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PIANO 1996-2000: I) LINEE STRATEGICHE


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AGENZIA SPAZIALE ITALIANA


Linee strategiche

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SOMMARIO

1. PREMESSA 4

2. I FATTORI STRATEGICI 5

2.1. LA MISSIONE E LE FUNZIONI STRATEGICHE MOTIVANTI 6


2.2. LE FUNZIONI STRATEGICHE ABILITANTI 7
2.3. GLI OBIETTIVI DI QUADRO 8
2.4. ELEMENTI DI SCENARIO 9
2.5. I PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA, LE OPPORTUNITÀ E LE SFIDE 11

3. LA FUNZIONE DI INDIRIZZO 13

3.1. IL FINANZIAMENTO PUBBLICO DELLA RICERCA SPAZIALE 15


3.2. ANALISI DEL SISTEMA SPAZIALE 18
3.3. LA FORMAZIONE 19
3.4. LE ESIGENZE DEI PROGRAMMI MILITARI 20

4. LA POLITICA DELLA RICERCA E LA STRUTTURA PER LA


RICERCA DI BASE 22

5. LA POLITICA INDUSTRIALE 24

5.1. GLI ASPETTI GESTIONALI 26


5.1.1. APPROCCIO DELLA “QUALITÀ TOTALE”: 26
5.1.2. ANALISI DEI COSTI INDUSTRIALI 27
5.1.3. IMPOSTAZIONE CONTRATTUALE 27
5.2. ASPETTI COMMERCIALI 29
5.3. ASPETTI FINANZIARI 31
5.4. IL RUOLO DELLA PICCOLA-MEDIA INDUSTRIA 32

6. LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE 33

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6.1. LA COOPERAZIONE EUROPEA 34


6.1.1. IL NUOVO RUOLO DELLA CE 34
6.1.2. LA CRISI DELL’ESA 35
6.1.3. LA POLITICA EURO-MEDITERRANEA 35
6.1.4. LA COOPERAZIONE DIRETTA CON GLI STATI EUROPEI 36
6.2. LA COOPERAZIONE CON LA NASA 38
6.3. GLI STATI DELLA EX-URSS 39

7. LINEE DI SVILUPPO PER I PROGRAMMI DEL PIANO 1996-


2005 40

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1. Premessa

Lo scopo del Piano strategico 1996 dell’Agenzia Spaziale Italiana è quello


di fornire un approccio sistemico alle attività che l’Agenzia dovrà gestire
nel prossimo decennio. Dalla definizione della missione dell’Agenzia e
dalle conseguenti funzioni e obiettivi deve derivare quindi non solo un
quadro organico di programmi ma anche e soprattutto il modus operandi,
le linee guida di comportamenti che ispireranno la gestione operativa.
Nel predisporre questo documento si è tenuto conto di suggerimenti e
contributi pervenuti da vari operatori nazionali del settore spaziale.
Inoltre, il documento tiene conto del fatto che l’attività spaziale è mondiale
come lo sono i suoi mercati.

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2. I fattori strategici

Da strumento inizialmente quasi esclusivo del settore militare, l’attività


spaziale si è andata sempre più affermando con iniziative in campo
scientifico, tecnologico e applicativo. La sua capacità promozionale
nell’avanzare verso la frontiera delle tecnologie più sofisticate e di
influenzare il sistema industriale e della ricerca qualificano l’attività
spaziale tra quelle che incidono nella costruzione del futuro a medio e
lungo termine. La capacità di operare nell’ambiente spaziale viene quindi
considerata strategica per un paese moderno e tecnologicamente
progredito.
L’ASI è lo strumento primario di cui il Paese si è dotato per la gestione dei
programmi a finanziamento pubblico nel settore spaziale. Il presente
capitolo identifica i fattori strategici che determinano l’esistenza
dell’Agenzia e ne influenzano l’operato.

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2.1. La missione e le funzioni strategiche motivanti


La missione di un ente si identifica nell’insieme degli obiettivi e delle
funzioni aventi valenza primaria e fondamentale da un punto di vista
politico, economico e sociale. Dunque essa ne rappresenta di fatto la vera
“ragion d’essere”.
La missione dell’ASI è quella di predisporre, elaborare e attuare
programmi scientifici, tecnologici e applicativi con gli obiettivi di
mantenere e accrescere il potenziale economico, migliorare la qualità della
vita delle generazioni presenti e future e aumentare il prestigio del Paese,
coerentemente con la posizione di rilievo che l’Italia occupa nel consesso
dei paesi più industrializzati.
Le funzioni strategiche motivanti che a tal fine l’ASI deve svolgere sono:
• favorire il progresso della scienza spaziale e di tutte le discipline
scientifiche affini, cioè interessate alle possibilità offerte dall’ambiente
spaziale;
• promuovere la crescita delle capacità tecnologiche del “sistema
Paese” non solo per quanto concerne la scienza e le applicazioni
spaziali, ma anche nella prospettiva delle conseguenti ricadute in attività
di ricerca, sviluppo e produzione relativi ad altri settori high-tech;
• promuovere la realizzazione di applicazioni dello spazio al fine di
garantire benefici e ritorni economici, di natura anche commerciale,
provenienti da investimenti del settore industriale e finanziario.

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2.2. Le funzioni strategiche abilitanti

Al fine del raggiungimento degli obiettivi e dell’adempimento delle


funzioni che caratterizzano la missione dell’ASI, è necessario considerare
anche le funzioni strategiche abilitanti, non certo di minore importanza o
rilievo economico e sociale:
• garantire l’accesso allo spazio, cioè trasferire nell’ambiente spaziale
carichi utili (apparati, strumenti e sistemi) di tipo scientifico,
tecnologico e applicativo mediante l’utilizzo di sistemi di lancio
integrati, che comprendano quindi il vettore, la base e i necessari
supporti operazionali e logistici ;
• garantire la permanenza nello spazio, con infrastruttre che utilizzino
le peculiarità dell’ambiente spaziale, quale la stazione spaziale e le basi
lunari o planetarie, il cui funzionamento sia garantito da operatori umani
o da strumentazioni robotiche;
• garantire la disponibilità delle necessarie tecnologie abilitanti
essenziali alla realizzazione di specifici progetti nazionali.

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2.3. Gli obiettivi di quadro

La legge istitutiva dell’ASI prevede esplicitamente, tra le finalità connesse


alla realizzazione dei programmi spaziali, l’obiettivo di consolidare e
promuovere la qualificazione e la competitività dell’industria spaziale
nazionale, provvedendo alla definizione e alla attuazione di una adeguata
politica industriale.
La dimensione mondiale in cui agiscono la scienza e la tecnologia, in
particolar modo nel settore spaziale, fa sì che i programmi spaziali
rappresentino anche uno strumento di politica internazionale. Si pensi a
esempio ai recenti accordi relativi alla stazione spaziale internazionale, per
i quali si è avuto il diretto interessamento dei capi di Stato dei maggiori
Paesi. Tra i compiti che la legge assegna all’ASI particolare rilievo è dato
alla cura delle collaborazioni internazionali ; è dunque prioritario obiettivo
dell’ASI quello di favorire, tramite la promozione della scienza e della
tecnologia, i nostri rapporti di amicizia, culturali ed economici con gli
altri popoli della terra.
Da non sottovalutare poi una azione di diffusione della cultura spaziale,
finora ristretta ad ambienti specialisti nel settore o a una fascia di pubblico
“amatoriale”, ma quasi del tutto ignorata dal grande pubblico e soprattutto
dalle giovani generazioni. La formazione di specialisti e il contatto diretto
e costante con il mondo scolastico sono strumenti prioritari per inserire
proficuamente le attività spaziali nel contesto economico, sociale e
culturale della nazione. Obiettivo dell’ASI è perciò quello di promuovere
sia la diffusione della cultura spaziale e l’utilizzazione delle conoscenze
derivanti dalle attività spaziali che la formazione di specialisti nel
settore.

