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Annelise Corbrion

La piccola bottega dei ricordi


Traduzione di Sara Arena

FABBRI
EDITORI

Life

Propriet letteraria riservata Calmann-Lvi, 2012 2013 RCS Libri S.p.a., Milano
ISBN 978-88-451-9433-7
Titolo originale dell'opera: LA MMOIRE DES AUTRES
Prima edizione Fabbri Editori: giugno 2013Realizzazione editoriale: Librofficina, Roma

La piccola bottega dei ricordi

A mia madre,
che mi ha messo il primo libro tra le mani.
A Blandirle, per la sua incrollabile amicizia.

1
Crac!
La mia leggendaria goffaggine aveva colpito ancora. Risultato: la mia tazza da t preferita si era
appena fracassata sul parquet del salotto. Le cose negli ultimi tempi stavano andando decisamente
di male in peggio. Sfinita, mi accovacciai per raccogliere i pezzi di porcellana pi grossi e scoppiai a
piangere. Nelle ultime settimane, queste crisi di pianto mi coglievano all'improvviso. A mia
discolpa, devo dire che avevo appena perso i miei genitori in un tragico incidente d'auto e quindi mi
ritrovavo sola al mondo. Ero convinta di avere ormai superato il culmine del dolore, dato che da
qualche giorno avevo smesso di singhiozzare in pubblico, ma nella vita niente mai cos semplice.
Il telefono squill, strappandomi alla mia triste apatia. Accovacciata com'ero, afferrai
rapidamente la cornetta con la mano destra. L'altra era piena di grossi pezzi di porcellana.
Ciao bella esord Lexie all'altro capo del filo.
Ciao Lexie dissi, tirando su piano con il naso.
Tutto bene? s'inquiet subito lei.
S, s, devo aver preso freddo stanotte. Non niente minimizzai.
Lexie non credette a una sola parola, ma non disse nulla. Ecco, una migliore amica proprio
questo: una persona capace di risollevarti il morale quando ce l'hai sotto i tacchi e di capire se hai
bisogno di parlare o no.
Pranziamo insieme oggi?
Volentieri. Puoi passare a prendermi in negozio?
Okay. Emma? Curati quel brutto raffreddore. una giornata troppo bella per andare in giro
con il naso che cola.
Questa piccola frase ottenne l'effetto voluto, perch finalmente sorrisi e pensai che bisognava
smettere di affliggersi... e di farsi deprimere da una tazza rotta, per bella che fosse.
Dopo aver pulito il salotto, mi preparai un'altra tazza di t e andai a berla nel mio negoziolaboratorio, al piano terra del palazzo.
La luce inondava l'insolita stanzetta in cui lavoravo. Lexie aveva ragione, il sole era talmente raro
in Inghilterra che, quando si decideva a farci visita, si poteva soltanto fargli festa.
Rinfrancata dal bel tempo, mi misi al lavoro di buona lena. Ero fotografa e grafica, specializzata
nel ritocco e nel restauro di vecchie fotografie. Avevo aperto il mio negozio qualche anno prima. I
miei genitori erano rimasti sconcertati: pensavano fosse un'idea stramba, e mia madre, poi, temeva
che non rendesse abbastanza. Almeno all'inizio non aveva avuto torto. Poi, poco a poco, anche
grazie all'aiuto di Lexie, che conosceva molta gente a Londra, il laboratorio si era fatto il suo
piccolo nome. Le persone venivano per curiosare e, quando spiegavo che avrei potuto ridare vita
alle loro vecchie foto di famiglia, si mostravano sempre pi interessate. Mia madre se n'era fatta una
ragione e, nonostante le sue considerazioni sulla mia vita bohmienne, aveva imparato a rispettare il
mio lavoro, anche se non disperava di vedermi tornare sulla retta via.
Ci sarei potuta tornare con Will, su quella famosa retta via, ma non era successo. Bel ragazzo, di
buona famiglia, dirigente nel settore finanziario. Quando lo presentai ai miei genitori, mia madre lo
adott all'istante, forgiando grandi speranze sul futuro del nostro rapporto. Will era un gentleman,
era affascinante, perfino romantico; ma si rivel altrettanto piatto e dotato dell'immaginazione di
un'ostrica! Dopo sei mesi di relazione altalenante, decisi di lasciarlo, annientando nel contempo
tutte le speranze di mia madre.
Dopo questo episodio, il mio rapporto con lei cambi parecchio. Pi fredda del solito, spesso
distaccata, ce l'aveva con me perch non avevo fatto il mio dovere sposando una persona perbene.
Mio padre, dal canto suo, tendeva a ridimensionare la faccenda ricordandole che nemmeno lei,
all'epoca, aveva messo la testa a posto... visto che aveva sposato proprio lui. La storia dei miei
genitori, in effetti, era fuori dal comune. Giornalista freelance, Arthur Langlois percorreva in lungo

e in largo la Francia, suo Paese natale, alla caccia di un buon soggetto per qualche articolo. E su una
spiaggia appartata fin per incontrarne uno... mia madre. Elisabeth Stew, inglese di puro ceppo, era
in viaggio sulla costa atlantica per studiare la lingua. Quando vide Arthur, scocc il colpo di
fulmine. Dopo appena due mesi passati insieme, decisero di sposarsi, naturalmente contro la
volont dei genitori di lei. Ma quando l'amore cos forte... niente pu fermarti, neanche la
minaccia di essere diseredata. Mia madre dunque tagli i ponti con la sua famiglia e, se torn in
Inghilterra, fu soltanto per superare l'esame finale per la laurea in legge. Si sposarono a Quimper,
circondati dai loro amici e dalla famiglia di mio padre. Un anno e mezzo dopo, Arthur ed Elisabeth
Langlois accoglievano la piccola Emma. Da quel momento, la famiglia che avevano creato sarebbe
divenuta il loro principale impegno.
Dodici anni dopo la mia nascita, decisero di trasferirsi in Inghilterra. Mia madre voleva che
conoscessi le mie origini e mio padre aveva trovato un posto come corrispondente per un
importante giornale francese. Lasciammo tutto, non senza una certa stretta al cuore, e iniziammo
una nuova vita a Londra. Molti adolescenti della mia et mi avrebbero invidiata! Io avevo solo
l'impressione di perdere una parte delle mie radici e tutti i miei amici. Anche se l'Inghilterra era solo
a poche ore di navigazione, la distanza che separava le due culture era ben pi grande. La mia
fortuna era di essere bilingue, anche se conservavo un forte accento francese... a cui tenevo molto.
Contro ogni attesa, l'Inghilterra e la mia nuova vita a Londra mi piacquero moltissimo. I miei
compagni di scuola erano tutti molto gentili con me, incuriositi da quella specie di strano animale
che rappresentavo ai loro occhi. La mia prima amica fu Lexie Olliver. Una piccoletta con i capelli
rossi e il naso tempestato di lentiggini, che il primo giorno di scuola mi venne incontro.
Condividemmo le nostre merende e capimmo che pi niente ci avrebbe separate. Ed
effettivamente, quindici anni dopo, eravamo ancora vicine pi che mai!
Lexie fu il mio sostegno pi importante dopo la tragedia. Mi aiut con l'organizzazione dei
funerali e con tutte le scartoffie che la morte di due persone pu generare. Medico del pronto
soccorso, si occup di me immediatamente, per evitare che sprofondassi nella depressione. Mi
prescrisse dei sonniferi e mi organizz alcune sedute quotidiane con un celebre terapeuta. Senza di
lei, non so cosa ne sarebbe stato di me.
Ancora oggi, tre mesi dopo il funerale, so che la mia cara amica veglia costantemente su di me e
non passa giorno senza che parliamo al telefono o che pranziamo insieme.

2
Il rintocco del campanello risuon nella stanza. Sollevai la testa e cercai di abituare gli occhi
all'eccesso di luce. Lexie diceva che un giorno, a furia di andare a caccia della minima imperfezione
su quelle vecchie fotografie, avrei finito per perdere la vista. Con il passare del tempo, ero costretta
a constatare che forse non aveva torto.
Buongiorno, signora.
La cliente era una donna anziana, con i capelli bianchi e ricci, la carnagione pallida e le guance
ravvivate dal trucco. Assomigliava a una nonnina inglese, proprio cos come me l'ero sempre
immaginata.
Buongiorno. Un'amica mi ha parlato di lei. Vorrei restaurare alcune foto. Ma non sono proprio
in buone condizioni spieg con una voce tremula, porgendomi una grande busta di carta kraft
sciupata dagli anni.
Vediamo cosa posso fare.
Mentre estraevo i negativi con precauzione, vidi la vecchia signora irrigidirsi leggermente. Mi ero
abituata nel tempo a quel genere di reazione. Le persone mi affidavano i loro ricordi pi cari.
Alcuni non guardavano quegli scatti da molto tempo: rivederli evocava sensazioni e immagini
molto intime.
Presi la lente e accesi la piccola lampada sopra il banco. I negativi dovevano risalire agli anni
Quaranta. Alcuni erano molto rovinati, ma il lavoro da fare per la maggior parte di essi sarebbe
stato piuttosto semplice.
mio marito mormor la signora, indicando con la punta del dito rugoso un uomo con in
testa un berretto. Marty... Marty St James. Vorrei soprattutto recuperare le foto in cui c' lui.
Capisco. un bellissimo uomo.
S disse lei, con un timido sorriso. E se l'avesse visto in uniforme... Tutte le ragazze erano
invidiose.
Mi ci vorr almeno una settimana per ritoccarle. Ha un numero di telefono? La avviser appena
avr finito.
Afferr la penna che le porsi e annot i suoi dati con una scrittura tremolante. Vedendo con
quanta difficolt si muoveva, e intenerita dalla sua storia d'amore con il bel soldato, le proposi di
consegnarle le foto a casa, una volta concluso il lavoro. Mi ringrazi calorosamente e ripart, lenta
come una tartaruga, verso i l t a x i che l'aveva pazientemente aspettata davanti al negozio.
Mi preparavo a ripulire la prima delle sue fotografie quando il campanello della porta suon di
nuovo.
A tavola! url gioiosamente Lexie. Ho una fame da lupi e mi aspetta un turno di trentasei ore.
Mi ci vuole qualcosa di sostanzioso!
Il suo buonumore era contagioso. Dopo che ebbi ordinato la mia scrivania, decidemmo di
andare a mangiare da Yang Chi, un ristorante cinese della zona, che aveva avuto la buona idea di
proporre una formula di buffet a volont per l'ora di pranzo. Lexie e io non ci eravamo mai fatte
problemi per la linea. Non eravamo affatto grasse, e nemmeno troppo magre, d'altro canto, ma il
cibo aveva sempre avuto un ruolo molto importante nella nostra amicizia. Non ci eravamo forse
conosciute durante la merenda? Per me, la gastronomia era una vera religione. Per Lexie, invece,
solo ghiottoneria.
D'altronde, eravamo sportive: jogging, squash, nuoto... abbastanza per non sentirci in colpa in
caso di grandi eccessi!
Arrivate al ristorante, fummo accolte con affabilit da Yang Chi in persona. Eravamo tra i suoi
migliori clienti da quando avevo comprato il negozio e l'appartamento al primo piano.
Sembri pi in forma di... cominci Lexie prima
di interrompersi bruscamente, per paura di mancare di tatto.

Di stamattina completai sorridendo. S, in effetti. Prima di tutto mi hai trasmesso la tua


allegria. E poi, poco fa ho incontrato qualcuno...
Ah! Finalmente! mi interruppe.
No, Lexie, non in quel senso. Al negozio venuta una signora anziana. Voleva che ritoccassi
alcune vecchie fotografie dei tempi della Seconda guerra mondiale. Faceva molta tenerezza mentre
parlava di suo marito. Penso che sia morto, da quello che ha detto, ma c'era cos tanto amore nel
suo sguardo, nei suoi gesti, nelle sue parole... Mi sembra una bella storia, anche se non credo che
abbia un finale allegro.
Mi sembra che tu stia tornando quella di una volta, mia cara. Preferisco questa Emma a quella
cupa degli ultimi tempi. Naturalmente avevi le tue ragioni, ma se alla fine riuscissi a incontrare
davvero qualcuno...
Credimi, non avrei nulla in contrario! Ma a quanto pare gli uomini che cerco sono in via
d'estinzione e i pochi esemplari ancora in circolazione non sono facili prede.
Il pranzo and molto bene. Lexie mi fece morire dal ridere raccontando le vicissitudini di uno
dei suoi pazienti e tutti i pettegolezzi dell'ospedale.
La tua vita molto pi emozionante della mia dichiarai massaggiandomi le costole, indolenzite
dalle grandi risate.
normale, lavoro con gente a tre dimensioni. Il giorno in cui uno dei soggetti delle tue
fotografie ti racconter una buona barzelletta, dovrai iniziare a preoccuparti!

3
A fine giornata, la solitudine si faceva ancora pi pesante. Lexie lavorava spesso di notte e io
avevo preso l'abitudine di portarmi a casa un po' di lavoro per occupare le serate. All'inizio di quel
periodo doloroso avevo anche provato ad abbrutirmi davanti a qualche programma spazzatura in
TV, ma non era durato molto... Nemmeno i libri riuscivano pi a catturare la mia attenzione, in quei
tristi momenti.
Quella sera ero decisa a non lasciarmi abbattere. Mi preparai una buona cenetta e la gustai con
un ottimo vino. Dopo aver mangiato, mi misi alla scrivania e cominciai a ritoccare le foto della
signora St James. Quella che avevo scelto non era molto rovinata; sarebbe bastato rendere
l'immagine un po' meno sgranata, eliminare le pieghe e rimuovere polvere e macchie. Come
sempre, mentre lavoravo, mi soffermavo a guardare le persone ritratte cercando di indovinare chi
fossero, come fosse stata la loro vita, cosa avessero pensato nel momento in cui la macchina aveva
scattato... Adoravo quel piccolo diversivo e attribuire loro vite straordinarie. In quell'immagine,
Marty St James era al centro, e con il suo berretto e l'uniforme estiva sembrava incredibilmente
giovane, troppo giovane per andare in guerra.
Dopo aver passato mezz'ora a individuare i minimi difetti dell'immagine, decisi che era arrivato il
momento di una pausa e mi versai un altro bicchiere di vino mentre cambiavo il CD nel lettore. Ero
in pieno periodo Beatles, ma evitavo scrupolosamente le canzoni che mi suscitavano troppi ricordi.
Let it be, la canzone dei miei genitori, era rigorosamente bandita: per me, ormai, sarebbe rimasta per
sempre soltanto l'ultima canzone suonata durante il loro funerale.
Tornai alla fotografia di Marty St James. Prima di riprendere il lavoro, la girai per incollare sul
retro la solita etichetta che appiccicavo alle foto dei clienti per tenere un po' in ordine tutti quegli
scatti. Ogni immagine aveva la sua piccola annotazione con la data d'inizio del restauro, il numero
d'ordine di lavorazione e il nome del proprietario. Quella, in particolare, portava la dicitura 21-022011/1/ST JAMES.

Un codice che non dimenticher mai.


Rigirai la foto, e per poco non rimasi senza fiato... Marty aveva cambiato posto. Si trovava ora
all'estremit sinistra dell'immagine, dietro uno dei suoi compagni. Strizzai gli occhi pi e pi volte
per vedere se cambiava qualcosa. Niente.
Decisi che era davvero arrivato il momento di andare a dormire.
Bisogna che tu smetta di bere mi rimproverai ad alta voce mentre vuotavo il bicchiere nel
lavandino.
Spensi velocemente le luci e sprofondai in un sonno agitato.
Feci strani sogni. Vidi Marty che teneva sottobraccio una bellissima ragazza bionda, che doveva
essere sua moglie. Ridevano e sembravano divertirsi molto. Un picnic... altri giovani della loro et...
Faceva molto caldo. Nonostante la bellezza della giornata, i loro cuori sembravano dolenti...
Cambio di scena: armi, jeep... Un uomo in uniforme che camminava di buon passo. All'improvviso,
tutto si annebbi... Una fitta coltre di fumo invase il mio campo visivo... Adesso si sentivano grida e
rantoli... Poi ordini gridati a perdifiato. Altre immagini sfilarono cos per tutta la notte. Marty...
Vedevo soltanto lui.
Marty! urlai svegliandomi di soprassalto.
Ero in un bagno di sudore, i capelli scarmigliati, gli occhi gonfi e la testa stretta in una morsa.
Faticai a uscire dal torpore mattutino come quando, subito dopo la morte dei miei genitori,
assumevo forti sonniferi. Eppure, per quanto ricordassi, non avevo preso nulla la sera prima. Forse
quel bicchiere di vino era stato di troppo.
Alla fine riuscii ad alzarmi, non senza fatica, e chiamai Lexie. Era ancora di turno in ospedale,
ma teneva il cellulare sempre a portata di mano.

Ciao bella! Spero che tu abbia passato una notte migliore della mia. All'una un pullman uscito
di strada. Risultato: ventotto persone con traumi leggeri e cinque feriti gravi. In poche parole, non
ho riposato molto.
Ciao Lexie. Ti chiamavo proprio per dirti che ho dormito malissimo. Non che potresti
prescrivermi qualcosa? Mi sembra di aver corso dieci maratone di fila, devo assolutamente riuscire a
dormire.
Non c' problema. Passo da te tornando a casa.
Okay, grazie. A dopo.
L'idea che sarebbe passata pi tardi mi diede il coraggio per iniziare la giornata. Dopo aver
trangugiato un t e due aspirine, scesi ad aprire il negozio. Dieci minuti pi tardi fece il suo ingresso
il signor Dailos.
Buongiorno, signorina Langlois. Ha visto che bella giornata anche oggi? Oh, ma lei pallida
come un lenzuolo!
Buongiorno, signor Dailos risposi sorridendo di fronte alla sua candida constatazione. In
effetti non ho dormito molto bene stanotte.
Dev'essere stato per colpa della luna. Era piena.
Fui invasa da un improvviso, sottile malessere. Mia madre credeva ciecamente nell'influenza
dell'astro sulle variazioni d'umore... Dopo ogni notte di luna piena, si alzava brontolando che non
aveva dormito. E quel ricordo era cos lontano, ora...
Gi, deve aver ragione lei commentai, cercando di tagliare corto per non mostrare la mia
commozione. Spero di recuperare stanotte! Le sue foto sono pronte, vado a prenderle.
Mentre afferravo una grande busta nel retro del negozio, mi asciugai velocemente la lacrima che
stava per scendermi da un occhio. Per fortuna il signor Dailos non si era accorto di nulla; sarebbe
stato sicuramente molto in imbarazzo se mi avesse vista piangere.
Eccole qua. Come nuove!
Estrassi delicatamente le cinque foto dalla busta e lasciai che ammirasse il mio lavoro.
fantastico! Sembrano scattate ieri.
Sono contenta che le piacciano risposi mentre gli porgevo la fattura.
Il signor Dailos era un ottimo cliente da quando aveva scoperto, nella soffitta della casa dove
aveva vissuto da bambino, una vecchia cassa piena di foto. Da allora, veniva sempre a portarmene
qualcuna; ma non pi di una decina per volta perch, come mi aveva spiegato, voleva avere il
tempo di assaporare ogni nuovo ricordo che riemergeva. E di ricordi, il signor Dailos ne aveva
davvero molti: foto di famiglia, di vacanze e, come quelle che gli stavo consegnando oggi, di
scuola... Eravamo al suo ultimo anno delle medie e lui, nonostante il tempo che era passato da
allora, era in grado di citarmi i nomi di tutti i suoi compagni di classe.
Ho una buona memoria mi aveva detto una volta. So che un giorno sar l'unica cosa che mi
rester, allora cerco di tenerla allenata.
Soddisfatto del mio lavoro su quell'ultimo gruppo di foto, mi premi con una generosa mancia,
assicurandomi che aveva altri ricordi da condividere con me. Quando se ne fu andato, decisi di
riprendere in mano le fotografie della signora St James. Mentre incollavo le etichette, il mio
computer emise un rumorino lieve. Lasciai il mio tavolo in fondo al laboratorio e andai verso il
bancone, dove c'era la belva come la chiamava Lexie, che mi prendeva in giro per il rumore
assordante della ventola del mio PC.
Parlando del lupo... Lexie mi aveva appena inviato un'email, il nostro mezzo di comunicazione
privilegiato.
Da: lexie.olliver@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com
Data: 22 febbraio 2011 - 11.37
Oggetto: idea serata per 9 h di sonno garantite!

Ciao,
sono riuscita a organizzarmi per stasera. Finisco il turno prima. Passer da te verso le 19. Ho
pensato che potremmo andare a cena da Vito, e poi bere qualche margarita allo OneDodge. Fidati
di un'ottima dottoressa, non c' miglior sonnifero della tequila! Fammi sapere. L.
Da: emma.langlois@gmail.com
A: lexie.olliver@gmail.com
Data: 22 febbraio 2011 - 11.47
Oggetto: Re: idea serata per 9 h di sonno garantite!
Hai sempre delle ottime idee, me ne accorgo anche stavolta. Spero che tu non abbia curato i tuoi
33 feriti con la tequila! Okay per il ristorante da Vito, ma non so se tengo botta per il resto del
programma. E.
Da: lexie.olliver@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 22 febbraio 2011 - 11.59
Oggetto: Re: Re: idea serata per 9 h di sonno garantite!
Che rompiscatole che sei! Niente ma. Sono il tuo medico e se dico che ti fa bene, vuol dire che ti
fa bene. A stasera. L.
P.S. Alcuni dei miei pazienti di stanotte non avrebbero avuto nessun bisogno che li curassi con la
tequila... Puzzavano cos tanto di alcol che hanno appestato tutto l'ospedale.
Lexie era cos. Non sopportava che le si dicesse di no. Decisi di lasciar perdere, tanto non avevo
scampo, e me ne tornai al tavolo di lavoro pensando alla serata che mi si prospettava. Mentre
facevo scorrere le fotografie della signora St James, mi accorsi che avevo dimenticato quella di
Marty. Salii in casa a prenderla, e mentre facevo le scale mi tornarono in mente alcuni flash dei
sogni che avevo fatto la notte prima: avevo visto Marty con sua moglie, i suoi amici... e in guerra. I
sogni sono cos misteriosi. Come avevo fatto a inventare tutti quei dettagli se non lo conoscevo
nemmeno?
La fotografia era sempre sulla scrivania. Mi accorsi che tremavo leggermente ripensando a quello
che era successo il giorno prima. La presi delicatamente, quasi aspettandomi di trovare Marty in una
nuova posizione, e scoppiai a ridere. Non si era mosso di un millimetro. Se ne stava al centro della
foto, con il suo berretto in testa e un sorriso birichino sulle labbra.
Davvero, sei pronta per il ricovero dissi a me stessa scendendo le scale due gradini alla volta,
divertita dai tiri che poteva giocarmi l'immaginazione.
Il pomeriggio pass in un lampo. La foto di Marty era ormai quasi restaurata quando il
campanello della porta tintinn.
Sapevo di trovarti ancora qui. Adesso fila di sopra a cambiarti mi ordin Lexie facendo finta di
essere arrabbiata. Chiudo io il negozio.
La sua determinazione non ammetteva obiezioni. Ubbidii. Dopo aver fatto una bella doccia ed
essermi truccata un po', m'infilai un vestitino nero buono per ogni occasione. Ero quasi pronta, ma
mancava qualcosa. All'ultimo momento, decisi di mettermi il braccialetto d'ambra di mia madre. Me
l'aveva regalato una settimana prima dell'incidente, per il mio compleanno: adoravo quel
braccialetto, e aveva un grande valore simbolico per me. Era il primo gioiello che mio padre le
aveva donato, in Francia.
Il simpatico Vito gestiva un tipico ristorantino italiano. Tovaglie a quadretti rossi e bianchi,
candele colate su vecchi fiaschi di chianti e accento italiano un po' ovunque. Avevo conosciuto
anche lui come Yang Chi, il proprietario del ristorante cinese, quando mi ero trasferita nel quartiere,
ed eravamo diventati subito amici. Ridendo, Vito diceva che solo gli espatriati potevano capirsi in
quel paese strno. Quando aveva nostalgia di casa - cosa che gli succedeva almeno una volta al

mese - ci raccontava una quantit di storie: aneddoti della sua infanzia, usi e costumi tradizionali del
paesino in cui era nato. La cosa strana era che mi ero sorpresa a fare esattamente la stessa cosa un
giorno in cui la pioggia londinese mi aveva fiaccato il morale. Lexie faticava a capire il mio
attaccamento alla Francia, che in fondo avevo lasciato ormai da quindici anni; del resto, io stessa
non sarei riuscita a spiegarlo... Penso che se ritornassi in Francia per quindici anni soffrirei
senz'altro del mal d'Inghilterra. questo il problema di chi ha radici in Paesi diversi... ci si sente
sempre tirati da tutte le parti.
Dopo una cena pantagruelica, innaffiata da un'ottima bottiglia di chianti, Lexie mi convinse ad
accompagnarla a bere qualche margarita. Al terzo bicchiere, prima di crollare sul bancone, decisi di
chiamare un taxi per tornare a casa. Lexie, da medico coscienzioso, non pot che dare la sua
approvazione e dichiar che il suo rimedio miracoloso - mangiare bene, bere bene, divertirsi un
sacco - avrebbe sortito un effetto immediato.
Una volta a casa, per, mi preparai un t, sperando che idratare l'organismo dopo tutto
quell'alcol mi preservasse un po' dal malessere del giorno dopo. Mentre mi dirigevo verso la cucina,
una luce attir la mia attenzione. Sulla scrivania il mio computer portatile era acceso. Non
ricordavo neanche di averlo usato durante la giornata. Stavo per spegnerlo, quando sentii il suono
attutito che segnalava l'arrivo di un'email: un messaggio a quell'ora di notte? Chi poteva essere?
Guardai il mittente. Non lo conoscevo, ma decisi di aprire comunque il messaggio facendo gli
scongiuri: speravo proprio che non contenesse un virus pronto a invadere in un secondo il mio
hard disk.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com
Data: 23 febbraio 2011 - 01.09
Oggetto: La spilla di Edna
Le dica che la sua spilla nel pozzo.
Niente firma, nessuna formula di presentazione, niente saluti n ringraziamenti... Non ci capivo
niente. Era davvero tardi - e io ero troppo sbronza - per cercare di cavarne qualcosa. Spensi il
computer e andai a letto.
L'indomani mattina, nonostante la bocca un po' impastata, mi sentivo bene. Lexie aveva ragione,
quella serata aveva migliorato il sonno e l'umore.
Sorseggiando il mio t tranquillamente, decisi di informare la mia migliore amica sull'esito della
sua terapia.
Da: emma.langlois@gmail.com
A: lexie.olliver@gmail.com Date: 23 febbraio 2011 - 08.27
Oggetto: In forma splendida!
Gentile dottoressa Olliver,
con la presente le comunico il mio eccellente stato di salute in seguito alla sua terapia d'urto.
Aveva ragione lei, niente di meglio della tequila... soprattutto se condivisa con la propria migliore
amica. A pi tardi. E.
P.S. Eviterei comunque di utilizzare il rimedio in ospedale...
Da: lexie.olliver@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 23 febbraio 2011 - 10.14
Oggetto: Re: In forma splendida!
Mi sa che sei pi in forma di me. Mi ero dimenticata che, il pi delle volte, i miei rimedi sono
indigesti per me... Perfino Dan - il bel Dan, il perfetto Dan - mi ha detto che avevo una cera

orrenda quando mi ha incrociato. Penso di essermi giocata ogni possibilit con lui!!! Almeno le tue
fotografie non ti avranno detto cose sgradevoli stamattina... A dopo, cara. L.
Da: emma.langlois@gmail.com
A: lexie.olliver@gmail.com Data: 23 febbraio 2011 - 10.34
Oggetto: Re: Re: In forma splendida!
Pensi che Perfect Doc Dan non abbia mai preso una sbronza?! Se cos, bisogna rimediare.
Invitalo a bere qualcosa. E.
Da: lexie.olliver@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com
Data: 23 febbraio 2011 - 10.41
Oggetto: Re: Re: Re: In forma splendida!
Smettila di chiamarlo cos! Se mi metti quel nome in
testa, un giorno lo chiamer cos per davvero...
L.
La storia di Lexie con il dottor Dan, come mi piaceva chiamarlo, era vecchia come il mondo. Lei
era pazza di lui, ma troppo timida per fare il primo passo. Si accontentava di mantenere con lui un
rapporto professionale, anche se la sua fantasia le ispirava immagini non sempre ortodosse...
A sua discolpa, va detto che Dan era un esemplare raro e difficile da avvicinare. Idolo delle
infermiere, migliore amico dei medici, bello, preparato, mai in ritardo, mai ammalato, mai nervoso...
Difficile trovare un uomo tanto perfetto. E la perfezione fa paura.
Dopo aver passato una giornata intera a discutere via email sull'opportunit che Lexie invitasse
Perfect Doc Dan a bere un bicchiere, concludemmo che il momento migliore per prendere una
decisione cos importante non era certo quello dopo una serata etilica.
La serenit che avevo sentito al mattino appena sveglia non mi aveva lasciata per tutto il giorno.
Mi preparai una cenetta veloce e, per la prima volta dopo tre mesi, decisi di lasciar perdere il lavoro
notturno per piazzarmi comodamente sul divano con un romanzo che avevo comprato un po'
prima della tragedia. Sentivo che avevo iniziato lentamente a risalire la china, passo dopo passo.
Un suono leggero mi ridest dal sonno. Distesa sul divano, avvolta nel plaid color panna, il libro
aperto sul petto, tornai lentamente alla realt, chiedendomi per qualche secondo cosa ci facessi l.
Ah, s... mi ero addormentata dopo aver letto pi o meno met del romanzo. Constatai con stupore
che il computer sulla scrivania era ancora acceso. Forse avevo dimenticato di spegnerlo dopo aver
chattato tutto il giorno con Lexie.
Mi alzai, sistemai il plaid sul bracciolo del divano e appoggiai il libro sul tavolino. Ottima scelta,
mi complimentai con me stessa, osservando la quarta di copertina. Mentre mi accingevo a spegnere
il computer, vidi che avevo ricevuto un nuovo messaggio.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 23 febbraio 2011 - 23.47
Oggetto: La spilla di Edna
Per favore, la aiuti a ritrovare la sua spilla. nel pozzo.
Accidenti, di nuovo quel messaggio. Forse era davvero un virus. Lo rilessi una decina di volte,
tamburellando con le dita sul tavolo di quercia, e spinta dalla mia curiosit morbosa decisi di
rispondere per saperne qualcosa di pi.

