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IL SOLDATO DEL GELSO

Vieni alla lavagna! Veloce, ti ho detto, e coniugami tutto limperfetto di avoir!.


Le parole della professoressa Enrica Surdich risuonarono nella piccola aula della 2 a A di Robbio.
Erano le nove di un gioved e i ragazzini, con lo sguardo impaurito, non osavano neppure fiatare,
mentre la piccola e gracile Susanna Colombo si stava dirigendo in preda al panico alla lavagna, che
le appariva un gigantesco mostro verde, che avrebbe trasudato senza piet tutte le parole che stava
per tracciare con mano tremante su di essa.
Signorina, muovi quelle gambe! Non ti hanno insegnato a Milano che bisogna muoversi, o come
dicono l, mvass e accompagn tali parole con delle risa cos sgangherate che persino laula
rimbomb in modo sinistro.
Dovete sapere che Susanna si era trasferita da circa due settimane nella cittadina di Robbio, dopo
che suo padre aveva ottenuto la direzione di uno degli ipermercati del luogo. Certo non era stato
facile per la ragazzina adattarsi, passando da una metropoli come Milano (fra laltro la famiglia
Colombo abitava in un appartamento vicino al Duomo) a un piccolo, seppure vivace, centro come
Robbio, immerso nella Lomellina.
Comunque, non era solo il paragone con il luogo di provenienza a suscitare disagio in Susanna, ma
soprattutto lambiente scolastico, in particolare la temibile prof di francese, la Surdich, che
laveva presa in antipatia e persino in odio fin dal primo momento. A dire il vero la Surdich aveva
preso in odio tutta la classe e francamente era persona che sapeva altres farsi odiare a sua volta.
Susanna aveva cominciato a vergare con mano insicura tutti i pronomi personali che avrebbero
dovuto accompagnare le forme del verbo. La Surdich stava osservando il suo orologio, perch
aveva labitudine di cronometrare il tempo che i suoi alunni impiegavano per scrivere la
coniugazione loro assegnata. Susanna scrisse, dopo un attimo di esitazione, tutte le sei forme che
mancavano e, finito il suo lavoro, volse verso la professoressa il suo tenero sguardo da cerbiatto
impaurito (un insegnante un po pi tenero, che conosco, lavrebbe definito uno sguardo da
Bambi) con i suoi profondi occhi azzurro cielo.
Domani temo che dovr indossare stivali e cappotto, cara la mia fanciulla! sentenzi la Surdich.
Ma se siamo quasi a maggio, prof! os commentare Silvano Spadini, il pi spiritoso e sveglio
della classe.
Portami il diario, subito! gli ordin la Surdich.
Ma era solo una battuta innocente, professoressa! si giustific il ragazzo.
Osi fare resistenza a una tua insegnante? Per prima cosa, comincia ad alzarti e rimarrai cos in
piedi per dieci minuti e io intanto scriver una bella nota sul diario e sul registro, con convocazione
dei tuoi genitori! fu la risposta della Surdich.
Con un filo di voce intervenne Susanna: Signora professoressa ma venne interrotta, o, per
meglio dire, aggredita da un:Sei proprio dura di comprendonio, cara la mia milanesina! Quante
volte ho detto che sono la signorina professoressa e scand sillaba per sillaba la parola signorina.
Susanna ricacci in gola la saliva che stava per strozzarla e trov il coraggio di continuare:Scusi,
signorina professoressa, volevo solo chiederle gentilmente come sono andata.
Certo che qui dentro non avete proprio il senso dellumorismo e non capite le battute! Eh, certo,
siete dei pezzi di deficenti matricolati, degli asini calzati e vestiti! Comunque, per arrivare al
dunque e qui fece una pausa, riempita da unaltra risata sgangherata, e poi riprese:ho fatto persino
la rima
Che battutona! Meno male che si possono ancora fare commenti nella propria mente, senn
pens Silvano che se ne stava ritto in mezzo alla classe a subire la condanna della prof.
Comunque, rima o non rima, signorina eccola di nuovo! Dovevo fare la poetessa! Gioco anche
con le assonanze be, dicevo, hai scritto tutto giusto e quindi temo che domani questa tua
impresa, o meglio, performance, generer un nubifragio cos forte che dovr davvero vestirmi di
tutto punto. Capita ora la battuta, zucconi che non siete altro? Ma dove vivete! Comunque torna al
posto, Colombo; quando ho finito con Spadini, ti dar il voto!.
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La professoressa (francamente dobbiamo forzare la nostra mano nel vergare tale epiteto!) scrisse la
nota a Silvano; dopodich diresse lo sguardo verso Susanna e con lindice le fece segno di portarle
il diario, sul quale annot un misero 5/6.
Alla vista del voto Susanna scoppi in lacrime.
Perch piangi? Dovresti essere contenta che finalmente non ti sei meritata un bel quattro! fu la
tenera risposta della Surdich.
Ma le ha dato dal cinque al sei e ha fatto tutto giusto, prof comment Vittoria Bernardi, la pi
intelligente e sensibile della classe.
Fatti i cazzi tuoi, hai capito, bambolona?.
S, caro il mio lettore, hai ben inteso il netto ed elegante francesismo usato dalla professoressa;
quanto allepiteto bambolona, devi sapere che Vittoria era molto alta e sviluppata per la sua et,
nonch carina ed armoniosa nellaspetto, tanto che sembrava perfetta come una bambola. Per il
commento si presentava quanto mai indelicato e ingeneroso, visto che la ragazza pativa il suo
aspetto fisico e di sicuro si impegnava a far trasparire le sue doti intellettive e caratteriali a scapito
della sua indubbia avvenenza. Ma, come si suol dire, il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi e
quindi
Che eloquio utilizza in classe, professoressa! Si mette sul piano di uno scaricatore di porto o di un
buttero maremmano? url il Dirigente Scolastico, entrato velocemente in classe, poich aveva
udito il pianto della ragazza.
La professoressa Surdich, alla vista del Dirigente, scoppi in un pianto lagnoso e disperato:Ecco,
persino lei, signor Dirigente, non apprezza tutto il mio impegno! Mi faccio una sessantina di
chilometri tutti i giorni per sentirmi trattare cos! Voghera non si trova dietro langolo e io mi sono
adattata a venire sin qui e sono puntuale tutte le mattine! Mai arrivata in ritardo con la nebbia, con il
gelo, con la neve, sempre pronta sia qui, sia a Palestro, a spaccarmi la schiena e a consumarmi
lugola per far entrare qualcosa nelle testacce di questi ragazzi e poi lei mi ripaga cos?.
Professoressa, si calmi, per cortesia! Apprezzo il suo lavoro, ma adesso deve moderare i toni con i
ragazzi e poi meglio che ne parliamo nel mio ufficio d-a s-o-l-i e il Dirigente scand in modo
inequivocabile le ultime parole e poi aggiunse: Rimango io con i suoi alunni; adesso si vada a
prendere un t, un caff, o ci che vuole e di fronte alla ritrosia della Surdich incalz con: Non
sono consigli o inviti, professoressa, ma disposizioni ben precise. Glielo dice il suo Dirigente.
La professoressa Surdich usc dallaula visibilmente scossa, si diresse prima in bagno, sotto lo
sguardo inquisitorio e interrogativo di alcuni colleghi seduti nellaula insegnanti e di quello dei
bidelli (a noi piace ancora chiamarli cos, perch il definirli collaboratori scolastici non aggiunge
in realt nessuna forma di rispetto, se non un senso di malcelata ipocrisia).
Si sciacqu il viso e si guard nello specchio; Enrica Surdich quasi faceva fatica a riconoscersi
nellimmagine riflessa davanti a lei, tanto che pens: Ho solo trentacinque anni, ma qui ne
dimostro quasi dieci di pi! Guarda che rughe intorno agli occhi! Sembrano zampe di gallina e poi
quello sguardo quasi assatanato! Non mi riconosco pi! Trattare male gli alunni, io che amo cos
tanto i bambini Enrica, che fai? Calma, calma!!!.
La professoressa usc dal bagno e si diresse al distributore automatico, infil una moneta da 50
centesimi, selezion un t senza zucchero (meglio stare leggeri e badare alla linea fu il suo
pensiero quando intravide un principio di cellulite intorno alle ginocchia che rimanevano scoperte
sotto la gonna plissettata) e attese la bevanda e il resto che non tardarono a scendere.
Avremmo molto da raccontare circa la vita e la metamorfosi della signorina Enrica Surdich, nata a
Cherso da Francesco, di lontane origini italiane e da Anna Nagy, ungherese da circa otto
generazioni, ma non ancora giunto il momento opportuno, perch la narrazione langue e un vero e
proprio furor ci costringe a proseguire, anche in virt del fatto che non possiamo lasciare Enrica da
sola bloccata davanti alla macchinetta delle bevande.
Non si sente bene, professoressa? le chiese la bidella Michela, sempre carina e disponibile con
tutti.
Adesso sto meglio, grazie! bofonchi quasi indispettita la Surdich e ritorn difilato in classe.
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Si ripresa, professoressa? le chiese affabilmente il Dirigente.


S, grazie, Preside! Se lei daccordo, riprenderei la lezione disse la Surdich, cercando di
atteggiare la voce alla maggiore cortesia possibile.
Va bene, professoressa, come desidera. Comunque domani, alla fine della lezione a Palestro, si
presenti qui da me, diciamo verso le 10:20.
Il Dirigente usc dallaula non senza aver detto con un sorriso:Arrivederci, ragazzi! Buon lavoro e
buona giornata! alle cui parole i ragazzi risposere in coro: Grazie e buona giornata!.
Comunque disse la Surdich, come se nulla fosse accaduto, comunque, ragazzi, per concludere la
questione di prima, devo precisare che non tollero che qualcuno faccia commenti sul mio operato,
vero Spadini e Bernardi? e si rivolse verso Silvano e Vittoria; poi con una velocit, che avrebbe
fatto invidia a una nuotatrice sincronizzata, volse lo sguardo a Susanna che rimbrott con un: E tu,
cara la mia Colombo, sai quanto tempo hai utilizzato per scrivere la coniugazione alla lavagna? Lo
sai?.
Susanna riusc soltanto a fare cenno di no con la testa, ma venne assalita dalle parole irate della
professoressa: E allora, signorina, hai perso la lingua? Oppure hai difficolt a parler ton
professeur, mademoiselle?.
Susanna deglut tutta la saliva che quasi la strozzava e rispose, non senza aver prima schiarito la
voce, come pretendeva mademoiselle le professeur:No, signorina professoressa, non so quanto
tempo ci ho messo.
Hai utilizzato non ci hai messo! Padroneggia almeno litaliano, visto che in francese fai
ridere persino les poules e qui unaltra tremenda pausa generata da uninquietante risata hai
utilizzato ben 1 minuto e 17 secondi! Troppo! Quindi il voto che ti ho dato pi che meritato! As tu
compris?.
Oui! fu lunica parola che usc dalla bocca della quasi mummificata Susanna, ma il gallico suono
fu sufficiente a calmare lirata insegnante.
Mentre cos procedeva e si avviava alla conclusione lora infinita di lingua francese nella 2a A di
Robbio, il Dirigente Scolastico dellIstituto Comprensivo aveva preso il telefono e stava dialogando
con il responsabile del plesso di Palestro, il prof. Daniele Giovanardi: Senti, Daniele, oggi la
Surdich stava ancora dando di matto con i ragazzi e ha usato anche il turpiloquio! una docente
titolata e poi, ce lo possiamo dire tra noi maschietti, anche molto carina per che usi la parola
cazzi in classe e che tratti gli alunni come m hai capito, no? Non mi sembra cosa opportuna per
il buon nome della scuola e poi i genitori vengono tutti da me!Cerca di parlarci gi tu e di
prepararla, visto che lho convocata domani da me dopo la lezione a Palestro. Magari fra voi
giovani vi intendete, capito? Falla ragionare: dobbiamo finire lanno e poi, fuori dai piedi! Ti devo
dire altro? Mi senti? Ci sei ancora, Daniele?.
Dallaltro capo il prof. Giovanardi nascose uno sbuffo e poi cominci a parlare: Va bene, come
vuoi tu. Scusa, ma ora devo andare in classe. Ci sentiamo domani.
Questi dirigenti sono tutti uguali! Non vogliono responsabilit e delegano tutto ai loro vicari
mah, comincio ad essere stanco! Ecco perch nessuno voleva essere il responsabile di Palestro
solo grane, problemi e ci mancava anche la Surdich bella e colta ragazza, ma cos strana
sempre pi strana! Allinizio dellanno non era cos..
Professore! Laspettano in classe! La Fraccaroli aspetta il cambio e ha detto che deve andare lei in
prima!: con queste parole il bidello Bruno interruppe i pensieri del prof. Giovanardi e, con
lassoluta libert di azione e di parola (per questultimo concetto un grecofilo come Giovanardi
scomoderebbe la famosa parresa della democrazia ateniese) che caratterizza qualunque bidello
degno di questa carica, non si fece scrupolo ad entrare nellufficio che era adibito a vicepresidenza
senza bussare e chiedere permesso.
Arrivo, Bruno, grazie! Ma qualche volta, impara a chiedere permesso, per favore.
Daccordo, prof! rispose Bruno, accompagnando le parole con quel simpatico tono sornione,
tipico della gente del Sud.
Il prof. Daniele Giovanardi si diresse verso laula della prima e si incroci velocemente con la
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collega Caterina Fraccaroli, insegnante di matematica e scienze, che gli ricord per lennesima
volta:Siamo alla fine dellanno, Giovanardi, ma in questa classe si continua a ignorare quali siano
le regole da seguire! Con tutte le ore che hanno con te, dovresti insistere maggiormente ed essere
pi incisivo! Sei anche il vicepreside ma.
Non mi piace parlare di certe questioni e soprattutto in modo che sentano i ragazzi; per favore e
qui Daniele cerc di utilizzare il tono pi garbato possibile e aggiunse:per favore, Caterina, ne
parliamo quando siamo solo noi. Anche Marcello si lamentato di loro, ma con me stanno piuttosto
tranquilli e le ultime parole furono quasi sussurrate da Giovanardi.
Vabb, solo perch ti fanno credere di volerti bene! Te ne accorgerai il prossimo anno! Ciao! e la
professoressa Fraccaroli si diresse verso laula insegnanti a posare i suoi libri.
Vediamo di riuscire a sopravvivere a questanno e di portarlo a termine, poi ne riparliamo pens
Daniele, stanco, per non dire esausto, per latteggiamento di certi colleghi e per i problemi
scolastici, pi che per i ragazzi con cui, sempre e comunque, amava stare, convinto che loro
potessero ancora migliorare, mentre per gli adulti non cerano pi speranze. Si ricordava a questo
proposito un detto di sua nonna Margherita: Vsti, Daniele, che i v-nu vcc e i v-nu pcc. Eh
gi diventavano vecchi gli individui e peggioravano: lui ne vedeva esempi ovunque!
Allora! e bast quella parolina magica, perch i ragazzi si acquietassero e rivolgessero la loro
attenzione verso la porta dellaula, da cui pot finalmente entrare il prof. Giovanardi.
Buongiorno, ragazzi! e Daniele butt velocemente lo sguardo verso gli alunni in modo da
sincerarsi che fossero tutti dritti in piedi e attenti per il suo arrivo; verificato che tutto era a posto,
non manc di proseguire con il suo Sedete, per favore!, pronunciato con tono deciso, ma garbato.
I ragazzi si scambiarono qualche sguardo che poteva essere tranquillamente interpretato come:
gi arrabbiato e, dopo la firma del registro, arriv come dabitudine, la predica, condita da una
garbata ironia che gli era naturale e che nei momenti migliori piaceva ai ragazzi.
Se i vostri sguardi stanno a indicare: Ecco il prof gi arrabbiato, avete ragione, ma non perch
io sia di malumore a prescindere, ma perch mi costringete voi a diventarlo. Perch la professoressa
Fraccaroli continua a lamentarsi? E poi, non solo lei, ma anche il professor Delrio! Possibile che
non riusciate a stare buoni neppure con linsegnante di educazione fisica?.
Intanto che gli alunni si organizzano per rispondere al loro insegnante, vale la pena precisare che il
prof. Delrio il Marcello di cui Daniele parlava alla collega Fraccaroli.
Ma prof, sono loro che ci trattano male e noi reagiamo non succede come con lei! intervenne
Giorgia Bianco, la pi brava e posata della classe.
Questi miei colleghi diventano sempre pi indifendibili, accidenti a loro se persino Giorgia deve
perdere la sua consueta discrezione pens Daniele, ma secondo la buona etica dellinsegnante
cerc di capire, senza prendere le parti dei ragazzi a scapito dei colleghi, prassi discutibile e molto
pericolosa, perch si d limpressione agli alunni che possano chiedere aiuto a un loro docente,
contro gli altri. Ma scusate la divagazione e sentiamo la risposta che diede il professor Daniele
Giovanardi.
Senti, Giorgia, mi fai sorridere, perch dici che vi trattano male, come se io non lo facessi! e qui
sorrise per stemperare limbarazzo, ma la saggia quanto giovane Giorgia ribatt con il suo consueto
garbo, misto a decisione: S, ma lei, se ci rimprovera, lo fa per migliorarci e poi ci vuole bene!.
Capita di rado che un insegnante di lettere, notoriamente e (mi si passi il termine!) quasi
geneticamente prolisso rimanga senza parole, ma nelletica del prof. Giovanardi cera posto per
un altro principio incrollabile che con il passar del tempo diventava sempre pi granitico, ossia che
non bisogna mancare di rispetto agli alunni, sottovalutando la loro intelligenza e capacit di
comprendere le varie dinamiche che li riguardano. Forte di tale convinzione, non se la sent di
negare e rivolse un sorriso a Giorgia, dimostrazione di afffetto che estese a tutta la classe. Quindi
aggiunse: Va bene, per ora la saggia Giorgia vi ha salvato, ma ne riparleremo! E poi oggi voglio
fissare un po di verifiche e non intendo perdere tempo e per favore, non fate facce alla Bambi,
perch tanto cos ho deciso e cos si deve fare, va bene?.
I ragazzi annuirono in silenzio: tanto sapevano che ci che decideva il prof, si doveva fare!
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Non so se, cari lettori, questo professor Giovanardi vi piaccia o meno, ma credo che sia giunta lora
di presentarvelo pi nei dettagli.
Nato a Vercelli quarantatr anni fa da Giampiero e da Nicoletta Lupo, il padre originario di
Crescentino e la mamma palestrese da almeno sette generazioni, Daniele fu il secondo figlio, dopo
la primogenita Rebecca che lo anticip in questo mondo di due anni. Daniele crebbe in serenit e
nel calore della sua famiglia: il padre e la madre stravedevano per lui, la sorella lo coccolava in una
maniera impressionante al punto che, con il passare degli anni, fratello e sorella avevano dovuto
spesso subire il dileggio dei ragazzini di Palestro che dicevano spesso, ridacchiando: Rebby ama
Daniele, Rebby ama Daniele! e altri di rimbalzo: S, Rebby, non sembra che siate fratelli, ma
piuttosto fidanzatini!. Effettivamente era lodevole quanto straordinario notare che i fratelli
Giovanardi andavano cos damore e daccordo e dimostravano una singolare sintonia. Non per
questo, per, i due erano luno la fotocopia dellaltro, anzi ognuno aveva delle spiccate peculiarit:
Rebecca amava alla follia la matematica e odiava la storia, mentre Daniele si trovava pi a suo agio
con le materie letterarie e amava il passato e i racconti del tempo che fu, anche quelli basati sulle
leggende popolari. Durante le sere destate, quando erano ancora bambini, nonna Margherita e
mamma Nicoletta si mettevano a raccontare le storie e le leggende di Palestro: Daniele ascoltava
estasiato, mentre Nicoletta sbuffava e spesso ripeteva a voce pi bassa, finch fu piccola: Che
barba! Quante storie noiose!. Con il passare degli anni, Nicoletta acquis sicurezza, mista a
sfacciataggine, per cui si mise ad esprimere i suoi commenti a voce alta e in modo, diciamo cos,
pi colorito: E basta, nonna Rita! E anche tu, mamma! Che palle con ste storie!.
Rebecca, non mancarci di rispetto! E modera le parole! Sei una signorina! la rimproverava
mamma Nicoletta.
Va bene, non offendetevi per la franchezza, per! E tu, Dany, come fai a credere a tutti questi
racconti! Il soldato del gelso, il guardiano del cimitero la compagnia di Santa Barbara e poi
e qui la voce di Nicoletta fu strozzata dalle risate, e poi, davvero, il cavallino bianco della
della Madalena, ahhhhhh!!!!.
Prima che mamma e nonna riuscissero a proferir parola, scatt Daniele: La compagnia di
SantOrsola, Rebby! E poi il cavallino si trovava nella Midighn-a!.
Guarda, non ti contraddico, perch ti voglio bene da morire, fratellino! Per, come si possono
trovare belle queste fandonie?.
Senti, Rebby, a me piacciono! Tu rimani con le tue equazioni e con la tua scienza, mentre permetti
a me di sognare!.
Secondo me, da grande potresti fare lo scrittore! Magari ti darebbe pi sicurezza, fratellino! Cerca
di darti da fare con le ragazze: mica ti posso sposare io, no?.
Non mettere in imbarazzo tuo fratello, Rebecca! la rimprover mamma Nicoletta.
Mi dispiace tanto, Daniele, se ti ho fatto diventare rosso come un peperone, ma non voglio che per
la tua timidezza le ragazze non ti apprezzino! Io forse e pronunci la parola forse con un accento
ironico, poi continu:sono un po troppo sfacciata e faccio scappare i ragazzi, ma almeno mi
faccio valere.
Dici troppe volte faccio, Rebby! Evita le ripetizioni!.
Ecco, Daniele! Se non farai lo scrittore, potresti fare il prof di italiano un noiosissimo prof di
italiano e accompagn le parole con una linguaccia.
Al che, i due ragazzi ormai cresciuti (Rebecca aveva compiuto sedici anni e Daniele avrebbe
festeggiato il suo quattordicesimo compleanno di l a un mese) si inseguirono e giocarono a
prendersi: che belli che erano! Daniele prese a cuscinate Rebecca e si divertirono un mondo!
Si potrebbero citare tanti altri esempi della felicit e dellarmonia in casa Giovanardi: i ragazzi
crescevano sereni, la famiglia era molto unita, anche se pap Giampiero era spesso fuori casa per il
suo lavoro di ingegnere, mentre mamma lavorava come segretaria nellIstituto tecnico Cavour di
Vercelli.
Le strade dei due fratelli, sempre vissuti a Palestro, si separarono per motivi di studio: Nicoletta,
dopo aver brillantemente conseguito la maturit scientifica e aver dimostrato la sua genialit
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matematica, decise, anche dietro consiglio della sua insegnante, di iscriversi alla Scuola Normale di
Pisa, dove frequent la facolt di matematica e si laure brillantemente con il prof. Giuseppe Da
Prato, discutendo una tesi sullanalisi delle equazioni di Kolmogorov.
Daniele, invece, decise di frequentare il liceo classico; dopo la maturit, prosegu gli studi classici,
iscrivendosi allUniversit di Firenze. Francamente, in un primo momento, anche in considerazione
dellesperienza della sorella, aveva cullato lidea di iscriversi alla Normale, ma poi decise che era
opportuno non lasciarsi trascinare dal confronto con la sorella, visto che in tutta la sua vita non era
mai stato condizionato da lei; Rebecca stessa, poi, apparentemente cos diversa, ma in realt molto
vicina al fratello, lo aveva spronato a non farsi scrupoli.
Una sera destate, mentre era ancora a Pisa, dopo la maturit di Daniele, gli telefon e, fra le altre
cose, lo rassicur: Anche se non vieni a Pisa, so che non mi trascurerai, Daniele! E poi, non sono
mica gelosa, caro il mio fratellino!.
A Firenze, quindi, Daniele frequent la prestigiosa Facolt di lettere presso cui consegu la laurea in
lettere classiche, discutendo una tesi in papirologia, avendo come relatore lillustre professore
Manfredo Manfredi. Il brillante studente, ormai laureato, volle continuare la sua attivit di ricerca
sui papiri, per cui sia per avvicinarsi a casa, in quanto la sorella ormai lavorava con il prof. Da Prato
e non tornava pi in famiglia se non per le feste, sia su consiglio del prof. Manfredi, fece domanda
per il concorso di dottorato di ricerca presso lUniversit degli Studi di Trieste, super la selezione,
frequent il corso e consegu il titolo, sotto lala protettrice del prof. Sergio Daris. Nel frattempo
consegu anche labilitazione per linsegnamento del latino e del greco nei licei, perch fin dai
tempi della scuola media sognava di diventare insegnante (Sei matto, anche se te lavevo detto!
fu il commento di Rebecca che non avrebbe mai insegnato nella scuola, perch odiava il solo
pensiero).
Abbiamo cos accompagnato a ritroso nel tempo il nostro Daniele, giungendo con lui allet di 27
anni. Se fino a quel momento poteva dirsi un giovane felice, da allora la sorte mut rapidamente e
vistosamente!
Problemi di vista lo costrinsero a lasciare lattivit di studio sui papiri; segu un periodo piuttosto
buio, nel quale Daniele cerc di risolvere i seri problemi che affliggevano la sua retina: il rimanere
inerte, senza la possibilit n di studiare, n di insegnare, lo fecero cadere in una seria depressione.
Per grazie al sostegno della sua magnifica famiglia, dopo diversi interventi al Policlinico San
Matteo di Pavia, la sua retina torn in buone condizioni; tuttavia un nuovo fulmine stava per
abbattersi nella sua vita: ladorata sorella si ammal seriamente di cancro e, per starle vicino,
rinunci alla cattedra di latino e greco che gli era stata attribuita, in sguito al ricordato concorso,
presso il rinomato liceo Parini di Milano.
Qualcuno di voi, si chieder, pur comprendendo il profondo vincolo che univa Rebecca e Daniele,
per quale motivo doveva sacrificarsi lui in questo modo, dal momento che poteva limitarsi (scusate
il verbo, ma rende lidea!) ad appoggiare i genitori.
Ebbene, i nostri lettori dovranno apprendere unaltra tragica notizia.
Era il mese di maggio, quando Rebecca venne a conoscenza del suo male: in sguito a normali
controlli di routine, emerse che aveva un cancro allutero, giunto ormai in stadio avanzato. Il male
era stato subdolo e silente, anche se a dire il vero Rebecca aveva sottovalutato la gravit di alcune
perdite intime. La giovane (sottolineo che aveva solo 30 anni!) decise di tenere alloscuro la sua
famiglia ancora per qualche settimana, visto che pap doveva finire proprio a maggio un importante
progetto, mamma era occupata con le attivit di fine anno a scuola e Daniele stava finendo la sua
delicata convalescenza. Eppure, la notizia era cos pesante che aveva necessit di sfogarsi con la
persona che meglio aveva saputo affrontare le infelicit della vita: nonna Margherita, per tutti Rita.
Rebecca colse loccasione della pausa pranzo del giorno successivo alla visita di controllo e prese il
telefono: era certa che a quellora si trovava a casa solo la nonna, perch i genitori erano al lavoro e
Daniele stava facendo la coda in attesa del suo turno dal medico di famiglia.
Nonna, sono Rebecca!.

Ciao, cara mataln-a1! Non ci crederai, ma quasi quasi aspettavo la tua telefonata.
E come mai?.
Ma, a una cervellona come te, che crede nella matematica e nella scienza, difficile spiegarlo!
Sono cose che una sente!.
Ah, ho capito!.
Cosa c che non va?.
Come fai a saperlo, nonna?.
Non tenermi sulle spine, gioia, non un caso che mi hai telefonato e poi non hai neanche la tua
voce! Mi son vgia2, ormai e certe cose le capisco al volo, purtroppo! Sai, nella mia vita quante ne
ho dovute passare. Di, per favore!.
Nonna, sono malata seriamente! e qui il pianto strozz la voce di Rebecca.
Non piangere cos, gioia! Mi prendi il cuore! Che cosa hai?.
Ho un tumore allutero ed gi avanzato!.
Ma ti puoi operare?.
S, mi devo operare, ma poi ci sono pochissime possibilit di guarigione.
Vero che non lhai ancora detto a nessuno?.
No, nonna! Voglio lasciare tranquilli tutti gli altri: mamma, pap, Daniele, soprattutto, poverino,
che comincia ora a stare bene! Gli altri sono tutti occupati! Scusami, nonna, se tu sei la prima, ma
avevo bisogno di dirlo a qualcuno!.
Ma se ti operi, devi dirlo a tutti! Rebecca? Rebecca?, ma dallaltra parte del ricevitore risuonava
soltanto il segnale della linea caduta.
Rebecca stava piangendo disperata e non poteva pi continuare a parlare per non accrescere il
dolore a s e alla nonna, per cui aveva deciso di abbassare la cornetta del telefono.
Nonna Rita (concedeteci di chiamarla cos, perch le vogliamo bene!) aveva subito molti dolori
nella sua vita, ma la notizia della nipote laveva distrutta.
Aveva ragione Rebecca a rivolgersi alla nonna come alla persona che in mezzo alla felicit della sua
famiglia conosceva coserano il dolore e le tribolazioni: rimasta orfana di mamma alla tenera et di
due anni e mezzo, aveva subito il dolore della perdita delladorato fratello Carlo e del nipote, ossia
del figlio di Carlo, entrambi portati via dalla meningite. La moglie di lui, Elena, bella quanto infida,
aveva ben pensato di chiamare in tribunale sia lei, sia il suocero Eugenio, per avere pi di ci che
gli spettava come vedova. La legge le diede stranamente ragione e cos Margherita e il padre
Eugenio, oltre che un caro, persero anche del denaro. Elena se ne and e ritorn nel Veneto da dove
era arrivata e ritenne opportuno risposarsi. Ma come era solito dire Eugenio e come impar la figlia
Margherita: Con il bastone che bastoni, sarai bastonato! e una decina di anni dopo si venne a
sapere per vie fortuite che Elena doveva subire le violenze di un marito collerico e alcolista e che il
figlio nato dalla loro relazione era affetto da una gravissima malformazione. Era proprio necessaria
tanta cattiveria, visto che dobbiamo stare a questo mondo per due giorni? come diceva Eugenio?
Per la cattiva sorte doveva ancora infliggere dei duri colpi alla povera Rita: il padre mor dopo
pochi anni in sguito alle ferite inferte da una banda di ladri, che era entrata in casa sua.
Rita rimase sola e cerc lanima gemella: la trov in Daniele, umile lattaio di Confienza che
conobbe a una festa estiva. Rita sembrava avere ritrovato la felicit: nacque Nicoletta e la vita
finalmente scorreva serena, finch una brutta sera di novembre Daniele, mentre rientrava a casa dal
lavoro, venne investito da unauto che, a causa della spessa nebbia, non lo aveva visto.
Poi finalmente cominci lultima fase di vita di Rita: Nicoletta si diplom ragioniera, trov subito
limpiego come segretaria, prima al Rosa Stampa, poi al Cavour. Proprio a scuola una mattina
di settembre conobbe il prof. Giampiero Giovanardi che stava per iniziare una supplenza di
matematica nellistituto. Fu amore a prima vista: appena Giampiero si sistem in una nota ditta di
Crescentino (linsegnamento era stato solo, come spesso avviene, un ripiego momentaneo), decise
di chiedere alla sua Nicoletta di sposarlo. E poi la storia la sapete nacquero Rebecca e Daniele e
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2

Cara ragazzina, formula affettuosa (N.d.A.).


Io sono vecchia (N.d.A.).
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la vita scorreva felice, anche perch Rita non era per nulla una suocera invadente, anzi! Era stata
Nicoletta a insistere che il figlio maschio portasse il nome del padre, perch Rita non aveva mai
voluto mettere becco nella questione.
Ora nonna Margherita viveva unennesima sciagura: la grave malattia della nipote.
Ma nel nostro accompagnare il lettore in questo susseguirsi di piani temporali e spaziali, dobbiamo
lasciare Margherita e riavvicinarci a Rebecca per meglio capire la decisione di Daniele.
S, ha ragione la nonna! Se mi opero, devono saperlo! Ma non ora, non oggi! pens Rebecca.
Ma le Parche avevano tessuto la loro tela e avevano deciso di recidere il tenue filo dellesistenza
umana, oppure lAltissimo aveva altri progetti per loro; comunque Giampiero e Rebecca non fecero
in tempo a sapere della malattia della figlia.
La sera del giorno in cui Rebecca aveva telefonato alla nonna, Giampiero, appurato che Daniele
stava decisamente meglio, aveva proposto a lui e alla moglie di andare a mangiare una pizza tutti
insieme. Inizialmente aveva chiesto anche a Margherita (Giampiero adorava la suocera), ma lei
aveva risposto con il suo stile.
Mi m pisu ma si mangi l!3 e con questa frase, in fondo sincera, perch Rita era abituata ai
piatti tradizionali della sua terra, riusc ad evitare di fingere di essere felice, come avrebbe richiesta
luscita, mentre lei aveva la morte nel cuore a ripensare al dolore e alla malattia delladorata
Rebecca.
Giampiero, a malincuore, accett che la suocera rimanesse a casa, anche perch Daniele, sensibile e
attento come sempre, disse: Andate pure voi da soli! Almeno fate un po gli sposini! Io e nonna
stiamo a casa insieme, cos andate sereni. Ora che sto molto meglio, posso preparare io la cena;
anzi, faremo gli gnocchi alla panna. Prima sono uscito e ho preso la farina e la panna; le patate ci
sono e ammicc alla nonna perch so che qualcuno le tiene sempre in casa.
Giampiero e Nicoletta uscirono perci tranquilli, ma fu lultima volta che Rita e Daniele li videro
vivi: pochi chilometri prima di raggiungere la pizzeria un camionista moldavo ubriaco fradicio
tagli loro la strada, nellurto lauto si accartocci e Giampiero perse la vita nellimpatto, mentre
Nicoletta non fece in tempo a giungere viva allospedale.
Ora capite che, morti i genitori, era Daniele che doveva provvedere in qualche modo al sostegno
della sorella; mamma e pap avevano racimolato con la loro vita di sacrificio, lavoro e risparmio un
discreto gruzzoletto, a cui si aggiungeva la pensione di nonna che aveva lavorato in fabbrica e
prendeva una piccolissima parte del marito.
Giunse il mese di luglio, quello delle nomine, come si dice in gergo scolastico e Daniele fu
chiamato per lassegnazione della cattedra di latino e greco al liceo Parini, ma come ben
sappiamo, lui rifiut.
Segu la sorella durante le ultime fasi della sua dolorissima malattia: fu un doppio calvario, per lui e
per Rebecca. Nonostante tutte le cure e la dosa massiccia di affetto, Rebecca lasci questo mondo il
mese di febbraio dellanno successivo, con il corpo devastato da metastasi.
Il giorno prima di entrare in coma Rebecca ricevette lultima visita del fratello.
Sai, Daniele, mi dispiace tantissimo per te e per la nonna! Vi devo proprio lasciare!.
Ma no, Rebecca, di, ce la puoi fare!.
Non eri tu quello che diceva che non bisogna mai prendere in giro le persone?.
Daniele annu con le lacrime agli occhi.
Anche nei miei ultimi giorni non voglio apparire a tutti i costi quella sempre razionale, anzi e
si interruppe per prendere il fiato: era molto provata.
Ne parliamo domani, Rebecca! Non sforzarti! e mentre le faceva queste raccomandazioni Daniele
accarezzava la guancia destra della cara sorella; avrebbe voluto accarezzarle i lunghi capelli neri,
come faceva sempre, fin da bambino, ma la terribile chemio se lera portati via tutti.
Ti ricordi che cosa ci aveva raccontato mamma riguardo al nostro grande Presidente Avis? Ah, a
proposito! Quando non ci sar pi, smettila di fare il fifone e, da vero uomo, cerca di donare sangue
quattro volte lanno, salvo problemi veri, ok?.
3

A me non piacciono questi cibi (N.d.A.).