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2.4. Elementi di scenario

Due avvenimenti hanno profondamente condizionato lo sviluppo dei


programmi spaziali a livello mondiale: il disastro del Challenger nel 1986
e il collasso dell’Unione Sovietica nel 1991.
Il disastro del Challenger e gli insuccessi del Titan e dell’Atlas Centaur,
anch’essi nel 1986, sono stati un duro colpo per le capacità statunitensi di
accesso allo spazio. Oltre a compromettere definitivamente le opportunità
dello Space Shuttle quale vettore commerciale, questi avvenimenti hanno
gravemente minato la credibilità della stessa NASA. Per la prima volta,
dopo i brillanti successi nella competizione spaziale con l’URSS,
l’opinione pubblica statunitense metteva in dubbio la valenza degli
investimenti pubblici nel settore spaziale civile. La crisi dell’URSS ha poi
contribuito al ridimensionamento del programma spaziale militare
statunitense. Si pensi alla cancellazione del programma delle cosiddette
“guerre stellari”.
Negli anni successivi analoghe difficoltà si sono avute per i piccoli
lanciatori Pegasus, Taurus e LLV. Questa situazione di crisi induceva il
Congresso, nell’agosto del 1994, alla formulazione di una strategia
nazionale per i lanciatori.
Nel frattempo un maggiore peso ha assunto l’Europa, tanto che
Arianespace si è trovata a occupare metà del mercato dei grandi lanciatori.
Contemporaneamente, lanciatori russi e cinesi hanno avuto un discreto
successo commerciale, grazie a una aggressiva politica dei prezzi.
La Comunità degli Stati Indipendenti, sorta dal collasso dell’Unione
Sovietica, ha mantenuto un ruolo primario: dei 79 lanci orbitali che si sono
avuti nel 1993 a livello mondiale, ben oltre la metà avveniva nella ex-
URSS. Nonostante una consistente riduzione degli investimenti spaziali
russi, il Piano spaziale della RKA (l’agenzia spaziale russa) prevede
sviluppi per telecomunicazioni, osservazioni della terra, lanciatori e
soprattutto per il volo abitato con la MIR e l’adesione alla stazione
spaziale internazionale.
La necessità di procurarsi valuta pregiata ha spinto gli stati dell’ex-URSS
a offrire sul mercato i dati dei propri satelliti di osservazione della terra,
inducendo un ulteriore interesse per immagini a elevata risoluzione. Il
settore delle osservazioni della terra sta decisamente entrando nell’ambito
commerciale.

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Le telecomunicazioni via satellite sono ancora predominio statunitense,


con oltre il 70% del mercato commerciale mondiale. Anche se la maggior
parte dei satelliti per telecomunicazioni è nella classe dei 3000 Kg, sono in
via di sviluppo “grappoli” di piccoli satelliti in orbita bassa, con
interessanti sviluppi per sistemi per mezzi mobili. Nuove applicazioni
multimediali stanno spingendo all’utilizzo di frequenze più elevate, con
speciale riferimento alla banda Ka. Un crescente interesse stanno avendo
le applicazioni dei sistemi di navigazione satellitare, con particolare
riferimento alle costellazioni del tipo GPS e GLONASS.
La stazione spaziale internazionale sembra ormai aver superato le difficoltà
finanziarie, anche grazie alle economie derivanti da una rilevante
riprogettazione e dalla internazionalizzazione del programma..
L’attuale scenario dell’economia mondiale vede l’impetuoso sviluppo dei
paesi del sud-est asiatico. È presumibile che questi paesi giocheranno un
ruolo sempre maggiore in campo spaziale, sia come fornitori di sistemi sia
come utilizzatori degli stessi.

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2.5. I punti di forza e di debolezza, le opportunità e le


sfide

Il quadro di riferimento delle attività spaziali italiane si completa


identificando per il nostro Paese i più rilevanti punti di forza e di
debolezza, le opportunità e le sfide.

I punti di forza
• L’interesse del Governo italiano per lo Spazio è accresciuto,tanto che la
finanziaria del 1996 prevede bilanci in crescita per l’ASI. Tale crescita
consente all’Italia di avviare nuovi programmi e quindi di assumere un
ruolo propositivo nel contesto internazionale
• La ristrutturazione degli impegni pregressi ha reso disponibili risorse
per nuovi programmi, in un momento in cui altri Paesi devono ancora
affrontare analoghe fasi di ristrutturazione rese necessarie dalla crisi
del settore spaziale.
• Le dimensioni e l’articolazione del sistema industriale e scientifico
spaziale sono sostanzialmente adeguate alle potenzialità del “sistema
Italia”, per cui le esigenze di razionalizzazione industriale derivanti
dalla crisi del sistema aerospaziale mondiale non assumono per lo
spazio italiano la criticità che si ha in altri paesi europei.

I punti di debolezza

• La ristrutturazione organizzativa, necessaria per assicurare


l’operatività dell’ASI, potrà essere attuata nell’ambito della
Amministrazione Straordinaria solo se accompagnata da una modifica
del quadro normativo dell’Agenzia.
• Il ruolo della Agenzia rispetto alle altre amministrazioni interessate al
settore spaziale non è ancora nitidamente focalizzato.
• L’interesse della pubblica opinione alle problematiche spaziali in Italia
è inferiore a quello che si registra negli altri paesi spaziali.

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Le opportunità

• Le competenze nazionali spaziali per le telecomunicazioni e la


osservazione della Terra, unitamente a favorevoli fattori geopolitici,
possono fare acquisire all’Italia un ruolo di rilievo, in ambito europeo e
mediterraneo, in tali settori
• Le iniziative recentemente intraprese dall’Italia in ambito ESA, per
riconoscimento dei partner europei, hanno di fatto “salvata” la
partecipazione europea alla stazione spaziale internazionale ed evitato
un aggravamento incontrollabile della crisi dell’Agenzia europea; ciò
ci pone in una posizione di primo piano nella ormai indifferibile
ridefinizione della missione e della struttura dell’ESA

Le sfide

• L’ASI deve affermarsi, nell’ambito della politica spaziale nazionale,


quale punto focale per tutti gli enti interessati anche al fine di rendere
più competitivo il sistema Italia sul mercato internazionale.
• In mancanza di iniziative vigorose e coordinate in ambito ESA e UE non
si potrà ottenere un giusto riconoscimento del ruolo italiano nel settore
spaziale europeo.
• La comunità tecnologica, scientifica e industriale italiana deve essere
mobilitata al fine di trarre vantaggio dall’accordo bilaterale ASI/NASA
per la realizzazione del MPLM che offre all’Italia l’opportunità di
lavorare nello spazio con alcuni anni (circa quattro) di anticipo rispetto
al resto dell’Europa.

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3. La funzione di indirizzo

La legge 186/88 ha assegnato all’ASI una funzione di indirizzo delle


attività spaziali nazionali, sulla base di direttive del MURST e secondo
criteri generali deliberati dal CIPE.
La crisi gestionale dell’Agenzia e la mancanza di una coerente politica
spaziale nazionale hanno in passato compromesso l’adeguato adempimento
di questa funzione. Diverse attività sono state intraprese sulla base di
spinte industriali contingenti, non riconducibili a un disegno unitario. In
generale, a determinare l’avvio dei programmi sono state esigenze non
coerentemente pianificate.
Nondimeno i programmi predisposti e gestiti dall’ASI hanno evidenziato le
notevoli capacità nel settore spaziale italiano: IRIS, LAGEOS, X-SAR,
ITALSAT e SAX sono stati un pieno successo da un punto di vista
tecnologico e sistemistico. Gli imprevisti delle missioni dei due satelliti
TSS non sono imputabili a difetti di manifattura dei sistemi di
responsabilità italiana, che, per ammissione formale della NASA, hanno
funzionato perfettamente in entrambe le missioni. La partecipazione ai
programmi ESA, nonostante i problemi relativi al ritorno industriale, ha
contribuito validamente alla qualificazione del sistema spaziale italiano nei
settori scientifico, delle telecomunicazioni, delle osservazione della terra,
delle infrastrutture spaziali e della propulsione.
La mancanza di ben identificate strategie non ha però permesso al Paese,
soprattutto a livello internazionale, di trarre adeguati benefici dalle
competenze acquisite. Si tratta quindi di identificare e utilizzare al meglio
gli strumenti di indirizzo che l’ASI può applicare al raggiungimento degli
obiettivi strategici. Sulla base di questo approccio è poi possibile definire
una pianificazione dei programmi a lungo termine.
Le linee di sviluppo programmatico debbono anche comprendere una
politica industriale (che riequilibri la presenza della piccola e media
industria rispetto alle grandi aziende e spinga queste ultime a un
rafforzamento delle loro capacità tecnologiche e di competitività e
aggressività commerciale) e una politica di collaborazione con università
ed enti di ricerca.
Per i programmi applicativi è poi necessario il coinvolgimento degli utenti
(es. PPTT, Difesa, Ambiente, Agricoltura, Trasporti) così da assicurare una