Da: emma.langlois@gmail.com
A: sdf2011@gmail.com Data: 24 febbraio 2011 - 00.01
Oggetto: Re: La spilla di Edna
il secondo messaggio che mi manda, ma credo che ci sia un errore. Non conosco nessuna
Edna. Forse dovrebbe ricontrollare l'indirizzo email. Buona fortuna per la spilla. E.
Rilessi il messaggio pi volte per verificare che non fosse troppo brusco n troppo amichevole.
Dopotutto, non sapevo chi potesse nascondersi dietro quell'indirizzo. La risposta non si fece
attendere.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 24 febbraio 2011 - 00.03
Oggetto: Re: Re: La spilla di Edna
Edna venuta in negozio luned. Lei la conosce, e conosce anche me.
Il messaggio era brevissimo, ma nel leggerlo fui invasa da una sensazione di malessere. Le email
erano dunque indirizzate a me, a quanto pareva, ma c'era qualcosa che non mi tornava. Chi era
venuto luned in negozio? Edna... Non conoscevo nessuna Edna. Solo Lexie e la signora St James
erano venute al laboratorio quel giorno.
La signora St James! Poteva essere lei? Ma allora chi era sdf2011? Non c'era altro modo per
saperlo che chiederglielo.
Da: emma.langlois@gmail.com
A: sdf2011@gmail.com Data: 24 febbraio 2011 - 00.10
Oggetto: Re: Re: Re: La spilla di Edna
Chi lei?
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 24 febbraio 2011 - 00.11
Oggetto: Re: Re: Re: Re: La spilla di Edna
N21-02-2011/1/St James
I miei occhi si soffermarono sulla risposta e sentii un tuffo al cuore. Il numero... era quello della
foto di Marty. Ero divisa tra la voglia di spegnere immediatamente il computer e il desiderio di
proseguire quella strana conversazione. Una miriade di domande iniziarono a vorticarmi per la
testa. Chi c'era dietro quella storia? Nessuno poteva sapere quale codice aveva quella foto, tranne
me. Lavoravo da sola e, se anche Lexie lo avesse visto per caso, non si sarebbe certo divertita a
mettere in piedi uno scherzo simile. Non in quel momento, soprattutto. Stanca, abbattuta,
scombussolata, decisi di spegnere computer e cervello in un colpo solo, prendendo una buona dose
di sonniferi.

4
L'indomani mattina, al risveglio, con la testa rintronata dal sonno artificiale, fui immediatamente
assalita dal ricordo delle avventure del giorno prima. Avevo sognato? Alla fine, ero diventata
davvero pazza? Decisa a chiarire le cose, mi alzai di scatto e mi ficcai in bagno: una bella doccia
fredda rimette sempre le idee a posto. Dopo quella tortura mattutina, mi concessi una bella tazza
bollente di un t che, stando all'etichetta, avrebbe dovuto placare il corpo e lo spirito. Stavo
assaporando la mia colazione, avvolta nell'accappatoio, quando udii di nuovo il leggero suono
provenire dal computer. Dopo una frazione di secondo dedicata a riflettere - affrontare le mie email
con il rischio di leggere qualcosa che non mi sarebbe piaciuto, o essere cos stupida da aver paura
della mia posta? - mi decisi ad avvicinarmi al PC, che era chiaramente di nuovo acceso.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com
Data: 24 febbraio 2011 - 07.09
Oggetto: La spilla di Edna
La prego. Lei la sola che pu aiutarmi.
Stavolta era troppo. Sull'orlo di una crisi di nervi, afferrai il cellulare e composi l'unico numero
che conoscevo a memoria. Una voce assonnata rispose all'altro capo del filo. Mmmmm, s...
Lexie, devi venire. Credo di essere diventata pazza. Anzi no... breve pausa, ne sono certa.

5
Sei sicura che il computer fosse acceso? mi chiese Lexie armeggiando attorno al mio PC.
Ti dico di s dissi al colmo della disperazione.
Forse un virus.
quello che ho pensato anch'io all'inizio, ma il messaggio sempre diverso... e mi... mi
risponde! E poi...
Poi cosa?
C' la faccenda del numero, quello della foto. Nessuno pu sapere quale codice sia assegnato a
uno scatto o a un altro, sono l'unica che li conosce. Passi per la data, ma la classificazione delle mie
foto completamente arbitraria. Quell'immagine ha il numero 1 solo perch la prima che ho
preso dal mucchio.
Qualcuno potrebbe essere entrato nel laboratorio e aver guardato il numero della foto prima di
inviarti il messaggio riflett Lexie.
Ma perch? articolai con difficolt, come se stessi parlando un'altra lingua.
Lexie inspir profondamente, fece per dire qualcosa, poi sembr rinunciare. Il silenzio invase
per un momento la stanza.
Non so che dire. Sembra davvero una faccenda surreale.
Andai in cucina a preparare un altro t. Pensai seriamente di correggerlo con un po' di tequila,
tanto mi sentivo smarrita.
E Will? butt l Lexie.
Will cosa?
Be', diciamo che se c' qualcuno che pu avere il dente avvelenato contro di te...
Ma ci siamo lasciati in buoni rapporti!
Stai scherzando? L'hai mollato in modo brutale. Gli hai spezzato il cuore e, cosa ancora pi
grave, l'hai colpito nell'orgoglio. Peggio di cos...
Grazie del sostegno, Lexie. Ma in ogni caso tra noi non poteva funzionare, lo capivano tutti.
vero, ma nell'ottica borghese di quelli come Will meglio essere male accompagnati che soli.
E, soprattutto, non sono le donne che mollano gli uomini, semmai il contrario.
Pfff! Davvero, non mi manca per niente quell'ambientino di machos puerili.
Lexie afferr il suo cellulare e compose un numero.
Chi chiami? Il tuo amico psicologo? Penso di aver bisogno di una seduta istantanea, se
libero.
No, chiamo Will.
Prima che potessi fermarla, Will aveva gi risposto. Lexie gli parl per dieci minuti abbondanti,
poi riattacc, pensierosa.
Allora?
Be', a quanto pare alle Bahamas, a godersi la luna di miele.
Sputai d'istinto la sorsata di t che avevo appena bevuto.
Luna di miele! Non poi cos traumatizzato allora risposi ridendo. E tu che stavi iniziando a
farmi sentire in colpa!
Sono sicura che solo per salvare la faccia.
Oh, Lexie, smettila di vedere doppi giochi dappertutto.
Se ne and dopo una buona oretta di chiacchiere, prescrivendomi qualche ansiolitico in caso di
bisogno e consigliandomi di riposare il pi possibile. Mi assicur che non pensava che fossi fuori
di testa, ma che preferiva che evitassi le emozioni forti. Dal canto suo, avrebbe chiamato il cugino
informatico per sapere se fosse possibile sapere chi era il giocherellone che si celava dietro il nome
di sdf2011.

Rassicurata, scesi in laboratorio per distrarmi un po'. E mi misi a lavorare, tanto per cambiare.
Era cos da anni: potr sembrare strano, ma l'unico modo in cui riuscivo a dimenticare il mondo
che mi circondava e i suoi problemi era quello di trascorrere ore davanti al computer a ritoccare
immagini cariche di anni, di ricordi e di belle promesse. Photoshop aveva su di me un potere
magico, una sorta di incantesimo rasserenante... Forse non ero una ragazza molto normale. Ma che
vuol dire poi essere normali?
All'ora di pranzo, decisi di approfittare del bel tempo - tre giorni di sole in pieno febbraio sono
praticamente un miracolo a Londra! - per mangiare un panino a Hyde Park. Adoravo andarci. Mi
divertivo a pensare al numero di fotografie che erano state scattate in quel posto nel corso degli
anni, attraverso le epoche. Immaginavo le fanciulle di buona famiglia, accompagnate dall'attempata
signora, che fungeva da chaperon, con il compito di vegliare sulla loro sicurezza (e su eventuali
incontri pericolosi...), che salivano sulle barche invitate da bei ragazzi con panciotto e cilindro. Poi
una coppia a braccetto, ai tempi della Seconda guerra mondiale: passeggiavano con aria indifferente
a ci che li circondava, lanciando ogni tanto un pezzetto di pane alle anatre. La donna piangeva
piano, l'uomo la stringeva tra le braccia. Forse era l'ultima volta che si vedevano. Lui doveva partire
per la guerra? Poi, negli anni Novanta, le prime tecnologie invadevano le strade: uomini d'affari in
completo grigio e cravatta rossa camminavano nel parco con il Times sottobraccio e un grosso
rivoluzionario arnese attaccato all'orecchio. Uno dei primi telefoni cellulari, ingombranti quasi
quanto un fisso.
In lontananza, vidi un gruppetto di adolescenti in uniforme del college che si era piazzato sui
prati verdi del parco, nonostante il divieto. Scherzavano, si prendevano in giro e ridevano come
pazzi. I ragazzi si mettevano in mostra facendo i duri e le ragazze ridacchiavano come oche. Che
ricordi avrebbero conservato di quegli anni? Avrei voluto fissare quel momento di vita su una
pellicola. Dieci anni dopo, quella fotografia avrebbe forse avuto molta importanza per loro.
Tornai a casa a passo svelto. Certo, il sole era magnifico, ma non per questo faceva meno
freddo. Avevo le mani gelate nonostante i guanti di pelle e il mio naso continuava a gocciolare.
Tornata nella rassicurante comodit del mio laboratorio, decisi di smettere di lavorare un po' prima
del solito: Lexie aveva senz'altro ragione, dovevo riposare. La mia testa, soprattutto, aveva bisogno
di un po' di tregua.
Alle cinque e mezza salii in casa. Il salotto, che la mattina era illuminato dal sole, ora era
immerso nell'oscurit pi totale.
Mi offrii allora una coccola che adoravo da quando ero piccola, con tutto il suo rituale: elemento
principale, un bel bagno bollente. Accesi delle candele e andai a prendere il libro che avevo iniziato
il giorno prima, con la ferma intenzione di scoprire come andava a finire.
Un'ora dopo mi rannicchiai sul mio soffice divano e mi immersi nelle ultime venti pagine del
romanzo. Mary, la protagonista, stava ancora tentando inutilmente di disorientare l'assassino dalla
maschera nera quando, all'improvviso, gli avvenimenti si susseguirono sempre pi veloci finch il
racconto si concluse trionfalmente. A quel punto mi sentii svuotata, come un ciclista alla fine del
Tour de France, e senza rendermene conto scivolai dolcemente nel sonno, con la testa piena di
storie.
Mi svegliai di soprassalto, facendo volare il libro posato sulle mie gambe. Avevo sentito un
rumore... no, non un rumore qualsiasi. Quel rumore. Mi girai lentamente verso la piccola scrivania
di quercia che si trovava in fondo alla stanza e scoprii quello che tanto temevo: lo schermo era
acceso.
Sull'orlo di una crisi di nervi, andai verso il computer, e mentre aprivo l'email iniziai a
singhiozzare silenziosamente. Quella storia doveva finire, e subito. Presa da una rabbia
incontrollabile, risposi con una sola parola: Stop!.
Poi composi il numero di Lexie. Rispose al primo squillo e, prima ancora che potessi spiegarle,
mi assicur che sarebbe arrivata in meno di dieci minuti, a costo di bruciare tutti i semafori rossi
che avesse incontrato sulla strada. Dieci minuti dopo, in effetti, il campanello squill.
Volevo proprio chiamarti. Mio cugino ha dato un'occhiata al tuo computer.

Ma come ha fatto?
Ti ricordi che una volta ti ha aiutata a distanza a risolvere un problema informatico, dopo quel
temporalone che aveva fatto tanti danni nel tuo quartiere?
Annuii, anche se non capivo bene il nesso.
Bene, da allora pu accedere in remoto al tuo PC. Ma non lo fa mai, naturalmente, a meno che
non glielo si chieda... un professionista lo difese Lexie.
Certo, ti credo. E allora? Cosa ha trovato?
questo il problema. Non ha trovato niente.
Niente? Nel senso che non ha capito da dove arrivano le email?
No, nel senso che non ha trovato le email mi corresse Lexie.
Ma le hai viste anche tu! Lo sai che ci sono. Non ho raccontato storie.
Lexie rimase in silenzio. Sembrava lottare contro se stessa, poi fin per dire: S, in effetti, ho
letto delle email... ma potrebbe averle scritte chiunque.
Quella frase sottintendeva tali e tante cose che mi fece l'effetto di un pugno nello stomaco.
Vuoi dire che potrei averle scritte io?
Sospir e gir la testa di lato, ma non rispose, confermando con un solo gesto tutti i miei timori.
Vattene.
Emma, no. Non c' problema. Dopo tutto quello che hai vissuto, normale che tu perda un
po' il controllo.
Gi risposi fissandola con durezza. Ma tu non hai il diritto di non credermi pi. Non so nulla
di quelle email, non so da chi provengano n perch, ma di una cosa sono sicura: non le ho scritte
io.
Mi tremavano le mani e mi sentivo sfinita, sul punto di crollare. Fu in quel momento che
sentimmo la lieve suoneria che annunciava un nuovo messaggio. Mi irrigidii e, con gli occhi pieni di
terrore, feci un gesto a Lexie perch andasse a vedere.
Lo lesse a voce alta.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com
Data: 24 febbraio 2011 -21.29
Oggetto: La spilla di Edna
Lei non pazza. l'unica persona che posso contattare. Deve aiutarmi.
Lexie si gir verso di me, con gli occhi pieni di tristezza, e mi si strinse contro.
Mi dispiace, mi dispiace tantissimo...
Non importa. Mi credi, ora?
Annu, asciugandosi le lacrime che le spuntavano dagli occhi.
Ci sedemmo di fronte alla scrivania, senza sapere che fare.
Ma subito dopo Lexie prese il telefono e in tutta fretta chiam suo cugino, chiedendogli di stare
all'erta per verificare se arrivasse qualche email nei dieci minuti successivi.
Dobbiamo rispondere.
Cosa? Sei pazza? Non sappiamo neanche chi .
S, ma David controlla il tuo PC in questo momento. Se rispondiamo a questa email, ce ne
arriver un'altra. David ci avvertir se vedr traffico.
Digit velocemente una risposta e sdf2011 non si fece attendere. Lexie corse a prendere il
telefono.
Hai visto qualcosa? Ma abbiamo appena ricevuto un'email... Sei sicuro? Non che magari...
Okay. Grazie comunque. Mio cugino penser che mi sono bevuta il cervello disse riattaccando.
Non riuscii a trattenermi dall'ironizzare: Veramente sei tu che mi consideravi pazza. Allora
David non ha visto nulla?.

No, non c' traccia di traffico sul tuo PC. Per lui come se... come se fosse spento. Sempre
meglio mormorai. Poi sentimmo arrivare una nuova email.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 24 febbraio 2011 - 21.56
Oggetto: La spilla di Edna
Non cerchi spiegazioni razionali, non ce ne sono. Ci ho messo sessant'anni a capire come
comunicare con il mondo dei vivi. Perch posso comunicare con lei? Non lo so ancora. Ma ho la
fortuna di riuscire a farle arrivare i miei messaggi, quindi mi ascolti. Sono Marty St James, marito di
Edna St James. venuta luned a portarle alcune foto da ritoccare. Io sono sull'immagine 21-022011/1/ST JAMES, al centro con un berretto in testa. Ho cercato di muovermi sulla foto, ma lei non
se n' accorta.
Certo che me n'ero accorta, solo che pensavo di dare i numeri.
Sono andato in guerra poco tempo dopo aver fatto quella fotografia. Sono stato arrestato e
deportato. Non sono mai tornato da Edna. Qualche giorno prima di partire le avevo regalato un
gioiello, una spilla in oro con piccoli diamanti. Avevo speso tutti i miei risparmi per comprarla, ma
lei era cos felice. Dopo uno dei grandi bombardamenti di Londra, la casa in cui abitavamo (e nella
quale Edna abita tuttora) crollata. Per fortuna, quella notte lei lavorava in ospedale, ma purtroppo
la spilla andata persa e, ancora dopo tutti questi anni, Edna continua a rimproverarselo. Era uno
degli ultimi oggetti che potevano ricordarle la nostra vita insieme, il matrimonio, la nostra felicit in
tempo di pace. Ma io so dov'. Quando la casa crollata, finita nel pozzo addossato a un muro:
era prosciugato da secoli, ma lo avevamo tenuto per bellezza. Deve dirle dove si trova la sua spilla.
Per la pace della sua anima. E della mia. Marty
Lexie e io avevamo letto in silenzio quella lunga email. Alla fine, eravamo entrambe senza parole.
Da parte mia non sapevo pi cosa pensare. Mi ricordavo benissimo di aver visto Marty muoversi
sulla foto, ma avevo pensato a un'illusione dovuta alla stanchezza. In quel momento non avevo
ancora fatto il collegamento tra Edna, la signora St James, Marty e le foto che lei mi aveva portato.
Colta da un'idea improvvisa, scesi le scale a rotta di collo per andare a recuperarle in laboratorio.
Ma s, certo! L'ho ritoccata prima dissi tirando fuori precipitosamente un'immagine dalla busta
e porgendola a Lexie. Edna St James. Porta la spilla.
Lexie rest a bocca aperta sotto choc per quella rivelazione. Guard attentamente la spilla
appuntata sull'abito della giovane donna ritratta, poi rilesse l'email.
Potrei giurare che la spilla quella. Ho passato tutto il pomeriggio a ritoccare i diamantini
chiazzati!
Qualche momento di riflessione e Lexie pos la foto di Edna per prendere quella che ritraeva
Marty con il suo berretto.
Emma, mi sa che stiamo proprio parlando con un fantasma concluse alla fine.
Niente di buono per la mia sanit mentale.

6
Rassicurata dal fatto che quelle email non erano il prodotto della mia immaginazione, mi sentivo
improvvisamente un po' pi leggera. Certo, i problemi non erano spariti - ero pur sempre alle prese
con un fantasma che mi chiedeva aiuto per ritrovare una spilla persa da pi di mezzo secolo - ma
quantomeno non ero pazza: era gi qualcosa.
Lexie, invece, molto turbata dagli ultimi avvenimenti, se ne and con la testa piena di
interrogativi.
Torna a casa. Io sto bene, davvero.
S, ma casa tua ... posseduta mormor.
No, semmai il mio computer a essere posseduto, e, in ogni caso, da un fantasma che sembra
piuttosto gentile.
Faccio ancora un po' fatica ad accettare tutto questo...
S, lo capisco.
Tu invece non sembri cos sconvolta adesso, anzi.
Ho avuto cos tanta paura di essere sprofondata negli abissi pi neri della follia, che sono quasi
felice di quel che successo oggi. E poi, in fondo, un po' come se mi fossi sempre aspettata
qualcosa di simile.
In che senso?
Non so, come se... Insomma, una forza strana io l'ho sempre percepita, qualcosa di
inspiegabile, ma forte... Diciamo che l'idea del paranormale non mi disturba. E non c' altra
spiegazione a questi strani avvenimenti, no?
S, ma per la scienza, la ragione, la logica, tutto questo assurdo. Lexie aveva uno spirito molto
cartesiano.
Certo, ma cosa mi dici della magia?
Scosse la testa, poco disposta a sentire altro. Era gi scesa a patti con molte cose, nelle ultime
ore, e quel mondo sconosciuto in cui non tutto aveva per forza una spiegazione "razionale" la
spaventava. Tuttavia, invece di scappare via a gambe levate, fece un gran respiro e dichiar
solennemente: Va bene, ammetto di essere confusa da questa situazione. Ma rimango convinta che
tutto possa essere spiegato. Anche quel fenomeno aggiunse puntando il dito verso il mio
computer. In ogni caso, se hai bisogno di aiuto con il tuo Marty, io ci sono.
Lo so. Qualunque cosa abbiamo fatto o detto, qualunque cosa sia accaduta, noi ci siamo state
sempre l'una per l'altra. Non sar di certo un piccolo fantasma, anche se piuttosto abile con i
computer, a mettere in discussione la nostra amicizia.
Ero riuscita a farla sorridere e mi strinse forte tra le braccia. Se ne and, non prima di avermi
dato qualche altra raccomandazione da medico.
A dire il vero, il modo in cui avevo preso le rivelazioni di Marty nella sua ultima email aveva
stupito anche me. Certo, ero sempre stata incline a credere a racconti e fenomeni fantastici, ero un
po' superstiziosa e soprattutto cercavo di mantenermi ricettiva in ogni circostanza. Ma di l ad
accettare che un fantasma si nascondesse nel mio computer... c'era una bella differenza!
Mi preparai l'ennesima tazza di t, presi qualche biscotto per rifocillarmi - la notte si annunciava
lunga - e mi preparai a inviare un'email a Marty.
Da: emma.langlois@gmail.com
A: sdf2011@gmail.com Data: 24 febbraio 2011 - 22.12
Oggetto: Re: La spilla di Edna
Come fa a comunicare con me? Perch sono io l'unica persona che pu contattare? da solo?

Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 24 febbraio 2011 - 22.15
Oggetto: Re: Re: La spilla di Edna
Di fatto, io passo attraverso la corrente elettrica. La cosa funziona bene grazie alle nuove
tecnologie, i computer, i telefoni... Ho tentato a lungo di comunicare con altre persone utilizzando
solo la corrente elettrica, ma non ho fatto altro che spaventare i miei potenziali contatti.
Lei la sola con cui posso comunicare perch gli "interlocutori" devono avere determinate
caratteristiche: devono possedere un oggetto appartenuto alla persona defunta (la foto che le ha
dato Edna), avere un mezzo di comunicazione (il suo computer, in questo caso), e aver vissuto di
recente una perdita. Lei deve aver visto la morte molto da vicino, oppure si confrontata con essa
da poco. questo che permette la connessione tra noi. Dopo un po' di tempo, anche se la ferita
sempre aperta, il trauma troppo lontano per permetterci di comunicare con i nostri cari ancora in
vita. E c' un ultimo punto importante: la sua apertura di spirito. Bisogna crederci, essere disposti
ad ascoltare, altrimenti i nostri messaggi passano inosservati.
Per rispondere alla sua ultima domanda: no, non sono solo, ma possiamo parlare solo a nostro
nome.
Da: emma.langlois@gmail.com
A: sdf2011@gmail.com Data: 24 febbraio 2011 - 22.20
Oggetto: Re: Re: Re: La spilla di Edna
A dire il vero, lei ha spaventato anche me. Per sua fortuna, sono piuttosto incline a credere a
queste... stranezze.
I miei genitori sono scomparsi da poco in un incidente d'auto. Penso che sia quello l'evento
traumatico a cui lei allude. Questo significa che chiunque pu comunicare con me... Ma c' un
modo per far cessare queste "connessioni"? Non che io non apprezzi la sua compagnia, ma... non
ho molta voglia di diventare una sorta di centralino per defunti anonimi.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 24 febbraio 2011 - 22.27
Oggetto: Re: Re: Re: Re: La spilla di Edna
Abbiamo sempre la possibilit di scegliere, Emma...
Quell'ultima frase risuon a lungo dentro di me. La possibilit di scelta ce l'avevamo veramente,
in fin dei conti? La nostra vita non era scritta ancor prima che noi ne prendessimo coscienza?
Quella era l'impressione che avevo in quel momento e che mi avrebbe accompagnata per anni.
Avrei potuto scegliere di chiudere le porte del mio spirito a Marty, quella sera, ma in realt non ero
capace di farlo... la differenza che passa tra guardare la propria vita scorrere e viverla.
Alle prime luci dell'alba ero ancora inchiodata al computer in piena conversazione con Marty,
che si rivel un uomo molto interessante e ricco di humour. Dopo aver a lungo discusso di
fantasmi e del loro stile di vita - se cos si pu dire - Marty mi raccont un sacco di aneddoti: il suo
passato, l'infanzia in una famiglia modesta, i compagni di classe, l'incontro con Edna, la guerra e la
morte. Quest'ultima parte del racconto mi strapp mio malgrado qualche lacrima.
Inconsciamente, man mano che le email si susseguivano, avevo iniziato a sperare in un lieto fine
per la storia di Marty e Edna.
Illusione particolarmente assurda, se si teneva conto del fatto che stavo conversando con il
fantasma di Marty.
Di prima mattina, mentre mi accingevo a interrompere lo scambio di messaggi per scendere al
lavoro, Marty mi pose un'ultima domanda che mi avrebbe perseguitato per tutto il giorno.
Mi aiuter con la spilla?

Non potevo lasciarlo in quella situazione, non dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per mettersi in
contatto con me. D'altro canto, potevo davvero rivelare a Edna che la sua spilla si trovava in fondo
al pozzo da quasi sessantasette anni? Ne andava della mia reputazione...

7
Sono stata cos contenta quando mi ha chiamata per dirmi che aveva finito di restaurare le
fotografie. Non lo immaginavo, ma in realt mi sono mancate molto... soprattutto quelle di mio
marito.
Ecco. Avevo fatto la mia scelta, sempre che una scelta fosse possibile. Ero comodamente seduta
nel salotto della signora St James con una tazza di porcellana piena di squisito t tra le mani, le foto
sul tavolo e un nodo allo stomaco. Come iniziare il discorso? Cosa raccontarle? In quel momento,
odiai Marty.
Edna non smetteva di guardare e riguardare le sue foto con tenerezza. Era possibile continuare
ad amare qualcuno cos tanto, anche anni e anni dopo averlo perduto? Da ci che appresi quel
pomeriggio chiacchierando con lei, Edna non si era risposata. E non aveva avuto figli: la cosa che
rimpiangeva di pi, mi disse a un certo punto.
Ma come avrei potuto avere dei figli, se l'unico uomo degno di essere il loro padre non era pi
di questo mondo? mi disse accarezzando meccanicamente il volto di Marty sulla foto.
Adesso capivo come mai l'originale era cos rovinato...
Aveva dedicato tutta la sua vita a Marty, anche dopo la sua scomparsa. Parlando con lei mi resi
conto di quale potesse essere il valore della spilla. Adesso capivo perch Marty avesse tanto cercato
un contatto con il mondo dei vivi per permetterle di ritrovare quel gioiello, il suo ultimo regalo.
Non mi importava pi di passare per pazza. Edna doveva sapere, se lo meritava. Cos, prendendo il
coraggio a due mani, posai delicatamente la tazza e mi lanciai.
La sua spilla nel pozzo dissi in un tono molto calmo.
Come mi aspettavo, Edna non reag benissimo. Alle mie parole, lasci cadere la tazza di t che
and in frantumi, mentre il liquido scuro si spandeva sul tappeto. Cominciai a temere che le venisse
un infarto. Con il volto livido, alz lentamente lo sguardo verso di me, cercando di capire quel che
le avevo appena detto.
Come?... Chi le ha parlato della spilla?
Non le posso spiegare niente. E, anche se potessi dirle di pi, lei non mi crederebbe. Ma so
quello che dico. So che tiene molto a quel gioiello...
Quella spilla andata perduta sessantasette anni fa durante un bombardamento mi interruppe
brusco.
Si alz di scatto. Troppo in fretta. La vidi barcollare per un capogiro e mi alzai per aiutarla, ma si
divincol bruscamente e si precipit verso la porta in fondo al corridoio, che conduceva al giardino.
Le corsi dietro, temendo che si sentisse male... o peggio.
Quando la raggiunsi, se ne stava l, ferma davanti al pozzo. Aveva le mani che tremavano, ma
non avrei saputo dire se fosse per l'emozione o per il freddo polare della giornata. Mi avvicinai a
passi felpati. Edna non si muoveva. Fissava il pozzo come se lo vedesse per la prima volta. Le
appoggiai la mano sulla spalla e mi accorsi che batteva i denti.
Dovrebbe rientrare in casa, fa troppo freddo per stare fuori senza cappotto.
Come un automa mi ubbid. Una volta rientrate in casa, la feci sedere sulla poltrona vicino alla
stufa, e in ginocchio accanto a lei cercai di destarla dal torpore.
Edna? Mi ascolti, so che la mia rivelazione pu essere stata sconvolgente, ma non avevo
nessuna intenzione di farla star male o di risvegliare ricordi dolorosi. Lui mi ha detto che lei tiene
cos tanto a quella spilla, e io...
Alz la testa, guardandomi interdetta.
Mi dispiace, devo proprio andare ora, ma chiamer qualcuno perch resti con lei stasera.
No rispose con voce sorda.
Mi scrutava, in attesa di altre informazioni. Ma potevo dargliele davvero? Feci un gran respiro.
Edna, anche se non si capisce qualcosa, non significa che non sia possibile.

