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Ai ragazzi del campo Balze 09

Forti da soli, invincibili insieme!


CAPITOLO 1
Sabato 1 agosto: si parteee!
Ciao a tutti, eccomi di nuovo qui, a scrivere un altro libro.
Questa una storia che riguarda me ed altre quarantotto persone, le
quali si sono ritrovate tutte insieme per vivere unesperienza
meravigliosa: IL CAMPOSCUOLA.
Che cos il camposcuola?
Per chi non lo sapesse, un periodo di vacanza organizzato dalle
parrocchie di tutte le diocesi, non obbligatorio parteciparvi, ma ne
vale la pena, perch come dice il nome, simparano tante cose, si
conoscono tante persone e si comincia ad autogestirsi meglio di come
si fa a casa, visto che mamma e pap non sono presenti ai campiscuola.
Tutti i venerd, al gruppo giovanile, Andrea e Sara, i miei educatori,
cercavano di convincermi ad andare a Balze di Verghereto in
provincia di Forl, per partecipare al campo.
Quello per me sarebbe stato il secondo, il primo mi era piaciuto
moltissimo, perch non riprovare?
Il problema non era la mia indecisione, perch io avrei subito risposto
s, il problema era la scuola ed il probabile debito in matematica.
:-Andry, senti, se ho il debito in matematica non posso venire al
campo, quindi ora non so proprio che dirti.
-Marty, tu decidi con calma con i tuoi genitori, entro il cinque giugno
fammi sapere certo che sta matematica proprio non ti va gi
-No, proprio no.
Era vero, la matematica non mi andava affatto gi, ma io volevo
assolutamente esserci a quel campo, cos decisi di cominciare a fare
ripetizioni di aritmetica e dopo un paio di verifiche ed interrogazioni
andate sufficientemente bene, il tre giugno venni a sapere una cosa
meravigliosa dal prof di matematica.
:-Belelli, vieni su, ti dico il voto che ti metter in pagella.
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Sudai subito freddo, pensai immediatamente male e dentro me dissi:


-Addio, campo.
:-Senti ti do sei in pagella, le ultime cosucce sono andate bene, hai
alzato la mediati premio cos.
O come piansi dalla gioia e cominciai l, accanto a quella creatura che
per tutto lanno mi aveva minacciata di debito.
:-Su Belelli, vai a posto
Singhiozzando risposi:
-S
Tornata al mio posto alzai i pugni in segno di vittoria ed esclamai:
:-Estate, sole, amici e campooooo!!!
Le mie amiche mi abbracciarono ed era fatta, chiusi lanno in bellezza,
con la media del sette e mezzo.
Fu cos che le attesissime vacanze arrivarono, volarono in un istante
ed il primo agosto, giorno della partenza per il campo, arriv.
Il giorno prima preparai tutte le valige, portai tremila mutande,
calzetti, magliette, pantaloni corti e lunghi, shampoo, bagnoschiuma,
asciugamani, spazzolino, dentifricio e tutto ci che occorre per un
viaggio.
Alle due e mezzo del primo pomeriggio, mio padre mi accompagn al
piazzale della nostra parrocchia, dove il pullman che mi avrebbe
portata in vacanza, sarebbe arrivato.
Della mia parrocchia i partecipanti erano molto pochi, solo undici.
Cerano tre miei compagni di gruppo giovanile: Davide che ormai era
il veterano dei campiscuola, questo campo a Balze, fu per lui il sesto
infatti!
Valentina e Stefania, altre mie due compagne di gruppo, erano al mio
stesso punto: secondo campo.
Del gruppo dei sedicenni, cerano Marco, Claudia, Simone, Luca
Federico e Agnese.
Gli animatori erano:Andrea, Marco, Cristina e don Walter.
Il pullman arriv alle due e quarantacinque minuti ed io aiutai gli
educatori a caricare i materiali e le pietanze per quella settimana di
permanenza e salii a bordo.
Fuori saranno stati quaranta gradi, ma in pullman no, l cera laria
condizionata!!!
Mi sedetti accanto a Davide, di fianco avevo Stefy e Vale, dietro un po
di gente della mia parrocchia e dietro ancora chi cera dietro?
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Dietro ci sar stata una trentina di ragazzi, tutti ammucchiati in fondo


e chi era quel tipo che veniva verso di noi, con un ciuffetto carinissimo
in aria?
:-Piacere, Giorgio.
Si chiamava Giorgio quel ragazzo dal ciuffetto per aria, intuii il suo
nome mentre si presentava ai nostri educatori, era incredibilmente
carino, forse troppo.
Studiava scienze della comunicazione e ci disse che sarebbe dovuto
partire per la Spagna, dove avrebbe sostenuto degli esami per la sua
laurea.
Giorgio era di Castelfidardo, ed era leducatore di tutti quei ragazzi.
Dopo poco tempo, vidi arrivare verso noi un ragazzo dagli occhi blu,
non bellissimo che si present a tutti stringendo la mano:
-Piacere Mirko!
-Martina.
E continu a scorrere per i sedili.
I primi ragazzi di Castelfidardo con cui parlai furono Mirko,
Piergiorgio e Matteo.
Portavano tutti i capelli in aria, non erano brutti, ma omologati.
Il viaggio dur circa tre ore, per i rallentamenti, parlammo del pi del
meno e quando arrivammo, scendemmo tutti e ci fiondammo al
recupero delle nostre borse.
Appoggiate le borse nelle nostre camerate, conobbi una ragazzina di
San Sabino il suo nome era Fabrizia, era molto simpatica, mi disse che
suonava il clarinetto e che dopo il campo sarebbe dovuta andare in
Germania per un concerto.
Conobbi anche Michela, Erika e Lucia, tutte e tre molto composte e
socievoli, a parte Michela che forse era un po timida.
Il camposcuola al quale partecipavo, comprendeva il quartiere di
Tavernelle cio il mio, San Sabino, il paese di Fabrizia, Leonardo e
Cristiano che conobbi successivamente e Castelfidardo che
comprendeva quasi tutti i ragazzi del campo.
Dopo le sistemazioni, ci fecero scendere in cortile e cominciammo le
attivit.
Andrea stringeva fra le mani un gomitolo rosso che doveva essere
passato a tutte le quarantanove persone presenti in quel cortile.
Il gioco consisteva nel presentarsi, tenersi un piccolo pezzo di gomitolo
in mano e lanciarlo ancora fino a formare una specie di reticolato.
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Il gioco riusc piuttosto bene e la spiegazione di quellattivit fu che


noi eravamo legati da un filo damicizia.
La seconda attivit, consisteva invece nel dividersi in gruppetti e
rispondere insieme ad alcune domande che gli educatori ci ponevano,
quello era un altro ottimo modo per conoscerci meglio.
Dopo la Messa serale, fu lora di mangiare, sedetti con Erika, Fabrizia,
Lucia e Michela.
Tra i nostri discorsi, emerse la domanda posta da Fabrizia:
-Cosa vi piace fare?
Lucia rispose:
-Ascoltare musica, uscire
Erika rispose:
-Come Lucia
Michela diede una piccola risposta che non ricordo, Fabrizia rispose:
-Io sono clarinettista che poi ve lavevo gi detto e non vedo lora di
andare in Germania, suono nella banda
Fabry mi chiese poi:
-A te che piace fare?
-Io b, mi piace ascoltare musica, uscire con le amiche e scrivere
romanzi
-Tuuu tu scrivi romanzi?!?
-S
-Da quanto tempo?
-Otto anni.
-Urca e quanti ne hai scritti?
-Sette.
A quel punto intervenne Erika che disse che avrebbe dovuto pormi
una domanda ma non riusciva a formularla.
Subito pensai:
-Cosa mi vuole chiedere adesso che domanda dovr pormi
La domanda era questa:
-Ma tu, tu come come fai cio no, come fai a scrivere?
Sbalordita sgranai gli occhi, la fissai, mi ricomposi e dopo aver bevuto
lultimo goccetto dacqua nel mio bicchiere le risposi:
-Se tu chiedessi ad un corridore come fa a percorrere in poco tempo
mille metri, cosa credi ti risponda?
Sorrise.
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:-Quello che voglio dirti che come latleta si allena perch la sua
passione e punta a vincere, io scrivo tutti i giorni perch la mia
passione oggi, magari domani sar il mio lavoro.
Tutte le volte che scrivo come se le mie mani sulla tastiera del pc
facessero mille metri, o forse anche pi, senza fermarsi.
Io scrivo molto semplice, in modo che possa capirmi un novantenne,
un quarantenne e mio cugino di sette anni.
Non esistono i libri fatti a posta per una fascia det sociale, esiste che i
buoni scrittori si facciano comprendere da tutti, scrivendo libri per
tutti, perch la lettura non vietata a nessuno.
Lei chiese:
-Come hai fatto a scoprire sta passione?
-Niente, crescendo ho compreso che per me la scrittura era un
appoggio e che tutte le volte che scrivevo stavo bene, perci
-Capito.
La cena termin, ci alzammo e avvisammo i nostri genitori con i
cellulari, che tenevano gli educatori.
I cellulari ci venivano consegnati solo negli orari serali.
:-Marty!
-Ciao m!
-Come andato il viaggio?
-Il viaggio andato bene, siamo arrivati verso le sei, abbiamo
sistemato le borse e i letti, adesso ci laviamo i denti, poi scendiamo per
le attivit serali.
-Va bene, allora ci sentiamo domani, ciao!
-Ciao, saluta Gioia e p.
-Ok.
Riattacc.
Dopo essermi lavata per bene i denti, scesi e mi misi a giocare a carte
con Sara, la mia educatrice.
Alle dieci cominciarono le attivit, giocammo a Dama e Cavaliere, al
gioco del seme della carta vincente e fu per me un fiasco!
A mezzanotte e un quarto, ci salutammo e ci recammo nelle nostre
camere.
Salite le scale, noi ragazze ci lavammo i piedi, ci mettemmo i pigiami e
ci raggiunsero i ragazzi, con il permesso degli educatori.

Cominciammo a raccontarci qualcosa su di noi, ma i loro discorsi


volgevano senza dubbio alla sessualit, io cercavo di non finirci, ma
ero la sola che lo voleva.
Cominciarono subito le domande ed i miei pareri, non coincidevano
affatto con i loro.
:-Martina, hai il ragazzo?
-S, da pochi giorni.
-Ci farai qualcosa?
-Sei impazzito?
-Cio, ce lhai e nemmeno te lo schiacci?
-Che termini sono?!? Io aspetto il matrimonio, cos sono sicura di una
vera relazione e di un vero AMORE.
-E in questet che fai? Non ti diverti?
-Mi diverto facendo le cose che posso e che voglio, non mi rovino la
vita adesso per fare le stronzate.
-Sedici anni si hanno una volta sola!
-Hai detto proprio bene, una volta basta a rovinarsi unintera vita se
non si fanno le cose con la testa!
Molte persone nella camerata si misero a ridere, ma mica possiamo
pensarla tutti allo stesso modo!
Alluna i ragazzi se ne andarono e noi continuammo al buio a
raccontarci tante, tante cazzate.
Dopo un po quando il chiacchiericcio diminu, impugnai la mia torcia,
me la misi sotto il viso, la accesi e con una voce malefica esclamai:
-Tremateee!
Molte alzarono la testa dai loro cuscini, si misero a ridere e dissero:
-Fallo di nuovo.
Lo feci.
Risero.
Fino alle tre, cazzeggiammo alla grande, poi, la stanchezza si fece
sentire e ci addormentammo tutte.

