
irrazionale Euripide lo abbia accettato e da chi, o se lo abbia inventato:
giova sapere e vedere che proprio codesto presupposto Euripide lo ha
fatto e sentito suo, che proprio come sentimento e tono e motivo del
r Alcesti e nella fantasia e s'e ?
gli germinato gli aperto (4).
11 presupposto mitico non pare che ci sia (5); e d'altra parte chi
esaminata ? ha voluto giustificare
l'opera Tatteggiamento euripideo
in questa tragedia con l'argomento vieto del misoginismo d' Euripide (6),
oppure sostenendo quasi la coerenza dell'atteggiamento di Admeto nei
confronti di sua moglie, adducendo a spiegazione che Admeto uomo e
re, doveva necessariamente voler la morte della moglie (7), mi sembra
venga piu tardi a trovarsi in un ginepraio di contraddizioni che dovrebbe
dissuadere chiunque, anche acrobatico interprete, dal sostenere una si
mile tesi.
II dolore di Admeto, come
potrebbe infatti essere giustificato (8)?
e quali spiegazioni potrebbero essere addotte del fatto che Admeto, in
scene insuperabili, afferma che vorrebbe morire con la moglie piuttosto
che sopravviverle (9)? e come si potrebbe giustificare la scena, tanto
discussa, in cui il figlio rimprovera al padre la sua presenza e lo dice
causa della morte di Alcesti (10)?

(1) Valgimigli, o. c, p. 258.

(2) gilbert murray, Euripide e i suoi tempi. Trad. Nina Ruffini. Bari, 1942, p. 46.
(3) Valgimigli, o. c, p. 263.
(4) Valgimigli, o. c., p. 269.

(5) Vedi su cio V. brugnola, o. c., p. VIII e segg.

(6) A. Levi, Misoginia Euripidea (Ateneo Veneto, 1895) e C. C. zuretti, La miso


ginia Euripidea (Rio. di Fiiot. XXV, I, pp. 53-54).
(7) g. murray, o. c, p. 46, e LuiGl Sechan, Le de'oouement d Alceste, Paris, 1927

(extr. de la Reoue des Cours et Conferences).

(8) Sarebbe infatti una finzione urtante e un controsenso e non si puo credere che

Euripide convinto deH'egoismo di Admeto ne descriva poi Tanimo addolorato. E gli spet
tatori come avrebbero potuto giustificare questa contraddizione?

(9) v. 279 e, precedentemente, v. 274.

(10) A ragione il Valgimigli definisce Tatteggiamento di Admeto 4<cinico? (nell'acce


zione moderna della parola) perche osa rimproverare ad altri cio che egli stesso non sa
fare (v. 338).

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C0MUN1CAZI0NJ

Non e chi non veda non puo essere


che Admeto definito otio: da

Apoilo, ne potrebbe avere


le simpatie deirautore se il suo egoismo fos
se, diciamolo pure, cosi ributtante. Senza dubbio avrebbe in questo caso,
secondo me, ragione il Patin (1) che definisce la scena del figlio e del
padre una dimostrazione delTamore egoistico alia vita dei due uomini.
E d'altra parte per qual motivo Euripide avrebbe fatto un dramma illogico
come rAlcesti1. pej fare sfoggio di virtuosismo a vuoto? e la sua com
mozione artistica come si potrebbe spiegare?
Vediamo con un'attenta lettura del dramma di cogliere il vero volto
di Admeto, perche credo che solamente cosi si possa trovare la spiega
zione di tutto.
E Admeto un uomo pio, un uomo che non sa contrastare con le
forze che oscure dominano il corso della vita dei mortali.
AU'aprirsi del dramma noi tutti siamo sotto
la tragica impressione
che un qualche cosa di ineluttabile s'avanzi, e stia per sommergere tutto.
Apollo dopo un battibecco con la morte s'allontana annunciando un odio
che e foriero di chi sa quali sventure:
~
.3"' oaouo; tocOt ,
bpy.Gzi; y.7:zy.br^r, zysA (2).