A quelle parole, una lacrima inizi a scendere lentamente lungo la guancia. Mi prese la mano tra
le sue.
Mio marito me lo ripeteva spesso disse infine con voce pi ferma.
Lo so. lui che me l'ha detto, pensai.
Aspettai ancora un po' per essere certa che stesse bene e me ne andai, chiedendomi se fossi
riuscita a trasmettere il messaggio correttamente. Non appena arrivai a casa, accesi il computer e
attesi pazientemente che Marty si manifestasse. Avevo bisogno di parlargli, di sapere se la cosa
aveva funzionato. Dopo un'ora d'attesa, finalmente vidi apparire un messaggio.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com
Data: 25 febbraio 2011 - 19.11
Oggetto:
Grazie.
Quella semplice parola bast a calmarmi. Marty era ancora l e non sembrava arrabbiato. Allora
non avevo fallito nella mia missione! Risposi, non volendo che il contatto si interrompesse subito.
Da: emma.langlois@gmail.com
A: sdf2011@gmail.com Data: 25 febbraio 2011 - 19.13
Oggetto: Re:
Ce l'ho fatta? Edna cercher la spilla? E lei, sparir adesso?
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 25 febbraio 2011 - 19.16
Oggetto: Re: Re:
Lei stata eccezionale. Edna ha chiamato un'impresa per cercare nel pozzo appena lei uscita.
Io me ne andr soltanto quando lo vorr lei...
Da: emma.langlois@gmail.com
A: sdf2011@gmail.com Data: 25 febbraio 2011 - 19.25
Oggetto: Re: Re: Re:
Ancora una domanda, Marty: cosa significa il suo indirizzo email? La prima volta che l'ho visto
ho pensato che si trattasse di spam.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 25 febbraio 2011 - 19.28
Oggetto: Re: Re: Re: Re:
Lo confesso, non ho avuto molta fantasia. Per lei non ero altro che lo sconosciuto della foto...
...sconosciuto della foto... sdf... Ma certo! Solo che ora non era pi uno sconosciuto.
Quel che avevo vissuto nell'ultima settimana era molto pi intenso di quanto avessi potuto
sperimentare in tutta la mia vita. Marty e i suoi compagni fantasmi ne facevano ormai parte. Quella
sera, per, dopo un'ora abbondante di scambio di messaggi, decisi che per me era tempo di tornare
nel mondo dei vivi.

8
Una giovane donna avvolta in un enorme parka marrone entr nel mio negozio, portandosi
dietro un'ondata di freddo che mi stuzzic le dita dei piedi.
Buongiorno, signorina.
Buongiorno. Ho avuto il suo nome dal signor Dailos. Avrei bisogno di lei per una foto di
famiglia. molto rovinata, per mi spieg tendendomi l'immagine.
In effetti, avrebbe richiesto molte ore di ritocco e senza nessuna garanzia di risultato. Le illustrai
la tecnica che avrei usato e le sottoposi le tariffe, lei firm l'ordine e se ne and fiduciosa. Il
problema nel mio lavoro era proprio questo: i clienti riponevano sempre grandi speranze nel
restauro, mentre io non potevo mai veramente garantire che avrebbe funzionato. Ma siccome non
volevo deluderli... ci mettevo anima e corpo e non mollavo quasi mai prima di ottenere quello che
volevo. Sapevo di essere troppo meticolosa, ma capivo fin troppo bene quanto valore avessero
quegli scatti per i loro proprietari. Io stessa, da quando i miei genitori erano morti, continuavo a
sfogliare tutti gli album di famiglia alla ricerca dei miei ricordi perduti.
Guardai l'orologio. Erano gi le sette e mezza, ma avevo voglia di portarmi avanti con il lavoro,
cos cominciai a studiare la fotografia. Ritraeva una famiglia, a prima vista la pi tradizionale che si
potesse immaginare: il padre portava sulle spalle un bimbetto di due o tre anni, la madre aveva un
neonato in braccio e al centro dell'immagine una ragazzina di circa dieci anni sorrideva allegramente
nonostante due denti mancanti. A giudicare dai vestiti, la foto doveva essere stata scattata negli anni
Settanta. Era molto danneggiata. La pellicola doveva essere stata sovraesposta durante lo sviluppo e
i colori ne avevano risentito molto; per di pi, sull'angolo destro della foto era caduto del liquido,
che si era sparso facendo apparire delle brutte sbavature. Sistemarla non sarebbe stato facile.
Dopo un'ora e mezza di ispezione e di passaggi nello scanner, risalii in casa per concedere
qualche ora di riposo ai miei occhi affaticati. Dopo aver cenato con il televisore acceso su una
trasmissione priva di interesse, decisi di immergermi in un altro libro. Mentre andavo verso gli
scaffali della libreria del salotto, qualcosa attir la mia attenzione. Il computer, che avevo spento la
sera prima, era di nuovo acceso. Ma la cosa non mi
stupiva pi, e mi faceva piacere l'idea di dare un ultimo salutino a Marty prima di andare a
dormire. Per l'appunto, un suo messaggio era l ad aspettarmi.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 26 febbraio 2011 - 22.55
Oggetto: Una richiesta
Emma,
Georges Blains vorrebbe contattarla. Ha bisogno di lei.
Marty
Da: emma.langlois@gmail.com
A: sdf2011@gmail.com Data: 26 febbraio 2011 - 22 .57
Oggetto: Re: Una richiesta
Si messo a fare l'intermediario, Marty? Bisogna che ci mettiamo in societ!
A parte gli scherzi, chi Georges? Lo conosco?
Ma nel momento stesso in cui inviavo l'email, mi resi conto che conoscevo gi la risposta.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com

Data: 26 febbraio 2011 - 23.00


Oggetto: Re: Re: Una richiesta
La fotografia.
Gi, per forza, la fotografia. Bisognava che io avessi un oggetto che era appartenuto loro... e mi
avevano appena portato quello scatto. Ora che Marty aveva trovato quel modo di mettersi in
contatto con me, dovevo aspettarmi di ricevere regolarmente quel genere di richieste. A meno che
non decidessi di cambiare mestiere.
Risposi a Marty che ero disponibile ad ascoltare cosa Georges Blains volesse da me, ma che mi
riservavo il diritto di rifiutarmi di accondiscendere alla sua richiesta. Non avevo completa fiducia
nei confronti di quei fantasmi del web!
Georges prese allora la parola e mi raccont tutta la sua storia, molto semplicemente, senza mai
cercare di abbellirla.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com
Data: 26 febbraio 2011 - 23.15
Oggetto: La mia storia
Buongiorno, cara signora Langlois.
Quell'attacco mi diede un brivido. La signora Langlois era mia madre... io ero solo Emma.
Mi chiamo Georges Blains e credo che lei in questo momento abbia in suo possesso una
fotografia della mia famiglia e mia. del 1974 ed una delle ultime che abbiamo scattato tutti
insieme. Quel che successo in seguito molto lontano dall'immagine idilliaca che vede l. Ma
cominciamo dall'inizio. Non conosco la sua et, ma forse il mio nome le pu dire qualcosa. Sono
Georges Blains, membro del gruppo dei Clown bianchi, i famosi ladri di gioielli che
imperversavano negli anni Settanta. Molte cose sono state scritte e dette su di noi, ma poche
riflettono davvero la realt. Non che io voglia negare i nostri furti, posso anche confermarle che ne
abbiamo messi a segno sette, fino a che... L'ottavo fu di troppo...
L'avevo detto, a loro. Avevamo largamente di che vivere bene, ma la smania di ricchezza a volte
pi forte di tutto. Abbiamo messo ai voti e io ho perso. S... ho perso tutto.
Il mio ruolo fin dall'inizio era quello di autista. Dovevo solo guidare la macchina, e fino ad allora
il compito era stato facile. Riuscivamo sempre a fuggire ancora prima che i poliziotti fossero usciti
da Scotland Yard. Tranne una volta in cui, per sfuggire a una pattuglia insistente, ho dovuto fare un
volo planato di trenta metri con a bordo quattro Clown bianchi
terrorizzati e due milioni di gioielli nel cofano... Ma sto divagando.
Dunque, ero l'autista della banda e di solito non uscivo nemmeno dall'auto. Ma quella volta ero
preoccupato. Avevo un brutto presentimento e i ragazzi erano l dentro da troppo tempo. A un
certo punto fui tentato di darmela a gambe e di scappare con la mia famiglia il pi lontano
possibile. Ma non potevo lasciarli cos; per me erano soprattutto degli amici. Cos ho preso il
coraggio a due mani e sono entrato nella gioielleria. E lo spettacolo che mi sono trovato davanti
non era quello che mi aspettavo. Una guardia teneva la pistola puntata contro uno dei nostri. Nel
momento in cui sono entrato, il trillo della porta ha fatto sobbalzare l'uomo, che si girato e mi ha
visto. Ha distolto la sua attenzione giusto il tempo necessario perch Danny alzasse la sua arma e
gli sparasse. crollato ai miei piedi mentre una pozza di sangue si allargava per terra.
un'immagine che mi ossessiona ancora: ho avuto la sventura di incrociare i suoi occhi in quel
momento... Non auguro a nessuno di vedere uno sguardo simile.
Ce ne siamo andati precipitosamente e mi sono messo alla guida senza riflettere. In otto rapine,
era la prima volta che usavamo le armi. Fino a quel momento avevo quasi dimenticato quanto fosse
pericoloso quello che facevamo. Siamo stati raggiunti in poco tempo da diverse pattuglie, finch ci
hanno arrestati. Oggi mi dico che forse avremmo potuto farcela a scappare, avrei dovuto

continuare a guidare, spingere di pi sull'acceleratore, ma in fondo credo che volessi essere


arrestato. Quegli occhi... mi meritavo quella punizione, la meritavamo tutti. Ma quel che successo
dopo ha annientato tutte le mie speranze e la mia fiducia nella giustizia. La stampa e l'opinione
pubblica si sono scagliate sul nostro caso come avvoltoi, per mesi interi non si parlato d'altro nei
giornali e in televisione. Il tribunale ha deciso di fare del nostro un caso esemplare e il processo
stato ingiusto, certamente influenzato dall'opinione pubblica. Per loro eravamo tutti colpevoli allo
stesso modo. Peggio ancora, ci facevano passare per mostri sanguinari, assetati di violenza e di
sangue. stato perfino detto che il delitto era premeditato. La moglie della guardia andata a
parlare in televisione insieme ai suoi bambini e da quel momento la sentenza stata scritta: i media
ci hanno linciati, la giustizia ci ha abbandonato. Siamo stati condannati al massimo della pena.
Mai, in nessun momento, ho potuto veramente dare la mia versione dei fatti. Non sono mai
stato preso sul serio. Mia moglie venuta a trovarmi una volta prima che mi trasferissero in una
prigione di massima sicurezza, una misura necessaria secondo loro. Non ho mai rivisto i miei figli,
non erano stati autorizzati a venire al parlatorio con la madre. Il mio trasferimento era previsto un
venerd alle 6.30, con arrivo alle 10. Sono morto alle 7.45. Un banale
incidente automobilistico: il furgone si rovesciato sull'autostrada. Un mezzo pesante veniva
subito dietro di noi.
La cosa peggiore stata sapere che le persone erano felici della mia sorte.
Tirai il fiato. Avevo letto il racconto tutto di seguito e le sensazioni che mi avevano invaso
durante la lettura svanivano ora poco a poco, mentre riprendevo contatto con l'ambiente in cui mi
trovavo. Era come se avessi vissuto io stessa quella storia. I Clown bianchi al lavoro, lo sguardo
della guardia, l'incidente in autostrada... Avevo bisogno di qualcosa che mi tirasse su, qualcosa di
forte, che mi riportasse alla realt. Mi versai una goccia di whisky e lo mandai gi in un colpo, con
una smorfia. Detestavo il whisky, ma quella bottiglia apparteneva a mio padre e non ero mai riuscita
a buttarla.
Tornai al computer e riflettei un attimo. In che guaio mi stavo cacciando? Qui non si trattava pi
di una vecchia signora che aveva perso la sua spilla, ma di un ladro di gioielli accusato di omicidio.
Potevo aiutarlo? E soprattutto, dovevo farlo?
Probabilmente avvertendo le mie perplessit, Georges mand un secondo messaggio.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 26 febbraio 2011-23.15
Oggetto: La mia storia
Mi rendo conto di cosa pu pensare. Io stesso ho esitato a lungo prima di chiedere a Marty di
contattarla. Sappia che non sto mentendo. Ho tanti difetti, ma dico sempre la verit. Non ho ucciso
quella guardia. Tutto quel che le chiedo di aiutarmi a far emergere la verit. La mia famiglia deve
sapere. Non si sono mai ripresi da quel dramma. Mia moglie ha iniziato a bere poco tempo dopo la
mia morte e la mia figlia maggiore ha allevato da sola le sue sorelle e i suoi fratelli. Ancora oggi mi
odia, e io la capisco. Vorrei ridarle la pace, farle sapere che suo padre, nonostante tutti i suoi lati
brutti, non era un assassino. Per favore...
Le sue suppliche erano sincere. Sentivo tutta la sua sofferenza attraverso quelle parole. Sapevo
dentro di me che dovevo dargli una mano. Ma non sapevo ancora come.
Dopo un breve scambio nel quale gli dissi che ero pronta ad aiutarlo, anche se - precisai - non
potevo garantire il risultato, mi diede altre informazioni su sua figlia. Non mi restava che ultimare il
restauro della foto per poter incontrare di nuovo la mia cliente.

9
Bussai alla porta e feci un gran respiro. Quando la ragazza mi apr, non potei non notare le
profonde occhiaie: segno di stanchezza, certo, ma anche di quelle preoccupazioni che la
tormentavano ancora dopo tanti anni.
Mi fece entrare in un appartamento piccolissimo; dopo lo scambio di poche parole, decisi di
arrivare al dunque.
Ha finito di sistemare la mia foto? mi chiese. stato molto gentile da parte sua arrivare fin
qui, sarei potuta venire a prenderle in negozio.
Diciamo che fa parte del mio lavoro risposi. Non sapevo pi come introdurre quel che mi
premeva dire. Ascolti, devo parlarle di un'altra cosa.
Mmm rispose distrattamente, con gli occhi fissi sulla fotografia che le avevo appena restituito.
Ho alcune informazioni su suo padre.
A quelle parole si irrigid all'istante e alz lentamente gli occhi, nei quali si poteva leggere un
dolore atroce.
Ho saputo da fonte certa che l'ultima rapina non si svolta esattamente come l'ha riportata la
stampa. Suo padre, in effetti...
...era un ladro e un assassino disse, tagliente. Mio padre si trovato delle scuse per tutta la
vita. Parlava di s come di una vittima del sistema, ma non lo era. Un uomo come lui, dopo tutto
quello che aveva fatto, non poteva pi considerarsi una vittima. Non voglio sapere quel che
successo quel giorno. Mio padre ha perso il controllo, tutti hanno perso il controllo. A volere
troppo, si perde tutto.
Si alz per mettere la foto nel portafoglio. Non gli accordava nessuna scusante, ma si trattava
pur sempre di suo padre. Un padre affettuoso, che per i primi dieci anni della sua vita era stato il
suo idolo, il suo eroe incontrastato.
Ora vada, per favore. Le invier i soldi per posta.
Mi alzai anch'io e uscii con discrezione. Non potevo insistere. I suoi argomenti erano
incontestabili. Quali prove avrei potuto portare? Dovevo trovare un'altra soluzione o lasciar
perdere.
Quel giorno, mentre tornavo al negozio, avevo il cuore pesante. Il suo malessere aveva
rinfocolato il mio. La mia cliente aveva perso un padre che non era certo perfetto, ma a cui voleva
bene, e dopo tanto tempo non era ancora riuscita a elaborare il lutto. Mio padre, in quel momento,
mi manc pi che mai. Era sempre stato il mio confidente privilegiato. Riusciva a fare da
intermediario tra me e mia madre quando non eravamo d'accordo su qualcosa, sapeva sempre
come parlare all'una e all'altra per farci ragionare... Sentendo arrivare una grossa ondata di tristezza,
decisi di rituffarmi nel lavoro per cercare di non pensare troppo. Risalii in casa a mezzanotte e
andai immediatamente a letto, evitando con cura di passare accanto al computer.
Alle quattro e mezza, tuttavia, mi svegliai di soprassalto. Avevo trovato la soluzione!
Quando la ragazza era venuta a portarmi la foto, l'aveva infilata in un vecchissimo quaderno dai
fogli ingialliti. Solo due pagine erano scribacchiate con quella che doveva essere una ricetta di
cucina, e avevo dimenticato di riportarglielo insieme alla fotografia.
Un diario. Ecco la soluzione: scrivere il diario di Georges e portarlo in un posto dove qualcuno
potesse trovarlo. Alla redazione di un giornale, per esempio. La stampa ne avrebbe parlato e forse
sarebbe stato pubblicato. In ogni caso, il suo ritrovamento avrebbe indotto le persone a riflettere e
a rivedere le proprie posizioni sulla faccenda.
Senza indugio, andai a prendere il taccuino. Mi serviva qualcosa di simile, un quaderno ingiallito,
che profumasse di ricordi del passato. Mi torn in mente un'immagine della mia infanzia: mio padre
che prendeva appunti su vecchi taccuini. Mi precipitai nello sgabuzzino, dove avevo sistemato le
cose recuperate dopo la morte dei miei genitori e, frugando in un cartone, trovai infine il mio Graal:

una trentina di vecchi quaderni, alcuni utilizzati solo per met. Presi il primo della pila e lo aprii con
delicatezza. L'odore che se ne sprigion mi fece venire le lacrime agli occhi. Era quello della mia
infanzia, di mio padre, che sapeva sempre di inchiostro: il ricordo pi antico e persistente che avevo
di lui. A furia di scrivere, aveva sempre le dita macchiate d'inchiostro, con grande disappunto di mia
madre.
In mezzo alla pila trovai un quaderno quasi intonso. Lo portai in sala, accesi il computer e cercai
nella mia posta l'email in cui Georges raccontava i fatti di quella giornata maledetta. Presi qualche
foglio e mi esercitai a ricopiare gli scarabocchi che vedevo sulle prime pagine del quaderno della
figlia di Georges. All'universit avevo seguito un seminario di calligrafia e mi ero rivelata molto
brava a copiare le scritture, tanto che secondo il mio professore sarei stata un'ottima falsaria... Se
solo avesse saputo come stavo impiegando i suoi insegnamenti! Decisi di utilizzare un inchiostro
speciale, anticato, che avevo comprato a Locronan, un paesino medievale della regione dov'ero
nata, la Bretagna. Prima di tutto questo, non avrei mai pensato che un giorno me ne sarei servita in
quel modo.
Dopo tre ore di lavoro, il mio falso mi pareva magnifico. Se non avessi saputo di aver fatto
qualcosa di illegale, lo avrei mostrato a tutti quelli che conoscevo. Alla fine del racconto, avevo
perfino aggiunto qualche parola di mia invenzione che spiegava in quali circostanze era stato scritto
quel diario. Georges non se la sarebbe presa con me per il fatto che avevo romanzato qualche
dettaglio, fintanto che il racconto fosse rimasto fedele ai fatti. Ora dovevo solo decidere a chi
lasciarlo. Feci qualche ricerca su Google e decisi di andare alla sede londinese del Sun. In un
primo momento avevo pensato al Times, un giornale che apprezzavo di pi e che giudicavo pi
corretto in tutto ci che pubblicava, ma il Sun aveva il doppio dei lettori e a me serviva che il
ritrovamento facesse il maggior clamore possibile: speravo in un effetto valanga.
Solo una volta arrivata davanti alla redazione mi resi conto che non avevo un vero piano. Ma era
troppo tardi per riflettere, e dovevo sbrigarmi a rientrare per aprire il negozio.
Varcai le porte a vetri e andai dritta verso la reception, dove una giovane bionda spigolosa con
unghie rosse smisurate mi chiese di pazientare mentre finiva la sua conversazione, importantissima!,
con l'addetto alla posta. Dopo due minuti abbondanti di attesa decisi che avrebbe potuto finire di
discutere pi tardi. Francamente, non sembrava sepolta dal lavoro.
Mi scusi, ma molto urgente e ho poco tempo.
La donna si gir sospirando e mi squadr dalla testa ai piedi. L'addetto alla posta fece per
andarsene.
Aspetti lo fermai. Ho bisogno di lei per la consegna di un pacco.
Qui non funziona cos, signorina. Sono io che smisto la posta ribatt seccamente la ragazza
prendendomi il pacco dalle mani.
In effetti, a quel punto non potevo aspettarmi troppa simpatia da lei.
A chi vuole consegnarlo e di cosa si tratta?
Si tratta di una questione confidenziale. Vorrei farlo avere a Nathaniel Hawks.
Era il giornalista che avevo scelto dopo aver letto minuziosamente molti dei suoi articoli. Era
specializzato in inchieste e ritrovamenti e pensavo che una storia del genere potesse interessargli.
E io devo assolutamente sapere cosa contiene il pacco prima di consegnarlo. Sono misure
antiterrorismo.
Non si preoccupi, non sono un'esperta di bombe scherzai.
Lo sguardo freddo che segu le mie parole mi conferm che la bionda non aveva un gran senso
dell'umorismo.
Ascolti, molto importante, ... materiale per un articolo. Sono certa che gli interesser.
Non sta a lei giudicarlo.
No, in effetti. Tocca a me disse una voce grave alle mie spalle.
Mi girai e vidi un uomo che veniva verso di noi. Doveva avere una trentina d'anni, era piuttosto
alto, moro e aveva due magnifici occhi azzurri. Si ferm vicino a me e si present.
Nathaniel Hawks. Piacere.

Strinsi la mano che mi tendeva, sconcertata. Non avevo previsto di incontrare il giornalista di
persona. Dovevo assolutamente andarmene: se avesse scoperto che il diario era un falso... La
bionda gli tese il pacco scusandosi con un gran battere di ciglia e, prima ancora che Hawks potesse
aprirlo, io feci un passo indietro.
Mi dispiace, ma devo proprio andare. Spero che potr cavarne qualcosa.
Aspetti!
Cerc di trattenermi, ma evitai il suo braccio con un movimento rapido, facendo cadere la mia
agenda che raccolsi in tutta fretta, senza dargli il tempo di farmi altre domande.
Seduta sulla metro che mi riportava a casa, mi maledissi per essere stata cos imprudente. Era
l'ultima volta che facevo un favore a un fantasma. Speravo che la storia del giornale funzionasse,
perch non avrei fatto altro per Georges. Va bene essere gentile e rendersi utile, ma fino a un certo
punto!
Sulla strada di casa, mentre passavo davanti a un'edicola, lo sguardo mi cadde sul titolo di un
quotidiano. Recitava a caratteri cubitali: IL MIRACOLO DELLA SPILLA. Al colmo del nervosismo,
decisi di comprarne una copia, ma ero troppo agitata per aprirlo subito e preferii aspettare di essere
tornata al riparo nel mio negozio.
Soltanto l, seduta alla scrivania con la mia solita tazza di t bollente, mi misi a leggere l'articolo.
IL MIRACOLO DELLA SPILLA

Edna St James, anziana londinese, ha appena vissuto un'esperienza eccezionale, grazie al


ritrovamento di una spilla perduta pi di sessant'anni prima.
Mio marito me l'aveva regalata poco prima di partire per la guerra racconta Edna. Era l'ultimo
ricordo che avevo di lui. Ma una sera di dicembre, durante un bombardamento nemico, la mia casa
crollata e si portata via nel crollo tutti i miei ricordi e la mia vita di quei tempi. Anche la spilla
andata persa. Suo marito non mai pi tornato dal fronte. Ma Edna lo ha atteso lo stesso per tutta
la vita. Ha fatto ricostruire la loro casa esattamente l dov'era, sperando ogni giorno nel ritorno di
Marty. Qualche settimana fa, ha deciso di effettuare dei lavori nel giardino e ha chiesto che venisse
dragato il pozzo. Ed ecco il miracolo, la spilla viene ritrovata. E dire che da tanti anni era l, sotto i
miei occhi. come se Marty non mi avesse mai lasciato dichiara. E di fronte al sorriso che le
illumina il volto, si capisce che quel gioiello davvero molto importante per lei. Un felice miracolo
che corona una bella storia d'amore.
Avevo le lacrime agli occhi. Ero molto contenta per Edna e grata del fatto che non avesse
menzionato l'intervento di una pazza che le aveva consigliato di andare a guardare nel pozzo... I
miei sforzi dunque non erano stati vani, e soltanto quell'idea bast a consolarmi un po'.

10
Nei giorni seguenti nessun articolo su Georges fu pubblicato. Il giornalista doveva aver trovato
l'argomento poco interessante. Peccato, ma a quel punto non potevo fare pi nulla. Dopo un po'
decisi che l'operazione era fallita, presi coraggio e scrissi un'email a Georges per avvertirlo che non
ero riuscita nell'impresa. Si mostr molto comprensivo e la sua rassegnazione mi commosse ancora
di pi.
Una mattina, arrivando allo Starbucks vicino al pronto soccorso dove dovevo fare colazione con
Lexie, la trovai con in mano una copia del Sun.
Come hai detto che si chiama quel tuo fantasma? Georges?
Shh. Parla pi piano, per favore, preferisco che il mondo non sappia delle mie conversazioni
soprannaturali!
Leggi questo disse, tendendomi il giornale.
Sulla prima pagina troneggiavano una fotografia di Georges e un titolo: FINALMENTE LA VERIT
SUL CLOWN BIANCO. Aprii precipitosamente il giornale e trovai l'articolo. Al centro della pagina
un'altra immagine attir il mio sguardo: era la foto di famiglia che avevo ritoccato. Il giornalista
riprendeva esattamente le parole di Georges, cio le mie, e c'era perfino una testimonianza di sua
figlia che ringraziava la misteriosa persona che aveva scoperto il diario. Leggendo le sue parole,
tramai. Mi auguravo che non avesse parlato di me al giornalista; non mi sarei voluta trovare a dare
spiegazioni. Guardai la firma: Nathaniel Hawks. Avevo scelto bene. Era veramente molto
professionale.
Lexie sorseggiava il suo caff guardandomi con aria interrogativa. In un primo momento,
quando le avevo confessato di aver scritto un diario falso, si era molto divertita: scoppiando a
ridere, mi aveva definita un'Indiana Jones dei tempi moderni. Ma nei giorni successivi aveva iniziato
a preoccuparsi seriamente per le possibili ricadute di quel gesto.
Il giornalista non fa il mio nome. Evidentemente non mi ha scoperta.
S, quel che spero per te. E, nel caso... ti sei preparata una versione da dare?
Non proprio. Pensavo di dire che ho trovato il quaderno facendo delle ricerche su quella
fotografia per il mio lavoro.
La smorfia di Lexie la diceva lunga.
Hmmm. Ho capito, non hai un piano.
Senti, sono sicura che andr tutto bene dissi, cercando di sembrare sicura di me.
Era quello che volevo credere, ma non potevo tuttavia impedirmi di pensare alle possibili
conseguenze di quel che avevo fatto e a ci che mi sarebbe potuto capitare se il giornalista avesse
avuto voglia di andare un po' pi a fondo. E se avesse fatto il collegamento con Edna St James?
Vedere l'articolo stampato aveva reso tutto pi reale. Il panico mi invase poco a poco.
A fine mattinata, il signor Dailos venne a farmi visita in negozio, portando con s una quantit
di fotografie appena ritrovate, su cui desiderava che lavorassi. Teneva sottobraccio una copia del
Sun e, seguendo la direzione del mio sguardo, intavol una conversazione sull'argomento.
Ah, roba da pazzi, questa storia. E dire che sono stato io a convincere Anna a far restaurare
quella foto... e guarda cosa le succede. Non meraviglioso per lei? Aspettava da cos tanto tempo
che qualcuno le parlasse bene di suo padre, senza nemmeno osare sperarlo.
Gi... certo. Grazie ancora per averle dato il mio biglietto da visita.
Oh, non deve ringraziarmi, raccomando solo le persone di cui mi fido. E lei lavora veramente
molto bene.
Grazie mormorai. Per le foto che mi ha portato, la chiamo appena ho finito.
S, s, non c' fretta. Ho appena scoperto altri bauli tutti da esplorare, devono essere pieni di
ricordi interessanti. Ci sar ancora lavoro per lei. Buona giornata, signorina Langlois.