CAPITOLO 2
Domenica 2 agosto: conformismo ed anticonformismo
Il giorno dopo, ci svegliammo senza problemi, eravamo tutte contente
di vivere unaltra giornata insieme e di divertirci insieme.
Dopo essermi sistemata ed aver sistemato il letto, scesi per controllare
il tabellone in cui avrei trovato il mio nome sotto una delle quattro
squadre di pulizia.
Cinque secondi dopo, vidi il mio nome scritto sotto la squadra di
pulizia Soda caustica, mi passai un mano sulla fronte e pensai:
-Noooo, sono di servizio a colazione!
Cosa significa essere di servizio?
Significa stare e mangiare comunque con gli altri, ma alzarsi ogni
tanto per dare una mano e per servire gli altri, anche per eventuali bis.
Dopo aver mangiato, sparecchiai, lavai un po di posate e aiutai ad
apparecchiare per il pranzo.
Uscimmo dalla casa e le attivit incominciarono.
La preghiera del mattino si svolse in giardino, il tempo era bello,
perci dovevamo usare al meglio il nostro cortiletto.
Come prima cosa, fummo divisi nei tre gruppi delle attivit,
ovviamente differenti da quelli delle pulizie.
Gli educatori che guidavano il mio gruppo erano Andrea e Cristina,
proprio due dei quattro educatori del mio quartiere.
I maschi del gruppo, scelsero il nome adatto per noi, nome che a me
faceva veramente vomitare, ma io sono una che si accontenta: Le
Beschtie di Chuck
Nel mio gruppo cerano Piergiorgio, Michela, Lucia, Erika, Michele,
Claudia, Roberta, Marco e Agnese.
I nostri educatori, ci informarono che il tema di quel giorno sarebbe
stato lanticonformismo e il conformismo, cos ci fecero disegnare una
sagoma su di un cartellone e fecero scrivere ad ognuno di noi una
frase; io scrissi:
-Non sempre laccettazione in un gruppo, dipende da un tiro di
sigaretta.
Poco tempo prima, infatti, i ragazzi di Castelfidardo mi avevano
raccontato che una ragazza, la quale non fumava, pur di essere
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accettata in un gruppo, fumava sempre in compagnia di quel gruppo,


che comunque lavrebbe accettata.
Il nostro cartellone, venne molto carino e variopinto, visto che ognuno
di noi aveva utilizzato un colore diverso per scrivere, io ovviamente,
avevo utilizzato il mio preferito: larancione.
Finita lattivit, tutti i gruppi si riunirono in cortile e cominciarono a
giocare insieme, alcuni tra cui me entrarono ad ascoltare i dj Matteo,
Piergiorgio e Giacomo che cantavano e mettevano su ogni tipo di
musica, altri restarono in cortile, per delle frizzanti partite a
schiacciasette.
Lora di pranzo arriv, i ragazzi di servizio si alzarono subito dai
tavoli e dopo la preghiera, cominciammo a mangiare.
I giorni prima di andare al campo, avevo fatto una promessa: in quel
campo avrei dovuto perdere o due o tre chili.
Decisi di mantenere quella promessa e tutti i giorni a tavola mi regolai,
evitai i bis, le scarpette con il pane e tutto il resto, mangiai molte cose
fredde, molta frutta e bevvi tantissima acqua.
Dopo tutte quelle sostanze liquide, non mi sorpresi se ogni due secondi
dovevo fare pip, ma se volevo sciuparmi un po, dovevo essere io la
prima a dire no alle cose non troppo genuine.
I cuochi erano i genitori di un certo Luca detto Sampei, un educatore
che ci avrebbe raggiunti verso le sette di sera di quella domenica due
agosto.
Finito il pranzo, solite sistemazioni, lavaggi, riposini furtivi sui letti e
gi, a giocare a carte tutti insieme.
Quella domenica, giocai con Davide, Andrea, Simone, Luca, Lucia,
Michela e Cristina ad un gioco stupidissimo che imparai proprio in
quel giorno: Piripicchio, meglio conosciuto come Scaldamano.
Si tratta di un gioco in cui devi riuscire ad attaccare pi carte possibili
di diverso seme a scala ai tuoi avversari, o al centro, dove venivano
messi tutti gli assi, se commettevi un errore, tutti gli avversari ti
davano una pacca forte sulla mano.
Inutile dire che alla fine di tutte le partite la mia mano non era rossa,
era viola!
Quando dovevano picchiare, ci davano dentro tutti, in particolare
Davide, mentre quando dovevo picchiare io, accarezzavo le mani degli
altri, per non fare male a nessuno.
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Dopo aver giocato a quel gioco scemo, alle ore tre e trenta del
pomeriggio, Giorgio con il suo fischietto, ci chiam tutti fuori e diede
inizio alle attivit.
Lattivit che stavamo per affrontare consisteva nello sfilare, s,
proprio nello sfilare, usando i nostri vestiti, collezione estate e non so
che altro, in modo conformista ed anticonformista.
Dovevano sfilare sei persone per ogni gruppo, io decisi di evitare.
Saliti nelle camere, cominciammo tutti a vestirci da deficienti per la
sfilata.
Essendo anticonformista abbastanza anticonformista, vestii tutti i
tre anticonformisti con i miei vestiti pi vecchi, quelli portati al
campo.
Io non la pensavo come le altre, posso portare i jeans firmati e tutte le
magliette pi carine al campo, dove arrivi pulito e parti sporchissimo?
Portai anche un pantalone di nonna, che a me stava largo perch non
avevo una cinta, era un pantalone molto, molto bruttarello, lavevo
portato per EMERGENZE, solo e soltanto per EMERGENZE.
Quella era proprio unemergenza, dovevo vestire una conformista in
anti, perci
La sfilata and benissimo, il mio gruppo vinse, forse come stilista
anticonformista ero ok, infatti vincemmo grazie agli
anticonformisti, visto che gli altri erano tutti identici.
Alle sei e un quarto, arriv Sampei, lo accogliemmo abbastanza bene e
ci sistemammo in cappellina per la Messa serale.
Don Walter cerc di fare unomelia pi corta, rispetto alle sue
predicone domenicali, gli fu difficile, ma ci riusc.
La cena fu ottima, come la sera precedente, fui di servizio e servii una
minestra squisitastranamente.
Il secondo giorno di campo stava andando benissimo, quella sera
telefonai anche il mio ragazzetto, glielo avevo promesso, lavrei
chiamato quasi sempre per dirgli che stavo bene e che quel campo
stava riuscendo davvero bene.
Dopo aver sentito anche i miei, scesi di sotto e mi misi sulle panchine
della cappellina a parlare con alcune persone, mentre guardavo
Giacomo giocare con Christian, Matteo e Piergiorgio a passaggi con i
piedi.
Giacomo era un ragazzo molto carino, era simpatico e socievole ma
per quanto io lo guardavo, lui non mi filava di striscio.
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Avevo il ragazzetto, lo sapevo benissimo, ma guardare non fa male a


nessuno.
Molte ragazze di Castelfidardo, tra cui Claudia, si accorsero di come
lo fissavo e mi chiesero:
-O, ti piace Giacomo?
-Ho gi il ragazzo.
-Quello che fai quass, rimane quass.
-Lo so, ma la mia coscienza torna con me in Ancona.
-Che ti frega, digli che ti piace e finisce l.
Claudia intervenne e disse:
-Io ci sono stata con lui, ma eravamo in terza media.
-Era carino come adesso?
-Il viso era meno sviluppato perch era pi piccolo, ma era sempre
lui, quindi s.
Cosa stavo facendo?
Perch pensavo a Giacomo?
Forse perch mi mancava il mio ragazzoma dovevo godermi la
vacanza.
Alle dieci e trenta di sera, gli educatori misero su un po di musica e
ballammo come pazzi sotto le stelle.
Alluna, tutti in camera, la lotta contro la polvere e le farfalline
continu, contro le farfalline vincemmo, ma la polvere si moltiplicava
invece di sparire.
La notte continuammo a chiacchierare, ma ci addormentammo
decisamente prima della notte precedente.

CAPITOLO 3
Luned 3 agosto: fiducia
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Il giorno seguente, ci svegliarono con lorrenda canzoncina Il


coccodrillo come fa cantata da tutti gli educatori.
Fui la prima che si alz dal letto, mi sistemai, feci tutto di corsa e scesi
di sotto per guardare il tabellone.
Se il giorno prima ero di servizio in refettorio, luned tre agosto
dovevo pulire i cessi.
Dopo la tazza di th che presi per colazione, Federica, uneducatrice di
Castelfidardo, mi chiese di pulire i lavandini.
Presi il Lisoform, ne spruzzai tre litri e mezzo sulla mia spugnetta e
dopo averla completamente imbevuta, cominciai quello schifo di
lavoro.
I lavandini erano otto, cinque dei quali otturati, cera di tutto l
dentro: dentifricio incrostato, capelli, peletti di ciglia, di tutto!
E chi doveva pulirli? IO.
Finito quel tremendo schifo, mi tolsi i guanti, mi lavai le mani e scesi.
Subito mi recai dalle ragazze con le quali condividevo la camerata e
avvertii tutte:
-Raga, oggi ho pulito i lavandini, erano tutti otturati, evitate di
pettinarvi sui lavandini, per favore, lacqua non va pi gi e fanno
schifo.
-E dove ci pettiniamo?
-Un po pi lontane se potete, grazie.
-Ok, dai adesso stai un po con noi.
-Va bene!
Discutemmo del campo, dei difetti delle creme depilatorie e di
Giacomo
Finito il tempo libero, venimmo radunati per le attivit, divisi in
gruppi e cominciammo a discutere sul tema del giorno: la fiducia.
Sotto il suo albero, il mio gruppo cominci a parlare di fiducia, di
come si d la fiducia, di come si riceve la fiducia e di cosa significa
darla e riceverla.
I pareri non erano molto diversi, con loro condividevo molte cose sulla
fiducia e ben presto, ci amalgamammo di pi, andando sempre pi
daccordo ed imparammo ad ascoltarci.
Finita la discussione, tempo libero: gioco, musica e fiesta!
Il pranzo lo consumammo in fretta, ci sistemammo, ci riposammo un
po e ci fiondammo in cortile.
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Molti ripresero a giocare a schiacciasette, mi aggiunsi e tutte le volte


che mi cadeva la palla, alzavo la mano destra e come una scema dicevo
sempre:
-Scusate
Il tempo libero vol immediatamente e Giorgio con il suo inseparabile
fischietto, ci preg di formare un cerchio, fu difficile, ma ce la
facemmo.
Lattivit del giorno della fiducia, secondo voi cosa potr mai
riguardare?
La fiducia ovviamente!
Ci vennero distribuiti foglietti di carta, con scritti i nomi di alcune
coppie celebri, come ad esempio Brad Pitt e Angiolina Jolie.
Il mio nome era Willy il coyote, dovevo cercare Bip Bip.
Molto presto, scoprii che Bip Bip era Sara, una compagna di
camerata, con lei non avevo legato molto, la reputavo troppo boriosa,
ma era troppo presto per dirlo.
In quel momento Roby, una con cui avevo invece legato, mi si avvicin
e mi chiese:
-Con chi stai?
Sara mi indic e disse:
-Stiamo insieme.
Storse un po la bocca, probabilmente non nutriva neanche lei una
particolare stima nei miei confronti.
Il gioco consisteva nel compilare due fogli, uno ciascuno per ogni
coppia, in cui parlavi del tuo compagno e rispondevi ad alcune
domande, ad esempio me ne ricordo una:
-Lo sposeresti?
Risposi lalternativa b:
-Solo se fossi costretta.
Credo che anche Sara rispose cos
Il nome del gioco era Fiduciometro, una cazzata, volevano farci
credere che dentro uninsignificante scatola di carta, fosse racchiuso il
famoso fiduciometro che riusciva a rilevare la percentuale di fiducia
tra due persone.
Finsero di attaccare una spina ad un pc acceso e ci chiesero di infilare
con cautela il foglio dentro la scatola
Alcuni rilevarono il 99% di fiducia, altri lottanta altri ancora il trenta
e via dicendo.
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Quando fu il mio turno, infilai il mio foglio contenente ci che pensavo