Ma la morte non piega: Thanatos domina terribile sulla scena che as


sume un tono quasi misteriosofico:

"
anche se fu motto cianciassi non ne potresti caoar nulla di piu;
u
questa donna andra d'Ade nelle case
"
m'auvio oerso di lei per consacrarla con la spada.
"
Sacro infatti e colui, agli dei di sotterra,
"
da I capo del quale questa spada tagli il capello (3).

Sono battute rapide e di grande effetto: non compare fino a qui


Admeto. La tragedia e ingaggiata tra due divinita: la morte che e odio
e distruzione, e Apollo che e amore e vita. Questa e la vera cornice di
tutto il quadro: su questo sfondo il coro innalza il suo lamento. E par
rebbe aver ragione chi dice che Tantefatto non interessa Euripide. II
coro ha vive parole di compianto per Admeto che vedra in questo gior

(1) Patin, Etudes sur les tragiques grecs. Euripide I (1879), citato dal VALGIMIGLI
p. 265.

(2) v. 71.

(3) v. 72.

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COMUNICAZIONI

no morire sua moglie (1). E viene Admeto, e il suo primo apparire sulla
scena ci fa Teffetto di un uomo, cui pesa grave su l'anima un tragico
destino. Alcesti chiama il sole
"
perche gli occhi dell uom cercan morendo
il Sole; e tutti I'ultimo sospiro
mandano i petti a la fuggente luce ? (2)

e Admeto curvo sotto la triste necessita, in trimetri giambici dalFanda


mento pacato e calmo, contrasta al parossismo della moglie :

(II sole) vede e te e me aa*wc 77?~payo7a:


oO^sv .Stso'jc avS' oto'j
o^pacavcac .ravy; (3).

Ma Alcesti non ode: ricorda la terra natia, le case del padre

vjv/DiHioi 7i /.oiTat 'LoAx-oO


TTaTpia: (4).

E Admeto ancora quasi a scansare da se l'accusa d'esser causa di que


sto dolore dice alia moglie

aiccg'j Hz too: ^tzo'k


/.py.ToOvra; oi/.Tipy.t (5).

Sono gli dei la causa di tutto questo, sono essi gli onnipotenti che
devono far troncare lo strazio.
Questo, io credo, e ii significato di tutta la scena: una terribile
necessita che pesa su tutti, una forza oscura, una invincibile xvay/.r,, E
il crescendo e tragicamente sublime: la commozione doveva pervadere
il teatro, e non si riesce a stabilire se piu ci s'accori per Alcesti o per
Admeto. Quando la madre ricorda i figli (6), un lamento, anzi, quasi un
ululato esce dall'anima d'Admeto

ot 7.01. 7i <W.?(.> o**/;7a o*o0 aovo'i'xsvo;; (7)

(1) v. 232.
(2) U. FOSCOLO, Dei Sepolcri, v. 121 e segg.
(3) v. 246.
(4) v. 249.
(5) v. 250 e segg.
(6) v. 379.
(7) v. 380.

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COMUNICAZiONJ

E termina la sccna
grido di Alcesti:
col ?non son piu? (1) a cui insert
salo e pazzo risponde Admeto: ?i
Spac; zpoXsfeetc; ?Addio ? gli dice Al
cesti. ?E finita I? risponde Admeto.
Rapida e la conclusione, ma potente ne e il pathos tragico che

s'impossessa degli spettatori.


