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Capitolo 11. Tolleranza immunologica

La tolleranza immunologica definita come la mancanza di risposta ad un antigene indotta dalla


precedente esposizione a quello stesso antigene. Quando un linfocita incontra un antigene pu
essere attivato, e quindi dare risposta immunitaria, o disattivarsi/morire dando luogo alla tolleranza.
Gli antigeni in grado di dare tolleranza vengono chiamati tollerogeni per distinguerli dagli immunogeni.
La tolleranza verso i propri antigeni, o self tolleranza, infine una propriet fondamentale del sistema
immunitario.
La tolleranza immunitaria fondamentale per diverse ragioni:
Gli individui normali tollerano i loro antigeni perch i linfociti autoreattivi vengono uccisi, inattivati
o cambiano la loro specificit.
Antigeni estranei possono essere somministrati in modo da inibire le risposte immunitarie inducendo tolleranza in linfociti specifici.
Linduzione della tolleranza immunologica pu essere sfruttata per un approccio terapeutico nel
prevenire risposte immunitarie dannose.

1.1

Caratteristiche generali e meccanismi della tolleranza

La tolleranza risulta dal riconoscimento degli antigeni da parte di linfociti specifici. I primi studi
sul tema dimostrarono che si pu indurre tolleranza facendo riconoscere gli antigeni durante
la vita fetale o neonatale. Ad esempio se un topo adulto A riceve un trapianto di pelle da un
topo B geneticamente diverso si avr reazione immunitaria per via del mancato riconoscimento
dellMHC; se invece il topo A riceve cellule del sangue di B durante la vita fetale non si ha rigetto (il
feto immunodeficiente) e un piccolo numero di soggetti sopravvive normalmente come chimera,
accettando innesti anche da adulto.
Lauto tolleranza pu essere indotta in linfociti self-reattivi immaturi nei siti linfoidi centrali
(tolleranza centrale) o in linfociti maturi in siti periferici (tolleranza periferica). La tolleranza centrale assicura che il repertorio di linfociti maturi non riconosca gli antigeni self presenti
negli organi linfoidi primari tuttavia non pu contare nella mancata risposta ad antigeni espressi
solamente in periferia: questo tipo di tolleranza mantenuta da meccanismi periferici.
La tolleranza centrale si ha perch tutti i linfociti in maturazione passano in una fase in cui incontrano antigeni che portano alla morte cellulare o allespressione di nuovi recettori o a variazioni
nelle funzionalit. I soli antigeni nel timo e nel midollo sono antigeni self in quanto quelli estranei
sono trasportati agli organi linfoidi periferici: i linfociti in sviluppo incontrano solo antigeni self ad
alte concentrazioni. Questa interazione ha dunque vari possibili esiti:
Morte per apoptosi, detta delezione clonale
Cambio dei recettori, detto editing recettoriale
Differenziazione di alcune cellule CD4+ in cellule T regolatorie che migrano in periferia per
prevenire le reazioni al self.
La tolleranza periferica si ha quando il linfocita maturo che riconosce il self diventa incapace
di riconoscere tale antigene, o quando viene indotto allapoptosi o ne viene ridotta lemivita. La
tolleranza periferica come detto serve a garantire la non risposta ad antigeni non presenti negli
organi linfoidi primari.
Alcuni antigeni self possono essere totalmene ignorati dal sistema immunitario, cos che i linfociti
incontrano lantigene ma non vi rispondono e rimangono dunque circolanti e funzionali. Non si sa
nulla di questo meccanismo.

1.2

Tolleranza dei linfociti T

La tolleranza dei linfociti helper un modo efficace per prevenire risposte immunitarie agli antigeni
proteici: molte terapie per indurre tolleranza ai tessuti trapiantati hanno come bersaglio queste cellule.
Molto poco invece noto della tolleranza nei linfociti citotossici.
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1.2.1