di Sara e lei infil il suo, contenente ci che pensava di me.
Il celeberrimo fiduciometro rilev che io e Sara, ci fidavamo
reciprocamente soltanto del 2%, una cosa da matti, ma dopo quello
che avevo scritto di lei, non mi meravigliai se quella percentuale
faceva cos schifo.
Mi misi a ridere, con me anche Sara e gli altri ragazzi.
Finito quel giochetto, la discussione sulla fiducia riprese e dur una
mezzoretta buona, dopodich tempo libero e fu in quel giorno che feci
la mia prima doccia, la mia prima su cinque.
Mentre ci facevamo la doccia, noi ragazze cantavamo tutte,
scherzavamo ed alcune sparolacciavano.
Dopo il tempo libero ci fecero dipingere tre cartelloni, in cui ogni
gruppo, eseguiva un vero e proprio murales.
Le tre parole che i tre gruppi scrissero furono: rispetto, dono e
gradualit.
Dopo quellattivit io e Andrea, il mio educatore, cominciammo a
parlare al contrario.
Parlare al contrario era unabilit che io e Andry possedevamo da una
vita e per scherzare, molte volte comunicavamo cos, in modo che
nessuno ci capisse.
Qualche ragazza, sentendoci parlare in quel modo chiese:
-Che lingua ?
Risposi:
-Italiano al contrario.
-Cio, fatemi capire, voi sapete parlare al contrario?
-s.
-Cavolo, ma sapete girare anche le canzoni e tutte le frasi?
-S.
Molte ragazze mi misero alla prova e constatarono che lo sapevo fare
davvero.
Claudia mi chiese:
-Se giri le canzoni, ci giri Domani?
Domani la canzone che cinquanta artisti italiani hanno dedicato
allAbruzzo, una canzone bellissima che cantavamo ogni due secondi a
quel campo.
:-S, se vuoi ti giro Domani.
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Cominciai a capovolgere tutto il testo della canzone e lo facevo loro


ripetere, perch volevano impararlo.
Alle sei e trenta cominci la Messa, termin presto e dopo il
quarticello libero, tutti a tavola per la cena!
A cena, le ragazze continuarono a farmi girare le parole e le frasi, ci
divertimmo tantissimo e quando la cena termin uscimmo
selvaggiamente dal refettorio per le solite chiamate e le sistemazioni.
Dopo cena, lattivit serale fu scoprire chi avesse ucciso Cristina in
una scenetta, dove durante lomicidio, si erano immediatamente
spente le luci.
Dopo aver scoperto che era stato il fratello Andrea, per problemi di
eredit, ci recammo a letto.
La notte, non fu semplice, nessuno riusc ad addormentarsi subito,
sembrava una sera piatta, come le altre, tranquilla, ma non fu cos.
Quando stavo per addormentarmi, sentii tre ragazze che parlavano,
una di loro diceva:
-Dorme?
-S.
-Facciamole uno scherzo!
-S dai!
-Il deodorante nelle orecchie!
-Ok.
In quel momento, impugnai la mia torcia, finsi di dormire e sentii una
presenza vicino al mio letto.
Subito scattai, accesi la mia torcia, me la misi sotto il viso e con la mia
voce malefica che a loro piaceva tanto esclamai:
-Ehi!
Peccato per, che Roberta stava gi spruzzando il deodorante, il quale
mi fin in pieno nellocchio destro.
Per un attimo non vidi pi nulla.
A quel punto gridai:
-O scemeeee, non ci vedo pi!
-Ma te sei una troietta, fai finta di dormire!
-Io non dormo mai! Ihihih!
-S, ceeeerto.
-Va bene, ci vedo, adesso che siamo sveglie di cosa parliamo?
-Boh
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Ovviamente parlammo di cazzate, poi ci salutammo per rivederci


lindomani: marted quattro agosto.

CAPITOLO 4
Marted 4 agosto: sessualit
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La mattina dopo, ci svegliarono con Californication dei Red hot


Chilly peppers a tutto volume.
Come al solito fui la prima a scendere, quel giorno non ero di servizio
a mensa, dovevo pulire le scale e fu uno schifo anche quello, visto che
la polvere non se ne andava mai.
Anche se pulire quelle scale e quei cessi era una cosa terribilmente
schifosa, a me non pesava, perch ero al camposcuola e l non pesa
niente, nemmeno questi piccoli e stupidi sacrifici.
La giornata riguardava la sessualit.
:-Aiuto!- Pensai.
Di sicuro sarebbero volate le prese in giro, e le cazzatine di tutti loro,
con i quali stavo legando sempre pi, ma con i quali su questo
argomento non andavo affatto daccordo.
Lattivit della mattina fu di discussione e lo fu anche il pomeriggio,
qui mi vorrei soffermare un attimo.
Don Walter era partito luned sera e al suo posto era arrivato Don
Luca, un prete bravissimo di Offagna.
Lui ci introdusse molto bene largomento, ci fece ragionare e vidi che
loro tacevano tutti.
Nella mia mente confusa cominciai a pormi alcuni quesiti.
:-Perch stavano tutti zitti?
:-Perch facevano tanto i gradassi con me e non avevano il coraggio di
spiccicare una sola parola per rispondere a don Luca?
:-Perch trasformavano lamore, in una tremenda porcheria?
:-Perch non capivano che avevano solo sedici anni e poco sale in
zucca?
Non lo capivano punto e basta, su questo punto non riuscivamo
proprio a sintonizzarci sullo stesso canale, a connetterci alla stessa rete
ed a pensarla tutti ugualmente.
Da una parte, per era meglio cos, perch gente che la pensa allo
stesso modo, vuol dire che ha perso la percezione della diversit, e per
essere sicuro di avere degli amici si ancora ai pensieri degli altri.
Dopo poco tempo cominciammo a parlare dei metodi contraccettivi,
uno dei quali fu argomento di una bollente discussione: il profilattico.
Molte ragazze dicevano:
-Si usa per evitare contagi di malattie sessualmente trasmissibili e per
non rimanere in gravidanza.
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Intervenni:
-Lamore si fa perch due si amano e se due si amano, non dovrebbero
avere alcuna paura se dal rapporto sessuale, sbuca una vita.
Sul fatto delle malattie sessualmente trasmissibili, condivido che sia un
ottimo metodo per evitare i contagi, per la generazione della vita, non
condivido, secondo me utilizzarlo, significa solo una cosa e cio che
lamore non pi un qualcosa di vero, corrisposto e reciproco, ma
solo un divertimento, solo un gioco.
Eccoci, usiamo il preservativo, cos niente bimbi rompicoglioni che alla
nostra et ci rovinano la vita.
Lo scemo che si rovina la vita, sei solo tu che vuoi fare tutto in fretta e
non ci pensi un secondo, un solo secondo in pi.
Chi ti rovina la vita a sedici anni, non certo un povero bambino...
perch nessuno lha fatto uscire dal cilindro di un prestigiatore,
nessuno.
Dopo quellinfuocata discussione, in cui avevo sudato davvero per far
valere le mie idee, mi misi a giocare a Briscola con Christian detto
Ghighi, ci divertimmo e cercai di dimenticare quella discussione.
Usciti in cortile, Ghighi gioc a pallone con i suoi amici ed io mi
aggiunsi alle mie compagne di stanza, vicino a Federico, un ragazzo
arrivato luned che suonava la chitarra e che subito divenne il nostro
fidato chitarrista.
Il suo era talento, senza dubbio, suonava veramente bene e quando
lascoltavo, mi sentivo davvero bene!
Era un tipo molto strampalato, si piegava tutto lorecchio destro e ne
faceva una specie di tortellino, portava un po di rasta ed era un
comunista convinto, anzi, convintissimo!
Le ragazze, continuarono a farmi domande sulla sessualit, non ne
potevo pi cos risposi:
-Come la penso credo labbiate capito, abbiamo avuto una discussione
poco tempo fa.
-Ma tu sei proprio convinta di ci che pensi?
-Non lo direi altrimenti.
-Ma quindi a questet, non ti diverti?
-Perch lo paragonate ad un divertimento? Credete sia un
divertimento?
Non mica un gioco!
-Lo sappiamo bene, ma un po va bene!
17

-Cos, una medicina? Una bustina al giorno? Ragazze ma voi sapete


quello che dite?
-Certo, ci prendi per sceme?
-No, ma credo che voi non capiate a fondo cosa dite
Finita quella inutilissima e stupidissima discussione, ci fu il tempo
libero, in cui mi feci la seconda doccia della settimana.
Mentre lacqua mi accarezzava il viso, pensavo ancora a quello che
era emerso da quelle discussioni.
In quel momento, anche se il mio parere era contro quelli di tutti, mi
venne da sorridere, pensai a quanto ero stata stupida a credere che
solo loro non avessero molto sale in zucca.
Io lavevo tutto questo sale?
No, direi di no.
Non avevo affatto sale in zucca, ero giovane come loro, anche pi
piccola, cosa credevo di capire?
Con questo non voglio dire che cambiai parere, voglio dire che
giudicai troppo presto, senza conoscere abbastanza, i loro modi di
pensare, erano cos diversi dal mio, ma da ogni parere, puoi ottenere
un qualcosa che condividi, che fai tuo e che tieni stretto, stretto a te.
Quella doccia ci voleva proprio, mi rinfresc il corpo ed anche la
mente.
Dopo essermi sistemata, scesi e dopo la Messa e la cena, giocai ancora
a carte con Ghighi.
Quanto stavo bene con lui, ci parlavo, ci scherzavo ed a volte lo
battevo pure a Briscola, cosa grossa!
Il marted sera, era troppo freddo per fare le attivit che avevano
proposto i nostri educatori, cos ci lasciarono unintera serata libera.
Noi la sfruttammo benissimo, infatti cantammo tutti insieme un sacco
di canzoni, tra cui Domani.
Pi che cantare, urlavamo tutti a squarciagola e non ci importava se
stonavamo a pieno A te di Jovanotti, ci importava di stare tutti l,
abbracciati, fieri combattenti del freddo, stretti, stretti; un unico
corpo.
La serata karaoke ebbe una fine, come anche le precedenti, cos ci
recammo nelle nostre camerate e ci addormentammo tutte, con la
speranza in un domani, come il titolo della canzone, migliore di quel
costruttivo giorno.
18

CAPITOLO 5
Mercoled 5 agosto: condivisione

19

Il giorno seguente, pochi aprirono bocca, motivo: perdita quasi totale


della voce.
La sera prima con quel freddo glaciale, avevamo cantato in cortile
come pazzi fino a mezzanotte, cos le nostre voci se ne erano andate
chiss dove.
Anche io come loro avevo perso la mia, molti per recuperarla si
affidavano allOki, un antinfiammatorio in granuli e ben presto,
cominciarono a vivere soltanto di Oki.
Piergiorgio, uno dei ragazzi di Castelfidardo mi disse:
-Io Marty, sono un drogato di Oki, un periodo se avevo sete lo
bevevo
-Anche a me piace ma comunque un medicinale
-S, s lo so
Molte mi offrivano spesso questo medicinale, ma io rispondevo a tutte
la stessa cosa:
-Finch non vedo la febbre, io non piglio proprio niente! Grazie
comunque.
Quello sarebbe stato il giorno della passeggiata, perci dopo aver
aiutato in cucina a preparare i panini per il pranzo al rifugio in cui
saremmo andati, preparai il mio zainetto e ci misi una felpa, una
maglietta di ricambio e la mia inseparabile borraccia.
Scesa in cortile, don Luca ci fece cantare una canzone intitolata
Laurenzia, una canzoncina adatta alloccasione e cio al
riscaldamento delle gambe prima dellescursione.
Ma perch?
Perch ogni volta che si diceva un giorno della settimana, come era
previsto fare, si eseguiva un piegamento.
Quella era la giornata della condivisione e quando partimmo, le prime
due cose che condividemmo furono la sete e la stanchezza.
Per arrivare in cima al monte Fumaiolo, secondo voi, dovevamo
andare in salita o in discesa?
Ok, domanda scema in salita purtroppo.
Ci guid Luca, che io avevo sentito parlare soltanto una volta al gioco
serale del luned credo.
Durante la passeggiata, i ragazzi di Castelfidardo, intonavano con la
poca voce rimanente, molti cori da stadio, noi ragazze, cantavamo
canzoncine di ogni tipo ed io e Claudia, una delle ragazze della mia
20

