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:-Quello che voglio dirti che come latleta si allena perch la sua
passione e punta a vincere, io scrivo tutti i giorni perch la mia
passione oggi, magari domani sar il mio lavoro.
Tutte le volte che scrivo come se le mie mani sulla tastiera del pc
facessero mille metri, o forse anche pi, senza fermarsi.
Io scrivo molto semplice, in modo che possa capirmi un novantenne,
un quarantenne e mio cugino di sette anni.
Non esistono i libri fatti a posta per una fascia det sociale, esiste che i
buoni scrittori si facciano comprendere da tutti, scrivendo libri per
tutti, perch la lettura non vietata a nessuno.
Lei chiese:
-Come hai fatto a scoprire sta passione?
-Niente, crescendo ho compreso che per me la scrittura era un
appoggio e che tutte le volte che scrivevo stavo bene, perci
-Capito.
La cena termin, ci alzammo e avvisammo i nostri genitori con i
cellulari, che tenevano gli educatori.
I cellulari ci venivano consegnati solo negli orari serali.
:-Marty!
-Ciao m!
-Come andato il viaggio?
-Il viaggio andato bene, siamo arrivati verso le sei, abbiamo
sistemato le borse e i letti, adesso ci laviamo i denti, poi scendiamo per
le attivit serali.
-Va bene, allora ci sentiamo domani, ciao!
-Ciao, saluta Gioia e p.
-Ok.
Riattacc.
Dopo essermi lavata per bene i denti, scesi e mi misi a giocare a carte
con Sara, la mia educatrice.
Alle dieci cominciarono le attivit, giocammo a Dama e Cavaliere, al
gioco del seme della carta vincente e fu per me un fiasco!
A mezzanotte e un quarto, ci salutammo e ci recammo nelle nostre
camere.
Salite le scale, noi ragazze ci lavammo i piedi, ci mettemmo i pigiami e
ci raggiunsero i ragazzi, con il permesso degli educatori.
CAPITOLO 2
Domenica 2 agosto: conformismo ed anticonformismo
Il giorno dopo, ci svegliammo senza problemi, eravamo tutte contente
di vivere unaltra giornata insieme e di divertirci insieme.
Dopo essermi sistemata ed aver sistemato il letto, scesi per controllare
il tabellone in cui avrei trovato il mio nome sotto una delle quattro
squadre di pulizia.
Cinque secondi dopo, vidi il mio nome scritto sotto la squadra di
pulizia Soda caustica, mi passai un mano sulla fronte e pensai:
-Noooo, sono di servizio a colazione!
Cosa significa essere di servizio?
Significa stare e mangiare comunque con gli altri, ma alzarsi ogni
tanto per dare una mano e per servire gli altri, anche per eventuali bis.
Dopo aver mangiato, sparecchiai, lavai un po di posate e aiutai ad
apparecchiare per il pranzo.
Uscimmo dalla casa e le attivit incominciarono.
La preghiera del mattino si svolse in giardino, il tempo era bello,
perci dovevamo usare al meglio il nostro cortiletto.
Come prima cosa, fummo divisi nei tre gruppi delle attivit,
ovviamente differenti da quelli delle pulizie.
Gli educatori che guidavano il mio gruppo erano Andrea e Cristina,
proprio due dei quattro educatori del mio quartiere.
I maschi del gruppo, scelsero il nome adatto per noi, nome che a me
faceva veramente vomitare, ma io sono una che si accontenta: Le
Beschtie di Chuck
Nel mio gruppo cerano Piergiorgio, Michela, Lucia, Erika, Michele,
Claudia, Roberta, Marco e Agnese.
I nostri educatori, ci informarono che il tema di quel giorno sarebbe
stato lanticonformismo e il conformismo, cos ci fecero disegnare una
sagoma su di un cartellone e fecero scrivere ad ognuno di noi una
frase; io scrissi:
-Non sempre laccettazione in un gruppo, dipende da un tiro di
sigaretta.
Poco tempo prima, infatti, i ragazzi di Castelfidardo mi avevano
raccontato che una ragazza, la quale non fumava, pur di essere
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Dopo aver giocato a quel gioco scemo, alle ore tre e trenta del
pomeriggio, Giorgio con il suo fischietto, ci chiam tutti fuori e diede
inizio alle attivit.