8

Rebecca attese da Daniele un serio e convinto: Certo! e poi prosegu: Mamma aveva detto che il
giorno prima che morisse, non aveva voluto lasciare un debito e di fronte alle rimostranze del suo
debitore aveva detto: Domani un altro giorno! e ora vale anche per me. Per cui lasciami
parlare fosse lultima co..sa che fac..io!. Poi fece una breve pausa, duranta la quale Daniele si
rese conto che la sorella stava chiamando a s tutte le sue forze e, radunatele, con un sorriso che
Daniele non dimenticher mai, continu: Ho sognato mamma e mi ha detto di stare tranquilla,
perch lei e pap mi accoglieranno e poi si raccomandata di dirti che devi cercare tracce del
soldato del gelso ricorda e la voce era sempre pi ansante ricorda, te lo lascio come
testamento cerca tracce del soldato del g.. e su quella g perse i sensi per sempre e
and in coma. La mattina dopo, alle 8 e 20 minuti (la stessa ora in cui era nata! fu il primo
pensiero di Daniele), Rebecca spir legata al respiratore e allapparecchio per tenerla in vita.
Daniele si trov cos disoccupato e senza sorella: le costose cure, ci spiace dirlo, divorarono il
patrimonio familiare, per cui diventava urgente per Daniele trovare un lavoro. AllIstituto di
Papirologia di Trieste non se ne parlava nemmeno, perch era troppo lontano e non poteva lasciare
la nonna da sola; inoltre il dottor Giovanardi era uscito dal giro e qualche nuovo studioso si era fatto
largo a gomitate. Alla cattedra presso il liceo aveva rinunciato e non si poteva tornare indietro.
Daniele stava per cadere nuovamente in depressione, anche se la nonna faceva di tutto per
rincuorarlo, ricordandogli che: L Signr d la tgna e l capl par quarcila 4 e che prima o poi
sarebbe arrivata una soluzione ai loro problemi.
La svolta avvenne verso fine maggio di quello stesso anno. Il paese era in subbuglio, perch per
questione di numeri e di riorganizzazione scolastica, il piccolo centro avrebbe dovuto perdere la
scuola media. Sicuramente, se Palestro avesse perse la scuola, si sarebbe andato sempre pi
caratterizzando come una sorta di paese dormitorio, da cui si fugge in cerca di opportunit e di
servizi migliori. Fra laltro, uno degli ostacoli al mantenimento della struttura era losservazione che
non vi operavano in pianta stabile insegnanti di ruolo, specialmente per materie fondanti quali
lettere e scienze matematiche.
Tuttavia Palestro non rimase con le mani in mano, specialmente ad opera del Sindaco: a quellepoca
era in carica tale Peppino Marchesi, giovane piuttosto intraprendente che si mosse con la sua
Amministrazione presso le alte sfere. Nella sua opera di convincimento e di salvataggio della scuola
pens di ricorrere al nostro Daniele, che aveva avuto modo di conoscere in diverse occasioni
pubbliche legate allAvis e di cui aveva apprezzato la personalit, oltre che la cultura. S, avete letto
bene: lAvis, a cui Daniele, nel ricordo del monito della sorella, stava dedicando non solo impegno
e costanza nelle donazioni, ma anche un ulteriore aiuto, partecipando alla vita dellAssociazione
come membro del Consiglio Direttivo.
Il Sindaco Marchesi contatt Daniele e lo invit a recarsi in Comune il sabato mattina per parlare
delloperazione salvataggio scuola, come gli disse telefonicamente.
Abbiamo bisogno di un insegnante di lettere che possa diventare di ruolo a Palestro e mantenere
una continuit e stabilit didattica, per cui ho pensato a te: te la senti, Daniele? Lo so che saresti un
po sprecato per la scuola media, visto che conosci il greco e il latino, hai il dottorato, per hai
voglia di fare questo sacrificio?.
Guarda, Peppino: non ci conosciamo da molto tempo, ma credo di poterti considerare un ottimo
amico, tanto da avere il coraggio di parlarti in camera caritatis come a un fratello e qui Daniele
fece una pausa, poich era visibilmente emozionato e il suo atteggiamento offr il destro al Sindaco
per esprimere un suo breve commento.
Ti ringrazio molto per la stima e lamicizia che ricambio di cuore, perch sei una persona che
stimo e ammiro moltissimo!.
Mah, faccio del mio meglio! Comunque non ti nascondo che ho bisogno di lavorare, per cui se
fosse anche possibile dare un aiuto a questo nostro paese che amo cos tanto, non mi tiro indietro. Io
sono abilitato nella classe di concorso A052, materie letterarie, latino e greco nei licei, per cui stavo
gi per entrare di ruolo nel liceo Parini, ma poi ho avuto quei problemi in famiglia, che tu sai.
4

Il Signore ci d la tigna, e il cappello per coprirla (N.d.A.).


9

Marchesi annu, poi disse: Ascolta; possiamo parlare con il Provveditore, tanto ci vediamo
marted; se tu mi dai il permesso, gli faccio controllare a computer la tua situazione e vediamo se
possiamo fare una sorta di conversione.
So per certo che labilitazione vale anche a ritroso per i livelli inferiori, ossia sono abilitato anche
per le classi di concorso pi basse; qui serve la A043 per le scuole medie. Per in tutti gli aspetti
burocratici non sono ferrato e non ci ho mai capito niente o forse non vi ho mai badato, sognatore
come sono.
Vedi, per questo siamo amici disse il Sindaco e aggiunse: Siamo entrambi sognatori, anche se
abbiamo fatto studi completamente diversi e io sono solo uno sfigato geometra di provincia ma
per le questioni di principio, se si pu fare il bene di Palestro, siamo pronti a percorrere anche le
strade pi difficili!.
Stai tranquillo! Sai il fatto tuo pi di me.
Comunque, se tu sei daccordo, ci riaggiorniamo marted pomeriggio e facciamo il punto della
situazione, ok?.
Si va bene,grazie! Allora ci vediamo nel tuo studio.
Ci messaggiamo, comunque.
I due si lasciarono in modo cortese, con una virile e amichevole stretta di mano, come erano abituati
a fare.
Tornato a casa, Daniele inform la nonna che comment: Stai tranquillo, bl mat5, vedrai che la
volta buona! I tuoi genitori e tua sorella di l pregano per te e ti aiutano.
Per non annoiare il lettore, che di solito ama i dettagli pi nei casi problematici che nel lieto fine,
possiamo dire che con lintervento del Provveditore e con il beneplacito del Dirigente Scolastico,
che si organizz per sottoporre il nuovo docente allanno di prova, il prof. Daniele Giovanardi fece
domanda di trasferimento del suo punteggio dalla graduatoria per i licei classici a quella per la
scuola media, accompagnandola con la dichiarazione che in futuro non avrebbe mai chiesto
passaggio di grado. Cos laspetto burocratico, invero un po aiutato, fu sistemato e per lAnno
Scolastico successivo Daniele entr di ruolo nella scuola media di Palestro, o, pi correttamente,
nellIstituto Comprensivo di Robbio, come docente nel plesso di Palestro.
Dopo diversi anni di servizio (precisamente dieci), in cui si fece notare per il suo scrupolo,
preparazione, dedizione verso i ragazzi (che espressione desueta, ormai, tanto che farebbe sorridere,
se non fosse veramente appropriata per lui!) e disponibilit, acquis la stima e la fiducia dei colleghi
e del Dirigente che decise di sceglierlo come Collaboratore Responsabile del plesso di Palestro
(leggi una sorta di vicepreside, per i non addetti ai lavori). Anche in questo caso Daniele accett pi
per spirito di servizio che per carrierismo o ambizione, pur notando che nellambiente scolastico
esistevano pi problemi che motivi di soddisfazione.
Stava cominciando il suo terzo anno da responsabile della sede di Palestro, quando arriv
neoimmessa in ruolo la professoressa Enrica Surdich e qui la nostra storia si sta avvicinando a
quanto abbiamo finora raccontato.
Enrica dapprincipio si present come uninsegnante seria, preparata e disponibile nei confronti dei
ragazzi, sempre puntuale; ebbene, con il passare del tempo, specialmente dopo il ritorno dalle
vacanze natalizie, cominci a cambiare in un aspetto tuttaltro che secondario per un docente, ossia
nella disponibilit e affabilit nei confronti dei ragazzi.
Non possiamo nascondere che la prima Enrica, come la chiamava nei suoi pensieri, aveva
affascinato non poco il nostro Daniele che era sempre (a modo suo) alla ricerca dellanima gemella,
anche se era un po bloccato dal fatto che si sentiva responsabile di sua nonna che stava
invecchiando e che, pur essendo sicuramente autosufficiente, necessitava di un po di assistenza,
vuoi almeno morale, perch le durissime difficolt della vita che lavevano in passato temprata, ora
si facevano sentire come macigni a livello psicologico. Lei stessa si rendeva conto di tenere un
atteggiamento ambivalente, dal momento che talvolta invitava il nipote a cercarsi una ragazza e a
sposarsi, perch cos faceva contenti mamma, pap e Rebecca, mentre in altri lamentava il fatto
5

Bel ragazzo, ma detto in senso affettuoso (N.d.A.).


10

di temere la solitudine e ammoniva Daniele a stare attento nel cercare una mursa, perch non ci
sono pi le donne di una volta e poi, visto che non avevano molti soldi perch ce nera sempre una
e la vita stava diventando sempre pi cara! non avrebbe potuto accontentare la sua futura sposa.
Daniele stesso si rendeva conto che, con il passare degli anni, era pi difficile pensare di adattarsi a
vivere con unaltra persona (nella sua mente riecheggiava spesso una frase che aveva sentito
pronunciare a un suo compagno di Universit: Lamore quando due libert si incontrano) e che
ci valeva anche per le dolci esponenti del sesso opposto, anche perch aveva una sua idea
particolare in fatto di donne. Se avesse trovato una coetanea disponibile, ci sarebbe stato un
problema di primaria importanza per lui: una donna superata la soglia dei quaranta, non troppo
disponibile o, se vogliamo, sorretta dalla natura, a procreare, mentre lui sognava sempre di avere
figli, tre per la precisione. Il suo senso di paternit si era espresso piuttosto tardi, verso i
trentacinque anni e si era sviluppato proprio con lo stare in mezzo ai ragazzi che, come diceva
qualche mamma dei suoi alunni tratta come se fossero suoi figli; pretende molto da loro, ma in
cambio d molto di pi!. Il problema che, durante lo scorrere della sua carriera, notava che
questa attenzione non solo non veniva apprezzata, ma talvolta era fraintesa, per non dire
disprezzata, per cui il lavoro di insegnante si stava facendo sempre pi pesante e, spesso negli ultimi
due anni, Daniele si era trovato tristemente a riflettere su ci che avrebbe potuto essere la sua
carriera lavorativa e non era stata, per non dire della sua vita, se la sorte fosse stata meno crudele
con lui ma ormai nulla di questo si poteva cambiare!
Se torniamo al suo ideale di donna, visto che si poneva la questione di trovare una ragazza che
volesse e potesse diventare madre, era opportuno cercare tra le donne pi giovani, ma non troppo,
perch non poteva lui ormai quarantenne mettersi con una persona molto pi giovane di lui:
insomma, un bel problema, per chi, come lui, era molto scrupoloso, serio e timido. Gi! Tre
aggettivi che non vanno daccordo con il tipo del seduttore; se poi aggiungiamo che lamore una
straordinaria alchimia di occasioni, incontri, innamoramenti simultanei, povero Daniele, non
vorremmo essere nei suoi panni!
Eppure allarrivo di Enrica, sembrava che il suo ideale femminile avesse avuto unipostasi nel reale,
per rubare unimmagine a Platone e ai suoi seguaci: era carina, gentile, colta, sapeva il francese
(una lingua che Daniele adorava, a parte la sua intoccabile triade, italiano, latino e greco, e il cui
suono, sulle labbra di Enrica, era pura seduzione), era abbastanza giovane per avere figli, ma non
cera un fortissimo divario di et fra i due, anche se una certa differenza esisteva, per si limitava
sotto la soglia -10, come diceva Daniele, quando si intratteneva con le colleghe e i colleghi a
scherzare sul suo stato che aveva definito di singletudine.
Ma riavviciniamoci a noi: abbiamo gi accennato alla singolare metamorfosi che aveva subto
Enrica al ritorno dalle vacanze natalizie. Daniele, in un primo tempo, non aveva osato dire nulla, in
quanto aveva attribuito il suo atteggiamento, che riteneva momentaneo, allo stress di chiusura del I
Quadrimestre, specie in un anno delicato come quello di prova. In pi Enrica si sobbarcava un
lungo viaggio fin da Voghera e, per arrivare puntualissima per la prima ora che aveva quattro giorni
su sei, faceva delle levatacce indicibili; a ci si aggiunga che quel gennaio nevic molte volte e
copiosamente ed Enrica giunse solo una volta alle 8:05, perch aveva incontrato un incidente per
strada. Ma venne febbraio: il Quadrimestre era terminato, il tempo era meno foriero di difficolt
negli spostamenti, ma la dolce prof. Surdich era diventata la terribile e stra prof di francese. I
rapporti amichevoli che si erano instaurati tra settembre e dicembre dellanno precedente si erano
infranti: Enrica vedeva ormai Daniele solo come il prof. Giovanardi, responsabile di plesso e
coordinatore della 3a, un collega con cui avere solo rapporti professionali e per cui provare
diffidenza, in quanto longa manus del Dirigente Scolastico.
Ecco, finalmente possiamo rimprendere il prof. Giovanardi, laddove labbiamo lasciato: sedeva
pensieroso in cattedra nella sua adorata prima, mentre stava organizzando le verifiche e, dopo la
telefonata del Dirigente, sapeva che per lindomani avrebbe avuto il compito spiacevole di parlare
con Enrica, che ormai stava diventando solo la collega Surdich che gli stava dando problemi.
Daniele non dorm tutta la notte, pensando e ripensando allincontro del giorno successivo; alla fine,
11

dopo varie considerazioni, riusc ad addormentarsi verso le cinque del mattino e, per fortuna, quel
giorno aveva solo due ore, dalle 8 alle 10, dopo le quali avrebbe dovuto chiamare Enrica da lui.
Aveva trovato, a parere suo, il modo migliore di affrontare la situazione e, almeno a livello teorico,
ne era rimasto soddisfatto: prima si sarebbe comportato in modo amichevolmente istituzionale, per
cui le avrebbe cortesemente parlato come collega e responsabile del plesso, delegato dal Dirigente,
ma poi, a costo di farsi insultare, avrebbe insistito fino alla nausea (tanto sono noioso e lo so!) per
cercare di capire le ragioni del suo malessere e rassicurarla che avrebbe cercato, se possibile e se lei
glielo avesse permesso, di aiutarla o, almeno, di sostenerla. Forte della bont di tale decisione, riusc
a prendere sonno.
Nonostante la notte pressoch insonne, si alz piuttosto presto, fece colazione in compagnia della
nonna, si assicur che prendesse tutte le medicine del caso, le prepar quelle della mattinata e si
rec a scuola a piedi. Arriv alle 7.35, come suo solito, e cos trov Enrica, seduta al solito posto
nellaula insegnanti, che leggeva in originale Les fleurs du mal di Baudelaire; cos pot scambiare
qualche parola con lei, visto che non cera ancora nessun collega.
Scusa, Enrica, se ti disturbo nella tua lettura, ma vorrei dirti una cosa.
Mi posso rifiutare, vice?.
Non essere cos aspra, Enrica! Non eri cos allinizio dellanno! Volevo solo dirti.
Senti, Giovanardi, se son cambiata sono cazzi miei, capito? Oh, poverino, ti ho scandalizzato,
collega, con il mio eloquio? Vuoi correre subito dal Dirigente a dirglielo? lo aggred Enrica.
Indubbiamente Daniele era turbato e, pur non potendo guardarsi in uno specchio, si rese conto di
essere leggermente arrossito, grazie al calore che sentiva scorrere sulle sue guance, ma si riprese
quasi subito e riusc a dire: Se mi hai visto arrossire, non certo perch mi sono scandalizzato,
Enrica, anche se non amo le parolacce! Piuttosto mi fa veramente specie sentire pronunciare da una
ragazza carina, fine, intelligente e colta come te delle simili parole, ma ancora di pi -anche se
potrai non crederci- mi addolora veramente notare che tu hai qualcosa che non va, che ti fa stare
male e per tutta risposta ti stai svilendo, vendendoti come qualcuno o qualcosa che non sei!.
Dovevi fare il prete, visto che ti riescono bene le prediche! E poi che ne sai di cosa provano gli
altri? Che ne sai, tu che vivi contento nel tuo paese, che sei contento di ci che fai, che felicemente
te ne esci di casa e sei subito a scuola? Lasciami stare, per favore! ma le sue ultime parole erano
state pronunciate con un tono poco convinto, o, almeno a Daniele parve che fossero da leggere, per
paradosso, come una seria richiesta di aiuto.
Ascolta, Enrica .
E la finisci di chiarmarmi per nome, collega? Non voglio confidenza! inve Enrica.
Come vuoi, se ti pu servire per farti stare meglio! Per, ricorda che anche io ho dei doveri. Prima
di uscire da scuola ed andare dal Dirigente per il tuo colloquio, passa prima da me; ti preciso che
una disposizione del Dirigente. Quindi, entrambi finiamo alle 10, oggi; appena ci hanno dato il
cambio, ti aspetto in Presidenza. Comunque questa solo una motivazione per parlarti, laltra,
ma Daniele venne interrotto dallarrivo di altri colleghi. Per cui salut Enrica, ma fece in tempo a
dirle con un sorriso: Ricorda, nella vita ho imparato che spesso le cose non sono come sembrano;
riflettici!.
A questa frase Enrica rimase muta, vuoi perch ormai erano circondati dai colleghi, il cui
chiacchiericcio prima dellinizio delle lezioni aveva comunque reso inintelleggibili le parole di
Giovanardi agli altri, vuoi perch il tono e il contenuto dellultimo ammonimento avevano colpito
in profondit Enrica.
Quella mattina Enrica aveva lezione la prima ora nella classe prima e la seconda in terza, le due
classi che condivideva con Daniele.
I ragazzi di prima erano gi agitatissimi, poich la prof aveva minacciato che nel mese di maggio
avrebbe fatto interrogazioni e verifiche a sorpresa e a raffica e cos, purtroppo per loro, fece!
Non salut neppure appena mise piede in classe, ma si limit a pronunciare la famigerata frase che
ciascuno di noi ricorda con terrore, perch almeno una volta nella propria vita scolastica ha
rappresentato un momento di tensione particolare:Separate i banchi!.
12

Giorgia, la ragazza che abbiamo gi visto in azione, cerc di dire: Ma, prof, oggi abbiamo gi una
verifica di scienze con la prof Fraccaroli, qualcuno di noi deve essere anche interrogato di inglese
non ci pu graziare, per favore? Magari chiede se c qualche volontario e poi se non se ne trovano,
spiega, poi la verifica la facciamo la prossima settimana.
Questa non me laspettavo da te, Giorgia! Cos insolente e impertinente! Come ti permetti di dirmi
che cosa devo fare? Te lha insegnato quel mollaccione del tuo prof di lettere a cui basta fare gli
occhi dolci e lui ecco vi toglie le verifiche. Intanto, separate i banchi, poi tu, cara la mia Bianchi,
mi porti il diario. Esperienza nuova, eh, cara la mia secchiona?.
Intanto mancava allappello Simona Barbero, ritardataria cronica e ci non sfugg alla Surdich,
anche se non ne fece parola.
Quando tutti i ragazzi furono pronti per la verifica, la professoressa Surdich sentenzi: Ebbene,
cari ragazzi, ora aspettate pure la mia distribuzione delle verifiche, finch non arriva Barbero!.
Giorgia stava per aprire bocca, ma ricevette una gomitata dalla sua compagna, nonch grande amica
Federica Rizzo, che le disse: Ti sei gi beccata una nota, Giorgia! Lascia parlare me!.
Cos te la becchi tu, Fede! ribatt Giorgia.
Ma Federica era un bel tipino, per cui non ascolt le parole dellamica e alz la mano.
Cosa c, Rizzo? Vuoi dire anche tu qualcosa? furono le parole di commento della Surdich.
Volevo solo fare unosservazione, signorina professoressa! Mi permetta di ricordarle che
rischieremmo di perdere molto tempo nellattesa di Simona, s della Barbero, perch arriva di solito
con quindici minuti di ritardo e noi abbiamo solo unora ma le parole di Federica vennero
troncate da uno sguardo di fuoco della Surdich.
Cara mademoiselle, ricrdati: come quando ci si sposa nella buona e nella cattiva sorte e qui, tra
compagni, vale la stessa cosa; per cui aspettate Barbero per condividere con lei la sorte della
verifica e qui segu una delle risate mefistofeliche della Surdich, che i ragazzi purtroppo avevano
imparato a conoscere troppo bene!
Quella mattina Simona arriv alle 8 e 25: quando entr in aula e vide i suoi compagni schierati cos
e pronti per la verifica quasi le venne un colpo.
Alla buonora, mademoiselle Simone; ora possiamo dare inizio alle danze.
La Surdich distribu una prova molto complessa, per il cui normale svolgimento sarebbero state
necessarie due ore: vi lascio immaginare le facce e i commenti (s, vere e proprie parolacce!) dei
ragazzi.
Dopo essersi divertita cos con la prima, decise di fare altrettanto con la terza.
Diede il cambio a Daniele, degnandolo soltanto di uno sprezzante ciao; anche qui avremmo
potuto assistere allo stesso rituale: entr in classe senza salutare, ma pronunci la fatidica frase:
Separate i banchi!.
Con ragazzi pi grandi le reazioni furono peggiori, anche in considerazione del fatto che a loro non
aveva neppure lontanamente accennato allipotesi di somministrare verifiche a sorpresa, erano
reduci da unintensissima lezione di Giovanardi e, fatto peggiore, tra le fila degli alunni cerano
pluriripetenti.
Per cui allannuncio della verifica, ci prov con garba il ragazzo pi intelligente, educato e
portatissimo per le lingue, tale Lorenzo Tonini che disse: Professoressa, ci potrebbe graziare solo
per oggi? Abbiamo gi una verifica di scienze e unaltra di geometria con equazioni con la
professoressa Fraccaroli, rischieremmo di consegnare delle verifiche orripilanti e di farle trascorrere
un pessimo fine settimana, ma mentre Lorenzo cercava di utilizzare le armi della diplomazia
Luigi Mainardi, detto Gigi il Bullo (ed tutto un programma!) se ne usciva, con voce non troppo
bassa: Ma che vuoi che gliene freghi del fine settimana, visto che non c un cane che la vuole,
anzi perch si calmasse bisognerebbe trovargli uno che se la sc , ma una pronta gomitata di
Benedetta Luciani tronc il non nobile verbo del compagno.
Per, ormai era troppo tardi: la Surdich sent tutto e non ci sarebbe voluto un genio per completare
la voce dal sen fuggita di Mainardi che venne spedito immediatamente da Giovanardi.
S, ovvio, il nostro Daniele, in quanto responsabile del plesso aveva lonore di accogliere tutti i
13

ragazzi (e ragazze, non credete, a modo loro sono pi pestifere dei maschi!) che creavano difficolt
e che, nei casi peggiori, venivano allontanati dalla classe.
Tocc al buon Bruno (s, ricordate bene, il bidello) accompagnare Mainardi dal prof. Giovanardi.
Daniele, intanto, stava cercando di calmare le acque in prima, dove i ragazzi era inferociti
(giustamente? Ai lettori lardua sentenza!) per la verifica e il modo in cui lavevano svolta.
Non ci pu trattare cos dissero tra le lacrime Federica e Giorgia.
Tratta male proprio tutti, anche Federica e Giorgia; ma cosa devo fare? stava pensando Daniele,
ignorando che il peggio lo stava attendendo dietro la porta.
Sent bussare, disse Avanti! e si trov di fronte Bruno e Mainardi.
Professore, la Surdich lha buttato fuori dallaula e lha mandato da lei.
S, Bruno, ho capito: la professoressa Surdich lha buttato fuori ci tenne a precisare Daniele, poi
continu: Vieni con me Luigi e tu, Bruno, per favore, controlla i ragazzi e voi cercate di non fare
troppo caos.
Per mantenere la discrezione, Daniele port il ragazzo con s in Presidenza e cos gli pot parlare
con calma.
Mainardi gli raccont laccaduto e, quando giunse verso la fatidica parola, fece una premessa: Ora
gliela racconto tutta prof, per mi promette che non si arrabbia dopo?.
Gi questa precisazione mi inquieta, Luigi, comunque far il possibile, basta che mi dici tutto!.
Gigi il Bullo fin il suo resoconto e nel finale il nostro povero Daniele trasal.
Ma, prof, mi aveva detto che non si arrabbiava!.
Ma, porcaccia di quella miseria, per non dire di peggio, Luigi, ma che diavolo stai combinando!
Lo vedi o no che quasi tutti e, diciamocela tutta, specialmente io, stiamo facendo i salti mortali per
mandarti fuori di qui? Hai quasi diciassette anni! Ma vuoi prendere la licenza media per anzianit!
Ma ci si pu comportare in questo modo? Rischi la sospensione! Proprio negli ultimi mesi di terza!
Vuoi non essere ammesso agli esami per un cinque di condotta? E poi, anche se tu non sei il
massimo delleducazione, si possono dire queste cose a una donna? Ma tu che ne sai?.
Be, prof, modestamente ci locchio lungo e la Surdich insoddisfatta sessualmente.
Guarda, fingo di non aver sentito niente, Luigi, ma promettimi di non fare altri ragionamenti di
questo genere, perch davvero rischi di non essere ammesso allesame! Che ti piaccia o meno, la
professoressa Surdich una tua insegnante e tu devi rispettarla! Va bene?.
S, prof, ma come ci ha insegnato lei, il rispetto deve essere reciproco! ribatt Mainardi.
Allora non dormi sempre quando parlo! Che soddisfazione! Bravo, Luigi!.
Grazie, prof, per io mi impegno, ma ci pensi anche lei a difenderci: ha trattato male anche altri,
Lorenzo, per esempio.
Va bene, ci penser ah, Luigi, ricordati che luned hai detto che ti fai interrogare sulla seconda
guerra mondiale, per recuperare! Mi raccomando!.
S, prof, glielho promesso e Gigi il Bullo mantiene le sue promesse!.
Preferirei che le mantenesse Luigi Mainardi, non trovi?.
S, vero, prof, ci ragione anche lei!.
Vai, per favore, e almeno allesame, se riusciamo a portarti, non dire ci, ci, ma ho, ha.
Daniele ritorn in classe e cerc di calmare gli animi dei ragazzi: Sentite, per favore, abbiamo
meno di mezzora e non voglio troncare le vostre discussioni, perch sarei sciocco, visto che vi ho
sempre invitato a parlare con me se ci sono problemi e a fidarvi del vostro prof, per abbiamo poco
tempo. Ne parliamo luned, quando abbiamo tre ore, anche perch oggi voglio finire il ripasso di
epica sullEneide, che sar largomento della verifica di marted prossimo.
Ma perch, prof, marted la verifica sullEneide? Non lavevo mica capito! disse Simone
Tirano.
Con il suo normale tono bonario, quando le circostanze glielo permettevano, Daniele rispose: Va
bene, come volevasi dimostrare, siamo tornati alla normalit! Come al solito, Simone non ha
capito niente! e tutti, compreso Simone, si misero a ridere, specialmente nellultima fila Fabrizio
Rosso.
14

Dopo lepisodio di Mainardi, il colloquio con la Surdich si rivelava molto problematico.


Non si comporter cos anche per ritorsione nei miei confronti? Eppure io non le ho fatto niente!
Mah, luniverso femminile per me rimane un mistero! Questa ragazza cos enigmatica che ci
potrei scrivere un romanzo; in fondo aveva ragione la mia Rebby: un po ho la vocazione dello
scrittore, ma non mi sono mai applicato. Chiss, nel futuro! Mai dire mai!.
Questi furono i pensieri di Daniele, mentre stava aspettando che Enrica lo raggiungesse nello studio
della Presidenza. Evidentemente stava finendo la verifica nella sua terza e visto che le doveva dare
il cambio quel bel tipino della Fraccaroli, forse si erano fermate a parlare. Nellattesa non pot
evitare di ritornare indietro con la memoria, non senza una vena di nostalgia, ai tempi in cui la
Scuola Media di Palestro era indipendente, quando lui era studente e la Felice Ressico aveva la
sua Presidenza; ai tempi non si pensava n a verticalizzazioni, n a comprensivi, n a denominare
tutti, Direttori Didattici, Presidi delle Medie e delle Superiori con il pomposo e manageriale epiteto
di Dirigente Scolastico! A Palestro cera come Preside la professoressa Vita Span, che incuteva
un timore reverenziale e, anche se era una donna, portava lei i pantaloni nella scuola. Tuttavia,
quello era solo il passato, anni lontani che precedevano la sua iscrizione al Liceo Classico quando
la famiglia era felice e cerano tutti.
Daniele si asciug una lacrima che sgorgava dallocchio destro e il suo pensiero and alle parole di
mamma Nicoletta: La destra, la parte del cuore, diciamo noi a Palestro! e la lacrima, calda e
salata, scivol quasi furtivamente anche dallocchio sinistro.
Mentre si stava asciugando le lacrime, irruppe, senza bussare, Enrica e francamente chiunque fosse
stato l presente sarebbe stato costretto ad ammettere che la scena del collega che si tergeva le
lacrime laveva colpita no, non il termine pi adatto a rendere il sentimento che prov; forse
meglio dire che sgretol la maschera di durezza che aveva ricoperto e soffocato il suo dolce viso.
Certo! Chi avesse visto Enrica Surdich in quel momento, avrebbe riconosciuto la ragazza sorridente
e carina che, sprizzante entusiasmo da tutti i pori, aveva varcato la soglia della scuola il 1
settembre per prendere ufficialmente servizio. Gli occhi erano tornati luminosi e le rughe attorno al
contorno degli occhi si erano quasi miracolosamente stese e dissipate.
Se devo tornare in un altro momento, Daniele, dimmelo e non farti problemi ruppe il silenzio
Enrica, meravigliandosi essa stessa del tono dolce con cui stava parlando, ma soprattutto dal fatto
che, quasi involontariamente, aveva chiamato il collega per nome, come non faceva ormai pi dal
ritorno dalle vacanze di Natale.
No, no, Enrica, vieni pure. Ti avevo detto io di venire, perch ti devo parlare e come se niente
fosse successo invit la collega a sedersi di fronte a lui.
Non ti posso nascondere che il nostro Dirigente, pur riconoscendo le tue capacit e la tua cultura,
un po seccato nei tuoi confronti, perch, a causa del tuo comportamento in classe con i ragazzi,
riceve a Robbio molte lamentele sia scritte, sia verbali da parte dei genitori delle tue classi. Tu
stessa ricordi che ieri entrato in classe e ti ha sentito mentre pronunciavi una parolaccia
allindirizzo dei ragazzi. Questo non da te e quindi, ma Daniele non fece in tempo a finire la
frase, poich Enrica si era drizzata in piedi come se fosse stata morsa da una tarantola e inve contro
il collega.
Che cosa ne vuoi sapere tu di me? Te lho gi detto stamattina! Voi uomini credete di capire tutto
e di comandare il mondo e noi! Sei come il Dirigente! Non apprezzi il fatto che io mi sia rotta il
culo qui dentro! E poi, per ricompensa, mi devo sentir dire da un cazzone qualunque che devo
trovarmi qualcuno che mi sco: Enrica si morse la lingua. Stava osservando il volto di Daniele e
cap per la prima volta che stava esagerando e che veramente non controllava pi i suoi atti e le sue
parole, perch vide rispecchiato negli occhi di Daniele non un sentimento di ira, o di
disapprovazione, bens di sincera preoccupazione e di profonda tristezza per la sua sorte.
Riprese fiato, si ricompose, perch cap di essere lasciata andare non solo nel parlare, ma anche
nellatteggiamento e nel modo di muoversi: si sistem il decollete, abbass un po la gonna che
nella foga si era alzata pi di quanto fosse decoroso e finalmente si sent a suo agio.
Cos pot riprendere a parlare: S, hai ragione, Daniele! Ti sembrer strano, ma faccio fatica io
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stessa a riconoscermi e a riconoscere le mie azioni e il mio modo di parlare, ma .