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corretta sinergia dettata da interessi concreti, sia in ambito nazionale che


internazionale. Vanno poi attivate iniziative di commercializzazione
(tramite consorzi o altri strumenti) delle tecnologie sviluppate, di cessione
di know-how, di vendita di servizi, di richiesta di royalties sulla vendita di
prodotti risultanti da attività finanziate dall’ASI. Il successo di tali
operazioni costituirà, infatti, un indice obiettivo della validità delle scelte
effettuate.
In questo quadro generale, si deve tenere presente che i programmi
nazionali di grandi dimensioni e di elevato costo sono, per molteplici
motivi, attualmente oggetto di critica da parte di quasi tutti gli operatori del
settore. Anzitutto la loro realizzazione comporta spesso l’affidamento a
ditte non italiane di alcuni dei sottosistemi, per un importo che, unito a
quello per l’acquisto di componenti, può arrivare a metà della spesa
complessiva. Inoltre la lunga durata dei programmi ne favorisce la
lievitazione dei costi e ne svuota spesso i contenuti a causa del rapido
evolversi delle tecnologie e delle conoscenze scientifiche. Appaiono
pertanto più paganti, in base alle tecnologie oggi disponibili, satelliti
piccoli e medi, per i quali c’è, infatti, grande richiesta in ambito scientifico,
applicativo e tecnologico.
Programmi più impegnativi possono essere presi in considerazione
nell’ambito di collaborazioni bilaterali e multilaterali a patto che la
partecipazione italiana sia adeguatamente qualificata nei contenuti e nella
gestione e che vengano garantiti ritorni commisurati al contributo
finanziario fornito. A tale proposito può essere citato come esempio molto
efficace l’atteggiamento nei confronti delle stazioni spaziali della Francia
che, con uno sforzo economico non eccessivo e opportuni accordi con la
Russia, ha fatto volare diversi astronauti sulla MIR, conducendo numerosi
esperimenti di lunga durata.
È prevista inoltre l’identificazione di “centri di eccellenza”, a livello
regionale o di macro-regioni, che favoriscano iniziative di fertilizzazione e
di diffusione nel territorio della “cultura” spaziale.
Nei paragrafi seguenti verranno esaminati aspetti riguardanti il
finanziamento pubblico della ricerca spaziale, le analisi del sistema
spaziale nazionale, la formazione di specialisti e le esigenze del settore
militare. La politica industriale e quella della ricerca scientifica saranno
oggetto di appositi capitoli.

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3.1. Il finanziamento pubblico della ricerca spaziale

Al finire degli anni ‘80, grazie al finanziamento pubblico, l’attività


spaziale in Italia ha cominciato ad avere una sua consistenza “critica”.
Prima di questi anni si è trattato di una dimensione macroeconomica
estremamente ridotta per poter rappresentare un settore economico
compiuto, autonomo, capace di intrecciarsi sia orizzontalmente (con altri
settori, altri paesi) sia verticalmente (un insieme di aziende che produce a
ciclo completo).

Leggi finanziarie per ricerca spaziale e contribuzioni ESA (per


competenza)
900
800
700
600
Miliardi lit

500 Contr. ESA


400 Tot finanz.
300
200
100
0
1979 1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995

Mentre per il periodo 1979-83 gli stanziamenti annui complessivi sono


stati dell’ordine dei 100 miliardi di lire, nel periodo 1984-88 si è avuta una
crescita impetuosa, fino ad arrivare a un livello di 800 miliardi, pressoché
equamente ripartiti tra partecipazione ESA da un lato e programmi
nazionali e di collaborazione internazionale dall’altro. Successivamente gli
stanziamenti complessivi sono rimasti praticamente stazionari fino al
1995, in termini nominali, comportando quindi una flessione in valori
reali a causa dell’inflazione.
A partire dal 1992 si verificano due fenomeni con gravi conseguenze per le
finanze dell’ASI. L’importo della partecipazione ESA si “impenna” fino ad
assorbire quasi l’intero contributo a carico dello Stato. Per i programmi
nazionali e di collaborazione internazionale viene attuata una gestione
“fuori bilancio”, sulla base di impegni non formalizzati da un punto di
vista contrattuale e contabile a causa della mancanza dei relativi fondi.

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La situazione di crisi conseguente ha portato infine alla promulgazione


della legge n.233/95 per il risanamento dell’ASI, che affida a un
amministratore straordinario la predisposizione di un piano di riassetto
economico-finanziario. Tale piano cui si rimanda per maggiori dettagli,
prevede (i) l’annullamento del disavanzo economico (valutato in oltre
1260 miliardi di lire a fine 1995) mediante il ricorso a linee di credito; (ii)
la formalizzazione degli impegni programmati per i quali il governo si è
impegnato con accordi internazionali; (iii) la ripresa dei finanziamenti nel
settore della ricerca di base; (iv) l’avvio di nuove attività che entreranno in
fase realizzativa a partire dal 1998-2000, in mancanza delle quali si
produrrebbe un gap, che all’inizio del nuovo millennio, escluderebbe di
fatto l’Italia dal novero dei paesi spaziali importanti.
La legge finanziaria del 1996 prevede un budget annuo ASI di quasi 950
miliardi di lire per il 1996 e di 1150 miliardi per il 1997, fino a raggiungere
nel 1998 i 1300 miliardi. Il piano di riassetto citato prevede una crescita
ulteriore negli anni successivi, sino al raggiungimento del livello di 1500
miliardi annui. Si tratta quindi di un incremento che, seppure, in parte
utilizzato per gli interessi passivi e il rimborso delle quote di capitale delle
linee di credito più sopra menzionate, permetterà di portare il potenziale
scientifico e industriale del Paese a livelli adeguati al suo peso economico
nel contesto mondiale, riequilibrando nel contempo la partecipazione ai
programmi dell’ESA.

Leggi finanziarie e previsioni per ricerca spaziale e


contribuzioni ESA (per competenza)
1600
1400
1200
Miliardi lit

1000
Contr. ESA
800
Tot finanz.
600
400
200
0
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Oltre ai finanziamenti previsti dalla legge n.186/88 (istitutiva dell’ASI),


gravanti direttamente sui fondi per la ricerca, va considerata positivamente
una maggiore articolazione delle fonti di finanziamento per lo spazio.
Recentemente il governo ha previsto, con apposito decreto, il

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finanziamento di un programma satellitare ai fini della protezione civile e


del monitoraggio ambientale. L’interesse del Ministero PPTT, del
Ministero dei Trasporti e del Ministero della Difesa per i sistemi di
telecomunicazioni satellitari o di osservazione della Terra, può far
prevedere investimenti da parte di varie Amministrazioni dello Stato.
Lo stabilirsi di sinergie e la eliminazione di inutili duplicazioni di attività
nell’intervento pubblico richiede che l’ASI svolga il suo ruolo centrale di
coordinamento tramite accordi operativi con le altre amministrazioni, nel
pieno rispetto delle singole autonomie.

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3.2. Analisi del sistema spaziale

Una reale capacità di intervento in materia di politica spaziale e


definizione delle strategie richiede la disponibilità di dati sistematici e
omogenei concernenti i programmi, le aziende, gli enti di ricerca. È quindi
necessaria la costituzione dell’apposita banca dati che sino a oggi non è
stato possibile sviluppare, stante le carenze strutturali di ASI.
La disponibilità dei dati sarà ovviamente finalizzata alle necessità
strategiche e programmatiche dell’Agenzia. Essi però potranno e dovranno
(salvo specifiche esigenze di riservatezza) essere resi pubblici, anche
tramite INTERNET. Ciò sia per motivi promozionali del sistema spaziale
italiano che per esigenze di trasparenza dell’operato di ASI.
Tra le banche dati che si prevede di costituire, inizialmente estese ai soli
operatori italiani, si citano:
AZIENDE
Oltre ai parametri e agli indicatori quantitativi di tipo economico,
finanziario, produttivo, verranno inclusi dati qualitativi e descrittivi, quali
l’assetto proprietario, le esperienze e le tipologie produttive, il know-how,
i processi tecnologici, gli impianti ,...
ENTI DI RICERCA
Comprenderà dati relativi ai settori di ricerca, alla consistenza dei team, ai
progetti in corso,...
PROGRAMMI
Oltre ai dati economici e finanziari conterrà la descrizione delle varie
caratteristiche gestionali e tecniche dei programmi spaziali.
CENTRI DI ECCELLENZA NAZIONALI
Devono essere identificati e caratterizzati centri di eccellenza scientifici e
industriali di supporto alle attività spaziali