Diversi minuti dopo che se ne fu andato, mi accorsi che le mie mani tremavano ancora. Non
sapevo nemmeno cosa mi facesse pi paura: che qualcuno scoprisse che il diario era falso o che si
svelasse la ragione che mi aveva spinta a fare una cosa cos stupida.
Verso le sette di sera il campanello della porta suon di nuovo. Pensavo fosse Lexie e, immersa
com'ero nel lavoro, non mi affrettai troppo ad andare al bancone. Quando infine alzai la testa, ci
manc poco che svenissi. Era l. Il giornalista. In carne e ossa, affascinante come lo ricordavo.
Affond i suoi occhi azzurri nei miei e mi salut con voce soave. Mi ci volle qualche secondo prima
di riprendere la padronanza di me stessa.
Buongiorno. In cosa posso esserle utile? chiesi con voce incerta.
Ho bisogno del suo aiuto.
Un sorriso timido gli illumin il viso e il mio cuore acceler i battiti. Al timore si mescolava ora
una certa attrazione.
Di cosa si tratta?
Avrei delle foto da ritoccare. Ma urgente, molto, molto urgente. per un articolo che sto
scrivendo.
Oh risposi, un po' delusa dalla sua richiesta, s, be'... me le faccia vedere, cos le dico cosa
posso fare.
Tir fuori tre fotografie da una busta di cartone. Non erano molto rovinate, solo i colori erano
un po' sbiaditi.
Non un lavoro complicato. Posso fargliele per domani, nel tardo pomeriggio.
Perfetto!
Posso chiederle come venuto a sapere del mio negozio?
In fin dei conti, poteva darsi che non si ricordasse del nostro incontro. Ci eravamo incrociati
solo per qualche istante prima che io scappassi.
Ha lasciato cadere inavvertitamente il suo biglietto da visita al "Sun".
Il bagliore nei suoi occhi mi fece capire che si ricordava benissimo di me. Sentendo salire
un'altra ondata di panico, mi decisi ad affrontare di petto l'argomento che mi angosciava.
Senta, la ringrazio di aver scritto quell'articolo. Ma non sono disposta a rilasciare dichiarazioni,
n a dire dove e come ho trovato quel diario. D'altro canto, le sarei grata se potesse mantenere il
segreto.
Tocca a me ringraziarla, piuttosto. Se non fosse stato per lei, quel giorno avrei scritto un pezzo
sulle gite scolastiche, o sull'aumento delle tasse annunciato dal governo. Mi piacciono questi articoli
con un po' di anima. E Anna si mostrata molto disponibile quando le ho letto il diario di suo
padre. Fece una pausa, ma visto che rimanevo muta per la sorpresa prosegu. Non riveler la sua
identit a nessuno, non si preoccupi, le fonti dei giornalisti sono confidenziali.
Qualcosa in lui mi spinse subito a fidarmi. Sembrava sincero e abbastanza onesto, per essere un
giornalista.
Grazie. La chiamo non appena ho finito il lavoro sulle sue foto.
Se ne and con un ultimo sorriso, che turb le poche ore di sonno che mi concessi quella notte.
L'indomani mattina, prima di scendere, decisi di spedire un'email a Georges per spiegargli come
si era conclusa la vicenda.
Da: emma.langlois@gmail.com
A: sdf2011@gmail.com Data: 8 marzo 2011-7.27
Oggetto:
Buongiorno Georges, un'ultima email per dirle che la sua storia - quella vera - stata pubblicata
sui giornali ieri mattina. Sua figlia ne venuta a conoscenza. Ha perfino offerto al giornale la
propria testimonianza.
Spero che il suo desiderio sia esaudito. Emma

La risposta non tard ad arrivare, si sarebbe detto che i fantasmi avessero un radar per
intercettare subito le email...
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 8 marzo 2011-7.28
Oggetto: Re: Sono al corrente.
Ho visto mia figlia piangere di gioia mentre leggeva l'articolo. Non la ringrazier mai abbastanza.
Georges
Soddisfatta e rassicurata dalla mia conversazione del giorno prima con Nathaniel, scesi in
negozio con il cuore leggero e mi misi subito all'opera.
La giornata pass molto in fretta. Lavoravo di buona lena, concentrata, e mi presi solo mezz'ora
di pausa per mangiare un panino con Lexie. Volevo a tutti i costi finire le foto di Nathaniel: perch
me lo aveva chiesto, anzitutto, e anche perch prima le avessi finite prima avrei potuto chiamarlo
per dirgli di venire a prenderle. Cos tutta quella storia sarebbe stata chiusa per sempre.
Alle sei meno un quarto terminai di ritoccare l'ultima delle sue fotografie. Il tempo di chiamare
per avvisarlo ed ero gi al lavoro sulle immagini, ben pi difficili da sistemare, del signor Dailos.
Un'ora dopo sentii il campanello. Afferrai subito la busta che avevo messo da parte per il giornalista
e mi avvicinai al bancone. Mi accolse con un sorriso terribilmente magnetico.
Buonasera, signorina Langlois, mi spiace di averle dato cos poco tempo.
Non c' problema, mi piace lavorare in fretta. Ci sono abituata. I miei clienti soffrono quando
sono costretti a separarsi a lungo dalle loro foto.
Diede un'occhiata veloce alle foto e mi tese la carta di credito, chiedendomi di fargli una fattura.
Evitavo il pi possibile di incrociare il suo sguardo. I suoi occhi avevano uno strano potere su di
me...
Ho un'altra richiesta da farle disse all'improvviso.
Di nuovo un tuffo al cuore: mi costrinsi ad abbassare gli occhi, mostrandomi impegnatissima a
sistemare delle carte che non ne avevano alcun bisogno.
Si tratta di una fotografia, ma personale stavolta. Potrebbe per favore dare un'occhiata e dirmi
che cosa si pu fare?
Sentii un'ondata di delusione invadermi il cuore. Ma che cosa speravo, in fondo? Sollevai
finalmente lo sguardo verso il mio interlocutore e presi la foto che mi tendeva. C'erano quattro
persone: una coppia abbastanza giovane, sulla quarantina, con due ragazzini che dovevano avere
all'incirca sei e quindici anni. In lontananza, si scorgeva una casa con una veranda. Il posto era
bellissimo, pieno di fiori, e le persone avevano l'aria cos felice, in quel momento fissato per
l'eternit dallo scatto della macchina...
Posso cercare di ravvivare un po' i colori e togliere qualche macchiolina qua e l. urgente?
No, no, assolutamente. Immagino che lei abbia altri lavori da finire prima.
In effetti questa una settimana pesante. Diciamo tra una decina di giorni?
Andr benissimo.
Okay dissi, infilando l'immagine in una busta nuova e annotando il nome del giornalista. Ho il
suo numero, la chiamo appena ho finito.
Perfetto, grazie.
Nathaniel fece per andarsene, poi sembr cambiare idea. Dolcemente mi chiese: Volevo
sapere... avrebbe il tempo di prendere un caff con me uno di questi giorni?.
Parlava con tono grave, ma sentivo che non era molto sicuro di s in quel momento. Da parte
mia, non avevo pi voce.
Il mio cuore si scosse di colpo e si mise a battere all'impazzata. Era passato tanto tempo
dall'ultima volta che un ragazzo mi aveva invitata a uscire con lui. Mi correggo, era passato tanto
tempo dall'ultima volta che un ragazzo che mi piaceva mi aveva invitata a uscire con lui. Di fronte al

mio silenzio, lui continu: Ho visto un pub all'angolo della strada che sembra carino. Lei forse c'
gi stata?.
Parlava veloce, adesso, tentando di colmare da solo quel vuoto che si prolungava. Era chiaro che
avrebbe voluto offrirmi subito quel caff.
A dire il vero ero proprio immersa nel lavoro... mi sentii rispondere.
S, certo, e con le mie foto devo anche averla fatta ritardare. Be', io vado a bere qualcosa.
Magari avr il piacere di vederla arrivare tra un po', se far una pausa lanci prima di salutarmi.
Mi lasciava la scelta. Che gentiluomo! Avevo voglia di rincorrerlo e andare a sedermi con lui. Ma
era vero che avevo un sacco di lavoro arretrato. Dopo qualche minuto di esitazione, decisi di finire
almeno la prima foto del signor Dailos e poi raggiungerlo. Se era scritto che dovevamo incontrarci,
lo avrei trovato ancora l. Da un po' di tempo accordavo sempre maggiore importanza al destino.
Stare calma e concentrarmi: per mezz'ora continuai a ripetere dentro di me quel mantra, ma
senza grande successo. Dovevo assolutamente finire di restaurare la prima foto che mi aveva
portato il signor Dailos, ma ero smaniosa di ritrovare Nathaniel Hawks al tavolino del pub.
Stranamente, mi ero sentita in confidenza con lui fin dal primo momento. Aveva qualcosa di
rassicurante nonostante la sua imponenza fisica, le spalle larghe e l'altezza che in un altro uomo
avrebbero potuto intimidirmi. Ma perch mi aveva invitata? Pensava forse di estorcermi qualche
informazione sul diario di Georges? Ecco che ricominciavo a sospettare di tutto e di tutti. Non
potevo accettare l'idea che mi avesse invitata per offrirmi un caff solo perch aveva voglia di
parlare con me.
Un'ora dopo, finito il lavoro sulla foto, salii velocemente in casa per darmi una sistemata ai
capelli. Cambiarmi d'abito sarebbe stato un po' troppo, ma ci tenevo comunque a fare una buona
impressione. In fondo, lo trovavo molto attraente, e il mio pap giornalista mi aveva sempre detto
che era comunque meglio avere i suoi colleghi dalla propria parte.
Mentre mi avvicinavo al pub, iniziai a temere di andare incontro a una cocente delusione. E se
non l'avessi trovato? Dopotutto, lo avevo fatto attendere per pi di un'ora... Aprii la porta e
un'ondata di calore mi si infil sotto il cappotto: il tragitto era breve, ma il termometro fuori
segnava 7 gradi sottozero, e faceva una bella differenza.
Era l. Seduto a un tavolino un po' in disparte, immerso in un libro, un bicchiere di birra davanti
a s. Alz la testa distrattamente e sorrise nel vedermi. Poggi il libro sul tavolo e si alz per
accogliermi.
Non sapevo se potesse essersi fermato fino a quest'ora. Il lavoro ha richiesto un po' di tempo
pi del previsto.
Non avevo fretta.
Ordin per me e inizi a parlare del pi e del meno.
Mi chiese da dove venivo - il mio accento mi tradiva sempre - e in cosa consisteva il mio lavoro,
se avevo fratelli e sorelle... Rispondevo alle sue domande con naturalezza, senza reticenze, e a un
certo punto gli raccontai perfino della morte dei miei genitori avvenuta qualche mese prima. Nel
giro di qualche ora, avevamo ripercorso buona parte delle nostre rispettive vite. Bench fossimo
due perfetti sconosciuti, gli argomenti non ci mancavano. Ma quando mi propose di cenare
insieme, da brava ragazza declinai l'offerta: si era fatto tardi e dovevo riposare un po' prima di
rimettermi al lavoro. Cos, mi riaccompagn al negozio e promise che mi avrebbe richiamata
presto. Una promessa alla quale preferii non attribuire troppa importanza.
Dopo una notte di meritato riposo, mi immersi nel lungo e difficile compito che mi aveva
affidato il signor Dailos: il restauro di tutte quelle nuove foto. Era un ottimo cliente, davvero
adorabile, sempre alla ricerca dei tesori dimenticati della sua famiglia e anche di perfetti sconosciuti,
ma le foto che mi portava erano quasi sempre in uno stato terribile; quelle ultime, poi, erano
particolarmente rognose. Se un giorno fossi diventata cieca, avrei saputo con chi prendermela.
Alle nove squill il telefono. Risposi distrattamente, aspettandomi di sentire la voce sovraeccitata
di Lexie (le avevo scritto un'email la sera prima per raccontarle gli ultimi sviluppi). Ma la voce non
era la sua.

Emma? Non era Lexie... era Nathaniel. Mi manc il respiro. D'istinto, mi sistemai i capelli
specchiandomi nello schermo del PC, prima di rendermene conto e ridere della mia stupidit.
Nathaniel? Tutto bene?
S, ti avevo promesso che avrei chiamata presto.
Be', in effetti sono le nove di mattina. Non un po' troppo presto per un giornalista? lo presi
in giro.
Ma io non sono come gli altri, sono un supergiornalista. E nessun orario mi fa paura. Facciamo
colazione insieme?
Mi spiace ma non ce la faccio, ho un grosso ordine molto importante da finire. Senza parlare
della tua foto.
Allora pranzo...
Come potevo rifiutare, se morivo dalla voglia?
D'accordo dissi, dopo un breve momento di esitazione. Vengo io al giornale, se vuoi.
Perfetto, ti aspetto a mezzogiorno, allora.
Per il resto della mattina ebbi la sensazione di camminare su una nuvola. L'incantesimo dur pi
o meno fino alle undici e un quarto, quando quella sensazione di felicit lasci il posto
all'agitazione. Presi a farmi mille domande su come mi sarei dovuta vestire e pettinare... Per fortuna
Lexie, che aveva appena finito il turno in ospedale, venne a darmi manforte. Dopo avermi
tempestata di domande - Com'? Sei sicura che non voglia strapparti qualche dichiarazione su
Georges? Dove andrete? Pensi che ti bacer? - mi aiut a scegliere una tenuta adeguata: Non
troppo sofisticata, non troppo "me ne frego", perfetta insomma!. Uscii di casa con la sua
benedizione.
Nonostante questo, man mano che mi avvicinavo alla sede del giornale sentivo il panico
montare progressivamente. Solo quando da lontano vidi Nathaniel gi in strada, tutta la mia ansia
mi parve all'improvviso ridicola: quel sentimento di fiducia che mi ispirava si impossess
nuovamente di me.
Spero ti piaccia la cucina italiana.
Andr benissimo dissi mentre mi apriva la porta del ristorante.
Il pranzo fu molto piacevole. Pensavo che avessimo esaurito quasi tutti gli argomenti il giorno
prima, ma Nath non smetteva di farmi domande e di raccontare aneddoti sul suo lavoro e sui
reportage pi strambi che gli avevano chiesto di fare.
buffo, anche mio padre ci raccontava spesso storie come queste mi ritrovai a dire mio
malgrado.
che il nostro un mestiere appassionante e pieno di sorprese.
E mentre parlavamo appoggi come per caso una mano sulla mia. Dopo mezzo secondo di
riflessione, decisi di non ritrarla. Nessun uomo mi aveva mai ispirato tanta fiducia, nessuno mi
aveva mai fatta sentire cos bene. Per quanto mi ricordassi, Will non mi aveva mai invitata in un
ristorantino italiano a parlare del pi e del meno. Lui non parlava molto, a dire il vero...
Al momento di salutarci, Nathaniel mi disse di essere in partenza per il weekend: doveva fare un
reportage sul meeting dei Due e Pi.
Cosa sarebbe?
Un fine settimana in cui coppie di gemelli, ma anche i fratelli di parti trigemellari o
quadrigemellari, si riuniscono per discutere e scambiare esperienze sulle proprie vite. abbastanza
divertente, anche per chi figlio unico.
D'accordo, il tuo lavoro nettamente pi interessante del mio. Io passer il weekend a ripulire
foto di famiglia cos rovinate che forse nemmeno il loro proprietario riesce a riconoscere le persone
ritratte.
Se hai bisogno di aiuto, al meeting posso arruolare un paio di gemelli ribatt scherzando.
In effetti, quattro occhi supplementari non andrebbero sprecati.
Prima di lasciarmi, Nath mi diede timidamente il suo numero di cellulare.
Caso mai ti annoiassi tra una foto e l'altra, chiamami pure.

S, ma tu invece non ti starai annoiando. Sai quanti uomini vorrebbero essere al tuo posto,
circondati da graziose gemelle?
Scoppiammo a ridere mentre mi accompagnava alla metro. Dopo un breve abbraccio - avrei
potuto confermare a Lexie che non concedo il primo bacio tanto in fretta - ci salutammo
ripromettendoci di vederci dopo qualche giorno.
Avevo fermamente deciso che non lo avrei chiamato durante il fine settimana. Lexie mi aveva
spiegato, le ragazze non corrono dietro ai ragazzi.
Se quel tizio vuole avere tue notizie non ha che da chiamare. Sta a loro fare i primi passi, fidati
di me.
Mi fido di te, Lexie, anche se un po' di tempo che non concludi nulla.
Mi sto conservando per qualcuno di speciale. Lo marco stretto.
Non abbastanza, a quanto pare. E se lasciassi le teorie ai manuali di galateo amoroso e ti
buttassi? Perfect Doc Dan non sovrumano.
No, soltanto bellissimo, intelligente e...
Sei tu che hai di lui una visione idealizzata. Invitalo a bere un caff. Almeno ti metterai l'anima
in pace una volta per tutte.
Ehi, ero io che dovevo darti dei consigli!
Adesso ti tieni i miei! il tuo turno.
Due caffettiere pi tardi, dopo aver soppesato e ricapitolato tutti i pro e i contro di quella mossa,
Lexie dichiar che il giorno seguente si sarebbe lanciata. Ma giur di strangolarmi se avesse fatto la
figura della povera ragazza in cerca d'amore.
Dal canto mio, cercai di ritardare in ogni modo il momento fatidico in cui non sarei pi riuscita a
trattenermi dal comporre il numero di Nath. Sistemai un gran numero di foto del signor Dailos, mi
concessi una pausa e decisi di andare a fare una passeggiata al parco prima che ricominciasse a
piovere. Stavo chiudendo la porta di casa quando suon il cellulare. Lo estrassi febbrilmente dalla
tasca e saltai di gioia nel vedere il nome di Nath sullo schermo.
Mi ricomposi in fretta e risposi con una voce che voleva sembrare calma.
Alla fin fine, qui non cos divertente come pensavo attacc senza preamboli.
Non ci sono abbastanza gemelle?
Lo sentii ridere all'altro capo del filo.
Avevo voglia di sapere come stavi.
Qui va tutto bene. Avevo appena deciso di prendere un po' d'aria e di andare a dar da mangiare
ai cigni di Hyde Park.
Me li saluti?
Sar fatto. E tu salutami le tue gemelle...
Senz'altro ridacchiava. Sar meglio che vada, devo finire l'articolo e mandarlo nel giro di
mezz'ora.
Quando mettemmo gi, dovetti trattenermi dal gridare di gioia. Gli mancavo, mi mancava...
Avevo voglia di tornare a casa per ringraziare Marty: in fondo era grazie a lui e alle sue storie che
tutto era iniziato. Senza il racconto di Georges, non avrei mai incontrato il giornalista.
Nath e io ci chiamammo pi volte nel corso del weekend, senza contare gli SMS. Il marted mi
invit a cena in un ristorante molto chic e tutta l'attesa di quei giorni fu finalmente ricompensata.

11
Fu una serata deliziosa. Nath aveva scelto un ristorante francese, per conoscere meglio le famose
creazioni gastronomiche che apprezzavo tanto, e tra buoni vini e piatti succulenti la conversazione
non si ferm neanche un momento.
Cominciamo? mi chiese a un certo punto.
Cominciamo cosa? domandai, improvvisamente sospettosa.
Il gioco delle domande e risposte, il modo migliore per conoscersi.
Sorrisi.
Deformazione professionale aggiunse con una espressione irresistibile.
Inizio io. Quanti anni hai?
Ventinove. E tu? Ah, scusa, non si chiede l'et alle signore.
Trentotto risposi senza esitazione.
Dalla sua aria sconcertata, capii che ci aveva creduto.
Ma no, ventisette. Grazie, comunque! dissi scherzosamente.
Okay, ricominciamo da capo. Qual il tuo piatto preferito?
Cosce di rana.
Scosse la testa e alz gli occhi al cielo.
A volte dimentico che sei francese.
Certo che sono francese. E tu, qual il tuo piatto preferito? Senz'altro fish and chips?
Be'...
Il cameriere interruppe le nostre battute per servirci il dessert.
Hai fratelli e sorelle?
Il suo viso si indur leggermente e sentii che stava sforzandosi di restare imperturbabile.
Un fratello, Theo. Ma ci ha lasciati qualche anno fa.
L'argomento era chiuso.
Dopo cena, mi propose di bere qualcosa in un locale alla moda e poi mi riaccompagn a casa.
Arrivata al portone, sentii la mia volont vacillare. Farlo salire, con tutto quel che comportava, o
salutarlo l sulla soglia correndo il rischio di offenderlo? Ma Nathaniel non mi lasci riflettere a
lungo. Mi si avvicin dolcemente e, mettendomi una mano attorno alla vita, mi attir a s. Si ferm
per qualche attimo, lasciandomi ancora la possibilit di scegliere se indietreggiare o assaporare quei
pochi secondi di sospensione. Vedendo che non mi muovevo, mi baci teneramente. Nonostante i
nostri pesanti cappotti, sentivo il calore del suo corpo, il profumo inebriante della sua pelle... Mi
diede un secondo bacio vicino all'orecchio.
Buonanotte, Emma.
Quando si scost, fui assalita da una ventata di freddo polare e un brivido mi percorse da capo a
piedi.
Sar meglio che entri in casa, fa molto freddo stanotte disse sistemandomi la sciarpa attorno al
collo.
A domani.
Puoi contarci.
Da vero cavaliere, rimase ad aspettare che fossi entrata e, mentre chiudevo la porta, lo vidi
girarsi e andare via nella notte con la sua elegante silhouette. Si era fatto tardi, ma non potevo
assolutamente aspettare: mi fiondai sul telefono per fare un resoconto dettagliato a Lexie. Mi
sembrava di avere di nuovo sedici anni!
Dopo un'ora di conversazione e una doccia ghiacciata, destinata a rimettermi a posto le idee,
tornai nel salotto, ancora troppo su di giri per pensare di addormentarmi.

Fu allora che vidi il computer lampeggiare: un altro messaggio di Marty, di sicuro. Ma quella sera
non avevo davvero voglia di mettermi a conversare con l'aldil. Dovetti fare appello a tutta la mia
buona volont per andare alla scrivania e leggere l'email che mi aspettava sullo schermo.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 16 marzo 2011 - 00.04
Oggetto: La verit
Buongiorno,
le scrivo attraverso la connessione di Marty. Lei deve aiutarmi. Mio figlio deve conoscere la
verit. Leandra
Oh, no! Ancora segreti di famiglia! Ma perch i fantasmi non avevano altre spille perdute da far
ritrovare, o missioni simili da affidarmi? La curiosit, per, vinse ancora una volta e risposi subito:
Da: emma.langlois@gmail.com
A: sdf2011@gmail.com Data: 16 marzo 2011 - 00.06
Oggetto: Re: La verit
Chi suo figlio e cosa vuole dirgli? E.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 16 marzo 2011 - 00.08
Oggetto: Re: Re: La verit
Nathaniel Hawks. Deve sapere come sono morta.
Rimasi a fissare lo schermo. Senza fiato, lessi e rilessi pi volte quelle ultime frasi. No, non lui.
Per una volta che trovavo un uomo cos attraente, cos a posto, con la testa sulle spalle... Non lui,
per favore. E poi, com'era possibile? Non possedevo niente che fosse appartenuto a quella donna.
Le immagini che mi aveva dato da ritoccare erano per un articolo e... Oh! La fotografia! Quella che
mi aveva dato dopo! Ero stata cos presa dal grosso lavoro per il signor Dailos che non ci avevo pi
nemmeno pensato.
Corsi a perdifiato per le scale gi in negozio e mi misi a frugare freneticamente nei cassetti. Era
l. Sotto la pila delle foto del signor Dailos. Adesso mi ricordavo di quella donna dai capelli rossi.
Era molto bella. Vestita con un semplice paio di jeans e un maglioncino nero, sprizzava gioia di
vivere e semplicit. Accanto a lei c'era un uomo bruno. Guardandolo pi attentamente, notai che
assomigliava a Nathaniel. Aveva i suoi stessi occhi azzurri. I due si tenevano per le spalle,
sembravano cos innamorati... Il pi piccolo dei ragazzini stava al centro, in piedi su un muretto di
pietra; l'altro, accanto a lui, lo sosteneva con una mano contro la schiena. La casa in fondo, sulla
costa, doveva essere la loro. Quel paesaggio mi ricordava la mia adorata Bretagna. Era dunque lei la
donna che mi aveva contattato. Ma cosa le era successo? Nath mi aveva raccontato che sua madre
era scomparsa quando lui era molto giovane, ma non mi aveva detto di pi sulla sua morte e io
naturalmente non gli avevo chiesto nulla.
Presi la foto e risalii con l'intento di porre la domanda alla diretta interessata.
Da: emma.langlois@gmail.com
A: sdf2011@gmail.com
Data: 16 marzo 2011 - 00.31
Oggetto: Re: Re: Re: La verit

Cosa le successo?
Dopo aver inviato il messaggio, rimasi a fissare lo schermo con un senso di angoscia. Non ero
per nulla sicura di volermi immischiare nella vita privata di quella famiglia. In fondo, avevo appena
conosciuto Nathaniel. Non potevo semplicemente godermi quei giorni e basta? Uscire a cena,
andare al parco a passeggiare... Sospirai profondamente, rassegnata, e lessi controvoglia la risposta
arrivata nel frattempo.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 16 marzo 2011 - 00.47
Oggetto: Re: Re: Re: Re: La verit
successo durante una notte d'estate a Newhaven, vicino alla nostra casa di villeggiatura. Ci
andavamo ogni anno, per stare un po' in riva al mare, e Nathaniel adorava quel posto. Finalmente l
sulla costa poteva andare e venire come gli pareva, senza che mi preoccupassi di nulla. Newhaven
era il posto pi tranquillo del Paese... Almeno cos pensavo. Tutto precipitato nell'estate del 1989.
Ellroy, mio marito, aveva invitato il suo migliore amico, Stuart, e suo figlio, Flynn. Theo, Nathaniel
e Flynn andavano molto d'accordo. Sempre in giro a destra e a manca...
Ero sorpresa: Nathaniel mi aveva detto poco di quel fratello, ma dovevano essere stati molto
legati.
Erano adorabili tutti e tre, anche se trovavo che Flynn fosse molto cambiato con l'adolescenza.
Aveva appena compiuto sedici anni e cercava continuamente di superare i limiti. E, dato che Stuart
lo cresceva da solo, di limiti ce n'erano pochi. Lo capii quando vidi Flynn al volante della macchina
di suo padre, il quale non trov altro da dire a parte: Be', un ragazzo deve imparare a guidare
presto. Dopo la settimana che passammo tutti insieme, per Stuart e Flynn arriv il momento di
partire. Dovevano raggiungere degli amici a Brighton. Avevo voglia che se ne andassero in fretta. Il
mattino dopo la loro partenza decidemmo di portare Theo e Nathaniel in spiaggia, per distrarli un
po' dalla tristezza dei saluti. La giornata era bellissima: il sole brillava, la sabbia era calda sotto i piedi
e, anche se l'acqua era rimasta fredda, i ragazzi rimasero a fare il bagno per ore. Alla fine di quella
giornata favolosa, Ellroy ci invit tutti al ristorante. Una cena allegra! Al ritorno, i bambini,
stanchissimi, andarono subito a letto ed Ellroy li segu, mentre io decisi di andare a stendere i panni
in modo che si asciugassero durante la notte. Ancora oggi non posso impedirmi di pensare a quei
maledetti panni... se solo li avessi stesi durante il giorno... se avessi aspettato il giorno dopo per far
andare la lavatrice... se fossi salita a mettere a letto i ragazzi e poi fossi andata a dormire con mio
marito... Ma ormai il passato passato, e quel che fatto fatto. Andai in cucina, misi i panni
bagnati nel cesto, scesi nel giardino dietro casa, vidi spegnersi la luce della nostra camera - Ellroy si
era messo a letto - e iniziai a stendere un grande lenzuolo bianco. Mi ricordo di una mano sulla mia
bocca. Poi di una seconda mano che mi prese per la vita e mi trascin nel boschetto vicino a casa.
Tentavo di liberarmi, ma l'aggressore era molto pi forte di me. Mi butt violentemente a terra.
Volevo girarmi, vedergli la faccia, gridare, chiedere aiuto, ma prima che potessi fare qualunque cosa
mi mise la mano sul viso e mi disse di non gridare. Non vedevo pi nulla e faticavo a respirare. Mi
alz la gonna sopra le ginocchia, sentivo il tessuto strofinarmi le cosce. Fui assalita dal panico, e con
la forza della disperazione riuscii a liberarmi e cominciai a correre tra gli alberi. Ma la corsa fu
breve, lui mi riacchiapp quasi subito e mi spinse nuovamente a terra. Probabilmente a quel punto
sbattei con la testa contro un sasso, perch questi sono gli ultimi ricordi che ho della mia vita
terrena. Non riuscii a vedergli il viso, o in ogni caso non me lo ricordo. L'unica cosa che so che
profumava di patchouli, e me lo ricordo bene perch un aroma che ho sempre odiato. La mano
che mi teneva il viso a terra era coperta da un guanto e profumava di patchouli.
Il mio corpo stato ritrovato l'indomani, da Theo. Pu immaginare che cosa significhi per un
ragazzetto di quattordici anni un'esperienza cos orrenda. Fu aperta un'inchiesta, ma non port ad
alcun risultato: la polizia non aveva i mezzi di cui dispone oggi. Vorrei che mio figlio sapesse cosa

successo. Alcuni dettagli che conosco solo io potrebbero dare una svolta alle indagini, sempre che
siano ancora in corso. So cosa sta pensando in questo momento: che sarebbe terribile per i miei cari
sapere nel dettaglio cosa successo quella notte. Ma non sapere ancora peggio, gliel'assicuro.
Theo non l'ha sopportato e si suicidato a ventun'anni, schiacciato dal senso di colpa per non
avermi potuta aiutare. Nath soffre da anni di questo vuoto, di questa terribile inconsapevolezza.
Perch crede che abbia scelto il suo mestiere? Racconta storie perch non cadano nell'oblio, perch
le persone sappiano.
Il destino della nostra famiglia nelle sue mani. So cosa le sto chiedendo, ma lei la mia ultima
speranza. Un saluto sincero, Leandra
Mi accorsi che durante la lettura mi ero aggrappata alla tazza da t cos forte che ora mi facevano
male le mani. Quella donna aveva vissuto l'orrore. Quel che peggio, i suoi ultimi ricordi di vita
erano l'aggressione e l'assassinio. Dovevo assolutamente riposare, allentare la tensione, e dovevo
decidere che fare. Erano le due e mezza di notte: decisamente troppo tardi per chiedere consiglio a
Lexie e anche per contattare Nath. Non ci conoscevano da molto, e chiamarlo a quell'ora sarebbe
stato quantomeno strano. Se poi era per dirgli che sua madre, assassinata ventitr anni prima, mi
aveva appena inviato un'email perch io gli raccontassi cosa era successo... No, neanche a parlarne.
Presi un sonnifero e mi distesi sul letto senza grandi illusioni. Con gli occhi spalancati, fissi sul
soffitto, iniziai lentamente a rendermi conto della gravit di quello che Leandra mi aveva
raccontato. Non solo quella donna era stata assassinata in circostanze terribili, ma il suo aggressore
era libero. E forse qualcuno era ancora in pericolo. Perch l'inchiesta non era giunta a una
conclusione? Poco a poco, a forza di pensarci, la preoccupazione lasci spazio a un altro
sentimento: la curiosit, il desiderio di indagare. Forse c'erano state altre morti sospette nei dintorni,
forse si potevano cercare nuovi indizi. Non sapevo n come n quando parlarne a Nathaniel, ma
una cosa era certa: dovevo saperne di pi.
Il giorno dopo decisi di concedermi una mattinata di riposo dal lavoro e andare in biblioteca.
Volevo consultare gli archivi dei giornali pubblicati nel periodo dell'omicidio di Newhaven. Prima
di fare qualunque passo, era bene avere elementi ulteriori su tutta quella vicenda. Una vecchia
signora austera mi accompagn in una vasta sala polverosa, senza finestre: su un tavolo alla mia
destra un computer e sugli scaffali migliaia di volumi...
Le uscite di quest'anno non sono ancora tutte digitalizzate mi disse la signora. Cerca qualcosa
in particolare?
Soprattutto i numeri relativi all'estate del 1989.
Mi indic con il dito uno scaffale un po' in disparte e se ne and lasciandomi da sola in mezzo a
tutti quei documenti. Una sola mattina non sarebbe di certo bastata...
Dopo due ore di ricerca e tre schifosi caff della macchinetta nell'atrio, cominciai a trovare i
primi elementi interessanti. Nessuno era stato arrestato, effettivamente, per quel crimine, ma i vicini
avevano testimoniato di aver visto una sagoma nera che quella sera si aggirava nei paraggi. Nessuno
aveva sentito nulla o aveva notato niente di strano, ma questo non mi stupiva: Leandra Hawks era
stata uccisa nel bosco, un po' in disparte rispetto alle case. E, come mi aveva raccontato, non era
nemmeno riuscita a gridare.
Nessun altro omicidio o tentativo di aggressione segnalato nella zona. Un delitto isolato aveva
scritto il Times. Ma perch proprio lei? Era stata adocchiata, seguita? O si era trovata nel posto
sbagliato al momento sbagliato?
Proseguendo nella lettura degli articoli, mi accorsi che un nome compariva pi di frequente:
quello dell'ispettore Archibald Merose. Doveva essere stato incaricato dell'inchiesta. Aveva
organizzato rilievi in tutta la zona, interrogato tutti i possibili testimoni... Lasciai perdere quel
grosso volume polveroso e provai con una ricerca al computer, non per data, questa volta, ma per
oggetto. Come immaginavo, del caso si era parlato in altri articoli, negli anni successivi: la
commemorazione del primo anniversario dell'omicidio, un pezzo su Nathaniel quando aveva

iniziato a lavorare al Sun, un altro sul pensionamento dell'ispettore incaricato dell'inchiesta.


