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Anand Dlvar

Titolo originale: El Esclavo


ISBN 978-88-99912-09-3
2016 Uno Editori
Prima edizione: Novembre 2016
Tutti i diritti sono riservati
Ogni riproduzioni anche parziale e con qualsiasi mezzo,
deve essere preventivamente autorizzata dallEditore.

Copertina: Monica Farinella


Impaginazione: Caterina Robatto
Editing: Enrica Perucchietti, Paolo Battistel
Traduzione dallo spagnolo di: Sara Cavarero
Stampa: Digital book s.r.l., via Karl Marx, 9 Cerbara Citt di Castello (pg)
Per essere informato sulle novit
di Uno Editori visita:
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o scrivi a:
info@unoeditori.com

Anand Dlvar

Lo schiavo

Indice
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Prologo alla presente edizione
13 Uno
19 Due
27 Tre
37 Quattro
45 Cinque
55 Sei
63 Sette
71 Otto
79 Nove
85 Dieci
93 Undici
103 Dodici
107 Tredici
111 Quattordici
115 Quindici
121 Libri
123 Lautore

Chi disposto a sacrificare la libert


in cambio della sicurezza non merita
n luna n laltra.
Benjamin Franklin
Alla famiglia Vision Quest,
le persone che partecipano agli eventi
e ai ritiri che organizziamo
per beneficiare della presenza, dellamore e
della celebrazione della vita.

Prologo alla presente edizione


Sono trascorsi quasi dodici anni da quando venne alla luce per
la prima volta il mio libro Lo Schiavo. Pi di novecentocinquanta
mila persone hanno letto la prima edizione, la seconda in formato cartaceo e ledizione tradotta in tedesco e in vendita in Europa.
Da allora sono successe molte cose. Sono stati pubblicati
altri tredici miei libri per un totale di trenta titoli. Tra questi,
tre sono la continuazione del presente: Conversaciones con mi
gua, Reflexiones del Esclavo e Liberando al Esclavo.
Il grande successo di questi libri ha dato il via a conferenze,
incontri, viaggi, tavole rotonde e, cosa pi importante, a una
serie di seminari sulla crescita umana che ho condiviso per sei
anni con i miei lettori. un piacere e un privilegio poter conoscere e mettersi al servizio di centinaia di persone impegnate
e coraggiose che desiderano migliorare la propria vita e il proprio modo di stare al mondo.
In quegli anni ho sperimentato una grande trasformazione
e ho percorso i cinque continenti alla ricerca della conoscenza
in comunit spirituali con diversi maestri e guide.
In India, Osho mi colp cos profondamente che decisi di

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LO SCHIAVO

iniziarmi ai suoi insegnamenti e cambiai il mio nome in Anand


Dlvar, che significa Cara beatitudine.
Il cambiamento del nome stato un esperimento meraviglioso per ricordare ogni giorno la mia intenzione di vivere in
modo consapevole, lasciandomi guidare soltanto dallintelligenza e dallamore. Ed anche stato interessante vedere come
tutto il mondo opponga resistenza al cambiamento. Inconsapevolmente, molte persone desiderano che le circostanze restino immutate, sebbene non siano n produttive n gradevoli.
Ho inoltre assistito per dodici anni alla Danza del Sole degli
indios Sioux e ho imparato e sono cresciuto grazie alla loro
bella filosofia di vita: El Camino Rojo1 che in seguito ha anche
ispirato il nome della casa editrice che dirigo.
Ho ricevuto migliaia di mail da persone che vogliono condividere il modo in cui il mio libro le ha aiutate a cambiare le
proprie vite. Cosa che capitata anche a me.
Il desiderio di essere in contatto con i miei lettori e cercare
un modo di mettermi al loro servizio, mi ha spinto a creare un
centro dincontro in mezzo al bosco, circondato dalla bellezza, perch i miei lettori e amici possano lavorare su se stessi,
rilassarsi e uscire per qualche giorno dalla routine. Questanno, Vision Quest, il nostro bel centro, compie quattro anni,
1

Letteralmente La Strada Rossa, N.d.C.