Tolleranza centrale nei linfociti T

Durante la maturazione nel timo molte delle cellule T che riconoscono gli antigeni con troppa avidit
vengono eliminate grazie al processo di selezione negativa (capitolo 8). I due fattori principali che
determinano la selezione negativa dei timociti autoreattivi sono la concentrazione dellantigene nel
timo e laffinit dei TCR del timocita per tali antigeni. Gli antigeni self vengono processati e presentati
sulle molecole MHC dalle APC del timo; questi antigeni includono molte proteine circolanti o associate
alle cellule. Alcune proteine inizialmente credute espresse solo nei tessuti periferici sono invece presenti
nelle cellule epiteliali timiche sotto controllo del gene regolatore autoimmune (AIRE). La proteina
AIRE funziona come fattore di trascrizione per promuovere lespressione di antigeni selezionati nel
timo. Il processo di selezione interessa sia le cellule MHCI ristrette che quelle MHCII ristrette ed
dunque importante sia per le popolazioni CD4+ che CD8+ .
Limportanza della selezione negativa evidente nelle patologie autoimmuni che si sviluppano a seguito
di fallimenti di tale processo:
La sindrome autoimmune poliendocrina raccoglie una serie di malattie causate da mutazioni
nel gene AIRE ed caratterizzata da danni anticorpo e linfocita-mediati a organi endocrini multipli.
Topi con mutazioni nella chinasi TCR-associata ZAP-70 sviluppano artriti e altre manifestazioni
di autoimmunit. La ragione che la mutazione diminuisce il segnale TCR-indotto quanto basta
per interferire con la selezione negativa facendo scappare linfociti autoreattivi.
Alcuni dei linfociti T CD4+ che riconoscono gli antigeni self nel timo non vengono eliminati ma
differenziano invece in cellule regolatrici che lasciano il timo e inibiscono risposte ai tessuti self in
periferia. Difetti nella proteina AIRE non sembrano prevenire lo sviluppo di queste cellule: questo
suggerisce che i requisiti per il loro sviluppo siano diversi, anche se quel che determina la scelta tra
morte e destino regolativo resta sconosciuto.
1.2.2

Tolleranza periferica nei linfociti T

I meccanismi di tolleranza periferica sono responsabili per la mancata reazione ad antigeni self tessuto specifici che non sono abbondanti nel timo. La tolleranza dovuta ad anergia, delezione o
soppressione delle cellule T, ma non noto se su ogni cellula agisca uno solo di questi metodi o tutti
insieme.

Anergia indotta da riconoscimento di antigeni self Lesposizione di cellule CD4+ ad un antigene


senza costimolazione o immunit innata pu rendere tali cellule incapaci di rispondere. La piena
attivazione delle cellule T richiede il segnale dal TCR e il riconoscimento dei costimolatori, principalmente B7-1 e B7-2, da parte di CD28. Una segnalazione prolungata del solo TCR pu portare ad
anergia: questa situazione plausibile per gli antigeni self che non generano immunit innata o forte
costimolazione. Evidenze sperimentali dellanergia:
Cellule CD4+ esposte in vitro a complessi sintetici MHC+peptide in assenza di costimolanti rimangono disponibili ma non sono in grado di rispondere allantigene. Lanergia pu essere evitata
per aggiunta di APC attivate in coltura o se i recettori per i costimolanti vengono attivati con gli
anticorpi.
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Lanergia pu essere ottenuta somministrando antigeni non self in maniera da farli riconoscere
evitando costimolazione o infiammazione. Un metodo trasferire linfociti T con TCR specifico per
un antigene conosciuto in un topo normale da un topo transgenico. Se lantigene amministrato
per via sottocutanea con adiuvanti i linfociti antigene specifici proliferano nei linfonodi di zona,
diventano effettori, migrano nei follicoli linfoidi e interagiscono con le cellule B. Se lantigene
viene somministrato in forma acquosa senza adiuvanti i linfociti mostrano una abilit ridotta di
proliferare, differenziare e migrare.
Un antigene, come una glicoproteina virale, pu essere espressa nei tessuti di un topo transgenico.
Se il topo esprimente lantigene viene incrociato con un topo normale che esprime il TCR antigene
specifico come transgene, molti linfociti T incontreranno lantigene self. Queste cellule diventano
anergiche e perdono la capacit di rispondere allantigene virale. Presumibilmente anche qui si
tratta di livelli inadeguati di costimolazione.
Un antigene proteico pu anche essere espresso come self antigene sistemico, associato alle cellule
o secreto in topi transgenici. Se un linfocita incontra questi antigeni perde la sua capacit di
rispondervi.
Lanergia il risultato di alterazioni biochimiche o genetiche che riducono la capacit del linfocita di
rispondere. Sono numerose le alterazioni biochimiche ritenute necessarie per mantenere questo stato
di mancata risposta:
1. Le cellule anergiche mostrano un blocco nella trasduzione del segnale del TCR. Non si sa a
cosa sia dovuto, a volte sembra legato a una sottoespressione del TCR, a volte al reclutamento di
molecole inibitorie quali le fosfatasi.
2. Gli antigeni self potrebbero attivare ubiquitina-ligasi cellulari che potrebbero ubiquitinare le proteine TCR associate portandole a degradazione: il risultato ancora una volta una riduzione del
segnale del TCR.
3. Quando il linfocita riconosce lantigene self potrebbe attivare i recettori inibitori della famiglia di
CD28, le cui funzioni sono di terminare la risposta. I due recettori il cui ruolo nella tolleranza self
meglio descritto sono CTLA-4 e PD-1. In particolare CTLA-4 compete con CD28 per i costimolanti
B7 escludendolo dalla sinapsi immunitaria, inoltre porta diversi segnali inibitori che bloccano
quelli che attivano il TCR. PD-1 riconosce invece due ligandi espressi sulle APC e su altre cellule
e questo riconoscimento porta allinattivazione del linfocita T.
Le cellule dendritiche residenti nei tessuti linfoidi e non possono presentare gli antigeni self ai linfociti T
per mantenere la tolleranza: le cellule dendritiche mature presentano infatti pochissimi costimolatori.
Le cellule dendritiche attivate sono dunque le principali APC per scatenare la risposta dei linfociti T,
mentre quelle a riposo potrebbero avere ruolo tollerogenico.
Soppressione dei linfociti autoreattivi da parte delle cellule T regolatrici La maggior parte delle
cellule T regolatrici esprimono alti livelli di recettore per IL-2 e CD25 ma non altri markers di attivazione. Queste cellule sono generate principalmente per riconoscimento del self nel timo, ma si
sviluppano occasionalmente anche in periferia. La genesi e la sopravvivenza di queste cellule dipendente dalle citochine TGF- e IL-2 e dalla costimolazione B7:CD28. Un fattore di trascrizione chiamato
FoxP3 critico per lo sviluppo e la funzionalit della maggior parte di queste cellule.
Le cellule T regolatrici riconoscono gli antigeni self e da essi sono generate. Un meccanismo di controllo delle risposte immunitarie di queste cellule la secrezione della citochina immunosoppressiva
IL-10, che inibisce la funzione di macrofagi e cellule dendritiche. Altri esperimenti indicano che queste
cellule lavorano per contatto diretto con le APC o con i linfociti rispondenti, ma non si sa come eseguono
la soppressione.
Delezione dei linfociti T per apoptosi I linfociti T che riconoscono il self senza infiammazione o
che sono ripetutamente stimolati muoiono per apoptosi: questo tipo di morte stata chiamata morte
cellulare attivazione-indotta. La morte apoptotica pu avvenire secondo due vie biochimiche: via
recettoriale e via mitocondriale (Pinton).