Decisi, guidata dall'istinto, di consultare gli ultimi due.
L'articolo su Nath era un testo strappalacrime, addirittura imbarazzante, sulla dura prova vissuta
dal ragazzo. Io non lo conoscevo ancora molto, ma avrei giurato che quell'articolo non gli aveva
fatto per niente piacere. La riprova era che non aveva neanche voluto fornire delle dichiarazioni,
come sottolineava l'autore dell'articolo, per supposte ragioni legate al trauma che aveva vissuto... E
poi ci si meraviglia che i giornalisti godano di una cattiva reputazione avrebbe detto mio padre
leggendo un tale cumulo di scempiaggini.
Il secondo pezzo era dedicato al pensionamento di Archibald Merose. L'autrice ne ripercorreva
la carriera nella polizia londinese e dedicava un lungo paragrafo al famigerato caso dell'estate 1989.
Stando a quanto riportato, l'ispettore non era mai veramente riuscito ad abbandonare le indagini
sull'uccisione di Leandra Hawks e, anche se l'assassino non era stato trovato, non aveva mai smesso
di cercarlo. Sono sicura che ancora a caccia della pur minima informazione , pensai.
In quel momento, il mio cellulare produsse un suono lieve. Avevo programmato la sveglia per
non tardare troppo nel rientrare al lavoro. Fotocopiai tutti gli articoli interessanti e uscii nel freddo
polare di marzo. Dopo pi di quattro ore passate sotto i deboli neon degli archivi, la luce cruda del
giorno mi aggred. Ma era proprio quello di cui avevo bisogno: il rumore della strada, il viavai delle
persone, il fermento della citt all'ora di pranzo. Digitai in fretta sul cellulare il numero di Lexie.
Lexie, ci sei? Mangiamo qualcosa assieme?
Se accetti di raggiungermi alla nostra ottima mensa dell'ospedale, s.
Be', penso che per una volta potr adattarmi. Arrivo tra un quarto d'ora.
Lexie era la sola persona a cui potessi parlare con tranquillit in quel momento. E avevo
veramente bisogno dei consigli di un'amica.

12
Stai scherzando? La madre di Nathaniel stata assassinata?
Parla un po' pi forte, penso che il cuoco l in fondo non sia riuscito a sentire bene...
Scusami, ma una cosa incredibile! riprese a voce pi bassa.
Gi. Non so che fare. Dici che devo dirlo a Nath?
Ci tieni a lui, no? State bene insieme?
S, direi proprio di s.
Mia madre diceva sempre che non bisogna comunicare i propri dubbi, le proprie paure e i
propri segreti all'uomo che si ama.
E tu segui il principio alla lettera?
Per quanto posso... quando non sono single.
Sorrisi, aspettando che arrivasse dove volevo.
Okay, forse non il miglior consiglio che mi abbia dato la mia cara mamma. Ma come pensi
che potrebbe prenderla Nath?
Non ne ho la pi pallida idea.
Sei sicura che valga la pena di parlargliene? Voglio dire, in fondo che ne sai di quel fantasma? E
se fosse una storia falsa o...
Non lo . Ho fatto qualche ricerca stamattina dissi, tirando fuori dalla borsa una grossa
cartelletta verde piena di fogli. tutto vero, e l'assassino non mai stato preso.
E pensi di poterlo trovare tu?
No, non per forza io. Ma a questo punto ho degli indizi che la polizia all'epoca non aveva.
Ricordi, odori, suoni... quello che mi pu comunicare Leandra: forse basterebbe a far riaprire le
indagini.
Be', se cos, meglio che ne parli prima a Nath. Questa storia lo riguarda personalmente.
Su questo aveva ragione. Se volevo andare a fondo nella faccenda, non potevo continuare a fare
le mie ricerche senza dirgli nulla. Dovevo affrontare la realt.
Nel pomeriggio, dopo aver ritoccato una decina di immagini, mi decisi a chiamarlo.
Ehi, ciao. Stavo proprio per telefonarti. Un ristorantino stasera... che ne dici?
Uhm... s risposi, dopo un istante di riflessione.
Che entusiasmo!
No, mi hai solo presa un po' di sorpresa. Vengo molto volentieri.
In fondo era meglio cos. Dirglielo al telefono sarebbe stato ancora pi difficile. Passai il resto
del pomeriggio in una dimensione parallela, l'ansia guadagnava terreno poco a poco. Lexie chiam
almeno venti volte per sapere come stavo e per chiedermi come avevo intenzione di spiegare la
storia a Nath.
Non ne ho idea. E comunque, ogni volta che faccio programmi, poi non li seguo. Tanto vale
improvvisare.
Okay. Senti, se ti dovesse servire, stasera... casa mia aperta per te.
Grazie, Lexie.
Mi auguravo davvero di non aver bisogno di rifugiarmi da lei. Verso le sette chiusi il negozio e
salii a cambiarmi. Scelsi un abito grigio perla molto semplice, qualche gioiello, un trucco leggero...
Prima di partire, diedi un'ultima occhiata al computer in salotto: spento.
Spero che lei abbia ragione, dissi mentalmente rivolta al mio fantasma.
Arrivata davanti al ristorante, sentii il cuore battere pi veloce che mai. Avrei dovuto rifiutare
l'invito a cena: parlare a Nath di un argomento simile in un luogo pubblico non era per niente una
buona idea. Stavo quasi per fare dietrofront e tornare a casa, quando sentii due mani sui miei occhi.
Sei incantevole stasera mi soffi sul collo Nath.
Almeno avrebbe conservato un bel ricordo di me...

Sembri tesa osserv dopo un momento.


No, no, per niente mentii, cercando di sembrare sincera.
Ci sedemmo a tavola. Il ristorante era intimo e tranquillo. Provai a dirigere la conversazione su
argomenti neutrali.
Allora, come hai passato la giornata? chiesi versandomi un bicchiere d'acqua.
Bene. Stiamo preparando un numero speciale e io dovr scrivere un articolo su Jack lo
Squartatore.
Per la sorpresa, l'acqua mi and di traverso e tossii.
Scusami, mi stavo strozzando.
Sei sicura di star bene? Sembri strana.
Scoraggiata e sfinita dopo quella giornata piena di dubbi, decisi che non avevo scelta. Conversare
del pi e del meno mi veniva davvero poco naturale. Dovevo improvvisare.
Senti, Nath. Devo dirti una cosa, ma penso che dopo averla ascoltata non vorrai pi vedermi.
cos grave?
Mi prometti di starmi a sentire fino in fondo senza opporre nessuna resistenza mentale? Cerca
di mettere da parte i possibili pregiudizi e di fidarti di quello che ti dico.
Mi fiss con occhi spalancati e aspett pazientemente che iniziassi a spiegarmi.
Da qualche tempo, succedono cose strane a casa mia. Non metterti a ridere, ma alcuni fantasmi
si sono messi in contatto con me attraverso il mio computer.
Feci una pausa, aspettando una reazione da parte sua. Siccome non succedeva nulla, continuai.
Ho aiutato una vecchia signora a ritrovare una spilla perduta da molti anni. stato il marito,
Marty, a contattarmi per primo. Poi, vedendo che la connessione funzionava bene, ha permesso a
Georges di parlarmi.
Questa volta si lesse la sorpresa nei suoi occhi. Nath iniziava a capire da dove venivano le
informazioni su Georges e sull'ultima rapina dei Clown bianchi.
Voleva che sua figlia sapesse cosa era successo. Sono andata a parlarle, lei non ha voluto
ascoltarmi, e allora... ti ho fatto avere il suo diario.
Che hai trovato dove?
Be'... insomma... tutto quello che c' scritto l dentro vero, ma... ho copiato io, parola per
parola, quello che Georges mi aveva riferito nella sua email.
Perch ti mandano delle email... intervenne con voce neutra.
S risposi debolmente.
Mi rendevo conto di quanto quella storia dovesse sembrare assurda.
Dunque hai falsificato il diario.
Non proprio, diciamo che l'ho creato.
Il suo sguardo mi fece capire che le distinzioni terminologiche non mi avrebbero portata molto
lontano.
D'accordo, quasi la stessa cosa ammisi.
E perch proprio a me?
Ho letto alcuni dei tuoi articoli e sembravi il pi scrupoloso, il pi onesto tra tutti i tuoi colleghi.
Pensavo che una storia come quella ti sarebbe potuta interessare. E speravo che non avresti cercato
di saperne di pi... su di me, per esempio.
Bevve un lungo sorso di bordeaux, poi sospir e pos la sua mano sulla mia.
Per questo eri cos diffidente quando sono venuto al negozio la prima volta.
Annuii. Sembrava che non avesse ancora deciso se credere o no alla mia storia. Nel corso della
serata mi fece molte domande.
La sua reazione non era stata poi cos terribile, ma non riuscivo a rilassarmi. Sapevo che il peggio
doveva ancora arrivare. Bisognava che gli parlassi del fantasma di sua madre. Al dessert, decisi che
quello era il momento, quello o mai pi.
Non ti ho detto tutto.
Cosa c' ancora? Nascondi dei folletti in negozio? scherz.

Sorrisi, con lo stomaco sottosopra.


Ti ho detto che posso comunicare soltanto con i fantasmi di cui ho le foto. E tu mi hai dato
un'immagine della tua famiglia.
Il sorriso gli scomparve dal volto. Si irrigid, cercando di capire dove volevo arrivare.
Tua madre...
Stai zitta sibil tra i denti.
Stringeva i pugni dalla rabbia, cos forte che le nocche erano diventate bianche.
Mi dispiace molto, ma devo dirtelo. Tua madre si messa in contatto con me. Mi ha chiesto di
raccontarti quel che successo quella notte, a Newhaven... Vuole che tu sappia, perch non
continui a tormentarti con quella storia.
Smettila disse con una voce rauca che sembrava venire da lontano.
Non voleva che ti succedesse quello che capitato a Theo. Voleva solo...
Tu non sai niente di me, come puoi pensare di aiutarmi? Sei pazza, pazza furiosa disse
alzandosi bruscamente. Non farti pi sentire, per favore.
Lanci qualche banconota sul tavolo e usc precipitosamente davanti ai clienti sbalorditi.
Agguantai in fretta la mia borsa, lanciai a mia volta delle banconote sul tavolo, sperando che la
somma fosse sufficiente a saldare il conto, e gli corsi dietro.
Nath, aspetta!
Mentre lo afferravo per il braccio, mi respinse violentemente, strappandomi un grido di dolore.
Si gir verso di me: il suo sguardo non aveva pi niente di calmo e rassicurante.
Chi ti ha chiesto di fare questo? Sei una giornalista anche tu? Cerchi lo scoop dell'anno? O sei
solo una squilibrata a cui piacciono le storie sordide?
Ci fu un momento di silenzio. Tremavo anch'io, adesso, per la rabbia e per il dolore. Non sono
pazza e non sono una giornalista. Non sono nessuno. Tua madre aveva un messaggio per te
continuai dopo una breve pausa. Avrei potuto tenere la cosa per me, mentirti. Credo di essere la
pi onesta tra noi due. Non vuoi credermi, va bene. Non mi aspettavo un'altra reazione da parte
tua. Ma riflettici un momento: cos'ho da guadagnare con questa storia, e cosa invece ci perdo?
Mi girai per chiamare un taxi. Nath era ancora l, a lottare contro i suoi demoni interiori. Il
braccio mi bruciava e le lacrime iniziavano a salirmi agli occhi. Dovevo andarmene e lasciarlo
riflettere. Mi girai un'ultima volta prima di salire sul taxi.
Si preoccupa per te, Nath. Ci teneva tanto che tu sapessi.
Una volta in macchina, lasciai che le lacrime scorressero liberamente. Il conducente, un po'
imbarazzato, mi chiese se andava tutto bene. Vedendo che non rispondevo, prov a consolarmi a
modo suo.
Gli uomini sono tutti uguali, sa. Non deve piangere, signorina. Lei giovane, bella e sembra
una ragazza in gamba. Ce ne saranno altri, mi creda.
Grazie risposi con un filo di voce.
Anche se le sue parole non c'entravano nulla con quello che mi era appena successo, mi sentivo
leggermente meglio. L'aiuto degli sconosciuti, a volte, funziona molto pi di quello di una persona
vicina. Il taxi nel frattempo era arrivato sotto casa. Esitai un attimo a scendere, incerta se dare al
conducente l'indirizzo di Lexie e farmi portare da lei; ma decisi, ancora una volta, che una buona
nottata di sonno sarebbe stata il rimedio migliore. In pi, volevo avvertire Leandra che la mia
missione era stata un fiasco... e che mi sarei fermata l.
Ma non ebbi la notte di sonno tanto agognata: niente si svolse esattamente come previsto.
Leandra, allarmata dall'email con cui le annunciavo la mia sconfitta, mi scrisse a pi riprese perch
tenessi gli occhi aperti su suo figlio e cerc in tutti i modi di convincermi a proseguire nell'impresa,
ricordandomi come altre vite fossero coinvolte nella mia scelta: in fondo, l'assassino era ancora a
piede libero e avrebbe potuto colpire di nuovo. Alle quattro e mezza del mattino decisi di staccare
la spina del mio computer e, dopo aver ingoiato due sonniferi, sprofondai in un sonno agitato,
turbato da incubi di ogni genere.

L'indomani, appena sveglia, lanciai uno sguardo al computer che era ancora spento; forse era
quella la soluzione, alla fine: staccare la spina. Dall'aldil potevano comunicare con me solo se il PC
era collegato a una rete elettrica. Sollevata da questa intuizione, scesi in negozio per cercare di
tenere occupate le mani e la mente. L'ultima foto per il signor Dailos fu pronta alle tre. Avevo
lavorato bene, ma non senza fatica... In effetti, se avevo visto giusto sulla questione della spina, non
avevo per pensato che i fantasmi potessero vendicarsi con la stessa moneta: la corrente andava via
ogni quarto d'ora! Alla fine, al limite della pazienza ma decisa a non cedere in nessun modo al loro
ricatto, mi risolsi a fare una puntatina da Lexie. Non le avevo ancora detto nulla della mia terribile
serata e del modo in cui si era conclusa.
un idiota! comment dopo aver ascoltato attentamente il mio racconto.
un uomo traumatizzato dalla morte di sua madre cercai di attenuare io. Aveva solo sei
anni.
E tu? Come ti senti?
Stanca. Ho bisogno di dormire, non chiedo altro. Spero che i fantasmi si siano dati una calmata
con quelle interruzioni di corrente. Ormai inizio a conoscerli, e so che sono capaci di farmi suonare
la sveglia ogni dieci minuti.
Puoi dormire qui propose Lexie.
E farti saltare la serata con il dottor Dan? Mai e poi mai! Ora che sei riuscita ad agguantarlo,
non mi perdonerei per niente al mondo di rovinare l'inizio di questa bella storia.
Smettila, mi sembra di essere il capitano Achab che cattura Moby Dick.
Credimi, il capitano Achab sarebbe fiero di te! Adesso meglio che io torni a casa. Vado a
giocare con i miei fantasmi.
Come avevo previsto, questi ultimi non si erano affatto ritirati in buon ordine, ma continuavano
invece a divertirsi con ogni apparecchio elettrico di casa: il televisore cambiava canale da solo, il
forno si accendeva, il telefono suonava... insomma, stavano proprio facendo festa. Staccai la spina a
tutto ci che poteva essere scollegato e me ne andai a dormire.
A mezzanotte, per, suon il citofono. Decisa a ignorarlo, mi girai e nascosi la testa tra due
cuscini. Eppure non la smetteva. Era davvero troppo.
Basta! gridai.
Stavo per staccare anche il citofono, quando all'altro capo del filo sentii una voce.
Emma, sono Nath. Aprimi, per favore. Ti devo parlare.
Non sapevo che fare. Non avevo alcuna voglia di subire un interrogatorio in piena regola, ma
qualcosa nella sua voce, una fragilit che non gli conoscevo, mi spinse a premere il pulsante. Scesi
ad aprirgli la porta con i capelli per aria e il pigiama stropicciato; lui mi precedette per le scale
salendo i gradini a quattro a quattro, con l'aria stralunata.
Posso entrare, per favore? importante. Ho cercato di chiamarti ma era sempre occupato.
Cominciavo a preoccuparmi.
Per forza, avevo staccato tutto, pensai tra me e me.
Lo lasciai entrare, sempre in silenzio. Non sapevo bene come comportarmi con lui. Mi aveva
dato della pazza... ma quello che leggevo ora nei suoi occhi non era odio n disprezzo...
Si sedette sul divano mentre accendevo la lampada sul tavolino. Si spense immediatamente.
Scusami, oggi ho qualche problema con l'elettricit dissi.
Regolai l'intensit dell'alogena al minimo e andai in cucina a preparare un caff: a giudicare dalla
faccia, Nath ne aveva davvero bisogno. Non lo sentii arrivare dietro di me.
Mi dispiace sussurr poggiandomi una mano sul braccio.
Il top che indossavo lasciava intravedere il livido che mi aveva fatto il giorno prima; anche se
non mi faceva pi molto male, la dimensione e il colore lo rendevano impressionante alla vista. Mi
prese tra le braccia, annusandomi i capelli, e ripet le sue scuse pi e pi volte.
Non volevo, non riesco sempre a dosare la mia forza... ed ero fuori di me. Sono mortificato.
Mi girai, sollevandogli il mento con la punta delle dita. Mi sembrava di avere di fronte un
ragazzino di dieci anni che aveva combinato qualcosa di sbagliato. Faceva davvero tenerezza.

Non importa. Capisco che tu non riesca ad accettare tutto ci. Anch'io faccio fatica a crederci, a
volte.
Proprio allora la caffettiera si spense. Come non credere alla loro presenza, in momenti simili?
Nath mi baci dolcemente sulla fronte, poi scese fino all'orecchio e poi al collo. Lo lasciai fare.
Stranamente mi fidavo di lui: nonostante la scenata della sera prima, dentro di me sapevo
perfettamente che Nath di solito non era cos. Si ferm all'altezza delle mie labbra, fissandomi negli
occhi.
Mi dispiace davvero tanto mormor.
Mi strinse e mi baci ancora, dolcemente. Sentendo che rispondevo all'abbraccio, si impadron
delle mie labbra pi avidamente, incollando il suo corpo al mio. Avevo il cuore che batteva sempre
pi veloce e cercavo febbrilmente il suo volto con le mani. D'un tratto, mi sollev come una piuma
e mi port nella mia stanza. Mi pos sul letto, togliendosi velocemente la maglietta. Mentre mi
aiutava a sfilare il top, sfior con la mano il grosso livido, strappandomi una smorfia. Si chin per
baciarlo con tenerezza e lessi nei suoi occhi un reale, sincero senso di colpa. Lo attirai verso di me,
baciandolo, ben decisa a non staccarmi dalle sue labbra per il resto della notte.
L'indomani mattina, un braccio muscoloso mi stringeva il corpo indolenzito. Mi sembrava di
aver corso una maratona, da quanto ero stremata. Mi girai sul fianco: Nath dormiva
profondamente. Tentai di alzarmi il pi discretamente possibile, ma sentii una mano potente che mi
afferrava.
Dove vai? ancora presto.
Stavo andando a preparare la colazione. gi tardi per la gente che lavora!
Anch'io lavoro protest con voce assonnata.
E allora in piedi!
Ma Nath non era di quell'avviso. Mi attir verso di s, mi costrinse a stendermi di nuovo sul
letto e inizi ancora una volta a esplorarmi il collo con le labbra calde. Dovetti fare ricorso a tutte le
mie forze per resistere, e fermai quella deliziosa carezza con un gesto dolce ma inesorabile.
Devo aprire il negozio, davvero.
Senza contare che dobbiamo parlare...
Eccoci di nuovo li. Non se l'era dimenticato. Ma come avrebbe reagito ora alle cose che avevo
da dirgli? Cosa avrebbe voluto sentirsi dire? Inquieta, mi misi a sedere sul letto. Mi imit e prese la
mia mano tra le sue.
Mi hai detto che comunicano via email.
Annuii.
Hai conservato i messaggi?
Altro cenno di assenso.
Anche quelli di mia madre?
Cenno di assenso.
Posso leggerli?
Ancora un cenno.
Hai intenzione di non parlare pi? scherz. Ti ho gi detto che mi dispiace per il mio attacco
di rabbia, stato veramente brutto da parte mia. Ma ammetterai che la tua storia era piuttosto
difficile da accettare, e poi sono un po'... suscettibile quando si parla di mia madre. Ci sono ferite
che non guariscono mai.
E perch hai cambiato atteggiamento adesso? Perch mi credi?
Non ho detto che ti credo, ma che sono propenso a farlo. Ho ripensato a quello che mi avevi
detto, al fatto che non avresti avuto nulla da guadagnare e che avevi solo deciso di essere sincera
con me. E poi, sai, io nella mia professione di cose ne ho viste tante: gente persuasa di aver
avvistato degli ufo, altri che dicevano di leggere nel futuro... e non le ho mai considerate del tutto
incredibili. Certo, alcuni fenomeni non si possono spiegare, ma in fondo... perch no? Forse,
leggendo quelle email la storia mi sembrer pi reale.

Capisco. Be', loro comunicano attraverso il computer che sta sulla mia scrivania. Devo solo
riattaccare la spina. Riescono ad accenderlo a distanza... spiegai di fronte al suo sguardo
interrogativo. E aggiunsi: Ieri non ne potevo pi, e l'ho scollegato.
cos facile scoraggiarli?
No, per niente. Si sono vendicati giocando tutto il giorno con il mio impianto elettrico.
Davvero ingegnosi questi fantasmi! disse scoppiando a ridere.
Mi sentivo sollevata. Finalmente reagiva come avevo sperato. Bisogna essere sempre aperti di
spirito, mi esortava mio padre.
Forse, in fin dei conti, si trattava di una qualit dei migliori giornalisti.
Tornai in salotto e ricollegai il computer, che si accese immediatamente; aprii l'ultima email di
sua madre e gli offrii una sedia.
Scendo a lavorare. Se hai bisogno di qualunque cosa, io sono gi. Ah, mi sa che il caff
pronto dissi indicando la caffettiera che si era miracolosamente riaccesa.
Mentre ritornavo in camera per vestirmi, gli passai un'informazione che mi sembrava
importante, anche se non ero certa che se ne sarebbe servito.
Se vuoi parlare con lei, clicca su "Rispondi". Finora ha sempre funzionato.
Mi ringrazi con un cenno del capo e riflett per diversi minuti prima di andare verso il PC e
cominciare a leggere.
In negozio, concentrarmi si rivel una vera impresa: avevo da fare, ma la curiosit si faceva
strada prepotentemente nei miei pensieri e, nonostante tutto il mio rispetto per quel momento cos
privato, avevo voglia di sapere come stessero andando le cose lass per Nath. E se non mi avesse
creduto del tutto neanche dopo aver letto l'email? Se leggerla lo avesse messo nello stesso stato del
giorno prima? Avevo fatto bene a lasciarlo da solo?
Per fortuna, il signor Dailos venne a risvegliarmi dal mio torpore.
Lei lavora veloce, mia cara!
Sempre, per i clienti come lei.
Ah! E cos'ho io di tanto particolare?
sempre di buonumore, non ha mai fretta ed sempre contento del risultato. Appartiene a
una specie rara,lo sa?
Fece una risata rauca e mi mostr un enorme scatolone seminascosto ai suoi piedi.
E io che avevo paura della sua reazione di fronte a tutte queste nuove foto! Naturalmente,
come al solito, il lavoro non urgente.
Sar un vero piacere, signor Dailos. Ho solo una domanda da farle: lei conosce tutte le persone
ritratte in quelle immagini?
Oh, no! Molti fanno parte della mia famiglia, ma ci siamo sparpagliati dopo la guerra e ho
conosciuto ben pochi di loro. Altre foto appartenevano a mio padre. Era direttore di una colonia di
vacanze, per questo trover cos tanti scatti di bambini in calzoncini corti. Ma il mio grande sogno
quello di riuscire a dare un nome a ogni volto. Il suo lavoro mi permette di avere un'immagine pi
nitida di alcuni. Ho gi distribuito un centinaio di foto ai loro proprietari, e vederli sorridere di
fronte a un rettangolino di carta satinata che evoca tanti ricordi per me una grandissima
soddisfazione.
Lei un tipo davvero particolare, signor Dailos.
Mi piace pensarlo.
Detto questo se ne and, lasciandomi sola con il suo enorme scatolone. Lo aprii. Stavo per
iniziare a smistare le immagini quando sentii Nath scendere le scale e lo vidi spuntare dalla porta,
con gli occhi rossi.
Posso disturbarti?
Certo.
Dovremmo parlare. Tutti insieme.
Capii dalle sue parole che non pensava pi che fossi pazza. Mi aiut a sollevare lo scatolone dal
bancone per metterlo sul tavolo del laboratorio, poi mi segu nell'appartamento.