A questo gli spettatori non potevano
punto accettare la suggestivit&
delle scene
euripidee senza sentire un grande disagio spirituale: e sin
cero Admeto? e se e sincero, come puo parlare cosi, se proprio lui ha
voluto la morte di Alcesti? Sulla sincerita
di Admeto non ci puo essere
dubbio alcuno, a meno che non si voglia dubitare di tutta la tragedia.
La scena del testamento di Alcesti, e le promesse di Admeto sono una
prova irrefutabile della sua sincerita e nobilta (2).
Ma ancor piu evidente la nobilta di Admeto risulta dalla scena in
cui Admeto accoglie ospitalmente Ercole. Anche quasi il coro non sa
capacitarsene (3), e di fronte atanta generosita non puo che formulare
il voto ?che ben ne venga ad uom si saggio e pio? (4). Ma il poeta
vuol mostrare un altro scorcio della realta prima di concludere il dram
ma: lo scontro tra Ferete e Admeto (5).
In questa scena appare grande Farte di Euripide. Sarebbe assurdo,
e lo fa notare lo stesso Ferete (6), che un figlio pretendesse la morte
del padre, ma certo il cuore ha, a volte, ragioni sue tanto paradossali
che il cuore solo puo intendere. Dice il figlio che il padre o la madre
avrebbero dovuto morireper lui e non lasciarlo solo coi suoi mali. ?
tremendamente assurda, ma anche tragicamente vera, questa ossessione
di Admeto. E il marito vedovo, e il padre che vede i suoi figli orfani, e
nel parossismo del dolore perde il controllo della ragione, e accusa cosi
crudamente i suoi genitori. Io penso che se Admeto avesse avvicinato,

(1) v. 390.
(2) Sono i versi magnifici 280-325 in cui Alcesti con appassionate parole ricorda ad
Admeto il suo sacrificio e lo scongiura di non sposare altra donna che odierebbe i suoi
figli.A lei in versi immortali,dal 328 al 434, con tenerissimeparole promette fede eterna
il marito.
(3) v. 570. ^
(4) v. 605. E in questo verso che io vedo la sutura tra la tragedia sospesa con la mi
di Apollo a Thanatos: sj tcxOtT oLmx^r.ani si
naccia Spaaei? o^oiai; Ipoi La tragedia svolge
a mio parere tra divinita: Apollo e Thanatos in un primo tempo; Thanatos e Eracle inun
secondo tempo, tra questi due tempi il poeta ha voluto fame vedere gli effettisul piano
naturale: e la tragedia del divino in cui s'innesta T eterna tragedia degli uomini sempre
dominati dal fato.
(5) v. 606-961.
(6) vv. 683, 684.

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eOMUNICAZIONI

egli, spontaneamente i genitori per chiedere da loro la sostituzione nella


morte, in questo momento non avrebbe saputo tacere la scena e avrebbe
ricordato parole e risposte d'allora da rinfacciare al padre. Cio d'altra
parte avrebbe fatto anche il padre (1).
Argomenti poi a sostegno della nostra tesi, e cioe che si impone
una revisione dell'accezione del mito, direttamente oltre ai gia citati (2)
non ce ne sono altri, indirettamente pero tutta la tragedia ci autorizza
e conforta nella nostra convinzione. L'abbiamo gia precedentemente ac
cennato che Tanimo del lettore si ribella di fronte a un Admeto che
avrebbe voluto e sollecitato la morte di sua moglie, come davanti a un
essere fornito di ripugnante egoismo, ma quando Admeto piange la mor
te della moglie, o la compiange morente, le sue son parole cosi profon
damente umane, che non lasciano adito a dubbi sulla loro sincerita. E se
Admeto avesse voluto la morte di sua moglie non e chi non sentirebbe
il suono falso di queste parole ripercuotentesi nel vuoto subdolo di un
animo doppio.
E d'altra parte la sincerita della simpatia dell'autore per Admeto
non v'e nessuno che la possa mettere in dubbio (3). E il coro che ha

(1) Quanto al verso al 730 ?va a sepellire colei, poiche tu stesso ne sei l'assassino?,
auTi; o>v auTx? cpov*uce al toiuttiv x.aTa/.Tdc del v. 696, non e chi non veda che il senso e que
sto: ?tu ne sei Tuccisore perche non sei morto tu e quindi hai costretto in certo qual mo
do lei a morire, e cioe il cpovsu?e il *aTa//rdc non devono prendersi alia lettera e cio nean
che se si da Y interpretazione comune del presupposto mitico.