Ma disse di rimbalzo Daniele.
Ma non sono affari scolastici, Daniele gli rispose con tono dolce, ma deciso.
Senti, Enrica disse Daniele e, nel rivolgerle con tono carezzevole queste parole, le prese la mano
con caloroso affetto, si meravigli del suo gesto che la sua naturale ritrosia gli avrebbe normalmente
impedito e riprese a parlare: Ricrdati che puoi parlare con me, come a un amico, sebbene non di
lunga data, dopo aver fatto la chiacchierata con il collega che si dovuto prendere la briga di essere
responsabile della scuola di Palestro. Te lho detto anche prima: spesso le cose non sono come
sembrano di primo acchito! Bisogna guardare con profondit, senza farsi abbagliare dalle
apparenze. Prima affrontiamo la situazione scolastica, poi mi offro disponibile sul piano privato.
Enrica lo blocc: Senti, ho molto apprezzato quello che stai facendo sono lusingata della tua
sincera amicizia e devo confessarti che ultimamente ti ho giudicato male; poco fa, quando ti ho
visto asciugare le lacrime mi sono intenerita s, intenerita, ma, scusami, non sono abituata a
lasciarmi andare sul piano privato con chi non conosco bene. Mi puoi capire, vero? e, dopo che
Daniele ebbe lievemente annuito, precis: Specialmente se ho davanti un maschietto e aggiunse a
voce bassa, tanto che Daniele non riusc a sentirla: un affascinante maschietto.
Allora, Enrica, prima discutiamo un attimo di ci che successo stamattina nella nostra terza.
Quel Mainardi di una volgarit inesprimibile e anche molto prepotente! Non mi faccio mettere i
piedi in testa da lui.
Senti, in fondo non un cattivo ragazzo! Abbiamo deciso di dargli una mano per prendersi questa
benedetta licenza e cos almeno se ne va fuori da qui. E poi, in fondo, anche lui, come gli altri
ragazzi, stava esprimendo un disagio nei confronti.
Nei miei confronti, carino! cos che sostieni una collega? Ma da che parte stai, professor
Giovanardi!?Sto solo perdendo tempo con te! Che stupida, stupida! Anche stavolta il mio errore
stato crederti diverso dagli altri. Anche tu volevi solo lisciarmi e poi fregarmi! Ma non mi lascer
spezzare il cuore da te. Ora lasciami andare dal Dirigente mi stai soltanto trattenendo e rischio di
arrivare tardi! Ca non riesco neppure pi a sfogarmi con le parolacce mi hai rovinato anche in
questo, stramaledetto Giovardi! Io devo affrontare un bel viaggio fino a Voghera, mica come il
signorino qui sputasentenze che se ne viene a scuola bel bello a piedi! E lasciami andare questa
mano!.
Solo allora entrambi si resero conto che si tenevano ancora per mano.
Daniele cap che non poteva fare pi niente: Enrica era ridiventata unirragionevole furia e non
cera pi nulla che potesse fermarla.
Dopo aver dato uno strattone al collega, se ne usc nel pi classico dei modi, sbattendo la porta.
Daniele dovette riprendersi dalla reazione spropositata della collega: S, qualcosa non va! Ha
reagito in maniera spropositata e, oserei dire, quasi .schizofrenica! Gi, questo il termine che
definisce meglio la situazione che ho vissuto in questi lunghi momenti. Un attimo prima era la dolce
e sensibile Enrica che ho conosciuto a settembre, mentre poi improvvisamente ha incominciato a
insultarmi e a reagire in modo inconsulto, vomitandomi addosso una caterva di improperi e di
cattiverie. No, non posso rimanere con le mani in mano: devo seguirla dal Dirigente; se va da lui in
quello stato, ne verr fuori un putiferio!Le voglio troppo bene per lasciarla andare cos alla deriva,
senza provare a fare qualcosa!.
Certo, avete proprio capito bene, miei cari lettori! Finalmente Daniele Giovanardi aveva confessato
a se stesso, seppure durante una fuggevole e concitata riflessione, che voleva bene a Enrica Surdich
e, forte di tale consapevolezza, da quel poco che conosciamo di lui potremmo scommettere che si
impegner con tutte le sue forze affinch la persona a cui tiene possa trarre beneficio: era un
inguaribile e romantico altruista! Eppure stavolta la sua impresa sar tuttaltro che facile: ve lo
possiamo tranquillamente anticipare.
Daniele vide dalla finesta che Enrica era salita di corsa e visibilmente alterata sulla sua Panda
bianca, che aveva fatto sgommare nelluscita dal cortile della scuola, e decise di uscire e di seguirla
fino dal Dirigente.
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Anzi, entrer con lei, se il Dirigente me lo consentir! Me ne strafrego se Enrica non vuole! Non
lascer che si comporti da incosciente senza muovere un dito! Testona di una testona!.
Lutilitaria bianca sfrecciava a folle velocit verso Robbio, direzione viale Gramsci dove il
Dirigente stava attendendo la sua occupante fortemente seccato.
Daniele faceva fatica a star dietro allauto in corsa.
Ma che diavolo sta facendo? pazza a correre cos? La sua auto piuttosto vecchia e se prosegue
cos rischia di far fondere la testata del motore! Se non succede, c il rischio che vada a rompersi
losso del collo.
La Fiat di Enrica parcheggi fuori dal cortile della scuola, di fronte alla cancellata, nei pressi della
sede dellAvis e Daniele trov un posto proprio accanto alla sua.
Se non ti allontani subito e ritorni nella tua stramaledettissima Palestro ti prendo a borsate e
sappi che posso picchiare forte, chri! lo aggred Enrica appena scesa dallauto e gi brandiva la
sua borsetta.
Tanto non ho niente da perdere Giovanardi, una borsetta da mercato, non una Louis Vuitton! Per
cui posso sacrificarla sul tuo grugno!.
Datti una calmata, Enrica, per favore! Ti rendi conto che stai per avere un colloquio con il tuo
Dirigente Scolastico proprio durante lanno di prova? Ritorna in te, ritorna in te, per favore! e
quasi senza rendersene conto stavolta accompagn le sue parole con uno strattone: s, proprio lui
cos delicato e gentile in ogni occasione, anche quando le donne lo avevano fatto soffrire parecchio,
si era sempre mantenuto calmo e mai lo aveva lontanamente sfiorato il pensiero di provare solo a
muovere le mani, non ad afferrare qualcuno; ma stavolta era tutto diverso! Non sapeva come e
perch, ma non era come le altre volte, cera qualcosa di particolare, di irrazionalmente, ma
profondamente particolare che lo costringeva a comportarsi in modo differente dal solito.
Enrica era confusa: si sentiva strattonare da entrambe le braccia da un uomo che conosceva da poco
tempo e con cui ormai negli ultimi mesi aveva scambiato pochissime parole, solo lo stretto
necessario che i rapporti professionali richiedeva, ma ora sentire le sue mani che la afferravano le
procurava una strana sensazione. Non coglieva in quellatto laspetto della forza bruta di un uomo
robusto che la teneva stretta, ma le passava attraverso lepidermide il calore di un affetto (non osava
neppure chiamarlo amore, ma quello era il vero sentimento!) tenero e puro, che le trasmetteva un
po di serenit.
Non so che cosa mi sta prendendo, prof. Giovanardi e, dopo un attimo di esitazione, prosegu:
non lo so, Daniele, mi sembra che il mondo stia crollando intorno a me mi sento cos strana e
guarda, ora mi verrebbe voglia di schiaffeggiarti per come mi stai tenendo con forza, ma non lo
faccio sento altro ma non lo so. Lasciami, ora, per cortesia! Mi sento strana e vulnerabile
e non voglio sentire altro.
Scusami tu, non mia abitudine comportarmi cos seppe rispondere solo in questo modo
Daniele, mentre le toglieva velocemente le mani strette attorno ai polsi.
Lo so e non chiedermi il perch disse con un soffio di voce Enrica e poi aggiunse: Devo andare
dal Dirigente sei venuto fino a qui per accompagnarmi, vero?.
Daniele annu con il capo: avevo capito che in quellistante ogni parola sarebbe risultata inutile e
inopportuna.
Salirono la scala che portava al piano della segreteria e dellufficio di dirigenza e trovarono il
Dirigente ritto in piedi.
Ah, siete in due, professori? furono le sue parole di accoglienza.
S, ci sono anchio e Daniele guard il Dirigente, volgendo lo sguardo anche alle segretarie l
presenti, come per comunicargli: Parliamone in privato! Qui c gi troppa gente che ascolta!.
Il Dirigente cap il senso del messaggio implicito nello sguardo di Daniele e non fece storie; senza
perdere ulteriore tempo invit i due docenti ad accomodarsi nel suo studio.
Dopo aver chiuso la porta dietro di s, il Dirigente cominci a parlare: Probabilmente,
professoressa Surdich, il responsabile di plesso qui presente, nonch suo collega, il prof.
Giovanardi, credo che le abbia gi brevemente illustrato il motivo della mia comunicazione urgente,
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anche se penso altres che lei ne sia consapevole anche alla luce dellepisodio increscioso di ieri.
Comunque, a ogni buon conto, professoressa, mi stanno giungendo allorecchio troppe lamentele
sul suo comportamento in classe. Mi spiegher meglio: di certo nessuno mette in dubbio la sua
preparazione, n il lavoro svolto in classe, che di qualit, n la sua puntualit o presenza, n la sua
capacit di mantenere la disciplina anzi! Ecco, questo il punto professoressa! Un bravo docente,
nella migliore delle ipotesi e se si trova in uno stato di grazia suo personale e degli alunni o di
alcuni alunni, riesce a far amare la materia che insegna. Tuttavia, con le ultime generazioni e con i
tempi che corrono capisco che ormai si tratti di unutopia, di un pio ideale, ma, professoressa, mi
perdoni, esistono le vie di mezzo! e sullultima frase la voce flautata del Dirigente si incanal
verso timbri pi profondi e tetri.
Capisco, signor Dirigente, anche stamattina, forse ma qui il suo intervento fu interrotto da una
gomitata che prontamente Daniele diede al fianco di Enrica e, altrettanto prontamente, prese la
parola.
S, vero, Luigi, ne abbiamo parlato anche stamattina e la professoressa mi ha detto che in questo
periodo si fatta sentire un po di stanchezza sai, il peso della responsabilit dellanno di prova,
lo stress del viaggio insomma tutti fattori che oggettivamente lhanno resa un po nervosa; per
lho rassicurata che da parte nostra, e mi sono permesso di parlare anche a nome tuo, c la massima
disponibilit a venirle incontro e a sostenerla, pur ovviamente nel rispetto della centralit dei nostri
alunni. Spero di non aver travisato il concento fondamentale che volevi trasmettere alla collega.
Il prof. Giovardi ha espresso perfettamente ci che volevo comunicarle, professoressa si affrett a
dire il Dirigente, anche se non sapremo mai fino in fondo quanto fu sincero nellesprimere tale
commento.
Comunque riprese il Dirigente, mi raccomando, professoressa, il rigore e la disciplina in classe
vanno mantenuti, ma presti un occhio di riguardo anche al rapporto con i ragazzi; non vorrei pi
trovarmi con orde di genitori inferociti che mi chiedono spiegazioni o, peggio, un mio intervento.
Far pesare nel mio giudizio sulla sua idoneit al servizio gli aspetti di puntualit e di presenza, ma
gradirei che non fosse pi necessario il mio intervento iln classe, professoressa; e poi, sia cortese, e
usi un linguaggio pi consono allambiente scolastico. Lei uneducatrice, e di questo non deve
mai dimentricarsi. A Palestro vigiler su di lei il prof. Giovanardi, che persona che stimo molto e
che sapr consigliarla al meglio. Forse tra voi giovani potete intendervi meglio.
Nel pronunciare le ultime parole il Dirigente alz lo sguardo in modo apparentemente distratto, ma
in realt osserv lorologio appeso di fronte a lui e si rese conto che si erano fatte le undici e un
quarto.
Credo che si sia fatto abbastanza tardi per lei, professoressa Surdich e, visto che la separa
unorettta di viaggio dalla sua dimora, la congedo. Domani laspetto qui da noi, come sempre il
sabato, e ci augureremo buona domenica, visto che lei ha lultima ora.
Il Dirigente si alz dalla sua poltrona e con tale gesto fece capire inequivocabilmente che il
colloquio era finito e che congedava sia lei, sia Giovanardi.
Noi ci sentiremo luned, perch domani il mio giorno libero, come tutti a Palestro cominci a
dire Daniele.
e a Confienza complet Enrica non senza rammarico, quasi a lasciar intuire il fatto che il suo
orario era stato poco indulgente verso le sue esigenze personalidi una persona che viaggia e viene
da lontano; ma, lo si sa, gli ultimi arrivati devono adattarsi e fare la gavetta.
Buon pomeriggio, Dirigente, e a domani furono le ultime parole di congedo della Surdich.
Enrica e Daniele scesero la scala di ferro che avevano percorso circa mezzora prima con ben altro
spirito, perch entrambi erano molto preoccupati per questo colloquio; alla fine lintervento di
Daniele e, forse, il desiderio del Dirigente di non creare tensioni con un docente, fatto sempre
quanto mai sgradevole, aveva reso tutto apparentemente pi facile.
Tuttavia, se sul volto di Enrica si sarebbe potuto leggere un discreto senso di sollievo, negli occhi
verdi e profondi di Daniele si rifletteva un disagio e unansia serie e profonde: infatti, non poteva
essere sereno, ora che era certo che la sua collega Enrica aveva un problema che mascherava con
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tutte le stranezze dimostrate negli ultimi mesi.


Fandonie buone solo per tenere tranquillo il Dirigente: lo stress del viaggio e dellanno di prova
mah, che cosa hai e cosa nascondi dietro i tuoi profondi occhi verdi, nascosti dalle lenti spesse,
tesoro e immerso nei suoi pensieri Daniele si trov a fissare profondamente negli occhi la sua
Enrica. S, sua, perch la sentiva tale, anche se gli eventi e lei stessa parevano congiurare contro
di loro e la loro felicit. Ma per prendere a prestito limmagine di nonna Margherita, forse era
giunto il momento in cui il Signore stava per regalare a Daniele il cappello che doveva coprire e
porre sollievo alle tigne degli ultimi anni.
Che cosa c? Non mi guardare in questo modo, Giovanardi Daniele, scusa, pi bello
chiamarti cos per nome, come si fa con gli amici, perch oggi sei stato tale per me mi hai difesa,
per Daniele, scusa, mi stai ascoltando, non mi guardare in questo modo non sono abituata,
perch nessun uomo mi ha mai guardato cos e mi metti in imbarazzo mi fai arrossire! Di, per
favore.
Scusami, stavo viaggiando, sperso nei miei pensieri! Scusami, chiss che cosa penserai di me.
Che sei una persona speciale e che merita tanto amore, per, ma le sue parole vennero
interrotte dallo squillo di un cellulare.
Tranquillo, il mio, Daniele, un bel Nokia 3310, un pezzo da museo, che evito di fare vedere ai
nostri alunni, per evitare risolini e commenti vari ma, aspetta che rispondo. S, pap, scusami se
non mi sono fatta sentire! Mi ero dimenticata di dirti che ero convocata dal Preside. S, hai ragione,
dovevo finire alle 10, ma poi avevo appuntamento Calmo, calmo, pap, devo ancora partire da
Robbio s, vero, lasciami parlare, s oggi sono a Palestro, o meglio, ero a Palestro, ma il
Preside mi aveva chiamato a Robbio, dove ha la presidenzama no, non successo niente ma ti
pare che abbia combinato qualcosa, solo che lanno di prova s, giusto, hai capito bene e ti
ricordi che devo fare la relazione e il colloquio finale; ci sei, pap? Ecco: s, bravo il colloquio e
la relazione; mi aveva chiamato per mettersi daccordo sulle modalit e si fatto tardi. Comunque,
unoretta di viaggio e torno a casa. Bacioni e a pi tardi!.
Scusami, ma ora ti devo proprio lasciare, perch ho ancora unora di strada sai, Voghera non
dietro langolo e sono gi maledettamente in ritardo caspita, sono quasi le undici e mezza!
disse, osservando lorologio del suo cellulare.
Daniele voleva dirle tante, troppe cose, ma non cera il tempo e non era il momento giusto.
Ma luomo propone e Dio dispone, si diceva una volta e Daniele dovette ricredersi sulle sue
riflessioni: non era il momento opportuno (il kairs, come diceva scherzando con il collega
Giancarlo, nel tentativo di far riaffiorare i suoi lontani e ormai scialbi ricordi di greco antico), ma
forse ebbe in sorte pi tempo di quello che Enrica e lui stesso avrebbero mai potuto immaginare.
Enrica sal in auto, chiuse lo sportello, si allacci la cintura e gir la chiave s, gir la chiave, ma
la sua Panda non diede cenni di vita.
Di, Pandina mia, non mi tradire, chri, si vous plait, accenditi e con tali inviti pronunciati con
voce suadente e carezzevole, gir fiduciosa la chiave, ma la Pandina sua non tanto chri non volle
partire.
A questo punto, Enrica usc dallauto come una furia e prese a borsettate il cofano, non senza prima
scaricare una serie di scurrili improperi che non vogliamo assolutamente riportare! Persino il nostro
computer rischia di andare in panne alla prima digitazione di termini degni di uno scaricatore di
porto che vuol far concorrenza alla robustezza di un buttero maremmano.
Fortunatamente Daniele non se nera ancora andato: la sorte volle che incontrasse tale Mario Spina,
conosciuto come il postino dellAvis (di Robbio, per la precisione) e che si fermasse a
chiacchierare con lui.
Ma hai sentito quante parolacce ha detto quella ragazza, Daniele? comment Mario.
Eh, s, non ho potuto farne a meno! Adesso vado a darle una mano gli rispose Daniele.
Ma la conosci? gli chiese Mario.
una mia collega fu la risposta di Daniele, davanti a cui il povero Mario rimase basito e pens:

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Na profisursssa ca la prla ins?6 ; ma riprese la sua bicicletta per mano e si diresse verso la
sede Avis, dove lo attendevano altre cartoline di convocazione da consegnare.
Enrica, cosa succede?.
Questa dannata Pandina ha deciso di lasciarmi a piedi e ora come faccio? disse Enrica quasi in
lacrime.
Ascolta, ho il numero di telefono del mio meccanico di fiducia, tra laltro un mio ex allievo che si
chiama vabb, non importa, mi ricordo solo il nome di battesimo: si chiama Umberto. Ora gli
telefono, ma tu stai calma! la rincuor Daniele.
S, e ora chi lo sente pap! comment Enrica.
Pronto, Umberto, sono il prof. Giovanardi.
Ah, buongiorno professo, come va? Avete bisogno di me? fu la risposta di Umberto.
S, o meglio, non io direttamente! Una mia collega rimasta con la macchina in panne davanti alle
medie di Robbio: puoi venire a recuperarla?.
Le medie di viale Gramsci?.
S, Umberto, s!.
Allora, il tempo di venire l da Palestro e ce verimmo e cos termin la chiamata.
Ma io dovrei consegnare la mia mitica Pandina in mano a un ragazzo che non sa esprimersi
neppure in italiano? Ma tu sei matto! quasi lo assal Enrica.
Ti dico che sa il fatto suo! Era una testa un po particolare a scuola, ma il suo lavoro lo sa fare
benissimo! Pure io gli affido la mia auto e non mi sono dovuto mai pentire! Sta calma, ti dico! e,
dopo un attimo di esitazione, Daniele aggiunse: Ma come fai a sapere che non si esprime sempre
in italiano?.
Non sono per niente sorda, caro mio! Urlava con te al telefono in un modo tale che ho sentito
distintamente tutte le sue parole e ho capito che parlava anche in napoletano, vero?.
S, da parte di padre originario di Napoli e, da quando non frequenta pi la scuola, si lasciato
andare pi volentieri a inframezzare nel discorso termini dialettali; comunque fidati, per favore e
poi hai qualche alternativa, mademoiselle?.
No, purtroppo no! ammise sconsolata Enrica che riprese in mano il suo cellulare.
Dovr avvisare pap che non so quando ritorno! Anche questo dannato contrattempo,
mannaggia!.
Pronto, pap, mi senti? Sono io! S, stai tranquillo e ascolta bene ci che ti devo dire: ho avuto un
contrattempo con la macchina e sono ancora bloccata a Robbio. No, non sono da sola: c un
collega che mi sta dando una mano. S, un problema di auto: non parte pi! Se la batteria? Non lo
so, pap, ma sta per arrivare un meccanico di fiducia del mio collega. Spero che sia una cosa veloce.
Bacioni, pap, ti faccio sapere appena possibile! Ma tu non aspettarmi per pranzare, perch si fa
troppo tardi per te! Ora ti lascio, ci sentiamo dopo. Ciao, ciao ciao!.
Sei molto legata a tuo padre, vero? comment Daniele.
Certo, ho solo lui; mamma mancata tempo fa e visto che sono figlia unica e la voce di Enrica
fu strozzata dallemozione, ma poi si riprese subito e cambi discorso: Quando arriva questo
Umberto? Uomini poco affidabili!.
Hai mai visto un meccanico donna? chiese con simpatica ironia Daniele.
Be, hai ragione; anche questo vero! ammise Enrica, atteggiando il viso a un pallido sorriso.
Comunque Umberto non si fece attendere molto e comparve con la sua auto, fece manovra e si mise
accanto allauto della Surdich. Scese e si diresse verso il prof. Giovanardi, a cui rivolse queste
parole: Buongiorno, professore e nel salutarlo, si tolse immediatamente il cappellino del Napoli, e
aggiunse: Come avete visto, prof, ho tolto il cappellino prima che voi mi diceste la battuta, come ai
vecchi tempi, ricordate: Guarda che non piove e accompagn la frase con un sorriso.
Certo che mi ricordo, Umberto, anche se sono passati diversi anni, ma di certe cose non ci si
dimentica! e continu: Allora, Umberto, so che puoi fare un buon lavoro e a un prezzo di favore;
ti presento la mia collega, la professoressa Enrica Surdich e indic Enrica che era appoggiata con
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Una professoressa che parla cos?, pronunciato in dialetto robbiese (N.d.A.).


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aria sconsolata alla cancellata della scuola.


Piacere, professoressa, io mi chiamo Umberto; il cognome non importa, perch cos fa pi aria
familiare e amichevole. Qual la sua macchina?.
Piacere, Umberto. La mia auto la Panda bianca che vedi l e indic la sua auto come se ormai
fosse un fossile di uno strano animale estinto.
Tranquilla, la facciamo ripartire! la tranquillizz Umberto, con la sua consueta aria da simpatico
sbruffone, che aveva fin dai tempi della scuola media.
Si diresse verso la Panda di Enrica, ne alz il cofano e, non appena fece tale operazione, fu chiaro a
tutti che qualche parte importante del motore era fusa, perch laria l attorno fu subito pregna di
una sgradevolissimo odore di bruciato.
Qui la cosa importante! sentenzi Umberto, fattosi immediatamente molto serio.
Prof, qui la testata del motore si fusa! Ma, per caso, avete spinto troppo sullacceleratore?.
Effettivamente stamattina ho spinto un tantino rispose Enrica e guard verso Daniele, forse per
chiedere conferma, o forse pi con lintenzione di avere un appoggio.
Ma cera acqua a sufficienza nel radiatore?, alla cui domanda Umberto ricevette una chiara
risposta dallo sguardo smarrito di Enrica.
Ho capito, non avete controllato e forse questo gi da un po. Fate lunghi viaggi? chiese
Umberto.
Effettivamente, da settembre che non faccio controllare lauto, che anche un po vecchiotta.
Lavoro dal luned al sabato e mi diventava impossibile, visto che faccio tutti i giorni la strada da
Voghera fin qui ammise Enrica.
Eh, sono circa 120 chilometri tutti i giorni, prof comment Umberto.
Morale della favola, Umberto? Veniamo al dunque! lo incalz Daniele.
S, che cosha la mia auto? gli fece eco Enrica.
un lavoro lungo, perch, portando lauto a forte velocit e con poca acqua nel radiatore, qui si
bruciata la testata del motore. Bisogna rifarla tutta e costa parecchio! Circa 1.500 euri, proprio
perch siete voi; non ci sono solo io da pagare, ma anche chi fa la rettifica; insomma: minimo una
settimana di lavoro, anche perch bisogna aspettare i pezzi di ricambio.
Ma lei matto, Umberto! Come faccio a rimanere ferma per una settimana? lo aggred Enrica.
Guardate, prof, comunque la macchina non la pu spostare da sola, perch non cammina pi e
poi questo il lavoro da fare: punto e basta, anche se la volete portare da un altro chiar con
calma Umberto.
Allora Daniele prese in mano in mano la situazione e disse: Senti, Umberto, so che farai del tuo
meglio per sistemare lauto, in meno tempo possibile e facendo un bel lavoro onesto, vero?.
S, professore, sul mio onore di meccanico.
Va bene, lasciamo perdere le scenografie, Umberto! Traina lauto della professoressa fino alla tua
officina, mentre noi ti seguiremo e poi, ragioneremo sul da farsi. Ok? sugger Daniele e fredd
Enrica con unocchiata che voleva dire: Non discutere e fai a modo mio, per favore!.
Di fronte alla decisione di Daniele nessuno os discutere: Umberto fiss il cavo di trazione alla
Panda, mentre Enrica sal sullauto di Daniele che le aveva prontamente e galantemente aperto la
portiera del posto accanto al guidatore.
Questa me la paghi, Giovanardi! Decidere al posto mio furono le prime parole che Enrica seppe
rivolgere a Daniele.
Lui rimase in silenzio per pochi secondi, poi, con tutta la calma di cui fu capace, controbatt: So
che sei orgogliosa, Enrica, per prestami attenzione e fidati di me. Per prima cosa, mi sembrava che
avessi deciso di chiarmarmi per nome, e poi avresti trovato unaltra soluzione migliore di quella che
ho proposto? Almeno per ora, intendo?.
Uffa, devo concordare con te; ma, arrivati a Palestro, sono curiosa di vedere come sistemi il resto,
professor faccio-tutto-io!.
Per il resto del breve viaggio i due passeggeri rimasero in silenzio: Daniele, perch temeva di
suscitare le ire della sua cara collega, visto che aveva imparato che con le donne, talvolta, era forse
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meglio rimanere in silenzio, piuttosto che peggiorare la situazione con una parola di troppo; nel
contempo contava sul breve tragitto per non rischiare di cadere nel tranello opposto, visto che, da
quel poco che aveva imparato della psicologia femminile, era altrettanto deleterio rimanere troppo
in silenzio, atteggiamento che suscita da parte del gentil sesso un quesito inquietante: Perch non
dici nulla?.
Il silenzio di Enrica era determinato da un misto di sentimenti che cercheremo di chiarire ai nostri
cari lettori: in parte era fortemente preoccupata della sorte della sua auto, sia per la riparazione, sia
per i costi; per altri versi il suo pensiero andava al padre che era solo in casa e che non poteva
raggiungere e, infine, era disorientata, imbarazzata, ma anche lusingata dalle garbate attenzioni di
Daniele, di questo collega che le stava riservando molte piacevoli sorprese e che per la prima volta
le faceva avere fiducia in un uomo che non fosse suo padre.
Immersi se non proprio in questi, in pensieri molto simili, Daniele ed Enrica giunsero davanti
allofficina di Umberto.
Poco prima di avvicinarsi ad Umberto, Daniele con voce gentile, ma decisa, si rivolse in questo
modo ad Enrica: Per favore, ora lascia ancora parlare me e, te lo chiedo con il cuore, fidati di
me!.
Prego, entrate nel mio ufficio e Umberto li accolse in una stanzuccia ricavata sul lato sinistro
della sua officina.
Allora, Umberto, sinceramente e con tutta la buona volont di cui sei capace, non riesci a fare
meno di 1.500 euro? e, dopo una breve pausa, ebbe il sopravvento linsegnante che in lui: E te
lo dico a voce bassa, qui solo tra noi: mi raccomando, si dice sempre euro, perch non si usa al
plurale.
Umberto fece una sonora risata e quindi disse: Siete sempre il solito, prof, anche adesso mi fate la
lezione, anche se sapete che sono un asinaccio! Comunque, torniamo a noi; non ce la faccio meno
di cos, glielo assicuro.
Allora, ci vorr almeno una settimana di lavoro? incalz Daniele.
Guardate e rivolse lo sguardo anche alla professoressa Surdich: So che avete bisogno della
macchina, come tutti, per cui far il possibile per fare il pi in fretta possibile. Luned telefono
subito al mio amico alla rettifica, cos mi accordo per infilare subito il lavoro.
Grazie! fu lunica cosa che riusc a dire Enrica.
Domani mattina sei aperto come al solito? chiese Daniele a Umberto.
S, prof, sar da solo, ma oggi pomeriggio comincio a smontare, cos domani sar pi preciso!.
Hai gi capito tutto, Umberto: allora, buon lavoro e a domani! e i due si congedarono con una
vigorosa stretta di mano.
Umberto salut allora Enrica e aggiunse con tono discreto: Vedrete, professoressa, far un bel
lavoro e cercher di non farvi spendere troppo, ma ricordate che vi verr incontro con i
pagamenti. Vi consegner la macchina e poi, poco per volta, me la pagate, tanto non scappo.
Enrica usc da quello che molto pomposamente Umberto aveva definito un ufficio e si sent un
po meno preoccupata per le dinamiche che riguardavano la sua preziosa e amata Pandina, ma
rimanevano ancora due grossi problemi: il padre rimasto solo e lorganizzazione per raggiungere il
posto di lavoro.
Si rivolse a Daniele e gli chiese: Ecco, adesso come procede la tua strategia?.
Puoi rimanere a dormire e alloggiare a casa mia, tanto molto ampia; c libera la stanza di mia
sorella propose Daniele.
Perch tua sorella dov? domand Enrica.
Mia sorella non c pi: mancata ormai tredici anni fa rispose Daniele con tono mesto, mentre
un nodo in gola gli soffocava le parole.
Scusami tanto, non lo sapevo! Che gaffe, perdonami! si scherm Enrica.
Non fartene una colpa! Non potevi saperlo, perch ., ma lo squillo di un cellulare interruppe il
discorso di Daniele.
Ciao, nonna! Scusami, ho perso il senso del tempo! Caspita! gi mezzogiorno e mezza! Senti,
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una collega ha avuto un contrattempo! Ho pensato di portarla a casa a pranzare con noi.
Dallaltro capo nonna Rita rispose: Oh, finalmente! Chiss che mi porti a casa una bella ragazza!
Oggi ho preparato la paniscia per noi due, ma sai che faccio porzioni sempre abbondanti, perch
non mi so regolare, per cui dovrebbe bastare anche per la tua amica. Chiedile se le piace il riso,
per!.
Prontamente Daniele: Ti piace il riso ed Enrica annu.
S, nonna, va bene! Tra poco sia a casa.
Mio padre non acconsentir mai! un uomo allantica! Io, sotto lo stesso tetto di un uomo che non
mio marito?.
Senti, per me la questione diversa: intanto, non saresti da sola con me, visto che abito con mia
nonna; a me interessa capire se tu ti trovi cos a disagio a stare a casa mia.
Penso a mio padre, rispose di primo acchito Enrica, ma Daniele la interruppe con un: Una cosa
per volta: tu ti troveresti fortemente a disagio?.
Sono un po allantica, ma se pap me lo concedesse ammise Enrica.
Guarda, notoriamente non passo come un maniaco sessuale, quindi puoi stare tranquilla e poi
ricordi? omnia munda mundis precis Daniele con un amabile sorriso.
S, tutto puro per i puri! La citazione di San Paolo fatta dal buon fra Cristoforo per tacitare gli
scrupoli di fra Galdino.
Chapeau, mademoiselle! esclam Daniele.
Prof di lettere, non sottovalutare noi di lingue! gli disse Enrica, sfoggiando un bel sorriso come
non aveva fatto ormai da troppi mesi.
Che bella che sei! fu il primo pensiero di Daniele di fronte a questa scena, ma si tenne il
commento per s. Peccato! Sarebbe stata una bella occasione per rompere il ghiaccio, ma siamo
fiduciosi che la sorte sapr dare a Daniele unaltra occasione.
Daniele era quasi in adorazione di Enrica, ma venne richiamato alla realt propria dalla sua voce.
Daniele, scusa, possiamo andare da te? Ho un certo languorino e poi e qui le si imporporarono
leggermente le gote e la voce camuff, come meglio pot, un lieve imbarazzo: avrei una certa
esigenza. Scusami.
Ma scusami tu! Ha ragione un mio caro amico, quando afferma che penso troppo! Ora andiamo,
Enrica.
Enrica era davvero sempre pi confusa: non aveva mai incontrato un uomo cos! Daniele le apr
nuovamente la portiera dellauto, aspett che salisse e poi le chiuse lo sportello.
Giunti davanti al portone di casa, trovarono una signora magrolina, con i capelli candidi come la
neve, con un grembiulino legato alla vita e un grande sorriso, che aveva gi spalancato il portone e
che li attendeva.
mia nonna Margherita, che noi tutti chiamiamo Rita spieg Daniele a Enrica.
Enrica scese dallauto e rivolse un sorriso a Margherita, che accompagn con un: Buongiorno!,
pronunciato con una dolcezza incredibile.
Non tedieremo i nostri lettori con la descrizione minuziosa del pranzo a casa di Daniele, se non
soffermandoci su alcuni dettagli, a nostro modesto parere, gustosi o, almeno, interessanti.
Signorina, guardi, il bagno la seconda porta a sinistra, in cima alle scale; non faccia
complimenti! la rassicur Rita.
Grazie, signora! Allora, gentilmente, io ne approfitterei le rispose carinamente Enrica.
Al che Rita aggiunse: Io sono Rita e basta! La signora rimasta a dormire stamattina! e poi, a
voce pi bassa: Fra noi donne ci capiamo! Se aspettiamo questi boccaloni di uomini: non
capiscono mai niente!.
Con questa frase la nonna riusc a strappare un sorriso ad Enrica che si diresse in bagno; l ne
approfitt anche per guardarsi allo specchio e, alla visione dellimmagine riflessa, si trov a disagio,
perch per la seconda volta nel giro di pochi giorni non gradiva notare che quellEnrica che tutti
vedevano era cos diversa dallimmagine che lei voleva dare! Non era certo una mera e futile
questione estetica, anche se la signorina Enrica Surdich ci teneva, come tutte le donne, ad apparire
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almeno un po bellina (come pensava lei), visto che era ancora single; tuttavia, ci che pi la
sconfortava era quella sorta di aria stralunata, persino un po feroce e vissuta, che limplacabile
specchio le restituiva.
Si diede ancora una sistemata e poi scese verso la cucina: non le fu difficile individuarla, visto che
segu la scia di un appetitoso profumo di riso fatto in casa.
I tre cenarono, parlando con molta tranquillit e dobbiamo rendere merito a Rita che seppe mettere
tutti a proprio agio; la conosciamo gi come donna per nulla invadente e lo dimostr anche in
questa occasione, poich evit accuratamente di porgere alla bella ospite ogni curiosa domanda che
sarebbe sorta spontanea. Si limit a intervenire soltanto nel momento in cui la conversazione stava
languendo e un ulteriore e protratto silenzio avrebbe determinato uno sgradevole imbarazzo nei
commensali.
Finito di pranzare, Daniele sugger ad Enrica di telefonare a casa e di tranquillizzare il padre che,
nel giro di unora, sarebbe ritornata a casa e che avrebbero parlato serenamente dellorganizzazione
dei prossimi giorni.
Enrica fece come le fu suggerito; allora Daniele si organizz per accompagnare Enrica a casa.
Vado un attimo a rinfrescarmi e poi andiamo, se tu sei daccordo propose Daniele.
S, fai pure con calma; ma non ti sto procurando troppi problemi? si affrett a dire Enrica.
Stai calma; ti ho promesso che ti avrei dato una mano? E cos far!.
Non appena Daniele si fu allontanato, nonna Rita comment: come i suoi genitori e anche sua
sorella: si fanno in quattro, se possono aiutare una persona.
Enrica non rispose, perch era in preda a una strana sensazione, a met strada tra limbarazzo e il
senso di colpa, dal momento che stava passando in rassegna, seppure le immagini le scorressero
davanti in modo un po nebuloso, alcuni episodi degli ultimi mesi, durante i quali si era comportata
in modo sgradevole -per non dire maleducato e arrogante- con Daniele.
Per i suoi pensieri furono presto troncati, perch Daniele ritorn, dopo essersi cambiato dabito, e
le disse: Io sono pronto; se hai bisogno di rinfrescarti ancora un attimo, fai pure, poi ora di
partire per Voghera: sai, unora di andata, tempo della permanenza, viaggio di ritorno e poi ti devi
organizzare.
S, hai ragione, passo un attimo in bagno e poi partiamo gli rispose Enrica.
Che bella ragazza ed cos simpatica ed educata! Quanti anni ha? approfitt la nonna per
chiedere.
Ha trentacinque anni, nonna ma solo una collega! si scherm Daniele.
Mah, forse hai ragione tu, ma secondo me quella gius, ma larrivo di Enrica tronc la frase
di nonna Rita che si limit a un: Allora, buon viaggio, signorina! Le preparo, se non le dispiace, la
camera di mia nipote.
cos fiduciosa, sign Rita si corresse prontamente Enrica, dopo aver notato un lieve corruccio
sul volto di Rita che la richiamava al patto stipulato durante il pranzo.
Certo e per due motivi e, quasi fosse una consumata attrice, stava alzando il pollice della mano
destra, quando venne troncata dalle parole del nipote.
Nonna, di, si fa tardi.
No, Daniele, per favore, non saranno due parole della tua nonna a farci fare cos tardi, dopo una
giornata allinsegna degli inconvenienti! lo rimbrott con delicatezza Enrica.
Ma io lo dicevo per tuo padre comunque cerc di ribattere Daniele, ma sapeva che era inutile
contraddire una donna, quando aveva preso una decisione con quel misto di dolcezza e decisione
che seducono ogni uomo di questa terra. Fu costretto a limitarsi a pensare: Ma guarda un po
queste donne! Chi le capisce bravo! Cercavo di non farla stare in ansia per suo pap eppure,
quando si alleano cos, meglio darsi per vinto.
Daniele, ascolta la nonna, per favore! lo richiam alla realt Enrica.
Ecco, proprio quello che pensavo!, ma disse ad alta voce: S, nonna, spiegaci i due motivi.
Per prima cosa, mio nipote ottiene con garbo e determinazione ci che vuole e quindi riuscir a
convincere suo padre e poi perch me lo sento che giusto cos; sono cose che noi donne
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sappiamo e strizz locchio a Enrica.


Be, il secondo molto chiaro e razionale, nonna! comment Daniele.
Vedremo, Rita; se ha ragione, ci vedremo pi tardi disse Enrica, cercando di nascondere un
leggero rossore che le imporporava le gote e la rendeva ancora pi carina.
Daniele ed Enrica cominciarono il viaggio alla volta di Voghera e presero a chiacchierare del pi e
del meno; poi, la loro conversazione fu troncata da una brusca reazione di Enrica, che pose fine ad
ogni parola.
Adesso basta parlare, Giovanardi! Ho mal di testa e ho tanti pensieri troppi pensieri per stare a
sentire le tue chiacchiere inutili! Stamattina mi sono alzata alle 5 per venire alla prima ora e, con
quellarroganza che ormai tutti conosciamo, gir il viso nella direzione opposta a Daniele e finse di
osservare fuori dal finestrino.
Daniele (ma credo tutti noi!) fu veramente basito dalla repentina metamorfosi di quella ragazza cos
carina che aveva avuto al suo fianco per diverse ore; era sempre pi convinto che nascondesse
qualcosa o che ci fosse qualcosa di poco chiaro dietro i suoi comportamenti. Aveva persino
intenzione di sentire il dott. Salefis, il bravissimo medico di famiglia che lo aveva aiutato durante la
malattia di Rebecca e con cui aveva mantenuto degli ottimi rapporti.
Nonostante il silenzio di Enrica, che rendeva il viaggio ancora pi lungo e noioso, a un certo punto i
due giunsero finalmente alle porte di Voghera e qui la bella mutolina, come Daniele aveva
battezzato mentalmente la sua compagna di viaggio, fu costretta a rompere il riserbo.
Gira a destra, poi segui la strada e quindi : con voce quasi robotica, a mo di navigatore
satellitare, diede le indicazioni per arrivare a casa.
Enrica abitava in una bellissima villetta indipendente, con un bel giardino davanti e un piccolo
parco dietro; la facciata era bianca, di quel bianco che ricorda certe villette in stile coloniale, il cui
candore spiccava ancor pi grazie alle imposte in noce scuro.
Che bella casa, Enrica, complimenti! fu il primo commento di Daniele.
S, grazie rispose stancamente Enrica e aggiunse: Scusami, se non sono stata una buona
compagna di viaggio, ma ho la testa con delle fitte indicibili! Appena entro, mi prendo qualcosa,
altrimenti impazzisco!.
Enrica apr il cancello della villetta, salirono tre scalini che li portarono allaltezza dellingresso,
gir la chiave nella toppa della porta in noce e si ritrovarono in uno stretto e lungo corridoio; Enrica
si diresse con foga verso la seconda porta a destra e Daniele non fece in tempo a raggiungerla
subito, anche perch si era incantato a osservare con quale buon gusto il corridoio era arredato.
Con passo calmo si diresse verso la porta da cui aveva visto entrare Enrica e chiese: Permesso,
posso entrare?.
Un voce maschile rispose: Prego, giovanotto, la sto aspettando!.
Daniele si trov davanti un uomo distinto, con una vestaglia verde, seduto su una sedia a rotelle; si
spost con essa e si avvicin a lui, allungando la destra e accompagnando il gesto con un elegante e
cordiale sorriso.
Sono Francesco Surdich e mi fa molto piacere conoscere un collega che si comporta ancora da
galantuomo e che ha trattato con cos grande gentilezza mia figlia.
Lo ritengo un dovere, signore! rispose Daniele, mentre notava che luomo lo stava osservando
con profonda attenzione.
Dopo qualche minuto il signor Surdich ruppe il silenzio: Enrica si dovuta assentare un attimo,
perch doveva prendersi un cachet per il mal di testa, ma questo lei lo sa gi, giovanotto.
Poi continu: Enrica mi ha spiegato lo spiacevole contrattempo di stamattina; per fortuna non era
sola, perch altrimenti sarebbe caduta nel panico. Non le nascondo, professore, che sono davvero
preoccupato per mia figlia, perch la vedo molto cambiata negli ultimi mesi e temo che non sia solo
stanchezza o stress per lanno di prova. Lei ha qualche idea?.
Le confesso con molta franchezza che anchio ho notato questi cambiamenti in Enrica s nella
collega, specialmente al ritorno dalle vacanze natalizie e vedo che la situazione non sta cambiando
per nulla; comunque, se lei permette, cercher di darle una mano.
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Certo, Daniele! Posso chiamarla per nome?.