I linfociti T che riconoscono il self senza costimolazione o senza una risposta innata ad accompagnarli possono attivare la proteina pro-apoptotica Bim, imboccando cos la via mitocondriale per
lapoptosi. Nelle normali risposte linfocitarie i segnali del TCR stimolano lespressione di proteine
anti apoptotiche della famiglia di Bcl-2 che promuovono la sopravvivenza e la proliferazione
della cellula. Bim pu essere attivata dal riconoscimento del self in assenza di costimolazione o
fattori di crescita e attiva a sua volta proteine effettrici che fanno scattare la morte programmata.
In assenza di forte stimolazione infatti non ci sono fattori di crescita e gli effetti di Bim non sono
bilanciati dalle proteine antiapoptotiche.
Il ripetuto stimolo ai linfociti determina lespressione dei recettori di morte e dei loro ligandi, e
lattivazione di tali recettori porta a morte apoptotica. Nelle cellule CD4+ il recettore di morte
fondamentale Fas, il cui ligando FasL. A seguito di molte attivazioni FasL viene espresso sulla
superficie cellulare e si va a legare a Fas sulla superficie della cellula stessa o di quelle adiacenti.
Linterazione Fas:FasL attiva la cascata delle caspasi che porta a morte la cellula. Mutazioni in
Fas o FasL portano a malattie autoimmuni simili al lupus.

1.3
1.3.1

Tolleranza dei linfociti B


Tolleranza centrale nei linfociti B

I linfociti B immaturi che riconoscono gli antigeni self nel midollo osseo con alta affinit possono
cambiare la loro specificit o essere eliminati. Se il linfocita riconosce antigeni presenti ad alte dosi
e specialmente se multivalenti, reagisce attivando i geni RAG1 e RAG2 ed esprime una nuova catena
leggera dellIg, ottenendo cos una diversa specificit. Questo processo detto editing recettoriale
(capitolo 8) ed fondamentale nelleliminare lautoreattivit: se questa via fallisce il linfocita viene
eliminato. Un riconoscimento pi blando degli antigeni self porta invece ad anergia piuttosto che a
morte.
1.3.2

