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*&

CANZONETTE

DE

* *

PADRE

TORNIELLI
della Compagnia d i Ges'

*** HS^ftf

(1^4

IN NIZZA,
Preflo la

Societ Tipografica.-

C C.

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DEL P.<tlRLAMO

TOEKISUI
t

'

Compilata dall Editore .

***

Ameri territori tre miglia dittante da Novar a (lata la patria del P. Francesco Girolamo Tornielli. Nacque egli il primo di Febbraio dellanno 1694. da Genitori illuttri; quali

Don

Michele Tornielli Dottore di PiLegge, proveniente dall' antica e chiara


proiapiadi Lotero Tornielli, e Donna Giovanna Ferrari della nobile Famiglia de Ferrari di
Varallo Pombia . Entr fra Gefuiti d anni dicia flette: terminato il fuo noviziato efercit l'impiego di Maettro in parecchie Citt (ino al fefto
luflro di et fua j intanto per fi occupava pure a difporre il si celebre fuo quarefimale, che
poi det matura ansi che no con univerfelc pia*

furono

rica e di

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IV
ciment- io traprefe * recitare nelle pi cofpioue
Citt quali fon, Roma, Venezia, Firenze,'
Bologna, Genova, e Milano.. Molte poefie parimenti compofe in lode di Maria , ma le l'ole
Canzonette reftarono ' dpo fila morte; avvegnach in vita vi ebbe chi gliele carpi , e ftampolle. In quale Aima fano fiate riputate quelle Canzonette del P, Tproielli^non da ipie
garfi , e bader riportare un* pargrafo , che fu
-

di effe lavor gi uno Storico letterario con le


feguent parole, Ad ottenere infine per il
. quale a fcrtverle erafi moffo nella condotta
delle fue Canzoni, fi valle per guida d un*
aria Siciliana affai nota tra marinai, e tra fo migliami altre perfone; perch convenitegli
a tale fcorta addattandofi accoppiare le rime
,> alla franzefe, e ritenendo per altro il numero,
del verf italiano , gli accenti torre di mez zo , il vedo piegare alquanto a modo di
fdrucciolo.
Queflo conviene ftto pongali
nellanimo chi a leggere quefte Canzonette fi
aceinge, acciocch di cotal maniera- non
prenda inCon federatamente difpetto; ma ad dentr s interni al vago e vivo e forte delle
immagini, e delle fantafie, le quali al genio
de marinai saccoftn cosi, che popolari fen no , e alcuna volta ancor groffolane poffan
fembrre ; ma non per vengono ad effer vili
o moftruofe .> Eran gi quefte Canzonette

Hate

in

aveva

il

Milano ftampate nel i ?j8., e a due


bravo Signor Abate Mazzoleni dato

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luogo nella Tua raccolta di rtte onefle; fic*


come l eruditismo Quadrio una aveane recata ad exempio delle Siciliane.Oanzoniy .il
quale favorevai giudizio di tanto (limati uomini vale per ogni elogio, e dimoftra quanto
cieco va chi peoline diverfamente. Ma la dotta Bologna, la quale aveva per la feconda volta nel fuo famofo tempio di S. Petronio alle
li
prediche del P. Tornielli pocanzi, che repen tina morte il taglieffe alla terra fatto (ingoiar
m plaufo , volle ancora d una bella e corretta
ftampa onorare le Canzonette di lui.- Fin
qui il dotto Scrittore . Non contenta. quella benemerita Citt di conteftare il fuo parzialilfimo

a
w

Tornielli poco dopo fila morte,


quale fegu l'anno 175 z. alcuni Sig. Accademici radunati fui colle di S. Onofrio a celebrate
le lodi di S. Filippo Neri, vollero far pubblica
coi loro flebili canti lacerba doglia* che ne
foffrirono ad una tal perdita, e fpecialmente il
affetto al P.

la

valorofffimo Sig.

Lodovico Preti tecit

zonetta, che qui

mi

piace di riferire,
}*>

la

can-

uu

Oh mio
.

Lamico

Or

Filippo, che fa Torniello


noftro, il tuo focio novello?

ch'egli cinto di gloria immortale,.

noi pi, glien -ricorda, glien cale?


Danne, deh, o Padre, novella gradita,

Che tempri

1W

Ama

duol di fua grave partita

'

VI

S? vama ?

Pargli Bologna pi cara


Pi cara ancor difua madre Novara.

?Vi dir col, miei belli figliuoli


Che ognun di voi fi rallegri, e confoli.
Quanti egli, chiufi i balconi, e le porte
Solo in fila fianca, chiamonne la morte

morte pi fchiva, e ritrofa


D apprefio motto a lui farli non ofa ,
Ma agli.* eh via, che ribrezzo, che tema
Ademp meco pur 1* opera efirema.
Quella, che gi per Bologna a mio zelo
Cominci in terra, vo compierla in celo.
Vinta alior morte dal prego cofiante,
Al fonno dice, che vadale innante (i)

-l/ardita

jEi,

che per Pier

fi

defta, e

fi

vede

Leccelfa torre di lotto de) piede (i)

Addio Bologna, mia ultima fianza,


Voin ciel, e ho meco tua bella fperanza.
fi Ibi, eh* a mezzo de lalto viaggio (j)
Palla ei, ni teme lo fervido raggio.

Buon

tratto lungi dal cielo fi feontra


A un fiuol di genti, che corrongli incontra
Tragli un di dolio le prediche amate ,
Per cui fur quelle gii flve, e beate :

1)

F motto di voler ripo fare , ed entrati poco

1)

Moti fauom

di poi

ivi

al

mi giorno*

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L man

chi al braccio chi f piedi lo dotto


Soggetta , m rendclo pi{i 0 gil ai patio.
eccolo gii fi le fulgide faglie,
Ecco San Pietro, che dentro &1 toglie
Vedi alle porte Baglio, eINiffeno,
Vedi Bernardo , e Giovap Damafceno,
I due Clementi col buon Cipriano
I due Cirtlli con Pietro Damiano
Giovati Grifoiftomo , e feco Agemino

Ma

E ogn altro Padre fia Greco , o Latino,'


gran Girolamo di che rea il nome
Per man f afferra : deh ? quando! deh pome
Qua a noi giugaefti* poi foco il conduce

II

Alla forgente di tutta la luce.


Gli occhi, o Maoffro4or perdon vigore
Deh i hi pu reggere a tatuo fp le odore!
0 Dio4 o Padre ! o Ke de le (Ielle !
.

Vergi? betta

fra tutte

le

bella

la man stropicci** ed agite


L* inferme vada ^ che gli fi tinn ira.
Di al arrivo la Vergine lieta
Tb f qniduttque, mio dolce poeta I

E con

di

gli

al bacio la

mano

gentile

Frelca qual rofa, che fpunte <T Aprile.


Gli Angiol, che fanno la fua melodia ,

Dahl fai .canrare

0 betta Maria .