Sicuramente, signore! Anzi mi sento lusingato!.
Non si faccia problemi a chiamarla per nome; lho subito capito, siamo tra uomini, che lei
affezionato a mia figlia e le dico con molta franchezza che, per la prima volta, tutto ci non suscita
in me nessun motivo di turbamento, anzi! Guardi, le dico subito che per me non ci sono problemi a
che Enrica rimanga da lei tutto il tempo necessario, perch lei mi ispira una singolare fiducia; per
comunque mio dovere ricordarle che pretendo che tratti mia figlia con tutto il rispetto possibile,
perch deve sapere che non ha conosciuto uomo in senso biblico, inteso?.
stato chiarissimo, signor Surdich e la ringrazio della fiducia, ma non le sembra che Enrica si
sia assentata da troppo tempo? si sent in dovere di precisare Daniele.
Non molto, se consideri che sono una donna e che sto preparando la valigia per qualche giorno!:
questa fu la risposta di Enrica che irruppe da una porticina alle loro spalle, con in mano una grossa
valigia bordeaux. Poi si diresse subito dal padre, si abbass a scoccargli un forte bacio sulla guancia
destra e poi gli sorrise: era bellissima!
Allora, pap, sei sicuro che posso andare? Come fai per la notte? chiese Enrica, con una dolcezza
mista a preoccupazione.
Ho chiesto a zio Dolfo di passare la notte da me; per il giorno lo lascio libero, tanto viene una
signora dei servizi sociali, la quale mi ha detto che per una settimana non ci sono particolari
problemi per una breve assistenza diurna. Tu fai la brava, ve, e stai tranquilla! Non mi fare
impazzire Daniele la rassicur il padre.
Poi si rivolse a Daniele e disse: stato un vero piacere, giovanotto! So che mia figlia in buone
mani, anzi credo che dovr avere molta pazienza nel sopportarla. Ultimamente un po bisbetica e
pesante e accompagn le parole con una vigorosa stretta di mano.
Ma cosa dici, pap! Se sono cos tranquilla e dolce! obiett Enrica con un sorriso.
Ma il padre la riprese con seria preoccupazione: Fino a pochi mesi fa, tesoro, era proprio cos, ma
oggi, se vogliamo essere sinceri, pure io che sono tuo padre e che, non lo metto in dubbio, adori fin
da piccola, ho difficolt a relazionarmi con te. Cerca di lasciarti aiutare se ci sono problemi e non
farti condizionare dalla mia situazione! Ricorda che alla fine la vita tua e, se tu stai bene, ne
traggo giovamento anchio.
Enrica se ne usc in fretta, ma lo fece soltanto per evitare che i presenti si accorgessero che si stava
tergendo le lacrime che le sgorgarono improvvise, dopo aver udito la raccomandazione di suo pap,
dolce e decisa.
Ne approfitt Daniele che pot cos accostarsi a Francesco e lo rassicur: Per quanto potr e per
quanto sua figlia mi permetter, cercher di aiutarla, perch mi sta molto a cuore il bene di Enrica.
Ne sono certo rispose con serenit il signor Surdich.
Daniele si affrett, quindi, verso luscita per raggiungere Enrica che si era rabbuiata in viso.
Non giudicarmi scortese, ma non ho voglia di parlare, perch incomincia a farmi effetto lOki e mi
sento un po stanca e stordita; mi spiace, ma vorrei riposare un po.
Come vuoi, tesoro le rispose Daniele, ma pronunci la parola tesoro con un filo di voce ed
Enrica non riusc a udirla.
Daniele guid per tutto il viaggio di ritorno in assoluto silenzio: una ridda di pensieri e immagini
affollavano la sua mente confusa. Ripensava alluomo in carrozzina, provava a immaginare la
difficolt di Enrica, una ragazza sola che doveva gestire la situazione, anche se poteva forse contare
sullaiuto dello zio, che per non pareva essere sempre presente; in fondo non cera proprio oggi, in
un momento di difficolt. E poi si affastellavano le diverse espressioni e gli stati danimo di
Enrica: oggi laveva vista felice, dolce, disperata, disponibile, intrattabile, irritata, fragile,
preoccupata, ma ci che pi preoccupava il nostro Daniele era il suo passare in modo cos repentino
da uno stato danimo allaltro e continuava a turbinare nella sua mente laggettivo schizofrenico.
Urge la consulenza del dott. Salefis! Ma, conoscendolo, vorr vederla e visitarla con cura, e io
come faccio a convincerla?! Mah, speriamo in bene!.
Giunsero a casa verso le cinque del pomeriggio, ma non abbiamo particolari episodi da raccontare e
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immaginiamo che sarebbe solo motivo di noia per i nostri lettori dover seguire i nostri protagonisti
nella loro convivenza, decisa da eventi fortuiti.
La prima sera tutto fil liscio: cenarono, guardarono insieme un po di televisione. Era una bellezza
vederli seduti accanto sul divano a commentare una notizia di cronaca, piuttosto che una scena di un
film, perch sembrava che si conoscessero e si frequentassero da molti anni: infatti magicamente,
quasi per incanto, la loro sintonia era spontanea quanto inattesa e stupefacente.
Fosse davvero la donna giusta per Daniele! Nicoletta, Giampiero, Rebecca, uard bas, si i pdi, e
prigh par l!7 pens nonna Rita nel vederli seduti vicini a chiacchierare.
La mattina dopo Daniele accompagn Enrica a scuola, visto che doveva andare a Robbio.
Il viaggio non fu molto gradevole, dal momento che Enrica si era alzata con la luna storta, se
possiamo dire cos.
Ciao fu lo scialbo saluto che seppe rivolgere al povero Daniele che la lasci davanti alla scuola di
viale Matteotti.
Finisci alle 13, vero? le chiese Daniele, prima che Enrica scomparisse dalla sua vista, ma non
ebbe risposta e lui interpret il suo silenzio come una conferma.
Certo che non facile trattare con lei! si lasci fuggire ad alta voce, mentre si stava dirigendo
allIpermercato; visto che si trovava a Robbio, ne approfitt.
La mattinata trascorse come ogni sabato mattina: spesa, bollette da pagare, giro al cimitero, ma
verso le dieci e mezza squill il cellulare. Daniele si meravigli fortemente e il suo stupore aument
nel vedere che la chiamata proveniva dalla scuola, proprio dalla sede di Robbio.
Professore, qui la scuola media; le passo il Dirigente e Daniele percep nella voce della
segretaria (oggi le chiamano applicate, ma sapete come la pensiamo al riguardo!) Daniela un tono
preoccupato.
Pronto, Daniele, sono Luigi, la Surdich ci ha creato ancora dei problemi! Be, se vieni, vediamo il
da farsi e, senza dare il tempo a Daniele di far domande, aggiunse: E subito, per favore.
Perci Daniele si rec a scuola ed entratovi, trov subito la bidella Carmela che lo accompagn nel
locale adibito a infermeria. Qui, seduta, con laria confusa, vi era Enrica che si teneva del ghiaccio
istantaneo sulla testa.
Ma che cosa ti successo? le chiese dolcemente Daniele, poggiandole una mano sulla spalla.
Per prima cosa, leva questa manaccia dalla mia spalla, Giovanardi! E poi sei venuto anche tu per
farmi la predica?.
Daniele aveva ormai fatto labitudine a questi sbalzi di umore della sua cara collega, ma comunque
essere trattato in modo cos duro costituiva sempre una ferita che lo intristiva. Ma qualcuno venne
in suo aiuto, se possiamo esprimerci in questo modo.
Professoressa Surdich! Il professor Giovanardi venuto dietro mia precisa richiesta, che le piaccia
o no, capito? intervenne con tono autoritario il Dirigente Scolastico, apparso dietro le loro spalle.
Le chiamo Carmela un attimo, cos io parlo con il professore e il Dirigente fece cenno a Daniele
di seguirlo nel suo ufficio, mentre prontamente Carmela, che aveva sentito il richiamo del
Dirigente, si diresse nellinfermeria a controllare la Surdich.
Il Dirigente, una volta entrati, chiuse con ira la porta dietro di s e tale gesto non lasciava presagire
nulla di buono, perch Daniele lo conosceva ormai da troppi anni e soprattutto negli ultimi tre gli
era capitato di lavorare con lui spalla a spalla e sapeva che, un po per carattere, un po per il ruolo
che ricopriva, cercava di mantenere sempre la calma e optava per la via diplomatica nella
risoluzione dei problemi.
Ti racconto subito che cosa successo stamattina: alle 9 la Surdich entrata in 2a A, in cui stata
inserita da poco Colombo Susanna, la figlia del nuovo direttore dellIpermercato, una ragazza
gracile e anche fragile psicologicamente, ma molto volenterosa; dalla pagella del primo
Quadrimestre si ha il quadro di una ragazzina con la media dellotto abbondante e nove di
comportamento e, fra laltro, con nove di francese. Ma la Surdich, mi spiace dirlo, lha presa di mira
e stamattina, non so bene che cosa sia successo ancora, si messa a urlare, tanto che risuonava la
7

Guardate gi, se potete, e pregate per lui (N.d.A.).


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sua voce per tutto listituto; allora sono entrato in classe e ho trovato la Surdich paonazza, con gli
occhi fuori dalle orbite e la Colombo che piangeva a dirotto e singhiozzava da far piet. Al mio
intervento, nel tentativo di capire la dinamica, la Surdich ha avuto una vera e propria crisi isterica,
tanto che lho dovuta strattonare e condurre fuori dallaula, dove ha continuato le sue esternazioni e
quasi ha rischiato un attacco cardiaco. Abbiamo dovuto chiamare la Croce Azzurra e, quando sono
arrivati i volontari, hanno insistito perch si facesse trasportare allospedale di Vercelli per
accertamenti, visto che aveva 190 su 115 di pressione, ma lei niente; allora i volontari hanno chiesto
consiglio al loro medico che gli ha prescritto qualche farmaco di primo intervento; la Surdich si
calmata e prima che tu arrivassi la nostra Carmela -santa Carmela!- le ha provato la pressione, che
si normalizzata in 135 su 90, ancora un po altina, ma decisamente meglio. Per in questo modo
non possiamo andare avanti! Ci pensi tu?.
E che cosa dovrei fare? Sei tu il Dirigente! si lasci scappare Daniele e poi si scus:Scusa! Ma
da ieri che la sopporto e quindi.
Lo so, so tutto, il paese piccolo e la gente mormora lauto, il tuo viaggio dal padre, lospitalit
a casa tua Ma veniamo al dunque! Proprio per questo chiedo aiuto a te!.
Vedr ci che posso fare, ma la situazione difficile! obiett Daniele.
Hai ragione, ma se va avanti in questo modo, la signorina si gioca limmissione in ruolo! Non
capita mai, ma qui mi vedrei costretto capisci?.
Vedr ci che posso fare! ribad Daniele.
Ci conto! fu la lapidaria risposta del Dirigente.
Usc dallufficio di Dirigenza e Daniele trov Enrica appena fuori.
Mi sono stancata di rimanere seduta, sono una ragazza dinamica io! fu la sua giustificazione.
Guarda che non devi rendere conto a me, Enrica, ma al Dirigente e, ancor prima, a te stessa! Non
stai chiedendo troppo al tuo fisico?.
Non sapevo che fosse laureato anche in medicina, prof. Giovanardi ma non fece in tempo a
proseguire nel suo sarcastico discorso che Daniele perse davvero la pazienza; non gli capitava
spesso, ma i suoi alunni avevano imparato che non era proprio il caso di vederlo adirato era un
vero e proprio ciclone.
Adesso la smetti di fare la stupida, pensa alla tua salute e a tuo padre! e, con una forte
determinazione inconsueta in lui, la prese per un braccio e la port fuori dalla scuola.
Ora, e non provare a contraddirmi, telefono a tuo padre e ci parliamo chiaramente! ordin
Daniele; s, il tono che us era proprio quello di chi impartisce degli ordini, senza concedere il
bench minimo spazio di discussione.
Enrica lo cap al volo e disse: Il numero e scand uno ad uno i numeri con voce tremolante,
ma chiara.
Pronto, signor Surdich? Sono Daniele Giovanardi e la conversazione, dopo i doverosi
convenevoli, giunse subito al dunque. Daniele raccont quanto era successo a Enrica e chiese al
padre se gli concedeva di prendere un appuntamento dal dott. Salefis, un medico di Vercelli, dotato
di unumanit e di una preparazione notevoli; inoltre, possedeva uneccezionale capacit
diagnostica.
Certo che s, Daniele! Ma, immagino che sia opportuno che parli io con la signorina! Mi passa mia
figlia? fu la risposta di Francesco Surdich.
Come stai, Enrica?.
Adesso piuttosto bene, pap.
Daniele mi ha gi raccontato tutto; non mi interessa sapere i dettagli e le motivazioni, ma mi
quanto sta succedendo mi conferma che avevo ragione su due aspetti: primo, che tu hai qualcosa di
serio che non va.
Ma, pap, stato solo un episodio tent di giustificarsi Enrica.
Non provare a contraddire tuo padre, signorina! E non interrompermi quando sto parlando.
Va bene, pap, ma non mi devi trattare come una ragazzina: ho trentacinque anni! os dire
Enrica.
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vero, ma ti stai comportando in modo infantile e ora basta! Andrai dal medico, da cui ti porter
Daniele e non si discute! Capito? E la seconda cosa, su cui non mi son sbagliato, proprio nellaver
riposto la mia fiducia sul tuo collega! E apri gli occhi, sciocchina! Potresti avere la felicit a portata
di mano e non fingere di non capire! Ora ripassami Daniele. Un bacio e sai che ti voglio sempre
bene: sei il mio orgoglio! Per, riguardati!.
Enrica cap che ormai non si poteva pi discutere con suo padre, anche perch si era resa conto che
aveva maledettamente ragione!
Daniele, ho parlato chiaramente ad Enrica e ormai deciso! Te laffido, come vedi tu, tanto so
che farai tutto il necessario e hai il mio totale appoggio.
Va bene, non tradir la sua fiducia. Buona giornata! e Daniele chiuse la conversazione.
Lhai avuta vinta tu, Daniele! E va bene, la bambina seguir il suo fratellone acquisito e, dopo
aver pronunciato queste parole, Enrica sorrise a Daniele.
Come sei bella, accidenti! Altroch, una sorella, ti amo da morire. Che profondi occhi verdi e
guarda come sono luminosi i suoi capelli corvini, illuminati dalla luce di questo bel sole di fine
aprile. E che bel nasino alla francese!: scorsero cos velocemente i pensieri nella testa di Daniele
che stavolta Enrica non ebbe il tempo di riprenderlo.
Allora, non ti voglio forzare: vedi se te la senti di fare lultima ora, altrimenti ce ne andiamo e ti
porto da me propose dolcemente Daniele.
Ora sto meglio e far il mio dovere rispose con orgoglio Enrica.
Enrica si controll e lultima ora della mattinata in 3 a B pass senza particolari problemi, anche
perch, bont sua, aveva fissato una verifica e, per sua fortuna, si trattava della terza pi matura del
Comprensivo. Certo: dopo la sfuriata di qualche ora prima, che ormai aveva fatto il giro sulle
bocche di tutti gli alunni, nessuno osava sollevare alcun genere di obiezione nei confronti della
Surdich.
Nel frattempo Daniele si era ricordato che doveva passare dallofficina di Umberto che gli avrebbe
dato informazioni sulla sorte dellauto di Enrica.
Umberto gli comunic che il danno era circoscritto e che dallo smontaggio delle diverse parti non
risultava nessun genere di sorpresa.
Al costo di 1.350 euro la macchina pronta sabato mattina assicur Umberto.
Grazie, Umberto, so che farai un bel lavoro! Se ci sono problemi, chiamami sul cellulare: eccoti il
numero. E poi passo gioved pomeriggio, cos vediamo com la situazione.
Certo, prof, non tradisco chi mi ha fatto del bene! Mi ricordo sempre di quando mi avete aiutato
con lesame!.
Contro le sue abitudini Daniele non rispose e salut distrattamente Umberto, ma il suo pensiero
volava ad Enrica e alla responsabilit che gli aveva affidato il padre.
Prov a cercare sul cellulare il dott. Salefis, ma lapparecchio era spento.
Prover luned sul presto pens Daniele sempre cos occupato, speriamo di riuscire a
contattarlo quanto prima.
Alluna pass a prendere Enrica e la trov stanca, ma tutto sommato non era intrattabile, come si
era dimostrata spesse volte. Si salutarono e Daniele la fece accomodare sullauto.
Sono passato da Umberto e mi ha assicurato che la tua auto sar pronta sabato mattina e che il
lavoro coster 1.350 euro.
Va bene. Almeno se riesce a stare nei tempi, sabato tolgo il disturbo comment Enrica, parlando
pi con se stessa che rivolgendosi a Daniele.
Lo sai che non disturbi! Pi che altro posso capire la tua preoccupazione per tuo padre le rispose
Daniele.
Si parlarono ancora un po durante il breve tragitto da Robbio alla casa di Daniele, ma gli argomenti
sono cos banali e irrilevanti che ve li risparmieremo.
Pranzarono tutti insieme, Daniele, Enrica e nonna Rita e, dopo pranzo, Daniele propose ad Enrica se
voleva andare a fare un po di spesa con lui; con loccasione avrebbero approfittato per farsi una
passeggiata in centro a Vercelli.
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Ho i compiti di 3a A da correggere obiett Enrica.


Ora che ci penso, devo finire di correggere la verifica di geografia della nostra prima; credi di
riuscire a finire tutto oggi pomeriggio? le chiese Daniele.
S, se mi metto di buona lena, come al solito, mi basta oggi fu la risposta di Enrica.
Allora, ascolta: ormai i centri commerciali sono aperti anche di domenica, per cui spostiamo tutto
a domani; oggi correggiamo entrambi, cos domani siamo liberi. Ti piace come programma?.
S, va bene.
I due insegnanti passarono il pomeriggio a correggere le loro veriche; finirono verso le 19, proprio
per ora di cena. Nonna Rita aveva preparato un piatto semplice, ma appetitoso, cio spaghetti al
sugo di carne.
I tre commensali trascorsero il momento conviviale in serenit e chiacchiere: a chi non lo sapesse,
pareva una famiglia vera e propria, cementata da un legame di lunga data.
Dopo cena, Daniele propose ad Enrica di uscire a fare quattro passi.
A Palestro non ci sono troppe attrattive, ma potremmo andare a fare un giro e fermarci a prendere
qualcosa dalla Isa.
Chi sarebbe questa Isa? chiese Enrica.
Allanagrafe si chiama Isabella Srcina, ci tiene a che il suo cognome sia pronunciato
correttamente con laccento sulla a, perch tutti dicono Sarcna; gestisce un bar pasticceria.
Guarda, vado in bagno a rinfrescarmi e poi ti dico comment la proposta Enrica.
Come vuoi, vai tranquilla rispose Daniele, ma se invitava la sua amica ad essere tranquilla, tale
aggettivo proprio non le si attagliava, dal momento che aveva notato una strana ombra sul viso di
Enrica mentre stava pronunciando queste parole.
C di nuovo qualcosa che non va si lasci sfuggire ad alta voce Daniele.
Udito dalla nonna, Rita intervenne con: Scusami, non sono affari miei, ma stai vicino a Enrica,
perch la vedo strana.
Lo so, nonna, lo so! Quello che non so, che diavolo abbia! rispose irato Daniele.
Vedrai che lo scoprirai! Portala da Salefis e vedrai che quel dritto trover la soluzione! sugger
Rita.
Anche tu lo pensi? disse Daniele e aggiunse: Credi che sia qualche problema fisico?.
Non sono un medico, ma ormai i son vgia cm n rat 8: secondo me, Enrica ha qualche problema
fisico che nasconde, per, qualche problema nellanima. Ma tasma, ca la riva!9.
Daniele e Rita rimasero impressionati nel vedere Enrica: la giovane era pallida pi di un cencio
lavato e aveva le occhiaie alte e spesse.
Mi scoppiata una fortissima emicrania! Scusatemi, ma andrei a coricarmi. Posso salire in
camera? chiese Enrica con un filo di voce.
Vuoi che ti accompagni per le scale? le chiese con viva preoccupazione Daniele.
Non sono cos impedita! rispose con acidit Enrica, anche se si notava lontano un miglio che
laveva detto solo per orgoglio, ma se Daniele avesse insistito solo un po, la ragazza avrebbe
facilmente assentito.
Provvidenziale fu lintervento di nonna Rita che sblocc la situazione: Fa la brava, Enrica!
Approfitta che hai qui il cavalier servente! Sfruttiamoli questi uomini, quando ci sono!.
Enrica fece un cenno di assenso con il capo e Daniele la cinse dolcemente per la vita e la
accompagn su per le scale.
Se hai bisogno, chiama pure anche me! Tra noi donne ci intendiamo meglio si raccomand Rita
dalla stanza sotto.
Enrica diede un cenno di assenso, o, almeno, cos parve a Daniele, visto che la sua collega non
pronunci neppure un suono.
A domani riusc a dire con voce flebile Enrica e conged cos Daniele e fece sfumare in lui lidea
della passeggiatina romantica a Palestro.
8
9

Sono vecchia come un topo (N.d.A.).


Ma taciamo che (lei) arriva (N.d.A.).
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Daniele avrebbe avuto come complice una splendida luna piena che brillava luminosa sul cielo
palestrese, ma gli eventi si volsero in altra direzione.
Tuttavia, quella notte avrebbe ancora riservato qualche sorpresa al nostro Daniele.
Toc, toc: Daniele si svegli di soprassalto.
Si stropicci gli occhi e prest orecchi: silenzio!
Dopo una frazione di secondo, ancora pi distintamente: toc, tocc, tocc.
Daniele non aveva ora dubbi: proveniva dalla porta della sua camera.
Si alz, non senza prima avere inforcato gli occhiali da vista, che era costretto a portare dopo i
diversi interventi agli occhi.
Non appena Daniele giunse vicino alla porta, sent sussurrare dallaltra parte, con una voce
suadente, come avrebbe potuto essere quella delle mitiche Sirene: Daniele, apri, per favore, sono
Enrica.
La scena che si trov davanti Daniele difficile da descrivere, ma ancor pi difficoltoso cercare di
trasmettere ai lettori le sensazioni e i sentimenti che pervasero il suo corpo e la sua mente.
Posso entrare? e, sempre con voce suadente e con modi ammiccanti, spinse allinterno della
stanza un sempre pi confuso Daniele, che seppe solo dire: Mah, Enrica, non stai bene? notte
fonda, sono le . e guard velocemente lorologio: le tre!.
Enrica chiuse la porta dietro di s e sussurr nellorecchio di Daniele diverse parole dolci, che lui,
in stato confusionale, non riusc neppure a capire, salvo le ultime: Ti desidero fammi tua!.
Daniele si stacc leggermente e con dolcezza da Enrica e la contempl: la sua bellezza e la sua
capacit seduttive erano da mozzafiato. Aveva i capelli sciolti, fluenti e corvini, che scendevano
dalle spalle fino a met schiena; senza occhiali, i suoi occhi verdi rifulgevano nella stanza e
magnetizzavano lo sguardo su di lei. La carica sensuale che emanava avrebbe messo in crisi
qualunque uomo e, per quanto controllato e morigerato fosse il nostro Daniele, era pur sempre un
uomo in carne e ossa: Enrica portava una magliettina del pigiama molto trasparente e scollata, per
cui le rotondit dei seni erano evidenti e sotto, corti pantaloncini inguinali lasciavano poco spazio
allimmaginazione.
Daniele si sentiva strano: per la prima volta nella sua vita, pur essendo indubbiamente un bel
ragazzo, si trovava di fronte, nella sua stanza, una bellissima ragazza seminuda che lo stava
seducendo e che espressamente voleva fare lamore con lui. In quel momento a Daniele sparirono
tutti gli scrupoli morali che aveva e si disse: Lei conseziente, anzi me lo chiede, io lo voglio,
siamo pi che adulti, ma che problema c! Per le mie sciocche remore continuo a perdere un sacco
di occasioni.
Ma, a dire il vero, in questa scena di ardente sensualit che ci viene difficile descrivere, pensando
che ha come protagonista il nostro Daniele, sempre cos attento e rispettoso, dobbiamo dire che
qualche scrupolo si fece strada nella mente eccitata del giovane.
Devo stare attento a non farle male: la prima volta! E poi devo essere discreto qui vicino
dorme la nonna non sarebbe bello che lei se ne accorgesse e, cos pensando, si lasci
avvinghiare nellabbraccio di Enrica che attacc le sue labbra a quella di Daniele in un bacio
appassionatissimo. Daniele sentiva il corpo caldo di lei sempre pi vicino, quasi ne udiva i battiti
del suo cuore, ma pronto ed eccitato per lamplesso, qualcosa successe.
Quasi nel suggere le labbra di quella che ormai poteva definire la sua amante, si rese conto che
qualcosa non andava e la spinse lontano da s con un gesto di repulsione.
Ma tu hai bevuto! Questo sapore di liquore esclam Daniele, centellinando la poca saliva che
gli era rimasta.
E se anche fosse? S, vero, ho bevuto! Agli uomini piace avere una donna pi disinibita! rispose
Enrica.
A quel punto, come se avesse ricevuto una doccia fredda, Daniele torn in s: si ricord dei suoi
princpi, ebbe un brivido nel pensare che stava per avere un rapporto con una donna che non era in
s e poi si ricord della promessa fatta al padre di Enrica e pareva che quelle parole
rimbombassero nella semioscurit della stanza: Pretendo che tratti mia figlia con tutto il rispetto
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possibile, perch deve sapere che non ha conosciuto uomo in senso biblico, inteso?.
Enrica, ferita nel suo orgoglio di donna, vedendo che Daniele si era ritratto, reag, mollandogli un
sonoro ceffone, accompagnato da queste parole: Ma chi ti credi di essere? Ti faccio cos schifo?
Hai un bel bocconcino davanti che ti si offre su di un piatto dargento e tu? E tu? Fai lo schizzinoso,
Daniele? Roba da non crederci! Se lo sapessero i tuoi alunni, faresti la figura del finocchio, caro il
mio professor Giovanardi!.
Detto ci, la ragazza usc, sbattendo la porta.
persino superfluo dire che Daniele trascorse il resto della notte sveglio: in alcuni momenti, si
chiese se avesse agito bene. In fondo aveva perso una grande occasione come uomo; non poteva
negare a se stesso che non era un santo, dedito alla castit e che anche la carne aveva le sue richieste
e che, in fondo, non ci sarebbe stato niente di male, perch -inutile essere ipocriti- nella vita di
coppia lintesa sessuale importante, specie se si vogliono avere dei figli. Per, verso mattina,
riusc a fare pace con se stesso e giunse alla conclusione che si era comportato nel modo migliore o,
almeno, coerentemente con la sua natura: non si tradisce la fiducia delle persone e poi non sarebbe
stato rispettoso abusare di lei, se non era lucida; in certi casi, infatti, non si pu tornare indietro.
Era domenica e i due giovani rimasero a letto un po pi del solito: Daniele si alz poco dopo le otto
e mezzo, mentre Enrica comparve in cucina, per fare colazione, circa unora dopo.
Daniele non fece ovviamente parola con la nonna di ci che era accaduto ed evit di tornare
sullargomento con Enrica, anche se ebbero diverse occasioni per rimanere soli, specialmente
durante il lungo e piacevole pomeriggio trascorso a Vercelli.
Alla fine della giornata, poco prima di salire in auto, Enrica si avvicin a Daniele, si guard in giro
e non vide nessuno, quindi appoggi le sue labbra sulla guancia destra delluomo e gli regal un
tenero bacio. Quindi sussurr: Grazie! Avevi ragione tu!.
Giuse la sera, cenarono e si ripeterono le scene di garbata e serena familiarit dei giorni precedenti.
Fattasi una certa ora, Daniele ed Enrica si salutarono, si augurarono la buonanotte ed estesero
laugurio anche a Rita: lindomani li attendeva la scuola e dovevano essere ben riposati per
affrontare la prima ora.
Arriv il luned: uscirono a piedi (Enrica comment: Si avvera il sogno proibito di andare a scuola
a piedi!) e giunsero a scuola venti minuti prima dellinizio delle lezioni.
Enrica sistem le ultime cose, prese i libri dal suo cassetto e si prepar per la lezione; Daniele,
invece, dopo aver verificato che fosse tutto a posto, si rec nel suo ufficio per avere un po di
discrezione.
Compose il numero, il cellulare squill e dellaltro capo rispose una voce gentile e vivace: S,
pronto?.
Buongiorno, dottor Salefis, sono Daniele Giovanardi, il fratello di Rebecca.
Oh, carissimo! Buongiorno! Come va?.
Io piuttosto bene, grazie! Avrei bisogno di fissare una visita da lei.
Vediamo lei o la nonna?.
Nessuno dei due; una collega che ha avuto qualche problema di salute!.
Guardo un attimo quando posso prenderla attenda mah, io potrei anche oggi, visto che ho
ricevuto una disdetta poco fa pu andare bene per le 15?.
S, perfetto, dottore! Grazie!.
Mi pu dire il nome, per favore?.
Surdich, con ch finale.
Segnato, a posto, grazie! Mi saluti la nonna!.
Sicuramente! Grazie a lei!.
Ci era riuscito: si era messo in contatto con il dott. Salefis e aveva fissato un appuntamento e,
subito, quel pomeriggio!
Daniele si sentiva molto meglio, perch ora vedeva pi vicina e concreta la possibilit di offrire un
aiuto alla sua amica.
Usc dallufficio della vicepresidenza, affrett il passo e raggiunse Enrica: Enrica, scusa! Ho
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parlato poco fa con il dottore e ho fissato lappuntamento per oggi. Inutile aspettare troppo tempo:
bisogna approfittare delloccasione.
Va bene mugugn Enrica e aggiunse: Ora devo andare in classe.
Anchio! Ci vediamo pi tardi! fu la risposta di Daniele.
La mattinata trascorse in modo piuttosto tranquillo per entrambi: Daniele consegn le verifiche di
geografia in prima e ricord che mancava poco pi di un mese alla fine dellAnno Scolastico e che
quindi sarebbe stato opportuno studiare con maggiore impegno e concentrazione.
In pi, ricordatevi una mia vecchia e, se volete, anche banale, raccomandazione: quando non
capite, chiedetemi! Io sono qui per aiutarvi a capire!.
Finita la sua solita predica, come la definiva lui stesso, procedette con argomenti di storia e di
grammatica, mentre in terza stava impostando la preparazione per lesame.
Enrica fece lezione, interrog e consegn alcune verifiche, ma riusc a comportarsi in modo
lievemente cordiale.
Daniele, intanto, oltre a curare lo svolgimento delle sue lezioni, vigilava sul comportamento di
Enrica: infatti aveva chiesto alla bidella Marina (lequivalente della Carmela di Robbio) di
segnalargli eventuali problemi o situazioni particolari che potessero nascere nelle ore di Enrica.
I due si incontrarono alla fine delle lezioni che coincidevano per entrambi alle ore 13.
Che fretta cera di andare gi oggi furono le parole con cui Enrica accolse Daniele dopo la
separazione della mattina.
Con un semplice ciao la conversazione sarebbe iniziata in modo pi piacevole, non trovi? le
rispose Daniele.
Ciao! Che fretta cera di andare gi oggi? Sei contento ora? controbatt Enrica.
Ricorda quanto era preoccupato tuo madre e come sei stata male anche in questi giorni! osserv
Daniele.
Per un po di mal di testa? E vabb, lho premesso a pap tagli corto Enrica.
I due tornarono a casa, mangiarono uno squisito arrosto con patatine, preparato sapientemente dalle
mani di nonna Rita, ma si scambiarono poche parole, o, meglio, sia Daniele sia Rita si resero conto
che la terza commensale non aveva piacere di conversare.
Finito di pranzare, si fece presto ora di prepararsi per andare dal dott. Salefis; partirono di casa
verso le 14:30, cos da raggiungere lo studio del medico una decina di minuti prima.
Penso che il dottore vorr visitarti, come sua abitudine, per cui, non temere, dopo che avremo
parlato un attimo, uscir, cos sarai a tuo agio.
Grazie per la delicatezza, ma tanto te lo avrei chiesto io gli rispose.
Pochi minuti dopo le 15 Daniele riconobbe la voce squillante del dott. Salefis che si avvicinava alla
porta che si apr e comparve lui, vestito con il suo camice bianco e disse: Arrivederci, stia bene.
Surdich, prego! Ula, Giovanardi! Prego, prego, entrate!.
Mi scusi, signorina Surdich, ma prima chiedo una cosa a Daniele: come sta la Rita?.
Piuttosto bene, dottore, in considerazione dellet e dei suoi acchiacchi rispose Daniele.
Me la saluti tanto! Ma oggi siamo qui per la signorina, vero? disse Salefis.
S, dottore. una mia collega e ultimamente si sente un po stanca, stressata e ha spesso forti
attacchi di emicrania; ma le spiegher meglio lei!Ora, esco, cos se la vuole visitare.
S, Daniele, facciamo in questo modo, tanto poi la chiamo io, quando abbiamo finito e, non
appena il giovane fu uscito, aggiunse con il suo consueto garbo:Allora, signorina, per favore, si
pu spogliare? Rimanga in reggiseno e mutandine, per favore.
Intanto Daniele usc e disse in cuor suo tutte le preghiere che conosceva. Non era un grande
praticante e, sinceramente, dopo le tragedie dei suoi genitori e di Rebecca, anche poco credente, ma
in fondo nei momenti di bisogno, per le persone a cui voleva bene, ricorreva alla preghiera.
Dopo un tempo che a Daniele parve interminabile, usc Salefis dal suo studio e disse: Venga, cos
parliamo un attimo.
Enrica era gi ovviamente rivestita e si era seduta sulla sedia di sinistra, posta di fronte alla
scrivania del medico, mentre Salefis invit con un cenno Daniele ad accomodarsi su quella a fianco.
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Allora, Daniele, non ci sono dubbi: la sua collega ha un forte esaurimento nervoso che lha portata
a una forma severa di depressione, a cui lei ha risposto con labuso di psicofarmaci e di altre
medicine senza il diretto controllo, n la prescrizione di nessun medico. Ora, che tutto questo sia
provocato dallo stress scolastico anche vero, ma secondo me, anche parlando con la professoressa,
emerge un disagio forte, provocato da qualche trauma emotivo e da quella che io definisco in modo
poco scientifico, ma efficace sindrome del leone in gabbia e a questultime parole scambi con
Daniele uno sguardo dintesa, poi continu: La professoressa vale molto, ma non si sente
valorizzata dalla vita e dalle persone, per cui si rende conto che dovuta scendere a compromessi
che non mettono in luce le sue qualit. Su questi aspetti psicologici, potrebbe fare riferimento a lei,
mentre per quelli pi propriamente somatici ci penso io; ho gi preparato la ricetta con tutte le
diverse medicine e tra una decina di giorni ci sentiamo telefonicamente, cos mi dice come sta.
Come sempre si poteva solo restare ammirati dalla competenza e dalla profondit del dottor Salefis,
che sapeva coniugare le grandi doti professionali di medico con una dose massiccia di umanit e di
attenzione al paziente in tutti i suoi aspetti.
Nel salutare Enrica e Daniele, Salefis disse alla prima: Cerchi di stare tranquilla! Vedr, con
queste cure si rimetter in forma ed anche lumore ci guadagner; per si fidi di qualcuno e parli e
si sfoghi, cos tutto sar pi semplice!, mentre raccomand al secondo: Le stia vicino, mi
raccomando, e saluti la nonna!.
I due uscirono dallo studio e rimasero in silenzio fino allauto di Daniele.
Pens Daniele, una volta partiti, a rompere quel velo quasi impenetrabile di silenzio.
Non so se hai notato, ma quando il dott. Salefis ha pronunciato la frase sindrome del leone in
gabbia ha scambiato con me uno sguardo dintesa. So, cara Enrica, cosa significa avere grandi
sogni, impegnarsi ad altissimo livello e poi accontentarsi di una scuola media, dove devi
sopportare spesso alunni ignoranti e maleducati, genitori che lo sono anche di pi, colleghi che non
ti capiscono! In pi, se si aggiunge anche la vita a bastonarti con tragedie il tutto diventa
insopportabile e somatizzi. Quando arriveremo a casa, ti racconter, se avrai la gentilezza di stare
ad ascoltarmi.
S, anzi, grazie a te che mi dirai disse sottovoce Enrica, gi in preda a una forte emozione che la
portava quasi sullorlo del pianto; ma ricacci in gola le poche lacrime che stavano per uscire e
rimase in silenzio fino a casa di Daniele.
Al loro arrivo li attendeva nonna Rita la quale cap dal volto di Daniele che era necessario che si
mettesse da parte. Quindi, si ritir a cucire nel salotto, mentre Daniele accompagn Enrica nel suo
studio e qui le raccont la storia che noi gi conosciamo, dallinfanzia felice vissuta con la sua
bellissima famiglia, fino agli anni tristi della sua malattia, di quella tragica della sorella, passando
per la scomparsa dei suoi adorati genitori, per le rinunce, fino allincarico alla scuola di Palestro.
Tuttavia, sentiamo dalla viva voce di Daniele un particolare che non conosciamo ancora.
Dopo i primi anni di insegnamento, imparai a convivere con la nuova realt, sicuramente ben
diversa da quella che avevo sognato per il mio futuro, ma con il passare del tempo maturai un
disagio molto profondo, tanto che and a incidere sulla mia salute. Per fortuna, seguendo la
raccomandazione di mia sorella, presi a frequentare lAvis in modo pi continuo e, un giorno, fui
bloccato allaccettazione: non potevo donare, perch avevo la pressione e i battiti cardiaci troppo
elevati. Andai dal dott. Salefis, mi diede una cura che seguo ancora oggi, ma mi spieg, come ha
fatto a te oggi, la sua teoria del leone in gabbia e mi consigli di darmi da fare in qualche altro
modo e di prendere la vita con maggiore serenit. Ci sono riuscito solo in parte: ho ancora tanti
crucci, ma oggi va un po meglio. Sai, per questestate ho deciso di rispolverare qualche abbozzo di
racconto palestrese che ho nel cassetto; anche qui dovrei seguire il consiglio di Rebecca e mettermi
a scrivere. E comunque, continuano a frullarmi sempre nella mente le sue ultime parole: Devi
cercare tracce del soldato del gelso. Per alcuni saranno sciocchezze, ma io volevo troppo bene a
mia sorella per lasciare intentata questa strada. Pensi che sono matto?.
No, Daniele, non sono sciocchezze! Mi puoi raccontare la storia del soldato del gelso, per favore?
gli chiese Enrica, visibilmente commossa dalla narrazione di Daniele.
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Certo, cara! Per, poi mi prometti che mi dirai tutto di te? Ma proprio tutto? le rispose Daniele
con tono carezzevole.
Non so se ce la faccio a dirti proprio tutto, specialmente subito, ma certo ti racconter buona
parte.
Daccordo, grazie! Allora, cominciamo dal principio. Il soldato del gelso un soldato austriaco
che combatt durante la battaglia di Palestro e la sua memoria rimasta a livello popolare, tanto da
avere costituito la base di un modo di dire.
Enrica lo blocc subito con entusiasmo: Ah, che bello, un episodio della battaglia di Palestro! Sai,
uno dei motivi per cui ho accettato di venire qui, oltre al fatto che allassegnazione delle cattedre era
comunque il luogo pi vicino, era la mia curiosit di vedere di persona questo luogo. Mamma mi
raccontava che in famiglia si diceva che un nostro lontano avo aveva perso la vita nella battaglia di
Palestro. Ma racconta, di, mi interessa veramente.
Allora, dicevo: si legge nei libri dedicati a Palestro, come ci narra uno degli storici pi famosi di
Palestro, don Ettore Zambelli il quale raccoglie delle tradizioni popolari, che nella localit della
Vignola, il giorno 30 maggio un cecchino austriaco continu caparbiamente a combattere, sparando
a chi si avvicinava allalbero del gelso, dietro al quale era nascosto. La sua resistenza fin solo
quando venne colpito a morte; tale versione stata messa in poesia da un nostro poeta dialettale,
Venanzio Cervetta. Da tale episodio nato il detto vsi cm l suld dal muron, essere come il
soldato del gelso, riferito a persona caparbia. Devo per dirti che mia mamma e mia nonna Rita
usavano il detto anche in altro modo, perch dnno dellepisodio una versione differente; mi spiego
meglio! Per loro stare come il soldato del gelso indica anche chi rimane ad aspettare inutilmente
qualcosa, chi se ne sta al suo posto senza ormai che tutto ci abbia un senso. Essere sempre a
disposizione, anche in modo esagerato, perch spesso, ci che si aspetta, non arriver mai; non so se
ho reso lidea.
Se ho ben capito, una situazione simile a quella de Il deserto dei Tartari di Buzzati comment
Enrica.
Brava, prof! Proprio cos esclam Daniele in preda allentusiasmo, come gli accadeva tutte le
volte che si infervorava nel racconto delle tradizioni palestresi.
Poi continu: Allora, sempre mamma e nonna mi raccontavano lepisodio secondo una versione
profondamente pi triste: i palestresi notarono questo soldato, armato di tutto punto, appoggiato alla
pianta del gelso e pronto con il suo fucile puntato, che non si muoveva di un millimetro, ma quando
trovarono il coraggio di avvicinarsi, capirono il tragico motivo del suo immobilismo: era rimasto
morto, appoggiato allalbero. Mi pare che un altro studioso di Palestro, tale Bassi Bossi, non
ricordo bene, abbia riportato nel suo libro sui modi di dire del nostro paese una versione simile che
avrebbe appreso da sua mamma; tuttavia, non ho avuto modo n di vedere il libro, di cui esistono
poche copie, n di parlare direttamente con lautore, visto che si trasferito da Palestro ed andato
ad abitare in una localit in provincia di Torino. Comunque, mi piacerebbe un giorno accontentare
mia sorella, trovando qualche riscontro oggettivo a questa storia.
Nellascoltare i racconti di Daniele, si era fatto pomeriggio tardo e i due giovani si resero conto che
dovevano ancora sistemare le ultime cose per le lezioni dellindomani.
Daniele chiese ad Enrica: Ormai tardi, mia cara, per cui non posso certo chiederti di liquidare la
tua storia in quattro parole frettolose, per, domani mi prometti che mi racconterai tutto?.
Come ti ho gi detto, caro Daniele, non so se ti racconter proprio tutto, ma sono pronta a
raccontarti tanto di me lo rassicur Enrica, pronunciando le ultime parole con un tono dolcissimo.
Non staremo a raccontarvi il luned sera dei nostri due amici (ormai li possiamo definire cos) e
neppure la mattinata a scuola che vi possiamo assicurare tranquilla e normale: Enrica aveva
cominciato fin dal pomeriggio precedente ad assumere i farmaci prescritti dal dott. Salefis e,
francamente, la sua forma fisica e il suo umore ne avevano gi tratto qualche lieve giovamento.
Inoltre Enrica si sentiva meno tesa, visto che il giorno successivo avrebbe potuto staccare la spina,
poich per lei era libero dallattivit scolastica.
Giunse finalmente il pomeriggio: Daniele era molto agitato e nervoso, perch attendeva il racconto
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di Enrica e la giovane lo era altrettanto, visto che per la prima volta nella sua vita avrebbe parlato a
cuore aperto ad una persona quasi estranea e, forse, gli avrebbe confessato sentimenti e sensazioni
che non aveva rivelato neppure al padre. Tuttavia, credo che anche tutti noi saremo molto curiosi di
sapere qualcosa dellenigmatica figura della professoressa Enrica Surdich.
Sei pronto, Daniele? chiese, abbassando un po lo sguardo, Enrica.
Io, s, Enrica. Siamo qui da soli, credo anche abbastanza comodi; se tu lo vuoi, io sono qui per
ascoltarti.
Non giudicarmi, per favore, per! lo implor Enrica.
No, cercher di capirti e di aiutarti, se lo vuoi e se ci riesco! la rassicur Daniele.
Spero proprio di s! e a voce pi bassa si lasci sfuggire un: tesoro che per non giunse
allorecchio del suo ascoltatore.
Sono nata il 5 maggio di trentacinque anni fa a Cherso; mio padre si chiama Francesco e la sua
famiglia di origini venete, ma si trasferita da alcune generazioni nella citt croata. Mia mamma,
Anna Nagy, invece di origini ungheresi da almeno otto generazioni. Fin da piccola ebbi una
singolare predisposizione per le lingue: allet di sette anni conoscevo gi bene litaliano, anche
nella variet del dialetto veneto, lungherese e il croato. Proprio allet di sette anni mi trasferii con
la mia famiglia a Vienna, perch mio padre, noto e preparato farmacista, aveva trovato un impiego
importante in unindustria farmaceutica nei dintorni della capitale austriaca. L proseguii i miei
studi e imparai, con molta facilit devo ammetterlo, anche il tedesco. Vi rimasi fino alla fine della
scuola superiore: frequentai lequivalente del liceo classico italiano, acquisii una buona conoscenza
del latino e del greco e conseguii il Reifeprfung, lequivalente del diploma di maturit. Venne il
momento di iscrivermi allUniversit, ma nuovamente il lavoro di pap ci port a un altro
trasferimento, stavolta in Svizzera. Durante la scuola superiore avevo maturato il desiderio di
proseguire lo studio delle lingue, ma non abbandonai mai il mio interesse per la storia e la filosofia,
per cui mi iscrissi allUniversit di Zurigo, dove mi laureai in filosofia e storia antica. Nel
frattempo, vivendo in Svizzera avevo appreso anche il francese, e perci mi sentivo pronta per
frequentare la facolt di lingue. Per il mio scopo scelsi Milano, perch nel frattempo pap venne
inviato a lavorare in Italia; conseguii la laurea in lingue e poi frequentai lanno dopo un dottorato in
linguistica comparata e lavorai molto sulle lingue slave, la cui conoscenza venne ampliata dallo
studio del russo e del bulgaro. Devi considerare che di tutte le lingue moderne da me conosciute,
ossia lungherese, il croato, litaliano, il tedesco, il francese, linglese, il russo e il bulgaro, io
possiedo anche una visione diacronica, ossia le padroneggio anche nelle loro fasi storico-evolutive.
Insomma sei un genio, cara Enrica! comment Daniele.
Ero destinata a una brillante carriera accademica, anche a livello internazionale, visti i miei titoli
conseguiti in Europa; il lavoro di pap gli stava riconoscendo varie gratificazioni e lui decise di
comprare una casa a Milano, dal momento che gli assicurarono che sarebbe rimasto l fino alla
pensione. Mamma era dolcissima e mi coccolava fino allinverosimile, perch ero stata una grande
donna (me lo diceva in ungherese e in italiano). Mi raccontava storie italiane, specialmente di un
nostro avo che aveva combattuto a Palestro ma, scusami, questo te lho gi detto! Tutto
procedeva nel migliore dei modi, finch una sera di novembre di cinque anni fa successe qualcosa
che mut radicalmente la mia vita. Io ero andata alla festa di un ragazzo che si era addottorato
lanno successivo al mio, anche se era di quattro anni pi grande e qui, accompagnata da una
smorfia, fece una pausa che venne prontamente riempita dal commento di Daniele: Non sono tutti
geni come te, Enrica!.
Enrica era diventata molto pallida, al che Daniele le chiese:Scusami per losservazione sciocca!
Vuoi qualcosa da bere?.
Enrica fece segno di s con la testa e Daniele precis meglio la sua richiesta:Desideri acqua o
altro?.
Acqua rispose Enrica con voce flebile.
Te la porto subito le rispose con dolcezza Daniele.
Dopo aver bevuto dun fiato un bicchiere di acqua frizzante, continu la narrazione: Ero a una
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festa di dottorato, mentre i miei genitori decisero di farsi una passeggiata a Milano. Ma un
disgraziato delinquente, che riusc a sfuggire a tutte le ricerche della polizia, li invest sulle strisce.
Entrambi finirono allospedale: pap era piuttosto grave, mamma invece gravissima, tanto che mor
pochi giorni dopo. Pap ebbe necessit di molte operazioni e di una lunghissima riabilitazione; in
pi fu necessaria una terapia presso uno psichiatra, poich era divorato dal senso di colpa: secondo
lui non aveva saputo proteggere a dovere mamma! Poveraccio. Per tutte le sue cure dilapidammo
buona parte del nostro patrimonio; spendemmo denaro per la ricerca del responsabile, ma fu tutto
inutile! Sparito nel buio di quella dannata notte, sulla sua Mercedes blu. Mio padre non pot pi
lavorare e lappartamento a Milano era troppo costoso; ci trasferimmo a Voghera, dove abitava mio
zio Dolfo, il fratello di pap; ci andammo costretti dalla necessit, perch pap non vedeva di buon
occhio il fratello e, francamente, dai ricordi che avevo da piccola, non mai piaciuto neppure a me!
Comprammo la villetta, che hai visto, la ristrutturammo e cos ci trovammo con i pochi soldi della
pensioncina di pap e io senza lavoro. Decisi, quindi, di iscrivermi nelle liste degli insegnanti di
francese ed eccomi qui, questanno passare di ruolo, lontano da casa, con pap nelle condizioni che
conosci e io molto, ma molto insoddisfatta!!! Quando sono fuori casa per lavoro, va da noi zio
Dolfo per dargli una mano ma quante angherie deve subire! Lo aiuta, ma gli rinfaccia sempre
quello che fa! E chiss quanti episodi pap non mi racconta! Ma c dellaltro: anchio porto i segni
pisicologici di quellincidente, perch mi sentii pure io in colpa, anche pi di pap! Non dovevo
essere stupidamente a quella festa, a cui mi ero recata per sentirmi meno diversa dalle altre ragazze,
che continuavano a guardarmi con sospetto; ho corso dietro a un paio di pantaloni!!!Da quel giorno
non ho pi voluto legarmi a nessun uomo magari se trovassi quello giusto ma ci sono troppi
ma e se. Capisci ora?.
Capisco, Enrica! Ma quando sei arrivata, eri piena di entusiasmo e, soprattutto, amavi i ragazzi!
obiett Daniele.
Be, con il tempo ho capito che spesso i ragazzi non meritano le nostre attenzioni e poi io mi
sentivo sprecata tent di giustificarsi Enrica.
Perdonami, Enrica, se insisto, ma credo che ci sia dellaltro, vero? e Daniele trov il coraggio di
avvicinarsi a lei e di abbracciarla. I due rimasero abbracciati per qualche minuto e Daniele sent il
respiro di Enrica su di lui. Dopo qualche minuto Enrica si divincol garbatamente dallabbraccio
del suo amico.
Pu darsi ma non mi sento del tutto pronta e, poi, potrebbe far parte di quel tutto che non
voglio dire ancora dire si scherm Enrica.
Va bene, perdonami! Hai ragione! Permettimi ancora una domanda: ma come hai fatto ad avere gli
psicofarmaci senza prescrizione? si permise di chiedere Daniele.
Sono figlia di un farmacista e poi pap fa uso di queste medicine, perch non si mai liberato
completamente dalla depressione, dopo tutto quello che gli successo confess Enrica.
Daniele cap che per quel giorno Enrica non aveva pi voglia di parlare; cos trascorsero insieme il
marted pomeriggio e, da quel momento, lintesa fra i due aument di giorno in giorno.
Lindomani, dietro invito di Daniele e sfruttando il suo riposo settimanale, Enrica cominci a
sfogliare i libri dellamico sulla battaglia di Palestro e rimase incuriosita dalla foto di un libro di
preghiere in lingua ungherese, che era stato ritrovato sul campo di battaglia. Al suo interno era
conservata una ciocca di capelli biondi e si ipotizzava che fossero della figlia o della fidanzata del
soldato che lo possedeva.
Al ritorno di Daniele, Enrica chiese subito informazioni sul testo che aveva visto.
conservato in una teca nella sala del Consiglio Comunale; se ti interessa, ti invito per il 29
maggio, una domenica, quando si celebrer la cosiddetta Festa della battaglia, perch in
quellocccasione aperta la sala e, con le mie conoscenze in comune, potremmo farcelo vedere da
vicino. Che dici? propose Daniele.
Va bene! Verr con il mio Pandino allora tornato nuovo! Sabato si sta avvicinando, caro
Daniele!.
Domani passiamo da Umberto, cos vediamo come procedono i lavori, ok? le promise Daniele.
37