(2) E cioe i vv. 282, 284, 287 e 158, 297-298, 523; 962 e ss.
scxioc v. 10 e
(3) Fin dai primi versi abbian sentito che Admeto e dctto cpiXo; avr.c al v.
42. Vedi anche LuiGI Sechan, o. c. Anche i versi 955 e segg. che secondo il Valgimigli
dovrebbero essere la riprova del fatto che Admeto ha sollecitato e voluto la morte di Ak
cesti, mi sembrano invece provare il contrario. L'animo di Admeto esacerbato nel parossi
smo del dolore vede la sua vita futura immersa nell'infelicita della desolazione e si ripie

ga su se stesso quasi incapace di rialzarsi. Sembra il lamento di un disgraziato cui grave


pesi sull'anima il masso d'.un' dvd-^r, inamovibile e che cerchi da altri conforto e invece
sente che gli e OStile e dira ? fcaT'avir.e sTvat 3oy.sT / aTj-yst oz tg-j; Tsy.ovrac. owts: 9'j ^eXwv / SaNsTv
lui che ha fatto morire sua moglie ...?.
Per qual moiivo il poeta l'avrebbe fatto parlare in talemodo se egli avesse sollecitato
la morte di sua moglie? potrebbe avere una sensibilita, quale denuncia qui Admeto, quan
do avesse osato pretendere la morte della persona a lui piu cara? Credo che questo gri
do di Admeto debba intendersicome il grido impotentedell'infelicita umana: non solo in
felici perche la suprema necessita ci agita nel mare tempestoso dell' essere, ma anche per
che Tuomo e lupo all'uomo, perche di fronteal dolore dei fratellinon c'e il caldo della
comprensione amicale ma il freddo odio del disprezzo.
Sublime arte di Euripide che d' un balzo squarcia il velame delle anime, e incornicia
la visione con la descrizione delF ambiente: umanita curva sotto il dolore da una parte, e
umanita che del dolore altrui si nutre i precordi biliosi dall'altra. Dramma umano questo,
tremendomente umano.

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COMUNICAZIONI

parole di lode per Alcesti, ha anche accenti di alta commiserazione per


il marito.
Credo che se si vuole che il dramma sussista nella purezza della
sua struttura artistica e umana, si debba senza dubbio alcuno trovare
una nuova versione e ammettere che sul dramma si distende la nera e

lugubre ombra fascinatrice di un'^vyy/./, per cui si vedono


... rVjo rrs-payoTac

Alcesti muoia, e il dolore piombi sulla sua casa. E il dramma insomma


dell'infelicita umana, che pero sortisce un esito felice.
Dopo queste considerazioni e giusto chiedersi, come poteva essere
accettato dagli spettatori e dallo stesso poeta un presupposto quale e

quello deiraccezione comune del mito euripideo, cioe che Admeto avrebbe
voluto e sollecitato moglie. Non e possibile
la morte che sia cosi.
della
Admeto e troppo umano per essere mostro, e d'altra parte la simpatia
delTautore per quest'infelice non ci permette di credere che Taccezione
comune del mito sia la giusta.
Revisione e possibile?
del mito? Ho pensato in un primo tempo
che il mito
quale accettato da e
Euripide dovrebbe essere ricostruito
cosi: Admeto per una colpa che noi non conosciamo, o che non ci
interessa conoscere, e stato condannato a una morte immatura, e forse
nemmeno lo sapeva; sennonche Apollo, che ha trovato presso di lui
una tanto cordiale ospitalita, volendolo contraccambiare, si da d'attorno
tra parenti e amici di Admeto, e cerca uno che lo voglia sostituire (1).
Non si trova nessuno, e solo Alcesti (2), in uno slancio d'amore (3)