Tolleranza periferica nei linfociti B

I linfociti B maturi che riconoscono il self in periferia in assenza di helper possono essere resi inoffensivi
o portati a morte per apoptosi. Lincontro con lantigene self riduce la sopravvivenza del linfocita e ne
promuove la porte lungo la via mitocondriale. I linfociti che incontrano il self in periferia mostrano
minor capacit di migrare nei follicoli: probabilmente il riconoscimento cronico dellantigene porta
alla sottoespressione del recettore CXCR5 per chemochine che normalmente porta i linfociti B nei
follicoli. Le cellule escluse dai follicoli non ricevono i segnali sufficienti per sopravvivere e muoiono. Le
cellule B anergiche che incontrano una cellula helper antigene specifica possono poi andare incontro a
morte grazie al FasL dei linfociti T che attiva il recettore Fas.
Si sospetta che molte malattie causate da anticorpi contro il self siano legate a fallimenti della tolleranza dei linfociti B, ma non se ne sa molto. Individui normali non producono autoanticorpi patogenici
ad alta affinit contro antigeni self, e questo potrebbe essere legato alla delezione o alla tolleranza
degli helper anche in presenza di linfociti B funzionanti. In questi casi difetti nel mantenimento della
tolleranza T possono risultare nella produzione di autoanticorpi.

1.4

Tolleranza indotta da antigeni proteici estranei

Antigeni estranei possono essere somministrati in modo da indurre tolleranza piuttosto che risposta
immunitaria. In generale gli antigeni consegnati per via sottocutanea o intradermica con adiuvanti
favoriscono limmunit; dosi massicce di antigene per via sistemica senza adiuvanti tendono invece
ad indurre tolleranza. La ragione che gli adiuvanti stimolano la risposta innata e lespressione dei
costimolatori sulle APC.
La somministrazione orale di un antigene proteico spesso porta a soppressione delle risposte immunitarie umorali e cellulomediate verso lantigene: si parla di tolleranza orale. Questo fenomeno potrebbe
essere necessario per evitare risposte immuni agli antigeni del cibo o ai batteri commensali dellintestino. Diverse dosi di antigeni per via orale possono indurre anergia o indurre cellule producenti citochine
che inibiscono le risposte.

1.5

Omeostasi del sistema immunitario: terminazione delle normali risposte


immuni

Lattivazione e la morte dei linfociti sono aspetti importanti per mantenerne costante il numero durante
la vita nonostante la produzione continua di nuove cellule.
Le risposte immunitarie agli antigeni estranei sono autolimitanti e si affievoliscono durante leliminazione degli antigeni facendo tornare il sistema allo stato basale di attivit. A seguito della fase
di eliminazione vi una fase di contrazione in cui la maggior parte delle cellule che hanno risposto
allantigene vengono perdute; questa fase dovuta soprattutto alla morte per apoptosi dei linfociti attivati. Gli antigeni, i costimolatori e le citochine prodotte nelle risposte immunitarie prevengono lapoptosi
del linfocita soprattutto stimolando lespressione di proteine anti-apoptotiche (soprattutto quelle della
famiglia di Bcl-2). Quando viene eliminato lantigene vengono dunque a mancanare i necessari stimoli
alla sopravvivenza e si scatena lapoptosi, che principalmente il risultato dellattivazione di sensori di
morte come Bim e della riduzione di proteine per la sopravvivenza quali Bcl-2 e Bcl-x. A seguito del
ritorno alla normalit lunico segno di una risposta precedente la persistenza di cellule della memoria
quiescenti ma dalla lunga vita media.
Gli antigeni hanno anche la capacit di scatenare meccanismi attivi per terminare la risposta immunitaria; due di questi meccanismi sono stati gi visti come legati alla tolleranza periferica dei linfociti
T. Le cellule T attive esprimono CTLA-4, il quale interagisce con le molecole B7 per inibire la continua
proliferazione linfocitaria; CTLA-4 appare dopo tre o quattro giorni dallattivazione e pu dunque avere
ruolo nel declino della risposta linfocitaria. Altri recettori inibitori, ad esempio PD-1, possono servire a
funzioni analoghe. Le cellule T attivate possono inoltre esprimere recettori di morte come Fas o ligandi
per questi recettori, cos che le interazioni possano portare ad apoptosi.
Le risposte dei linfociti B sono inoltre attivamente controllate poich gli anticorpi IgG prodotti dalle
cellule B formano complessi con gli antigeni che si legano ai recettori Fc sul linfocita inibendolo: si
tratta del processo di feedback degli anticorpi ( capitolo 10)
Un altro meccanismo di regolazione per le risposte immunitarie adattative prende il nome di ipotesi
network. Questidea basata sul fatto che i recettori antigenici sui linfociti sono estremamente vari e
che ognuno ha diversa specificit basata su sequenze diverse di aminoacidi. Queste sequenze uniche
formano determinanti detti idiotipi che possono essere riconosciuti da altri linfociti come complementari, o anti idiotipici: in altre parole i linfociti sono in grado di rispondere ai recettori di altri linfociti.
Secondo questa ipotesi dunque le varie interazioni tra idiotipi e anti-idiotipi portano ad un sistema di
stato stazionario che caratterizza lomeostasi. Non si sa con certezza se questa cosa accada sul serio.

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