Cos fecero e Umberto li rassicur che lauto sarebbe stato pronta sabato mattina, come promesso.
A che ora chiude? gli chiese Enrica.
A mezzogiorno, prof le rispose.
Ma come faccio a venire a prenderla, dato che finisco alle 13? osserv Enrica.
Ma non ti preoccupare, Enrica! Passo a ritirarla io e la porto a casa mia. Poi vengo a Robbio a
prenderti, pranzi con me e nonna e poi riparti.
Tutto programmato come sempre! Bravo! comment Enrica e lo guard con occhi pieni di affetto
e ammirazione.
Quella ci sta, prof! Lo si vede lontano un miglio! disse Umberto a Daniele, approfittando del fatto
che la giovane era gi salita in auto.
Ma come ti permetti! Per sei sicuro di quello che dici? gli chiese Daniele.
Ma lo vedrebbe un ceco! ribad Umberto.
Fai sentire la i, Umberto! Cieco, sinonimo di non vedente! lo ammon Daniele con tono
didascalico.
Voi siete prof dentro, prof! gli rispose Umberto con il suo solito sorriso radioso.
Si fece venerd sera ed Enrica fece capire a Daniele che si sentiva pronta per lultima parte della sua
confessione. I due si misero comodi nello studio di Daniele ed Enrica, visibilmente imbarazzata,
cominci a parlare.
Per prima cosa, io ti devo ancora chiedere scusa per quella sera e ringraziarti tanto perch sei stato
un vero gentiluomo con me! Mi sento arrossire al solo pensare di come mi ero presentata da te
bussare alla tua stanza, con atteggiamenti di gatta in calore, una vera e propria putt, ma mi fermo
qui, perch la vera Enrica non cade nel turpiloquio, anche se la parola sarebbe proprio quella pi
adatta. Il motivo vero e profondo per cui sono cambiata dopo le vacanze natalizie lo stesso
recondito per cui avevo (scema!) pensato di porre rimedio con quella mia sceneggiata da s
quella di prima! Bella soluzione! Come direbbe pap: Pso l tacn del buso 10. Comunque
durante le vacanze natalizie sono stata. violentata! e lultima parola fu pronunciata tutto dun
fiato, come una sorta di grido catartico.
I due rimasero in silenzio: il peso di quella parola risuonava nella stanza e nessuno osava parlare,
quasi che quel silenzio esorcizzasse e cancellasse per sempre latto nefasto.
Tu sei un uomo e non puoi neanche lontanamente immaginare che cosa significhi essere
violentata! Alla fine ti senti sporca e pensi ancora tu di essere la colpevole!!! In pi, se penso a chi
stato a rubare la mia verginit che avevo tenuto per il mio sposo un grande dono damore che
non potr pi dare a nessuno e qui le parole si interruppero, inondate da un fiume di lacrime e
singhiozzi. Daniele non le fece mancare una tenera carezza sulla guancia.
Nonostante tutto, Enrica prese coraggio, si asciug le lacrime e continu: In qualche modo, scema,
volevo lavare la mia colpa, facendo credere a me stessa che fossi stato tu a prendere la mia
verginit, quasi che togliendomela con i tuoi sentimenti me la restituissi psicologicamentema era
il sentimento contorto di una povera stupida e hai avuto ragione tu! Per farmi forza avevo anche
bevuto!!! Come mi ero ridotta!!! Ma vuoi sapere tutto?.
Daniele assent quasi come una sorta di automa, tanto era sconvolto.
Colui che mi ha violentato era legato da me da vincoli di carne! S, era mio zio Dolfo! e quasi
svenne, riversa sulla poltrona, ma prontamente Daniele la strinse tra le sue braccia.
Dopo poco si riprese e abbracci forte il suo confessore e, ancora con le lacrime agli occhi, gli
sussurr un dolce: grazie.
Ce laveva fatta! Era riuscita a dire tutto allunica persona che in questi anni sembrava dimostrarle
affetto sincero e profondo, a parte il suo adorato padre.
Dopo quella sera i rapporti fra i due si intensificarono, sempre allinsegna di unaffettuosa amicizia,
ma rimase forte la promessa che Enrica fece a Daniele, prima di partire con la sua Pandina rimessa
a nuovo dalle paffute, ma abili mani di Umberto.
Verr il 29 maggio; ricordami il programma, quando ci vediamo a scuola! Chiss che non possa
10

Peggio la pezza del buco, detto in dialetto veneto (N.d.A.).


38

aiutarti a mantenere la promessa fatta a tua sorella: ritrovare le tracce del soldato del gelso l
suld dal muron; si dice cos?.
Perfetto! Sembri una palestrese doc, vero, nonna? comment Daniele.
L prpi parcc11! conferm nonna Rita e risero tutti e tre di cuore, come non capitava a nessuno
di loro ormai da troppi anni.
I giorni e le settimane successive trascorsero in modo quasi magico: Enrica e Daniele divennero
degli insegnanti ancora pi motivati e carichi di energie! Enrica ritorn la professoressa che, pur
nella sua severit, sapeva farsi amare, mentre Daniele era gi cos! Per ritrov nuovo
entusiasmo.
Mi sa che sei innamorato, Daniele! Ce lhai scritto in faccia! E se la lei quella che penso io, sono
proprio contenta gli disse nonna Rita, con la libert di parola concessale dallaffetto, dalla
familiarit e, perch no, anche dalla sua saggezza popolare, una sera in cui lo vedeva sognante dopo
cena.
Daniele non os contraddirla, anche perch aveva ragione e nonna Rita accolse con un sorriso il suo
improvviso rossore.
Daniele ed Enrica si frequentavano poco fuori dalla scuola, anche perch entrambi, ligi ai doveri
professionali e familiari, erano presi dalla correzione dei compiti, dalla preparazione delle lezioni e
dallaccudire i loro familiari, ma si messaggiavano continuamente.
Per giunse finalmente il 29 maggio e i due piccioncini (invero pi agli occhi degli altri, perch
loro si vedevano come cari amici) si trovarono per passare insieme la mattinata nel giorno della
commemorazione della battaglia. Nonna Rita aveva consigliato di non pranzare a casa, ma di
portarla al ristorante Al vecchio mulino; inizialmente Enrica era rimasta un po contrariata: Ma
cucina bene tua nonna e poi mi spiace lasciarla da sola!, ma poi, visto che nonna aveva insistito,
cedette allinvito.
Non staremo a raccontarvi la cerimonia per filo e per segno: vi invitiamo a venire sul posto a
vederla!
Vi possiamo dire che, quando il corteo ruppe le righe a conclusione della cerimonia presso la
piazzetta del Bersagliere, il Sindaco Peppino Marchesi invit di persona Daniele ed Enrica nella
sala consiliare. Chiacchierarono un po e quando rimasero soli apr la vetrinetta nellangolo della
sala che d verso la piazza dellAsilo e disse: Ecco, professoressa, questo il libro di preghiere di
cui le ha parlato il nostro Daniele e che lei ha visto solo in foto.
Enrica fu veramente emozionata! Erano ormai anni che non leggeva pi nessun documento in
lingua ungherese e in particolare in ungherese ottocentesco e si mise a tradurre ad alta voce alcuni
passi.
Caspita, come brava, professoressa! e, ammiccando verso Daniele:Te la sei cercata alla tua
altezza, per! e fu cos preso dalla battuta da non notare che Enrica era arrossita vistosamente.
Eppure, superato limbarazzo, Enrica lanci uno sguardo eloquente a Daniele, che voleva dire:
Tienilo occupato, cos io lo guardo ancora un po!.
Allora Daniele si mise a chiacchierare con Peppino, ricordando le sue molte attivit svolte durante
gli anni del suo mandato che ormai stava per scadere, senza possibilit di rielezione.
Ad un certo punto Peppino disse: un piacere stare con voi, ma ora di andare a mangiare! A
casa mi aspettano! Mia moglie mi uccide se non vado! Lo sai come sono fatte le donne! e strizz
locchio a Daniele.
Scesero sotto landrone del Municipio, si salutarono affabilmente e Peppino si compliment ancora
con Enrica; non appena li ebbe lasciati, Daniele si affrett a chiederle: Perch mi hai fatto quei
segni? Cosa cera di cos importante?.
Sono quasi certa che nella legatura del libro sia nascosto qualcosa! Sai, ho locchio per questi
particolari! Ho fatto un corso di archivista e poi mio nonno Beppe, il pap di mio padre, manteneva
viva la tradizione veneta dei librai. Bisognerebbe poterlo aprire con un taglierino! A casa, nella
cassetta del nonno, ho qualcosa che fa al caso nostro! Piccolo e discreto!.
11

proprio cos! (N.d.A.).


39

Ma tu sei matta! le rispose Daniele.


Vuoi che ti aiuti o no? Il mio intuito femminile, che tu non puoi possedere, mio caro, mi dice che
dovremmo fare cos! Se ti fidi di me, chiedi aiuto e il permesso al tuo amico sindaco incalz
Enrica.
Ci devo pensare, Enrica! Io e Peppino siamo molto amici e mi ha dimostrato grandissima stima in
questi anni, per obiett Daniele.
Per, per vuoi uomini siete tutti uguali! Non volete fidarvi del nostro intuito comment
indispettita Enrica.
Di, non cadere nei luoghi comuni! Mettiti nei miei panni! Chiedere a un Sindaco di manomettere
un documento storico di cos grande importanza non impresa facile! si giustific Daniele.
Capisco, caro per se ti fidassi! Ho una manina delicata e farei un lavoro di estrema precisione e
cura! e, pronunciando queste parole, Enrica sbarr gli occhi, sorrise a Daniele e, come potete ben
immaginare riusc a convincere il suo interlocutore con mezzi non certo retorici, ma
sufficientemente persuasivi.
Eh va bene, sai che non posso resistere al tuo faccino da bambi! Passer un pomeriggio nella sua
agenzia viaggi e vedremo cosa fare concluse Daniele.
Tuttavia fu Enrica ad avere lultima parola: Lo so che ce la farai!.
Riusciremmo soltanto ad annoiare il lettore se raccontassimo la vita scolastica dei nostri
protagonisti, immersa tra verifiche scritte, interrogazioni, consigli di classe, lezioni, riunioni varie e
collegio docenti, per cui vi informeremo che, secondo le previsioni di Enrica, Daniele riusc a
convincere il Sindaco Marchesi a concedere un appuntamento a tre, blindati nella sala del consiglio
e a permettere ad Enrica di toccare e incidere la legatura del libro di preghiere.
Giunse il fatidico sabato mattina; Enrica giunse a Palestro alle 10:20, sfuttando le ore buche dalle
dieci a mezzogiorno, Daniele la attendeva sotto il portico del comune, mentre il Sindaco aveva
affidato lagenzia alla sua segretaria di fiducia e sarebbe arrivato per le dieci e trenta.
Appena scesa dalla sua rediviva Pandina, Enrica si avvicin a Daniele, si scambiarono un paio di
baci sulle guance e poi gli sussurr: Sei emozionato, caro?.
Spero solo che non ci mettano in galera, Enrica! Comunque, devo ammetterlo: sono veramente
emozionato.
Poco dopo arriv Marchesi che li accolse con il suo famoso sorriso e con una ventata di buonumore.
Buongiorno a tutte e due; prima saluto la signorina; sei daccordo, Daniele? e si diresse a
stringere la mano ad Enrica, accompagnando il gesto con un leggero inchino.
Poi salut Daniele, quindi disse: Io mi fido di lei, professoressa, per si rende conto che da parte
mia non stata una decisione facile.
Per questo la ringrazio molto della sua fiducia, signor Sindaco! rispose Enrica.
Comunque meglio che andiamo, visto che siamo tutti di fretta e poi, meglio non dare troppo
nellocchio e, girandosi verso Daniele, aggiunse: Come direbbe tua nonna: a Palestro jn ma
bon da pinsi par so cnt12. Io salgo, voi aspettate un attimo e poi salite; vi apro la sala del consiglio
dalla porta in cima alle scale, cos vediamo di non farci notare troppo.
Cos fecero; Marchesi disse loro che si era raccomandato che per una mezzora non voleva
assolutamente essere disturbato, in modo da assicurare la necessaria privacy.
La sala aveva acquistato unatmosfera sacrale, poich i suoi tre ospiti rimasero in silenzio e
compirono ogni gesto, facendo attenzione a non fare rumore. Marchesi apr la vetrinetta, prese il
libro e lo pass a Daniele, mentre Enrica aveva estratto dalla borsa un piccolo taglierino e
qualcosaltro che Daniele non fece in tempo a scorgere, perch il suo sguardo era calamitato dal
piccolo testo. Enrica, con mano esperta, apr con delicatezza la legatura e fu una grandissima
emozione per tutti notare che ne estrasse un piccolo foglio ingiallito e piegato a met.
Ciascuno reag a modo suo: a Peppino quasi scapp un: Caz. Scusate!, Enrica esclam:Avevo
ragione!Visto?, mentre Daniele disse:Che diavolo sar?.
Enrica sciorin il foglio sul tavolo della sala in modo che tutti lo potessero vedere: al centro cerano
12

Non sono capaci di pensare per i fatti loro (N.d.A.).


40

alcuni disegni e intorno, vergate in carattere minuto, delle frasi che Daniele e Peppino non
riuscivano a leggere, ma il viso di Enrica si illumin di un magnifico sorriso e ruppe nuovamente il
silenzio.
Non riuscite a leggere vero? Io s, perch ungherese ungherese dellOttocento! Dice: Queste
sono le istruzioni per ritrovare il piccolo diario del mio commilitone qui linchiostro
illeggibile, ma poi prosegue: morto sotto un albero di gelso. Spero che qualche anima pia lo vada a
recuperare. Questo il suo libro di preghiere, che mi ha affidato, perch contiene i capelli di sua
figlia Jlia. Che Dio lo abbia in gloria. Amen. Segue una firma, ma poco leggibile: mi pare
Endre ma il cognome non riesco proprio a capirlo, perch, vedete, linchiostro quasi
cancellato.
Dopo una breve pausa, provocata dalla profonda meraviglia, i tre allunisono commentarono: l
suld dal muron!.
Guarda i disegni, Peppino, si capisce che il diario stato riposto in un piccolo baule e che stato
sotterrato nella zona della Vignola, proprio dove si dice che il soldato stato ucciso! comment,
con forte agitazione, Daniele e prosegu: Sai che colpaccio sarebbe riuscire a trovarlo, ma come si
fa a scavare, visto che ormai l ci sono tutte case, ville e villette! E poi non riusciamo a trovare il
punto preciso.
Al Sindaco sfugg detto in dialetto palestrese puro: N msu, si fma n travi paroci!13.
Concordo! comment secco Daniele.
Possiamo tenere noi il foglio, Sindaco? chiese Enrica e prosegu:Cos almeno la liberiamo da
ogni problema, visto che le rimane traccia di ci che abbiamo trovato. Guardi, ora ricucio la
legatura e non si noter nulla.
Cos fece: con mano esperta chiuse il taglio che aveva arrecato alla legatura e il libro parve intatto.
I tre si salutarono e Marchesi si permise di dire come commiato: Mi raccomando, non fate
sciocchezze, per favore!, rivolgendosi in particolare ad Enrica.
Quando i nostri due rimasero soli, Daniele comment: Che peccato! Sono arrivato a un passo dalle
tracce sicure del soldato del gelso e sono impotente!.
Non rammaricarti! Vedrai che si trover una soluzione; stai sereno! gli rispose Enrica.
E tu non fare sciocchezze, come ti ha consigliato il mio amico sindaco! si raccomand Daniele.
Stai sereno anche per questo! Ora devo correre, perch mi aspetta lultima ora! Noi ci
messaggiamo. Ciao, ciao! e salutandolo anche con un gesto della mano, Enrica se ne and di corsa
sulla sua auto.
Daniele rimugin tra s: Che salame che sono! Non riesco mai a salutarla come si deve; o sono di
corsa io, oppure lo lei! Le circostanze non ci aiutano mai!.
Trascorse quasi una settimana e tutto fil liscio, anche se gli impegni aumentavano in vista della
chiusura dellanno scolastico, finch un gioved mattina bussarono con forza alla porta della prima,
proprio durante una delle ore di Daniele.
Avanti! Buongiorno, Bruno, che cosa successo?.
Deve uscire subito, perch c il Sindaco che le deve parlare.
Va bene! Mi guarda lei la classe? e rivolgendosi ai ragazzi: Mi raccomando! Sono gli ultimi
giorni e vediamo di non fare stupidaggini proprio alla fine!.
Tranquillo, prof! fu la risposta in coro della classe.
Uscito, trov il suo amico Peppino visibilmente agitato.
Ti devo chiedere subito una cosa, Daniele! Vero che voi non centrate?.
In che cosa? gli rispose Daniele.
Va bene, ci credo! Meglio cos! Sai che cera un problema di acquedotto nella zona delle
abitazioni site in via Vignola?.
Daniele annu.
Allora Marchesi continu il suo discorso: Ebbene, stamattina, mentre stavano lavorando, gli operai
si sono fermati, perch hanno trovato un baule. Hanno chiamato il nostro tecnico comunale che ha
13

Ci ammazzano, se facciamo un lavoro cos! (N.d.A.).