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3.3. La formazione

Lo spazio occupa una posizione di avanguardia nel campo della ricerca


scientifica e tecnologica. La sfida competitiva che le industrie spaziali si
trovano ad affrontare può essere vinta solo con efficienza e competitività.
In un contesto di rapida evoluzione tecnologica, ciò richiede un continuo
aggiornamento delle competenze di quanti operano nel settore, in un
processo di educazione continua.
Il legislatore ha previsto per l’ASI compiti specifici in merito. L’Agenzia
ha il compito di promuovere la diffusione e l’utilizzazione delle
competenze derivanti dalle attività spaziali e la formazione di specialisti
nel campo delle tecnologie spaziali e delle loro applicazioni. D’altra parte
l’ASI, per il suo ruolo attivo nella elaborazione, pianificazione e gestione
di programmi internazionali, europei e italiani, è nella migliore
collocazione per individuare e pianificare l’attività formativa nel medio e
lungo periodo.
Una prima iniziativa è stata la promozione di un “Master in discipline e
tecnologie spaziali nel campo delle osservazioni della terra”, tenuto
durante l’anno accademico 1994-1995 con il contributo anche di personale
ASI. È opportuno che questa iniziativa non rimanga isolata.
A tal fine è opportuno che l’ASI predisponga, in collaborazione con
Università, Enti di Ricerca e industrie, un piano articolato su due linee: (i)
la formazione e qualificazione scientifico-professionale di giovani laureati
e diplomati e (ii) l’aggiornamento professionale del personale di industrie,
università, enti di ricerca e dell’ASI stessa.

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3.4. Le esigenze dei programmi militari

I settori spaziali di interesse per la Difesa comprendono le


telecomunicazioni, riservate e protette, a lunga distanza, l’osservazione
degli scenari di interesse sotto ogni profilo (ivi compreso il monitoraggio
meteorologico e Sigint). Esigenze operative, anche se di carattere generale,
riguardano inoltre la navigazione, l’avvistamento via satellite di lanci
missilistici, l’accesso allo spazio, la gestione di satelliti in orbita.
L’Amministrazione della Difesa gestisce un Piano Spaziale (PSD) con un
bilancio annuo di oltre 200 miliardi di lire.Oggi non è stata ancora attuata
alcuna reale integrazione tra la pianificazione dell’ASI e quella della
Difesa. Sono in corso iniziative per un futuro coordinamento tra le due
amministrazioni.
Di seguito è riportata una descrizione sintetica di applicazioni, da
realizzare in ambito nazionale e internazionale, per le quali è possibile una
sinergia con i programmi per applicazioni civili.
Telecomunicazioni
Sistemi spaziali in grado di integrare le attuali capacità TLC per il corretto
esercizio del Comando e Controllo delle forze dispiegate nei vari punti
dello scenario operativo di riferimento e di collegare unità e mezzi
ovunque dislocati e operanti, sia tra loro sia con gli organi politici e
militari centrali. La copertura richiesta riguarda tutta l’area di interesse
operativo nazionale. Secondo il profilo qualitativo e quantitativo le
comunicazioni devono risultare al massimo livello di protezione e di
sicurezza concesso dallo stato dell’arte e devono possedere una elevata
capacità di traffico con possibilità di integrazione con altri sistemi TLC.
Osservazione della terra
Sistemi spaziali complessi dotati di sensoristica diversificata e in grado di
soddisfare contestualmente più esigenze riferite a (i) individuazione e
identificazione di obiettivi di interesse informativo nell’area di competenza
e (ii) sorveglianza di scenari di interesse operativo, con capacità di
ricognizione ogni tempo e possibilità di adeguata ripetitività di ripresa
degli stessi scenari.
SIGINT
Sistema SIGINT (signal intelligence) in grado di effettuare attività in tutte
le sue forme, finalizzate ad assicurare, passivamente e simultaneamente

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alla missione di osservazione via satellite, la capacità di intercettazione di


segnali elettromagnetici nella banda 0.1 - 40 GHz. In particolare deve
essere prevista la copertura continua, in termini di ricezione e goniometria,
delle frequenze di interesse incluse nella banda sopra indicata.
Meteorologia
Sistemi in grado di fornire le informazioni necessarie per la pianificazione
e la condotta di tutte le operazioni aeree, terrestri, navali e per l’attività di
sistemi di osservazione ottici.
Navigazione
Disponibilità (intesa come accessibilità) di sistemi che consentano
l’aggiornamento passivo della posizione dei mezzi e delle unità di
interesse, con possibile applicabilità alle componenti attive dei sistemi
d’arma.
Mezzi di accesso allo spazio
Al momento la Difesa non manifesta proprie e specifiche esigenze nel
settore. Per contro, si evidenzia l’interesse per una crescita tecnologica
delle capacità nazionali nel campo della vettoristica tradizionale e in quello
dei mezzi innovativi (spazioplani). Ciò in quanto tali tecnologie
consentirebbero in futuro lo sviluppo di nuovi mezzi operativi propri
dell’A.D. (tradizionali e/o innovativi) e la disponibilità, anche in campo
nazionale, di mezzi competitivi per l’accesso allo spazio.
Ricerca e sviluppo
In analogia a quanto espresso per i mezzi per l’accesso allo spazio, è
interesse comune che gli sviluppi tecnologici e realizzativi di sottosistemi
spaziali (di bordo e di terra) finanziati con intervento pubblico trovino la
loro applicabilità anche in ambito militare. E’ pertanto essenziale, anche in
questo campo, un coordinamento degli Enti preposti, mediante una
adeguata conoscenza di quelle che sono le potenziali esigenze della Difesa
in campo spaziale.

B
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4. La politica della ricerca e la struttura per la


ricerca di base

La legge riconosce ampia autonomia alla comunità scientifica nella


valutazione e determinazione delle attività di ricerca di base nel settore
spaziale: più in generale la libertà della scienza è tra i diritti garantiti dalla
Costituzione (art.33). È compito perciò dell’ASI rispettare questa
autonomia.
A tal fine la programmazione finanziaria ASI prevede un budget in crescita
fino a 150 miliardi di lire. Le esigenze della ricerca di base potrebbero
essere meglio soddisfatte qualora fossero correlate con le strategie generali
dell’ASI. Queste prevedono:
• partecipazione alle missioni scientifiche del programma obbligatorio
ESA
• collaborazioni con NASA e altre Agenzie Spaziali
• piccoli satelliti concepiti per missioni scientifiche
• applicazioni scientifiche a bordo della stazione spaziale
• ricerche da aereo e palloni stratosferici
È stata evidente, all’interno dell’Agenzia, l’insufficienza di una struttura
che prevedeva un Comitato Scientifico nel ruolo di semplice mediatore per
l’assegnazione di fondi. Il Comitato Scientifico è stato spesso sentito come
“lontano” da vaste componenti della comunità scientifica. Il meccanismo
che prevede per il Comitato la duplice funzione di alta consulenza e di ente
depositario in modo esclusivo della potestà selettiva per le iniziative di
ricerca scientifica fondamentale, è anomalo rispetto a quelli adottati dalle
altre agenzie spaziali. È mancato un livello che esprimesse almeno una
funzione di “camera di compensazione” tra le esigenze dei vari gruppi di
ricerca. Ne sono derivati dissidi, mancanze e ritardi (con conseguenze assai
gravi soprattutto nei finanziamenti di programmi pluriennali già in corso) e
assenza di linee strategiche di riferimento.
È necessario pensare a un diverso modello, più simile a quello adottato
dalle maggiori agenzie spaziali come la NASA e l’ESA, per il quale l’ASI
si doti di una Direzione Scientifica e la Comunità Scientifica sia
rappresentata, per la scelta dei progetti, da Gruppi di Lavoro tematici e da
un Comitato Interdisciplinare. L’interazione tra Comitato Interdisciplinare,

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PIANO 1996-2000: I) LINEE STRATEGICHE
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democratica espressione della comunità scientifica italiana, e la


menzionata Direzione Scientifica deve assicurare il migliore utilizzo delle
risorse disponibili.
La Direzione Scientifica dovrà favorire la correlazione tra il Piano
Operativo per la Scienza e il Piano dei Programmi dell’ASI. In tal senso
fornirà indicazioni sulle capacità tecnologiche italiane, sui paralleli
investimenti dell’ASI (per esempio, per lo sviluppo di minisatelliti adatti a
missioni scientifiche), sulle opportunità di collaborazioni bilaterali
dell’ASI nell’ambito di missioni scientifiche con la NASA o con altre
agenzie (tipico il caso degli Announcements of Opportunities). Inoltre la
Direzione Scientifica assicurerà il flusso, nei due sensi, di tutto ciò
(informazioni, decisioni, azioni) che riguarda la partecipazione italiana al
programma scientifico dell’ESA e all’utilizzazione della stazione spaziale.
E’ chiaro in particolare che l’ASI deve assicurare il massimo ritorno
dall’investimento che l’Italia fa nel programma scientifico (obbligatorio) di
ESA. Tale ritorno deve essere assicurato sul piano scientifico e su quello
industriale. Mentre quello industriale può essere controllato direttamente
dall’ASI, quello scientifico potrà essere assicurato solo se la comunità
scientifica si doterà di precise regole in proposito. Non è infatti pensabile
che, come accade oggi, passino mesi di titubanze e incertezze prima di
approvare, sui fondi della ricerca fondamentale, le proposte degli enti di
ricerca italiani relative alla strumentazione scientifica destinata agli
appositi satelliti del programma obbligatorio dell’ESA.