Prologo alla presente edizione

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riunisce gente da tutto il Paese e dallestero e convoca maestri


di varie nazionalit portavoce di diversi insegnamenti e discipline. La nostra idea creare una bella famiglia con lintento
di raggiungere un significativo cambiamento in ognuno di noi
e, di conseguenza, nel mondo.
Questo imparare e condividere, convocare e riunire, aver
cura e far crescere, questo mantenere lo spazio e offrirlo a chi
lo desidera, si trasformato nel mio modo di vivere, nella mia
disciplina e nella mia maniera di ringraziare la vita per i numerosi doni che ricevo ogni giorno.
La presente edizione commemorativa arriver al milione di
esemplari ed il mio modo di ringraziare ognuno dei miei
lettori per i loro commenti, il loro appoggio e il loro amore.
Desidero, dal fondo del cuore, che questopera serva come pretesto per portare a termine importanti cambiamenti nella tua vita.
Che ti permetta di vedere il meraviglioso miracolo che sei e che ti
spinga a godere, amare, condividere e servire gli altri e il mondo.
E se decidi di accompagnarci nei ritiri nel nostro centro,
be sar un piacere conoscerti e condividere con te quello che
stiamo imparando.
Molte grazie.
Anand Dlvar
www.pmpmexico.com

Uno
Quando ripresi i sensi, mi accorsi subito che cera qualcosa
che non andava per niente bene. Davanti a me, una luce mi
feriva gli occhi e non riuscivo nemmeno a batter ciglio. Cercai
di scostare lo sguardo, provai a muovere le braccia per coprirmi
il viso con le mani, ma non ci riuscii. Il corpo era completamente paralizzato e percorso da un dolore e un freddo che non
avevo mai sentito prima.
Provai anche a urlare e a chiedere aiuto ma fu tutto inutile,
qualcosa entrava nella mia bocca e mi bruciava la gola mentre
un terribile rumore mi feriva le orecchie.
Per diverse ore fui esclusivamente preso da una terribile disperazione. Poi dalla disperazione passai al terrore quando alcuni
pensieri riuscirono a filtrare attraverso il dolore nella mia mente
Dove sono?.
Cosa sta succedendo?.
Sono morto!.
Tra il dolore, il terrore e questi pensieri, alla fine persi i sensi.
E grazie a Dio, perch ormai non ce la facevo pi. Non so se

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LO SCHIAVO

passarono ore o giorni prima che tornassi in me. Continuavo


a non potermi muovere, e a starmene l con gli occhi sbarrati.
Il dolore si era un po affievolito, la luce davanti a me era accecante ma sopportabile, e a quel punto fui in grado di accorgermi che il terribile rumore era una sorta di respirazione forzata,
profonda, forte non era il mio respiro, di questo ne ero certo.
Il ridursi del dolore fisico apr la porta a un altro tipo di
sofferenza: la confusione della mia mente e lurgente bisogno
di risposte.
Sono davvero morto?.
Di chi il respiro che sento?.
Cos che percepisco in bocca e che mi brucia la gola?.
Recuperai lentamente i ricordi di quel che io credevo fosse
il giorno precedente; la festa, lalcol, la discussione con Laura
e linsistenza di Edoardo nel farmi provare una stupida droga
che trovava fantastica.
Amore mio, smettila di bere, per favore Non vedi che ti
stai uccidendo?, mi gridava Laura. questo che vuoi?.
Non voglio ammazzarmi, quello che voglio scappare.
Scappare da cosa? Sei pazzo.
S, sono pazzo e tu non mi capisci non mi capisce nessuno.