41

chiamato me. A parer mio e qui abbass la voce e si guard attorno: il baule del suld dal
muron!.
Che cosa? Ma sarebbe un colpo fortunatissimo!!! grid Daniele che non riusciva pi a contenere
il suo entusiasmo e aggiunse: Torno un attimo in classe, assegno unattivit e poi vengo con te.
Cos fece e a piedi raggiunsero il luogo del ritrovamento.
Sembrava proprio il baule disegnato sul foglio che avevano ritrovato celato nel libro di preghiere,
perch, seppur arrugginito, si notava sul coperchio lo stemma asburgico.
Portiamolo nella sala del consiglio e apriamolo sugger Daniele.
Sono daccordo! rispose Marchesi.
Lo portarono nella sala del consiglio e l lo aprirono; vi trovarono allinterno un quadernetto
ingiallito e logoro, tanto che alcune pagine erano illeggibili o consumate.
Qui ci vorrebbe Enrica osserv Daniele.
Sai oggi come messa? gli chiese Peppino.
Dovrebbe finire a mezzogiorno; oggi a Robbio gli rispose Daniele.
Ascolta, oggi pomeriggio, se lei potesse, potremmo vedere tutti insieme il quaderno. Che dici?
propose il Sindaco.
Per me va bene, per non so Enrica come messa! Le messaggio o le telefono e cos ti faccio
sapere.
Ok! rispose seccamente Marchesi.
S, pronto, Daniele, cosa successo? disse Enrica, appena uscita da scuola, rispondendo alla
chiamata del suo caro amico.
Non ci crederai, ma abbiamo trovato forse, ma quasi sicuro, il diaro del soldato del gelso, ma
abbiamo bisogno del tuo aiuto! Come sei messa oggi pomeriggio? le chiese Daniele.
Mah, oggi con pap sono a posto, perch viene linfermiera, ma volevo mangiare.
Vieni da me le disse risoluto Daniele, ma aggiunse:Per, Enrica, non ti sento molto
meravigliata!.
Percepisci ogni mia inflessione, chri, ma ti spiego tutto di persona! Allora posso venire
direttamente a casa tua?.
Cos Enrica si rec a casa di Daniele, pranzarono in compagnia di nonna Rita che aveva preparato
gli gnocchi fatti in casa e conditi con la panna: una vera delizia!
Tu mi devi spiegare qualcosa, Enrica! disse Daniele, mentre pranzavano.
Mangiamo tranquilli, che dopo ne parliamo! tronc Enrica.
Pranzarono e attesero le 14:30, ora dellappuntamento fissato con il sindaco Marchesi.
Mentre passeggiavano nella piazza del Municipio, Daniele chiese insistentemente: Non mi dovevi
raccontare qualcosa?.
Vuoi tutta la verit?.
Certo!.
Allora ascolta, ma non ridere! Qualche notte fa, mi apparsa in sogno mamma e, sempre durante il
sonno, mi sono trovata catapultata con lei a Palestro. Abbiamo percorso una via, di cui ho letto
distintamente il nome sul cartello indicatorio, Strada della Vignola, poi ci siamo fermati in un punto
e mamma, senza dire neppure una parola, mi ha indicato di scavare. Poi, mi sono svegliata Non
volevo dare troppa importanza al sogno, ma lindomani, prima di andare a scuola, ho pensato di
recarmi sul posto e non puoi immaginare la mia meraviglia (stavo sudando freddo!) nel rivedere il
luoghi del sogno, nei quali non mi ero mai recata prima di quel momento. Cos, pensa che ti ripensa,
ho dato una mano alla sorte .
Che cosa vuoi dire? Hai rotto tu la conduttura dellacquedotto? chiese scandalizzato Daniele.
Ma sei matto? Con un bullo in classe! rispose Enrica, facendosi una sonora risata.
Son contento per te che riesci a ridere! Vuol dire che hai chiesto a, ma Enrica gli fece cenno di
tacere, perch stava arrivando il sindaco.
Dopo i soliti convenevoli che conosciamo e che, stavolta, furono molto pi rapidi, perch era
bruciante in tutti loro la curiosit, si recarono nella sala consiliare.
42

Marchesi apr il baule ed estrasse il quadernetto, Enrica lo prese in mano e cominci a decifrare e
tradurre lintestazione di copertina: Si legge la parola napl, che significa diario, insomma, si pu
tradurre cos: Piccolo diario delle vicende di Kroly Kovcs, fedele soldato ussaro dellimperatore
Ferenc Jzsef, che il nome ungherese di Franz Joseph, Francesco Giuseppe, insomma.
A me, come sindaco, seppure un po ignorante e in un periodo non proprio di vacche grasse, anzi
tra un po rischiamo di non trovarle neppure pi, venuta unidea: e se vi metteste voi due a
scrivere un libretto? Tu con delle notizie e lei, signorina, potrebbe curare la trascrizione del testo e
la traduzione.
Affare fatto! risposero allunisono i due prof, ma Daniele precis: La scuola sta per finire ed
entrambi abbiamo gli esami; cominceremmo nel mese di luglio, se per te va bene.
Avete carta bianca! rispose, con il suo consueto entusiasmo, Marchesi.
Vi risparmiamo le vicende di fine scuola, salvo informarvi che nella terza di Palestro, quella
condivisa dai nostri eroi, furono tutti ammessi allesame, tutti conseguirono il diploma (s, anche
Luigi Mainardi, s, insomma Gigi il Bullo) e la professoressa Enrica Surdich super brillantemente
lanno di prova: ora il diaro di Kroly Kovcs li stava aspettando.
Dal momento che un documento umano interessante e poich vogliamo venire incontro alla
curiosit dei nostri lettori, vi riporteremo le pagine che Enrica riusc a tradurre; le altre erano troppo
logore perch se ne ricavasse qualcosa.
30 aprile 1859, sabato
Mi chiamo Kroly Kovcs e ho ventisei anni.
Ammetto di non essere molto bravo a scrivere, ma stavolta ci provo,
perch ho limpressione di partecipare a qualcosa di grande. Sono nel
reparto degli ussari e daltronde un ungherese come me non poteva
combattere se non in questo glorioso corpo. Ormai ci sono anche croati e
soldati di altre nazionalit; in alcuni momenti faccio fatica a capire gli
altri, ma un po di tedesco aiuta sempre.
Ci hanno detto che domani dovremo andare a Palestro (credo di aver
scritto bene il nome). Per ora siamo fermi qui a Mortara, sperduti nella
Lomallina (anche qui non so se ho scritto bene i nomi).
Non amo molto combattere per Ferenc Jzsef che si sempre dimostrato
crudele nei confronti di noi ungheresi; proprio dieci anni fa, con laiuto di
quel porco di Nicola I, represse le nostre insurrezioni. Quasi ci rimise la
vita mio padre Bla. Ora lo servo, solo perch 5 anni fa ha sposato la nostra
Elisabeth, ma questa unaltra storia.
1 maggio, domenica
Falso allarme!
Siamo ancora qui fermi a Mortara, ma domani partiremo per Palestro
(ora so di averlo scritto giusto, perch ho visto il dispaccio di Zobel).
Per fortuna oggi domenica e cos abbiamo partecipato alla Santissima
Messa.
Passo per una testa calda, ma in realt sono molto religioso.
Partecipare alla Messa mi fa sentire bene, perch in quel momento siamo
tutti uguali e non mi sento pi uno straniero odiato.
43

Per, durante la funzione, mi sono commosso: ho pensato a mia moglie


Anna e alla mia piccola Jlia (ha solo due anni). Porto nel mio libro di
preghiere una ciocca dei suoi biondi capelli.
Ringrazio Dio perch finora sono vivo. Amen!
2 maggio, luned
Oggi ho capito veramente che cosa significa essere un soldato straniero che
fa irruzione nella vita delle persone comuni.
Siamo finalmente arrivati a questa Palestro, un vero e proprio paese
agricolo. Io e altri miei commilitoni abbiamo fatto da scorta al nostro
generale Lebzeltern e siamo andati a casa del sindaco, un tale Kappa; poi
abbiamo cercato un medico, ma non mi ricordo il suo nome. Li abbiamo
scortati nella citt vicina, Vercelli. Questo mi sembra un borgo di antica
tradizione.
Alla sera siamo rimasti a Palestro: alcuni miei commilitoni sono andati a
dormire nelle chiese, io con altri sono a dormire in una casa. Chi ci ospita
(diciamo cos, ma in realt sono tutti spaventati e obbligati a farlo!) una
famiglia composta da un giovane con sua moglie e quattro figli, pi due
anziani che (credo) dovrebbero essere i genitori di lei. Non riusciamo a
comunicare se non a gesti; ho provato a far capire loro di non avere paura,
ma con questa mia divisa e con questa grande pistola difficile riuscirci.
Sono molto stanco, ma qui bisogna stare allerta!
Dormo armato.
Buonanotte Anna, amore mio!
Buonanotte Jlia, mio tesorino!
16 maggio, luned
Stamattina ho partecipato a una grande impresa: siamo andati a far
saltare il ponte a Vercelli, sul fiume Sasia.
S, i nostri ufficiali dicono che dalle alte sfere giunta comunicazione che
Napoleone III si trovi a Torino e che si prepari ad attaccarci.
Non lo so, ma ho un brutto presentimento! Credo che presto ci troveremo
invischiati in fatti importanti e cruenti. Certo che a noi, gente semplice
come me, cosa importa di tutti queste manovre, di queste conquiste. Non
capisco perch Ferenc Jzsef ci tiene cos tanto a questi territori! Che cosa
abbiamo noi da spartire con questi italiani, gente divisa tra Stati diversi?
Ma sono cose che non mi riguardano: sono ungherese e terr alto il nome
del mio popolo e della guarnigione ussara.
Che chiasso nella nostra guarnigione! Forse ci sono novit: meglio che
vada a vedere.
18 maggio, mercoled

44

Ieri non ho scritto, perch stata una giornata snervante e anche quella di
oggi non scherza.
Lho gi detto: odio entrare nella vita delle persone come un nemico! La
guerra la si combatte sul campo, tra soldati, non a puntare le nostre armi
contro i contadini.
Ieri e oggi abbiamo ricevuto lordine di costruire barricate dove la Sasia
entra in un canale, di cui non ho capito bene il nome Sartarana,
Saltarna
Comunque, abbiamo dovuto costringere i contadini a darci una mano;
molti di loro ci hanno fatto capire che stavano lavorando nei campi, ma i
nostri ufficiali sono senza piet!
Un povero anziano quasi moriva di paura alla vista delle nostre pistole.
Se devo combattere, che mi capiti presto, perch non voglio avere sulla
coscienza qualcuno morto di paura.
Ora recito le preghiere; affido alla Madonna Santissima le mie Anna e
Jlia.
21 maggio, sabato
Mi rimangio tutto quello che ho scritto sugli ufficiali!
Oggi, uno di loro, il Feldmarschall Lillia, ha mandato alcuni di noi (e io mi
sono offerto volontario!) verso le campagne ad ovest del paese per avvisare
i contadini di ritirarsi nelle loro case. Si doveva vedere lo spettacolo: quella
povera gente che correva per i campi a perdifiato per cercare di arrivare
prima nelle loro case, al sicuro, e noi a galoppare con i nostri cavalli alla
ricerca di ogni anima viva!
Oggi abbiamo avuto un terribile lutto: nelle cascine e nelle campagne i
soldati piemontesi (cos mi hanno detto) hanno cominciato ad attaccarci e
nella cascina S. Pietro stato ucciso il capitano Bhm che conosco come un
uomo cattolicissimo: che il Signore lo abbia in gloria!
Domani si faranno i solenni funerali, come si pu in questa occasione:
spero di poter partecipare, perch, pur conoscendolo poco, era un uomo che
stimavo.
Qui, ogni giorno che passa, un giorno regalato!
22 maggio, domenica
il secondo giorno del Signore che trascorro in questo paese.
Il funerale del pio capitano Bhm stato interrotto: la nostra cavalleria
stata mandata in perlustrazione nella campagna intorno al castello.
Stamattina si sono uditi boati di cannone.
Per fortuna i piemontesi non conoscono la nostra posizione e lanciano
bombe dalla Sasia e colpiscono solo di striscio qualche palestrese e qualche
45

ufficiale: che impressione vedere queste bombe volare nei cortili! Mi hanno
detto che una passata in mezzo a un gruppetto di ufficiali: per grazia di
Dio nessun ferito!
Qui la situazione si sta facendo seria: questi piemontesi non scherzano e si
stanno avvicinando sempre di pi! E speriamo che non ne arrivino altri,
magari aiutati dai francesi.
Comunque, finalmente verso le 10 gli ufficiali hanno potuto seppellire il
buon capitano Bhm in fretta e furia e da soli: noi dovevamo ancora
vigilare.
Alle 4 del pomeriggio era tutto apparentemente tranquillo, per cui buona
parte della truppa tornata a Mortara. Noi e unaltra siamo rimasti a
Palestro.
24 maggio, marted
Che bello spavento, oggi!
Ma non solo per me, anche per gli abitanti di Palestro.
I nostri ufficiali ci hanno ordinato di passare al setaccio tutte le abitazioni
alla ricerca di soldati piemontesi o francesi. Tutto questo, perch
stamattina il sacerdote (qui lo chiamano rectore) ha fatto suonare la
campana.
I nostri comandanti lhan interpretato come un segnale per il nemico: nulla
di pi sbagliato, perch stava a indicare il richiamo per la messa. Per
fortuna la situazione rientrata, ma la tensione era forte e si rischiava di
far partire qualche colpo dalle nostre pistole.
Non ho mai visto i nostri ufficiali in quello stato! Volevano fustigare il
parroco, legare gli amministratori del comune: sembravano belve assetate
di sangue!!!
Per fortuna Dio ci ha assistiti! Il rectore e il pianto degli abitanti hanno
calmato i nostri ufficiali!
Sono egoista (chiedo perdono, Signore!), ma la pancia vuota e mi fa
piacere che, per calmare i nostri ufficiali, i Palestresi ci procureranno
molti viveri.
25 maggio, gioved
Oggi ferocia dallalto e umanit dal basso!
Il comandante del VII corpo darmata Zobel ha inviato un proclama che
deve essere letto pubblicamente dal pulpito della chiesa. Il rectore voleva
rifiutarsi, ma in qualche modo (non so bene come) stato convinto a farlo.
Zobel ha minacciato ha ordinato di saccheggiare il paese che aiutasse
anche solo un nemico, di incendiarlo e di fucilare tutti i responsabili.
Mi hanno raccontato che verso sera c stato un atto di piet. Un uomo,
entrato nel paese, stato arrestato dalle nostre guardie. Scambiatolo per
una spia, stato condotto al cimitero e legato a un albero di gelso. I nostri
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fucilieri stavano per aprire il fuoco, quando il pover uomo, chiedendo


piet, riuscito a commuovere gli ufficiali al punto che gli hanno lasciata
la vita.
Stasera pregher pi del solito: per lanima del capitano Bhm e per la mia,
perch sento vicina la morte. Devo smettere di scrivere: le lacrime mi
velano gli occhi.
Buonanotte Anna, amore mio!
Buonanotte Jlia, mio tesorino!
28 maggio, sabato
Sono sconvolto!
Il mio presentimento era giusto: la mia fine si sta avvicinando; oggi lho
evitata solo per grazia del Signore!
Stamattina io e i miei commilitoni stavano facendo unesplorazione nella
zona del canale Sartirana (oggi ho imparato bene il nome!), quando ci
piombata addosso una granata! Dio ha voluto che non esplodesse subito e
questo ritardo ci ha consentito la fuga!
Non so se capiter unaltra volta.
Buonanotte Anna, amore mio!
Buonanotte Jlia, mio tesorino!
29 maggio, domenica
giunto il terzo giorno del Signore in questa mia permanenza a Palestro.
Qui le ore non suonano pi per ordine dei nostri ufficiali, dopo lepisodio del
suono della campana.
Oggi ho assistito a una processione solenne: dalla chiesa grande di S.
Martino si trasportato il Santissimo in unaltra chiesa che dicono di S.
Giovanni.
I nostri ufficiali ci hanno fatto schierare tutti in fila, in ordine e abbiamo
venerato il Santissimo.
Poco fa stavo recitando le mie preghiere e ho alzato lo sguardo: un giovane
sacerdote mi stava osservando; mi ha rivolto un sorriso che mi ha
riscaldato il cuore! Allora per lui non sono uno straniero nemico, ma un
figlio di Dio come tutti loro!
Ma la situazione sta precipitando! Sento che domani sar un grande
giorno di battaglia, ma non so se arriver a sera!
Devo pensare di affidare il mio diario a qualcuno, ma soprattutto il mio
libro di preghiere: ci sono il capelli di Jlia e non voglio che vadano persi o
imbrattati dal sangue della battaglia.
Chieder a Endre: mi pare il pi adatto.
Buonanotte Anna, amore mio!
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Buonanotte Jlia, mio tesorino!


30 maggio, luned
Contro la mia abitudine, scrivo gi stamattina, perch non ci voglio
pensare!
Ho gi affidato il mio libro di preghiere a Endre e tra poco gli lascer il
diario.
Stamattina, poco prima di mezzogiorno sono andato dal signor rectore per
parlare con il maggiore Augustin. Il maggiore stava cercando di
consumare un piccolo pasto: due uova sopra un pezzo di carta.
La battaglia vera sta per iniziare!
Ho chiesto al rectore, a gesti e con quelle poche parole italiane che ho
imparato, di darmi la benedizione.
Se stasera sono vivo, Endre mi restituir il diario per continuare a
scrivere altrimenti spero di essere nella Gloria del nostro Signore.
Amen!

Kroly morto : ora tocca a me custodire il suo diario e il suo libro di preghiere.
Mi chiamo Endre Pterfi e voglio lasciare traccia di quanto successo. Non mi piace lidea che gli abitanti di
Palestro vogliono lasciare di lui!
Oggi pomeriggio ho visto il mio amico appoggiato a un albero di gelso; pur disarmato, rischiavo di essere
aggredito da alcuni contadini. I vigliacchi non avevano il coraggio di avvicinarsi al mio amico, ma io da
lontano avevo un triste presentimento. Quando si sono avvicinati, hanno capito che aveva s il fucile spianato, ma
che ormai era morto, rimasto con gli occhi aperti.
Passava di l il giovane sacerdote del paese, di nome Antonio (il cognome non lo so) che, dietro mia richiesta
ha pregato per la sua anima. Qualche contadino ha cominciato a vociare e a farsi bello delle armi sottratte al mio
amico.
Mi sono fatto spiegare dal sacerdote, che conosceva il tedesco, che cosa stavano dicendo e mi ha detto che stavano
raccontando di averlo ucciso, perch lui continuava a sparare.
Ho pregato don Antonio di mantenere memoria del mio amico e di pregare per lui: non dovevano raccontare il
falso! Gli fho fatto vedere il suo libro di preghiere e glielho affidato. Non credo che abbia capito bene le mie parole,
perch conosco male il tedesco e lui ha ammesso di averlo imparato da poco e non completamente, anche se ha
ricevuto gli elogi del tenente maggiore Chechi.
Ho gi nascosto una piccola cartina per ritrovare il baule con il diario del mio caro compagno darmi: si trova
inserito nella legatura del suo libro di preghiere.
Che il Signore ci accolga nella sua pace! Aspetta, Kroly, presto ti raggiunger!
Cos finiva la traduzione, con relativa trascrizione, del diario di Kroly Kovcs e una sera di fine
luglio Enrica poteva consegnare tutto il materiale al suo caro Daniele.
veramente commovente la lettura di queste pagine di diario! Finalmente abbiamo reso giustizia
al soldato del gelso e cos abbiamo dimostrato che la tradizione di nonna e di mamma era quella
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giusta. Kroly Kovcs non era un becero e feroce assassino, ma un uomo pio e sensibile, rimasto
ucciso nel luogo del suo appostamento, pronto a combattere pi per la sua imperatrice che per
limperatore. Ma ti vedo ancora scossa, Enrica, c qualcosa che ti turba? disse Daniele.
S, tesoro, hai proprio ragione! gli rispose Enrica.
Dovete sapere che, finita la scuola, i nostri due si sono legati fortemente e si sono scoperti
innamoratissimi luno dellaltra.
Hai voglia di dirmelo, amore? chiese con timidezza Daniele, a cui suonava ancora strana la sua
voce che poteva finalmente pronunciare a voce alta la fatidica parola amore.
Certo! Ho guardato a casa, nel baule dei ricordi di mamma e ho trovato una sorta di albero
genealogico della sua famiglia. Lei riuscita a tornare indietro nelle sue ricerche fino agli avi
ottocenteschi della famiglia Nagy: tale Ferenc Nagy spos Jlia Kovcs, nata nel 1857 da Kroly e
da Anna Kiss. Ti torna tutto, ora?.
Il soldato del gelso, Kroly Kovcs, era un tuo antenato da parte di mamma! esclam Daniele.
Proprio cos, mio caro! disse Enrica tra le lacrime, ma riusc a proseguire: Abbiamo
accontentato tutti! Abbiamo reso giustizia al mio avo, abbiamo fatto felice mamma che mi venuta
persino in sogno per ritrovare il diario del mio antenato, sei riuscito a realizzare la consegna che ti
ha lasciato tua sorella Rebecca.
E cercando le tracce del soldato del gelso ho trovato anche lamore e dolcemente si avvicin ad
Enrica e la baci sulle labbra.
Tuttavia, stavolta Daniele percep una certa freddezza nel contatto con Enrica e, prima che dicesse
qualcosa, pens il suo amore a esplicitare la sua sensazione.
S, tesoro Daniele, mi hai sentito un po distaccata, vero! Adesso arrivato il momento di darti
una brutta notizia insomma, brutta per te, per me ambivalente, diciamo cos e cos dicendo,
estrasse una busta gialla dalla sua borsa.
Che cos? chiese Daniele.
Enrica, senza aprire bocca, consegn un foglio a Daniele.
Ti hanno accettato la domanda di trasferimento a Voghera! Son contento per te, ma perch non mi
hai detto niente? Posso capire una sorta di scaramanzia, per comment Daniele.
Ho immaginato che non avresti graditotDaniele si scus Enrica.
Cal un imbarazzante silenzio tra i due, finch Enrica trov il coraggio di dire: Le nostre strade si
dividono, Daniele! Non voglio farti soffrire, anzi ti auguro di trovare una donna che ti sappia dare
tanto amore, quanto te ne meriti ma e gli pose un dito sulle labbra quella donna non posso
essere io, mi spiace! Siamo tutti e due troppo seri, per tralasciare i nostri doveri familiari e siamo
troppo legati alle nostre case e ai nostri luoghi be, io sono stata una giramondo, ma tu sei molto
legato a Palestro e poi sappiamo bene entrambi che economicamente, vista la nostra storia
pregressa, non potremmo sostenere le spese di un matrimonio e caro Daniele, non siamo ragazzi
che vanno a convivere, vero?.
Non so cosa dire, Enrica, anche se hai espresso tutti i miei dubbi! Ma, forse, potremmo trovare una
mediazione, che dici? prov ad obiettare Daniele, quasi balbettando.
Ho ottenuto il trasferimento, un segno del destino! tronc Enrica.
Mi concedi lultimo bacio, tesoro? chiese Daniele.
Enrica glielo concesse e, stavolta, era colmo di affetto.
Ci possiamo sempre sentire per sms, se non sei troppo arrabbiato con me propose Enrica.
Guarda, ho sofferto moltissime delusioni nella mia vita, ma con te non riesco ad essere arrabbiato.
Io rimango qui ad aspettarti, ricorda, perch non c nessuna donna che regge il confronto con te!
Per me sei unica e indimenticabile.
N Enrica, n Daniele se ne accorsero, ma possiamo dirvi che, nascosta dietro alla porta dello studio
di Daniele cera nonna Rita che assistette a tutta la scena e dai suoi occhi scesero calde lacrime.
LAnno Scolastico successivo Daniele matur lidea di rendere il suo ultimo omaggio a Rebecca e a
tutta la sua famiglia: si mise a scrivere dei racconti, ispirati alle leggende palestresi. Ne fece leggere
degli abbozzi e delle redazioni ad alcuni colleghi e ne ricevette complimenti pi che lusinghieri;
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questi, uniti al ricordo delle parole di Rebecca: Secondo me, da grande potresti fare lo scrittore!
Magari ti darebbe pi sicurezza, fratellino! lo convinsero a proseguire.
Con laiuto del dott. Salefis, che aveva agganci nel mondo della cultura, riusc a pubblicare la sua
raccolta di racconti, ma la felicit di tale conquista fu funestata da due tragedie, seppure di peso
differente.
Un mese prima delluscita ufficiale del suo libro, nonna Rita lo abbandon una mattina, in cui il suo
cuore, stanco di sofffrire, cess di battere.
Cerc di avvisare Enrica del lutto e del funerale, ma la sua amica non rispondeva n agli sms, n
alle telefonate. E cos perse, oltre che la nonna, la sua cara amica, amica secondo lei, il suo unico e
grande amore secondo lui.
Erano ormai trascorsi quasi due anni da quando aveva visto Enrica per lultima volta, quando
Daniele, una sera di luglio, mentre era impegnato a scrivere il suo secondo romanzo (dovete sapere
che, dopo il successo folgorante della raccolta di racconti su Palestro, Daniele aveva pubblicato un
romanzo dal titolo La sposa di Antinoo, ambientato alla corte di Odsseo, che riscosse ancora
maggiore successo), sent bussare alla porta.
Chi ? chiese, guardando nel videocitofono.
Sono Enrica.
Daniele non esit neppure un istante e le apr: non aveva detto che lavrebbe sempre attesa?
Mi vuoi ancora vedere, Daniele? le chiese Enrica.
Io ti ho detto che ti avrei sempre aspettato e ora che sei qui, non vorrai forse che ti mandi via?.
Se non ti ho pi scritto, n telefonato, solo perch ho avuto dei seri problemi. Se hai ancora
voglia di ascoltare una vecchia amica.
Andiamo nello studio, come facevamo sempre disse Daniele.
Come se non fosse trascorso neppure un minuto dalla loro separazione, Enrica prese a parlare con
naturalezza.
Non avevo pi il telefonino! Circa un anno fa, pap si ammalato seriamente di cancro e si reso
necessario ricoverarlo. Purtroppo la presenza di Dolfo non ce la faccio a chiamarlo zio,
diventata sempre pi pressante, finch un giorno ha provato ancora a violentarmi. Nella
colluttazione mi ha fracassato il cellulare e la scheda sim si danneggiata; non avevo cos pi la
possibilit di chiamarti e poi, perdonami, ero troppo presa da pap e scioccata dal gesto di quel
porco bastardo, lurido maiale, che si approfittato di pap morente. Ma stavolta sono stata lucida o,
almeno, ho provato ad esserlo. Quando pap ha lasciato questo mondo, ho denunciato Dolfo: avevo
tenuto da parte le mie mutandine intrise dello sperma di quel porco e cos sono riuscito a
denunciarlo e adesso marcir in galera per qualche anno. Ho pensato di venire da te: se vuoi, sono
tutta tua! Ora posso trasferirmi a Palestro, ma se non vuoi, me ne vado, ne avresti tutte le ragioni!
Se credi, posso aiutarti con nonna Rita a proposito, dov?.
Tesoro, in mezzo a tutto questo dolore, vedo la luce del tuo sorriso che mi rid forza; sono rimasto
da solo, nonna Rita morta dinfarto. Ora non ho pi ragioni per rimanere a Palestro. Non ho
bisogno di chiedere il trasferimento, perch ho deciso di ritirarmi dallinsegnamento, cos mi dedico
completamente alla scrittura e, seppure a malincuore, lascer il posto a un altro: ciascuno di noi ha
il diritto di lavorare e di questi tempi difficilissimo trovare unoccupazione. Certo, aveva ragione
nonna Rita: L Signr d la tgna e l capl par quarcila, anche se solo insieme potremmo
dimenticarci di tutte le tigne che la vita ci ha dato. Ora posso tranquillamente sposarti: i diritti di
autore mi dnno una certa tranquillit economica e ho firmato la settimana scorsa un magnifico
contratto per lesclusiva del mio prossimo romanzo.
Enrica pianse: pianse di gioia, perch lunico uomo che avesse veramente amato nella sua vita era
l, con le braccia aperte ad accoglierla, ma pianse anche di dolore, perch avrebbe voluto vedere il
sorriso di mamma Anna e di pap Francesco alla notizia delle sue nozze; ma questo grandissimo
desiderio non avrebbe mai potuto essere esaudito. Pianse, infine, anche per la morte di nonna Rita:
anche di lei non avrebbe visto il sorriso per le loro nozze.
Enrica e Daniele si sposarono a Palestro nella chiesa di San Martino il 29 settembre di quellanno;
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casualit volle che fosse anche lanniversario di matrimonio dei genitori di Daniele.
La coppia prese dimora a Voghera, nella casa di Enrica, ma mantennero sempre quella a Palestro,
dove i due tornarono ogni estate, il primo anno da soli, poi con Giampiero, Anna e Margherita.
Daniele divenne famosissimo a livello internazionale con il suo secondo romanzo Luomo che
viveva molte vite, il cui protagonista be, questa unaltra storia.
Abbiate la bont di seguirci ora in una realt metafisica ed eterea, nella quale dobbligo entrare in
punta di piedi e con il dovuto RISPETTO.

IL GUARDIANO DEL CIMITERO


Tu sei puro, tu sei puro, o defunto
(Testo egizio)

O
} n oiJ qeoi; filousin ajposqnhvskei nevo"
(Frammento del commediografo Menandro)
Deorum manium iura sancta sunto
(Leggi delle Dodici Tavole)
Gli storici e gli antropologi hanno scoperto che, fin dal Neolitico, i nostri lontani progenitori
seppellivano i loro defunti nelle grotte, accompagnando la loro sepoltura con oggetti di uso
quotidiano.
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Certamente sarebbe azzardato e prematuro poter pensare a un vero e proprio culto dei morti, ma
possiamo tranquillamente affermare che luomo cominci piuttosto presto a rendere onore a chi non
cera pi e ad elaborare il pensiero della morte, elemento che -assieme ad altri- segna la nostra
distanza dal resto del regno animale.
Con il passare dei secoli e con levoluzione della nostra civilt, le domande sul senso della vita e sul
mistero della morte hanno turbato il sonno di persone, il cui ricordo si perso nella notte dei tempi;
di altre, invece, ci giunto il loro pensiero, la loro filosofia, che hanno provato a spiegare con le
armi della razionalit questo grande mistero.
Accanto alle risposte delle filosofie, le diverse civilt, che si sono trovate a vivere sul nostro
pianeta, hanno elaborato delle religioni che hanno offerto con la grande risorsa della fede le risposte
al nostro quesito: che senso ha la morte e, soprattutto, c qualcosa dopo di essa?
Noi non siamo qui per dare nessun genere di risposta, ma per proporvi un racconto che pu far
riflettere o che, comunque, testimonia a livello popolare una pietosa e sensibile visione dellAldil.
--------------------------------------------Una visita notturna al cimitero crea sempre un po dinquietudine disse Livia.
Ma ha un suo fascino particolare, irripetibile! Io lho vissuta durante lestate scorsa nella mia
amata Sicilia rispose Paola.
Sicuramente! Capisco ci che dici, Paola. Ma trovo che siamo ugualmente inquieti, perch ci
sentiamo fuori posto; loro (almeno speriamo!) stanno riposando in pace, un riposo eterno, mentre
siamo noi che andiamo a turbare il loro sonno. Siamo di troppo, quasi di intralcio obiett Livia.
A questo proposito, mi viene in mente una leggenda popolare del mio paese, Palestro, che sembra
proprio adattarsi a quello che state dicendo intervenne Franco e continu: Si racconta che lultima
persona morta diventa il cosiddetto guardiano del cimitero e custodisce cos il sonno degli altri.
Quando morir unaltra persona, questa prender il posto del precedente e cos via. Ma dopo
queste alte riflessioni, tra il metafisico e lesistenziale, partorite durante una famigerata ora buca
che veniva condivisa fra tre insegnanti di scuola media, il suono della campanella richiam tutti
allordine e alle attivit concrete.
notte: unaria gelida e pungente avvolge una Palestro immersa nel sonno dei suoi abitanti. In
questo momento tutto tace: le piccole meschinit quotidiane sono in uno stato di oblio, cos come
dormono i grandi ideali, invero ormai quasi spariti, soffocati da un mondo becero, indifferente e
superbo; persino le serie difficolt economiche ed esistenziali, la vita grama, come ama definirla
qualcuno, sono momentanemente dimenticate fra le braccia di Morfeo.
Il nostro sguardo, accompagnato da una seria e grave pietas, si volge con timore reverenziale verso
il luogo del sonno eterno e, quasi in punta di piedi, o lettore, seguimi al di l del muro che separa i
mortali e coloro che sono passati a miglior vita.
In via Robbio non c nessuno e, percorrendo questa strada, ci si imbatte nel cimitero, o come
vogliono chiamarlo gli individui pi raffinati, ma non per questo pi sinceramente rispettosi,
camposanto. Forse il vernacolo locale, ormai quasi sparito dalla bocca dei Palestresi, aveva un
vocabolo pi poetico, urtn, orticello; nel ricordarlo, ci percorre un brivido demozione, se si pensa
che il termine paradiso in greco antico indicava inizialmente un giardino, perch sempre
stupefacente notare come nei secoli e nei diversi contesti esistenziali alcune metafore delluomo
non hanno et, n confini.
Nel luogo del riposo eterno, per, c un tacito movimento, perch si ripete un rito secolare, un
cambio della guardia che non ha nulla da invidiare a quello di Buckingham Palace: oggi stato
sepolto un uomo e ora tocca a lui il compito di guardiano pro tempore del cimitero.
Ma ora giunto il momento che mi faccia da parte e che, grazie al potere meraviglioso della
scrittura, lasci la parola, o meglio, i pensieri ai veri protagonisti.
Che strano! Mi sento leggero come laria e tutto ci che mi circonda mi appare strano! Qui il
cimitero tutto in silenzio: sono abituato a entrarci e a vedere delle persone, a sentire qualche
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chiacchiericcio, o, comunque, a vedere la luce, ma qui E poi Un momento! Siamo a marzo,