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5. La politica industriale

L ’ASI è stata carente nel passato per quanto riguarda l’elaborazione di una
reale politica industriale. La carenza è stata sia di indirizzi per la
razionalizzazione e il miglioramento dell’efficienza della struttura
industriale che di politiche per la valorizzazione e la promozione
dell’industria nazionale nel contesto europeo e mondiale.
Ciò nonostante, l’aumento dei finanziamenti pubblici per lo spazio nel
corso degli anni ‘80 ha permesso una notevole crescita del settore
industriale. In una indagine svolta dal Censis nel 1991 per conto dell’ASI,
14 aziende (in cui risultava impiegata la maggior parte degli addetti del
settore spaziale) impegnavano 1.559 unità nel 1980: dopo dieci anni la
cifra era triplicata (4.898).
Il grafico che segue identifica la crescita occupazionale del settore nel
periodo di massima espansione (Aeritalia e Selenia Spazio non si erano
ancora fuse in Alenia Spazio).

Numero di addetti allo spazio in italia 1980 1985 1990

1200

1000

800

600

400

200

0
Selenia Sp. Aeritalia Telespazio BPD LABEN FIAR Off. Galileo CISET Fiat Avio Microtecnica

dati ASI/CENSIS per le 10 aziende maggiori

Nella prima metà degli anni ‘90 la grave crisi che ha colpito il settore
aerospaziale, con circa 30% di calo degli addetti, ha solo marginalmente
interessato lo spazio, che presenta oggi un livello di circa 5500 occupati
nelle aziende direttamente interessate.

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La crescita però non è stata di natura solo quantitativa, ma anche


qualitativa.
L’impatto sulle risorse umane e sul potenziale produttivo è stato
complessivamente elevato, in quanto tale crescita:
• ha permesso alle aziende di raggiungere una massa critica sul piano
delle risorse umane e di dotarsi di attrezzature e di impianti
specializzati;
• ha reso necessaria l’introduzione e la diffusione di alcune figure
professionali chiave nel settore spaziale;
• ha provocato un accrescimento rapido della domanda di lavoro per le
qualifiche più elevate del settore;
• ha fatto sì che le imprese spaziali italiane, sul piano organizzativo e di
competenza tecnologica e sistemistica, ben figurino rispetto agli
standard vigenti sui mercati internazionali.
Le carenze del passato sottolineano la necessità che l’ASI svolga
compiutamente il suo ruolo in materia di politica industriale. Non si tratta
di operare interventi dirigistici di tipo centralistico. Il fatto che lo Stato sia
il maggiore committente nel settore spaziale fa sì che gli interventi
dell’Agenzia assumano di per sé un particolare rilievo, anche nella
elaborazione e nella attuazione della politica industriale spaziale italiana.

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5.1. Gli aspetti gestionali

La fine della contrapposizione est-ovest ha globalizzato la competizione


nel settore spaziale, anche a seguito dell’intervento di nuovi attori e della
disponibilità di tecnologie prima riservate alle applicazioni militari. Ciò ha
costituito un importante stimolo per il miglioramento della gestione tecnica
ed economica dei programmi. Vi è inoltre una maggiore attenzione da
parte dell’opinione pubblica e dei Governi al “ritorno degli investimenti”
in termini di rapporto costi/benefici.
Quindi, se da un lato vengono riesaminati criticamente gli obiettivi e
intraprese azioni per migliorare le prestazioni dei sistemi, dall’altro si
identificano strategie per la riduzione dei costi e dei tempi di realizzazione:
la NASA ha come obiettivo strategico quello di conseguire entro il 2010
una riduzione dei costi dei satelliti e di accesso allo spazio per un fattore
pari a 20. Uno degli strumenti innovativi, cui l’Agenzia statunitense fa
riferimento per una consistente riduzione dei costi dei programmi spaziali,
e' un modello di gestione che trae origine dal concetto di "concurrent
engineering" e dalla nuova struttura di organizzazione del lavoro che ne
deriva, denominata "Integrated Product Development". Sono così ridefiniti
sia il modello che l'organizzazione dell'ingegneria di sistema durante il
ciclo di vita di un progetto, dalla sua concezione alla messa in orbita del
prodotto spaziale finale. Anche la struttura governativa di gestione del
progetto e' rivista in funzione del nuovo modello industriale.
Questa fase di ottimizzazione della produttività del sistema spazio rende
ancora più complessa la competizione mondiale. L’Italia ha investito nel
settore importi rilevanti, soprattutto in rapporto con altre attività di ricerca
e sviluppo. L’ASI deve perciò dotarsi di opportuni strumenti e sviluppare
iniziative in grado di affrontare questa competizione. Pur trattandosi in
alcuni casi di strumenti operativi, alcune scelte possono avere valenza
strategica, con impatti di politica industriale.

5.1.1. Approccio della “qualità totale”:

L’approccio della “qualità totale” costituisce uno strumento per la politica


industriale. Un programma di gestione della qualità, verso i contraenti e al
proprio interno, è anche mirato alla riduzione dei costi e al miglioramento
dell’efficienza gestionale con speciale riguardo alle verifiche, al controllo
di configurazione e alla garanzia del prodotto. Crescente diffusione, nella
pratica gestionale dei progetti della difesa e dello spazio, hanno i sistemi

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CALS (Continuous Acquisition and Life Cycle Support). Si tratta di


sistemi concepiti come strumenti di una strategia per l’integrazione dei
processi aziendali, tramite l’adozione di standard per lo sviluppo, la
gestione e l’utilizzo delle informazioni tecniche e di controllo. L’impiego
di sistemi informativi, quale l’ECSS system (European Cooperation for
Space Standardization), mirato alla standardizzazione dei processi e delle
procedure, sarà strumento insostituibile per tale approccio.

5.1.2. Analisi dei costi industriali

Una adeguata metodologia di stima dei costi può avere importanti impatti
ai fini della politica industriale. Si pensi a esempio alla politica dei tassi
orari con riferimento all’entità e modalità di riconoscimento dell’utile
industriale in funzione della tipologia di attività.
Le caratteristiche delle produzioni nel settore spaziale rendono spesso
difficile e complessa la valutazione dei costi di progetto, soprattutto
nell’attuale situazione di veloce e continua innovazione tecnologica. E’
quindi necessario che la struttura dell’ASI venga potenziata sempre di più
per affinare il processo metodologico della stima dei costi, anche
estendendo l’utilizzo di nuovi strumenti parametrici, in analogia a quanto
avviene per la NASA e per grandi gruppi industriali.

5.1.3. Impostazione contrattuale

La formulazione contrattuale può avere importanti effetti ai fini


dell’economia dei progetti. Alcune delle iniziative che l’ASI assumerà in
merito sono:
• oculata pianificazione dei pagamenti, con impatto quindi sulle politiche
economico- finanziarie aziendali;
• assegnazione dei contratti secondo un giusto livello di competizione;
• controllo della assegnazione dei sottocontratti nella prospettiva di
valorizzare appieno le capacità del sistema industriale nazionale e in
particolare delle piccole-medie imprese;
• possibilità per l’ASI di rescindere i contratti e di imporre la rescissione
di subcontratti in presenza di cambiamenti degli assetti societari. Si
pensi al caso in cui, successivamente all’assegnazione di una commessa
di notevole importo e durata, determinata in modo rilevante da

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considerazioni di valenza strategica nazionale, la proprietà di un’azienda


decida di monetizzare la “dote” appena conseguita. La Pubblica
Amministrazione deve essere in grado di garantirsi qualora la variazione
di assetto societario danneggi eventuali interessi strategici nazionali che
fossero stati alla base del contratto.