O betta Marna, deh latto fonare


E P&PMadi poi ppoy.? mPifo
Cbi J
fc

bifcherclli gli

acconcia

* violoett alla

*.e

impare,
larchetto

jgjl $p$p

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Qual gli
Altri

-1

qual la rtbechina
,
e la tromba marina ,

offre larpe

Salterio

bocca , v
collo da niun non mai tocca;

jChil traverfiere gli porge alia

Chi cetra

al

Oh quand* ho quella

tuttaltro vi laflo

'

Ov Tacbino , che Tuonimi il baffo ( p)


Stefe lo Preti le note maeftre (*)
Principe , e Duca di tutte le orcheftre; 1
..
gn' Angioletto prepara i udito,
t un zitto all altre facendo col dito, ? i

l
'

>

E
-

a feder tutti in bella unione

Col

librici delle fette

canzone

...

Abram barbuto, e lo zoppo Giacobbe,


u
Che paffeggiavan con effo, e il buon Giobbe %
Lor nomi udendo

tra canto, e tra rifo


Quell Torniello, eh in paradifo.
Petronio, e Ignazio fuori erano infame (})v
Da gli altri lungi ale piaggiepi Urente,
In quella appunto giornata medefma
A contar quanti ei f santi in quarefma..
Che voce quefta, Petronio, eh io Tento ,
Gli dice Ignazio , e di tanto concento $
Che voce quella, che sjcn innamorai (
Che voce quefta de cuori signora
:

(O

Sonatore faraofo di violoncello morto pochi anni

fono.
(2)

..

Magro

di Capell

famofo vivente ancora,

....

il baffo (i) S. Petronio Protettore


ah predicato la quarefima.
.

di

cui

..

maffimo, nella coi Bafilica

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Corriamo, amico, dov

ella ci

mena

IX

pi correndo pi crei'ce la lena .


unir non badan i conti, e le carte ,
Tutte le laician per terra l iparte;

Quando saccoftan, e veggon eh derto


Tornie\lo appunto, Torniello lui (ledo;
Penir ti laido, che abbracci fur quelli,
Che evviva, e fede, che baci tra dii.

Ma

Serafini d intorno a la foglia

Del divin trono direbbon lor voglia


V intendo, o cari, vorrelie difs io.
Il bel fermon de lamore di Dio .
Egli comincia il parlare celelte.
Che damor novo lo cielo rivede.
Guarda San Pietro, cui bagna le gote
Pi largo pianto, e lo petto percote;
V Maddalena, che lale la torre (i) ,
E per le vie, gridando fen corre ;
Ecco qui Ignazio, che a note pi vive
Di Ges

A me

il

novo

di

nome
fi

in cor gli

rompe

la

fi

i'erive;

corta,

vai frefeura di lprale porta

Queft

Che

la

di

predica, foggiunfe, o Signore,

Bologna pi vinfene

Vha ancor chi

E fra

il

core.

tutta reconnela a

loi cari la dice fovente

(0 De Pazzi.
(2) Mnnfiff. Peggi
blico famoiHncu

Canonico

di S.

mente (2)

Petronio Lettore pub-

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Deh

le feinttlle, eh* io fparfi in

quel loee

unifei, crefci in pi {labile foco


gli Oratori fi della frattanto

Tu
Tra

Lite, e

poeti, qual labbiafi a canto.

Contende, e vuole, che

lor

fi

concedi

LArchi, il Flaminio, il vofiro Manfredi.


Segner, Baflano lor vuon , che fi deggia,
E Mazzarofa gli adebba laleggia.

Voi Oratori , terretelo , udite :


Giudice tronca
( Ecco il gran

la lite

Tempre , e i poeti
Solo ne giorni a la Vergine lieti.
mio Filippo , che grazie, che lodi

Dal

lato voftro per

Arcadia tutta ti fparge ! tu 1* odi.


Pregai, che teco in mezzo a lei legga,
E Tuoi bei fludj ne curi, e protegga ;
Pregai per lui, che la cetra difeorde
Vorria accordar con le argute fue corde

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A\-

AUTORE

A CHI LEGGE.
'

>

jP Rima , che tu legga

a?*/ cotefli.

Vfrfi^che hai per le mani , fermati per


alquanto ad udirmi Ti voglio render
ragione di alcune novit fcorfc per enti o l'Opera tutta , ni per avventura s
gradevoli a prima giunta , come vorrei
.

che ti fojfero T# dfev/ J'apere in primoluogo come io nella condotta di quefte


mie cannoni mivalftper guida di'u.n aria
Siciliana affai nota tra' marinari yjd #/-
.

tra gente di fimil affare

e che perci

mi convenne ^addattan domi a

talefio rt,

accoppiare le rime alla rance/


e ri*
tenendo per altro il numero del verfo

italiano 9 torre gli accenti di me\\o , e


piegare alquanto il verfo a modo di sdrucciolo

Ci che piace mi di porti innanzi

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XI|

di buon' ora

acciocch tu

formi

l'orec- 1

fatto numero , prima di far


puffo avanti nella legione di quefle, quali che efftfianj , o rime , o poefe.
Se
non che ajfai pi. rileva , che tu intenda
chio a

appieno l'idea di quefte Cannoni , affinch prenda a cantarle con pari tenerci che di affetto giacch non
,
appunto mi moffe a comporle ,
il risapere con alto mio rammarico ,
quanto per certe contrade d' Italia fof-

la di voce

altro

fero famigliarefu le lingue de' mar inari ,


de'pallori le rime pi velenofe del Marini , e dell' Ariojo . perciocch non
potei giammai farmi a credere che una
tal muffea

lingue

ed

non imbra ttaffe del pari he


il cuore de'fuoi amatorie

penfai a fornirnele

(li

rime

s fatte ,

rendeffero egualmente innocente

che

amor

al canto ^ed il canto de' loro amatori N


yalfe a ri tr aermi da un tal proponimen.

to

il

trovarmi

pormi col mio

mo

poco in forie per op-

ruftico fide al gentilizi-

-,

verfeggiare de' mentovati Scrittori ;

avvegnach quanto

e[fi

mi fopravvan\a-

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xju
no nell leggiadra delle loro compofi% ioni , tanf o, me pare di foverchiarli
nella belle^a dell argomento E come
v hanno degli arteficiyr quali danno
all ofcura materia o di vii creta j o di
1

ruvido faffo calla chiarella de' loro lavveri impareggiabil valore y .e ve ri ha


per 1 oppofto de meno, valenti > i quali
1

da pi

(plendida majfa d'oro , v d'argento fi procacciano Jlinia a loro intagli ; cos lo annoverandomi tra' fecondi
giacchi mlto perlagione' del mio.pcei ol talento dovea mancare al lavoro-,
1

cer cai di nasconder e nello fplendor del-

la materia
ci

vote a per

difetti de II arte:

certo a dive^are

men

cotefti

dal male infetto di que


porger loro condito alla me*
glio nu argomento gi si dolce per

p alati gi guafii
poeti che

il

medefimo,e di pojfente attrattiva Ed


in vero ella pur quefia quella Maria y
che tu fei fohto di chiamare col dolcenome di madre , e n'hai tu pure , chi
.

che tu fi a

o paflorello

o nocchiero

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una divota immgine o fa tuoi legni ,


nelle tue capanne or ritira s'egli
;

decente cheta canti in faccia, di co tal


madre gli amori di una fir nitra Recherai forf in meifio la trita fcufa d

quali allorch fentnfi preme tt a cangiar metro, ricordano tf t fatta il canto fin trafittilo, non per occu
coloro,

pa^ion de

peti fieri

ed .a

ffet

poco

aufierezza degli ir} rii /acri..