Quando ci avvicinammo insieme al PC, notai subito un gran numero di nuove email: dunque, si
erano scritti. Ecco il perch degli occhi arrossati. Doveva essere ben strano comunicare con la
propria madre scomparsa da ventitr anni. Come avrei reagito se i miei genitori mi avessero
mandato un'email dall'aldil?
Ti ha raccontato quello che successo?
S, e ti assicuro che fa un effetto impensabile rivivere quei momenti attraverso le sue parole.
Dobbiamo trovare l'assassino disse tutto d'un tratto.
S, certo. Ma non sar facile. Sono passati molti anni e le prove potrebbero essere scomparse.
Anche ritrovare i testimoni potrebbe essere un problema.
Ma abbiamo nuovi elementi. Mia madre si ricorda di alcune cose...
S, il patchouli, lo ha detto anche a me lo interruppi, ma un indizio minimo. Chiunque pu
aver addosso quell'odore; se facessimo una passeggiata nel quartiere indiano, troveremmo centinaia
di persone potenzialmente sospette.
Sospir. Mentre mi avvicinavo a lui per consolarlo, un suono lieve proveniente dal PC ci segnal
che era arrivata una nuova email.
La leggemmo in silenzio.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com
Data: 18 marzo 2011 - 11.42
Oggetto: Indizio
C' un'altra cosa: ho riconosciuto la sua voce. L'avevo gi sentita, oppure mi ricordava qualcuno.
Ora abbiamo due indizi dichiar Nath.
S, anche se non aggiungono nulla di determinante. Forse potremmo parlarne all'ispettore
Merose proposi dopo una riflessione.
A quel nome lo vidi sobbalzare. Probabilmente si chiedeva come facessi a conoscerlo.
Ho fatto qualche ricerca ammisi, e a quanto pare quell'ispettore non ha mai veramente
lasciato perdere il caso. Forse potr aiutarci.
Hai trovato altro?
Il frutto di tutte le mie ricerche l dissi tendendogli la cartelletta verde. Ma, come ti dicevo,
poca roba.
Sorrise e mi strinse a s.
E cos, non hai lasciato correre: ancora prima di parlarmene, ti eri gi immersa in questa
storia...
Mi sono subito fermata, di fronte alla tua reazione.
Gi. Ma non mi dirai che non avresti dato un'ultima occhiata alla faccenda prima di
interrompere del tutto le tue indagini mi disse con aria di sfida indicando il mio dossier.
Be', la curiosit uno dei miei peggiori difetti confessai.
Tanto meglio. Siamo in due.
Mi baci teneramente. Mi resi conto che per la prima volta da molto tempo non mi sentivo pi
sola. Anche se Lexie era stata molto presente in quegli ultimi mesi, non aveva potuto fare nulla
contro la sensazione di vuoto che si era impossessata di me dopo la morte dei miei genitori.
Nonostante la nostra partenza burrascosa e i fantasmi che ci assillavano, Nathaniel aveva
colmato quel vuoto in un istante.
Sar meglio che vada in redazione adesso; devo finire un articolo e vorrei fare qualche ricerca
nei nostri archivi. Non ci sono molti articoli del "Sun" tra le tue fotocopie.
Credo di aver inconsciamente evitato il pi possibile di consultare il tuo giornale. Devo fare un
salto in ospedale. Ci vediamo dopo?
Ti ho fatto cos male? mi chiese, improvvisamente preoccupato, guardandomi il braccio.

Ma no! risi. Voglio andare a trovare la mia migliore amica, che lavora al pronto soccorso. Il
livido al braccio non niente, non ti preoccupare.
Decidemmo che la sera ci saremmo ritrovati di nuovo a casa mia. Volevo assolutamente
raccontare gli ultimi sviluppi a Lexie e sapere com'era andata la sua cena con il dottor Dan. Prima o
poi, avrei pur dovuto chiederle qual era il suo cognome!

13
Davanti al pronto soccorso, notai tre ambulanze e un formicolare frenetico di camici bianchi.
Dopo averla cercata a lungo con lo sguardo, scorsi infine Lexie tra la gente. Mi fece un cenno da
lontano, indicandomi di andare ad aspettarla al bar dell'ospedale finch l'emergenza non fosse
rientrata. Ci ero abituata, i medici del pronto soccorso dovevano essere sempre reperibili e
venivano chiamati di continuo.
Ordinai un caff e andai a sedermi a un tavolino in fondo alla sala, con vista sulla porta, in modo
da vedere Lexie. Prevedendo un po' di attesa, avevo portato con me il dossier delle mie ricerche,
cos ricominciai a spulciare gli articoli. Ma anche se li leggevo e rileggevo, arrivavo sempre alla
stessa conclusione: era necessario parlare con l'ispettore Merose. Ero cos immersa nei miei fogli
che non sentii neanche arrivare Lexie.
La smetti di lavorare?
E lo dici a me? Sono qui che ti aspetto da pi di mezz'ora.
La dottoressa Olliver molto richiesta, mi dispiace dichiar, dietro di lei, un uomo che non
avevo mai visto.
Dan, ti presento Emma. Emma, lui Dan.
Come Lexie mi aveva raccontato, il dottor Dan aveva un fascino incredibile. Alto, biondo,
somigliava pi a un surfista californiano che a un medico londinese. Il sorriso di Lexie era raggiante
e la sua felicit contagiosa.
lei allora la famosa Emma? disse sedendosi al tavolino.
Famosa? Lexie, cos'hai raccontato di me?
Nulla che non sia vero, mia cara.
Lexie mi ha detto che lei ritocca fotografie disse Dan mentre osservava con curiosit gli articoli
sparpagliati davanti a me.
Eh, gi... questo solo... un lavoro di ricerca per un cliente dissi mentre raccoglievo
frettolosamente i fogli, per nulla desiderosa di dare ulteriori spiegazioni a un perfetto sconosciuto,
per quanto affascinante.
Lexie comprese all'istante il mio turbamento e dopo qualche scambio di gentilezze fece capire a
Dan che voleva restare sola con me. Mi sentii sollevata.
Allora, hai fatto altre ricerche sul tuo fantasma? Trovato qualcosa? Ne hai riparlato con
Nathaniel?
S. Poca roba. S.
Sull'ultima risposta vidi i suoi occhi spalancarsi. Era tutta orecchi e visibilmente in attesa di
conoscere ogni singolo dettaglio.
Dopo quella brutta reazione che ti ho raccontato, Nath ha riflettuto per un po', ma poi
tornato per sapere qualcosa di pi. Gli ho fatto vedere le email e ha potuto comunicare con sua
madre. Non ci ha messo molto a dimenticare che mi aveva considerata una pazza.
Ah, e questo successo prima o dopo il passaggio in camera da letto?
Lexie!
A me non la dai a bere, Emma, ti conosco troppo bene.
Insomma, si messo in testa di scoprire l'assassino di sua madre. Sappiamo come riempire le
nostre serate! dissi mostrando il mio grosso dossier. E tu? Devi raccontarmi tutto! Com' andato
il tuo appuntamento con il dottor Dan?
Be', devo ammettere che avevi ragione: fare il primo passo ha i suoi vantaggi.
E mi raccont la follia degli ultimi due giorni, in cui non erano praticamente usciti dal suo
appartamento. Per tre quarti d'ora, io e lei tornammo a essere due adolescenti che si raccontavano
le proprie emozioni. Ma la realt del mondo adulto non tard a riacciuffarci, sotto forma
dell'orribile bip con cui Lexie veniva richiamata al dovere dal suo cercapersone.

Devo andare. il pronto soccorso. Non che oggi venerd 13?


No, perch?
Le persone sono parecchio pi maldestre degli altri giorni. Sembra che si siano messe
d'accordo.
Coraggio. Ci sentiamo pi tardi.
Buona fortuna con il tuo fantasma mi url uscendo dal bar, lasciandomi paonazza in mezzo ai
tavoli, di fronte allo sguardo stupito del cassiere.
Mentre svoltato un angolo per raggiungere l'uscita, andai a sbattere contro il dottor Dan.
Se ne va?
Lexie ha da fare.
E lei avr delle ricerche da continuare, immagino...
S risposi, di nuovo un po' turbata dal riferimento alla mia cartelletta.
Ci incontreremo ancora.
Senz'altro. Buona giornata.
Uscii precipitosamente dall'ospedale. Era strano, ma mi ero sentita molto a disagio in sua
presenza. Forse perch non lo conoscevo. O c'era qualcos'altro? In fondo, fino ad allora avevo
sempre visto il famoso dottor Dan solo attraverso lo sguardo idealizzato di Lexie, e incontrarlo in
carne e ossa era stato destabilizzante. Non sapevo darmi altra spiegazione.
Tornata a casa, mi rimisi a dividere le foto contenute nello scatolone del signor Dailos. Per la
prima volta, mi sorpresi a guardare quei volti fissati per sempre sulla carta chiedendomi se qualcuno
di loro potesse un giorno tentare di contattarmi con qualche nuova richiesta.
Verso le sette Nath varc la soglia del negozio, si avvicin e mi baci teneramente, prima ancora
di dire qualcosa.
Hai passato una buona giornata? mi chiese poi.
Sono andata a trovare Lexie. Ho anche conosciuto il dottor Dan... l'uomo che turba il suo
sonno da mesi aggiunsi di fronte al suo sguardo interrogativo. Mi parso carino.
Non ne sembri conquistata.
No, solo che non lo conosco, non sono ancora riuscita a farmi un'opinione. Tu sei riuscito a
lavorare al tuo articolo?
S, e ho anche fatto qualche ricerca negli archivi del "Sun" sull'assassinio di Newhaven.
Non riusciva mai a dire: l'assassinio di mia madre. Newhaven era pi neutro, impersonale. Apr
una grande busta in cui aveva infilato parecchie fotocopie.
Sar meglio che saliamo in casa. Ci vorr una notte per esaminare tutto quel materiale.
Cos, una volta seduti sul divano, ci scambiammo i documenti che avevamo recuperato. Lui
aveva sottolineato i passaggi pi importanti degli articoli; io avevo fatto una sintesi delle
informazioni che mi sembravano pi interessanti. Di tanto in tanto, Nath lanciava un'occhiata al
computer spento sulla scrivania. Aspettava indubbiamente notizie da sua madre, ma non osava fare
il primo passo.
Ripetei la mia teoria.
Secondo me abbiamo una sola cosa da fare. Dobbiamo contattare la persona che ne sa
assolutamente pi di tutti sull'omicidio di Newhaven. L'ispettore Merose.
Lo sentii irrigidirsi leggermente e poi riprendere subito il controllo.
Lo conosci? gli chiesi.
No, non proprio. So che se ne occupato e all'inizio veniva spesso da noi. Poi sempre meno.
Ma credo che lui e mio padre si siano mantenuti in contatto.
A quanto pare, l'ispettore Merose non mai riuscito a liberarsi di questa storia, neanche quando
andato in pensione. Forse i nostri indizi potrebbero incuriosirlo a tal punto da riprendere le sue
ricerche.
Andremo a trovarlo domattina. Non c' tempo da perdere.
L'ispettore Merose abitava in una casetta in stile vittoriano nella zona sud di Londra. Ripetemmo
un'ultima volta, mentre eravamo in macchina, il discorso che ci eravamo preparati, poi Nath si

decise finalmente a bussare alla sua porta e un uomo di una certa et, brizzolato, apparve sulla
soglia. Aveva due occhi vispi e curiosi - gli stessi di mio padre - e una voce dolce.
Posso aiutarvi?
Mi preparavo a rispondere con la pappardella che avevamo ripetuto insieme pochi minuti prima,
ma Nath mi tolse inaspettatamente la parola.
Sono Nathaniel Hawks. Credo che ci conosciamo gi.
Merose fece un leggero sorriso, appena percepibile, e si fece da parte per lasciarci entrare.
Mettetevi comodi, vado a preparare un t.
Entrammo in uno stretto salotto, dove si trovavano stipati molti oggetti, uno pi insolito
dell'altro. Seduta su una poltrona Voltaire a motivi floreali, dovetti reprimere un risolino notando il
quadro appeso di fronte a me. Si trattava di una collezione di mosche per la pesca della trota, tutte
allineate in un miscuglio di colori vivaci che rendevano quella singolare creazione ancora pi
difficile da abbinare a un normale arredamento casalingo. L'ispettore doveva essere davvero un
personaggio particolare.
Qualche minuto pi tardi lo vedemmo fare ritorno con un vassoio su cui aveva evidentemente
disposto il suo pi bel servizio di porcellana.
Mia moglie Marge non voleva che lo utilizzassimo, per paura di rompere qualche pezzo. Da
quando non c' pi, lo uso regolarmente. un peccato, in vita lei non ne ha mai goduto e l dov'
non ne gode pi di certo... Un po' di latte? mi chiese porgendomi una tazza.
No, grazie, va bene cos.
Fin di versare il t e si sedette di fronte a noi sulla poltrona pi consumata del salotto, di certo la
sua preferita. Rotondetto com'era, ci stava praticamente incastrato e mi chiesi come sarebbe poi
riuscito a uscirne.
Certo che sei cresciuto, ragazzo mio disse guardando Nath. Cosa fai nella vita?
Sono un giornalista. Ma non sono qui per un articolo...
Capisco. Ero sicuro che ne saresti uscito in qualche modo e che saresti riuscito a condurre una
vita normale, se cos posso esprimermi. Tuo fratello era pi fragile, purtroppo, ha vissuto la vostra
tragedia in modo diverso.
Scrutai Nath con la coda dell'occhio, preoccupata di come avrebbe reagito di fronte alla
menzione di Theo. Ma, nonostante la tristezza nel suo sguardo, si controll e continu a
sorseggiare il t fumante senza dir nulla.
Abbiamo letto molti articoli sulla vicenda e lei sembra essere la persona che se ne occupata di
pi dissi per lasciare a Nath il tempo di riprendersi.
Quello stato il primo caso che ho seguito come ispettore e ha avuto molta importanza per me.
Volevo assolutamente trovare il colpevole, e lo volevo soprattutto per i due ragazzi, perch
potessero un giorno riuscire a voltare pagina. Purtroppo non ce l'ho fatta.
Forse lei non disponeva di tutti gli elementi.
Non c'erano testimoni, nessun precedente nella zona. E all'epoca i nostri mezzi erano molto
meno sofisticati di quelli attuali. Niente telecamere di sorveglianza o altri apparecchi elettronici
come se ne vedono oggi.
Le andrebbe di raccontarci tutto quel che sa, nei minimi dettagli? chiese Nath in tono pacato.
Certo, ma ci servir ancora un po' di t.
E torn in cucina. Mi chinai verso Nath per chiedergli se pensava di essere veramente pronto ad
ascoltare tutto. Rispose con un leggero cenno del capo e strinse la mia mano nella sua. Mi
tornarono in mente allora le parole di sua madre: Sarebbe terribile per i miei cari sapere nel
dettaglio cosa successo quella notte. Ma non sapere ancora peggio. Capivo adesso cosa
intendesse. Theo era morto per quella tortura e Nath, ventitr anni dopo, non si era ancora dato
pace. A volte pensiamo di proteggere i nostri cari tenendoli all'oscuro di certe notizie, ma questo
non evita loro di soffrire. Nathaniel voleva sapere come erano andate le cose. Pi che di un
desiderio, si sarebbe dovuto parlare di un vero e proprio bisogno, qualcosa di essenziale per la sua
vita.

L'ispettore Merose ritorn con una teiera piena d'acqua bollente e si sedette faticosamente nella
sua poltroncina per cominciare a raccontare la sua storia.
Era il 1989. Ero appena stato promosso ispettore e ne andavo fierissimo, come mia moglie
Marge. Quando squill il telefono, quella mattina, non sapevo che la mia vita stava per cambiare in
modo irreversibile. Era stato commesso un omicidio a Newhaven e c'era bisogno di un ispettore di
Londra, perch la vittima era residente in citt. Sono andato sul posto la mattina stessa, senza
sapere veramente cosa fosse accaduto. La prima cosa che ho visto stato un bambino di sei anni,
con i pantaloncini blu e la maglietta bianca, che stava sulla soglia di casa con un berretto da
poliziotto troppo grande calato sulla testa. Il suo sguardo - il tuo, Nath - mi rimasto impresso per
tutti questi anni. stato in quel momento, credo, che ho veramente capito la portata di quel che era
accaduto.
Sono andato verso il bosco dietro la casa e la scena del crimine mi apparsa in tutta la sua
atrocit: Leandra Hawks era stesa a terra in una posizione strana, come un burattino disarticolato,
seminuda - un particolare che faceva gi sospettare la violenza carnale - e immersa in una pozza di
sangue. Il medico legale mi disse in seguito che la sua testa aveva urtato contro una pietra. Ma non
fu quello a ucciderla: aveva ricevuto un altro colpo sulla tempia destra. Sempre secondo il medico,
non aveva sofferto e non si era resa conto di nulla: era morta per dissanguamento, cos mi fu
riferito. A me sembr ancora pi orribile che morire per una pallottola.
Il corpo fu trasportato a Londra per esami pi approfonditi. Io, dal canto mio, interrogai la
famiglia - il momento che ho sempre temuto di pi in questo genere di casi - e le persone che
abitavano pi o meno vicino alla casa sulla costa. Nessuno aveva visto n sentito niente. Un uomo,
per, dichiar di aver visto una sagoma nera sul sentiero vicino alla casa. Ma non aveva nemmeno
pensato di dare l'allarme, poteva essere chiunque... Chi avrebbe potuto pensare che in un posto
tranquillo come Newhaven potesse accadere qualcosa del genere? Non avevo nemmeno un indizio,
nessuna pista. Ma avevo la sensazione che l'omicidio fosse stato commesso da qualcuno che
conosceva la vittima. Erano le condizioni in cui era stato ritrovato il corpo che me lo facevano
pensare: le tracce di sangue e di terra sulle guance della vittima mostravano che le sue lacrime erano
state asciugate, presumibilmente dall'assassino. E i capelli erano stati ravviati. Quei dettagli mi
fecero drizzare le antenne: il colpevole di quella mostruosit aveva avuto dei rimorsi, per quanto
minimi...
L'inchiesta and avanti a tentoni. Nel giro di qualche mese, le risorse messe a mia disposizione
furono diminuite e poi azzerate. Continuavo per a vedere ogni mese Ellroy Hawks: quell'uomo
coraggioso, che cresceva da solo due ragazzini, mi aveva commosso; cercavo di mantenere un
contatto con lui perch non si sentisse del tutto abbandonato. Ho rivoltato quella storia come un
calzino, verificato gli alibi di tutti i conoscenti, controllato se fossero accaduti incidenti significativi
nei paraggi... niente. Nessuna traccia, o
forse i mezzi erano insufficienti all'epoca per trovarne altre. Il falcione del caso stato relegato
sugli scaffali e la polizia, cos come i media, passata ad altro.
Ma io non ho mai dimenticato - era stato il mio primo caso da ispettore - e ho proseguito le mie
visite mensili a Ellroy Hawks. Avevamo concordato che passassi a trovarlo quando voi ragazzi non
eravate in casa, temeva che la mia presenza potesse ravvivare ricordi troppo dolorosi. Qualche anno
dopo sono stato chiamato per un cadavere ritrovato dentro un'auto, in una stradina di Londra.
Avevo un brutto presentimento. Quando ho visto il corpo, ho capito subito. Theo... Non ce l'aveva
fatta a vivere con il peso del ricordo di quella scena terribile. Ritrovare sua madre quella mattina nel
bosco, mezza nuda e coperta di sangue lo ha distrutto per sempre. In fin dei conti, l'assassino ha
ucciso due persone, non una, e ha fatto tanti altri danni.
I media si sono scatenati: con grande superficialit hanno perfino concluso che Theo fosse il
colpevole e che avesse messo fine ai suoi giorni perch schiacciato dal rimorso. Nath, io so che voi,
i suoi cari, avete sofferto molto per quello che stato detto, e so anche che erano solo menzogne.
Ma la verit non fa notizia, a meno che non sia qualcosa di sensazionale... Tuo padre ha deciso di
lasciar perdere, non aveva le forze per occuparsi anche di quello: mi ha solo detto, una volta,

ridendo amaramente, che se i giornali avessero messo lo stesso ardore a cercare il vero colpevole, il
caso sarebbe stato probabilmente risolto da tempo.
Sono andato in pensione qualche mese fa, e mi sono portato via il dossier di Leandra Hawks. I
miei colleghi mi prendevano in giro per il mio bizzarro attaccamento a quella vecchia vicenda, ma
quando un caso ti sta veramente a cuore non riesci mai a disfartene del tutto.
Un silenzio di piombo segu quel lungo racconto. Il vecchio ispettore aveva gli occhi lucidi e
Nath era completamente immobile. Dalla cucina arrivava il tic tac di un antico orologio a cuc.
Sono cos contento di vedervi qui, oggi dichiar infine l'ispettore Merose, rompendo il
silenzio.
Forse abbiamo altri indizi da darle disse finalmente Nath. Ma a una condizione.
L'ispettore annu. Nath prosegu incrociando il mio sguardo.
Che non ci chieda come abbiamo avuto queste informazioni.
Merose annu di nuovo. Nath continuava a fissarmi e compresi che non aveva la forza di
proseguire. Cos continuai al suo posto.
L'assassino aveva un odore di patchouli molto forte, soprattutto sulle mani. E...
Ebbi un attimo di esitazione, consapevole che il secondo dettaglio era davvero poco credibile.
La voce... Lei aveva ragione, Leandra conosceva l'assassino.
L'ispettore ci guard con gli occhi spalancati, evidentemente disorientato da quelle parole.
In effetti, preferisco non sapere come avete ottenuto queste informazioni disse soltanto.
Quel che sappiamo in pi rispetto ad allora non molto, ce ne rendiamo conto, ma se lei
d'accordo potremmo dare un'occhiata ai suoi dossier. Magari alla luce di queste nuove informazioni
potremmo notare qualcosa - non si offenda per quello che le dico - che all'epoca le pu essere
sfuggito.
Si alz in silenzio e mi accorsi che Nath mi guardava di nuovo con un'espressione di
inquietudine negli occhi. Qualche minuto dopo, sentimmo il passo zoppicante dell'ispettore che
scendeva le scale. Stringeva tra le braccia una grossa scatola di cartone da cui spuntavano
numerosissime carte.
tutto qui disse posandolo a terra. Ve lo affido, ma riportatemelo quando avrete finito di
consultarlo.
Nath prese lo scatolone, ringrazi timidamente e si avvi verso la macchina. Prima di uscire a
mia volta, mi girai e feci un'ultima domanda.
Ispettore, lei ha sospettato di qualcuno in particolare?
Un largo sorriso si disegn su quel volto rugoso.
Speravo che mi facesse questa domanda. I miei sospetti si concentravano su Stuart Conroy, il
padre di Flynn. Vedr che alcuni indizi portano a lui. Il problema che aveva un alibi: sembra che
quella notte fosse a letto dopo essersi preso una brutta sbornia, a pochi chilometri da Brighton.
Alcuni testimoni lo avevano visto in un hotel in riva al mare con suo figlio: mi dissero che era
conciato cos male che Flynn aveva dovuto accompagnarlo in camera sostenendolo con le braccia;
questa testimonianza, evidentemente, rese inutile ogni possibile accusa contro di lui. Ma chiss... In
ogni caso, le auguro buona caccia, signorina.
Cos avevamo almeno un abbozzo di pista, per quanto improbabile fosse.
Arrivati a casa verso mezzogiorno, decidemmo di cominciare a spulciare i documenti che ci
aveva dato l'ispettore: conclusioni del medico legale, trascrizioni dei diversi interrogatori, rapporti di
Merose... L'impresa si preannunciava ardua.

14
Non ce la faccio pi dissi stiracchiandomi.
Eravamo chiusi in salotto da pi di otto ore, fuori era calata la sera e la stanza assomigliava in
modo preoccupante a quella di uno studente tre giorni prima della consegna della tesi. Fogli,
fotografie, dossier, documenti occupavano ogni centimetro quadrato del parquet.
S, hai ragione, anch'io avrei bisogno di sgranchirmi le gambe.
Nath aveva i lineamenti tesi per la fatica e per la tensione che tutto quell'afflusso di nuove
informazioni gli stava creando.
Hai trovato qualcosa di interessante? gli chiesi, alzandomi per preparare l'ennesima tazza di t.
Per fortuna che da qualche anno avevo smesso con il caff!
S e no. A me sembra tutto interessante, tutti questi elementi mi appaiono nuovi: mio padre ha
cercato di proteggerci cos tanto che n Theo n io, me ne rendo conto ora, abbiamo mai saputo
quasi nulla della vicenda.
Hai parlato di nuovo con tua madre? chiesi di ritorno dalla cucina, mentre gli porgevo la sua
tazza.
No, penso di dover fare prima le mie ricerche da solo. E poi... una situazione talmente
strana.
Riguadagnai l'angolino di parquet a misura del mio posteriore che avevo tenuto libero e mi
sedetti a gambe incrociate, immergendomi di nuovo in uno dei tanti verbali che riassumevano il
caso ed elencavano le prove a disposizione della polizia.
Ho un'idea dichiar Nath. In effetti ci stavo pensando gi da un po', ma non riuscivo a
decidermi. Ora per ne sono certo: credo che dovremmo andare sul posto. In fondo, quale luogo
migliore per trovare elementi se non la scena del crimine?
Non c' dubbio, una buona idea. Ma... tu pensi di farcela a tornare l?
S, credo di s. So che mio padre ha nascosto un mazzo di chiavi della casa di Newhaven nel
cassetto in cui tiene i calzini. una delle sue strane abitudini. Quando qualcosa lo disturba, lo irrita
o lo spaventa, va a finire l dentro. Vai a sapere perch proprio in mezzo ai calzini.
Feci una risatina e poi ripresi con dolcezza.
A dire il vero, mi chiedevo se tu te la sentissi di tornare l.
Riflett un momento con lo sguardo perso nella tazza di t.
Credo di doverlo a mia madre. E chiss, forse sul posto avremo le idee pi chiare sull'intera
vicenda.
Rimettemmo tutte le scartoffie nello scatolone e Nath and a casa di suo padre a recuperare di
nascosto il mazzo di chiavi. Preferiva tenerlo all'oscuro sulle nostre ricerche: aveva paura di farlo
star male inutilmente o di creare in lui false illusioni. Ci concedemmo una buona nottata di sonno,
spossati com'eravamo dalla lettura di quel mucchio di documenti. Alle sei della sera successiva
eravamo pronti a partire. Nath si mise al volante per primo, io invece fui vinta dalla stanchezza:
poche curve ed ero gi profondamente addormentata.
Un'ora e mezza dopo sentii la macchina rallentare.
Facciamo una pausa? propose Nath.
Il ristorante dell'autogrill era completamente privo di attrattiva, ma noi avevamo fame e
soprattutto bisogno di sgranchirci un po' le gambe. Eravamo entrambi pallidi e assonnati. Forse
avremmo fatto meglio a partire il giorno dopo: in fondo, un giorno in pi o in meno non avrebbe
cambiato nulla.
Fu un pasto frugale, ma dopo mi sentii un po' energica e quando uscimmo nel piazzale proposi a
Nath di dargli il cambio alla guida. Non ci mise molto a addormentarsi anche lui. Verso le nove vidi
i primi cartelli che indicavano Newhaven. Non mancava molto. Dato che non conoscevo la

collocazione esatta della casa, impostai il navigatore, ma la sua voce meccanica fin per svegliare
Nath.
Mi sa che ci siamo.
S. Se non sbaglio dovrebbe essere a destra dopo l'incrocio. C' una quercia secolare a segnare la
strada che conduce al villaggio e alla casa.
Qualche istante dopo, in effetti, si intravedeva l'ombra del vecchio albero.
questa disse Nath, nel momento stesso in cui il navigatore annunciava che avevamo
raggiunto la nostra destinazione.
Riconoscevo in effetti la casa della fotografia che Nath mi aveva dato da restaurare. Aveva
l'aspetto un po' pi danneggiato, certo, ma era ancora molto bella. Il tipico cottage inglese: un posto
delizioso, si faticava davvero a immaginare che fosse stato teatro di un crimine cos efferato. Nath
si era irrigidito al mio fianco e sentivo che stava facendosi violenza per non chiedermi di fare
marcia indietro.
Entriamo si decise infine, abbiamo bisogno di dormire.
Scaricammo le valigie ed entrammo nella casa, che nonostante l'odore di chiuso e di polvere
conservava un'atmosfera molto accogliente. Ci si sentiva stranamente a proprio agio in quelle
stanze.
Ti spiace se dormiamo sul divano?
Annuii - capivo benissimo che non volesse dormire nel suo letto di bambino, n tantomeno in
quello dei suoi genitori - e aprimmo il vecchio canap nel salottino. Nath accese nel camino un bel
fuoco, che si mise a crepitare rumorosamente. Non c'era da stupirsi, doveva essere passato un bel
pezzo da quando la cappa era stata pulita. Dopo essermi rinfrescata rapidamente, mi infilai
tremando nel sacco a pelo, e Nath mi raggiunse quasi subito, stringendomi a s per scaldarmi un
po'. Era stranamente silenzioso, per, come se tutti i ricordi della sua infanzia gli fossero tornati di
colpo in mente.
Mi ricordo che dormivamo spesso qui al piano terra in inverno, quando arrivavamo di sera e la
casa era fredda. Mentre si scaldava, pap e mamma ci proponevano di accamparci qui in salotto.
Quelle notti sono state le pi belle della mia infanzia. Io e Theo mettevamo una quantit di
trapunte una sopra l'altra per dormire vicino al camino. Una volta mio padre ci fece una capanna
con le tovaglie di pizzo di mia madre. Lei non fu molto contenta di vedere come le aveva usate.
Avevi un bel rapporto con tuo fratello, sembra osai dire dopo un momento.
Eravamo i migliori amici del mondo. Mi portava dappertutto, mi faceva scoprire tutti i luoghi
pi segreti. Mi ha insegnato ad andare in bicicletta... e tante altre cose.
Sentii una lacrima cadermi sulla punta del naso. Nath piangeva in silenzio.
Ma dopo la morte della mamma, non pi stato lo stesso. Non era cattivo con me, solo... pi
distaccato; aveva incubi tutte le notti e a scuola spesso si azzuffava. Pap non lo sgridava mai
perch sapeva cosa c'era dietro, e lo capiva. Il giorno in cui Theo morto, eravamo andati al
cinema insieme, e mi ricordo che sembrava pi sereno del solito. Avevo pensato che forse stesse
riuscendo a voltare pagina. Ma quando il telefono squill, quella notte, capii subito cos'era
accaduto. Theo era apparso pi tranquillo, quel giorno, perch aveva gi preso la sua decisione.
Non riusciva pi a vivere con quell'immagine che lo ossessionava ogni secondo del giorno e della
notte, e ha preferito farla finita. L'ho odiato per molto tempo, ma alla fine ho capito che doveva
avere le sue ragioni, dopotutto. Cosa avrei fatto, se l'avessi trovata io? Come avrei vissuto? Theo mi
manca molto, ma so che ha trovato la pace.
Adesso i suoi singhiozzi non erano pi silenziosi. Sollevata su un gomito, gli accarezzai la
guancia ispida, cercando di calmarlo. Mi baci la mano, poi cerc febbrilmente le mie labbra. La sua
bocca sapeva di sale. Lentamente il suo bacio cambi, si fece pi insistente, pi urgente. Allora apr
il mio sacco a pelo e si strinse a me, cercando il mio corpo con mani tremanti.
Nath...
Shh. Non voglio pi parlare, ora, non posso. Voglio... dimenticare.