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5.2. Aspetti commerciali

Mentre i programmi militari e la ricerca di base per loro natura non


possono che contare sul solo intervento pubblico, per attività spaziali
applicative e di supporto si può parlare di un crescente interesse per
sviluppi commerciali, a livello mondiale.
Significativo è l’andamento del fatturato per attività commerciali in USA
dal 1990 al 1994, secondo i dati dell’U.S. Dept. of Commerce (1994).

7000

6000
milioni di dollari

5000

4000

3000

2000

1000

0
1990 1991 1992 1993 1994

L’esame della reale natura commerciale dei programmi spaziali va


effettuato con alcune cautele. Il settore è ampiamente caratterizzato dal
mercato “captive” (cioè protetto dal finanziamento pubblico). Per motivi
economici o di interesse strategico nazionale, i governi hanno sostenuto
sovente, direttamente o indirettamente, i costi di sviluppo e talvolta di
produzione delle prime unità. Ciò non di meno, in molti casi, per
produzioni che hanno superato la fase iniziale di apprendimento (learning
factor), si è creato un mercato commerciale, in grado di determinare un
utile rispetto ai costi marginali. I livelli di costo degli stessi satelliti
commerciali per telecomunicazioni statunitensi sono garantiti da una
notevole committenza militare che, per evidenti esigenze strategiche
proprie di una potenza mondiale, si è fatta carico dei costi di sviluppo. Un
dato interessante emerge poi dal confronto del fatturato delle aziende
spaziali USA ed europee. Secondo dati di Euroconsult, relativi al 1994 e
riportati in un rapporto dell’Industry’s High Level Group della CE, mentre
il fatturato delle industrie europee (pari a 3,5 miliardi di dollari) proveniva

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PIANO 1996-2000: I) LINEE STRATEGICHE
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per il 66% da committenza pubblica, per le industrie americane (pari a 28,5


miliardi di dollari) la committenza pubblica contribuiva per il 93%.
La crescente competizione internazionale, nel campo dello spazio
commerciale, esclude meccanismi assistenziali finalizzati alla
sopravvivenza di realtà produttive non competitive, prive quindi di futuro.
L’ASI nel finanziare fasi di ricerca e sviluppo di programmi orientati alla
commercializzazione deve effettivamente verificare che si riferiscano a
programmi realmente vitali e competitivi in campo internazionale.
Le fasi successive di industrializzazione e commercializzazione esulano da
una diretta competenza dell’Agenzia. La legge 186/88 prevede però la
possibilità che l’ASI partecipi “in via minoritaria, previa autorizzazione del
Ministro per il coordinamento delle iniziative per la ricerca scientifica e
tecnologica, a consorzi industriali o misti con la partecipazione di enti
pubblici costituiti anche in società con idonee capacità finanziarie o a
società od imprese internazionali o straniere per la promozione del mercato
di sistemi e servizi spaziali nonché per attività di ricerca e sviluppo,
realizzazione e commercializzazione di tecnologie e prodotti tecnologici di
interesse spaziale. La partecipazione può avvenire mediante conferimento
di capitali, di tecnologie, di diritti di proprietà intellettuale e industriale, di
personale specializzato nonché di servizi di assistenza tecnica.”
La partecipazione dell’ASI a consorzi è da ritenersi uno strumento
fondamentale ai fini di una reale politica di incentivazione delle attività di
commercializzazione dello Spazio.

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5.3. Aspetti finanziari

La nostra epoca è caratterizzata da tre grandi mutamenti: l’innovazione


tecnologica, l’internazionalizzazione dei processi produttivi e
l’innovazione finanziaria.
L’innovazione tecnologica è connaturata ai progetti spaziali. I progetti
predisposti e gestiti dal CNR prima e dall’ASI poi sono stati caratterizzati
da contenuti fortemente innovativi. La natura stessa dei progetti spaziali
(rischio elevato e forti investimenti iniziali) ha favorito
l’internazionalizzazione dei programmi (cui peraltro contribuisce la stessa
natura fisica dell’ambiente spaziale, non vincolato al concetto ristretto di
“spazio territoriale”).
Per quanto riguarda l’innovazione finanziaria non vi è stata alcuna
“fertilizzazione” delle culture aziendali, permanendo anche nel settore
spaziale il gap finanziario (cioè un minore sviluppo di nuovi e sofisticati
strumenti finanziari) della nostra economia rispetto ad altre economie
avanzate.
La crisi del settore spaziale mondiale, le sempre crescenti difficoltà per le
economie avanzate di garantire sufficienti livelli di finanziamento pubblico
richiedono ormai, per le applicazioni di tipo commerciale, una nuova
mentalità non più orientata al mero finanziamento di impresa ma al
finanziamento del progetto (project financing). In questo caso compito
dell’ASI sarà quello di favorire l’intervento di operatori finanziari tramite
definizione di iniziative mirate, che vedano a esempio un parziale supporto
finanziario a progetti oculatamente selezionati.

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5.4. Il ruolo della piccola-media industria

Le piccole e medie industrie svolgono un ruolo particolarmente importante


in tutti settori economici. La loro capacità di adattamento al mutare delle
esigenze del mercato, di veloce acquisizione di nuove tecnologie e l’
abilità nell’inserirsi in nicchie high-tech, le rendono complementari alle
grandi società in un sistema industriale equilibrato. Tuttavia, in caso di
crisi del settore, i maggiori problemi si creano proprio per queste aziende.
Infatti, le grandi industrie, prime contraenti di grossi progetti, al fine di
compensare la conseguente riduzione di lavoro, tendono a ridurre il ricorso
a sottocommesse. Inoltre le aziende di piccole e medie dimensioni, data la
loro minore forza sul mercato finanziario, possono maggiormente risentire
di difficoltà finanziarie.
Dato il ruolo fondamentale della piccola e media industria è necessario che
l’ASI adotti opportuni provvedimenti. Uno strumento fondamentale in tal
senso è costituito dalla partecipazione dell’ASI a una attenta politica di
assegnazione delle sottocommesse industriali. Anche i progetti tecnologici,
affidati direttamente in esecuzione a piccole e medie imprese, devono
avere tra gli obiettivi primari il mantenimento e l’ampliamento delle
capacità tecnologiche della stesse, soprattutto ai fini dell’inserimento in
nicchie di eccellenza.
Non vanno poi trascurate le implicazioni industriali delle attività di ricerca
di base. Lo stanziamento tendenzialmente riservato alla ricerca di base sarà
dell’ordine di 150 miliardi annui. Quota rilevante di tale importo sarà
impiegata affidando all’industria la realizzazione di equipaggiamenti e
strumenti scientifici. Si tratta tipicamente di progetti che richiedono
padronanza delle tecnologie utilizzate, elevata specializzazione e
progettazioni a hoc (custom), fattori tutti particolarmente congeniali alla
piccola e media impresa. Un intervento mirato dell’ASI in questo settore
permetterebbe la crescita di piccole aziende “modello”. Gli importi
economici relativi ai singoli progetti, marginali per grandi realtà
industriali, possono infatti rappresentare una fonte rilevante di
committenza per piccole imprese di punta. Tale intervento da parte
dell’ASI dovrà basarsi sul pieno rispetto delle esigenze della ricerca,
favorendo, anche con iniziative accessorie, un rapporto di collaborazione,
tra enti di ricerca e aziende, proficuo per entrambi.

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6. La cooperazione internazionale

Come già accennato, lo spazio è uno dei settori in cui è più avanzato il
processo di internazionalizzazione. Oltre che da esigenze culturali e di
politica internazionale, ciò dipende anche dai costi e dai rischi dei progetti
spaziali, spesso eccessivi anche per le economie più forti. Si pensi alla
stazione spaziale internazionale e alla costituzione della stessa ESA.
La legge assegna all’ASI precisi compiti in materia di cooperazione
internazionale. Infatti, oltre alla responsabilità diretta di gestione dei
programmi internazionali, l’Agenzia:
• cura, sulla base delle direttive impartite dal MURST, gli interessi
nazionali, scientifici e industriali, per quanto concerne la partecipazione
italiana ai programmi dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA),
assicurando l’acquisizione di commesse adeguate alle contribuzioni
versate alla stessa ESA e garantendo anche l’armonizzazione e la
compatibilità delle attività nazionali con quelle affidate all’industria
nazionale dall’ESA;
• Partecipa a programmi od imprese spaziali in collaborazione con
organismi di altri Paesi mediante accordi bilaterali o multilaterali, previa
autorizzazione concessa dal MURST, di concerto con il MAE;
• Stabilisce, previa autorizzazione concessa dal MURST, di concerto con
il MAE, relazioni con organismi spaziali di altri Paesi e internazionali
per determinare obiettivi e attività specifiche di collaborazione e per
verificare la validità scientifica, tecnologica ed economica e la
complementarità delle attività sviluppate nel Piano spaziale nazionale,
nel contesto di programmi internazionali e di altri Paesi. Assicura al
MURST le necessarie collaborazioni anche attraverso la designazione di
proprio personale altamente qualificato, nell’attuazione dei programmi
europei e internazionali al fine di favorire le valutazioni riguardo agli
indirizzi generali di politica spaziale nazionale e all’interesse italiano
alla partecipazione in programmi spaziali internazionali;
• Può partecipare, in via minoritaria, previa autorizzazione del MURST, ...
a società od imprese internazionali o straniere per la promozione del
mercato di sistemi e servizi spaziali ....