Lattivit che stavamo per affrontare consisteva nello sfilare, s,
proprio nello sfilare, usando i nostri vestiti, collezione estate e non so
che altro, in modo conformista ed anticonformista.
Dovevano sfilare sei persone per ogni gruppo, io decisi di evitare.
Saliti nelle camere, cominciammo tutti a vestirci da deficienti per la
sfilata.
Essendo anticonformista abbastanza anticonformista, vestii tutti i
tre anticonformisti con i miei vestiti pi vecchi, quelli portati al
campo.
Io non la pensavo come le altre, posso portare i jeans firmati e tutte le
magliette pi carine al campo, dove arrivi pulito e parti sporchissimo?
Portai anche un pantalone di nonna, che a me stava largo perch non
avevo una cinta, era un pantalone molto, molto bruttarello, lavevo
portato per EMERGENZE, solo e soltanto per EMERGENZE.
Quella era proprio unemergenza, dovevo vestire una conformista in
anti, perci
La sfilata and benissimo, il mio gruppo vinse, forse come stilista
anticonformista ero ok, infatti vincemmo grazie agli
anticonformisti, visto che gli altri erano tutti identici.
Alle sei e un quarto, arriv Sampei, lo accogliemmo abbastanza bene e
ci sistemammo in cappellina per la Messa serale.
Don Walter cerc di fare unomelia pi corta, rispetto alle sue
predicone domenicali, gli fu difficile, ma ci riusc.
La cena fu ottima, come la sera precedente, fui di servizio e servii una
minestra squisitastranamente.
Il secondo giorno di campo stava andando benissimo, quella sera
telefonai anche il mio ragazzetto, glielo avevo promesso, lavrei
chiamato quasi sempre per dirgli che stavo bene e che quel campo
stava riuscendo davvero bene.
Dopo aver sentito anche i miei, scesi di sotto e mi misi sulle panchine
della cappellina a parlare con alcune persone, mentre guardavo
Giacomo giocare con Christian, Matteo e Piergiorgio a passaggi con i
piedi.
Giacomo era un ragazzo molto carino, era simpatico e socievole ma
per quanto io lo guardavo, lui non mi filava di striscio.
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CAPITOLO 3
Luned 3 agosto: fiducia
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CAPITOLO 4
Marted 4 agosto: sessualit
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Intervenni:
-Lamore si fa perch due si amano e se due si amano, non dovrebbero
avere alcuna paura se dal rapporto sessuale, sbuca una vita.
Sul fatto delle malattie sessualmente trasmissibili, condivido che sia un
ottimo metodo per evitare i contagi, per la generazione della vita, non
condivido, secondo me utilizzarlo, significa solo una cosa e cio che
lamore non pi un qualcosa di vero, corrisposto e reciproco, ma
solo un divertimento, solo un gioco.
Eccoci, usiamo il preservativo, cos niente bimbi rompicoglioni che alla
nostra et ci rovinano la vita.
Lo scemo che si rovina la vita, sei solo tu che vuoi fare tutto in fretta e
non ci pensi un secondo, un solo secondo in pi.
Chi ti rovina la vita a sedici anni, non certo un povero bambino...
perch nessuno lha fatto uscire dal cilindro di un prestigiatore,
nessuno.
Dopo quellinfuocata discussione, in cui avevo sudato davvero per far
valere le mie idee, mi misi a giocare a Briscola con Christian detto
Ghighi, ci divertimmo e cercai di dimenticare quella discussione.
Usciti in cortile, Ghighi gioc a pallone con i suoi amici ed io mi
aggiunsi alle mie compagne di stanza, vicino a Federico, un ragazzo
arrivato luned che suonava la chitarra e che subito divenne il nostro
fidato chitarrista.
Il suo era talento, senza dubbio, suonava veramente bene e quando
lascoltavo, mi sentivo davvero bene!
Era un tipo molto strampalato, si piegava tutto lorecchio destro e ne
faceva una specie di tortellino, portava un po di rasta ed era un
comunista convinto, anzi, convintissimo!
Le ragazze, continuarono a farmi domande sulla sessualit, non ne
potevo pi cos risposi:
-Come la penso credo labbiate capito, abbiamo avuto una discussione
poco tempo fa.