parrocchia, avevamo inventato una camminata molto strana, con la


quale proseguivamo lungo linfinito sentiero in salita.
Stefania e Federico si stringevano le mani, si guardavano con il solito
sguardo da sardina innamorata ed ogni tanto Stefy si voltava verso
me.
Quella ragazza mi stupiva, perch riusciva a parlare con i suoi occhi
infatti, senza parlare il suo sguardo mi disse:
-Cosa ci posso fare?
Tutte le sere, a partire da luned tre agosto, Stefy si sedeva sul suo letto
e mi chiedeva consigli, cos io mi mettevo composta ed imitavo gli
psicologi per cercare di risolvere il suo problema e cio:
-Aiuto, ho un ragazzo in Ancona, ma gli sto mettendo i corni.
I consigli che davo a Stefy, coincidevano con quelli che la sua migliore
amica Valentina le aveva gi dato precedendomi, quelli di ascoltare il
suo cuore, di capire a fondo le conseguenze della sua azione e di
comprendere a pieno cosa provava per Federico e cosa per Davide, il
ragazzo che aveva nella sua citt.
Mentre camminavamo sotto il caldo e limprovviso freddo per il
cambiare del tempo, il nostro Luca, ci condusse in una strana
boscaglia e l ci accorgemmo che avevamo sbagliato strada.
Molti avrebbero voluto scannare nel vero senso della parola il povero
Luca, molti avrebbero voluto farlo, ma tutti si contenerono.
Arrivati al rifugio, essendo la giornata della condivisione, condivisi la
mia felpa con Erika, la quale mi disse che forse aveva la febbre.
Dopo aver mangiato i nostri panini, fece capolino da un nuvolone
carico di pioggia, un debole, debolissimo raggio di sole e fu da quel
debole, debolissimo raggio di sole che usc nuovamente il sole e ci
recammo in un praticello a giocare a palla e ad ascoltare Federico che
suonava la chitarra.
Mentre parlavo con Emanuela, unaltra educatrice che aiutava
soprattutto in cucina, vidi Michele e Valentina la mia amica, un po
abbracciati e sorrisi, capendo che durante la giornata della
condivisione, loro condividevano un rapporto damicizia
straordinario.
Dopo il tempo libero, in quel verde prato, Giorgio ci spieg lattivit
del giorno e la eseguimmo senza problemi.

21

Consisteva nel attaccare dei foglietti in un foglio di normali dimensioni


che ognuno possedeva, alla persona con la quale avevi condiviso
qualcosa.
Ci appiccicammo foglietti senza interruzioni e quando lattivit
termin, dopo la preghiera, ci rimettemmo in cammino, questa volta
in discesa.
Arrivati al casale, dopo essermi fatta la terza rinfrescante doccia, scesi
in cortile a parlare con Claudia, Hilary, Ilaria, Roberta e Sara.
I loro capelli erano ancora un po umidi, bagnati dallacqua della
doccia, il profumo di shampoo, arriv sino a me, io annusai, il
profumo mi piacque cos chiesi loro il nome di quel prodotto, le quali
dopo avermelo detto, entrarono in cappellina, seguite da me per la
Messa serale.
Mi sedetti accanto a Stefania e Valentina, don Luca fece fare lomelia a
qualche animatore e quando la celebrazione fu agli sgoccioli, uscimmo
dalla cappellina e ci recammo nella saletta in cui si svolgevano tutte le
attivit del nostro tempo libero.
L, mi misi a giocare a carte con Ghighi, persi ovviamente, ma mi
divertii lo stesso.
Un mio difetto che spesso gioco per vincere e quando perdo, non
accetto molto volentieri la sconfitta, ma al campo era diverso, ogni
cosa al camposcuola lo .
La cena fu come al solito squisita, la divorammo e uscimmo
abbastanza calmi dal refettorio, per salire come scalmanati ai piani
delle nostre camerate.
Avvisati i miei genitori e il mio ragazzo che tutto stava andando bene,
scesi per le attivit.
Quella sera, conoscemmo una nuova educatrice, il suo nome era
Letizia.
Lei veniva da San Sabino e partecipava al campo, perch Cinzia e
Federica se ne erano andate la stessa mattina per tornare al lavoro.
La prima attivit consisteva nel rivelare un codice segreto, il mio
gruppo ce la fece, ma fu preceduto da un altro gruppo.
Nella seconda attivit, qualcuno imitava alcuni titoli di film celebri e
gli altri dovevano indovinarli, chi li capiva per primo si aggiudicava il
punto.
Nella terza attivit dovevamo trascrivere le parole mancanti della
canzone Abbronzatissima e dovevamo intonarla.
22

La quarta edultima attivit consisteva invece nel trovare pi canzoni


contenenti ad esempio la parola cuore o la parola mare o ancora, le
parole sole e mano.
In alcuni di questi giochi vincemmo, in altri, fu un vero fiasco, ma ci
divertimmo un mondo.
La cosa che fai pi spesso al campo divertirti, per ogni cosa, anche se
stupida, ti viene da ridere, qualcuno lo fa perch contento, qualcuno
lo fa perch lo fanno gli altri, qualcun altro perch davvero divertito
da quella cosa e qualcun altro ancora perch al campo ogni risata vale
oro, ogni viso allegro la perfetta conferma che quel campo non sta
riuscendo bene, ma benissimo ed la conferma che sei orgoglioso di te
perch hai scelto di partecipare e sei orgoglioso dei tuoi educatori
perch senza loro, il divertimento non sarebbe nemmeno la met.
Dopo le attivit e i saluti, i maschi ci raggiunsero nella nostra
camerata.
Giocammo a Piripicchio, il gioco cretino che imparai domenica,
chiacchierammo, scherzammo e ridemmo come pazzi.
Anche il mercoled, giornata della camminata e della condivisione vol
in un attimo, cos come le altre sere ce ne andammo a dormire e
mentre Hilary e non so chi altro si occupavano a girare Ilaria poich
russava come un porco suino come dicevano le ragazze di
Castelfidardo, io non presi subito sonno, pensai a cosa sarebbe
accaduto il giorno seguente, cosa avrei fatto e quanto mi sarei
divertita.
Dopo aver ringraziato Dio per quelle piacevolissime giornate che mi
aveva fatto vivere con quei ragazzi straordinari, mi addormentai.

CAPITOLO 6
23

Gioved 6 agosto: presenza di Dio


Lindomani ci destarono con cucchiai di legno sbattuti violentemente
contro i coperchi delle pentole della cucina.
Dopo essere scesa ed aver controllato il tabellone, scoprii che ero di
servizio a pranzo e a cena.
Era gi gioved e come accadde al mio primo campo, divenni un po
triste perch il tempo volava troppo presto, quasi per dispetto, poich
esso sapeva benissimo che volevamo restare tutti, invece lui correva,
correva, batteva persino Forrest Gump e il sabato, giorno in cui
saremmo dovuti partire, bussava insistentemente alle nostre porte.
Chiss se aveva capito questo sabato, che noi non avremmo mai
aperto, chi lo sa
Largomento del giorno dopo, lo trattammo in refettorio, dopo aver
ascoltato una canzone bellissima intitolata La canzone di Luciano,
canzone che oltre a Domani accompagn il nostro campo.
Qualera questo argomento?
La presenza di Dio.
Quante volte ci vengono dei dubbi?
Quante volte ci accadono cose brutte e diciamo:
-Io credo in Dio, per avevo bisogno e Lui non ha fatto niente, stato
solo a guardare.
Su questo don Luca ci fece riflettere e dopo i nostri addormentati e
poco sensati interventi uscimmo in cortile per lattivit.
In questa attivit, dovevamo compilare un foglio in cui parlavamo del
nostro rapporto con Dio e con le persone pi vicine a noi, come gli
amici, i genitori e le persone della comunit parrocchiale.
Quellattivit sembrava semplice, ma non lo fu affatto, certe cose non
riuscivo a capirle, dovevo rifletterci a lungo e mi restava difficile
trascriverle, aveva ragione mio padre quando mi diceva:
-A parole son tutti buoni.
Dopo lattivit, feci una chiacchierata con Sara la mia educatrice,
parlammo di vari argomenti, anche del bilancio del campo che era
ormai agli sgoccioli e fu piacevole, molto piacevole per me e anche per
lei.
Durante il pranzo, molte mosche svolazzavano attorno alle nostre
pietanze.
24

Tutte le volte che mangiavamo questi insetti ci facevano diventare


pazzi, cos quel giorno, mentre chiacchieravo con Stefania e Federico
seduti di fronte a me, per ammazzarne una feci una cazzata.
Nella mano destra impugnavo il mio bicchiere.
In quel momento una mosca si pos sulla cesta del pane situato
davanti a me, cos esclamai:
-Ste mosche hanno rotto per davvero adesso!
Detto ci, non rendendomi conto di quello che stavo facendo, lanciai il
bicchiere, s, lanciai il bicchiere che rimbalz e cadde rovinosamente a
terra, rompendosi in mille pezzi.
Giorgio, con un viso stanco e seccato, prese una scopa, una paletta e
raccolse i vetri dal pavimento.
Rideva quasi tutto il mio tavolo e molte altre persone del refettorio,
Lucia mentre andavo a riempire la brocca dacqua per il mio tavolo
mi ferm e mi chiese:
-Marty, sei stata te?
-S, ma guarda, queste mosche hanno scocciato.
-Ma com successo?
-Cera una mosca sulla cesta del pane, io avevo il bicchiere in mano e
per cacciarla via, m volato il bicchiere
Lucia si mise a ridere e torn a sedersi al suo tavolo.
Dopo il pranzo e le sistemazioni, Emanuela ci parl di un certo Carlo
Acutis, un ragazzino morto alla mia et.
La sua storia mi colp, perch era un ragazzo che aveva con Dio un
rapporto stupendo, parlava sempre con Lui, lo ringraziava e lo
pregava continuamente.
Quando la sua vita fu stroncata da unimprovvisa leucemia, molti
ragazzi crearono su Internet un forum chiamato Amici di Carlo
Acutis, le persone iscritte non sono tutti conoscenti, alcuni avevano
letto il libro contenente la sua storia e ne erano rimasti colpiti, altri
sono suoi conoscenti.
Dopo aver parlato di questo ragazzino, le attivit proseguirono.
Gioved, dopo esserci gi bagnati in unaltra attivit, ci facemmo i
gavettoni, mi divertii tantissimo: il primo che mi bagn totalmente fu
Matteo, cos io mi vendicai immediatamente su di lui e chiesi agli
educatori di fornirmi della bacinella con lacqua freddissima, visto che
cera anche lacqua tiepida.
25

Prima il bagnato addosso era piacevole, ma quando si alz il fresco


vento di montagna, cominciammo a saltare per combattere il freddo,
ma non ci riuscimmo, cos salimmo alle nostre camerate per la nostra
quarta doccia.
Oh, come si riduceva il numero di quelle rinfrescanti docce, si
riducevano tantissime cose: le mie corsette pomeridiane in cortile, le
chiacchierate in cortile, le cazzate nelle nostre camerate e le divertenti
partitelle a carte.
Quel campo mi stava piacendo troppo, mi piacevano i ragazzi con cui
dividevo tutti gli spazi e gli educatori che mi avevano fatto
comprendere a fondo molte cose ed avevano inconsapevolmente
risposto a molte mie domande tramite le attivit.
Quello stesso pomeriggio, dopo le attivit e la merenda, mi misi a
giocare a carte con Fabrizia, giocammo come al solito a Briscola, a
volte vinsi, le feci anche dei cappotti, altre volte li subii.
Mentre giocavamo tranquillamente, i ragazzi giocavano a calcio.
Tra i calci di Piergiorgio e Giacomo, la palla colp cinque o sei volte il
vetro della finestra della saletta dove giocavo.
La mia schiena era esposta verso il vetro che quando fu colpito per la
settima volta sembr dire:
-Basta, mi avete stancato, adesso basta cos!
Dopo questa mia folle suggestione, il vetro si ruppe in mille pezzi,
proprio come il bicchiere che io avevo distrutto in refettorio.
Subito Giorgio riprese la scopetta e la paletta, Andrea analizz la
situazione e disse:
-Gi, dobbiamo pagare il vetro.
Piergiorgio fece ingresso nella saletta con le mani in aria come per
pretendere un applauso, se la tirava come sempre, ma stavolta i suoi
occhi lo tradivano, parlavano per lui e dicevano:
-Sono un coglione, che cazzo ho fatto?!?
Mentre il suo viso diventava paonazzo, Giorgio gli diede una scopa e si
aiutarono a ripulire tutto.
Dopo quella catastrofe, ci recammo in cortile per un altro po di
tempo libero prima della quinta Messa serale.
Durante la Messa, mi sedetti accanto a Roberta e Sara, don Luca fu
come al solito eccezionale a farci comprendere al meglio largomento
del giorno e gli educatori con i loro interventi, ci aiutarono ancora di
pi.
26