notte, che cosa ci faccio qui? In pi non sento neppure freddo ma che cosa mi sta succedendo?.
Buonasera e benvenuto, caro amico! Come ti senti? aleggiarono veloci e dolci i pensieri di un
altra anima.
Ma cosa sta succedendo? Tu non hai aperto bocca, eppure ho sentito forte e chiaro il tuo
pensiero!.
Non ti ricordi, amico e fratello, che ieri mattina ti sei distaccato dalla tua esistenza terrena?
prosegu laltra anima.
Vuoi dire che sono morto? rispose la prima anima.
Si vede che sei arrivato da poco: pensi ancora come un uomo, ma ora sei unanima. Comunque, mi
presento: sono il guardiano del cimitero di Palestro e il suo spirito si un in un abbraccio
immateriale con laltra anima, ma non per questo lo scambio di emozioni non fu particolarmente
intenso.
Scusami, ma ci deve essere un errore! Di guardiani del cimitero, come dici tu, ne conosco due: il
primo si chiama Giancarlo non mi sovviene il cognome ma come possibile? Vabb,
Giancarlo e laltro il figlio Michele. Per, tu non sei nessuno dei due! E se sono morto, che cosa
mi sta succedendo? Sono confuso!.
Capita a tutti, amico mio! unesperienza unica nellesistenza di un uomo, quella di separarsi
definitivamente dal suo corpo; ricordi la grande luce in fondo al tunnel e i cori angelici? Quel senso
di gioia e di serenit? La fine di tutte le preoccupazioni?.
S, ora ricordo! Ma se mi sono distaccato definitivamente dal mio corpo, perch ora aleggio qui?
Non ho dubbi! Non sono n nella mia tomba, n la mia anima si dirige verso Dio ma questo il
cimitero di Palestro, il suo ingresso, per il quale sono passato diverse volte durante questi anni a
rendere omaggio a tutti coloro che ho conosciuto e che hanno fatto il grande passo ma ora, che
lho compiuto io, che cosa mi aspetta?.
Laltra anima sorrise e poi i suoi pensieri cominciarono a fluire rapidamente: So che tua mamma ti
ha raccontato quella che gli sciocchi credono essere solo una storiella priva di senso, ma che
risponde a realt! Pensaci: quante volte ti ha detto che il nuovo defunto doveva fare da guardiano a
partire dalla sera in cui stato sepolto?.
Tantissime volte! Ora mi ricordo! Allora vero? Tu sei lultimo guardiano? Eh gi, mi avevano
detto che eri mancato circa una settimana fa! Allora adesso tocca a me?.
S, caro fratello! finito il mio compito e tocca a te! Ora mi darai il cambio; prima di affidarti il
compito, ti spiego che cosa succeder ora. Sai, negli ultimi tempi il compito del guardiano, che deve
vigilare sul riposo eterno degli altri trapassati, un po cambiato. Vedi, guarda lingresso! e
lanima del futuro guardiano si trov girata non appena lo pens.
Da qualche tempo anni non so, qui si perde la cognizione del tempo, anche perch sub specie
aeternitatis tutto viene visto sotto una luce differente.
Scusami, se ti interrompo, ma ti devo chiedere subito una cosa: non ho mai studiato latino, perch
ho lavorato fin da giovane, eppure ora lo capisco; come si spiega tutto ci?.
Siamo nellinfinita sapienza di Dio e i confini umani sono superati e tutto acquista unimportanza
diversa. Ti basta come spiegazione per ora? Poi sarai nella luce del Signore e tutto diventer pi
chiaro.
Certo, fratello! Sono stato frettoloso! Si capisce che sono in questa dimensione da poco tempo; sto
acquisendo consapevolezza di minuto in minuto; ma, dimmi e scusami se ti ho interrotto!.
Vedi, fino a poco tempo fa, quando si faceva sera, toccava al guardiano instillare nella mente del
custode terreno il ricordo di chiudere il cimitero, in modo che nessun malintenzionato potesse
venire qui a fare dei disastri, o a disturbare la pace di tutti. Ora, invece, grazie a quella che gli
uomini chiamano chiusura automatica, non pi necessaria, perch a una data ora, il cancello
dingresso si chiude da solo. Non si rischia pi di rimanere chiusi dentro, perch si ha la possibilit
con un tasto rosso di riaprire il cancello per uscire, per cui il guardiano non deve pi vegliare sui
visitatori, affinch prestino attenzione allorario di chiusura; tuttavia, al guardiano spettano altri
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compiti che la crisi morale dei tempi gli ha imposto. Ascolta: uno ti toccher tra poco!.
Un forte boato interruppe il silenzio del luogo.
Le due anime si spostarono velocemente nel cimitero e giunsero sul retro, nella zona nuova che d
verso la campagna. Un gruppetto di ragazzi, visibilmente ubriachi, stava urlando e, nello
schiamazzo, lanciava dei petardi in aria e in direzione del cimitero.
Vedi, fino a pochi anni fa si aveva rispetto di questo luogo! Ora, invece, qualcuno viene a turbare
il sonno eterno! Al guardiano stato concesso il singolare privilegio di poter intervenire in questi
casi. Ripeti con me: Nel nome sacro della Santissima Trinit, che io possa rendermi visibile a loro
e, nel rispetto del sonno eterno di tutti, che mi sia lecito scacciarli. Nel nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo. Amen!.
La nuova anima cos recit e si rese conto che stava recuperando corporeit; quando ne ebbe
perfetta coscienza, si mise a urlare in direzione dei giovinastri e disse: Tornate a casa a dormire!
Non vi vergognate di venire qui a disturbare il sonno di questa povera gente?! Se volete divertirvi,
andate in altri posti! Chi non ha rispetto per i morti non lo ha per nessuno!.
E da dove sbucato questo? Tutto vestito di bianco e con gli occhi che lanciano fiamme! Ragazzi,
magari non abbiamo visto niente, ma meglio andarsene di corsa disse quello che sembrava essere
il capo del gruppetto.
Non appena se ne furono andati, lanima del futuro guardiano si rese conto che la sua essenza stava
tornando ad essere immateriale, si volt e vide ancora lanima del guardiano precedente.
Hai fatto un bel lavoro!.
Ma avevo gli occhi infuocati, oppure era solo limpressione di quellubriacone? pens lanima del
novello guardiano.
No, veramente quello che successo, perch cosa buona e giusta esprimere il proprio sdegno
nei confronti delle nefandezze! Ricordi che San Giovanni ci racconta come Ges si adir e cacci i
mercanti dal tempio?Cos tu, giustamente sdegnato di ci che vedevi, hai provveduto a cacciare i
ragazzi e il tuo sdegno morale si tradotto anche in fenomeni fisici. Ricorda: hai queste virt,
concesse da Dio, solo perch in questi giorni ti stato affidato il compito di essere il guardiano di
questo luogo sacro, che merita rispetto!.
Ho capito! Ma tu sai per quanto tempo io sar guardiano?.
S, perch ti devo dare le istruzioni per il tuo cammino di preparazione nellingresso del Regno dei
Cieli: sarai guardiano per tre notti a partire da stasera. Abbiamo ancora qualcosa da fare, poi dovr
lasciarti. Presto toccher a te custodire anche il mio sonno.
Mi avevi detto di un altro compito! ricord lanima del novello guardiano.
Certamente! In questi anni di forte crisi morale, oltre a difendere di notte il sonno eterno di tutti,
ricorrendo in via eccezionale alla tua passata corporeit (se lo ritieni necessario!), devi vigilare
anche di giorno, perch ci sono molti furti in questo luogo. Per le anime di chi ruba fuori del
cimitero, fosse pure una bicicletta o un portafoglio, tu non puoi fare niente; ma se qualcuno sottrae
qualcosa al suo interno, tuo dovere pregare per lanima di quel meschino e farlo convertire. Ma,
ora che ti ho spiegato questo tuo compito, si sta avvicinando il momento in cui ti devo lasciare e
quindi ti spiego le ultime incombenze. In realt sono cammini, occasioni di perfezione, per
avvicinarsi alla beatitudine del Regno dei Cieli: mi spiego meglio. Ogni guardiano pu rimanere
tale per un numero variabile di notti, che vanno da uno a quante il disegno di nostro Signore ha
stabilito. So, grazie alla luce di Dio, che per te ci saranno tre notti, perch alla mattina del quarto
giorno sar sepolta una nostra sorella ma per questo ti sar comunicato a tempo debito. Ora
avviciniamoci allaltare di questo cimitero; l ci saluteremo e proseguirai nella luce del Signore.
Verr un nunzio a darti comunicazioni.
Le due anime volarono veloci verso il piccolo altare al centro del cimitero; lanima del vecchio
guardiano abbracci con la stessa intensit e amore di prima il nuovo e gli comunic: Stai sereno,
perch ora sei preparato! Verr un nunzio a dirti! Alleluia, alleluia! e la sua anima si dissolse nel
buio della notte, avvolta da una fortissima luce che veniva direttamente dal cielo; melodie angeliche
e un senso di pace risuonarono nel camposanto palestrese, poi, pi nulla.
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Il nuovo guardiano si trov da solo nelloscurit e nel silenzio del cimitero, ma di l a poco una luce
scese dal cielo e il suo alone prese le sembianze di un Angelo del Signore.
La sua veste era candida come un giglio e cos anche le sue ali, mentre i capelli erano biondo oro e
gli occhi di un profondo blu che ricordava il cielo; con la mano sinistra era nellatto di benedire,
mentre nella mano destra aveva una grande pergamena arrotolata che cominci a distendere, non
appena fu di fronte allanima del guardiano.
Al guardiano venne spontaneo abbassare il volto e inginocchiarsi, ma forti e chiari cominciarono a
fluire i pensieri dellangelo.
Alzati e ascolta, fratello! Non sei al cospetto dellAltissimo, per cui non opportuno che tu
rimanga in questo atto di ossequio e rispetto, ma ascolta bene ci che il nostro Dio Onnipotente,
tramite me, suo umile nunzio, ti vuole comunicare. iniziato il tuo compito, o pio guardiano! Ora,
oltre a sorvegliare che nulla turbi il riposo eterno di questi tuoi fratelli e sorelle, devi compiere
altres il tuo cammino di purificazione e di innalzamento spirituale, in preparazione della tua entrata
nel Regno dei Cieli. stato deciso, l dove si pu ci che si vuole, che la tua vigilanza duri tre notti,
durante le quali incontrerai ogni volta tre spiriti magnanimi che aiuteranno la tua elevazione. Non ti
dar pensiero, perch saranno loro a farsi avanti dinanzi a te. Medita su ci che stai per ascoltare:
Nella prima notte verran al tuo cospetto le anime di color che lustro diedero a Palestro, dentro e
fuori dei suoi confini, fossanche al di l dellOceano .
Il guardiano fu immerso nella luce, si fece il segno della croce e, come in un tunnel di luce, langelo
fu richiamato in cielo; di nuovo si sentirono i cori angelici, si prov un senso di pace e poi nulla,
come in precedenza.
Ora tocca a me! Cercher di fare del mio meglio e, come se lavesse sempre saputo, lanima del
guardiano lievit lontano dallaltare e pass in rassegna tutti i sepolcri.
Piccole tombe, tombe grandi e maestose, sepolcri abbandonati allincuria, sepolcri curati fino al
lusso, eppure qui si tutti uguali comment il guardiano.
Aveva da poco ricominciato il sue nono giro del cimitero che, allimprovviso, si sent attratto da una
cappella che si era vistosamente illuminata.
La luce prese le sembianze di un uomo, distinto ed elegante, di cui cominciarono a fluire i pensieri.
Buonasera, giovane! Siete voi il nuovo guardiano?.
S, sono io! Posso avere il piacere di sapere con chi ho lonore di dialogare?.
Per la piet del Signore, potete dirmi qual la vostra attesa, secondo le disposizioni
dellAltissimo?.
Verran al mio cospetto le anime di color che lustro diedero a Palestro, dentro e fuori dei suoi
confini, fossanche al di l dellOceano.
Non so se son riuscito a dar lustro a questo paese, comunque son Pietro e nacqui agli inizi
dellOttocento e giunsi da quel luogo che della Liguria costituisce il suo capoluogo. I miei
discendenti non vivono pi qui, o, almeno, non durante tutto lanno. Il mio lontano nipote Riccardo
tiene alto lonore storico della casata, e i suoi fratelli amano ancora, come lui, dimorarvi nella casa
che io sistemai.
Il guardiano fece un cenno dinchino e i suoi pensieri fluirono rapidamente: Ma allora voi siete il
sindaco Pietro che resse la nostra cara Palestro durante i giorni della battaglia del 1859?.
Vedo che i ricordi di me non sono cos sbiaditi! Siete uno studioso di storia palestrese, fratello
mio?.
No, ho potuto studiare poco, perch ho dovuto subito recarmi a lavorare per aiutare la mia
famiglia, per mamma mi ha sempre raccontato di lei e poi, un mio caro amico, mi spiegava la
storia di Palestro e mi ha letto dei passi del diaro di don Antonio Daffara.
Ah, s, quel giovane chierico che si diede tanto da fare insieme al reverendo rettore, don Michele
Beldy so che sono nella gloria dellAltissimo, ma io non sono qui per fare una lezione di storia,
mio caro, bens per rispondere alle vostre domande.
Non ho particolari curiosit, ma.
Non esitate, anzi, ora che ci conosciamo, nella gloria del Signore non ci sono n lei, n voi, ma
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solo tu: usiamolo, per favore! E poi, sono io a dover essere umile e provare rispetto nei tuoi
confronti, in virt del tuo pio compito di alta moralit! Tu sei il guardiano del cimitero!.
Be, allora, Pietro, mi piacerebbe sapere come si comportavano gli austriaci a Palestro.
Non potrei darti una risposta univoca, caro fratello, ma cercher di farmi capire, ora che tutto pi
chiaro, perch ho il giusto distacco che mi ha concesso il mio stato. Forse dovrei distinguere tra
ufficiali e soldati: i secondi erano povera gente, strappata dai propri cari e spesso combattevano per
un impero e per una guerra in cui non solo non credevano, ma che neppure capivano. Quanto agli
ufficiali spesso erano molto religiosi e di modi cortesi, ma verso la fine del mese, quando vennero
presi alle stretti dai piemontesi e dai francesi, divennero pi feroci. Io cercai di dialogare spesso con
loro e ci riuscii, ma non consideratemi un eroe, perch ho fatto solo il mio dovere, per questo paese
in cui sono stato ben accolto, in cui ho cercato di creare lavoro con le mie tenute. E poi, in un
periodo cos critico ciascuno doveva fare la propria parte, perch rischiavamo tutti la vita. Spero di
averti risposto, fratello.
Certo, caro Pietro, ma perdonami ancora una curiosit un po sciocca, ma visto che ne ho facolt,
volevo domandarti se hai conosciuto Vittorio Emanuele II.
Certo, caro guardiano! Lo chiamavano il re galantuomo ed avevano ragione! Era molto alla mano,
molto semplice, spiccio e vigoroso quellomone robusto con quei baffi spioventi. Be, la sera del 31
maggio, dopo una giornata di battaglia combattuta sotto piogge copiose, il re di Piemonte e
Sardegna chiese di essere ospitato da me e mi rivolse tale richiesta in schietto piemontese. Me lo
ricordo come se fosse oggi: Muns, i df gavmi lmid da doss14. Fu molto cortese; gli prestai i
miei vestiti, che in verit gli stavano stretti, e le mie domestiche misero ad asciugare i suoi.
Parlammo di politica, ossia dei suoi sogni di unItalia unita, di arrivare fino a Roma e parl molto
bene di Cavour. Discorremmo anche di altro, ma ora passato troppo tempo .
una bella lezione di umilt, Pietro! Se mi vuoi rispondere, avrei ancora una domanda da porti,
anche se sono consapevole che si tratta di un quesito ancora troppo terreno: ti piace come viene
gestito adesso il nostro paese, tu che hai esperienza di amministrazione in tempi duri?.
Come si nota che hai lasciato da poco laltra vita, mio caro guardiano, visto che ti turbano ancora
questi interessi mondani! Vedo, grazie allinfinita bont di Dio, il nostro paese e ti dico che ho
lasciato da troppo tempo laltra vita per comprendere appieno ci che sta accadendo, ma forse potrei
consigliare che sarebbe meglio ricordarsi che lassumere certe cariche significa prendersi la
responsabilit dei propri concittadini, mettendosi al loro servizio e aiutandoli; ma questo non mi
sembra che accada ma, ripeto, se volgi lo sguardo sub specie aeternitatis a ci che accade, forse
le giuste passioni che infervorano luomo appaiono ormai a chi sta al di l come sciocche e
meschine beghe da pollaio. Ma non vorrei apparire come lanima di un uomo tutto dun pezzo, di
un banale laudator temporis acti, per cui ormai si fatto il tempo che io ceda il passo ad altri, come
a Lui piacque.
Grazie per le tue riflessioni, mio caro fratello! La conversazione con te mi sta arricchendo e mi
aiuta a staccarmi da tutte le impurit che in parte mi legano ancora alla mia esistenza terrena. Un
Pater, Ave e Gloria per te.
Dallanima del guardiano fluirono le tre preghiere, lanima di Pietro si illumin di una luce pi forte
e laura del guardiano assunse una lucentezza pi pura e brillante.
Hai la mia benedizione, fratello mio! Attendi, perch qualcun altro giunger al tuo cospetto! e
cos, come era si era manifestata, scomparve lanima di Pietro.
Buonasera, giovane! Siete voi il nuovo guardiano? e, sempre dalla stessa cappella si fece strada e
prese forma una nuova luce, che prese le sembianze di un uomo, anchegli distinto ed elegante, che
assomigliava allanima di Pietro e portava dei folti baffi bianchi.
S, sono il nuovo guardiano che, nello svolgimento del suo compito, sta compiendo il suo cammino
verso lelevazione. Chi ha avuto la bont di avvicinarsi a me?.
Nacqui a Palestro nel 1839 e fui figlio di quel Pietro con cui tu prima hai dialogato; sono Giovanni
e mi onoro di appartenere a quella famiglia che si ricord di Palestro e di coloro che persero la vita
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Signore, mi devo togliere lumidit da dosso (N.d.A.).


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nella sua battaglia.


Ma tu, allora, sei il promotore della costruzione del Monumento Ossario ai Caduti della Battaglia!
Sono lusingato di poter parlare con un altro concittadino illustre!.
Grazie! Io, per ovvie ragioni, mi potevo sentire pi palestrese di pap, visto che nacqui e vissi qui
nel nostro paese. Sono lieto che qualcuno si ricordi ancora di me! Hai qualcosa da chiedermi, caro
fratello?.
Perdonami, Giovanni, ho pronta una curiosit sciocca, propria di chi si sta ancora abituando al
trapasso verso la vita eterna: sulla base di quale motivazione avete scelto il progetto di Sommaruga
tra i molti che sono stati presentati? Sai, il mio amico storico mi ha fatto vedere i progetti
alternativi, ma mi ha spiegato che negli atti non erano depositate le motivazioni o, forse, oggi non
ci sono pi.
Il tuo quesito mi fa sorridere, hai ragione, ma non vi motivo per cui non soddisfi la tua curiosit.
In fondo ne hai facolt, perch tu sei il nostro pietoso guardiano. Ti confesso che la scelta non fu
facile, perch molte e interessanti proposte giunsero alla nostra commissione. Non fu da poco, per il
bene del paese, anche il fattore economico: dovevamo tutelare anche le casse comunali, anche se
intervenne, con munifica generosit, Sua Altezza Reale Umberto I. A parte questa remora morale,
ebbe il sopravvento lidea che il Monumento fosse sobrio e solenne al tempo stesso e ci parve che
larchitetto Sommaruga, persona squisita e geniale, che ospitai a casa mia, avesse concretizzato
maggiormente questo ideale. Altre motivazioni non ci sono, oppure, si sono perse con il mio
trapasso.
Ora, una domanda pi profonda: che cosa ti ha spinto a fondare la Societ di Mutuo Soccorso a
Palestro?.
Ti ringrazio per la domanda, caro fratello! Invero, allora ero piuttosto giovane, perch avevo poco
pi di trentanni, ma mio padre mi aveva trasmesso un forte legame con Palestro e, soprattutto, mi
aveva insegnato a rispettare chi lavorava duramente per noi. Il Regno dItalia si era quasi
completato s, era il lontano 1870 e decisi di donare un terreno per erigere la sede
dellAssociazione. Erano momenti di fame e di miseria, ma la gente sembrava volersi bene! Questa,
almeno, limpressione che mi rimasta di quei lontani tempi della mia vita terrena.
Quando la SOMS era apprezzata! comment il guardiano.
Ci vuole il giusto sdegno, caro fratello, ma anche il giusto distacco, quando si varcata la soglia!
Non riuscirai a spingermi a fare polemica per quanto succede nel mondo terreno, ora!.
Non era intenzione, ma solo un rammarico che si acuito nel sentire le tue riflessioni, caro
Giovanni. Perdonami, se ti ho dato unimpressione differente da quello che il mio reale
pensiero!.
Nei miei tempi lontani, ma forse anche poco tempo fa, cera maggiore collaborazione tra le
istituzioni e le associazioni; forse il mondo tutto cambiato o, forse, il mio pensiero ad essere
ormai datato. Eppure, se si vuole fare qualcosa di buono per il paese e per gli altri, bisognerebbe
staccarsi dai propri orgogli personali e dalle private meschinit; ma questo lo si capisce solo con il
giusto distacco che la nostra condizione e i miei lontani anni possono dare. Sono soltanto lieto del
fatto che i miei discendenti, il buon Riccardo in particolare, ma anche Uberto e Riniera, sono
rimasti affezionati al nostro paese e mantengono buoni rapporti con la comunit. Infine, non senza
emozione, vedo che curano la nostra casa in cui, giovinetto, sono nato e cresciuto, divertendomi a
correre nel nostro cortile e a godermi la frescura, ormai, pi adulto, sotto gli alberi del nostro bel
giardino. Ma ormai si fatto il tempo che io ceda il passo ad altri, come a Lui piacque.
Grazie per le tue riflessioni, mio caro fratello! La conversazione con te mi sta arricchendo e mi
aiuta a staccarmi da tutte le impurit che in parte mi legano ancora alla mia esistenza terrena. Un
Pater, Ave e Gloria per te.
Il guardiano recit con commozione e gratitudine le sue preghiere e lanima di Giovanni si illumin
di una luce pi intensa che fece splendere nelloscurit la cappella della famiglia Cappa; giunta al
culmine, la luce avvolse completamente le sembianze di quello spirito e tutto si dissolse nel buio
della notte, mentre laura del guardiano assunse una lucentezza pi pura e brillante.
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Il guardiano continu il suo giro di perlustrazione, finch, proseguendo nella stessa fila di
monumenti sepolcrali, non fu attratto da una piccola luce che balucinava allinterno di una cappella.
Lanima del guardiano sent una profonda pace dentro di s e uno stato di beatitudine immenso; la
luce si fece sempre pi brillante, fino a quando non assunse le fattezze di un uomo, vestito di rosso,
e con il manto dei porporati della Chiesa Cattolica; portava gli occhiali e teneva nella destra il
pastorale.
Passarono alcuni istanti e il guardiano ne percep distintamente i pensieri.
Laudetur Jesus Christus!.
Laudetur semper rispose il guardiano.
Buonasera, caro fratello mio!.
Buonasera a te, reverendo monsignore!.
Lanima sorrise e poi i suoi pensieri fluirono ancora nella notte: Monsignore fui ed ora son
Fiorenzo. Nacqui nella nostra bella Palestro il 1 novembre del 1886 e ritornai nella Casa del Padre
il 31 agosto del 1948, mentre dimoravo a St. Louis negli Stati Uniti, perch ero responsabile della
Chiesa di SantAmbrogio e della sua comunit di origine italiana.
Non so nulla di te e temo che il tuo ricordo si sia perso, caro Fiorenzo. Mi vuoi raccontare
qualcosa di te e della tua azione pastorale in terra straniera? Che cosa ti ha portato cos lontano dalla
nostra Palestro?.
Appartenni a un famiglia tipica del luogo, ossia dei Lupo, e presto sentii la vocazione; Dio mi
chiam a s e decisi di servirlo, secondo gli esempi di povert e di evangelizzazione. Stetti per un
certo periodo a Milano, ma poi cominciaro i miei viaggi: fui anche pastore nel Sud America,
precisamente in Messico e mi trovai a vivere nella triste situazione di quei paesi poveri, anche
durante la rivoluzione. In sguito ai disordini di quel Paese, mi trasferii a St. Louis, dove era
fiorente una comunit italiana, che composta in prevalenza da immigrati provenienti dalla nostra
Lombardia ed anche dalla Sicilia. Entrai in contatto e nelle grazie di monsignor Cesare Spigardi;
dopo la sua morte, divenni responsabile della comunit della Chiesa di SantAmbrogio. Venni
scelto per la mia discreta conoscenza delle lingue e per i buoni rapporti che avevo con la comunit
locale. Solo una cosa mi diede fastidio, ma ormai passato troppo tempo!.
Buon pastore, te ne prego! Possa essere io di aiuto alla tua anima e che ti possa togliere questo
cruccio, che -come vedo- ancora ti angustia!.
Non posso porre rifiuto alla tua nobile richiesta, buon guardiano, e quindi liberer la mia
coscienza. Il mio operato piacque al duce e fui insignito di una medaglia, ma accettai solo per il
quieto vivere della mia comunit, ma di certo non fui un sostenitore di quel regime tirannico e
spregiatore di ogni diritto umano, specie delle classi pi umili. In fondo, obbedivo al magistero di
Santa Romana Chiesa, visto che pochi anni prima, Sua Santit Pio XI aveva stipulato con Mussolini
qui patti pacificatori della lunga questione. Forse per questo di me si persa memoria, eppure io ho
sempre servito il mio popolo nella Luce di Cristo e seguendo il Suo Esempio. Forse sono stato
debole di fronte a qualche condizionamento umano, ma ora finalmente mi sono liberato di questo
peso, grazie a te, buon guardiano.
Buon fratello e buon pastore, sono lieto di aver contribuito a liberare la tua anima da questo
fardello; ora, concedimi soltanto una domanda: perch hai voluto tornare con il tuo corpo mortale a
Palestro?.
Ricorda, figliolo, che non bisogna mai dimenticare le proprie radici! Palestro, per me,
rappresentava anche il legame con la mia famiglia e cos diedi disposizioni che, quando sarebbe
giunto il momento del mio ritorno al Padre, le mie spoglie mortali avrebbero dovuto riposare
accanto a quelle della mia famiglia. In fondo, pur amando lo spirito evangelico, sono rimasto un
tradizionalista e vorrei che la Chiesa ritrovasse le sue umili origini; tuttavia, non spetta a me, umile
servitore di Cristo, indicare la direzione: lo Spirito Santo ha gi illuminato i fratelli cardinali nella
scelta di Sua Santit Francesco. Ma il tuo cammino per questa notte finito! Ritorna a vegliare su
tutti noi!.
Grazie per le tue riflessioni, mio caro fratello! La conversazione con te mi sta arricchendo e mi
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aiuta a staccarmi da tutte le impurit che in parte mi legano ancora alla mia esistenza terrena. Un
Pater, Ave e Gloria per te.
Lanima del guardiano pronunci con fede sincera le sue preghiere e, dopo che le ebbe recitate, not
che lanima del monsignore divenne pi luminosa, di un singolare splendore, che mutava il colore
passando senza soluzione di continuit dal bianco accecante al rosso porpora, finch la luce non
avvolse le sembianze dellanima proprio mentre era in atto di benedire lanima del guardiano, e cos
come era apparso, lo spirito spar nelloscurit del suo sepolcro, mentre laura del guardiano assunse
una lucentezza pi pura e brillante.
Ma un forte boato interruppe le meditazioni del guardiano.
Si illumin la zona dellaltare, posto in mezzo al cimitero, e comparve in mezzo alla luce e a un
coro che estasiava con un canto di indefinibile dolcezza, lAngelo di Dio, che gi lo aveva
ammaestrato precedentemente.
Lanima del guardiano vol da lui e ne percep i pensieri.
Ascolta, guardiano! Prima di finire il tuo percorso per questa notte, devi compiere un atto di piet
cristiana: devi pregare per unanima di questo luogo!.
Cos si espresse e langelo si dissolse in un corteo di luce e di cherubini.
Il guardiano non ebbe dubbi: si volt verso la sua sinistra e preg per lanima di Ornella e lo fece,
recitando tre Ave. Lanima del guardiano si illumin e la sua aura divenne pi pura e rilucente.
Finito il rito della pia preghiera, il guardiano ritorn a vegliare su tutti coloro che riposavano nel
cimitero di Palestro.
E cos fin la prima notte e si fece mattina. Agli occhi degli uomini nulla apparve di diverso, ma noi
sappiamo che avvennero fatti importanti.
Pass la giornata e nel trascorrere delle ore il cimitero venne visitato da diverse persone: molti si
recarono per rendere il loro omaggio ai familiari trapassati, o, ai semplici conoscenti e amici; molti,
ci spiace dirlo, si recarono solo per abitudine o, forse, per il piacere di essere notati. Per, tutto
questo rientra nella natura umana e noi non siamo nessuno per poter giudicare. Lasciamo spazio a
chi ha pi diritto di noi: il guardiano.
Si fece sera e il meccanismo automatico fece il suo dovere e chiuse la porta di quel luogo di riposo a
qualunque visitatore esterno: ora, il cimitero era sotto la custodia del suo guardiano.
Che fatti strani, sto vedendo! Forse me ne rendo conto solo ora che ho fatto il grande passaggio,
ma noto che i visitatori hanno molta fretta; entrano persino in bicicletta o in auto! Mah! Posso
capire la bicicletta per i furti che sono avvenuti e per cui mi rammarico di non poter intervenire, ma
resto un po meravigliato dalla presenza delle automobili! Forse si dovrebbe avere pi rispetto per
chi dorme il sonno eterno!.
Immerso in tali riflessioni, cominci il suo giro di controllo. La notte era profonda, quando il
silenzio fu rotto da un forte boato.
Il guardiano vol verso laltare al centro del cimitero, perch da l proveniva il suono.
Anche stavolta apparve un corridoio di luce che un cielo e terra; di nuovo unarmonia celestiale
accompagn le sensazioni visive. La luce prese forma, ma le sembianze furono ben diverse.
Il messaggero divino aveva quattro facce e quattro ali su di un tronco umano; le mani erano di
fattezze umane e nella destra teneva una pergamena, mentre ai piedi aveva zoccoli simili a quelli di
un vitello. Il volto che si presentava di fronte al guardiano era umano, mentre gli altri tre erano di un
toro a sinistra, di un leone a destra e di unaquila nel volto che guardava alle spalle dellessere.
Il guardiano riconobbe un Cherubino, secondo quanto descrittoci nella visione del profeta
Ezechiele; per un attimo fu preso da stupore nel rendersi conto di tutto ci, ma poi cap che ormai si
trovava nellinfinita sapienza di Nostro Signore.
Percep allora i pensieri del nunzio di Dio, che srotol la pergamena.
Medita su ci che stai per ascoltare: Nella seconda notte verran al tuo cospetto le anime di color
che anzi tempo, o per morbo, o per fatal distacco, trapassaron a miglior vita.
Dopo aver solennemente espressi i suoi pensieri, il Cherubino spar veloce come era apparso.
Il Signore ha proprio pensato a tutto, nella sua infinita bont e sapienza. Potr dialogare con anime
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che han vissuto un destino simile al mio.


Il guardiano ebbe un momento di scoramento nel ripensare alla sua giovane vita ormai troncata per
sempre, ma poi si riprese, perch il conforto del Padre non tard ad arrivare benevolo su di lui, ed
egli riprese il suo giro da custode.
Nella dimensione delleternit il trascorrere del tempo perde la sua importanza o, comunque,
assume un metro di valutazione molto diverso da quello degli uomini. Per questo non
quantificabile il tempo che il guardiano impieg per fare il suo giro tra le sepolture, ma sappiamo
che a un certo punto, come gli era accaduto nella notte precedente, da un sepolcro molto particolare
not espandersi una luce vieppi luminosa e appariscente.
Lanima del guardiano si ferm reverente di fronte alla luce che stava prendendo sembianze umane:
erano quelle di un giovanotto dai capelli ricci e corvini, con il volto sorridente e con movenze
eleganti.
Ben presto si avvicin al guardiano ed egli ne sent fluire liberamente i pensieri.
Buonasera, caro guardiano! Vedo che anche tu sei un giovane come me, per cui spontaneamente
mi rivolger a te con una certa confidenza; permetti, vero?.
Sicuramente, caro giovane! Posso sapere chi sei?.
Certo, caro fratello! Per, prima di rispondere alla tua cortese domanda, ripetimi il percorso di
riflessione che ti ha lasciato il nunzio di Nostro Signore.
Nella seconda notte verran al tuo cospetto le anime di color che anzi tempo, o per morbo, o per
fatal distacco, trapassaron a miglior vita.
Grazie, pio guardiano! Io sono Lionello e nacqui da unaltolocata ed antica famiglia di Palestro,
che diede anche al nostro caro paese, durante il Settecento, un autorevole rettore. La mia vita copr
larco di soli diciassette anni, dal momento che nacqui nella capitale del nostro Regno a gennaio del
1915 e finii la mia esistenza a Torino nel dicembre del 1932, mentre stavo frequentando il Liceo
Classico. In considerazione dellepoca in cui vissi, avevo tutto dalla vita, poich la mia famiglia era
benestante e acquist per me una bicicletta, ma soprattutto una radio, con la quale ascoltavo canzoni
e radiogiornali, trasmessi dallEIAR che avevo vicino a casa. Soggiornando a Torino, incominciai
ad appassionarmi al mondo dellAntico Egitto, alla sua cultura, alla sua lingua e volli saperne
sempre di pi. Fui rapito da quel mondo, anche grazie alle continue visite che feci al Regio Museo
delle Antichit Egizie; grazie a mio padre mi fu possibile incontrare una volta, quando ero ancora
un ragazzetto di dodici anni, il grande egittologo Ernesto Schiaparelli e rimasi affascinato dalle sue
conoscenze. Tornai studente ginnasiale al Museo, e non trascorse neppure una settimana senza che
io mi recassi a visitarlo almeno una volta. Conobbi il successore dellesimio Schiaparelli, il
professor Giulio Farina e grazie alla sua grammatica riuscii ad imparare bene legiziano geroglifico,
come ben vedi e fece cenno ai cartigli e alle iscrizioni che adornano la sua cappella.
Forse, vuoi sapere come mi staccai prematuramente dallaltra vita, caro fratello? prosegu.
Se hai la bont di raccontarmelo, te ne sar grato, caro Lionello.
Certo, buon guardiano. Verso novembre del 32 incominciai a sentirmi debole e attribuii tale
condizione fisica al fatto che la stagione si era improvvisamente fatta fredda e io me ne stavo fuori
casa vestito ancora leggero. Comunque, non cessai di fare visita al mio amato museo, finch un
giorno mamma non si preoccup; rincasai un venerd pomeriggio e vedendo il mio volto un po
provato, mi disse: Lionello, adesso basta! Non mi garba che tu continui a frequentare quel museo e
che dimostri un interesse quasi maniacale per gli Egizi; se conosci bene questa civilt e le recenti
scoperte, sai benissimo che hanno lanciato una maledizione su chi profana il loro sonno! E poi, non
vorrei che tu avessi dimenticato la nostra religione!. Io, forte della mia baldanza e del mio
giovanile entusiasmo, le risposi: Ma, mamma, non crederete davvero a queste sciocche
superstizioni? Sono solo un po provato dal freddo! Quanto poi alla religione, non abbiate timori,
perch sono ancora credente. Comunque mamma mi proib di uscire, anche perch (sai come sono
apprensive le mamme) mi prov la temperatura ed avevo qualche linea di febbre. Il giorno dopo
mamma riusc a tenermi a casa, ma vi rimasi a malincuore, perch volevo recarmi al DAzeglio,
per assaporare le appassionanti lezioni del professor Augusto Monti, e poi poi mi mancava
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lEgizio e non credevo alla storiella della maledizione. Era ormai fine novembre e, sfuggendo al
controllo di mamma che si era recata in centro per delle compere in via Po, scappai al museo, ma fu
lultima volta che lo vidi! Vuoi che fosse il mio destino, vuoi, perch fui colto sprovvisto di
ombrello da una gelida nevicata, tornai a casa zuppo e febbricitante. Nei giorni successivi la febbre
mont fino a superare i quaranta gradi e nel delirio degli ultimi giorni compresi solo qualcosa come
polmonite bilaterale e mi risuona ancora il pianto straziante di mia madre e la visione del medico
e di mio padre che cercavano di consolarla. Negli ultimi istanti della mia vita piansi e dopo anni
recitai le preghiere che avevo appreso da piccolo; cos vidi una Luce e venni accolto da Colui che
volentieri perdona. Per decisione dei miei genitori fui sepolto qui a Palestro, dove fecero erigere
questa sorta di mausoleo che ricordasse in tutto e per tutto il mio amato Egitto antico ed accanto alle
mie spoglie mortali, vollero collocare la bicicletta e la radio. Ora sai tutto! .
Perdona la mia insistenza, Lionello, ma, come vedi, sono giovane anchio e vorrei sapere da te
come hai vissuto il distacco in cos tenera et e, soprattutto, ne hai capito la ragione?.
Lanima di Lionello sorrise o, forse, cos sembr allanima del guardiano, poi riprese: Fratello mio,
questo fa parte degli infiniti misteri della Provvidenza divina! Forse ti potrei rispondere con quanto
mi spieg Monti, leggendo Leopardi: Hn hi thei philsin aposthnskei nos, muor giovane
colui chal ciel caro .
Ma non hai sofferto per il distacco, nel dover lasciare la tua dolce vita?.
tutto vanit, caro il mio fratello guardiano! Osserva: della mia famiglia cos antica, cos
importante, chi rimasto a Palstro? Chi si ricorda ancora di me? Alla fine sono uguale a tutti! Se
qualcuno passa davanti alla mia tomba, o non mi degna di una preghiera, oppure si ferma solo per
curiosit. Ringrazio soltanto una mano pietosa, che come vedi, lascia con molta delicatezza un
mazzettino di due rose finte e indic con la destra i fiori posti sulla grata del cancello della
cappella.
Ormai si fatto il tempo che io ceda il passo ad altri, come a Lui piacque.
Grazie per le tue riflessioni, mio caro fratello! La conversazione con te mi sta arricchendo e mi
aiuta a staccarmi da tutte le impurit che in parte mi legano ancora alla mia esistenza terrena. Un
Pater, Ave e Gloria per te.
Il guardiano recit le sue preghiere e lanima divenne ancora pi luminosa, finch la luce non fu
cos intensa che fece svanire le fattezze umane e fu inghiottita nella sua tomba. Laura del
guardiano si fece pi pura e luminosa.
Stavolta lanima del guardiano non dovette attendere molto, perch not immediatamente una
fortissima luce che proveniva dalla cappella che era collocata dallaltra parte del cimitero, quasi di
fronte a quella dellanima del giovane con cui aveva dialogato.
Il guardiano vol dallaltra parte e gi la sfolgorante luce aveva assunto le fattezze umane: erano
quelle di un bel giovane, piuttosto alto e slanciato, con i capelli biondi e ondulati, e piccoli puntini
segnavano il suo viso; forse avresti potuto ravvisare in essi dei piccoli nei, ma questo secondo un
inadeguato punto di vista terreno.
Buonasera! Allepoca non esisteva ancora la penicillina, caro guardiano, e la polmonite era una
malattia mortale.
Caro fratello, ma non ti ho chiesto niente ah, gi, non ne sono ancora ben consapevole, ma
siamo nellinfinita sapienza e intelligenza di Dio. Comunque, se reputi giusto darmi spiegazioni, io
ascolter di buon grado!.
Grazie, buon e pio guardiano, per esserti recato subito da me. Io sono stato un farmacista e, poich
ho recepito la domanda che avevi nel tuo animo, ho voluto subito risponderti, anche perch, come
vedi- nellimperscrutabile Provvidenza Divina- il sepolcro mio e del giovane Lionello sono posti in
linea daria, quasi luno di fronte allaltro, forse a significare per leternit che le nostri sorti sono
molto simili. Ma ora mi paleso: io sono Felice, o, come vollero sempre chiamarmi le persone a cui
fui caro, Lice. Nacqui nel 1915 ed ebbi diversi amici, perch -non me ne vanto, ma solo la veritfui un giovane piuttosto affabile con tutti. Potei contare fra i miei cari amici e coetanei anche un tal
Pierangelo che serv per decenni i nostri uffici comunali e che fu persona intelligente e brillante
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ma non per questo sono qui a parlarti. Proprio in compagnia dei miei amici mi recai in auto (era la
lontana estate del 1950!) per assistere a una partita della mia amata Juventus, ma sulla strada del
ritorno, precisamente a Candelo, giunse il momento in cui la mia anima dovette presentarsi al
cospetto dellAltissimo. I miei genitori attesero invano, nella calura estiva, il mio ritorno, perch
persi la vita in un incidente, ma fui lieto di sapere che i miei due amici rimasero illesi. Due crucci
mi sono rimasti, legati non a me, ma ai miei genitori. Ma non voglio tediarti, caro fratello!.
Non ti preoccupare, caro Lice, se mi concedi di chiamarti cos, perch mi sentirei soltanto onorato
di riuscire a lenire degli affanni cos forti che turbano ancor ora il tuo sonno eterno. E poi, con la tua
dipartita, hai permesso a noi giovani palestresi di frequentare la scuola media e di questo ti sar
grato in eterno! Parla, dunque, te lo chiedo per carit.
Ahim, buon guardiano, proprio con questo elogio tocchi un punto per me assai dolente; ma non
subito te ne parler, bens dopo, perch ben altro cruccia il mio spirito, pur nella luce di nostro
Signore. Dopo la mia morte, mio padre decise di onorarmi, facendo costruire questa cappella di bel
marmo rosa, come ben puoi vedere, ma nulla serv a lenire il dolore di mia madre. Molto pregai per
lei da Lass, ma il dolore la consum al punto che non volle parlare pi con nessuno e la
disperazione, che aveva nel suo cuore, consum il suo corpo; a nulla valsero le mie preghiere e ci
ancora mi turba.
Se posso dire, buon Lice, tu hai fatto tutto secondo bont e sicuramente tua madre sar stata
ricompensata con i doni che solo nel Regno dei Cieli si possono raccogliere; ma, suvvia, dimmi,
qual laltro tuo cruccio?.
Mi hai dato sollievo, caro guardiano, e forse, proprio perch sei cos da poco nel nostro mondo,
saprai illuminarmi su di un quesito a cui non so dare risposta e penso che ci sia dovuto alla troppa
distanza, fisica e temporale, che mi separa dal mondo dei vivi. Perch, se si ha una scuola a
Palestro, si pensa che sia pi opportuno portare i propri figli a frequentare fuori dal paese? Mio
padre ha pensato per il futuro dei ragazzi, proprio lui che, con la mia perdita, non aveva pi
avvenire; gli altri, perch non ci pensano?.
Hai ragione, caro Lice, ma tante cose sono cambiate! Si chiamano con i nomi di istituti
comprensivi, verticalizzazione e altre diavolerie che non dovrebbero turbare il sonno di noi
trapassati; certo che purtroppo nessuno ricorda pi che la scuola porta il tuo nome e che dietro al
nome c una storia, un individuo con le sue passioni, un padre e una madre che hanno molto
sofferto forse, oggi, non c pi posto per certi princpi. Questa la mia umile opinione che non
so se potr lenire il tuo affanno!.
Forse s, caro fratello, forse s! Ma colgo nel tuo animo che aleggia un quesito forte che mi vuoi
rivolgereanzi, no, due. Esprimiti pure con libert!.
Certo, proprio cos, ma a differenza di te, comincer dal meno importante: caro Lice, quali
analogie vedi tra te e il caro Lionello?.
In fondo eravamo due ragazzi di buona famiglia, destinati a una vita felice, con genitori importanti
e conosciuti che ci volevano bene, entrambi siamo morti giovani, ed ora siamo dimenticati da tutti e
poi, permettimi una nota frivola, io ero un grande tifoso della Juve e Lionello ha frequentato il
DAzeglio, presso cui ha avuto vita il primo nucleo di questa grande squadra. Ora, abbandonati da
tutti, possiamo, quando ci viene concesso il privilegio da Colui che pu ci che vuole, osservarci e
consolarci. Credo di aver soddisfatto alla tua prima richiesta, ma temo di non riuscire appieno nella
seconda, vero?.
Perdona la mia insistenza, Lice, ma, come vedi, sono giovane anchio e vorrei sapere se hai capito
la ragione del tuo prematuro distacco dallaltra vita.
Sono cose che risiedono nella smisurata e profonda bont di Dio e che noi non possiamo capire.
Ma ormai si fatto il tempo che io ceda il passo ad altri, come a Lui piacque.
Grazie per le tue riflessioni, mio caro fratello! La conversazione con te mi sta arricchendo e mi
aiuta a staccarmi da tutte le impurit che in parte mi legano ancora alla mia esistenza terrena. Un
Pater, Ave e Gloria per te.
Di fronte alle fervide e riconoscenti preghiere del guardiano lanima si illumin di una luce
62