Dopo un altro bacio, non potemmo pi trattenerci. Capivo il suo impeto: tutta quella tensione
accumulata, le ricerche, le immagini del passato che riemergevano incessantemente... Mi
abbandonai nel vortice assieme a lui.
L'indomani mattina, quando mi svegliai, la stanza era invasa dal sole e le pietre bianche dei muri
riflettevano la luce del giorno. Tastando il divano alla mia sinistra trovai soltanto il vuoto.
Nath lo chiamai con la voce ancora impastata dal sonno.
Sono qui.
Era seduto su una poltrona accanto al fuoco, con un sorriso sulle labbra. Non potei fare a meno
di sorridergli a mia volta, rapita da quella bellezza quasi infantile. Si alz per portarmi una tazza di
t a letto.
Mi spiace, non c' niente da mangiare e questo t non proprio il massimo... Ma ti prometto
che mi rifar a pranzo.
Per tutta risposta gli diedi un lungo bacio.
il t migliore che abbia mai bevuto dichiarai subito dopo averne preso un sorso e aver
represso una smorfia.
Sei una pessima bugiarda, mia cara, ma apprezzo il tentativo.
Ti sei rimesso a leggere i documenti?
S. Niente di nuovo, per ora.
Dopo essermi messa addosso un caldo pile, cominciai anch'io a frugare nella scatola alla ricerca
di documenti che non avevamo ancora consultato. Ma, dopo qualche ora di ricerche, Nath mi
propose di fare una passeggiata nei dintorni perch incominciassi a scoprire le bellezze della zona.
La spiaggia era splendida. Il vento mi scompigliava i capelli con una violenza tipicamente
marittima e l'aria iodata mi riempiva i polmoni: quel paesaggio mi ricordava la mia infanzia in
Bretagna. Mi rivedevo con i miei genitori, tutti infagottati nei montgomery, con gli stivali ai piedi,
mentre con la bassa marea pescavamo frutti di mare. Mia madre, pur lamentandosi in
continuazione del vento che la spettinava e dell'umidit che le faceva arricciare i bei capelli scuri,
non si sarebbe persa quelle passeggiate domenicali per niente al mondo.
Nath mi abbracci pi forte, preoccupato dal mio sguardo perso in lontananza.
Abbiamo tutti i nostri fantasmi del passato spiegai. Questo posto ricorda la costa della
Francia dove andavo con i miei genitori quand'ero piccola. Mi mancano molto.
Mi diede un bacio paterno sulla fronte e sorrise.
Sai di sale...
Ci fermammo a mangiare in un ristorantino in riva al mare e tornammo poi tranquillamente
verso il cottage, dove ci aspettava un arduo lavoro.
Ti lascio qui e vado al negozio in paese a comprare due cose per stasera, ti spiace? mi disse una
volta arrivati.
Aveva bisogno di stare un po' da solo, e non insistei per accompagnarlo. Entrai in casa e
riattizzai il fuoco nel camino: le stanze del piano terra si erano gi raffreddate. La scatola piena di
documenti mi attendeva in salotto, ma non avevo nessuna voglia di immergermi di nuovo nelle
carte. Preferivo approfittare dell'assenza di Nath per perlustrare un po' la casa.
Al primo piano, le stanze non erano pi state toccate dal giorno della tragedia: nella camera dei
genitori di Nath trovai perfino una spessa sciarpa di lana di un bel color prugna che era certamente
appartenuta a Leandra. Dopo aver discretamente frugato nei cassetti e negli armadi, tornai gi un
po' delusa: ma cosa mi aspettavo, in fondo? Di trovare dopo tanti anni, proprio io, un indizio che la
polizia si era lasciata sfuggire? Una confessione firmata dell'assassino? La soluzione dell'enigma?
Forse avevamo riposto un po' troppe speranze in quel viaggio...
Tornai in cucina per scaldare un po' d'acqua. Per fortuna Nath aveva lasciato la teiera ben in
vista sui fornelli, ma dovevo trovare una tazza e una bustina di quel vecchissimo t che avevamo
bevuto la mattina... Dopo due minuti di ricerche, vidi finalmente la scatola metallica che
troneggiava in alto, su uno scaffale per me irraggiungibile.

Nessuno pensa mai alle persone di bassa statura , mi lamentai fra me e me, mentre in bilico su una
sedia tendevo le braccia verso la scatola. Ancora qualche centimetro e l'avrei presa... Appoggiai il
piede sul piano della cucina e riuscii finalmente ad afferrarla con la punta delle dita. Ma una delle
piastrelle che ricoprivano il piano era instabile, il mio piede scivol e persi l'equilibrio: riuscii per
miracolo ad aggrapparmi al frigorifero, mentre la scatola del t cadeva a terra facendo un gran
rumore. Con mille precauzioni scesi dalla mia pericolosa postazione, il cuore in gola.
Fu allora che lo vidi, nella fessura lasciata scoperta dallo spostamento della piastrella. Un
quadernetto nero, su cui si leggeva in lettere argentate la parola DIARIO.
Il cuore inizi ad accelerare. Un diario segreto? Con molta pazienza riuscii a estrarlo dal suo
nascondiglio e mi misi a sedere al tavolo senza fiato, consapevole di quello che avevo tra le mani.
Lo aprii febbrilmente e alla prima pagina il mio occhio cadde subito sulla piccola nota manoscritta:
Leandra Hawks. Diario. Estate 1989. Gridai senza neanche accorgermene. L'estate della sua
morte. E se avesse contenuto indizi, una spiegazione? Non riuscivo pi a trattenermi: iniziai
immediatamente a leggere, e nel giro di pochi istanti fui completamente assorbita da quelle pagine.
Sapeva scrivere, la mamma di Nath, e quelle righe stese nei momenti liberi delle sue giornate
esprimevano i suoi dubbi, i suoi stati d'animo e le sue gioie in modo semplice, ma molto gradevole
ed efficace. Si capiva che doveva essere stata una persona di rara sensibilit. Alcuni passaggi mi
saltarono agli occhi, facendomi capire che quella vacanza non era stata poi cos idilliaca come mi
era stata raccontata.
23 luglio 1989
Caro diario,
Stuart Conroy e suo figlio vengono a trovarci per qualche giorno. Non mi fa per niente piacere.
C' qualcosa in lui che non mi piace. I suoi occhi, il suo modo di comportarsi... non saprei...
Di chi parlava? Aveva paura di Stuart? Le supposizioni dell'ispettore Merose sembravano trovare
molte conferme nelle pagine del diario. Poco pi in l, infatti, Leandra si lamentava del
comportamento strano e molto insistente del suo ospite. Era insolito che non me ne avesse
parlato nelle sue email. Forse non se lo ricordava pi? O non aveva voluto rovinare la reputazione
di Stuart, non sapendo pi nulla di lui?
27 luglio 1989
Oggi ho avuto veramente paura. Nonostante tutte le precauzioni che avevo preso in questi
giorni, mi sono ritrovata sola in casa con lui. perfino riuscito a bloccarmi in cucina e baciarmi a
forza. Se i bambini non fossero arrivati in quel momento, non so cosa sarebbe potuto succedere.
Credo che Theo abbia notato che c'era qualcosa che non andava. Bisogna che domani gli parli in
modo che non dica niente a suo padre. Se Ellroy sapesse, ne sarebbe sconvolto. Sono cos amici...
Ecco perch aveva preferito mantenere il segreto, era ovvio. Ma se solo ne avesse parlato a suo
marito... Se lo avesse messo al corrente delle sue inquietudini... Forse sarebbe stata ancora viva. E,
in ogni caso, Ellroy avrebbe potuto identificare l'assassino. Ma Leandra aveva capito, in quel
momento, di essere in pericolo? Le pagine seguenti sembravano dimostrare il contrario.
28 luglio 1989
Finalmente mi sento liberata. Se ne sono andati stamattina presto e si sono portati via
quell'energia negativa e quel peso che sentivo da quand'erano arrivati. Ho parlato a lungo con Theo.
Era proprio vero, aveva percepito che non stavo bene durante il loro soggiorno qui, ma le mie
spiegazioni sembrano averlo convinto. Dimenticher presto, ne sono certa. Oggi Nath e suo
fratello sono andati in esplorazione sulla spiaggia e noi li abbiamo raggiunti un po' pi tardi. Il
bottegaio del paese aveva parlato loro di un tesoro nascosto lungo la costa e i ragazzi si erano messi

in testa di portarmi nientemeno che una collana di rubini per il mio compleanno. Ora Ellroy sta
facendo un po' di giardinaggio, all'ombra del cipresso. In questo momento, caro diario, posso
davvero affermare di essere felice. Molto felice. Quante donne hanno la mia fortuna? Dei figli con
una fantasia cos vivace, un marito cos straordinario? Qualunque cosa accada, potr dire di aver
conosciuto la felicit nella mia vita.
Corro a prepararmi. Ellroy ci porta fuori a cena stasera.
Quelle erano le sue ultime parole. Quella confessione cos intima e sincera mi aveva commossa.
Qualche lacrima mi scorreva sulle guance. In quel momento, un leggero rumore mi fece sussultare:
dalla porta, Nath mi guardava preoccupato.
il diario segreto di tua madre mormorai, asciugandomi le guance.
Fiss il quadernino con una tale intensit che ebbi paura che stesse per svenire: il suo viso era di
un pallore cadaverico e quando gli porsi il diario fece involontariamente un passo indietro.
No, non ce la faccio. Non voglio entrare nella sua vita intima in questo modo. L'hai letto, tu?
mi chiese dopo un momento. Annuii.
Allora dimmi quello che c' d'importante per le nostre ricerche, e niente di pi disse
mettendosi a sedere accanto a me.
Percepivo il suo disagio, ma ero convinta che non ci fosse miglior terapia possibile per lui di
quelle parole di Leandra, che ancora mi risuonavano in testa. Gli porsi il diario aperto sull'ultima
data.
Penso che dovresti leggere almeno questa pagina. Sono le ultime parole che ha scritto e sono
davvero magnifiche.
Mi alzai per uscire un momento: ero io, adesso, che avevo bisogno di riprendermi un po'.
Passeggiavo nel giardino davanti a casa con la testa piena di immagini dopo quello che avevo
appena letto: vedevo Nath e suo fratello, ragazzini, che correvano sulle dune di sabbia alla ricerca
del tesoro nascosto, fantasticando sulla reazione della mamma nel vedere la splendida collana di
rubini che le avrebbero regalato. Vedevo Ellroy in camicia bianca, pantaloni di flanella grigi e
cappello di paglia, che rinvasava i fiori sotto il cipresso. Mi girai verso la casa e scorsi la finestra
della cucina. Adesso vedevo Leandra, seduta al grande tavolo in ciliegio, mentre riempiva le pagine
del suo diario e alzava di tanto in tanto lo sguardo sulla splendida vista. Come la sento vicina ora,
Leandra...
Nath usc con il diario in mano. Grazie disse semplicemente, e restammo per un po' cos, a
scrutare l'orizzonte nel freddo glaciale del mese di marzo a Newhaven.
Mentre aggiungeva legna nel camino, Nath mi chiese altre informazioni sul diario di sua madre.
All'inizio della pagina che ho letto, mia madre parla di un senso di liberazione. Da che cosa o da
chi?
Si sentiva liberata dalla partenza di Stuart Conroy, credo, l'amico di tuo padre che era venuto a
trovarvi insieme a suo figlio. Tua madre non dice mai esplicitamente nel diario di sentirsi in
pericolo, ma l'ispettore Merose mi ha confidato di aver sempre sospettato di lui.
E che motivo avrebbe avuto per ucciderla?
A quanto pare, aveva un atteggiamento strano con lei, le faceva avance molto insistenti e lei lo
aveva rifiutato pi volte. quello che emerge da quelle pagine.
Ma non c'era stato... niente tra loro? chiese Nath, evidentemente turbato all'idea.
No. Dal diario sembra che una volta lui sia riuscito a baciarla a forza, ma per fortuna in quel
momento siete arrivati tu e Theo e ha dovuto lasciarla in pace.
A quanto pare, successo l'ultimo giorno della loro permanenza qui. Ricordi qualcosa in
particolare?
No, non direi. Io e Theo eravamo sempre in giro insieme. Mi ricordo anche che una volta mi
ha portato in braccio per met del sentiero dalla spiaggia a casa perch mi ero fatto male. Non mi
ricordo pi n come n quando, ma ne porto ancora il segno.

Sollev il maglione e notai una leggera cicatrice a mezzaluna sopra l'ombelico.


Non era niente di grave, ma Theo era terrorizzato all'idea che mi fossi fatto male.
Nonostante il ritrovamento del diario, le nostre ricerche non ci avevano fatto fare grossi passi
avanti. L'ipotesi dell'ispettore Merose sembrava pi che plausibile, ma, esattamente come lui a
quell'epoca, anche noi eravamo bloccati: non avevamo prove da fornire, a parte quelle poche
pagine che di per s non testimoniavano nulla, e ventitr anni dopo i fatti non era facile che
l'inchiesta potesse essere riaperta. Decidemmo di tornare a Londra e di provare a rintracciare Stuart
Conroy. Nath non l'aveva rivisto da allora, ma suo padre avrebbe saputo certamente dove trovarlo.
Prima di partire, Nath volle per fare un'ultima verifica.
Vorrei andare nel bosco.
Di fronte al mio sguardo spaventato, aggiunse: Non avere paura, non si tratta di un capriccio
morboso. Penso che rivedere quel posto dopo tanto tempo mi aiuterebbe a rendere tutto pi reale:
ero solo un bambino quando successo e tutti hanno cercato in ogni modo di proteggermi. Se non
ci andassi, ora che ho trovato il coraggio di tornare qui, so che poi me ne pentirei.
Lo presi per mano e andammo insieme sul punto descritto nei rapporti della polizia. La natura
aveva ripreso possesso del posto e non rimaneva nessuna traccia del crimine che era stato
commesso sotto quegli alberi. La bellezza di quell'angolo di paradiso strideva con la crudelt
dell'omicidio che vi era stato perpetrato. Nessuno, passando di l, avrebbe mai potuto sospettare
l'incubo vissuto tanti anni prima dalla mamma di Nath.
A Londra, nessuno di noi due riusc a parlare: eravamo come anestetizzati dai giorni che
avevamo appena vissuto.

15
Nath mi riaccompagn a casa e mi consigli di riposare un po' prima dell'appuntamento con suo
padre in serata.
Le sorprese potrebbero non essere finite mi disse.
Non ne avevo alcun dubbio. Dopo una lunga doccia bollente mi lasciai andare a uno dei miei
eccessi di gola spazzolando tutto ci che trovavo in casa con dentro un po' di cioccolato. Mentre
attaccavo un vasetto nuovo di Nutella, sentii la leggera suoneria che segnalava l'arrivo di un'email e
andai a sedermi alla scrivania per leggere il nuovo messaggio.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com
Data: 20 marzo 2011 - 17.56
Oggetto:
Non si fidi di nessuno.
Leandra
Quelle poche parole mi diedero un brivido lungo la schiena. Si era ricordata qualcosa? Quali
erano le persone di cui mi ero fidata fino a quel momento?
L'ispettore Merose? Non aveva alcun motivo per mentirmi; se l'avessimo aiutato a scoprire la
verit, avrebbe risolto un caso che gli stava a cuore e riguadagnato credibilit agli occhi degli ex
colleghi e dell'opinione pubblica. Lexie? Ma come poteva mai entrarci lei in tutta quella storia? Non
le avevo nemmeno detto ancora nulla delle ultime scoperte fatte a Newhaven. Mi aveva mandato
un'email per avere notizie... ma nulla di pi; stando al suo solito comportamento, proprio poca
cosa. Ma, certo, ora che stava con Dan aveva ben altro a cui pensare.
Nathaniel?
No, Nathaniel era solo una vittima in tutta quella storia. Aveva perso sua madre e suo fratello. A
meno che non mi stesse nascondendo qualcosa...
Persa nei miei pensieri, non lo sentii nemmeno arrivare. Sulla soglia di casa, buss discretamente
alla porta socchiusa.
Ti disturbo? Hai ricevuto nuove email?
No risposi spegnendo velocemente il computer. Era solo Lexie che voleva sapere come
stavo.
Andiamo? Non vorrei fare tardi.
Prendo il capotto e arrivo. Mi aspetti in macchina?
Perch gli avevo mentito? Era impossibile che Nath fosse coinvolto in quella faccenda. E allora
perch adesso dubitavo anche di lui? Spensi le luci, presi il cappotto che avevo lasciato su una sedia
e scesi, tutta immersa nei miei pensieri.
Ellroy Hawks viveva al primo piano di un magnifico palazzo. Quando la porta si apr, riconobbi
immediatamente il volto del marito di Leandra e padre di Nathaniel, il vedovo afflitto e sconvolto
che nonostante tutto aveva cresciuto da solo i suoi due bambini e aveva retto di fronte a prove
tanto dure. Ci invit a entrare e ci fece accomodare nelle poltrone del salotto.
E cos lei la famosa Emma Langlois disse tentando di pronunciare il mio nome con accento
francese.
Famosa? Devo preoccuparmi? Tutto dipende da quello che le hanno raccontato di me.
Solo cose buone, signorina mi rassicur lanciando uno sguardo complice a suo figlio. Nath mi
ha detto che lei restaura fotografie antiche.

Mi stupivo ogni volta di notare come il mio mestiere suscitasse tanta curiosit. Cosa avrebbero
detto se avessero saputo che non solo restauravo le fotografie, ma che le persone fotografate mi
parlavano dall'aldil... L'interesse sarebbe stato lo stesso?
S. Fotografie in bianco e nero, macchiate, negativi... lavoro su qualunque tipo di immagine. Di
fatto, un po' come dare loro una seconda vita spiegai allegramente.
Il suo un lavoro fantastico disse Ellroy con voce grave. Lei permette ai ricordi di
sopravvivere. Deve essere stupendo veder ricomparire sulle fotografie i volti delle persone care e
sapere di poterli lasciare come ricordi alle generazioni future. Non c' dono pi bello della
memoria, mi creda.
Mentre parlava, i suoi occhi si riempirono di lacrime. Le sue parole mi commuovevano: sapevo
che attraverso quel discorso parlava anche di s, della sua storia. Aveva tanto amato Leandra... e
l'amava con la stessa intensit di allora. Non era mai riuscito a voltare pagina, a elaborare il lutto.
Leandra aveva ragione: la verit difficile da ascoltare, a volte, ma il non sapere produce effetti
ancora peggiori. Forse, se Ellroy avesse saputo chi era stato, se l'assassino fosse stato trovato,
giudicato e punito, prima o poi sarebbe riuscito a farsene una ragione.
Avrei delle foto da darle. Sono rovinate, ma lei mi sembra sicura del fatto suo aggiunse per
dissipare un po' l'atmosfera triste che era improvvisamente calata tra noi.
Pap, avremmo bisogno di qualche informazione su Stuart Conroy. Sai dove potremmo
trovarlo?
Allora nemmeno tu ci riesci mormor semplicemente Ellroy, fissando suo figlio.
Segu un lungo silenzio. Solo le fusa del gatto sul termosifone scandivano il tempo.
Speravo che almeno tu fossi riuscito a superarlo. Scavare in questi vecchi ricordi non ti porter
nulla di buono.
Devo provarci, pap.
Stuart Conroy morto da quattro anni, ormai.
Quella notizia piomb su di noi come una mannaia; avevamo riposto tante speranze in
quell'incontro!
Ma... com' successo?
Cause naturali. I medici hanno dichiarato che stato per vecchiaia, ma io so che il motivo era
un altro.
Di cosa morto, secondo lei? chiesi sospettosa.
Stuart morto di tristezza. Anche lui ha perso sua moglie. scomparsa quando nato il loro
figlio Flynn. All'epoca, il mio amico aveva giurato a se stesso che sarebbe sempre rimasto a
disposizione per sostenere suo figlio, ma non si aspettava certo che sarebbe stato proprio Flynn a
non rispettare l'impegno: a un certo punto scomparso, poco dopo essere partito per l'estero per
proseguire gli studi. Aveva ventidue anni e non ha mai pi dato sue notizie. Stuart ha mosso mari e
monti per ritrovarlo, ma stato tutto inutile.
L'ispettore Merose sospettava che...
Non riuscivo neanche a finire la frase, per il timore di ravvivare ricordi troppo dolorosi. Ma
Ellroy cap benissimo e rispose senza esitazione.
Ah, il vecchio Archibald! Conosco la sua teoria. Ma Stuart non era il colpevole.
Come fa a esserne cos sicuro? chiesi.
Lo so e basta rispose con semplicit. Stuart non era perfetto. Alzava il gomito spesso e
volentieri, era un po' ottuso, ma aveva un cuore d'oro, come ce ne sono pochi. In fondo era buono.
Penso che proprio la sua bont gli abbia giocato brutti scherzi. Stuart non era colpevole ma...
nascondeva qualcosa.
E cio? chiese Nath con voce rauca.
Dopo la morte di tua madre, cambiato. All'inizio pensavo che fosse molto scosso dalla
vicenda, ma mi sono accorto presto che c'era qualcosa di pi: sembrava tormentato, quasi si
sentisse in colpa, e questo atteggiamento ha suscitato anche i sospetti di Archibald. Ma non mi ha
mai detto nulla.

E perch non lo hai costretto a rivelarti il motivo del suo turbamento? Perch non ne hai
parlato con l'ispettore?
Perch avevo fiducia in Stuart. Qualunque cosa sapesse, stava a lui decidere se parlarmene o
meno. E poi, niente avrebbe pi potuto riportare indietro Leandra... e non potevo perdere anche il
mio migliore amico.
La sua voce era carica di emozione. Sembrava cos stanco che mi chiesi se avessimo fatto bene
ad andare a parlargli. Dopotutto su una cosa aveva ragione, niente e nessuno avrebbero riportato in
vita Leandra. Per in realt... Leandra era tornata. E voleva delle risposte.
Per quasi vent'anni, ogni gioved sono andato a trovarlo. Ero da lui anche il giorno in cui
morto. Sono convinto che mi abbia aspettato per andarsene.
E asciug con discrezione una lacrima che gli scendeva lungo la guancia.
Quel giorno aveva l'aria stanca, ansiosa. Vedevo che voleva parlarmi, ma non ci riusciva, e
quando me ne sono andato ho avuto l'impressione netta di lasciare dietro di me qualcosa di
incompiuto. L'indomani, quando ho saputo della sua morte, ho capito che avevo perso l'unica
occasione che mi aveva offerto per fargli delle domande. Mi aveva per lasciato un biglietto. Be',
non proprio un biglietto: un pezzo di carta stropicciato con una sola frase: "Ritrova Flynn". Ecco
l'ultima persona che era stata nei suoi pensieri: suo figlio. Se sapeste quanto l'ho detestato in quel
momento, quel figlio ingrato che aveva lasciato morire suo padre da solo! Nei giorni successivi non
sono riuscito a trovarlo per fargli sapere dell'accaduto, cos non si presentato al funerale. C'erano
pochissime persone, del resto, quel giorno: era incredibile la solitudine in cui viveva Stuart.
Ma non ti aveva mai detto nient'altro? Qualcosa sull'assassinio? Un parere su qualche
testimonianza?
No, mai. Ma adesso dobbiamo smettere di parlarne. passato tanto tempo, Nath, non guardare
pi indietro, hai tutta la vita davanti e ti si preannuncia un bel futuro disse accennando a me con la
testa. Sarebbe un peccato sprecarlo.
Ero divisa tra l'imbarazzo per quell'allusione tanto prematura, e il piacere di aver fatto una cos
buona impressione su di lui. Ellroy giudic l'argomento chiuso e and in cucina a preparare
qualcosa. Nath mi chiese se mi andava di mangiare un boccone con loro: non vedeva spesso suo
padre, che sarebbe stato certamente felicissimo di invitarci a cena. Sembrava che Ellroy e io ci
intendessimo a meraviglia, ero stata accolta da lui in modo pi che caloroso: non avevo veramente
nulla in contrario ad accettare l'invito e continuare cos la nostra conoscenza.
La cena si svolse in un clima disteso, a tratti divertente. Incurante delle suppliche di suo figlio,
Ellroy mi raccont un sacco di episodi buffi della sua infanzia. Quando Nath mi riaccompagn a
casa era ormai tardi. Mi raccomand per l'ennesima volta di riposare: quegli ultimi giorni erano stati
molto impegnativi per tutti e temeva che mi fossi affaticata troppo.
Ma, dopo averlo salutato con un lungo bacio ed essere entrata in casa, sentii di nuovo mille
pensieri turbinarmi nella testa. Stuart a questo punto era escluso da ogni sospetto, almeno stando a
quanto diceva Ellroy. Ma allora a chi rivolgere l'attenzione? Era effettivamente vero, come
sospettava l'ispettore Merose, che l'assassino fosse una persona vicina alla vittima e che avesse
avuto dei rimorsi? Chi poteva essere allora?
All'improvviso fui colpita da un'idea. La sola persona vicina alla vittima che sembrava aver
nutrito sensi di colpa profondi, talmente profondi da mettere fine ai suoi giorni, era... Theo. E se la
stampa dell'epoca avesse avuto ragione? Ma quali potevano essere state le sue motivazioni? Non ne
avevo la pi pallida idea, certo che i fatti parlavano contro di lui. Leandra avrebbe dovuto
riconoscere la voce di suo figlio, vero, ma in fondo aveva vissuto un evento molto traumatico e i
suoi ricordi sembravano confusi. Da questo punto di vista, l'idea era plausibile.
Dopo l'eccitazione per aver forse scoperto la verit, fui colta da una sensazione di malessere
crescente. Se le cose stavano cos, come sarei riuscita a dire a Nath che proprio quel suo fratello
adorato, l'idolo della sua infanzia, era l'assassino? Avrebbe potuto accettare anche soltanto di
prendere in considerazione un'ipotesi cos devastante? Ero stanca di rimuginare, allora presi il
telefono per chiamare l'unica persona in grado di distrarmi.

Ehi, dov'eri finita? Pensavo fossi scappata con il tuo bell'adone in un posto senza telefono e
connessione internet! mi salut Lexie, fingendo di essere arrabbiata.
Ah s, e perch?
Perch sarebbe stato l'unico motivo valido che potevi avere per non darmi tue notizie durante
tutto questo tempo! Ti rendi conto che da quando ci conosciamo non siamo mai state tanto a lungo
senza sentirci?
Lexie aveva ragione: non l'avevo nemmeno avvertita della mia partenza, neanche con un SMS.
Mi rendevo conto che tutta quella storia stava cominciando a occupare un posto spropositato nella
mia vita.
Mi spiace. Ma avevo bisogno di staccare un po', stasera...
Avete scoperto qualcosa di nuovo? A che punto siete?
Per piet, non chiedermi di parlartene ora. Sono stanca. Ho voglia soltanto di ritrovare la mia
vecchia cara Lexie...
Okay, capisco. Allora mi terr la curiosit fino a domani.
Perch, che succede domani?
Sei invitata a cena da me, con Nath naturalmente. Dan ha voglia di conoscerlo.
Dan... gi, come va con lui, piuttosto?
Lexie pass le tre ore successive a raccontarmi tutti i dettagli, anche quelli pi insignificanti, della
sua relazione con il famoso dottor Dan. Quella lunga chiacchierata fu un vero toccasana per me, e
mi addormentai con la testa riposata per la prima volta dopo tre notti di sonni agitati.
Dopo quella bella nottata, il risveglio fu molto violento: gli avvenimenti del giorno prima mi
tornarono in mente di colpo tutti insieme, senza pi lasciarmi un attimo di tregua. Nath chiam
verso le otto e mezza per propormi di pranzare con lui, ma preferii declinare con diplomazia,
adducendo come motivazione tutto il lavoro arretrato, il che del resto non era del tutto falso. Ma la
verit era che non sapevo ancora come parlargli delle mie ultime considerazioni su Theo e
nemmeno se, dopotutto, avrei fatto bene a esporgliele. A fine mattinata, riemersi dal mucchio di
fotografie del signor Dailos per inviare a Nath un SMS in cui gli dicevo dell'invito di Lexie per la
serata.
Mi spiace, ma ho promesso a mio padre di stare con
lui. Si sente un po' solo dopo la nostra visita di ieri.
Posso raggiungerti dopo? A casa tua?
Okay. Non so a che ora torno, ma puoi aspettarmi l.
Tanto sai dove tengo la chiave di riserva.
S, lo sapeva, e me lo aveva anche gi rimproverato: il vaso di fiori davanti al negozio non era
assolutamente un nascondiglio indicato per le chiavi, soprattutto visto il valore del materiale che
tenevo in laboratorio. Non aveva tutti i torti, ma le abitudini sono dure a morire.
Avevo cos tutta la giornata davanti per rifinire il discorso sui miei sospetti, destinato a Nath, che
stavo preparando dalla sera prima.