Ma fe io di trppa non mi lufwgo , ti
ho tolto ancora di mano debole fcherma col frammife hiare all orrore delfacto la grafia del faceto f pi veramen -

acconcia

L'

giacch nell' ufo fcarfo


piacevole * ho fempte
avuto la mir di rallegrare la divozione: in maniera ) che ella potejfe ridere
te del

lepido

di qualche

rirrta

con decor

Vivi

felice

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*GS2@CS>
'UiM:5-IM

S4fc*

CANZONETTE
'

:.

-\.\

5f:t;

i .*

DEL PADRE
T03&JBTXJB&Z.X.

CANZONETTA PRIMA.
Sopra

la Fejla

di

dell

Immacolata Concezione

**

Maria Vergine .

8JJNJJJ HI
<Ti

5 II
*

f fperarti, ferpente malnato,


Davvelenar tuttil mondo col fiato?
+ E cco fanciulla date non mai toccai

j'jj
l|
jj

Si *

Con pi di latte ti (erra la bocca ,


E ancor tra 1 ombre del chioftro

...

Col chiar

Lo

padre

materno

degiglj abbarbaglia linferno.

Adamo

piangendo damore
Sue macchie afconde tra tanto candore:

Ed ecco,
Che

grida, quell' unica figlia,

al genitale

naa punto

fomiglia.

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d e t

P.

Torniseli
A

Prima che. V alma con con candido volo


Scendere a porli nel bel corpicciuolo;
Gir l in ciel per langeliche sfere
A corre baci da tutte le fchiere.

Carca

di grazie, di doni, di amori.


Lieta partio da mutici cori
;

Qual ape torna dall erbe odorofe


;
Tal entro il fen pargoletta safcoie*
Ah ben tei fenti , leggiadra fanciulla.
Che il tuo Fattore con te li traforila*
Allor a Dio f dono (incero
Del primo affetto, del primo pender

te beata, te bella

, te pura ,
tanto adorni la noftra natura!
tuo principio quant alzati e (ie
Sovr ogni sfera d origin mdrrale I

Che

Lo

Tu nata in gioja, noi miferi in pena.


Tu in libertade, noi nati in catena;
Tu nata figlia, noi fervi rubelli,
Tu d amor degna, noi d* odio, e flagelli}

re

beata, te bella, te pura.

Che tanto adorni la noftra natura ?


Di quel candore onde tanto fe* lieta

Qeh fanne, parte


*
,

al

tuo poyer poeta

* *

D E
Quand

V P; T
nacqne

0 R

i e

1
*'

fcend 1 allegria,
E difle al pianto : lonran da Maria ;
Predo le figlie ne vengon lor padri ,
Tra vaghe tinte di menti leggiadri. Lo vecchio Abramo con barba dargento,
Ne vien portando lo gran Teftamenro
Ne vien Giacobbe, che zoppica ancora ;
Perla gran lotta, che'bmto lonora .
Ne vien Ifacco, qual era fui colle
Pel fagrifizio ,'che il Gielo non volle.
Mira Giufeppe, quei cado, ed invitto,
ella

'

Che

il

>

crine indora' di ipicbe dEgitto,-

Vedi Giofufche con lorrida fpada


Al fole accenna* che innanzi non Vada V
Mira Mos con la verga flillante,
Mira Davidde con larpa fonante f
Vedi il buon Giobbe con bada la teda.
Che ancor fi mira, fe piaga glrreda.'
Oh quante barbe di Regi, e Profeti/
Oh quanta pompa di code, e tapetiJ
SantAnna intanto non fa dove porre
Lo mondo antico*chein cafa concorftt
Lo duol ferene dell ombre Tranquille

Di mille affetti rifcaldafi, e miH .


Chi le man giunge, chi piange, chi canta.*

Viva

la. bella

S tanca n

la

pura /i lanta V

di baci la tenera faccia


r'

-1

'>

.i

Chi la manina, chil piede le bcciV,


Oual bufca un lino qual fcheggiaf la cflflay
,
Lun ruba all altro la cara fanciulla j-

B *

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..

..

'

Gi

C 4 H e o N

T T E

morta Rachele (cordando ,


Per darle il latte sandaya provando .
Tienfela ftretta il buon vecchio Tobia,
defler

Che feco

gi

mo vea

al

Limbo

da Cori

Un drappelletto
Vago cangiante di
Ne manti

recar la vorria

fupemi

di Spiriti eterni.

vario bel

lume
piume

brilla e nell auree

Qual porta

cuna, qual fai'cie novelle


Chi fparge fiori, chi perle, chi ftelle
Con mille uberai giocando d* inganno ,
Sul &nto tetto girando {en vanno
Poi tutti a un colpo con pretta rapina
Ne portan via la bella bambina
Quale fparviere che il volo feconda ,
Con larghe rote la preda circonda :
quando deffa non par che gli caglia ;

Con pretto piombo fovr* ette fi fcaglia


Tai fimulando lor dance, e tornelli.
Rubar la putta que bei cattivelli.
.

gridava la santa Famiglia ,


noi in cielo , o in terra la figliai
,

Ma

gi fu i cieli le danze godea


Pianeti, che in lume vincea
Quandella apparve nell auree caie.
Lo fole in volto le macchie fi rate
la forella per farli pi adorna
Lifci lavorio dell umide corna
Saturno ancora, quel bieco, quel trillo
La pripa volta fioriid$r fu vili.

Dei bei

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,,

D E L

P.

O K V

Z L t

Venere

in cala sfcoftdfe e firqueftra

va gridando da un alta fmeftra


leggiadra, che beila tu fie,

Deh che

Tommi
La

il

mie!
non degnala , e pafl ,
mirar non fi lafla

roflr delle favole

fanciulletta

dalla della

Giunta pi preflo alla fulgida corte.


Tutte s aperfer le dodici porte.

Onde

tra nembi di luce ridente


Dall alte fianze difcefe la gente.
Vieni, angioletta, che folo n dpgh

tuo candore di quello bel regno *


al gran trono la santa bambina
,
Padre Eterno ftcnd la manina
E balbettando , tai note fcolpio :
Vadoro, ed amo, taio Padre, mio Di.
La pref in braccio lo gran Genitore
E fe la pofe nel mezzo del cuore .
E in fen le infufe gran parte di quella
Immeufa forza , che il mond livella
Lo Verbo eterno la cinfe e iafcofe
Il

Venne

al

'

Entro

la luce dalti/fime cole.


fanro amore tra canti, e tra foni
Ad uno ad uno contolle i fuoi doni.]
Difler a Dio gli eterni attributi :

Lo

Che pi ti Terbi, fe nulla rifiuti l


Tra genj intanto dibattei! , come
La fanciulletta fi chiami per nonie4
Gi lalta corte ladora e linchina %

in pieni cori la

cantan Regina

:
.