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6.1. La cooperazione europea

La politica spaziale europea si trova a un bivio. Gli ingenti investimenti dei


governi nel settore spaziale hanno permesso una indubbia crescita delle
capacità tecnologiche e delle competenze sistemistiche industriali. A ciò
non è però corrisposta una generale capacità dell’industria europea di
“stare sul mercato”. Alcune motivazioni sono di carattere strutturale: a
esempio non vi è nulla in Europa che svolga una funzione di volano
analoga a quella che negli USA è svolta dalla committenza militare. Altri
fattori dipendono direttamente dalle scelte politiche ed economiche dei
governi europei.

6.1.1. Il nuovo ruolo della CE

La CE, nel riconoscere il ruolo propulsivo che l’ESA ha avuto in una fase
“technology driven” (ovvero motivata dalla prospettiva di crescita e
sviluppo in un settore ad alta tecnologia), ritiene di dover giocare oggi un
proprio ruolo più diretto, quale maggiore utente europeo, per attività che
siano in una fase “market driven” (ovvero determinate dalle reali esigenze
e richieste del mercato).
Questa linea, certamente condivisibile, richiede però alcune cautele nella
fase attuativa, sulla base dell’esperienza ESA. La conduzione dell’ESA
infatti ha visto una prevalenza degli interessi di alcuni nostri partner
europei, di fatto a scapito di quelli italiani (il problema dei mancati “ritorni
industriali”). Si può affermare che, a causa di una debole capacità italiana
di intervento in ambito ESA, il nostro Paese ha di fatto finanziato, tramite
progetti condotti da imprese estere, lo sviluppo tecnologico di alcuni Paesi
europei nostri concorrenti.
A ciò si aggiungano le difficoltà di una parte dell’industria europea, in crisi
di sovradimensionamento conseguente ad ambiziosi programmi
governativi, che potrebbero spingere i governi interessati a far pesare su
altri Paesi europei gli oneri finanziari dei loro programmi attraverso
l’internazionalizzazione degli stessi. Si pensi, a titolo esemplificativo, al
tentativo di far finanziare dalla CE programmi di telecomunicazioni, che,
con ritardo di 7-8 anni, sembrano ripercorrere in gran parte le orme di
Italsat e Artemis.
Il problema richiede particolare attenzione. E’ perciò necessario che
l’Italia, pur sostenendo e incoraggiando il ruolo che la CE intende svolgere

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sempre più attivamente, si doti delle strutture e procedure operative che


permettano di incidere realmente sulle sue scelte e politiche di intervento.

6.1.2. La crisi dell’ESA

Il secondo fattore riguarda la crisi, si potrebbe dire di identità, dell’ESA. I


maggiori progetti in cui essa è coinvolta sono gestiti, per la gran parte, da
agenzie nazionali (NASA per la stazione spaziale e CNES per ARIANE).
Una recente analisi di una società di consulenza ne ha anche evidenziato il
sovradimensionamento della struttura gestionale operativa.
Alcuni governi hanno manifestato insofferenza per gli elevati costi di
funzionamento e più in generale per un’efficienza non ottimale dell’ESA.
Per i paesi maggiori contribuenti sono ormai da ritenersi più proficui i
rapporti bilaterali o multilaterali tra agenzie nazionali: diverso è il discorso
per i contribuenti minori, per i quali l’ESA svolge di fatto un ruolo
supplente di agenzia nazionale.
Sembrerebbe perciò più appropriato ridisegnare i ruoli dell’ESA,
salvaguardandone le competenze nella gestione dei grandi progetti
scientifici e il ruolo supplente di agenzia nazionale per i paesi minori
contribuenti, eventualmente indirizzandola anche verso una funzione di
supporto e consulenza tecnico-gestionale per gli organismi politici
europei.

6.1.3. La politica euro-mediterranea

Un altro aspetto che merita particolare attenzione riguarda i possibili


sviluppi della conferenza euro-mediterranea di Barcellona. Non solo la
presenza geografica ma anche l’influenza culturale del nostro paese
nell’area mediterranea ci pongono in una posizione privilegiata. La
conferenza di Barcellona ha infatti aperto la strada a nuove possibili
cooperazioni nell’area mediterranea, essenzialmente nell’ambito dei
programmi applicativi di telerilevamento e telecomunicazioni. È stato
identificato un programma di lavoro in grado di tradurre le dichiarazioni di
principi in un piano operativo. Alcuni tra i temi, di interesse per
applicazioni spaziali, sono (i) lo sviluppo di infrastrutture per le
telecomunicazioni e nuovi servizi nei paesi del Med12, (ii) l’analisi dei
problemi ambientali nel bacino del Mediterraneo e le relativa definizione
di appropriate iniziative e (iii) la pianificazione e l’uso delle risorse
idriche.

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Le competenze acquisite dal nostro settore scientifico e dall’industria


italiana su queste tematiche ci pongono in una reale situazione di
vantaggio. L’esperienza derivante dal programma Italsat ci permette di
partire da una posizione di avanguardia, in ambito non solo europeo, ma
anche mondiale, nell’utilizzo del satellite per le “information highway”.
L’avvio del progetto Skymed/Cosmo, ci pone poi in una posizione
competitiva in Europa per quanto concerne il settore del telerilevamento.
E’ quindi necessario che le iniziative italiane in ambito CE valorizzino
appieno le nostre competenze.

6.1.4. La cooperazione diretta con gli stati europei

Il CNR prima e l’ASI successivamente si sono pienamente inseriti nel


processo di internazionalizzazione dello spazio. Oltre alla partecipazione
in ESA, l’ASI ha consolidato numerose collaborazioni con gli Stati Uniti e
ha instaurato rapporti diretti di collaborazione con altri paesi europei, fra i
quali:

• con la Francia
◊ collaborazione con il CNES per lo sviluppo e la realizzazione del
programma IASI (Infrared Advanced Sounding Instrument) nel
settore dell’Osservazione della Terra;
◊ valutazioni CNES/ASI sulla possibilità di sviluppo congiunto di
un piccolo lanciatore;
◊ valutazioni CNES/ASI per la definizione di strategie comuni
nell’ambito dell’esplorazione planetaria, in particolare nel campo
dei Rover spaziali;
◊ attività per il lancio di palloni stratosferici dalla base ASI di
Trapani Milo a seguito di Memorandum d’Intesa con il CNES;
◊ collaborazione tecnologica per il progetto Arsene (pannelli solari)
• con la Germania
◊ realizzazione congiunta italo-tedesca del Radar ad apertura
Sintetica in banda X (X-SAR), nell’ambito della collaborazione
con JPL-NASA per il programma RadarLab

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• Paesi Bassi
◊ sviluppo e realizzazione congiunta del programma SAX;

• Paesi dell’Europa Centro-Orientale


◊ progetto preliminare, in ambito CEI (Central European Initiative -
ex Esagonale), per la definizione del progetto CESAR (Central
European Satellite for Advanced Research) dedicato allo studio
della magnetosfera terrestre.
Ulteriori iniziative vi sono state con Spagna e Grecia. Anche se il livello
complessivo delle cooperazioni non è di poco rilievo, l’ASI dovrà in futuro
ampliare il livello della cooperazione internazionale. Si citano a esempio
possibili cooperazioni con la Francia per programmi applicativi, oltre che
per i piccoli lanciatori, e con la Gran Bretagna per quanto attiene al settore
scientifico.