-Ma tu sei proprio convinta di ci che pensi?
-Non lo direi altrimenti.
-Ma quindi a questet, non ti diverti?
-Perch lo paragonate ad un divertimento? Credete sia un
divertimento?
Non mica un gioco!
-Lo sappiamo bene, ma un po va bene!
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CAPITOLO 5
Mercoled 5 agosto: condivisione
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CAPITOLO 6
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CAPITOLO 7
Venerd 7 agosto: vendetta!
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Quella notte non dormii affatto bene come le altre, molti pensieri mi
frullavano per la mente, si sovrapponevano e mi confondevano
terribilmente.
Lultimo giorno del camposcuola, era arrivato e non potevo farci
niente, potevo solo ingannare il tempo, mentre lui, furbo, aveva gi
ingannato me.
Attendevo in silenzio che il sole dagosto filtrasse attraverso le
tapparelle e svegliasse tutta la camerata, senza far rumore, piano
piano, solo con un raggio vivo e caldo.
Cosa c di pi meraviglioso?
Cos pi bello di un dolce risveglio con un piccolo ed innocente raggio
di sole?
Ero stanca, cos decisi di non pensare a nulla, pi a nulla, ma di
addormentarmi come tutte le altre, per avere come loro, quel
dolcissimo risveglio.
Il giorno seguente, non fu proprio cos, il sole filtr, certo, ma ci che
ci dest davvero furono i soliti cucchiai sbattuti violentemente sui
coperchi delle pentole dai nostri educatori.
Quel giorno ero gi triste ed il non aver ottenuto quel fantastico
risveglio, si rivel presto un motivo in pi per esserlo.
Feci tutto molto in fretta, in silenzio, non parlai con nessuno, scesi e mi
recai in refettorio, dove la mia solita tazza di th mi aspettava
fumante.
In refettorio le chiacchiere erano di sicuro la met, anche io non avevo
parlato molto.
Molte ragazze erano ancora addormentate, ad esempio Sara, Ilaria,
Martina e tante altre erano praticamente catatoniche, io come altra
gente ero triste, non volevo partire, volevo restare a Balze.
La mia famiglia mi mancava, certo, ma tutti quegli spazi, quelle
piccole abitudini come le corse pomeridiane in cortile e soprattutto
quei ragazzi, mi sarebbero mancati un sacco.
Dopo le pulizie, ci recammo in cortile, dove i nostri educatori
fingevano di essere alcuni personaggi che noi dovevamo rivelare per
preparare un cartellone.
Lattivit si svolse molto bene e dopo aver realizzato il cartellone,
alcune ragazze tra cui io, si recarono con Sara e Cristina per
preparare la vendetta.
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Prima che potessero farli, per io avevo nascosto tutte le mie valige gi
pronte sotto il letto, sperando che l le avrei ritrovate come le avevo
lasciate.
Quando terminarono la loro vendetta, entrammo subito nella nostra
camerata.
Quello che trovammo fu un disordine terribile: le nostre valige erano
tutte ammassate a m di muro per bloccare lentrata nella camerata, i
letti erano tutti sfatti, le reti allentate, i materassi scambiati di posto, i
lenzuoli nascosti, le federe a terra.
Subito mi fiondai vicino al mio letto e vidi le mie valige ancora l,
sembrava tutto in ordine, ma per non rischiare di lasciare qualcosa a
Balze, controllai attentamente se cera davvero tutto l dentro.
Affermativo, cera tutto, quelle bestie, come si chiamavano tra di loro,
non mi avevano toccato niente, ma i vestiti delle altre ragazze
doverano?
Erano tutti ammucchiati sopra di un letto, tutti spiegazzati.
Sul muro vi era un cartello su cui cera scritto:
-Mercatino dell usato.
Quei caproni non avevano messo lapostrofo, si erano scordati della
piccola lacrimuccia, lacrimuccia che scendeva dai visi di qualche
ragazza disperata che gridava:
-Adesso come cazzo faccio a ritrovare le mie coseeeee!!!!
Claudia, la ragazza della mia parrocchia era gi partita la mattina
stessa per il matrimonio della sorella, cos pensai:
-Chiss come avrebbe reagito Cl davanti a ci!