La Messa fu seguita dalla cena in cui fui di servizio, come al pranzo,


cos chiamai mia madre pi tardi perch avrei dovuto aiutare di sotto.
:-M!
-Ciao, Marty! Come va l?
-Qui, tutto bene, il tempo oggi era bello, ci siamo fatti i gavettoni ed ho
fatto la quarta doccial?
-Qui il tempo anche stato bello, siamo stati al mare, Gioia sempre a
guardare il bagnino.
-Stefano?
-S, Stefano, tanto timido lui mi pare
-Mah, forse, scusa se ti ho chiamata pi tardi, ero di servizio, dovevo
aiutare di sotto.
-Va bene, ti passo papino?
-S.
Dopo aver parlato anche con lui, scesi di sotto e mi sedetti in cortile
per riflettere.
Mi sentivo triste, troppo triste, mancava poco, pochissimo, pensai che
avevo ancora un altro giorno per divertirmi con loro, ma sei giorni
erano volati in un istante, quanto avrebbe impiegato un giorno a
fuggire via?
Molto poco.
Il gioco serale si chiamava Lucciolone e consisteva nel toccare un
educatore senza farsi illuminare dalla sua torcia.
Da soli non funzionava, perch appena ci avvicinavamo loro dicevano
il nostro nome, perci dovevamo fare ci che eravamo abituati a fare e
cio: il lavoro di squadra.
Federico propose unidea geniale:
-Se da soli ci vedono, dobbiamo fare il trenino, cos saremo in tanti e
non riusciranno a dire tutti i nostri nomi!
Quellidea piacque a tutti e funzion, infatti io arrivai senza problemi
a Cristina e gli altri si fiondarono su tutti gli educatori, avevamo vinto!
Dopo quellattivit e la preghiera, ci salutammo e ci recammo nelle
nostre camerate.
Questa volta i maschi non ci raggiunsero, cos noi ci sistemammo con
calma.
Quella notte, cominciammo tutte a progettare la vendetta,
lattesissima vendetta che si sarebbe scatenata sui ragazzi: gli scherzi.
27

Forse dal primo giorno attendevamo di fare diabolici scherzi ai maschi


e lindomani sarebbe stato il momento.
Proponemmo di legargli tutte le scarpe, di mettere il sale nellacqua e
di servirgliela per pranzo e di creare una sagoma che giocava a calcio
con i loro vestiti.
Cera unatmosfera molto frizzante nella camerata, avevamo avuto
delle idee clamorosamente clamorose, ora mancava la cosa pi
importante: il permesso degli educatori.
Cristina entr nella camerata e subito venne assalita dalle nostre voci:
-Criiiii, Criiiii, Criiii!!!
-Cosa c, ora di dormire adesso!
-Avevamo pensato di fare gli scherzi ai maschi domani!
-Che scherzi avete pensato?
Roberta e le altre ne parlarono con Cristina che diede il suo consenso.
Era fatta, la nostra vendetta era pronta e le educatrici dalla nostra
parte, ci avrebbero aiutate.

CAPITOLO 7
Venerd 7 agosto: vendetta!
28

Quella notte non dormii affatto bene come le altre, molti pensieri mi
frullavano per la mente, si sovrapponevano e mi confondevano
terribilmente.
Lultimo giorno del camposcuola, era arrivato e non potevo farci
niente, potevo solo ingannare il tempo, mentre lui, furbo, aveva gi
ingannato me.
Attendevo in silenzio che il sole dagosto filtrasse attraverso le
tapparelle e svegliasse tutta la camerata, senza far rumore, piano
piano, solo con un raggio vivo e caldo.
Cosa c di pi meraviglioso?
Cos pi bello di un dolce risveglio con un piccolo ed innocente raggio
di sole?
Ero stanca, cos decisi di non pensare a nulla, pi a nulla, ma di
addormentarmi come tutte le altre, per avere come loro, quel
dolcissimo risveglio.
Il giorno seguente, non fu proprio cos, il sole filtr, certo, ma ci che
ci dest davvero furono i soliti cucchiai sbattuti violentemente sui
coperchi delle pentole dai nostri educatori.
Quel giorno ero gi triste ed il non aver ottenuto quel fantastico
risveglio, si rivel presto un motivo in pi per esserlo.
Feci tutto molto in fretta, in silenzio, non parlai con nessuno, scesi e mi
recai in refettorio, dove la mia solita tazza di th mi aspettava
fumante.
In refettorio le chiacchiere erano di sicuro la met, anche io non avevo
parlato molto.
Molte ragazze erano ancora addormentate, ad esempio Sara, Ilaria,
Martina e tante altre erano praticamente catatoniche, io come altra
gente ero triste, non volevo partire, volevo restare a Balze.
La mia famiglia mi mancava, certo, ma tutti quegli spazi, quelle
piccole abitudini come le corse pomeridiane in cortile e soprattutto
quei ragazzi, mi sarebbero mancati un sacco.
Dopo le pulizie, ci recammo in cortile, dove i nostri educatori
fingevano di essere alcuni personaggi che noi dovevamo rivelare per
preparare un cartellone.
Lattivit si svolse molto bene e dopo aver realizzato il cartellone,
alcune ragazze tra cui io, si recarono con Sara e Cristina per
preparare la vendetta.
29

La prima cosa che facemmo fu prendere tutte le loro scarpe e legare


insieme le stringhe.
La seconda cosa fu recarci nella loro camerata per produrre con i loro
vestiti una sagoma che giocava a pallone.
I ragazzi che tornavano dalle attivit per sistemarsi in camera ci
videro e dissero:
-Cazzo ci fate voi qui?
-No, niente, voi andate.
Mentre cercavo di spingerli fuori, le altre ragazze costruivano la
sagoma con Sara.
Loro erano molti ed erano pi forti, quindi non ebbi la meglio, alcuni
riuscirono quindi ad entrare e videro il pupazzetto.
A pranzo la frase che si sentiva di pi era:
-Stanotte vi faremo degli scherzi terribili.
Erano tutti molto convinti, ma Piergiorgio, Matteo, Luca e Davide,
assunsero delle espressioni in viso dimprovviso aggressive e piene di
voglia di vendicarsi.
A pranzo ci raggiunse il presidente dellazione cattolica, un omone alto
e robusto, ma molto simpatico.
Pranz con noi e rest fino alle cinque e trenta in nostra compagnia.
Le ragazze di servizio a pranzo, si recarono in cucina e misero del sale
fino nellacqua che sarebbe poi stata servita ai ragazzi.
Quando le brocche piene giunsero ai tavoli, i ragazzi le impugnarono,
si versarono un po dacqua nei loro bicchieri e disgustati
esclamarono:
-Porca puttana c il sale dentro stacqua di merda, sono state quelle
stronze!
Giorgio sinfuri un po con noi e un po con loro per il linguaggio
utilizzato, cos assaggi un po dacqua.
Noi furbe gli servimmo lacqua senza sale cos lui disse:
-Deficienti non c niente!
I maschi chiesero a Giorgio il permesso di farci qualche scherzo, lui
glielo diede, ma li avvert di darsi una regolata.
Quando scoprirono che le loro scarpe erano finite magicamente in
cortile tutte legate tra loro, andarono su tutte le furie, le sciolsero ed
alle due e trenta entrarono nella nostra camerata per fare gli scherzi.

30

Prima che potessero farli, per io avevo nascosto tutte le mie valige gi
pronte sotto il letto, sperando che l le avrei ritrovate come le avevo
lasciate.
Quando terminarono la loro vendetta, entrammo subito nella nostra
camerata.
Quello che trovammo fu un disordine terribile: le nostre valige erano
tutte ammassate a m di muro per bloccare lentrata nella camerata, i
letti erano tutti sfatti, le reti allentate, i materassi scambiati di posto, i
lenzuoli nascosti, le federe a terra.
Subito mi fiondai vicino al mio letto e vidi le mie valige ancora l,
sembrava tutto in ordine, ma per non rischiare di lasciare qualcosa a
Balze, controllai attentamente se cera davvero tutto l dentro.
Affermativo, cera tutto, quelle bestie, come si chiamavano tra di loro,
non mi avevano toccato niente, ma i vestiti delle altre ragazze
doverano?
Erano tutti ammucchiati sopra di un letto, tutti spiegazzati.
Sul muro vi era un cartello su cui cera scritto:
-Mercatino dell usato.
Quei caproni non avevano messo lapostrofo, si erano scordati della
piccola lacrimuccia, lacrimuccia che scendeva dai visi di qualche
ragazza disperata che gridava:
-Adesso come cazzo faccio a ritrovare le mie coseeeee!!!!
Claudia, la ragazza della mia parrocchia era gi partita la mattina
stessa per il matrimonio della sorella, cos pensai:
-Chiss come avrebbe reagito Cl davanti a ci!
Laltra Claudia, quella di Castelfidardo, propose:
-Raga, quando scendiamo, diciamo che abbiamo ordinato senza
problemi, non gli diamo la soddisfazione!!!
Concordarono con lei.
Poi mi chiese:
-Marty, a te non hanno toccato niente?
-No, tutto al suo posto
-Che culo!
-Gi, lo penso anch io!!!
Scendemmo in cortile e i maschi cominciarono a fare mille domande
del tipo:
-Piaciuto lo scherzo?
Avete sistemato i vestiti?
31

Il mercatino ha fatto lo sconto?


A quel punto dissi:
-A proposito di mercatino, mercatino dellusato a casa mia si scrive
con lapostrofo, non so da voi!!
-Chi se ne fotte, basta che vi abbiamo incasinato tutto e adesso dovete
rimettere tutto a posto.
-A me non avete toccato niente.
Dopo quelle parole sorridemmo tutti, mi andai a confessare da don
Luca, copiai i contatti dei ragazzi dal cartellone in cui ognuno di noi
aveva scritto il suo contatto di msn, svolsi lattivit in cui scrivevo chi
era Dio per me e lo ripetevo ripresa da una telecamera e presi pia
Messa.
In quella Messa, don Luca ci chiese di avvicinare un oggetto ad un
altro oggetto per esprimere il tuo divertimento.
Chi lo avvicinava di pi a quelloggetto si era divertito di pi, chi lo
avvicinava di meno, ovviamente si era divertito meno.
Molti misero i loro oggetti attaccati alloggetto e motivarono la loro
azione.
Io misi il mio oggetto ad una distanza giusta, n attaccato alloggetto
n distaccatissimo.
Don Luca not ci e mi chiese:
-Martina, perch hai messo il libretto dei canti non attaccato
alloggetto?
-B, questo campo stato stupendo, mi sono divertita, ho capito molte
cose, mi sono arrivate molte risposte a molte mie domande e sono stata
benissimo qui.
Non lho messo attaccato per non esagerare, per far capire a me stessa,
che il prossimo mi divertir anche di pi, per dire a me stessa di non
far morire qui il camposcuola, ma di portarlo anche in Ancona.
Non lho messo l vicino perch i primi giorni pensavo non andasse
cos bene il campo, ad esempio le piccole prese in giro ci sono state per
vari motivi, ma mi sono divertita e va bene l come distanza, stato un
campo memorabile.
-Coshai imparato di bello qui?
-Ho imparato molte belle cose, una in particolare me lhanno
insegnata i ragazzi di Castelfidardo, magari loro non se ne sono resi
conto per.
-Cosa ti hanno insegnato?
32