9 E t V. 1

k N

1
,

L I
t,

*ij[

W.WaiP

Grufar minaccia ,
Dir Maria
Se il ciel m avventa .la, torbida. faccia .
'**
"
Dir Maria , dirollo^l forre , ^
Che navran temaj naufragi , e la morte#
r,i u
AHor vedr la ma della divina !) *
Brillar fu i nembi dell* onda marina j
Vedr il bel nome con lume vermiglio
7* fe

Guidar in calma, lo fianco naviglio


io varcando, far che fi feriva
Su dogni fcoglio, ogni Spiaggia, ogni.riva^

Ed

canterollo fu cerer d oro


Sin tra l arene dettando, e del Moro.
Oh Anna dolce, la figlia gi riede ,
Deh tienne cura, che il ciel te la diede
Penfa che ad ella fi regge ed attiene
EW mille regni la gija; e la fpene.

Tu

ne governa

I fanti amori

Fian fuoi

le

cune

mano

daltra
,

le fafeie,
,
toccar te le la (eie

le blle Virtudi

traftulli

D E va. infelice

t.

ful teneri ftudi.

lo folle ardimento

Defuoi vagiti far

1*

argomento:

quando pianga, porrommele a canto


Per fariefonno coverfi,e col canto#

jbla

* r*

*-*

f*

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D E L

gi

fi

lei

P ,T O R
t

N'/J-.~L

,,.

*$

fcuopre lo tempio gradito ;


, brillando , nei fegna coi dito

Oh

cara danza , carifiime mura !


Vi fon pur giunta , ne fon pur ficura.

Su

lalto

piano

dell erta falita

Lo Sagreftano lattende , e linvita


La gonnellina raccoglie!!, e fate
Con sforzq amante, le rapide fcale;

laida indietro lo buon Gioachino v


Che fta piangendo fui primo gradino
Qual fcuopre appena la fulgida fronte

Lo
Che

fol ridente fui frefcot

in

guadagna

Con tuttil volto lofcura montagna


Con tal prontezza dal pian della via,

All alta foglia ne giunfe Maria


AlLor laiciando lor Salmi, e Profeti
Saltaron fuori li Cherici, e i Preti *
La pargoletta non punto fi fcuote,
E patta innanzi col gran Sacerdote.
Ma quando venne, che puote mirare
Li fanti arredi, lo velo , e 1* altare
E laria lgra del luogo fentio ,
D orror compunta, nel volto fmarrio

Cos la rofa fofpira 1* aurora

Poi villo il fole fi turba e fclora


Le mani giugue fui timido petto ,

.a !

Orizonte

Un baleno formonta,

: "

occhi abbatta per tema e rifpetto


Poi tutt umile fui fuolo fi lancia,
gli

preme

in terra la tenera guancia

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&

C'A'ir

'

Ed ecco,

cf

-u

E T T t
u

dice, la pfcriota voftra

Povera ancella tul iuolo


Gradir vi piaccia la f che

proftra.f

fi

vi

giura

Di calta ferva , -di vergine pura-.


Facto il bel voto conplaufo lolenne,
I Cherubini batteron le penne . J
Lo velo alzar del Santo de Santi v
E larca lacra -le aperier davanti '
Con doppia luce fi ficvon' vedere
Le fette faci deli gran candeliere .
Su dogni altare l incenfo saceefe ^
!

'

dritto al cielo lo

fumo

nafcefe

Quando una

vecchia del chioftro maeftr*


Alz per gioja la tremola delira,
dille : oh cieli! che bella pattina ,
Che caro don, che cola divinai

Deh

folli

viva

mia

figlia Ifabella

Chai volto, agli atri parerti gemella!


Cosi gridando , la leva , e 1 abbraccia ,
La copre 'tutta con lumida faccia ;
E verlo il chioftro ne corre anelando ,
Tutte per nome le madri chiamando.

Correan

le tuore

correan con elle

folte fchiere le carte zitelle.

Tutte fon fuor

fu la candida foglia,

v tra lor chi baciar non Ja voglia


a al gioviti coro fpavento facea

La

ftrana corte che dietro traea


un fianco col fufo t e la rocea f

JModeftia a
Silenzio

all

altro col dito alla

bocca ;

>

DEL
E

lo digiuno

PS

Cinto dorticbe,

O n N

magretto e
e

ELI

Cottile

con lungo

'

Zaffile

cotal vilt fur pallide e (morte

2f

.
?

>

vebbe alcuna che piante ben forte


Tra lor dicean con voce dimena
Che si che tolto li fanno B^delfa V'^
Allor.Maria dipinta damore,
Baci la mano del buon genitore ,
Baci la madre, le grazie rendeo ,
E lor congedo, pregando, chiede o .

'

'

*-

'

E quindi in

aria di

voce brillante

Entr nel chioltro col pi trionfante


Cos talora gentil fiorellino <!-'.>
w<
Apre fua boccia fyl frefco mattino ,

r..<

poi

li

chiude

Afflitte

lafciundo

intornodel giorno, n
d

a pi pel re Ito
.Tal fui fiorire s,aCeonde la figlia ,
lafciV in^rolo la fmcrta famiglia
l

Or a voi tocca, miei angioli

Con

efii

di

'

i
;

v
*

a e

colori

Quei fono i fili, f lago maneggia, i:.*.


Quei Ibn gli fpdli, lVlpra punteggia
.

.. I

>

Chil drappo appreta, chil fulo affetti glia*

quanto cuce per quanto ricama,


efii la guida
, chi fegna la trama

m;

*.o

*;

D belle feto peWarj lavori;


;:ni
Chi lago infilai -chi Mini attortiglia !

JPer

'

candido velo r

fila doro,- cti varj

'

'

ibeiiiv-'

Dirne i fegreti de chiuli cancelli


mille a mille dilceier dal cielo
Coperti aneli*

>

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Canzonette

*8

Lo

j.

primo ingegno dellalma angioletta

Fu

il

picciol fiore dumil violetta;

un angiol fregionne

tolto

it

tuo manto /

del a tutti moltrollo per vanto.


Di quanto adopra la dolce fanciulla
Le bufcan tutto non rettale nulla.
Quel ha un ricamo quel porta un merletto
in

Quel

Ed

ella

inoltra
:

oh

punti dellago diletto.


Signore ,

^
'

fpirti dellalto

r<

Per lopre mie rendetemi amore!

Di

notte ofcura

la.

menan

per

mano

Entro i iegreti del tempio Covrano:


E un Cherubino con alti penfieri
Fa lume allombra de chiufi milteri
Sai tu che accenna quell arca pietofa;

quella mannaia dentro nafcofai


aurata per gli Arabi fumi
E1 candelabro co fette Cuoi lumil
Sono ombre e cenni di quella felice
Dun Uomo Dio gentil Genitrice :
In cui porr la vifibil fu a fede

lara

Quel grand Iddio che qui non

fi

vede

Ella del tempio la porta orientale


Per cui non entra mai orma mortale

Ella dei tempio quell aurea mtnfa.


Onde 16 pane del ciel fi difpenfa:

La femplicetta ; deh quando dicea ,


Vedrem tal Madre? Qui lAngiol ridea
Qual luccioletta di notte conduce
Intorno Intorno

lt bella

fua luce

<

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DEL
Ognun

la

P.

moftra, la fiegue

NIELLI'
;

*9

fol efla

Da tutti villa non vede fe ftefla


Tal* Maria , che ogn Angiol 1 adora.
N ancor fel vede, che n la Sigonra

per

mirarla fa voti , e richiede


Quel ben dal cielo, chil ciel gi le diede.
Perch non dirle si dolce fegreto ?