Laltra Claudia, quella di Castelfidardo, propose:
-Raga, quando scendiamo, diciamo che abbiamo ordinato senza
problemi, non gli diamo la soddisfazione!!!
Concordarono con lei.
Poi mi chiese:
-Marty, a te non hanno toccato niente?
-No, tutto al suo posto
-Che culo!
-Gi, lo penso anch io!!!
Scendemmo in cortile e i maschi cominciarono a fare mille domande
del tipo:
-Piaciuto lo scherzo?
Avete sistemato i vestiti?
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CAPITOLO 8
Il ritorno in patria
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Dopo poco tempo mi distesi sul divano a guardare le foto del campo
scattate con la macchina fotografica di mio padre, guardai un po di tv
e sorrisi ringraziando il Signore per quella settimana scolpita nei miei
pensieri.
Non potevo fare a meno di pensare a noi, ai nostri sorrisi, alle nostre
esperienze a tutto ci che avevamo condiviso, cos un flashback mi
travolse.
Improvvisamente la mia mente mi trasport nella camerata delle
ragazze, mi trovavo seduta sul mio letto a parlare con tutte loro.
Ad un certo punto, Roberta mi chiese:
-Oh, Marty, hai rotto i coglioni tutta la settimana a parlare della
scrittura, perch non scrivi un bel romanzo su questo camposcuola?
-B, sarebbe una bella idea, perch no!
Subito dopo tutte le altre ragazze alzarono le voci per prevalere una
sullaltra e quello che volevano tutte dirmi era:
-Scrivilo, Marty.
Poco dopo, mi ritrovai sul divano di casa mia sorridente ed esclamai:
-Ma certo, ragazze avete ragione!
Mio padre mi not improvvisamente raggiante e mi chiese:
-Marty, che successo?
-No, niente, lispirazione.
Ormai cero abituata, quando arrivava dovevo essere pronta ad
acchiapparla al volo quella cos chiamata ispirazione.
Fu cos che mi alzai dal divano, mi fiondai verso il mio pc e cominciai
a scrivere la dedica di quel mio nuovo, nuovissimo romanzo:
-Ai ragazzi del campo Balze09.
Cera un qualcosa che mancava, avevo gi in mente tutti i titoli dei
capitoli, ma mancava il titolo pi importante: quello dellintero
romanzo.
Pensai per circa un quarto dora al titolo, me ne vennero in mente
diversi come ad esempio: Evviva noi, E siamo noi, Campos
group e Unicamente, unici
Non me ne piaceva uno, cos divenni triste e mi arrabbiai con me
stessa, perch quando ne avevo bisogno, la mia infinita fantasia non
voleva farsi vedere.
Fu dopo cinque secondi che mi sorprese un nuovo flashback.
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CAPITOLO 9
La cena del campo ed il congedo con Giorgio
Il giorno dopo cera un sole splendente.
Stavo dormendo beatamente, quando sentii una musica.
Aprii locchio destro perch probabilmente il sinistro stava ancora
dormendo, rizzai le orecchie e vidi mia sorella al centro della stanza
che mi fissava
:-Che c?- Le chiesi.
-Andiamo al mare, alzati!
Con un po di difficolt, scesi dal letto e quella musica mi rattrist,
perch tutte le mattine al campo venivo svegliata da essa, pensare che
il campo era terminato era per me inevitabile, dopo essere stata
svegliata dalla musica a casa mia.
Avevo dormito fino alle dieci, cosa piuttosto normale visto che avevo
perso una marea di ore di sonno durante la permanenza a Balze.
Al mare incontrai Arianna, una delle mie pi care amiche, facemmo
un bagno insieme e le raccontai tutte le vicende del campo.
:-Sai Ary, questo campo stato bellissimo, mi sono divertita
moltissimo, ho imparato un mucchio di cose, conosciuto tante
persone e pensa ho perso anche due chili!
:-Hai anche perso la voce mi pare
Era vero, non avevo ancora recuperato la voce, chiss, forse anche lei
voleva rimanere a tutti i costi nella provincia emiliana.
Lacqua era stupenda, calmissima, ma il campo mi mancava lo stesso.
Alle sette e mezzo, uscii dal cancelletto del mio stabilimento balneare e
mentre attraversavo la strada, vidi due motorini condotti da due
ragazzi.
Ad un certo punto, li sentii gridare a squarciagola il mio nome.