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6.2. La cooperazione con la NASA

In ambito di cooperazione spaziale bilaterale, prevalente risulta oggi


quella con gli Stati Uniti. Fin dagli anni ‘70 lo spazio è stato un settore
privilegiato di cooperazione scientifica e tecnologica tra Stati Uniti e Italia.
Tale rapporto privilegiato si è pertanto riflesso nei Piani Spaziali Nazionali
Italiani, che si sono susseguiti dal 1979 a oggi.
I principali programmi, a seguito di specifici accordi intergovenativi, sono:
• la missione del “satellite al guinzaglio” TSS;
• i progetti LAGEOS II / IRIS , che ha visto il lancio dallo Shuttle di un
satellite geodetico (LAGEOS II) tramite il sistema propulsivo IRIS;
• il progetto X-SAR, già menzionato, per la realizzazione di un radar ad
apertura sintetica in banda X, realizzato congiuntamente da Germania e
Italia, integrato col progetto RadarLab di JPL-NASA;
• UV-STAR: piattaforma tecnologica per osservazioni di astronomia
interferometrica nella banda ultravioletto estremo;
• la missione Cassini, condotta dalla NASA in collaborazione con l’ESA,
che è destinata all’esplorazione interplanetaria con particolare
riferimento allo studio di Saturno e di Titano, sua maggiore luna;
• il programma MPLM che costituisce una delle nostre principali
cooperazioni con gli Stati Uniti, nel quadro della maggiore impresa di
cooperazione globale tra Stati Uniti, Giappone, Canada, ed ESA, cui ha
aderito anche la Russia, per la realizzazione e l’utilizzo della Stazione
Spaziale Internazionale;
In generale il rapporto di collaborazione con gli USA è stato molto
proficuo e di reciproca soddisfazione. Tra i programmi presenti nell’attuale
pianificazione NASA ve ne sono di particolarmente interessanti. Tenendo
conto della maggiore predisposizione della NASA a collaborazioni
internazionali, l’ASI dovrà incrementare il livello di questi rapporti, anche
nell’ottica di una maggiore incisività dell’apporto italiano ai programmi in
cooperazione con l’Agenzia statunitense.

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6.3. Gli stati della ex-URSS

Da considerare con notevole attenzione sono le possibilità di cooperazione


con la Russia e l’Ucraina, avviate a una sempre più stretta integrazione con
l’Europa occidentale.
La cooperazione risale al 1989 con la firma di un Protocollo di
collaborazione scientifica tra l’ASI e Intercosmos e Glavcosmos. In questo
contesto si sono inquadrati vari progetti di collaborazione tra il CNR,
istituti universitari italiani e centri dell’Accademia delle Scienze Russa, da
ritenersi però di portata limitata rispetto alle potenzialità spaziali russe e
ucraine.
Recenti contatti con russi e ucraini hanno evidenziato un reciproco
interesse a collaborazioni nell’ambito dei rispettivi programmi. Tali
collaborazioni sono anche favorite dalla legge n.164/96 che recepisce un
accordo di collabrazione tra UE e Federazione Russa.

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7. Linee di sviluppo per i programmi del piano


1996-2005

Le linee strategiche di sviluppo che sono dettagliate nel Piano dei


Programmi si possono così riassumere:

La scienza
Il piano per la scienza deve tenere conto della necessaria autonomia del
mondo scientifico per quanto attiene la ricerca di base. D’altra parte le
proposte di ricerca di base non possono ignorare, in quanto condizionate e
condizionanti, le scelte relative ad applicazioni, tecnologie e programmi
per l’accesso e la permanenza nello spazio.
Le tipologie in cui si articoleranno le attività scientifiche sono:
• Attività di ricerca di base
• Partecipazione a Missioni Scientifiche nell’ambito del programma
obbligatorio ESA
• Programmi nazionali e/o bilaterali, a loro volta suddivisi in:
 Applicazioni scientifiche della Stazione Spaziale
 Collaborazioni con NASA e altre Agenzie Spaziali
 Piccoli satelliti scientifici nazionali
 Ricerca da aereo e palloni stratosferici

Le applicazioni
Nell’ottica dell’attuale piano decennale le applicazioni riguardano
principalmente le telecomunicazioni, le osservazioni della terra e la
navigazione. Anche se l’industria nazionale parte da posizioni di rilievo (si
pensi all’esperienza di Italsat per le applicazioni “high bit rate” in banda
Ka), la concorrenza a livello mondiale in ciascuno di questi settori è
notevole. Saranno perciò realizzati progetti quanto più inseriti in un
sistema integrato che comprenda:
• un sistema satellitare di osservazione della terra caratterizzato da elevata
risoluzione e frequenza di rivisitazione;

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• una infrastruttura di telecomunicazione satellitare “high bit rate”, basata


su satelliti della serie Italsat (o su progetti industriali a logica
commerciale), complementare e integrata con la rete terrestre ed
eventuali funzioni di “data relay”.
• stazioni di terra per il controllo, l’acquisizione e l’elaborazione dei dati;
• partecipazione a programmi per le telecomunicazioni mobili tramiti reti
di piccoli satelliti LEO e a programmi ATM.

Accesso allo spazio


Le attività relative all’accesso allo spazio saranno basate sulle seguenti
linee:
• mantenimento dell’impegno per il lanciatore europeo ARIANE, in
ambito ESA, nell’ottica di garantire un adeguato coinvolgimento
dell’industria nazionale anche in fase di produzione;
• realizzazione di un piccolo lanciatore della classe di 350 Kg LEO (con
possibilità di utilizzo dei suoi componenti quali stadi superiori di vettori
di maggiore peso da realizzare in un’ottica di cooperazione
internazionale, preferibilmente europea);
• rinnovo e potenziamento, in collaborazione con il CRA dell’Università
di Roma, della base di lancio di San Marco in Kenya;
• potenziamento e ristrutturazione della base di Trapani Milo, unica base
europea dalla quale è possibile attuare voli transmediterranei di palloni
stratosferici;
• preparazione e avvio di un programma di attività di ricerca per mezzo di
aerei.

Permanenza nello spazio


L’Italia è fortemente coinvolta nella realizzazione della stazione spaziale
internazionale. Il coinvolgimento è duplice: con l’ESA per la realizzazione
del COF, dell’ATV e del CTV e direttamente con la NASA per il MPLM.
L’impegno italiano, influenzato dal contesto internazionale, è stato
determinante per il mantenimento del coinvolgimento europeo. Al fine di
permettere però un adeguato utilizzo della “quota” italiana delle
opportunità offerte nella stazione spaziale, l’ASI deve impegnarsi in una

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attiva opera di promozione presso il mondo scientifico e industriale delle


opportunità della stazione stessa.
Nell’ambito della stazione spaziale sono anche previsti programmi di
robotica, settore di eccellenza per il nostro Paese, le cui realizzazioni ed
esperienze verranno utilizzate nelle future attività per basi lunari e
planetarie.

Le tecnologie
Il programma tecnologico risponde a due principali requisiti: (i) garantire
una diffusione generale delle tecnologie spaziali presso le aziende italiane,
con particolare attenzione alla promozione della PMI, all’allargamento
della base industriale e al trasferimento tecnologico e (ii) promuovere
l’acquisizione di specifiche tecnologie “abilitanti”, che permettano alle
aziende italiane la realizzazione di progetti di valenza strategica nel settore
spaziale. In particolare per le tecnologie “abilitanti” è previsto un
coordinamento con i progetti nazionali, internazionali e in ambito ESA.

Centri e infrastrutture di terra


L’ASI, fin dalla sua istituzione, gestisce direttamente il Centro di
Geodesia Spaziale “Giuseppe Colombo” (attivo nel campo della geodesia
spaziale, del telerilevamento, della robotica spaziale e delle esplorazioni
planetarie) e la Base di Trapani-Milo, per il lancio di palloni stratosferici,
unica in Europa a consentire voli transmediterranei. In Kenya, oltre alla
base San Marco (gestita dall’Università di Roma e che ha visto nel passato
numerosi lanci del vettore Scout), e’ attivo un centro dati per la missione
SAX.
Anche in congiunzione con il programma SkyMed/Cosmo si e’ avviata la
realizzazione di un centro presso Firenze, (già in parte finanziato dalla
Regione Toscana) finalizzato all’acquisizione, all’elaborazione e alla
diffusione dati di telerilevamento satellitare. Per attività’ relative alla
stazione spaziale e ai satelliti scientifici sono previsti altri centri a Torino
(ALTEC), Napoli e Roma.
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Per tutti i programmi descritti nella parte successiva del documento si
sono fatte proiezioni di attività, e quindi di costi, compatibili con i

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finanziamenti annuali previsti per l’ASI. Contributi importanti sono attesi


dalla possibilità di internazionalizzare molti dei programmi pianificati.

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