Vorrian pur dirlo,

Oh cara

ma nhanno

al cielo vieppi

Perci piu cara, che

Deh

divieto

che non credi.

men

te navvedi

crefci intanto trai' altre tue iuore

.
,

Qual tra le ftelle la ftella maggiore


Verr ben giorno, mia dolce Maria ,
Chil tuo poeta dir chi tu Ha

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CANZON ET
dell

Dove vola quell Angiol s


Che al volto , all ale mi par

Nazarette

vola

feti

>

Annunciazione di Maria.
Vergine .

.*

V*

T;.,'- *

Per l Fe/la

..

bello.

Gabriello

ratto

A recar nuova di noftro rifcatto.


Stava in quel punto la Vergin romita
Dal Ciel pregando lAutor della vita
Oh

Colli eterni!

L aura ferena ,
Deh nalca in fine

Lo

fior eletto

Cos pregava

Empiendo

Ed ecco

Deh

fpir,

deh cada

dolce rugiada !
, deh forga , deh fponte
lo fole , lo fonte !
la

ne fanti ritiri
1

aria di caldi fofpiri

in quella lo fanto Meffaggio

Brill tfa 1 ombre con fubito raggio


Cara Maria , non far novitade ,
Gi vedo in arme la fanta umiltade.
Ma deh tu penfa ch'e.s ella rifiuta
S grand invito, la terra

i-

perduta

La Verginella fentendo quell ave.


Che porta feco negozio s grave \

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DEL
Che

d efler

P.

O R

Madre

Uomo Dio

ff

L L
fi

$*

tratta

E un s che dica la cola gi .fatta


Da vario amore nel feno prcfia,
A im temjio fteflo vien pallida e roffa
,

S con feftefla configlia, e confonde,


A mille affetti dimanda , e rifponde .
Qual conchiglietta che all alba tranquilla
Sul lido afpetta la candida fiilla
;
Se il del fi turba , fi chiude., n accetta
Nel puro fno la goccia fofpetta;.
Cotal fi turba, dubbiando, Maria,
Se Madre al parto, fe Vergine fia :
*
Ed ondeggiando tra botte e rifpofie ,
Stanca il Meffaggio, con dubbj , e propofie
*

,-

Oh Anna forgi, lo cener rifcalda ,


Che la tua figlia mi par troppo falda.
Vieni, ed adopra limpero materno :
Se no* nel Limbo tu re Iti in eterno.
Giu (tizia eterna col pugno f 1 elfa ,
Ti

fta

mirando, gran Vergine eccelfa:

Se tu non pieghi, vedrai quella fpada


Girar fangiigna per ogni contrada .
per le grazie, che fi ciel fi de (lina.
Per le fperanze, che defti bambina
i
Pel lungo pianto del povero Adamo,

Deh

Per tanti figli del feno d Abramo :


Fra tuoi bei nomi deh caro ti fia,
Che quel di Madre lo mondo ti dia
Ma mentre io prego, fa Vergin contraila,
il lungo dire dell Angiol non balte.

A
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, ,

C4y%Ql(ETT&^
A

3*

.1

'

Dietro a Maria ftan tutte nafipofe

mute , le grazie penfofe ,


le nebbia lo vela
,
f
raggio incerto fi inoltra , e fi cela
l bel giardin , che dal fole dipende
,
In volto a fiori la gioja fofpende,:
Cotai fon effe con vario decreto ,

Le
Qual

virt

fol d Aprile

Con

Chi un

si,

chi

un no mormorando in

fegreto,.

Allor volando raltiffimo Amore


Scende a Maria, picchiandole al cuore
tu non mapri, le dille, mia pofa?
Perch non sforzo la porta ritrofa I
Pel petto intatto ne palla lo raggio :

me

di

A otal
La
Chin

fia

men puro

tuono

la

Vergin

il
fi

paffaggio ?
tinfe

calta guancia, e nel velo


la faccia

con umil

fi

lirinfe ,

affetto.

Ed incrociando le braccia fui petto


Di volira Ancella deh facciali, dille

Quel tanto in terra, che in ciel fi prefcriffe


Appena il diffe, rhe l Angiol ne vola,

-,

porta in cielo la bella parola


Allor lafciando lo giubbil eterno ,
Spiccoffi il Verbo dal feno paterno ;
E pofe lorme fui nuovo cammino.
Giammai non corfo da piede divino

Poi giunto
Si prefe

Dove

ei

VelU

al fine dellardua via,

albergo nel fen di Maria

temprando
la fpoglia,

le giorie

che

del Padre *

dielli la

madre

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del

Torni

P.

e l z

3^

,t

'

Oh

Belzebube ripara la teda f


Guarda, eh il colpo ti vien fu

.<

'

Quando

;j

la drefta

v.:
gran Fiat l giufo fentifii,
Deh qual fi fparle terror negli abifli I *
*
m
Per li fender dell eterno dolore
Van matti tutti di rabbia e furore. 1
Chi doppia felpa ffi , chi labbri fi rode,
il

Chi rompe c$rna

chi ftrappa le code u


D* ogni linguaggio bertemmia fi feo
Qual ftrilla in Greco , qual urla in Ebreo r
"
-
Chi fputa fuoco , chi i denti digrigna*!
,

il

Re

fi

ammala

di

febbre maligna

Oh

>

'

Dio ti falvi, gran Madte di Dio,


Per cui natura cotanto fallo.
Oh Dio ti falvi , gran Vergin, che dono-;
Recarti ad
Ali

ben

va

*>'.

lAutpr del perdon."]

fu vifto quell Angiol per aria

Che ne recava indulgenza

..

ancor ne fplende

la ftrifeia

plenaria.;
,

"
r;

lo legno

Che lafci impreffo tornando al fuo regno*


r
Col Maria fi canta a pi4 cori,
Per mille voci , fu mille tenori*- .
p L in quei bei campile* tfltti contorni /
Son il gran Fiat per quindici giorni*Qual, la battuta fe il Maftro fofpende , v / l.u
Muta a tuoi cenni la mufica pendei r**
/->''! O
Ma al primo invito di giiifta battuta ,
1

Con liete voci lo coro il fatata;


Cotal ne ftette tra fpeme , e paura
Nel fuo filenzio raccolta natura.

'
i

ciu

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Canzonstt

f4

Ma

primo Fior, che difle Maria,


Fe cenno al mondo d^immenfa allegria
Non mai lo fole pi ricco ed adorno
Pi rofe fparfe ili 1* ore del giorno .
N mai pi luce ractolfer le gemme,
N mai pi perle bagnar le maremme
Non mai fur villi fu trra Giudea
al

!j

'

<r
1

Dipinti i fior di pi varia livrea.


pi matti ne* flutti marini r
Fer falti
danze fcherzando i delfini .