Dapprima non compresi bene, non li riconobbi neppure, per il
semplice fatto che portavano il casco.
Mio padre mi chiese:
-Chi erano quelli?
-Non lo so proprio!
-Ma sar gente del campo!
Dopo quella frase realizzai.
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CAPITOLO 10
Febbre post-camposcuola
Sara mi fece salire sulla sua autovettura e con me cera anche
Valentina, una mia compagna di gruppo giovanile.
Sara non sembrava pi arrabbiata, parlammo a lungo in macchina e
capii ancora meglio di prima che avevo sbagliato e che nessuna parola
o giustificazione sarebbe bastata per dimenticare il mio
comportamento immaturo ed irresponsabile.
Le chiesi di accompagnarmi da mia nonna per la notte, poich i miei
avrebbero ritardato, cos le diedi lindirizzo e la ringraziai.
Entrai dentro casa di nonna, cera gi mia sorella Gioia seduta sul
divano con mia nonna accanto.
Stavano guardando Lonore e il rispetto, serie tv che a me non
piaceva affatto, anche se cera quel bonazzo di Gabriel Garko.
Le salutai, risposero al saluto, mi spogliai e mi sedetti con loro con
lintenzione di parlare di quella cena.
:-La cena andata piuttosto bene, ci siamo salutati tutti, speriamo di
rivederci quando avr finito il romanzo che sto scrivendo su di noi.
Allunisono si voltarono verso me, scollarono lo sguardo dalla tv ed
esclamarono:
-Shhhhhhh!!!! Stiamo guardando il film!!!!
-Ok, ok, io vado a dormire, ciao a tutti!
Mi recai verso la camera da letto di nonna, poggiai la testa sul
guanciale, lo sentii fresco, puro e profumato, cos quasi subito mi
addormentai.
Feci uno strano sogno.
Mi trovavo in mezzo ad un prato e cerano tanti fiorellini, tutti
variopinti.
Dun tratto arrivarono tutti i ragazzi conosciuti al campo,
cominciarono a strappare tutti i fiorellini e gettarli in aria.
Ad un certo punto, accadde una cosa spaventosa.
I ragazzi cambiarono dimprovviso espressione in viso, divennero seri
ed improvvisamente aggressivi.
Presero i fiorellini, pronunciarono parole strane e quei fiori divennero
tutti neri, il prato divenne nero, i miei vestiti colorati divennero neri,
tutto nero.
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Fui inghiottita da un vortice, nel nero prato cerano ancora tutti loro
che ridevano beffardamente e non accorrevano in mio aiuto mentre
quel vortice mi stava impedendo di vedere la luce.
Mi svegliai di soprassalto: il mio pigiama era impregnato di sudore,
proprio come la mia fronte.
Mi alzai dal letto, mi recai un cucina e bevvi un fresco bicchiere
dacqua e me ne tornai a letto.
Ripensai per molto a quellincubo, a quelle malefiche facce che
sorridenti, a quel prato nero e a tutto il resto, ma poi una strana
stanchezza mi colse si sorpresa e mi addormentai di nuovo.
Alle nove del mattino seguente, Pongo, il cane di nonna corse sul letto
dove dormivo, mi salt addosso e mi dest con zampate, leccate varie
e rumori.
Lo presi in braccio ma lui si dimen, cos lo lasciai a terra e mi recai in
cucina per la colazione.
Bevvi una tazza di latte, mi misi il mio costume e mio padre mi venne
a prendere per andare al mare.
In spiaggia feci un bagno interminabile, si stava sempre bene a
Marcelli, saranno stati quaranta gradi, come avrei fatto a non
tuffarmi in acqua?
Quei bagni stupendi si protrassero fino a ferragosto, dove mia nonna
aveva deciso di sfamare un esercito, infatti quel giorno in spiaggia
mangiammo:lasagne, carne, verdura alla griglia, formaggi, dolcetti e
sorbetto.
Non feci il bagno fino alle cinque del pomeriggio per non rischiare di
troncare la mia giovane vita in acqua dopo aver mangiato cos
poco.
Il giorno sedici agosto, mi svegliai molto strana, sentivo una
stranissima arsione interna, ma sapevo gi che si trattava
dellinsopportabile caldo di met agosto.