-A non giudicare dalle apparenze, a conoscere bene prima di dire


questo o quello, a non abbandonarsi nel vicolo cieco dellapparenza,
ma ad uscire da quel vicolo e rivedere la luce della conoscenza, perch
non puoi credere di sapere tutto e di avere sempre ragione, se alla fine
le cose non le sai.
Grazie ragazzi, grazie a tutti per questa magnifica settimana.
Molti sorrisero e alcuni dissero:
-Prego.
Dopo la Messa e la merenda, ci recammo in un campetto da calcio,
non molto distante dal casale e noi ragazze ci sedemmo a guardare i
ragazzi che correvano come matti dietro ad uno stupido pallone.
Dopo un po noi ragazze ci stancammo, cos Luca ci accompagn al
casale, dove ci saremmo fatte la quinta doccia.
A proposito di docce, la nostra vendetta non era finita, infatti noi
grandi geni e progettatrici di scherzi micidiali, avevamo messo il dado
da cucina dentro le docce dei ragazzi, in modo che chi le avesse fatte,
avrebbe malodorato di brodo!!!
La mia quinta doccia fu come le altre piacevole, tranquilla e
rinfrescante.
Dopo essermi asciugata i capelli, vidi Cristina e Sara piene di schiuma
da barba addosso, cos chiesi loro:
-Che vi successo?!?
-B, chi la fa laspetti.
-Giorgio?
-S, lui, si vendicato per il dado dentro le docce!
-Ah b, s chi la fa laspetti! Ihihih
Risero anche loro, mentre si pulivano i capelli da quello schifo.
Dopo essermi vestita, scesi con le ragazze per la cena e davanti ad una
pasta squisita ed un calzone, parlammo di cose molto serie quelle sera,
la partenza dispiaceva a tutti, questo era chiaro.
Stefania, che aveva legato con Federico in una maniera incredibile, era
gi triste quando sedeva accanto a lui per la cena, Valentina che aveva
legato con Michele era molto gi di morale e Davide?
Davide cazzeggiava, come al solito e sparava battute cretine, le quali
divertivano soltanto lui.
La cena termin e dopo aver avvisato i miei che tutto stava ancora
andando bene, uscii per ammirare per lultima volta il cortile di sera.
33

Quella che provai fu una sensazione di forza improvvisa: il buio non


mi faceva paura, lessere l tutta sola non mi deprimeva e il freddo
pungente non mi preoccupava.
Non volevo andare via, mi ero affezionata a quella terra sulla quale
ero seduta, non volevo abbandonarla, non volevo tornare nella mia
citt inquinata, volevo restare l, sola al buio e al freddo a pensare.
Larrivo di Fabrizia mi sorprese, fui felice di stare seduta con lei e di
fare quattro chiacchiere.
:-Fabry!
-Marty!
-Cosa ti porta qui?
-Ma, niente ti ho vista qui sola e che fai tu qui tutta sola?
-Penso pensare serve.
-S, anche io credo che aiuti molto.
-Da domani niente sar pi nostro.
-Ti sbagli, sar nostro il ricordo di un campo cos eccezionale.
Il tempo ci porta via i giorni e i momenti pi belli, ma noi ne
conserviamo il ricordo che nessuno ci porter mai via, mai.
-Come parli bene Fabry, tu sai come tirarmi su il morale.
Domani chi ti viene a prendere?
-Mamma, pap, le mie sorelle, nonna e il mio cane Spillo a te?
-Mio padre e mia sorella io resterei unaltra settimana
-A chi lo dici!
Detto ci ci alzammo da terra e ci recammo nel salottino con gli altri.
Dopo il gioco della messaggeria in cui ci spedivamo bigliettini tra di
noi sorseggiando coca cola e mangiucchiando patatine, gli educatori
misero su un po di musica e ci mettemmo a ballare tutti insieme, un
minuto prima scatenati, un minuto dopo abbracciati per un lento.
Ad un certo punto, Matteo prese il microfono e disse:
-Tutti i ragazzi di Castelfidardo si avvicinino.
Lo fecero.
:-Noi qui, vogliamo ringraziare una persona che ci ha insegnato tante
cose e che dopo questo campo partir per la Spagna: Giorgio!!!
Part subito un applauso per lui e tutti lo abbracciarono.
Quando li vidi tutti intorno a lui, una lacrima mi rig il viso, fu in
quella notte che mi resi conto di quanto erano meravigliosi quei
ragazzi, conformisti s, sciocchini a volte come me s, ma troppo
sensibili, troppo attaccati tra loro.
34

Dopo un secondo li sentii pronunciare un motto molto simile a


:-Lunione fa la forza, ma questo era molto pi bello, pi profondo e
significativo:
-Forti da soli invincibili insieme!!!
Quanto fui felice dopo averlo sentito, quanto fui orgogliosa di tutti
loro ed unaltra lacrima mi rig il viso.
Non ero lunica a piangere, stavamo piangendo tutti quanti, molti si
abbracciavano, altri si isolavano per non farsi notare altri ancora
sorridevano e piangevano contemporaneamente.
Avevamo pensato di fare loccupazione, avevamo pensato che se
davvero dovevamo andare via, qualcuno avrebbe dovuto portarci via
con la forza, ma molti bocciarono questidea.
Alle tre di notte cantammo Domani, che tra singhiozzi e risatine non
venne proprio un gran che, ma che ci importava se non pigliavamo
alla perfezione le note?
Eravamo tutti l abbracciati proprio come marted sera, quando
avevamo perso tutti la voce e sopravvivevamo grazie allOki.
Alle tre e mezzo ci recammo tristi nelle nostre camerate.
Noi ragazze continuammo a parlare sottovoce, poich Cristina era
stata improvvisamente colta da un febbrone che le aveva vietato il
divertimento dellultima sera e laveva costretta al calore delle coperte
del suo letto.
Dimprovviso, mentre stavamo per andare a dormire, sentimmo dei
passi.
Di chi si trattava?
Vedemmo che si trattava dei ragazzi con un cartellone in mano.
Contente di rivederli leggemmo cosa cera scritto sul cartellone:
-Vi vogliamo tanto bene! By le bestie.
Sorridemmo e li abbracciammo di nuovo, mentre Marco detto Tarta
diceva:
-Notte rega, a domani.
La loro minaccia di scherzi, non la dimenticammo, cos stetti di
vedetta fino alle quattro e mezzo, dopodich cominciai a ciondolare un
poe mi addormentai attendendo lultima giornata di campo.

CAPITOLO 8
Il ritorno in patria
35

Il giorno seguente fummo svegliati dalla Canzone di Luciano, a


differenza degli altri giorni, non fui la prima ad alzarmi dal letto e a
scendere, rimasi l distesa con gli occhi aperti e lo sguardo triste
pensando:
-Bene, ci siamo tutto finito qui
Finii di infilare le ultime cose in valigia e scesi per la colazione.
Arrivata un po in ritardo, pensai che il refettorio fosse quasi vuoto e
mi chiesi:
-Ma dove sono tutti?
Sentii infatti pochissime voci, aprii la porta e con mia sorpresa vidi che
erano tutti l, sorseggiavano in silenzio le loro tazze piene di latte o th,
mangiavano i biscotti Pavesini o i Tarallucci con gli occhi bassi, tristi e
spenti, come se fosse morto qualcuno.
Entrai sorridendo forzatamente, mi sedetti accanto a Roberta e le
chiesi:
-Chi morto?
-Il camposcuola.
-Ah, tu lo conoscevi? B, condoglianze, lascer un vuoto immenso
anche dentro me, sai lo conoscevo bene anche io, vissuto soltanto per
una settimana poveretto!
Roby sorrise, mentre Fabry mi disse:
:-Cosa ti ho detto ieri? Non credere che questo campo sia morto e
finito qui, tu ne conservi il ricordo, portane un pezzetto a chi non ha
avuto la fortuna di essere stato qui con noi.
-Lo far, Fabry.
Dopo la colazione, Letizia uneducatrice mi condusse in bagno, mi
mun di una ventosa e mi disse:
-Martina, senti ci sono dei lavandini da sturare.
La guardai con disgusto, disgusto non rivolto a lei ma al suo comando,
a ci che mia aveva chiesto di fare.
In quel momento mi ripetei:
-Martina, ricordati che sei al camposcuola.
Me lo ripetei altre cento volte e fu cos che presi la ventosa e cominciai
a sturare la maggior parte dei lavandini.
Come lavoro fu indescrivibilmente raccapricciante, lacqua non si
degnava a scendere, ma la mia determinazione era pi forte.

36

Dopo pochi minuti tutti i cinque lavandini otturati, furono sturati


dalla mia potente ventosa, alzai il pugno destro in segno di vittoria e
tornai di sotto con gli altri.
Le ultime stupidaggini si conclusero alle dieci e trenta quando
arrivarono i nostri genitori per la Messa domenicale conclusiva di quel
meraviglioso camposcuola.
Don Luca fece unomelia stupenda, dopodich tutti a pranzo!!!
Pranzammo in refettorio e mille ricordi mi balenarono in mente,
sedevo accanto a Davide e i suoi genitori, parlammo di varie cose e di
quanto eravamo riusciti a divertirci in cos poco tempo.
In cortile dopo il pranzo cerano quasi tutti, alcuni se ne erano gi
andati, molti erano l a cantare con Federico, mi aggiunsi a loro e
sparammo le cazzate pi assolute.
Alle due e mezzo, dopo aver salutato tutti, partii da Balze con mio
padre, con mia sorella e con un sacco di tristezza dentro le mie valige
che le faceva pesare ancora di pi.
In macchina ascoltai un po di musica, raccontai tutte le mie avventure
a mio padre e dormii pochissimo, forse nemmeno unora.
La strada di montagna, venne ad un certo punto sostituita dalla strada
di citt, quella piena di autovetture, quella pi inquinata, la strada del
ritorno, la strada che mi stava portando via dal camposcuola, quella
mi conduceva verso casa mia.
Il cartello stradale con scritto Ancona apparve e mintristii ancora di
pi, pensai che il ricordo da solo non bastava a farmi sentire accanto a
quei ragazzi ai quali volevo bene e dai quali non volevo per nulla al
mondo separarmi.
Arrivata sotto il portone di casa, mio padre scese dalla macchina mi
aiut a portare le valige e salimmo con lascensore al terzo piano del
nostro condominio.
Entrata in casa, posai le valige a terra e corsi verso mia madre che mi
strinse forte a s e spaccandomi un timpano grid:
-Amoreeeee, com andato il campo?!?!?!?
-Benissimo, io sarei rimasta anche unaltra settimana!
-Brava, non ti manca la mamma tua?!?
-M s, s.
Sorrisi, mi spogliai e mi recai in cucina per bere un fresco bicchiere
dacqua.
37

Dopo poco tempo mi distesi sul divano a guardare le foto del campo
scattate con la macchina fotografica di mio padre, guardai un po di tv
e sorrisi ringraziando il Signore per quella settimana scolpita nei miei
pensieri.
Non potevo fare a meno di pensare a noi, ai nostri sorrisi, alle nostre
esperienze a tutto ci che avevamo condiviso, cos un flashback mi
travolse.
Improvvisamente la mia mente mi trasport nella camerata delle
ragazze, mi trovavo seduta sul mio letto a parlare con tutte loro.
Ad un certo punto, Roberta mi chiese:
-Oh, Marty, hai rotto i coglioni tutta la settimana a parlare della
scrittura, perch non scrivi un bel romanzo su questo camposcuola?
-B, sarebbe una bella idea, perch no!
Subito dopo tutte le altre ragazze alzarono le voci per prevalere una
sullaltra e quello che volevano tutte dirmi era:
-Scrivilo, Marty.
Poco dopo, mi ritrovai sul divano di casa mia sorridente ed esclamai:
-Ma certo, ragazze avete ragione!
Mio padre mi not improvvisamente raggiante e mi chiese:
-Marty, che successo?
-No, niente, lispirazione.
Ormai cero abituata, quando arrivava dovevo essere pronta ad
acchiapparla al volo quella cos chiamata ispirazione.
Fu cos che mi alzai dal divano, mi fiondai verso il mio pc e cominciai
a scrivere la dedica di quel mio nuovo, nuovissimo romanzo:
-Ai ragazzi del campo Balze09.
Cera un qualcosa che mancava, avevo gi in mente tutti i titoli dei
capitoli, ma mancava il titolo pi importante: quello dellintero
romanzo.
Pensai per circa un quarto dora al titolo, me ne vennero in mente
diversi come ad esempio: Evviva noi, E siamo noi, Campos
group e Unicamente, unici
Non me ne piaceva uno, cos divenni triste e mi arrabbiai con me
stessa, perch quando ne avevo bisogno, la mia infinita fantasia non
voleva farsi vedere.
Fu dopo cinque secondi che mi sorprese un nuovo flashback.