Non mai

mai

le fonti

N mai
La Madre
,

'.

pi

lieti

zampilli,

gli augelli pi gorghe-, e

pi

trilli.

intanto rapita in penfiero

Ne gran fegreti dell* alto miftero ,


Tratta in fu 1* ali d* un eltafi bella.
De* fuoi onori col Verbo favella .

Deh

fu qual cima, fu qual Gerarchia

Alzar

Come

fente la bella Maria

in fra d efla ftar balla rimira

Ogn altra donna , cbe al mondo s* ammira


Deh quante genti le forman corona !
Deh quanti Regni la gridan Padrona !

Su quai aitar, per quai barbare mani


Le Tale incenfo da lidi lontani
Qual milito Tuono di Arane favelle!
Quai voti ignoti per fin alle llelle !
!

In quante foggie

O fculta

fi

fregia e

fi

velie

'

o pinta, Tua forma celefle ;


Maria veleggia fu l onde nocchiera ,
Maria lampeggia tra P armi guerriera
,

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V r L
Per

lei alteri

P.

0 K

VI

fu d aureo carro

B L L 1

>

Ne van tra glindi Gortefe , e Pizzarro.


<
Per lei va Carlo si nero ixx battaglia
Pei lei Eugenio lo Turco sbaraglia;
.
Eugenio invitto , che; fervo ne mena v
Lo fie<r.deftino di Tracia in 'catena.^*.
Mai pi dtogn altro l onor de fuoi templi (;
Par che conjgioja la Vergin contempli.
Gi coivdolcezza di giiardo materno
Per Caravaggio simpegna in eterno.
Gi diSavonaiuo nido , fua cura r:>,n up
A guardar prende lo porto , e le mura 7
-V.>
E gi dOrroppa falita fui monte,
Da 1 alte cime ferena il Piemonte.
In riva al Tago, fui Ren , fu la Senna. _
Suoi cari alberghi difegna ed accenna. '
Di Monferrato gi fende la rupe, j i;up
Gi Ila mirando la fua Guadalupe*
o \
Ma tu , Maria, mi par che t* affidi
Con pi d* amore fu gl Itali lidi
:

'

>

Oh

bellItalia

Deh

ftringiti al

feno

Le amate fpiaggie del caro Piceno*!


d
Col Maria del fuo Nazarene
Fia che trapianti le danze dilette.';
fi fanto Tetto per te non fi ferba,
r
Dannato Suolo, Giudea fuperba. ^
Di quello Tetto voi, Dalmati, onora
Pi lungo affetto, che lunga dimora.. :
Dopo alcun giro la bella Regina
f:

Qual fiasca

al

corfo gestii pellegrina.

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;3i

Per

vie

oi

.i

di

w .vw X

e:\r

t,

<x

tranqwHtefXBoeandollo niawij
r
iLaomo-^orj?aiQi i polare .

;r^

dpe iroondii da? limi rimoti

Star?

.ifeiitieiido. Le .fj|)piiche

r.v

ra c I

ii?i

iivti as*:

Di

l veggendo lo mare^ciela terra ,


Dar. la legge Hi.pace;, di guerra *i vA
pm^qualipcunpa di doni, e di ipoglie
Brillar vedr m quelle [povere foglie i
L pende B Affa, ^i J Affrica nera ,
L /Purea- ^adajj'xjtri .Maura bandiera
Oh quanto, ingombra di barbare prore
Oft'quanto lume dj triorto fplendore !

<

Olii

>

<

Col

dito in alto deli mirili intanto

.{

Lo pellegrino
Ed ecco, dice ,

legna ogni cant


, che
da quel feneftrino
Entr* ed ufcinne lo Mffo divino
Da quel canron la Madonna fentia

Lo be& fallito
Quell era

il

dell

legno

Ave Maria

tlov effa

Qui v era il fuoco ,


Qui Ges crebbe , qui

bevea

dv effa fedea

viffe Giufeppe t
E di fua morte qui 1 ora ne feppe
Ma tu , gran Madre; dall* ertali fcendi*

Ed

Oh

a la terra veloce; ti irendi.


duri accora quell ertali tanto

-r

vegga lo tenero pianto*


Del tuovPoeta, chevinico fuoi doni

Che

Pe*

tu. pur

fiartiun fregio di fette

Cantoni

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~F. T

D E t

7 6 #

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Fe {la-della^

Sopra la

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l.

'

?v!:/

jnpij sd
. uf{ rrxiii
. bvh:;i ti ico
Angioletti,: viaggia! Mari p;:' -, r; :.^c;
chi. vai innanzi, chi ripiana forvia ? 'u *>' 5
*

Jj,

Quando ella inofle dal poderd albtgtV*-*


Le furo'innanzi con chiotciole alberg1

Il crin raccolto tra candidi lini

Stretti in arnefe di blei pellegrini *

Ma

gli

Che

<*liv i

Angioletti fon pallidi e rirtj

l*

>'

il
3 A
Vergfo riftuti .
brccio,* not cede il fardtll'j,
Si va fcufando da quelli
eda qnelfoi' i)
Non foffre ombrello v n- ponto fi cura J **' i
Del povet agio d* ignobii ^vettura. nuv^C*
Con mille foule lor togliell v'e mille^' r**i-*
Che taidal pugno non fuggon r-attgbitte^C

Non

lor; iervigi la

porge,

>-/

"

il

,*

?
Allor dicean quei Spirti lmarriti.:
$uti ir
Con voi , Maria , not -Un'onta aVer'Hti^ h A
Dunque a pi nudo foietfo ^n$min&--^i, ai II
{

'

<

Con

iua valigia la greln Pellegrina


fempre cerca tra 1 ortibre^folinga
;

Il iuo ritiro,

che ancor fo lufinga

^
i*i

<uii *V

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38.

a ,H

Z(

OHM

r,'T

r.

v
Qtraf vaga della ritnafta al mattino,
Il roflor fente del giorno vicino :
par che/in Fuga tremando fi volga, ;
Sol per paura che il fol non la colga .
.Tal 1 Maria j, che fogge ,1 aperto , ; 4

corre

all

ombra

di

luogo deferto

Non

mai ripofa n in valle , n


Al frefco invito deli aura , e

in monile ,
del fonte.
veder gente che muove nel campo ,
Cosi la turba , che fugge qual lampo .
copre il volto con tal gelosia
Che uomo, n donna fa dirne chi fia. ,

Lo

,,

'

Cosi talora gentil violetta


In fu l Febbrajo di nafcer

Ma

s affretta

ghiaccio dell orride fponde , \


Sotto fue fpoglie s* abballa c nafconde
Cotal Maria s avvolge neveli
vitto

tal

il

li

moftra, che par che li celi


fi* quel volto vermiglio,
in Egitto li inoltri col Figlio

Ah quando
!

Quando

In tanto eh

Dovunque

Lo

eflfa

lo palTo accalora

palTa la lirada

fpin rolTeggia di fragole

s infiora .
,

e d

uve

Ogni elee in gala di frutte non fue .


Ogni augelletto fa muliche nove,
,

ogni frafea io nettare piove ,


Maria accefa di caldo desio
Raccoglie fiamme dall erba , e dal rio
in ogni fiore , che al piede s appretti,
Vi trova Dio , vi perde fc fletta.

...

