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#bassavelocit

reti di trasporto: innovazione vs. conservazione

Thusis (Svizzera)

Sulmona (Italia)

Sembrano due gocce dacqua: lingegno delluomo incastonato nel paesaggio, la natura generosa, il
viaggio; gli stessi ingredienti, ma declinati in modo diverso.
Da una parte un cantone svizzero che investe e valorizza le antiche strade ferrate, dallaltra una regione
che taglia i rami secchi e le dismette.
Ma c di pi: quei 120 kilometri di binari ai piedi delle Alpi sono patrimonio dellumanit, protetti
dallUnesco!
I nostri 128 kilometri, invece, sono soltanto una piccola
cicatrice sugli Appennini che rischiava di scomparire per sempre:
una sequenza di viadotti, gallerie, binari che stavano per essere
inghiottiti dalla natura, destinati alla ruggine e allabbandono.
Eppure quei binari raccontano tanto della nostra storia: della
fatica di chi li ha fatti, delle vite di chi li ha percorsi, del fascino di un
mondo che, anche di questi tempi, non vuole correre.
Adesso che qualcuno ha aperto gli occhi, siamo solo
allinizio: come tutte le opere umane, anche la ferrovia ha
bisogno di cure, di tanta manutenzione e, quindi, investimenti.
Ecco, un modesto suggerimento al governo regionale: recuperiamo il tempo perduto e, dopo gli eremi,
perch non proporre anche questa ferrovia come patrimonio da salvaguardare? Sarebbe il giusto
riconoscimento alla ricchezza delle nostre terre, alla nostra cultura ed alla nostra memoria.
Quella linea ferrata ancora un prodigio della tecnica e quei vagoni centoporte che arrancano di volta in
volta diventano teatro, racconto, storia, sapori di queste terre, o anche solo piacere del viaggio;
scendendo da quel treno, comunque, ognuno porta a casa, in ogni angolo del mondo, la sua personale
emozione dellincontro con queste terre. E sono sempre di pi quelli che non vogliono correre, ma solo
cambiare ritmo, sbuffare lentamente e godere di quella lentezza.
Se chi amministra o governa vuole dimostrare attenzione per le infrastrutture, allora investa sul
trasporto locale, anche quello storico: la modernit non solo raddrizzare autostrade, sforacchiare
montagne o costruire porti, ma preservare il nostro patrimonio unico da un immeritato abbandono.
un modo per rendere omaggio ad un esempio ancora avanzatissimo di gestione del paesaggio di
montagna, un modo per restituire il giusto onore a quel ramo secco che invece pu dare ancora
tanti frutti ad unintera regione.
anche il modo pi degno di celebrare, nel 2017, i 120 anni della nostra Transiberiana.
Sulmona (bellAbruzzo), quasi 2017

P.S.: intanto un sincero ringraziamento a chi, con la propria passione, ha impedito che
questo ramo secco venisse segato per sempre.

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