Come gli altri giorni mi andai al mare con la mia famiglia.
Incontrai Ary, restammo insieme per quasi tutto il giorno, fino a
quando alle sei del pomeriggio, Benedetta una mia amica mi chiese di
andare a fare il bagno con lei.
Lacqua era una tavola, era bollente, ma io dimprovviso sentii freddo,
un freddo alquanto sospetto con quaranta gradi!
Facemmo delle infinite nuotate, dopo un po per fui costretta a
fermarmi.
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Il giorno dopo mio padre mi port dal dottore, poich avevo 39,3,
sudavo ed avevo freddo allo stesso tempo.
Mi prescrisse un antibiotico, come immaginavo e soprattutto dieci
giorni a casa.
La sfiga, oh, la sfiga, unica mia grande amica mi stava sempre
accanto, cari lettori, che peggior sfiga c avere la febbre ad
agosto!
Lo stesso pomeriggio superai i 40, non ne potevo pi e nel delirio
febbrile cantavo, s cantavo le canzoncine del campo, oh come ridevo,
da sola nella mia stanza, con un fazzoletto bagnato sulla testa e con il
pensiero fisso che quella era proprio febbre post-camposcuola.
Il mio ragazzo mi chiamava spesso per uscire insieme, ma visto che
stavo male, non potevo fare altro che stare a letto a curarmi.
Rinunciai persino ad una festa di compleanno che si sarebbe svolta in
una villa con piscina, dove ci sarebbe stato anche lui, il mio primo
ragazzo.
I giorno seguenti, quando mi sentii meglio, ripresi a scrivere questo
romanzo e ripresi a pensare a quella promessa, quella promessa prima
di congedarmi con loro, non la volevo mancare, no, ne ero sicura, sarei
di nuovo tornata a Castelfidardo un giorno gi un giorno, ma
quale?
I compiti sembravano aumentare invece che diminuire, i giorni di
vacanza volavano troppo in fretta, ma questo non mi terrorizzava,
questo non significava niente, questo romanzo dovevo finirlo, se non
volevo farlo per me, almeno dovevo farlo per loro, per tutti loro.
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CAPITOLO 11
Un pezzettino di campo a tutti voi!
Mi sfebbrai del tutto il ventiquattro agosto, cos ripresi ad andare al
mare con la mia famiglia.
L, rividi Ary e tutti i miei amici della spiaggia, che conoscevo da
una vita e con i quali mi divertivo spesso a giocare sotto il gazebo del
mio stabilimento a carte.
Ci fu un giorno in cui decisi di non sedermi con loro sotto il gazebo,
ma di fare un giretto da sola per la spiaggia.
Nello stabilimento confinante il mio, cerano un sacco di bambini, tutti
seduti sulla rovente sabbia di Marcelli.
Alcuni di loro, specialmente i maschi, si sfidavano correndo.
La cosa che mi stup fu che questi ragazzini non andavano mai
daccordo tra loro, qualsiasi cosa detta da qualcuno, veniva sempre
contestata da qualcun altro.
In quel preciso istante, la mia mente mi port a Balze di Verghereto.
Ero nel cortile del casale dove avevo alloggiato per il camposcuola e
affianco a me cera Fabrizia.
Il mio inconscio prevaleva sulla ragione, infatti quella scena lavevo
gi vista, gi vissuta: si trattava di un dejavu.
:-Martina, porta un pezzetto di camposcuola a tutti coloro che non
hanno avuto la fortuna di essere stati con noi in questa settimana.
:-Lo far, Fabry.
Ma s, certo lavevo gi vissuto quellattimo, lo conoscevo gi per
cosa centrava?
Perch mi era balenata in mente quella scena, girata tre settimane
prima nel set della mia vita?
Era pi che ovvio, quel dejavu mi voleva dire:
-Martina, questi bambini sempre in litigio tra loro, hanno bisogno di
pace tu ne hai vissuta tanta nei giorni precedenti e sai dove?
Al camposcuola.
Cominciai a capire.
Realizzai immediatamente che quello che dovevo fare era far divertire
quei bambini, animare i loro lunghi pomeriggi estivi, farli giocare
insieme e far capire loro che la sana competizione va benissimo, ma
leterno essere in lotta con tutto e con tutti, va evitato.
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