accecante e di un bianco, la cui purezza non trova nessun paragone terreno. Immerse in quel bagno
di luce, le sembianze umane scomparirono e, cos come era apparsa, la luce si rifugi nel suo
sepolcro, mentre laura del guardiano diventava pi pura e brillante.
Pass del tempo e ormai stava quasi per farsi lalba, quando una luce diversa da tutte le precedenti
cominci a pulsare vicino al sepolcro della famiglia Cappa.
Lanima del guardiano si rese conto, quando si avvicin, della sua singolarit: stavolta non si
trattava di una luce unica, poich sulla sommit si biforcava e lestremit di destra offriva dei tenui,
ma chiari, riflessi rosati.
Il guardiano si accost ad essa e immediatamente la luce prese le sembianze di due giovani, con i
capelli scuri, un ragazzo e una ragazza, teneramente abbracciati alla vita e vestiti in modo elegante.
Lanima del guardiano non tard a percepirne i pensieri.
Buonasera, caro guardiano! Noi siamo i fratelli Borsa: lei Liliana e qui lo spirito sorrise
timidamente e fece un cenno di reverenza al guardiano e io sono Gian Carlo. Nostro padre fu il
farmacista della nostra cara Palestro. Venne da fuori, ma subito si affezion a questo luogo e si
impegn per il bene della cittadinanza. Non ebbe colpe; laddove non riusc nei suoi intenti, fu solo
per le scarse conoscenze dellepoca e per i limiti umani!.
Certo, cari Liliana e Gian Carlo, capisco! Non dovete essere cos amareggiati! Volete raccontarmi
qualcosa di voi? Io vi ascolter con grande e sincera attenzione.
Io e mio fratello siamo uniti nello spirito, cos come fummo uniti nella vita terrena e nel destino di
entrare prematuramente nel Regno dei Cieli. Entrambi lasciammo i nostri genitori prostrati dal
dolore; il destino volle, o, meglio, la Provvidenza volle che trascorresse poco pi di un anno dalla
dipartita di mio fratello, quando tocc anche a me trapassare a miglior vita. Ma, fratello mio,
racconta prima tu, per favore.
Va bene, Liliana, racconter prima di me, anche perch io per primo -come hai appena raccontatolasciai la vita terrena. Correva lanno 1940 e, come tutte le estati, decisi di divertirmi un po, dopo
le fatiche di un anno di studio; sai, frequentavo il terzo anno di medicina, studi seri e impegnativi,
da me intrapresi per essere un giorno di aiuto alle persone. Oltre a rilassarmi, volevo anche prendere
un po di refrigerio dalla calura estiva. Per questo motivo mi recai a quello che per la gente comune
era il mare sotto casa, cio il fiume Sesia. Non era decoroso che le ragazze si recassero a bagnarsi al
fiume, ma per noi maschi la situazione era pi facile, perch bastava un semplice costume ed
eravano pronti. Mi recai al fiume in compagnia dei miei amici, con cui trascorsi un divertente
pomeriggio, passato a ridere e a scherzare, finch decisi di fare lultimo bagno, avventurandomi in
una zona che non avevo ancora frequentato; per, la nostra cara Sesia quel bel giorno (era il 3 di
agosto) mi tese un tranello, perch fui trascinato dai suoi turbini e dai suoi mulinelli nelle profondit
delle sue acque e l persi la vita. La disgrazia fu motivo di grande dolore per i miei genitori e per la
mia cara sorella che pianse giorno e notte per una settimana. Ma nostro Signore aveva pensato di
mettere ancora alla prova la nostra famiglia e, mentre fluivano rapidamente tali pensieri, lanima di
Gian Carlo si volt verso la sorella.
Proprio cos! Gian Carlo ha ragione, buon guardiano! Nellestate successiva io caddi ammalata e
fui consumata da forti febbri. A quellepoca si diceva cos: forse era qualche forma infettiva. I miei
sensi erano acuiti dalla malattia e perci un giorno udii uno sfogo di mio padre, che mi prese il
cuore. Una sera, tornato a casa da una visita fatta a una giovane febbricitante come me, pap si
lasci sfuggire a mamma, credendo che non sentissi: Sai Rita, oggi sono andato a far visita a una
ragazza con la febbre alta, ma lho tranquillizzata, dicendole che sarebbe guarita presto. Non mi
sono potuto trattenere e ho aggiunto che lei s sarebbe guarita, mentre la mia cara figlia Liliana non
ce lavrebbe fatta e sentii pap singhiozzare come un bambino. Piansi anchio amaramente e mi
sforzai di non farmi sentire; per pap aveva ragione, perch tre giorni dopo (era il 28 agosto) la
mia anima era gi nelle braccia di Gian Carlo che mi stava accompagnando al cospetto di Dio e dei
suoi angeli.
Che particolari strazianti, cara Liliana, capisco! Ma credo che vogliate dirmi altro, se non sbaglio.
Ti stai sempre pi avvicinando alla luce di Dio, pio guardiano, e quindi non ti puoi sbagliare. Io e
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Liliana abbiamo due crucci che riguardano nostro padre e vorremmo sollevare il nostro spirito da
questo peso.
Se posso, miei cari, sar ben lieto di lenire la vostra sofferenza; sono qui per ascoltarvi, se
vorrete!.
Grazie! Lascio che sia mia sorella a cominciare.
Troppe maldicenze hanno posto dubbi sulla reputazione di mio padre! Qualcuno ha sostenuto che
la nostra dipartita fosse una specie di punizione per la sua condotta morale, visto che si sosteneva
che non avesse voluto riconoscere un figlio che sarebbe nato fuori dal matrimonio. Questa una
fandonia vera e propria! E poi, come potevano delle donne che si consideravano pie immaginare
che nostro Signore, Lui che il Dio della Misericordia, potesse punire nostro padre, privandolo dei
suoi adorati figli? Questo un Dio della vendetta, non della Bont!.
Capisco il tuo sdegno, cara Liliana, ma le parole degli uomini sono come foglie trascinate dal
vento, che non hanno consistenza e che si spostano senza controllo alcuno! Sibilano, mormorano,
ma a loro non bisogna prestare orecchio!.
Grazie, buon fratello! ringraziarono allunisono Gian Carlo e Liliana.
Ora tocca a me, pio guardiano. Nostro padre pens di fare cosa gradita, anche per onorare il
ricordo della nostra prematura scomparsa, nel donare alla parrocchia un terreno, su cui ancora oggi
sorge il campetto. Ormai da troppo tempo non siamo pi invischiati negli affari degli uomini, ma
non capiamo perch questo lascito divenuto oggetto di disprezzo o, per dirla tutta, persino di
dissidio! Non si ha pi rispetto per il suo generoso gesto e un po per la nostra memoria?.
Avete ragione! Pur avendo lasciato da poco il mondo degli uomini, non riesco a spiegarmi queste
reazioni; non spetta a me dare giudizi, ma sembra strano che dalla parrocchia questo lascito non sia
stato difeso ma le vie del Signore sono infinite e spesso si serve di mezzi che ai nostri occhi
imperfetti paiono incomprensibili.
Forse hai ragione tu, ma si dovrebbe dimostrare maggiore sensibilit e responsabilit nel gestire un
patrimonio comune, specie in un piccolo centro; tuttavia, sono cose che a noi trapassati non devono
importare. Grazie per averci aiutato a lenire il nostro cruccio, buon guardiano!|.
Perdonate la mia insistenza, cari Gian Carlo e Liliana, ma, come vedete, sono giovane anchio e
vorrei sapere se avete capito la ragione del vostro prematuro distacco dallaltra vita.
Lhai pensato anche tu, prima, caro fratello: le vie del Signore sono infinite e si serve di mezzi che
ai nostri occhi imperfetti paiono incomprensibili risposero le due anime.
Grazie per le vostre riflessioni, mio caro fratello e mia cara sorella! La conversazione con voi mi
sta arricchendo e mi aiuta a staccarmi da tutte le impurit che in parte mi legano ancora alla mia
esistenza terrena. Un Pater, Ave e Gloria per voi.
Dinanzi alle preghiere del guardiano lanima gemella si rischiar di una luce abbagliante: il corno
sinistro riluceva di riflessi azzurri, mentre quello destro presentava riflessi rosati; in quel
meraviglioso susseguirsi di colori, la luce si affievol fino a sparire, veloce come si era presentata.
Intanto lanima del guardiano si illuminava di una luce pi intensa e sempre pi pura.
Unaltra notte passata: vedo la luce dipingere di azzurro il cielo. Presto sar giorno e non
tarderanno a susseguirsi i visitatori di questo luogo di pace eterna; tuttavia, prima che si faccia
giorno, mio dovere compiere un atto di carit cristiana.
Cos pens lanima del guardiano e cos fece: vol veloce tra le tombe e si ferm presso quella di
Arturo e, ripensando alla sua triste fine, recit un Pater, un Ave e un Gloria ed ebbe un pensiero
anche per i suoi figli, rimasti nella vita mortale.
Poi si spost veloce a unaltra tomba, verso laltro compagno di dipartita di Arturo, il giovane
Giovanni e recit anche per lui un Pater, un Ave e un Gloria.
Giunto alla fine del suo pietoso omaggio, non pot fare a meno di chiedersi nel suo cuore: Ma
come fa a vivere sereno colui che, forse con troppa leggerezza, sped al Creatore un padre di
famiglia e un giovane ragazzo? Forse dovrebbe almeno essere meno ridanciano! Perdona, Signore,
il mio peccato di superbia! Forse nel suo cuore molto triste e nasconde il suo dolore con quella
maschera di riso che io vedevo e che tutti gli altri continuano a vedere; devo ancora imparare a
64

valutare con il giusto distacco i comportamenti umani.


Si fece giorno e lumano meccanismo fece spalancare il cancello di ingresso del cimitero e il luogo
si fece mta di pii pellegrinaggi, come di beceri chiacchiericci. Per, anche questo rientrava
assolutamente nella normalit di tutti i giorni e lattento guardiano, ormai posto in una dimensione
differente, aveva imparato a pesare le vicende e le movenze umane sotto una luce differente.
Lanima del guardiano dovette pregare per qualche fratello e sorella che, accecati da qualche
ispirazione demoniaca, avevano compiuto lempio gesto di rubare nel cimitero; ma, giunto alla sua
seconda giornata di custodia, il guardiano vedeva anche questo sub specie aeternitatis.
Si fece sera e la giornata si chiuse secondo il consueto rituale: per gli occhi dei viventi il
meccanismo, generato dalla tecnologia umana, faceva il suo dovere e con la chiusura automatica del
cancello separava visivamente il mondo esterno dal cimitero, mentre nel mondo spirituale dei
trapassati stava per iniziare la terza e ultima sera del nostro guardiano, quando avrebbe concluso il
rito di purificazione e di passaggio, ormai puro e disposto a salire alle stelle e a farsi sostituire dal
prossimo eterno ospite del camposanto.
Il guardiano ormai era preparato e, mentre volteggiava tra i sepolcri, prestava attenzione al centro
del cimitero, alla zona dellaltare, poich attendeva che venisse un nunzio del Signore per indicargli
le meditazioni dellultima notte e fargli luce sui prossimi incontri.
Pass un tempo non quantificabile, finch una luce pi abbagliante del solito, scesa dal cielo,
illumin tutto laltare e lintero cimitero.
La visione che ebbe lo spirito del buon guardiano fu stupefacente: la luce non prese fattezze umane
o animali, bens vide infinite ruote concentriche roteare e generare bagliori dei colori
dellarcobaleno, mentre il loro muoversi produceva una melodia celestiale; mille occhi erano
presenti sulle ruote e sotto di essi mille bocche. Allunisono si misero a parlare, ma non erano suoni
quelli che emettevano, bens pensieri rapidi come la luce.
Buon guardiano, salute a te! Il tuo percorso di purificazione sta volgendo al termine: te, beato, che
vedrai a breve la luce di Dio. Ricorda: Nella terza notte verran al tuo cospetto le anime di color che
o pubblicamente o privatamente fecero del bene per gli altri, ma sempre armati della cristallina virt
dellumilt! quia omnis, qui se exaltat, humiliabitur; et, qui se humiliat, exaltabitur .
Le bocche si chiusero, le ruote girarono ancora pi velocemente, finch in quel turbinio di luci,
suoni e colori, il nunzio divino spar dalla percezione del guardiano.
Erano i Troni, come ce li ha descritti Ezechiele: che grande onore! Ho avuto la visione degli angeli
che reggono il trono di Dio! Ho una grande responsabilit!.
Lanima del guardiano ricominci il suo giro allinterno del camposanto, ma non fece in tempo a
spostarsi di molto, perch vide una luce sempre pi sfavillante rilucere poco distante dallaltare.
Quindi si avvicin e vide che essa stava gi prendendo chiaramente delle fattezze umane.
Distintamente not la figura di un uomo, non molto alto, ma snello, che portava la berretta nera dei
sacerdoti e indossava un lungo abito talare, di colore nero, che lo rivestiva fino ai piedi; i capelli era
bianchi e portava intorno agli occhi vispi un paio di occhiali.
Il guardiano incominci a percepirne i pensieri.
Sia lodato Ges Cristo!.
Sempre sia lodato!.
Buonasera, fratello guardiano! Finalmente ho lonore di poter dialogare con te! Prima, per,
ricordiamo insieme i divini ammonimenti che il nunzio del Signore ti ha portato.
Onore mio, fratello reverendo! Nella terza notte verran al tuo cospetto le anime di color che o
pubblicamente o privatamente fecero del bene per gli altri, ma sempre armati della cristallina virt
dellumilt!. Non mi ricordo di averla conosciuta nellaltra vita: abbia la bont di dirmi qualcosa
di lei!.
Suvvia, fratello! Siamo nella pace di Dio e ormai dovresti sapere che non esistono termini di
ossequio: diamoci pure del tu!.
Scusami, fratello reverendo, ma labito che indossi mi ha portato naturalmente a trattarti con il
doveroso rispetto.
65

Non temere! Caro fratello guardiano, sei ancora da poco tempo nella nostra realt ultraterrena, ma
presto capirai che qui non esistono pi differenze fra di noi. Comunque, ora risponder alla tua
curiosit: io sono quel don Ettore che ha lasciato scritto alquanto della storia della nostra bella
Palestro.
Onore a te! si espresse con entusiasmo il guardiano, poi prosegu: Sei tu, allora, quel bravo
storico che ha scritto con competenza e con rigore della storia affascinante del nostro paese,
partendo dalle origini fino agli avvenimenti pi recenti. Sai, io ero molto ignorante, perch non
avevo potuto continuare gli studi, ma un mio amico insegnante, sapendo che ero affascinato dalla
storia, mi ha prestato tutti i tuoi libri, anche quelli introvabili s, le Memorie cronistoriche, per
esempio!.
Calmo, fratello caro, frena il tuo entusiasmo! Ormai potrai apprendere tutto nella luce dellinfinita
sapienza di Dio e non necessario che tu lodi delle opere imperfette del caduco ingenio umano.
Devi capire lo spirito con cui si sono fatte le cose e non apprezzare lopera in s!.
Rendimi partecipe, caro Ettore, delle tue profonde riflessioni e dei tuoi pii insegnamenti.
Ricordati che ci vuole umilt nella vita e perci, come vedi, le mie spoglie mortali riposano in una
semplice tomba, non molto diversa da quella degli altri; ricordati che sei polvere e in polvere
ritornerai e io sono stato sepolto nella terra accanto ai miei compaesani, a cui ho voluto molto bene
e che ho servito nella gloria del Signore, aiutando i rettori di Palestro nellesercizio delle loro
funzioni, quando -ahim- i Palestrini superavano i tremila ed erano tutti molto pi devoti ed umili.
Proprio in virt dellamore per Palestro e per le mie origini, ho voluto dedicarmi allo studio delle
vicende passate del nostro bel paese, ma sono gli atti di piet cristiana che ti devono rendere grande
e importante, non questi libri, che potrebbero generare la superbia, serpeggiante peccato dettato
dalle lusinghe del Maligno. Per questo motivo, vorrei che tu avessi di me anche unaltra immagine
che io amo maggiormente.
Non fermarti, caro fratello, esprimi pure i tuoi nobili pensieri.
Vedi, dal Cielo mi fa piacere vedere che lo Spirito Santo ha ispirato i fratelli cardinali, tanto che
hanno scelto come nostro pontefice Sua Santit papa Francesco, che sta reinsegnando a tutti noi che
cosa significa lumilt e la semplicit, nonch il servizio agli altri.
Parole sante, ma vorrei che venissi al dunque, per favore!.
Non essere impaziente, fratello guardiano, abbiamo leternit davanti a noi.
Chiedo perdono, fratello Ettore.
Cos mi piaci, fratello guardiano! Queste mani che tu ora percepisci solo nella forma di luce, che
solo linfinita potenza di Dio pu generare, non si sono limitate alluso della penna e allo sfogliare
libri nella ricerca della saggezza divina e delle informazioni umane, ma mi ha permesso di curare la
natura in modo semplice e di aiutare i miei fratelli bisognosi con larte che, grazie alla virt divina,
avevo imparato. Mi sono dedicato alla cura delle piante: ho potato, fatto innesti e quantaltro fosse
necessario per la cura degli alberi da frutto. In sella alla mia bicicletta, sono corso per Palestro, sia
per portare sollievo ai malati, sia per aiutare nelle opere dellagricoltura. Sai (e mi fa sorridere
provare ad esprimermi cos dopo tanti anni!), facevo tutto ci con molta semplicit e, come
dicevano i nostri vecchi, jva ma pagra da cumprumt la reptasion15 . Avevo un sorriso e un
saluto per tutti, anche la mattina della domenica, quando mi recavo in San Giovanni per la messa
delle otto! E cos mi piacerebbe essere ricordato, mio buon fratello guardiano! Ma ormai si fatto il
tempo che io ceda il passo ad altri, come a Lui piacque! Mio pio guardiano, giunto il momento
che tu conosca due guardiani che si diedero il cambio nel lontano 1999.
Grazie per le tue riflessioni, mio caro fratello! La conversazione con te mi sta arricchendo e mi
aiuta a staccarmi da tutte le impurit che in parte mi legano ancora alla mia esistenza terrena. Sar
per me un grande onore conoscere due anime che mi hanno preceduto in tale nobile compito, ma
prima di lasciarti reciter un Pater, Ave e Gloria per te.
Lanima sorrise e nellatto di benedire perse le sue fattezze umane, perch venne avvolta da una
luce dorata e spar velocemente nel buio del cimitero.
15

Non avevo paura di compromettere la reputazione (N.d.A.).


66

Lanima del guardiano, divenuta ancora pi brillante e pura, riprese la sua vigilanza sul sonno
eterno degli ospiti del camposanto, finch non fu attirato dalla luminosit di unanima che lo stava
aspettando.
La luce prese le sembianze di un uomo ben vestito, in giacca e cravatta, che portava gli occhiali e
che teneva sulla spalla destra un borsello di pelle: per la prima volta il guardiano riconobbe subito
uno spirito che era apparso di fronte a lui, ma volle risentire i pensieri di quelluomo che era stato e
che aveva conosciuto e rispettato.
Caro guardiano, buonasera! Non credo che abbia necessit di presentarmi, vero?.
Hai ragione, ma vorrei sentirti dire chi sei, come hanno fatto gli altri fratelli.
E va bene! V ma vsi cul ca l fa difarnt da gluciar 16. E scusami, ma se devo dire qualcosa
con spontaneit, lo faccio n palastrn scitt17 !!!.
Vedo che anche nellAldil sei rimasto piuttosto sanguigno, caro fratello!.
Eh s, i nostri vecchi avrebbero detto: Come si nasce, si muore e, forse, si rimane un po cos
anche dopo. Comunque, sono proprio io, il Gino che si curato dellAvis di Palestro per molti anni
e che per questo stato insignito del titolo di cittadino benemerito e del San Martino dOro, come i
miei familiari hanno voluto che ci fosse scritto sulla mia lapide, ma sai che per me quel titolo stato
solo un di pi! E, forse, mi ha creato tanti fastidi!.
Caro Gino, prima di sfogarti su questo punto che, vedo, ti provoca ancora insofferenza, vorrei
chiederti una cosa: come hai pensato di diventare donatore e, soprattutto, perch hai dedicato cos
tante energie allAvis, fino agli ultimi istanti della tua vita?.
Erano gli anni Sessanta del secolo scorso e a Mortara era molto attiva per la diffusione del
concetto di dono del sangue una maestra elementare, che non si era sposata e che era ormai in
pensione: me la ricordo ancora, come se fosse ieri! Una donnina minuta, bassa di statura, ma con
unenergia e un cuore incredibili! S, la nostra grandissima signorina Rovida! stato un onore per
noi averla a Palestro, quando abbiamo fatto linaugurazione del primo gagliardetto! merito suo se
mi sono avvicinato alla realt del mondo avisino e sono state le sue parole semplici, ma dirette, che
mi hanno fatto venire voglia di donare: Con il vostro dono potete salvare un bambino appena nato
come un anziano. Da allora ho cominciato a donare, poi ho avuto i problemi che tu sai, perch li
ho raccontati pi volte ma ho continuato a servire lAvis, perch -come dicevo sempre, ti
ricordi?-:Si pu servire lAvis anche donando il sangue. Quando sono stato chiamato dal Signore,
cerano tantissimi problemi nella nostra Sezione, ma sono stato molto contento di vedere che il mio
successore riuscito a rendere concreto un nostro sogno, quello della sede. S, i Donatori di Palestro
si meritavano una nuova e bella sede; ora donano pi volentieri e sono controllati e trattati meglio.
Bisogna sempre avere grandissimo rispetto per i Donatori e combattere le battaglie per loro; io lho
sempre fatto! Mi fanno davvero rabbia tutti i cavilli burocratici che ci sono ora; si sta comportando
molto bene anche lattuale e giovane presidente: sono davvero molto orgoglioso di tutti loro! Una
cosa mi piacerebbe dire loro: capisco gli impegni di lavoro, ma forse dovrebbero avere pi
entusiasmo adesso sembra che arrivino grossissimi problemi dallalto, ma sono certo che
continueranno a fare del loro meglio! Sono veramente commosso che abbiano voluto dare il mio
nome alla nostra Sezione di Palestro, perch lo considero un segno di affetto nei miei confronti e di
apprezzamento per tutto quello che ho cercato di fare negli anni, fino allultimo, quando il mio
cuore cess di battere la notte del 29 luglio e giunsi al cospetto dellAltissimo. Passai dal sonno alla
morte, steso nel letto, con a fianco la mia amata Cele che aveva sopportato per anni il mio essere
presidente dellAvis, fatto che spesso non apprezzava.
Se non ricordo male, quel giorno avevi accompagnato a Novara dei donatori.
Proprio cos! Come facevo sempre, visto che ero in pensione e avevo la disponibilit di farlo.
Ed anche la passione e la voglia! Sei stato un servitore dellAvis fino in fondo.
Non esagerare!.
Sto solo dicendo la verit, lo sai! Ma, perdonami, caro Gino, perch non ricordi gli anni in cui sei
16
17

Non voglio essere quello che fa differentemente dagli altri (N.d.A.).


In palestrese schietto (N.d.A.).
67

stato anche consigliere comunale?.


Perch di quellesperienza mi interessa poco! Credo di aver aiutato le persone pi con lAvis che
con il mio impegno nel Comune. Ma adesso basta! Ho gi raccontato troppo di me: glsu d Cavr
svntu da par lur!18.
Bella questa! Sei sempre forte, come la mia mamma! e a quel punto un velo di tristezza soffoc i
pensieri del guardiano.
Non preoccuparti per tua mamma! Prega per lei e lo faremo anche noi.
Scusami! Non sono ancora riuscito a superare il trauma del distacco dalla mia esistenza terrena.
Ma torniamo a te, caro Gino: che cosa turba ancora oggi il tuo sonno eterno?.
Alcune maldicenze sul riconoscimento che mi stato attribuito dallAmministrazione Comunale.
Io avevo detto al Sindaco di ricordarsi dei Donatori e del loro lavoro fatto in silenzio; speravo che
venisse concesso un riconoscimento a tutti i Donatori, invece hanno dato lonorificenza a me! Anni
dopo hanno corretto lerrore, ma stato tardi! Molti hanno frainteso e dietro le spalle hanno
vociferato: Gli altri hanno lavorato e lui ha preso il premio!, dimenticandosi che anche il Gino
aveva la sua casa e la sua famiglia, e poi io avevo chiesto unaltra cosa! Per, parlarne con te mi
ha fatto stare meglio! I Donatori sono stati premiati, hanno una sede io prego sempre che tutto
vada avanti con gente giovane i giovani, il nostro futuro! Ma ormai si fatto il tempo che io ceda
il passo ad altri, come a Lui piacque!.
Un attimo, per favore! Ma tu sei stato guardiano del cimitero?.
S.
Allora, hai consigli particolari da darmi?.
Vai bene cos! Sei in gambissima! Ascolta soltanto lultima anima che ti parler: stato il
guardiano mio successore e avrai molto da imparare!.
Grazie per le tue riflessioni, mio caro fratello! La conversazione con te mi sta arricchendo e mi
aiuta a staccarmi ormai quasi definitivamente da tutte le impurit che mi legano ancora alla mia
esistenza terrena. Sar per me un grande onore conoscere lanima del guardiano tuo successore!
Prima di lasciarti reciter un Pater, Ave e Gloria per te.
Come tutte le altre volte, non appena lanima del guardiano ebbe finito le sue orazioni, lo spirito
con cui aveva parlato divenne pi luminoso, di una luce pi pura e lucente, ma stavolta -prima di
perdere le fattezze umane e di sparire nel buio della notte- lanima indic al guardiano di volgere la
sua attenzione dietro di s. Lanima del guardiano stava ormai rilucendo di una luce abbagliante e di
un purezza che non trovava paragoni nel nostro mondo.
Il guardiano si volt e per la prima volta vide che unanima gli era andata incontro e, circondata da
una luce calda e luminosa, aveva gi assunto sembianze umane: erano quelle di un uomo biondo,
con radi capelli, piuttosto alto e robusto, con degli splendidi occhi azzurri e con un pacifico sorriso.
Buonasera, caro guardiano! Non ho voluto farti scomodare a venire fin da me e perci sono venuto
io da te per non farti perdere tempo.
Ti ringrazio molto, caro fratello! Ma non era il caso, perch sarei venuto volentieri da te.
Mi sento in imbarazzo, perch non capisco il motivo per cui sono stato scelto anchio per dialogare
con te! Io non ero nessuno! Hai parlato con dei sindaci storici di Palestro, con un monsignore, con
dei giovani brillanti, di buona famiglia, che avevano studiato e sapevano come comportarsi; poi hai
visto un sacerdote, grande storico; adesso hai finito di sentire le parole di un uomo che ha saputo
tenere in piedi unassociazione meritevole, mentre io non ho studiato, ho lavorato molto fin da
piccolo, perch sono rimasto orfano della mamma con solo tre anni, ho curato la mia famiglia,
finch sono riuscito a reggermi in piedi, poi le forze hanno cominciato ad abbandonarmi, sono
diventato un peso per i miei cari, perch non potevo fare pi niente e avevo bisogno di assistenza
continua. Sono stato accudito dalla mia famiglia che mi ha tenuto in casa fino alla fine dei miei
giorni: sono spirato di fronte a mia moglie e a mio figlio, dopo anni di dolore e sofferenze, in cui
continuavo a dire, come potevo (la malattia mi aveva reso difficile da subito parlare!): O caro
18

Gli asini di Cavour si vantano da soli: il detto palestrese corrisponde allitaliano Chi si loda si
imbroda (N.d.A.).
68

Signore, cara Madonna, fatemi morire, perch non ce la faccio pi a resistere con dei dolori cos.
Caro fratello, buon fratello! La tua umilt e semplicit ti fanno grandissimo onore! Devo
considerarmi molto onorato di poter sentire la tua esperienza che sicuramente non potr fare altro
che arricchirmi per lultimo passaggio. Grandi sono stati i tuoi meriti e lo si capisce soltanto dai
pochi pensieri che mi hai espresso. Per favore, vuoi presentarti e raccontarmi qualcosa su di te?.
Come vuoi, caro guardiano! Il mio nome terreno era Giovanni Pietro, ma in famiglia mi
chiamavano solo Piero o, qualcuno, Giampiero. Sono nato a Pavia, ma ho vissuto sempre ad
Alagna, quella vicino a Garlasco; sono venuto qui a Palestro solo qualche anno dopo il mio
matrimonio, quando l m fiuln19 aveva due anni.
Conoscevo tuo figlio?
nato nel 1972 e il suo nome nasce dallunione del nome del papa del Concilio Vaticano II e di
quello del Borromeo, la cui statua gigantesca si ammira ad Arona lavevo visitata con la mia
famiglia tanti anni fa Ha studiato moltissimo, a differenza di me, e studia ancora adesso! Ha la
casa piena di libri; mi sono sempre chiesto come potesse piacergli cos tanto leggere! Io, prima di
mettermi a leggere un libro, sarei andato a dormire! Ma, meglio cos: almeno avr una vita migliore
e meno dura della mia! Ora fa il professore e mi sembra che i suoi alunni gli vogliano bene, ed
anche alcuni colleghi; sono sicuro che lui ama molto il suo lavoro e che anche se si deve alzare
presto per andare a non mi ricordo pi, ma lontano, verso Torino, lo fa volentieri ed affezionato
ai suoi alunni e ai suoi colleghi! Si decidesse a trovarsi una morosa! Mi farebbe pi contento e forse
anche sua mamma. Sono fiero del modo in cui se ne sta occupando, ma deve imparare a farsi la sua
vita. Mi dispiace anche che si rovinato la vista (lui che porta gli occhiali! Mai successo nella
nostra famiglia!) e, se fossi rimasto ancora di l, avrei fatto in modo che potesse operarsi con il
laser, ma ha dovuto pensare da solo a tante cose! Tanto mia moglie lo tiene sotto controllo; a loro
ho promesso che avrei vegliato su di lei da Lass e per ora mi stato concesso. Ho cercato di fare
tutto il possibile, ma non so se ci sono riuscito.
Ho capito chi tuo figlio! piuttosto impegnato anche come donatore e so che cerca di fare del
bene a tutti! Non sempre viene compreso, specialmente a Palestro, ma nemo propheta in patria,
anche perch lo si vede poco in giro, so che piuttosto schivo, riservato e anche molto timido, ma
se lo frequenti scoprirai in lui una persona anche simpatica, spiritosa e che, soprattutto, si fa in
quattro per aiutare le persone: non ti tradirebbe mai!.
Sono contento che tu dica cos! Non stato facile per lui gestire la situazione senza di me! Come
posso dire: a lui manca il senso pratico delle cose e, a differenza di me, ha una capacit manuale
molto ridotta. So che di questo continua a patire, ma dovrebbe capire che ognuno ha le sue capacit
e che non siamo tutti uguali; certo che nel mondo terreno la maggior parte delle persone pronta a
dileggiare gli altri, non ad aiutarli.
Hai ragione, ma vuoi dirmi ancora qualcosa di te, per favore?.
La mia malattia distrusse il mio corpo in modo inesorabile per circa dieci anni; negli ultimi sono
rimasto bloccato su una sedia a rotelle; oggi la mia malattia molto famosa, ma allepoca nessuno
ne parlava: si chiama SLA e distrugge tutti i centri nervosi. Ma andiamo avanti! Era molto
umiliante per me sapere di dover dipendere in tutto e per tutto dai miei familiari e di notte non
dormivo, in preda a indicibili dolori, ma soprattutto perch avevo tanti pensieri per la testa. Ti
confesso che non avevo paura di morire: ti ho gi detto che invocavo la Madonna e il Signore
perch mi facessero morire e anche mia mamma, anche se non lho conosciuta; adesso ho la felicit
di passare con lei il tempo che ho perso sulla terra. Ero molto preoccupato di lasciare la mia
famiglia da sola, ma vedo che in qualche modo se l cavata. So che mia moglie, ma anche mio
figlio, si ricordano sempre di me e mi vogliono sempre bene; non mi vedono, ma io sono sempre
accanto a loro. Nellultima notte della mia vita mortale i miei cari gi trapassati si sono avvicinati a
me, specialmente mia mamma Maria e mi hanno aiutato nel passaggio; so che mio figlio dice di
aver avuto una visione del Gino che venuto a prendermi con s, visto che lui aveva gi fatto
questo passo. Non potr saperlo, per adesso, ma ha ragione: anche lui mi ha aiutato nel mio distacco
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Il mio figliolo, espresso in dialetto lomellino (N.d.A.).


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e mi stato accanto nel momento in cui, pur non essendo di Palestro, ho avuto, come era stato
deciso, lonore di essere il guardiano di questo cimitero. Lo sono stato solo per una sera, ma ho
cercato di fare del mio meglio.
Grazie, buon fratello! Pens, per, che tu celi ancora qualcosa nel cuore. Te ne vuoi liberare, per
grazia di Dio?.
Certo! Vorrei che mia moglie superasse la mia perdita, perch noto che con il passare degli anni
diventa sempre pi malinconia e questo non giusto, n bello, anche perch con il suo dolore turba
il mio sonno. Nostro figlio ha la sua vita che lo porta ad essere lontano e so che soffre nel dover
scegliere tra quello che deve fare e laffetto per sua madre. E poi, vorrei che tu pregassi anche
perch i medici siano illuminati e si possa curare la terribile malattia che strazi il mio corpo e
quello di tanti altri fratelli.
Mi ricorder di te nelle mie preghiere e dei tuoi pii propositi, mio caro fratello. Grazie a te,
finalmente sono pronto a staccarmi definitivamente dalla mia vita terrena. Sia lode a te e a Dio,
nostro Creatore!.
Improvvisamente un bagliore di inesprimibile lucentezza illumin tutto il cimitero e si sent
risuonare una voce.
Alleluia, unaltra anima pronta a salire nel Regno dei Cieli.
Il guardiano e il suo interlocutore sorrisero e videro che la luce aveva preso le fattezze di un uomo,
dai capelli neri, spessi e ricci, come la barba, aveva la testa arrotondata e il mento prominente.
Rimbombarono i suoi pensieri per tutto il camposanto.
Pace a voi, fratelli miei in Cristo! Io sono colui che ascolta, il pescatore di Cafarnao, Simone, detto
Pietro.
Al che le due anime si misero in atteggiamento di adorazione.
Alzatevi, alzatevi, nella Gloria di Dio non ci sono primi e ultimi! Si tutti santi. Ora guardiano,
termina il tuo compito e poi verrai con noi.
Il guardiano concluse la sua ultima notte di vigilanza con una preghiera molto speciale.
Leterno riposo per tutte le anime dei fratelli, per i quali pi nessuno prega!.
Recitata la preghiera con sincero fervore, lanima del guardiano si trov sollevata verso il cielo. Chi
avesse potuto vedere dal basso la scena, avrebbe notato una gigantesca croce greca troneggiare in
mezzo al cielo sopra Palestro; era fatta di pura luce e in cima al braccio verticale avrebbe visto lo
spirito luminoso di Pietro, al suo centro lanima del guardiano, e al di sotto le anime rilucenti di
Ettore, Gino e Giampiero, mentre al vertice destro del braccio orizzontale trovavano posto le anime
di Lionello, Felice e quella gemella e indivisibile di Gian Carlo e Liliana; le anime di Pietro,
Giovanni e Fiorenzo costituivano lestremit sinistra del braccio orizzontale.
Tutti gli spiriti, che avevano aiutato lanima del guardiano nel suo cammino spirituale di ascesa,
trovavano posto nella solenna salita al Cielo: Dio si compiace sempre di accogliere nuovi fratelli.
notte: unaria gelida e pungente avvolge una Palestro immersa nel sonno dei suoi abitanti. In
questo momento tutto tace: le piccole meschinit quotidiane sono in uno stato di oblio, cos come
dormono i grandi ideali, invero ormai quasi spariti, soffocati da un mondo becero, indifferente e
superbo; persino le serie difficolt economiche ed esistenziali, la vita grama, come ama definirla
qualcuno, persa nelle braccia di Morfeo.
Stamattina nel cimitero di via Robbio stato sepolto il corpo di una donna che ha lasciato per
sempre la sua esistenza terrena, per cui nel luogo del riposo eterno c un tacito movimento, perch
si ripete un rito secolare, un cambio della guardia che non ha nulla da invidiare a quello di
Buckingham Palace: toccher a lei il compito di guardiano pro tempore del cimitero.
Ma questa, sempre uguale e sempre diversa, unaltra storia.

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