Ed

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B E L
Ben
E

gli

T
s

ORNIELLI

accorfer del fatto

eh* ella andava con

prefo

li.

f,

Angioletti

animo

attratto i

punto, le rolfer da dolio


valigetta, che aveva fui
dolio
caneftrino le tolfer di tetta
il

La

il

Ah

cattivelli

fe dett*a

fi

detta

'

I Fauni intanto le Ninfe


,
, le Dee,
E quei Demonj, che chiaman
Napee.'
P
Dal grido fcolfi , qual timide

van cacciando ne

'

lepri,

Si

folti ginepri

en
rditi con ver
8^ e > e baffoni
j. f
r
Li
fan falrare da fpelfi macchioni
bel vedere dall* altegineftre
Scappar que capri trai ombre
filveftre!
Snidar dal faggio, feoppiar
della felce
* uggir traendo gran parte
dell elee.
Ahi, dr > ahl *adri la Tozza canaglia
!
Chi sfuma in nebbia eh in
,
fonte fi fquaglia.
6
Ad un che avea le corna

Che

nafeofte

Dietro

gran aurea far rotta

Ma g.a avvilo da un Angiol


A Liiabetta, che appena fel

le

creile

'

fi diede
crede .
Se non che in atro fui tetto
montata ,
Veder le parve la cara Cognata.
A11 r * r| dando
vien gi
S
,

Manda

della fcala,

alla fante
, che netti la fala .
ne vola con tutta la fretta
Al caro incontro deli
Ofpite eletta.
Ma giunta appretto pel tiro d* un dardo
ferma alquanto cpn tihido

-,

via

'

a'
-

guardo,

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4o

Canzonette,-

'

Poi grida; defla, conofco la verte :


O mia Signora , che grazie fon quelle!
Ottanta miglia la Madre d un Dio \ ..
Per vilitarmi ? qual donna fon io l
Cos gridando', con tenera fella
_, rrj
,

i'<

Le

getta al collo

le

braccia

e la ,tefta

feno gran pezza la tenne ,


Finch alla porta cn efla ne venne.
Allor Maria , raccolti i penfieri ,
Form quel canto si pien di mifteri i
E in facri verfi con umil roflfore
ftretta al

ri.'.

}.

Cantando

i doni lod il Donatore .


Zaccaria non fa che fi fare ,
in tanta gioja non puote parlare,
E n ha tal voglia , che invidia per fino
Le pronte voci del fuo cagnolino .
Almen vorrebbe fcolpirle un l'alut ,
Almen vorrebbe fpiegar d efler muto,.
Ben per lui parlati tra pianto, e forrilb
Le grotte goccf , che fparge fui vifo^.

Ma

Ch

I labbi

Non

move

gorgogliali in gola

fo qual voce

Qual fuonator , che

ma

fenza parola

,1

fu tutte le corde

Scorre per render le note concorde


tutte fuonan fui dolce ftrmnento,

Ma
Tal

forman fuono , non formati concento.


Maria con tremola lingua,

Ei par che parli


II caro Vecchio

h un

ma

nulla dirtingua

dimanda

in pi

modi

.i

bel prodigio la,lingua difnpdi.

<

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. ,

DEE

T OR

P.

,.

NIELLI

Ed ella a priegh s dolce e cortefe,


Non f la grazia, perch non 1 inrefe
,

Giovanni intanto nel feno materno


Gi pi non cape pel giubbilo interno ;
E va cercando per ogni cantone,
Se trova modo d ufcir di prigione .
Cosi i pulcini, cui dentro traspare
Nell ova chiufe lo raggio Colare ,
Per veder giorno picchiando fan forza ,
E gi col becco fon fuor delta fcoraa .
Tal U fanciullo Cernendo la luce,
Che il nuovo fole fovr efl conduce.
E danza , e balza per nafcergli appretto ,
E fa danzare la madre con c&o.
Oh caro giorno deh quanta allegra
Voi ci anfeccafte , o dolce Maria!
Ecco che il figlio per gioja e diletto
Innanzi nafcer mi balza nel petto.
andiam pi dentro, deh vieni, deh p fa
Cotefta gonna cos polverofa !
Appena entraron pi dentro le porte
-

Ma

Si vide in gioja la ruftica corte.


Il

can danzando con


Il

E
Chi

tre cagnolini.
gatto allegro con cinque gattini

agnelletto coperto di gigli,


quattro chioccie con tutti
latra

Ma
Ogni

lor figli.

o miaula, chi crocchia

fenzji ftrido

augelletto

ma

, chi bela.
fenza querela

ingegna

, ed abbiglia
In nove foggia P alata famiglia

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'4*

C A V Z O H E T T B

Si fanno fcambj di sfregio di velia,


Tu vedi 1* oche venir con la creila, j
:i::
E da pavone venirla gallina,
.

Spiegar

il

la-

coda', girar da, regina .


che falu da matto
,

gallinaccio

Con

bei calzoni di fino fc.irlatto


Tutt in bisbiglio le -garrule iquadre
Van liete appreffo alla Vergine Madre
Ella ne godej ma gli angioli intanto

.*
.

..

Son per le danze cercando ogni canto.


Chi il muro addobba , chi luftra portiere ,
Chi i. letti infiora, chi pinge lettiere.

Una gran turba fi caccia in difpenla,


Ed ecco ingombra di frutte la menta.

fapore d ogni albero eletto,

Fuor che

Deh

E
Deh

del

pomo

che ruppe

-menfa ,
tuo Poeta ti canti

fiedi a
il

precetto

il

la fera

che lefiro mi prende.


quell* arpa , che al collo ti pende.

liedi a

menfa

Dammi
Dammi quell arpa

bell angiol celefte,

mia cetra non fa per le Ielle


Oh liete mura ! p quell aer felice !..
Che qu\refpira la gran Genitrice .
Lifabetta, che avrai tempre avante
Per ben tre meli s caro fembiante.
Oh Giovannino , che il ciel ti delfina ,
Per la tua cuna la Madre Regina .
Oh Zaccaria , chc al fin degli affanni
Sarai il prima che nomi Giovanni *

Che

gentil foreftiera;

la

4 .

<

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DEL
Giovanni

F.

ORNIELLI

oh quanto.egli ver eh

il

4J

Signore

Ti manda innanzi per fuo precurfore


Tu. innanzi al Verbo, fe primp ,\ehe nafee,.
Per

Maria fa prima le fafee.


al ieno , che il Figlio raccoglie,
primo bacio tua guancia fel coglie.

te

Te. prima

E
In

il

te tuoi vezzi pel Figlio

ad

elfer

Tu nalci,

Madre

prepara

falciandoti impara..

e fuggi nell erta

bofeaglia

Ma quindi i Regi tormenta * travaglia .


Ahi non pi innanzi ^ ,ia cetra non gode ,
Che cprda alcuna rammentili Erode
E tu non bevi, mia .Vergiti diletta ?
Un nappo a me di quell acqua si fchietta,
Maria,. i bevo quell acque innocenti

1,

Alla

falut.e di tutte le

genti.