(1) E Apollo che ha escogifato ilmodo di salvare Admelo dalla morte:


V. II ... sv Sav*Tv izzvcoLursi

Motpa; SsXcoaa;
cfr. anche vv. 33-34: Moisac ooX.w aorXavTi 7r/vr( (ed. RESCH. Eumen. 723 segg.). Euripide
insiste su la responsabilita di Apollo nella sostituzione di Alcesti, cio che si puo vedere
/.araTraowv.
anche dal discorso di Apollo con Thanatos v. 31: acpspi^ojutsvo; *ai
(2) Euripide non ci dice se il sacrificio di Alcesti sia dovuto al suo impulso o alle
preghiere di Admeto, pero in parecchi punti del dramma si accenna a libera scelta (vv. 282,
287), si accenna altrove a qualche cosa di destinato, voluto, dagli dei e dalla terribilefor
za deH'avd^r, (vv. 158, 297; 523; 962 segg.). Vedi su cio il BisSlNGER, Ueber die Dich
tungsgattung und den Grundgedanken der Alcestis des Euripides, Zweite Hdifte, Erlan
gen, 1871 pp. 3 segg.
(3) Non mi pare abbia ragione ilValgimigli, quando afferma che 1'amore di Alcesti
?e troppo casto e troppo tranquillo per una esaltazione che porte alia rlnun
giustificare

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COMUNICAZION!

si offre per salvare il marito (1). Da qui sorge la tragedia:

gz y.aus, 0*60 /.axco;


opx -srrpayoTac
ouXsv 3-zo\jc^pao"avTa: av3"'oTou 3avy; (v. 246-247)

Contro questa interpretazione del mito stanno pero i versi del pro
logo (15-18):
-avTac o? eXsy?a<; xat r^s^sXS-wv
cpjfXouc
TuaTspa ypatav
5' 73 cro' stilts (a*/]Tspa

yuvar/,6^ ogttis t^Xs


06^ r,6ps TwXvjv
9"avstv ttoo
\ zstvob an^'
1 It' sicooav
1 caaoc.
1

E Tobbiezione che pud essere mossa alia nostra interpretazione del


mito d'Alcesti nella tragedia di Euripide sarebbe che il soggetto di: oO/
-riboze, evidentemente, Admeto. Si dovra allora correggere yjups in r,6pov?
La correzione, in se, e piccoja, ma importa anche uno spostamento di
parole, per evidente motivo metrico:

ogtic TwATjv yuydti&o; f(3sA?.


o'j/ yjOpov

Con la Ia persona viupovandrebbe anche meglio d'accordo quel *stvou,


che, riferito alia 3a persona vjOpsvpuo sembrare stonato, invece del rifles
sivo a'jTou. Non mi nascondo pero che questa correzione e tale da la
sciare alquanto perplessi, ma forse la soluzione da noi prospettata si
potrebbe accettare anche mantenendo la solita lettura.
Come infatti piu tardi Euripide fa dire a Ferete : ?va a seppellire
colei di cui tu sei Tassassino, arroc wv aOr/ic qovsu: ?, eviden
seguendo
temente questo processo ?Alcesti e morta per Admeto, quindi e Admeto

cia della vita? (p. 271) non e certo un'eroina che ami le posizioni sensazionali di certe

protagoniste d'opere moderne, ma il suo e vero e profondo amore di moglie e di madre,


amore che le fa accettare coscientemente il suo sacrificio, e che le permette anche di mi
surarne tutta la gravita.

(1) Non credo di dover accettare l'ipotesi di M. croiset {Observations sur le rdle
d'Amete dans VAlceste a"Euripide inRev. des et. gr. XXV, 1912, p. p. I-II) con la sua
spiegazione, con cui sostiene che nei wd^a? otXou? oltre il padre, la madre, non e da ve
dersi inclusa anche la moglie. II Valgimigli definisce ?artificiosa 1' interpretazione? del
croiset e credo abbia ragione. Faccio inoltre notare che la mia ipotesi non e stata sug
gerita dalla letturadelle tragedie del Quinault e dell'Alfieri, ma frova, forse, la stessa
origine che in questi due poeti, cioe nel bisogno spirituale di circondare con la nostra
simpatia tuttii personaggi del dramma.