38

Era lultima sera, mi ritrovai vicino alla mia catechista, mi ritrovai l


contenta e commossa quando sentii gridare dai ragazzi di
Castelfidardo:
-Forti da soli invincibili insieme!!!
Pass un microsecondo e fui di nuovo seduta davanti al mio pc.
Lispirazione era dalla mia parte quellotto agosto, cos sorrisi e dissi:
-Ecco come lo intitoler.
Forti da soli invincibili insieme! che titolo deffetto, che titolo
forte e convincente, che titolo adatto a quel favoloso campo, che titolo
fenomenale!
Il merito ovviamente non era mio, ma di tutti quei ragazzi che mi
avevano ispirato, perch era solo grazie a loro se le mie mani
rapidamente scrivevano quel romanzo.
Pensai che i veri autori erano loro ed io solo colei che stendeva, che
scriveva, scriveva per non dimenticare, per rivivere i ricordi e per
condividerli con tutti quelli che come diceva Fabrizia non aveva avuto
limmensa fortuna di essere stati con noi a quel campo.
Dopo aver scritto i primi due capitoli, decisi di connettermi a msn per
aggiungere tutti i loro contatti e per fare quattro chiacchiere virtuali.
Avendoli aggiunti tutti, vidi che la maggior parte di loro era in linea,
molti mi salutarono, altri li salutai io e la morale fu che stavo parlando
con quasi cinquanta persona nello stesso, medesimo tempo.
La notizia che ricevetti da Martina, una ragazza mi alliet subito:
-Marty, senti dopodomani alle sei c lincontro col vescovo da noi a
Castelfidardo, poi ceniamo insieme, insomma, c la cena del
camposcuola.
:-Davvero?!?
Oh, che bello, ci sar sicuramente!!!
Grazie di avermelo detto, Marty.
-Prego, ora vado, ciao ti voglio bene.
-Ciao, ti voglio bene anche io.
Che bella notizia, che soddisfazione!
Sara, la mia catechista mi inform che ci saremmo visti tutti davanti
alla nostra parrocchia e che con le automobili dei nostri educatori
avremmo raggiunto i ragazzi di Castelfidardo.
La sera stessa, su msn, Claudia una delle persone con la quale avevo
legato maggiormente mi chiese:
39

-Marty, dato che dopodomani vieni da noi, ci puoi portare la canzone


Domani quella dellAbruzzo al contrario?
-Cio, fammi capire, vuoi che te la scriva?
-S, grazie.
-Oh no problem! Sar fatto.
-Grazie Marty, a dopodomani, ti voglio bene.
-Ciao Claudia, a luned!

40

CAPITOLO 9
La cena del campo ed il congedo con Giorgio
Il giorno dopo cera un sole splendente.
Stavo dormendo beatamente, quando sentii una musica.
Aprii locchio destro perch probabilmente il sinistro stava ancora
dormendo, rizzai le orecchie e vidi mia sorella al centro della stanza
che mi fissava
:-Che c?- Le chiesi.
-Andiamo al mare, alzati!
Con un po di difficolt, scesi dal letto e quella musica mi rattrist,
perch tutte le mattine al campo venivo svegliata da essa, pensare che
il campo era terminato era per me inevitabile, dopo essere stata
svegliata dalla musica a casa mia.
Avevo dormito fino alle dieci, cosa piuttosto normale visto che avevo
perso una marea di ore di sonno durante la permanenza a Balze.
Al mare incontrai Arianna, una delle mie pi care amiche, facemmo
un bagno insieme e le raccontai tutte le vicende del campo.
:-Sai Ary, questo campo stato bellissimo, mi sono divertita
moltissimo, ho imparato un mucchio di cose, conosciuto tante
persone e pensa ho perso anche due chili!
:-Hai anche perso la voce mi pare
Era vero, non avevo ancora recuperato la voce, chiss, forse anche lei
voleva rimanere a tutti i costi nella provincia emiliana.
Lacqua era stupenda, calmissima, ma il campo mi mancava lo stesso.
Alle sette e mezzo, uscii dal cancelletto del mio stabilimento balneare e
mentre attraversavo la strada, vidi due motorini condotti da due
ragazzi.
Ad un certo punto, li sentii gridare a squarciagola il mio nome.
Dapprima non compresi bene, non li riconobbi neppure, per il
semplice fatto che portavano il casco.
Mio padre mi chiese:
-Chi erano quelli?
-Non lo so proprio!
-Ma sar gente del campo!
Dopo quella frase realizzai.
41

Mio padre aveva ragione, si trattava di Matteo e Christian, proprio


due ragazzi del campo, con i quali il giorno prima stavo ancora
condividendo tutto.
Quella sera mi connettei a msn e chattai con gran parte di loro.
Chattare con loro da una parte mi tirava su il morale, dallaltra, mi
faceva sentire triste, perch in quel modo io non ero in grado di sentire
le loro voci, vedere le espressioni che assumevano in viso, ricevere delle
sonore pacche sulla schiena, ridere, arrabbiarmi, confidarmi e tutto il
resto, tutte quelle cose che virtualmente non vengono mai bene come
quando una persona te li ritrovi a pochi centimetri di distanza.
Luned dieci agosto pioveva a catinelle.
Mi alzai, feci colazione, mi lavai il viso i denti e pensai:
-Bene piove.
Mi definisco piuttosto meteoropatica: quando c un bel sole sono un
tornado, un vulcano attivo; quando ci sono delle nuvole che rendono
plumbeo il cielo o addirittura piove, sono sempre attiva, ma pi triste.
Quella tristezza che per serbavo in quel periodo per, non era solo
causata dal cattivo tempo, ma anche dalla fine del camposcuola, lavr
ripetuto diecimila volte, ma credo sia comprensibile, no?
Decisi di deprimermi anche di pi aprendo il libro di latino e
cominciando ad eseguire svogliatamente qualche esercizio qua e l,
evitando le versioni pi complicate.
Verso le cinque e mezzo, mio padre mi accompagn con la macchina
sino al piazzale della nostra parrocchia, dove cerano gi tutti i nostri
educatori, pronti a portarci a Castelfidardo con le loro automobili.
Arrivati a destinazione, noi ragazzi di Tavernelle scendemmo dalle
macchine, entrammo in un circolo parrocchiale e li vedemmo tutti l.
Subito noi ragazze ci riabbracciamo tutte.
A quel punto, estrassi dal taschino della mia camicia diversi fogli tutti
spiegazzati, ne porsi uno a Claudia e le dissi:
-Le promesse vanno sempre mantenute.
-Cos?
-Aprilo.
-Nooooooo!!! Raga, Marty ha scritto tutta Domani al contrario!
Grazie oh!
-Non c di che, sorella!! YOYO!!!
Dopo lincontro col vescovo, il temporale aument, cos rimanemmo
dentro la stanza del circolo a giocare a bigliardino.
42

Roberta mi si avvicin, il suo sguardo era abbastanza indagatore,


compresi al volo cosa volesse sapere ma le chiesi ugualmente:
-Che c?
-Allora, sto romanzo?
-Sto romanzo sta venendo bene credo, ma ora non posso dirti niente ,
sono solo allinizio
-Come lhai intitolato?
-Forti da soli invincibili insieme!
-Bello, bellissimo, lo voglio leggere!
Successivamente sentii un mucchio di voci femminili sovrapporsi, tutte
stavano esclamando:
-Anche, io, Martyyyyy!!!!
Per cena, consumammo unottima pizza, poi uscimmo a fare quattro
passi.
Alcune ragazze decisero di farmi vedere il loro quartiere, cos accettai.
Le mura medioevali di Castelfidardo mincantavano, tutto ci che
sapeva di antico mi piaceva, tutto ci che nuovo ha un fondamento
antico, proprio come cera scritto sul depliant del liceo classico
Rinaldini di Ancona:
-Il futuro ha un cuore antico.
Secondo me era vero.
Ok Martina Belelli, non divagare troppo, senn i tuoi lettori si
stancano!
La piazzetta era carinissima e fu l che ci fermammo.
Chiesi:
-Raga, perch ci siamo fermate?
-Perch qui c il Brian.
-Il cosa?
-Il Brian.
-E che cavolo ?
-Il Brian un pub, un pub fichissimo, ci andiamo tutti i sabato sera, ci
si sballa stasera, non lavevi capito?
-Sballa?!?
-Proprio cos, sorella! Ti vogliamo vedere ubriaca!
-Ma proprio no!
Non se ne parla nemmeno! Pas question!!!
-Perch no, mica succede niente, un goccetto di Caprioska alla fragola
e ti passa tutto, ti scordi di tutto.
43

-Non voglio scordarmi niente, non so che cos la Caprioska e non lo


voglio nemmeno sapere, bel giro, grazie, a presto ragazze.
Detto ci, compresi che mi trovavo in una zona a me sconosciuta e
quindi non sarei mai riuscita a tornare al circolo autonomamente.
Roberta e le altre mi riaccompagnarono, ma prima che potessi
giungere al circolo, Sara, la mia educatrice mi telefon:
-Martina, dove sei?
-Sono qui, sotto il circolo, sto arrivando!
-Tu sei sotto la mia responsabilit, non puoi prendere e andare via
cos, torna qui, subito!
-Sto arrivando.
Riattacc.
Arrivata al circolo, Sara se la prese a morte con me, ma daltronde io
che potevo fare?
Dovevo solo tacere, perch la ragione laveva tutta lei e da una parte
mi aveva salvata dalla serata da sballo come la chiamavano quelle
pazzoidi di Castelfidardo.
Prima di andare via, salutai Giorgio, lui come educatore era un mito,
era il mio idolo, troppo divertente, simpatico, ma soprattutto semplice
e le cose semplici sono sempre le pi belle e le pi apprezzabili.
Quello fu per me quasi un addio con Giorgio, un vero e proprio
congedo, infatti come ho gi detto, lui sarebbe dovuto partire per la
Spagna e quindi non ci saremmo rivisti molto facilmente.
Quando lasciai il resto dei ragazzi, mi scesero un podi lacrime dagli
occhi, uscii dal circolo con la mia catechista, tristissima, avvilita e
stanca, ma con una promessa che avevo fatto a tutto loro, promessa
che non volevo mancare per nulla al mondo:
-Ragazzi, ciao a tutti, se questo libro, se il nostro libro dovesse avere
fortunato, questo sar il posto in cui lo presenter, ve lo prometto.
Ciao a tutti, grazie di tutto, tante, tantissime felici cose.