Uno

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Poi avevo preso quel paio di pasticche blu che mi aveva dato
Edoardo. Questa lultima cosa che ricordo.
Ah mio Dio! Alla fine ce lho fatta, ho chiuso con la mia
vita. Non possibile! Che mi succede? Perch non riesco a
muovermi? Perch non riesco a chiudere gli occhi?.
Quellimbecille mi ha avvelenato, pensavo. Sono allInferno a pagare per tutte le mie colpe molto peggio di quanto immaginassi.
Non credevo nella vita dopo la morte, ma in quel momento
non trovavo unaltra risposta.
No Dio, perdonami, ti prego! Dammi unaltra possibilit.
Il rumore di una porta che si apriva interruppe i miei pensieri e distinsi allora una voce femminile: Ma che casino che
fa sta merda, comment.
lunica che abbiamo, sai come siamo messi qui, rispose
un uomo.
Ma com possibile che abbiamo un solo macchinario per
la respirazione artificiale?.
Be cos e dobbiamo fare del nostro meglio con quel che
c.

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LO SCHIAVO

E a questo che successo?.


Questo? Questo andato. Scoprilo cos lo vedi.
Sentii come spostava un lenzuolo dal mio viso e riuscii a vedere una donna con indosso un camice bianco e unespressione
tra lo stupito e il terrorizzato.
sveglio!, url.
Luomo accanto a lei si abbass per guardarmi.
Ma va, lhanno portato cos; quando arrivato in pronto
soccorso hanno detto che aveva avuto un incidente, era completamente fatto ma ancora cosciente e continuava a ripetere
Laura, Laura, perdonami. Poi entrato in coma e in una
specie di rigor mortis, per cui non sono riusciti a chiudergli gli
occhi.
Povero idiota, sarebbe stato meglio se fosse morto.
Sarebbe stato meglio per noi! Adesso ci tocca tenerlo in
vita come un vegetale, occupando un letto di cui altri hanno
bisogno e spendendo energia.
Ma riesce a vedere, a sentire percepisce qualcosa?.
Ma va, guarda.
Vidi come muoveva un tubo vicino al mio letto e sentii una
terribile fitta al braccio.
Quello fa male, idiota! Sono vivo! Sono cosciente. Aiutami!!, cercai inutilmente di urlargli.

Uno

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Approfittane per cambiargli la flebo disse luomo. Qualcuno deve pur bagnare le piante.
Scoppiarono entrambi a ridere e io rimasi l carico di rabbia
e disperazione.
Luomo usc dalla stanza, la donna cambi un contenitore
appeso vicino al mio letto e poi and subito via.
Avevo gi qualche risposta la conversazione si ripeteva
pi volte nella mia mente:
Un incidente?
entrato in coma?
Laura perdonami?
Qualcuno deve pur bagnare le piante,
bagnare le piante
le piante.

Due
I primi giorni potei esplorare la stanza in cui ero. In realt
esploravo la parte di camera compresa nel mio immobile campo visivo. Sul soffitto cera una sgangherata lampada al neon
che sembrava essere l l per cadere.
Alla destra del mio letto cera un gancio da cui pendeva un
contenitore per la flebo che linfermiera cambiava ogni giorno.
Ancora pi a destra riuscivo a vedere un tubo che conteneva
uno stantuffo nero che saliva e scendeva al ritmo di quel che
ormai identificavo con il mio respiro.
Sulla parte sinistra distinguevo un complesso apparecchio
con vari interruttori, luci e grafici. Poi venni a scoprire che era
incaricato di controllare il mio respiro, i battiti del cuore e i nutrienti che mi venivano somministrati attraverso un tubo che
arrivava direttamente al mio stomaco. Dietro allapparecchio si
vedeva parte della finestra, cosa che per me era un tormento.
La luce che entrava ogni mattina mi feriva le pupille, mi svegliava e mi riportava sempre allinferno in cui mi trovavo. Il
dolore fisico non era nulla se paragonato a quello causato dai
miei stessi pensieri. Limpotenza, la colpa, il rancore, la paura e