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COMUNICAZT0N1

che ha ucciso Alcesti^, cosi anche qui si potrebbe ripetere lo stesso


processo logico: ?Apollo ha cercato per Admeto, e non ha trovato nes
suno se non la moglie, quindi e Admeto che ha cercato e non ha tro
vato nessuno se non la propria moglie?. Potrebbe quindi essere avve
nuto questo cambio di soggetto, il soggetto reale, Apollo, sarebbe stato
sostituito dal soggetto logjco, Admeto; ma questo fatto dovrebbe restare
nel puro campo grammaticale e non investire anche il campo logico.
E questa indubbiamente una soluzione troppo faticosa, e comunque
non accessibile alia gran massa degli spettatori.
Per
quanti sforzi infatti si facciano in tal senso restano sempre i
vv. 15-18 d'una chiarezza tremenda:

"
tutti auendo pregato e auendo passato in rassegna
"
gli amici, e il padre e, oecchia, quella che lo partorioa
"la madre, non trovo (o!>/ vjOps) eccetto la
"
moglie, chi uolesse morto in sua oece, non piu
"
guardare la luce ?.

Anche pensando come abbiamo fatto sopra che 0O7 yjOpspossa assu*
mere il valore di oOy Itujtsv I/cov cioe ?alia fine non si trovo ad avere
chi si sacrificasse per lui?, restano sempre altri verbi che non ammet
tono alcuna possibilitydi dubbio. Apollo dice troppo chiaro che Admeto
deve dare in cambio (Sta^acavTa), che Admeto ha richiesto (s)iyHa;),
che Admeto e andato in giro tra gli amici (Sts^sXSwv).
Non c'e piu alcun dubbio ormai. E la tragicita di Admeto diventa
formidabile, se noi ripensiamo a quello strano cambio, a quelle strane
richieste, a quella stranissima e tristissima rassegna.
Se si considera Admeto come un condannato a morte, che va in gi
ro a pregare che qualcuno gli faccia il piacere di morire per lui, ci si
preclude ogni via d'intelligenza.
Se invece si intende che il divino amico di Admeto, senza far cen
no di nulla, dopo aver combinato con le Moire il baratto, vada a far quel
giro e alia fine dica: ?Caro Admeto, ti do la bella e la triste notizia
che tu non devi piu morire, perche quell'anima santa di tua moglie, da
me richiesta, accetta di morire per conto tuo?: salviamo il salvabile ma
cozziamo contro la lettera del testo che dice :
?lo salvai dal morire il figlio di Pheres, ingannando (el' inganno
del vino di cui parla Eschilo) le Moire: e le dee mi consentirono che
Admeto sfuggisse 1'
Ade imminente, purche avesse dato in cambio un al

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COMUNICAzlONf

tro morto a quei di laggiu. Ma (Admeto, evidentemente) ha fatto tutto


quello che poteva, ha cercato dappertutto, e non ha trovato che sua mo
glie...?. E allora? Rileggiamo la tragedia, e precisamente la prima sce
na. L* incontro di Thanatos con Apollo ci dice chiaramente che il dramma
di Euripide non e un dramma terreno ma una- lotta divina. C'e infatti
nella tragedia evidente disparita di piani; un piano soprannaturale in cui
si incontrano Apollo e Thanatos e un piano naturale su cui si dimenano
e piangono Alcesti ed Admeto. La lotta e ingaggiata tra Apollo e le
Moire; Admeto e Alcesti devono subire un male che essi non hanno
voluto, ma cne e loro imposto. L'arte di Euripide in questa tragedia e
mirabile. Nella prima scena getta in rapide battute Tinizio della tragedia
e col verso 71 lascia in sospeso il quadro con una minaccia terribile:

3* t' saot.
Xpaffetc 6|jLOtcoc TauT-', xTziyS^ieri

E poi Euripide passa a vedere gli effetti della lotta divina su un pia
no naturale, cioe nella famiglia di Admeto.
La tragedia ineluttabilmentesi compie, Alcesti cade vittimanihil mh
serantis Orci, Admeto impreca contro tutti, ma la tragedia non e qui, la
tragedia e sospesa. Noi si vuol vedere come manterra Apollo la sua mi
naccia. Ecco entrare in scena Ercole il semidio, elemento di raccordo
tra i due piani, il naturale e il soprannaturale, ecco che di Ercole si
serve il dio per
sconfiggere Thanatos.
Magli uomini nulla sanno di tutto questo, gli uomini di cui e pane
il dolore condito di salse lacrime, non si spiegano la scherzosa superio
rity di Ercole che a sua volta urta anche la sensibilita degli spettatori.
Non e YAlcesti un dramma satiresco, e una tragedia che ha due pia
ni : il piano soprannaturale cui fatalmente e sottoposto il piano naturale.
Solo cosi si puo intendere il dramma, solo cosi si puo capire la grande
arte di Euripide.
Quando Admeto sa da Apollo che egli potra non morire, qualora
trovi qualcuno che muoia in sua vece, senza esitazione risponde: ?Nes
suno vorra accettare di morire per me, e d'alira parte a nessuno posso
chiedere questo sacrificio?.
Ma Apollo non e piu un semplice pastore ubbidiente, ora e un dio,
un dio che ha vinto le piu oscure forze dell'essere, per salvare un mor
tale pio, un dio che impone la sua volonta sovrumana ed estranea a ogni
sentimento umano: ?Devi cercarel Devi chiedere! agli amici cari, al pa
dre alia vecchia madre... a tua moglie?.

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eOKUNlCAZtONI

La grazia concessa ad Admeio e una condanna. Forse un giorno sor*


gera un
tragico che interpretera l'angoscia veramente umana in quel mo
mento e in quella ricerca, in cui il <no? e ripugnante, benche quasi de
siderato, e il ?si? e temuto come un rimorso. E quel ?si? nessuno lo
pronuncia, ne amici cari, ne padre, ne vecchia madre; Admeto soffre un

lungo martirio, s'imbeve di amarezza, quasi attonito ripete per T ultima


volta la sua domanda, alia persona piu cara, alia madre dei suoi figli.
?Si? risponde Alcesti, semplicemente.
Questa enorme tragedia non mai scritta, forse intuita e presupposta
da tutti gli antichi, che piansero su Alcesti ma anche su Admeto, e ap
pena compiuta quando incomincia la tragedia di Euripide. E la spiega
tutta: spiega gli accenni al ?destino?, che e inesplicabile volonta divina,
spiega il rancore di Admeto, dissennato dal dolore, contro il padre e la
madre, spiega la minaccia di Apollo alia morte e T introduzione di Er
cole elemento di raccordo tra i due piani, la potenza divina e Tinfelici
ta umana.

Admeto e in certo senso, a Enea;


simile anche Enea per volere del
destino, rinunzia alia patria, rinunzia alia moglie unicamente amata, an
che Enea e destinato a restare incompreso per chi non presuppone l'in
tima tragedia della sua anima, e la potenza della volonta divina che fa
muovere Enea come fa muovere tutti nelle procellose e fortunose acque
dell* essere (1).

Carlo Cremaschi

(1) Questa interpretazione nuova, rispetto alia comune accezione, del mito dell' Alce
sti e frutto di uno scambio di idee che ebbi la fortuna di poter fare col ch. mo Prof. Piohf,
a cui mi e grato porgere anche qui un riconoscente ringraziamento per quanto fa per ac

compagnarmi in questi primi studi.

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