;
t*

J-/

3r;*>

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44

'

C A N Z V T T B

C A N

ZONETTA

'

VI.

di Maria Perdine*
Sovra la Purificazione
*

'

<

<

ti

Ohim* le
Ohim
Qual

nevi del bel gfclfomino

iliguftri dtl*te pi fino

bellezza

che hdn

Or che Maria ritinge

il

fi

fcolore

candore

va al tempio; qual vaffene al fiume


Bianca colomba per terger le piume .
Di fua purezza con nobil vittoria ,
Per darne efempio ne perde la gloria .

lill

La

purit va gridando tra via

Di me pietade, o Vergin Maria!


Ahi da te dunque ritrar mi bifogna

e la prima vergogna !
Figlio
Se tu
, deponi quel
Se tu lei- Madre , deponi quel giglio .
Ma fe fei Vergin e Madre s intatta *
Perch mi lavi, qual macchia mhai
Quelle due tortore candide e belle
Per qual tua colpa fofpiran mai elle
Il

primo onor,
fei

Vergin

fatta 1

Deh lafcia il dono per man peccatrice,


Che a te Maria di farlo non lice

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,,

E Z

P.

0 R H

E.**
% L

45

Cos dicendo. la tien per la verta ,


E ad ogni paffo la ferma, e 1' arreda.

Di

Madre

roffor tinta la tenera

Figlia afcolta , ma tieni! allo Padre


Padre Dio vuol fangue da due
lei nel volto , dal corpo in Gefue.
Giunta Maria fu 1 aurea foglia,
n, T
T
La per piet di pietade fi ipoglia ,
1
Offrendo il Figlio, e
offre al Signore
L amor di Madre , di Vergin 1 onore

La

Da

... ...

Il

Apre

le

braccia lo

baffone
Quanto tempo , quanto tempo, dicea ,
lyia pi non ditte , che. troppo piangeq

Bambino tr^.^iCpidi

Come un

peli

giacinto tra nevi, tra

lo flinge

il

Piange il buon Vecchio di gioja , e contento


Li gronda tutta la barba del mento.
il

buon Simeone

per gran giubilo getta

Stalli

,i

geli..

lo bacia*,,

il careggia
,
p.irnder noi deggia.
Qual cigno lieto dell ltima forte ,
Si canta in verfi la dolce fua morte.;,
Ma innanzi feiorre le tacere fpoglie ,
,

Che Maria teme

'

Neliril.tim atto. glf. fptrti raccoglie.


.

La mano alzando

igi

fianca

e -tremante

Porge ai gran Padre lo^ Figlio lattante


Ges Bambin con le picciole dita

Va compagnando

offerta gradita

par che dica con verla, amorofo:


Alla mia crope fin d;pggi mi fpofo

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, .

Canzonette

46

Amor, deporti gli ftrali, e 1 turcaflo,


Tempra un coltello fui candido faffo
Simeon

prefel

per te

difle

Buon Vecchio

Lo

'

'

ne f profezia

, Maria
non dire lo refto
Se morir brami , deh mori , fa prert
La forte Madre, che troppo comprefe
,

"

affila

, s*

taci

augurio de 1* orrido arnefe i


Non ftrinfe labbro , non torfe pupilla ,
Sol le cad qualche frvida' (lill
Ohim , mia Madre , che il cielo ti ferba
Ad altra virta pi cruda ed acerba !
Ma non ci penfa ; oh i bei Serafini !
Oh i bianchi cigni ! oh i bianchi Armellini!
Oggi ogni Spirto di neve s* abbiglia ,
trillo

Ogni
Mira l

crin

biondo

infiora e singiglia .
in alto que Spirti si puri
s

Che tapron ferie degli anni futuri


Che lunga turba di carte donzelle

Ne vien correndo fu 1* orme tue belle


La vecchia legge s incarca le ciglia
Che mai non vide cotal meraviglia

Agnefa quella, che menali al fianco


Bianco agnelletto , ma d* ifa men bianco
Lucia quella , che lieta fbrrid,
E fi fa xieca mirando lue guide .
Ve l Cecilia , che chiama le genti
A cafti amori con dolci concenti.
Ve l fui mare quell Agata pura ,
Che pe tuo latte fue poppe non cura

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DEL
Beh come

P.

TRtilELLI

betta colei

che

47

avvia

Fra rote ,e giglj , gentil Rofalia!


inchina
furie onore di par le
( Non mai concordi ) Palermo, e MeUiiia.
Come leggiadre lbn ninfa ed uliva

Per

Che

N men

onoran la Sicula riva!


Terefa fpiendor del Carmelo

tant

Che forma

Oh

Chioftri de* Spirti del cielo,

puritade che tanto fei metta

Alciuga

gli occhi, folleva la tetta.


molando le bianche bandiere ,
gufdar prendi le Angeliche fchicre
tu , Maria , m accogli fra loro ,
i've

fammi

Poeta del candido Coro.


'

'
,

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4?

COVETTE

C,A U

CANZONETTA
? *"

x
t

>

'

VIL
v

i.

;
.

Per P aj]un\ione

"V^ERGINE

di

Maria

Vergine..

beliafra tutte

le belle,,

..

Cinta lo capo di dodici ideile .


Vergine Canta fra tutte le fante ,
Ricca lo manto di luce fiammante
Vergine cada fra quante il .del diede ,
Chhai lo Dia bolo .Cotto il bel piede-.,..
Dinne qual teda fu fatta in quel giorno
;

Che

tu facedi alle delle ritorno

Quando

{cappata dal tuo funerale,

Tfcco recadi la fpoglia mortale?


La brutta morte mirando 1* abufo,
Gitt la falce , fi torfe lo mulo ;
E in te fidando le fquallide cglia ,
Ti tenne dietro per quattro o fei miglia
Cos balorda la mifera dava ,
Che non f iangue per tutta 1 Ottava .
per fentiero di rofe , e viole
Salidi intanto pi chiara del iole

Tu

In quel momento la Corte Beata


Ti venne incontro con gran cavalcata*
Lo Paradifo in men d un baleno

Fu

tapezzato

un drappo fereno.

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VE L

P.

0 K

E L L

I Serafini tra Salmi, e Canzoni


Spararmi fuochi da tutti i balconi
In vago accordo di note bizzarre
S intefer pifferi

trombe

49

e chitarre

Tu

forvolando 1 altiffime sfere ,


Palladi in mezzo 1* Angeliche fchiere .
Corfe alla porta lo Padre, >e 1 Figliuolo ,
E l Santo Spirto con candido volo .
Oh Madre , oh Figlia, oh Spofa diletta!
Deh vieni, regna , che l Trono t* afpettal
Allor con pompa' d ,onor trionfale ,
Entrarti in ciel per la porta orientale.
Allor $ udiron con chiaro concento -i
Tutte fonar le campane d argento .
E cosi entrarti , qual entra P aurora ,
Quando i bei colli dipingi d indora .
Qual tra gli augei di roitito bofchettOj! T*')'
Entra ufgnuolo cantando un mottetto
Lo caro Figlio la prele per mano ,
E la condulfe fui trono fovrano .
E tutte unite le augufte Perfone ,

,;

Le dier in dono tre belle corone


che fer fatta si grande Regina r
Su noi un guardo dotciflmo inchina*
Mira in fra tutti lo tuo cattivello

Or

Mifer Poeta meffer Torniello.

Il FINE.
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III

Ululili

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