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LO SCHIAVO

limpossibilit di esprimere le mie emozioni, tutto si mischiava


nella mia mente facendomi impazzire. Ogni giorno pregavo di
non svegliarmi pi, che quella macchina che mi teneva in vita
si fermasse mettendo fine alle mie sofferenze.
Chi dava il diritto a quei dottori di agire cos? A cosa serviva
ormai tenermi in vita? Non ero che un maledetto vegetale incapace di muovermi o esprimermi!
Limpotenza simpossessava di me e si trasformava in odio.
Odio verso chi mi teneva in vita, odio verso la vita stessa.
Linfermiera aveva ragione, sarebbe stato meglio se fossi
morto. E, tuttavia, ogni giorno entrava con aria spaventata a
cambiare la flebo che mi alimentava. Nonostante mi credesse
incosciente, non mi guardava mai negli occhi. Controllava velocemente tutti i tubi che andavano dal mio corpo alla macchina e poi usciva il pi in fretta possibile.
Ogni giorno che la vedevo arrivare, la pregavo con il pensiero che si dimenticasse di occuparsi di me. Non si rendeva
conto di non farmi nessun favore a mantenermi in vita?
Ehi, piantala per favore!, le supplicava la mia mente. Se
ti fa tanta paura vedermi, non venire pi, lasciami semplicemente morire.
Ma, giorno dopo giorno, la vedevo svolgere la sua solita
routine e lasciarmi qui vivo. Giorno dopo giorno

Due

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Maledizione! Che finisca tutto in fretta! Per favore qualcuno faccia qualcosa che mi aiuti! Non voglio pi vivere!.
Tanto vale che inizi ad abituarti perch pare che resterai qui
un bel po, sentii improvvisamente qualcuno che mi parlava.
Ma nella stanza non cera nessuno.
Guarda in che razza di brutta situazione ti sei andato a cacciare, insisteva la strana voce.
Chi sei? Un angelo? risposi spaventato. Riuscivo a rendermi conto che quella voce non proveniva da fuori.
Ah! Eri il peggiore degli atei e adesso credi in Dio e in tutta la
sua corte celeste? Ma non scherzare.
Ma come fai a leggermi nel pensiero? Sono impazzito?.
probabile.
Allora non sei reale?.
Ascolta non posso dirti niente che tu gi non sappia. Forse,
dopo scoprirai chi sono.
Ma Laura sta bene? Perch i miei genitori non mi vengono a trovare? Quando morir? Questa una punizione?.
Che sciocco che sei! Io non so nulla che tu gi non sappia.
Be, allora mi servi ben poco.
Se vuoi me ne vado.
No!!! Per favore, non andartene.

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LO SCHIAVO

A quel punto ricordai che Laura parlava spesso di guide spirituali con cui ci si pu mettere in contatto se si medita abbastanza. A me sembravano delle idiozie.
Anche a me lo sembrano, rispose la voce, ma la faccenda
della guida mi piace.
Era possibile che una guida spirituale fosse cos sarcastica e
grezza?
Senti se non ti sto a genio, me ne vado e fine.
No, non prendertela, voglio solo capire che cosa sta succedendo.
Sarebbe stato meglio se avessi cercato di capire cosa stava succedendo prima della stupidaggine che hai commesso.
Volevo solo fuggire e liberarmi dai miei problemi.
Gi, volevi fuggire dai tuoi problemi e ti sei trasformato in
uno schiavo.
Uno schiavo?.
Esatto, non hai alcuna volont, non puoi n muoverti n esprimerti e, non solo, anche se volessi non potresti toglierti la vita.
E tu sei venuta a farmi sentire peggio le risposi.
Sono venuta? Io sono sempre stata con te, il problema che
non mi hai mai voluta ascoltare. E comunque nessuno pu obbligarti a provare niente.
Che sciocchezza! Cosa vuol dire che nessuno pu obbli-