44

CAPITOLO 10
Febbre post-camposcuola
Sara mi fece salire sulla sua autovettura e con me cera anche
Valentina, una mia compagna di gruppo giovanile.
Sara non sembrava pi arrabbiata, parlammo a lungo in macchina e
capii ancora meglio di prima che avevo sbagliato e che nessuna parola
o giustificazione sarebbe bastata per dimenticare il mio
comportamento immaturo ed irresponsabile.
Le chiesi di accompagnarmi da mia nonna per la notte, poich i miei
avrebbero ritardato, cos le diedi lindirizzo e la ringraziai.
Entrai dentro casa di nonna, cera gi mia sorella Gioia seduta sul
divano con mia nonna accanto.
Stavano guardando Lonore e il rispetto, serie tv che a me non
piaceva affatto, anche se cera quel bonazzo di Gabriel Garko.
Le salutai, risposero al saluto, mi spogliai e mi sedetti con loro con
lintenzione di parlare di quella cena.
:-La cena andata piuttosto bene, ci siamo salutati tutti, speriamo di
rivederci quando avr finito il romanzo che sto scrivendo su di noi.
Allunisono si voltarono verso me, scollarono lo sguardo dalla tv ed
esclamarono:
-Shhhhhhh!!!! Stiamo guardando il film!!!!
-Ok, ok, io vado a dormire, ciao a tutti!
Mi recai verso la camera da letto di nonna, poggiai la testa sul
guanciale, lo sentii fresco, puro e profumato, cos quasi subito mi
addormentai.
Feci uno strano sogno.
Mi trovavo in mezzo ad un prato e cerano tanti fiorellini, tutti
variopinti.
Dun tratto arrivarono tutti i ragazzi conosciuti al campo,
cominciarono a strappare tutti i fiorellini e gettarli in aria.
Ad un certo punto, accadde una cosa spaventosa.
I ragazzi cambiarono dimprovviso espressione in viso, divennero seri
ed improvvisamente aggressivi.
Presero i fiorellini, pronunciarono parole strane e quei fiori divennero
tutti neri, il prato divenne nero, i miei vestiti colorati divennero neri,
tutto nero.
45

Fui inghiottita da un vortice, nel nero prato cerano ancora tutti loro
che ridevano beffardamente e non accorrevano in mio aiuto mentre
quel vortice mi stava impedendo di vedere la luce.
Mi svegliai di soprassalto: il mio pigiama era impregnato di sudore,
proprio come la mia fronte.
Mi alzai dal letto, mi recai un cucina e bevvi un fresco bicchiere
dacqua e me ne tornai a letto.
Ripensai per molto a quellincubo, a quelle malefiche facce che
sorridenti, a quel prato nero e a tutto il resto, ma poi una strana
stanchezza mi colse si sorpresa e mi addormentai di nuovo.
Alle nove del mattino seguente, Pongo, il cane di nonna corse sul letto
dove dormivo, mi salt addosso e mi dest con zampate, leccate varie
e rumori.
Lo presi in braccio ma lui si dimen, cos lo lasciai a terra e mi recai in
cucina per la colazione.
Bevvi una tazza di latte, mi misi il mio costume e mio padre mi venne
a prendere per andare al mare.
In spiaggia feci un bagno interminabile, si stava sempre bene a
Marcelli, saranno stati quaranta gradi, come avrei fatto a non
tuffarmi in acqua?
Quei bagni stupendi si protrassero fino a ferragosto, dove mia nonna
aveva deciso di sfamare un esercito, infatti quel giorno in spiaggia
mangiammo:lasagne, carne, verdura alla griglia, formaggi, dolcetti e
sorbetto.
Non feci il bagno fino alle cinque del pomeriggio per non rischiare di
troncare la mia giovane vita in acqua dopo aver mangiato cos
poco.
Il giorno sedici agosto, mi svegliai molto strana, sentivo una
stranissima arsione interna, ma sapevo gi che si trattava
dellinsopportabile caldo di met agosto.
Come gli altri giorni mi andai al mare con la mia famiglia.
Incontrai Ary, restammo insieme per quasi tutto il giorno, fino a
quando alle sei del pomeriggio, Benedetta una mia amica mi chiese di
andare a fare il bagno con lei.
Lacqua era una tavola, era bollente, ma io dimprovviso sentii freddo,
un freddo alquanto sospetto con quaranta gradi!
Facemmo delle infinite nuotate, dopo un po per fui costretta a
fermarmi.
46

Ci minsospett ancora di pi, perch quando nuoto io di solito non


mi fermo quasi mai.
Sentii un fastidioso dolore alle gambe, il freddo aumentava
notevolmente, stavo tremando, cos dissi:
-Bene, io esco ci vediamo domani.
Dopo quella frase, il primo colpo di tosse.
:-Ok, a domani.-Mi rispose.
Corsi al mio ombrellone, presi il mio asciugamano e feci una doccia
velocissima.
Mi coprii immediatamente con lasciugamano e mi sedetti sullo sdraio.
Mamma mi sorrise ed io feci la stessa cosa, mentre battevo i denti dal
freddo.
Passarono pochi secondi quando decisi di andarmi a cambiare il
costume e di vestirmi.
:-Martina, perch ti vesti, mica andiamo via adesso!
-Lo so, m freddo!
-Ma che freddo, si muore dal caldo!
Mio padre smise di giocare a carte e mi propose di fare un bagno con
lui.
:-No, p mi sono cambiata il costume.
-Perch, mica andiamo a casa.
-Lo so freddo.
Mi bruciavano un po gli occhi, non potevo e non volevo credere che
mi stavo ammalando, cos cercai di convincermi che quel bruciore
fosse solo causato dallacqua marina.
La tosse aument e il freddo con essa, volevo andarmene, non avevo
intenzione di peggiorare le condizioni della mia salute, anche perch
una cosa era pi che certa: avevo la febbre.
Mia madre si accorse di quel mio malessere, cos mi sfior la fronte ed
esclam:
-Ma tu sei calda!
Mentii:
-Ma che dici, sto benissimo.
A casa volle a tutti i costi misurarmi la febbre e constatai che avevo
ragione perch avevo 38,4.
Presi subito una tachipirina, mi misi a letto e pensai:
-Non niente, solo febbre post-camposcuola.
47

Il giorno dopo mio padre mi port dal dottore, poich avevo 39,3,
sudavo ed avevo freddo allo stesso tempo.
Mi prescrisse un antibiotico, come immaginavo e soprattutto dieci
giorni a casa.
La sfiga, oh, la sfiga, unica mia grande amica mi stava sempre
accanto, cari lettori, che peggior sfiga c avere la febbre ad
agosto!
Lo stesso pomeriggio superai i 40, non ne potevo pi e nel delirio
febbrile cantavo, s cantavo le canzoncine del campo, oh come ridevo,
da sola nella mia stanza, con un fazzoletto bagnato sulla testa e con il
pensiero fisso che quella era proprio febbre post-camposcuola.
Il mio ragazzo mi chiamava spesso per uscire insieme, ma visto che
stavo male, non potevo fare altro che stare a letto a curarmi.
Rinunciai persino ad una festa di compleanno che si sarebbe svolta in
una villa con piscina, dove ci sarebbe stato anche lui, il mio primo
ragazzo.
I giorno seguenti, quando mi sentii meglio, ripresi a scrivere questo
romanzo e ripresi a pensare a quella promessa, quella promessa prima
di congedarmi con loro, non la volevo mancare, no, ne ero sicura, sarei
di nuovo tornata a Castelfidardo un giorno gi un giorno, ma
quale?
I compiti sembravano aumentare invece che diminuire, i giorni di
vacanza volavano troppo in fretta, ma questo non mi terrorizzava,
questo non significava niente, questo romanzo dovevo finirlo, se non
volevo farlo per me, almeno dovevo farlo per loro, per tutti loro.

48

CAPITOLO 11
Un pezzettino di campo a tutti voi!
Mi sfebbrai del tutto il ventiquattro agosto, cos ripresi ad andare al
mare con la mia famiglia.
L, rividi Ary e tutti i miei amici della spiaggia, che conoscevo da
una vita e con i quali mi divertivo spesso a giocare sotto il gazebo del
mio stabilimento a carte.
Ci fu un giorno in cui decisi di non sedermi con loro sotto il gazebo,
ma di fare un giretto da sola per la spiaggia.
Nello stabilimento confinante il mio, cerano un sacco di bambini, tutti
seduti sulla rovente sabbia di Marcelli.
Alcuni di loro, specialmente i maschi, si sfidavano correndo.
La cosa che mi stup fu che questi ragazzini non andavano mai
daccordo tra loro, qualsiasi cosa detta da qualcuno, veniva sempre
contestata da qualcun altro.
In quel preciso istante, la mia mente mi port a Balze di Verghereto.
Ero nel cortile del casale dove avevo alloggiato per il camposcuola e
affianco a me cera Fabrizia.
Il mio inconscio prevaleva sulla ragione, infatti quella scena lavevo
gi vista, gi vissuta: si trattava di un dejavu.
:-Martina, porta un pezzetto di camposcuola a tutti coloro che non
hanno avuto la fortuna di essere stati con noi in questa settimana.
:-Lo far, Fabry.
Ma s, certo lavevo gi vissuto quellattimo, lo conoscevo gi per
cosa centrava?
Perch mi era balenata in mente quella scena, girata tre settimane
prima nel set della mia vita?
Era pi che ovvio, quel dejavu mi voleva dire:
-Martina, questi bambini sempre in litigio tra loro, hanno bisogno di
pace tu ne hai vissuta tanta nei giorni precedenti e sai dove?
Al camposcuola.
Cominciai a capire.
Realizzai immediatamente che quello che dovevo fare era far divertire
quei bambini, animare i loro lunghi pomeriggi estivi, farli giocare
insieme e far capire loro che la sana competizione va benissimo, ma
leterno essere in lotta con tutto e con tutti, va evitato.
49

Quando vidi due ragazzini picchiarsi per una sciocchezzuola,


intervenni e chiesi:
-Vi serve un arbitro?
Un bambino mi guard e mi disse:
-S, grazie signora!
-Signora?!? Non ho nemmeno quindici anni!
Comunque, io conosco giochi migliori di questa gara di corsa per la
quale state litigando
-Tipo?
-Tipo? Conosco una miriade di giochi e se promettete che non
litigherete pi per una stupida gara di corsa in spiaggia, vi far
divertire tutti i pomeriggi, dalle quattro in poi, senza sosta.
I loro occhi si illuminarono, subito si misero in fila come avevo chiesto
loro di fare e cominciammo con le presentazioni.
Ad un certo punto, Leonardo, un bambino simpaticissimo mi chiese:
-Martina, quanto dobbiamo pagare per stare con te e divertirci?
Lo guardai sorridendo e gli dissi:
-Trecentoventimila miliardi.
-Davvero?!?
-Certo che s!
Leonardo si fece triste, mi guard di nuovo negli occhi e ripet:
-Ma davvero?!? Io non ce li ho!
-Non devi pagare niente, sciocchino!
-Quindi gratis?
-Certo, non mi ha incaricato nessuno, lo faccio perch mi piace, un
mio hobby non il mio lavoro, sono una studentessa, frequento il
liceo linguistico!
-Ah. Credevo che avrei dovuto pagarti!
-Ma nemmeno per sogno! Non voglio mezzo centesimo io, anche
perch a me non costa assolutamente niente.
Molto presto, altri bambini si aggiunsero al mio Miniclub cos avevo
chiamato il centro ricreativo fondato da me ed il divertimento
aument!
Quei piacevolissimi pomeriggi, si protrassero fino agli inizi di
settembre, non pensavo di essere cos brava ad animare, cos tanto che
li avevo conquistati tutti e quando me ne dovetti andare per
ricominciare lanno scolastico, alcuni si misero anche a piangere.
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:-Bimbi, angioletti miei, tranquilli, il prossimo anno ci rivedremo,


fidatevi, saremo solo pi vecchi di un anno, non permetter che passi
di pi, sono stata troppo bene con voi.
-Marty, promettici che ci sarai davvero
-S, ci sar, una promessa e la manterr.
Il giorno sedici settembre ripresero le lezioni, mi svegliai alle sette, mia
madre mi accompagn a scuola e conobbi subito la nuova lettrice
madrelingua di francese.
Mentre ci parlava di un certo Helmut Fritz, un cantante tedesco che
cantava in francese, la mia mente galleggiava ancora tra le azzurre
onde marine.
Quando la campanella suon sentii tante piccole voci nel mio piccolo,
piccolissimo cervellino, voci candide e bianche, voci di bambini.
Le riconobbi e le sentii sempre pi forti.
Compresi che appartenevano ai bimbi con cui mi divertivo tutti i
pomeriggi dalle quattro in poi in spiaggia.
Li vidi tutti con le mani unite come quelle dei tre moschettieri.
Sentivo anche la mia voce che insegnava loro il motto con cui ho
intitolato questo piccolo e modesto romanzo.
Io lo dicevo sotto voce, ma loro no, loro lo gridavano.
Erano tutti vicini, come tanti piccoli pezzi di un immenso puzzle che si
stava scomponendo.
Tutti insieme, per farsi forza a vicenda e per sperare di rientrare tutti
nella scatola del puzzle che avrei dovuto ricomporre lanno prossimo
esclamarono con quanta voce avevano in gola:
-Forti da soli invincibili insieme!!!

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