16
Alle otto di sera chiusi il negozio e mi avviai verso casa di Lexie, che era a due fermate di metro
dalla mia: per ragioni di praticit, aveva spiegato una volta scherzando a mio padre, che ci prendeva
in giro per la nostra amicizia cos stretta. Nel corridoio fui avvolta dall'aroma del curry, la specialit
di Lexie, che mi stuzzicava le narici. Di solito piombavo in casa sua senza preamboli, ma quella sera
decisi di risfoderare la buona educazione e bussai discretamente alla porta. Dan mi apr con un gran
sorriso.
Ecco la nostra ospite d'onore sussurr.
Qualcosa nel modo in cui lo disse mi gel il sangue. Non avrei saputo dire cosa, ma la
sensazione di disagio che mi aveva invasa qualche giorno prima in ospedale, quando lo avevo
conosciuto, torn immediatamente a impossessarsi di me. Per fortuna in quel momento Lexie si
fiond in salone, fasciata in un grande grembiule fucsia, mi salt al collo e la tensione si allent.
Mentre Dan preparava gli aperitivi, andai con Lexie in cucina ad annusare i profumi dell'ottima
cena che ci aveva preparato. Chiacchierammo per un bel po' accanto alle pentole fumanti, finch
Dan non ci ricord che d'abitudine gli ospiti si accoglievano in salotto e non con il naso sopra i
fornelli. A malincuore seguii Lexie di l e ci sedemmo sul divano. Dan e lei sembravano veramente
felici insieme. Lui era pieno di piccole attenzioni nei suoi confronti, ed era evidente che Lexie era
contentissima. Osservandoli insieme, compresi cosa mi aveva disturbato in quella situazione fin
dall'inizio: la gelosia. Ero gelosa di Lexie che aveva qualcun altro a riempirle la vita, gelosa del
fatto che non sarei pi stata l'unica a poterla tirare su di morale... ecco cosa mi aveva turbato fin dal
primo istante. Ero davvero stupida! Il resto della serata and splendidamente. Il curry, come mi
aspettavo, era delizioso, Lexie era al settimo cielo e Dan di ottima compagnia, con un sacco di
aneddoti esilaranti da raccontare sui suoi pazienti.
Eravamo alla fine del dolce quando mi fece una domanda che mi turb.
E allora, Emma, a che punto sei con le tue ricerche?
Guardai Lexie che mi fece segno di continuare, spiegandomi che aveva tenuto Dan al corrente.
A nessun punto, per ora. I sospetti che avevamo si sono rivelati un buco nell'acqua e gli indizi
sono troppo deboli per provare qualsiasi cosa su chiunque.
Che peccato!
Dan trova che quello che state facendo tu e Nath sia appassionante. Anche per questo avrebbe
voluto incontrarlo. Legge sempre i suoi articoli.
Feci di s con la testa, poco desiderosa di proseguire quella conversazione. Mi sentivo
improvvisamente stanca e a disagio.
Sar meglio che vada adesso, devo cominciare a lavorare presto domattina. Grazie di tutto, cara,
la cena era perfetta.
Mentre Lexie andava a prendermi il cappotto, vidi Dan infilarsi il suo.
Te ne vai anche tu? domandai perplessa.
No, ti accompagno disse sorridendo.
Oh, non il caso, abito molto vicino, sai? Vado da sola, non ti preoccupare.
Che gentiluomo sarei, se lasciassi andare una giovane donna da sola per le strade di Londra a
quest'ora? E poi, con queste temperature, se fossi in te non disdegnerei il riscaldamento di una
macchina.
Avrei preferito tornare a casa a piedi, ma su quel punto non aveva torto: fuori faceva un freddo
polare e il lusso di un ritorno comodamente seduta al caldo annull le mie ultime reticenze. Lexie
mi abbracci, diede un bacio leggero a Dan e gli fece promettere di non tardare. Scendemmo i due
piani a piedi in un silenzio quasi assoluto. L'angoscia stava tornando... ma questa volta senza
motivo.

In macchina, il mio cellulare trill. Un messaggio. Peccato, se fosse stata una telefonata di Nath
avrei potuto dirgli che stavo dirigendomi verso casa con Dan e fargli capire in qualche modo che
non mi sentivo del tutto al sicuro. I cattivi presentimenti sono una cosa strana. Da quando eravamo
in macchina, la radio aveva continuato a spegnersi. I fantasmi dovevano essere vicinissimi, ma
perch mi seguivano in quel modo? L'iPod di Lexie aveva fatto le bizze tutta la sera, e ora quello
show con la radio. Cosa cercavano di dirmi?
Frugai nel disordine della borsa e tirai fuori distrattamente il cellulare. In quel momento, la radio
si spense per l'ennesima volta, Dan borbott qualcosa tra s e s e il mio stomaco inspiegabilmente
si annod pi forte. Aprii il messaggio che lampeggiava sullo schermo del cellulare.
lui.
Il mio cuore si ferm. Ero pietrificata. Dan mi chiese se era tutto a posto; tentando di mantenere
un'aria calma, risposi che forse faceva un po' caldo in macchina.
In quel momento ebbi un'illuminazione. Ora capivo che cosa mi aveva messa in allarme, fin
dall'inizio, senza che riuscissi a mettere a fuoco il perch: era l'odore, l'odore che Dan si portava
sempre dietro, quella scia insistente, che adesso trovava spiegazione: sul cruscotto, accanto
all'autoradio, era posato un flacone di crema idratante per le mani. La riconobbi: era un prodotto di
una marca storica, in commercio da decenni... al patchouli. Fui invasa dal terrore.
Da quanto conosci Nathaniel Hawks?
Da qualche mese.
Faticavo a mantenere la calma e a controllare il tremore della mia voce.
Mi piacciono molto i suoi articoli prosegu come se niente fosse.
Una goccia di sudore mi scivol lungo la schiena. Sudavo e nonostante questo tremavo dal
freddo.
Eravamo arrivati nella mia via, e per un momento sperai ingenuamente che Dan mi facesse
scendere e se ne andasse subito. Ma purtroppo aveva capito fin troppo bene. Parcheggi davanti
alla mia porta, mi afferr per il braccio e con un tono molto meno gentile disse: Ti accompagno
fino a casa.
Non necessario risposi liberando il braccio con finta naturalezza.
Ma io insisto disse tirando fuori un'arma dalla tasca sinistra della giacca. Se gridi, sparo.
Quantomeno, non si poteva dire che non si fosse spiegato. Uscii dalla macchina facendo ben
attenzione a evitare qualunque gesto brusco. Dan mi stava dietro, appiccicato alla mia schiena per
nascondere la pistola.
Lui da te? mormor.
No mentii.
Se avevo un po' di fortuna, Nath ci aveva visti o sentiti arrivare; o forse i fantasmi erano riusciti
ad avvertirlo in qualche modo. Mentre salivamo le scale, iniziai a sentire una musica lontana. Dan si
irrigid.
Mi avevi detto che non c'era.
Forse ha voluto farmi una sorpresa risposi, improvvisamente in preda al panico. Quella
situazione non prometteva nulla di buono.
Mi spinse verso la porta con la canna della pistola ficcata nella schiena.
Apri! ordin.
Lo feci con le dita tremanti. Nath era seduto sul divano, l'album 9 crimes di Damien Rice in
sottofondo:
evidentemente non ci aveva sentiti arrivare e quando mi vide il suo volto si illumin, per poi
paralizzarsi un attimo dopo. Dan veniva subito dietro di me e ora aveva il revolver bene in vista.
Buonasera, Nath. Mi spiace disturbarti, ma ho pensato di fare un salto qui, stasera; penso che
abbiamo parecchie cose da raccontarci.
Metti gi quell'arma rispose Nath con voce sorda. Emma, stai bene? mi chiese.
Annuii, non sapendo se le mie corde vocali funzionassero ancora.
Chi sei? Cosa vuoi? chiese Nath scrutando il mio aggressore.

Non mi riconosci, allora? Sono davvero cambiato cos tanto?


Nath rifletteva, ma si vedeva che non riusciva a fare un collegamento tra la figura del medico e
qualcuno di sua conoscenza.
E se ci mettessimo comodi? propose Dan spingendomi bruscamente verso Nath.
Quest'ultimo approfitt del gesto di Dan per lanciarsi su di lui: era forte, ma Dan teneva la
pistola e non la mollava. Guardavo impotente, cercando di pensare a un modo per aiutare Nath, e
approfittai di un momento in cui Dan sembrava aver perso l'equilibrio per aggrapparmi alla sua
schiena e graffiargli il viso. Ciascuno si batte con le proprie armi, pensai afferrando la sua folta
capigliatura e tirando con tutte le mie forze. Ma Dan mi respinse con una violenta gomitata nella
pancia: il dolore mi si irradi per tutto il corpo, togliendomi il respiro. Mentre mi accasciavo, sentii
Nath che gridava delle minacce. Continuavano a lottare, dovevo alzarmi, prendere Dan per le
gambe e...
Bang!
Un colpo risuon nella stanza. Terrorizzata, alzai la testa senza pi rendermi conto del dolore al
ventre, e cercai convulsamente di capire chi aveva sparato e chi era stato colpito: dopo pochi
secondi che mi sembrarono ore, vidi Nath cadere a terra, urlando di dolore, con la gamba destra
insanguinata.
Dan, soddisfatto, si gir verso di me, la pistola puntata contro la mia testa.
Aspetta implorai.
Respiravo a singhiozzi e avevo la vista annebbiata dalle lacrime che mio malgrado mi riempivano
gli occhi.
Non puoi ucciderci. Cosa racconterai a Lexie? Sa che mi hai riaccompagnato a casa.
Sono scomparso una volta. Posso rifarlo senza problemi.
Dovevo guadagnare tempo. Rifletti, Emma, riflett i... Non potevo aver letto per nulla tutti quei
polizieschi!
Voglio prima sapere dissi giocando la mia ultima carta.
Cosa? fece stupito Dan.
Un vero assassino spiega sempre come sono andate le cose. Non conosci le inchieste di Miss
Marple o di Poirot, Dan? O devo chiamarti Flynn?
Sobbalz, poi mi rivolse un grandissimo sorriso.
Sei pi furba di quanto pensassi, per questo che ti ammazzer per prima. Ma in fondo hai
ragione, vi devo una spiegazione.
Avevo guadagnato tempo... Nath si contorceva dal dolore per terra, con gli occhi semichiusi, ma
sapevo che ci stava ascoltando. Dan si avvicin a lui e si abbass per mormorargli all'orecchio.
Ho sempre avuto un debole per tua madre, Nathaniel. Era graziosa, dolce, amorevole e
talmente sexy... Calc l'accento su quell'ultima parola, aggravando il supplizio di Nath, che gi
soffriva terribilmente. Dietro di loro notai il computer acceso: Leandra aveva cercato di avvertire
Nath, come aveva fatto con me in macchina, ma il rumore della musica doveva aver coperto quello
leggero della suoneria delle email, e lei non aveva pensato a spegnere l'impianto Hi-Fi.
Dan si alz e, come fosse un attore consumato, si abbandon a un lungo monologo sulle sue
imprese.
Leandra era la mia ossessione gi da qualche anno. Madre amorevole, sposa fedele, amica
preziosa e donna cos sensuale... era perfetta. Incredibilmente bella. Quando Ellroy invit mio
padre e me a passare qualche giorno nella casa di Newhaven, ne fui contentissimo. Era un vero
colpo di fortuna. Per quasi tre giorni ho recitato la parte del ragazzo modello, educato, rispettoso,
lavoratore. Ma Leandra per me era una vera e propria ossessione e le cose andavano troppo per le
lunghe. Non eravamo mai soli e avevo l'impressione che mi evitasse, sicuramente per via di suo
marito. Il quarto giorno cominciai a tentare qualche approccio. Ero troppo attratto, fino a soffrirne,
e sapevo che una passione cos forte non poteva che essere reciproca.
A quelle parole Nath soffoc un'imprecazione e, nonostante il dolore, prov ad alzarsi. Dan si
accontent di schiacciare pesantemente con un piede la sua gamba insanguinata, strappandogli un

grido lancinante. Dopo di che prosegu: All'inizio lei mi rifiut, era evidente che doveva farlo per
principio. Ma sapevo di poterla far cedere, sarebbe bastato creare le condizioni giuste. Suggerii a
mio padre di portare Ellroy a pescare come ai vecchi tempi. Naturalmente, come mi aspettavo, i
due ragazzini insistettero per seguirli. Una volta che se ne furono andati tutti, Leandra e io avevamo
il pomeriggio a nostra disposizione. Ma le cose non andarono come avevo previsto. Lei era
diffidente, si nascondeva per evitare di incrociarmi. Non riuscivo a capire il suo comportamento.
Alla fine riuscii a bloccarla in cucina. Hmm... Le sue labbra sapevano di miele.... Fece una pausa,
gustando quel ricordo. Ma all'improvviso i suoi occhi cambiarono espressione e il suo sguardo
divenne pi cupo. E proprio nel momento in cui stavo finalmente per raggiungere il mio obiettivo,
quei due mocciosi ritornarono correndo. Nath era riuscito a ferirsi alla pancia con un amo e Theo
lo riportava a casa in tutta fretta per farlo curare dalla mamma. Lei ne approfitt per scappare di
nuovo e io fui sopraffatto dalla rabbia. Ormai era troppo tardi: il giorno dopo dovevamo ripartire e
mi rimproverai di aver aspettato tutto quel tempo. La sera rifiutai di scendere a cena, stavo
iniziando a progettare qualcosa e volevo pianificare bene le cose.
Come previsto, mio padre e io partimmo il giorno dopo per Brighton, dove pensavamo di
raggiungere un'altra coppia di amici. Riuscii a convincerlo a fermarsi lungo la strada per una serata
tra padre e figlio: un genere di cose che quello scemo adorava. I weekend insieme, le conversazioni,
le serate padre e figlio... un'espressione ridicola, se riferita a noi, dato che mia madre non c'era. Noi
eravamo stati sempre e soltanto padre e figlio.
Per farla breve: prenot una camera in un alberghetto sulla costa e decidemmo di cenare l. Misi
in atto la prima parte del mio piano. In casa Hawks avevo sottratto un sonnifero dall'armadietto dei
medicinali; senza farmi vedere, lo mescolai al vino che avevamo ordinato e ne feci bere a mio padre
ben pi di quanto potesse reggerne. Dovetti sorreggerlo per riportarlo in camera: alle nove di sera
russava gi beatamente. Presi la macchina e rifeci la strada in senso opposto fino a Newhaven.
Pensavo di attirare Leandra fuori di casa facendo rumore, ma la fortuna era dalla mia parte, quella
notte. Quando arrivai - avevo parcheggiato la macchina in un punto nascosto, a qualche centinaio
di metri dal cottage - rimasi felicemente sorpreso nel vederla fuori, da sola, mentre stendeva i panni
nel giardino. Non avevo molto tempo per agire, allora mi intrufolai tra gli alberi e arrivando da
dietro l'afferrai, prendendola di sorpresa. Avevo paura che svegliasse tutto il vicinato se si fosse
messa a urlare, quindi le tappai la bocca e la trascinai nel boschetto l dietro, ordinandole di stare
zitta.
Opponeva ancora resistenza e fui costretto a usare un po' di violenza per calmarla. A un certo
punto riusc perfino a scappare, ma avevo aspettato troppo quel momento per lasciarmelo sfuggire.
La spinsi a terra, ma un po' troppo forte, perch sentii un rumore secco e Leandra inizi a perdere
sangue dalla testa. Non si muoveva, aveva perso conoscenza, e finalmente approfittai di lei a
volont, senza pi preoccuparmi di nulla. Ma dopo qualche momento mi accorsi che stava
riprendendo i sensi, iniziava a muoversi, a dibattersi. Io non avevo ancora finito e lei rischiava di
svegliare tutta la casa: la colpii con una pietra. Un colpo secco sulla tempia, solo per calmarla: non
volevo ucciderla, ma non sempre le cose vanno come previsto. In ogni caso, non avevo altro modo
per farla stare zitta. Poi ritornai all'albergo e passai tutta la notte a costruire ad arte un alibi.
Nath piangeva in silenzio, impotente, ascoltando quell'orribile racconto. Da parte mia, non mi
capacitavo del fatto che l'uomo che avevo di fronte fosse lo stesso Dan di cui avevo sentito parlare
per mesi. Il dottor Dan, Perfect Doc Dan, il magnifico, bellissimo, perfetto protagonista dei
racconti di Lexie.
per questo che hai cambiato nome? gli chiesi.
Ma non l'ho cambiato. Dan il mio secondo nome: Flynn Dan Conroy.
E Lexie?
Lexie non c'entra niente in tutto questo, ma mi stata molto d'aiuto senza saperlo. Avevo
sempre tenuto d'occhio Nath da lontano attraverso i suoi articoli, ma non sapevo che vi conosceste
fino a quel momento in ospedale, quando ti ho vista per la prima volta.

Al bar proseguii io, capendo finalmente come avesse fatto Flynn a sapere fin dall'inizio che
cosa stessimo facendo. Hai visto gli articoli che si trovavano nella cartelletta.
S, certo. E poi mi sono informato su di te. Non ci ho messo molto a capire quali fossero le
vostre intenzioni quando vi ho seguiti in macchina e vi ho visti andare dall'ispettore Merose. Quel
vecchio pazzo era convinto che l'assassino fosse mio padre, un poveretto che non ha neanche
avuto il coraggio di denunciarmi.
Un sorriso sprezzante gli si dipinse sul volto. In quel momento, gli apparecchi elettrici di casa si
misero in funzione tutti assieme: le luci lampeggiavano freneticamente, il volume della musica
raddoppi d'intensit...
Colto di sorpresa, Dan si distrasse per un millesimo di secondo: abbastanza perch Nathaniel,
con uno sforzo estremo, lanciasse un pesante volume della mia enciclopedia dritto sulla pistola.
Mentre Dan si precipitava a raccoglierla, la porta si spalanc e sentii alcune voci gridare. Riconobbi
tra le altre quella di Lexie e sentii una stretta al cuore. Dopotutto, ero stata io a farle fare il passo
decisivo e a gettarla tra le braccia di questo spaventoso dottor Dan.
Archibald Merose entr in quel momento, seguito da una schiera di poliziotti; Dan fu
immediatamente ammanettato sotto le canne puntate di cinque pistole, mentre l'ispettore lo fissava
con sguardo serafico.
Mi precipitai da Nath, che stava rannicchiato immobile sul pavimento con il viso stravolto per il
dolore. L'ultimo sforzo aveva richiesto molto coraggio da parte sua e l'aveva lasciato
completamente sfinito.
Nath? Come stai? Mi senti? Ti prego, rispondimi. Mugola, piangi, tossisci, ma rispondimi.
Sto bene articol con un filo di voce. Chiamate un medico... ma non Dan, per favore.
Quantomeno non ha perso il senso dell'umorismo disse Lexie venendoci incontro.
In pochi istanti arriv l'ambulanza per portare Nath all'ospedale.
Come hai fatto a capire? chiesi a Lexie cercando di comprendere, al di l della disinvoltura che
ostentava, quale fosse il suo stato d'animo. Scoprire la vera natura di Dan doveva averla ferita
profondamente.
Da quando tu e Dan ve ne siete andati, la corrente sar saltata almeno una decina di volte; ho
avuto un brutto presentimento. Ma non ho veramente riflettuto, stata una questione di istinto.
C'era qualcosa che non mi convinceva.
Mi spiace molto per come sono andate le cose...
Anche a me rispose amareggiata. Ma prosegu con coraggio. Insomma, ho chiamato
l'ispettore Merose, per fortuna mi ricordavo il suo nome, e lui ha avvisato la polizia. Quando sono
arrivata sotto casa tua e ho visto la macchina di Dan, sarei voluta entrare, ma l'ispettore mi ha
trattenuta. Era troppo pericoloso, meglio aspettare che arrivassero i poliziotti. Eravamo dietro la
porta, cos abbiamo sentito tutto.
Dan sar processato per quello che ha fatto assicur l'ispettore. stata una buona idea averlo
fatto parlare.
Be', diciamo che non avevo fretta di morire.
Me lo immagino si limit a dire.
Mentre l'ispettore si allontanava, cercai di avere da Lexie qualche dettaglio in pi.
Cosa hai detto esattamente all'ispettore per fargli capire che mi trovavo in compagnia
dell'assassino?
Gli ho detto che sapevo come stavano le cose, facendogli capire che c'era troppa urgenza per
perdersi nei dettagli... Lo sai che questo caso sempre stato un'ossessione per lui, anche dopo che
andato in pensione. Merose era pronto a tutto pur di scoprire la verit. Ah, se avesse vent'anni di
meno! Sarebbe proprio l'uomo perfetto per me sospir Lexie.
Molto bene, mia cara: quando si cade da cavallo, subito risalire in sella! approvai scoppiando a
ridere.
Ce l'avevamo fatta. Mentre la tensione calava, mi resi conto che quello era un gran bel momento.
Leandra era finalmente riuscita a far conoscere la verit a suo figlio, l'assassino era stato arrestato e

tutti noi eravamo sani e salvi... Certo, Lexie aveva sperimentato la pi grossa delusione amorosa
della sua esistenza, ma sembrava prenderla con una certa filosofia.
Il computer emise un piccolo suono. Mi avvicinai un po' zoppicando - la pancia mi faceva
ancora male - e aprii l'ultimo messaggio di Leandra.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com
Data: 21 marzo 2011-23.38
Oggetto:
Grazie.
Leandra
Quella semplice parola diceva tutto.

Epilogo
Il processo di Dan fu pi lungo e articolato del previsto. Neg tutto, quindi restavano soltanto le
testimonianze dell'ispettore Merose e di Lexie per corroborare la nostra versione dei fatti. Il giudice
tergivers a lungo, il che fece versare fiumi di inchiostro sui giornali di mezzo mondo. I giornalisti
si sentivano molto coinvolti in quella vicenda a causa della professione e della brillante carriera di
Nath, il quale detestava tutta quell'attenzione su di s. Dan alla fine fu condannato a una lunga
detenzione, una pena severa che per non avrebbe mai risarcito la famiglia Hawks di tutto il male
che aveva subito.
Archibald Merose, come previsto, riguadagn la stima e la considerazione di tutti i suoi ex
colleghi, anche di quanti lo avevano deriso per la sua ostinazione: se lo meritava proprio, dopo tutta
la fatica e i sacrifici che aveva dedicato per tanti anni alla scoperta della verit. Lui ed Ellroy
avevano ora le loro piccole abitudini: tra partite di golf, pesca alla trota e pranzi
20I

accompagnati da ottimi vini, quei due giovani pensionati, come piaceva loro definirsi, non
avevano pi un minuto libero.
Nathaniel si riprese velocemente dalla ferita alla gamba. Camminava ancora con un bastone ma,
con tutto quel che era successo, sarebbe potuta andare molto peggio. Qualche mese dopo
decidemmo di andare a vivere insieme: l'intensit di quegli eventi ci aveva avvicinati in maniera
speciale, era come se ci conoscessimo da sempre...
I fantasmi continuarono a manifestarsi. Anche Nath dovette abituarsi, perch le richieste
dall'aldil non smisero di arrivare; anzi, non facevano che aumentare. Marty continu a scrivermi
regolarmente e io avevo sempre di pi l'impressione di conversare con un vecchio amico partito
per l'estero, e non con un soldato della Seconda guerra mondiale morto nel 1944.
Lexie si riprese dalla sua delusione molto pi in fretta di quanto avrei sperato. Si immerse nel
lavoro e decise che il miglior rimedio era incontrare nuova gente: inizi per a fare ricerche
approfondite su tutte le sue potenziali conquiste, fino a quando capit su... un investigatore privato,
e cap di aver trovato la persona giusta. Un po' sospettoso, un po' curioso e soprattutto dotato di
una fervida immaginazione, cos me l'aveva descritto prima di presentarmelo. Dal canto mio, l'unica
condizione perch proseguisse la sua relazione con Rupert era chiara: non doveva rivelargli
l'esistenza dei fantasmi, mai e poi mai, per nessun motivo. Mi fidavo di Nath e di Lexie,
ovviamente, ma preferivo che il resto del mondo non sapesse: non avevo nessuna voglia di essere
considerata pazza.
Il 6 agosto a Londra faceva un caldo torrido e la citt era semideserta; tutti quelli che potevano
andarsene erano partiti per le vacanze.
Avevo appuntamento con Nath per il pranzo e non ne vedevo l'ora; andai a depositare una
lettera di scuse in una cassetta della posta sconosciuta - richiesta obbligata dall'aldil - e presi la
metro in direzione di Hyde Park. Nath mi aspettava seduto su una panchina con due sandwich in
mano.
Quando mi hai detto "ci vediamo per pranzo" non pensavo di fare un picnic disse porgendomi
un panino molliccio e per nulla appetitoso. Non ho trovato niente di meglio da queste parti.
A dire il vero, non pensavo che ci vedessimo per mangiare risposi con un gran sorriso.
Ah no? E per fare cosa, allora? chiese maliziosamente. Non dimenticare che siamo in un
luogo pubblico.
Nath, scemo, non pensavo a quello. Sei incorreggibile!
Per tutta risposta, mi baci appassionatamente.
Confessa che ora ci stai pensando.
Smettila, devo dirti una cosa importante. Stamattina sono andata dal medico...
Ancora per quella brutta gastrite? Ti ha dato qualcosa?
S, questo dissi porgendogli uno stick bianco e azzurro che sembrava una penna.

Nath mi guard senza capire, poi il suo sguardo si pos sulla lineetta rosa che compariva sul mio
test di gravidanza. Sul suo viso si apr un largo sorriso. Mi prese tra le braccia e mi baci sul collo.
Puoi dire a tuo padre che avr presto un nipotino o una nipotina con cui andare a pescare.
Dopo qualche boccone dei nostri orrendi panini e una mezz'oretta di allegre chiacchiere su
quella meravigliosa notizia, Nath dovette a malincuore tornare al lavoro. Mi raccomand almeno
venti volte di riposarmi e di fare attenzione, e mi riaccompagn fino alla fermata della
metropolitana.
Mi sentivo al settimo cielo. In tanta felicit, soltanto il pensiero che i miei genitori non avrebbero
potuto conoscere quella creaturina gett un'ombra sulla bellissima giornata. Ma le considerazioni
tristi furono presto cancellate dall'idea del bell'avvenire che ci si prospettava.
Una volta a casa, sentii arrivare dal mio computer la consueta lieve suoneria che segnalava
l'arrivo di un'email. Ormai ci avevo fatto l'abitudine. Mi avvicinai allo schermo per leggere il nuovo
messaggio.
Da: sdf2011@gmail.com
A: emma.langlois@gmail.com Data: 6 agosto 2011 - 14.07
Oggetto:
Congratulazioni. Mamma e pap

Ringraziamenti
Ho molte persone da ringraziare per questo libro. Mi scuso fin d'ora con tutti coloro che non
citer e che pure sono stati importanti.
Grazie ai miei nonni per le loro fotografie e per i loro ricordi che mi hanno tanto ispirata.
Grazie a mia madre per avermi trasmesso il virus della lettura e a Blandine per i suoi regolari
richiami successivi.
Grazie a Julien: stiamo salendo i gradini insieme, uno per uno, da tanti anni e spero che
continueremo ancora per molto.
Grazie ai miei cari per il loro amore, il loro sostegno e per la loro presenza. Grazie a Quentin, a
Estelle e a Pierre- Yves. Siete i migliori fratelli e la miglior sorella del mondo...
Grazie a Thierry Cohen per i suoi preziosi consigli.
Grazie a tutti quelli che, senza saperlo, hanno dato il loro contributo a questo racconto.
Infine, grazie a Bruno Tessarech, alla fondazione Bouygues Telecom, al giornale Metro, alla
casa editrice Calmann-Lvy per aver selezionato il mio manoscritto.
Un ringraziamento particolare a Dorothe e a Pauline che mi hanno guidata in questa grande
avventura.

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