Due

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garti a provare niente? I miei genitori mi hanno sempre fatto


arrabbiare, i miei fratelli mi facevano sentire inferiore, le mie
fidanzate mi deludevano costantemente e mi ferivano.
Ascolta, te lo spiegher meglio Prima di stare qui eri completamente libero, niente e nessuno aveva potere su di te. Avevi la
possibilit di fare qualsiasi cosa decidessi, eri il padrone della tua
vita.
E questo cosa centra con i miei sentimenti?.
Calma, ma che fretta hai? In fondo abbiamo molto tempo per
pensare e chiacchierare.
Guarda che sei proprio sarcastica.
Andiamo avanti. Eri anche libero di pensare a quel che volevi
e, di conseguenza, di scegliere i tuoi sentimenti.
In che senso scegliere i miei sentimenti?.
S, i tuoi sentimenti provengono e possono soltanto provenire
dai tuoi pensieri, funziona cos: pensi a qualcosa di triste e diventi
triste, pensi a qualcosa che ti d fastidio e sei infastidito, credi
che gli altri ti possano ferire o deludere o farti sentire male, ma
nessuno pu entrarti in testa e costringerti a pensare o a provare
qualcosa. Tuttavia, adesso gli altri potranno muovere il tuo corpo
e farne cosa vogliono, potrebbero persino spegnere quella macchina
che ti tiene in vita, ma nella mente hai ancora il controllo.
Hai detto di non poter dire niente che io gi non sapessi.

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LO SCHIAVO

Be lunica cosa che questo prova che non sei cos sciocco come
credevi.
Ci risiamo con gli insulti.
Non un insulto, ti credevi davvero uno sciocco, e anche una
vittima sempre l a dare la colpa agli altri e alle circostanze per
quel che andava storto.
Be s, la mia vita non stata facile, soprattutto con la famiglia
che mi toccata e, tanto per gradire, sono anche stato sfortunato.
Oh ma poverino! Quando parli cos, timmagino come uno
schiavo del tuo passato, della volont di altre persone, delle circostanze e del destino.
Si suppone che io avessi il controllo di tutto quel che accadeva? Si suppone che potessi controllare gli altri?.
Non avevi il controllo su ci che accadeva, ma avevi e hai il
controllo di quel che ti passa per la testa. Sei tu a decidere quali
pensieri vuoi avere e come reagire di fronte alle situazioni.
Certo, come no. Ma come avrei potuto reagire in modo
positivo a tutti i problemi che avevo?.
Potevi scegliere di vederli come problemi o come ostacoli da
superare, come una maledizione o come una sfida. Se non eri tu a
decidere come reagire, allora chi era?.
Mi stai facendo innervosire, quindi lunico colpevole di
tutto quello che mi succede sarei io?.

Due

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Sei tu stesso a farti innervosire, e poi non si tratta di colpevolizzare nessuno. Tuttavia, dimmi chi muoveva la tua mano
quella volta che hai picchiato Laura? Chi la muoveva quando
mandavi gi un bicchiere dietro laltro? Chi ti ha messo in bocca
quelle pasticche che ti hanno portato qui?.
Stavo per scoppiare. Immagino che esprimere le nostre
emozioni ci serva come valvola di sfogo, e io non potevo nemmeno piangere. Ero furioso per quel che mi diceva la mia guida, e il peggio era che aveva ragione su tutto. Per fortuna accadde qualcosa che distrasse la mia attenzione: si apr la porta
ed entr uninfermiera. Questa volta non quella donna fredda
che di solito mi cambiava la flebo. Si avvicin al mio letto e
si abbass a guardarmi. Percepii molta tristezza nei suoi occhi
verdi, i capelli biondi le cadevano di continuo sul volto e lei li
scostava dietro le orecchie con le dita. Rimase a osservarmi per
qualche secondo e riuscii a leggere il suo nome sulla targhetta
dellospedale: Esperanza.
Ciao mi disse.
Ciao Esperanza, immaginai di risponderle.
Poverino, guarda come sei ridotto.
Be vedi un po com la vita, continuavo la conversazione
nella mia testa.

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LO SCHIAVO

Mi accarezz i capelli e mi disse: non preoccuparti, mi


prender cura di te.
Grazie mille pensai.
Lei molto pi vicina a essere un angelo che non io, comment la mia guida. E poi bella!.
Cambi con cura la flebo, mi sistem i cuscini sotto la testa
e controll che i macchinari intorno a me funzionassero correttamente.
A domani, disse prima di andarsene.
A domani, immaginai di risponderle.
A domani bellaaaa!, mi url in mente la mia guida.

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