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di
Adriana G. Hollett
COMANO,
TORSANA e CAMPORAGHENA
Fotografie di A. G. Hollett
dalla declinante grande famiglia dei Dallo, che aveva permesso anche
l'occupazione militare delle borgate dell'arpa, Torsana e Camporaghena,
s'impose il dominio di Spinetta Malaspina il Grande, e in sostanza, dal secolo XIV
il comanese seguira' le sorti del capofeudo malaspiniano della Verrucola, gia' essa
terra dei Dallo dopo essere stata terra dei Bosi, e quindi fino all'unita' d'Italia, di
Fivizzano toscana.
I due rami del Taverone furono quindi, quello occidentale, fino ai confini
del bagnonese, estense e quello orientale, i territori di Comano, dei Malaspina
della Verrucola, a sud della confluenza dei due rami la valle era un possesso dei
marchesi di Villafranca.
Nel 1500 il comanese divenne possesso definitivo dei fiorentini e quando ,
nella seconda meta' del '700, il granduca Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena visito'
tutta laToscana a lui soggetta e ne lascio' relazioni, si sofferma a lungo e
minuziosamente sul territorio e sui problemi del vicariato fivizzanese, di Comano,
di Camporaghena, di Torsana, ecc. terre granducali, osservando: "Generalmente
parlando, la miglior gente e piu' quieta, si' del popolo che dei benestanti, e' nel
vicariato di Fivizzano...", e in questo popolo quieto, sembra doversi soprattutto
comprendere gli abitanti del comanese.(2)
COMANO
Comano - Il castello.
Il paese di Comano risiede su un monte alla destra del torrente Taverone
sopra un poggio omonimo che fa parte dei contrafforti meridionali
dell'Appennino di Linari, propaggine dell'Alpe di Camporaghena.
A nord-est erge i granitici culmini del Monte Alto 1904 m., Punta
Buffanaro 1878 m.e Monte Acuto 1756 m. Il lato sud prende inizio dalla Torre del
Nocciolo, tocca il monte Bottignana 1142 m., giunge ai prati di Camporaghena e
al Passo dell'Ospedalaccio.Nella parte centrale del territorio si erge il monte
Giogo, dai fianchi incisi da profondi valloni rivestiti da faggete.Dalla cima di
questo monte, l'occhio spazia a nord sulla vasta distesa appenninica, a sud sul mar
Tirrenolibero ed aperto, mentre ad est lo stupendo bastione granitico delle Apuane
rosseggia al sole.
La parrocchia di Comano nel secolo scorso contava 709 abitanti.
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Comano - Il castello.
L'impianto del castello era costituito da un maschio centrale circondato da
un recinto di poderose mura castellane.
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Comano -Il paese e' rinomato per l'allevamento e una fiera di cavalli.
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Quando si voglia dare anche brevi cenni di storia su questo estremo lembo di
Lunigiana, non si puo' non esimersi dal risalire alle antiche popolazioni che l'abitarono.
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La cosa non e' agevole e le notizie non sono del tutto sicure; e' fuori dubbio
che i progenitori furono i Liguri Apuani e ad essi appartengono i moltissimi
esempi della statuaria megalitica costituita dalle statue-stele, appartenenti
all'ultimo eneolitico, all'eta' del bronzo e le piu' evolute all'eta' del ferro.Queste
stele arcaiche antropomorfe, ritenute da alcuni monumenti funerari, in verita'
ancora avvolte nel mistero,sono state ritrovate un po' ovunque in Lunigiana.
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Lungo il corso dei due rami del Tavarone si conserva il nome di questi
castellari: castellaro del Castagneto, castellaro di Ropiccio, castellaro di
Montale, castellaro di Monte Sant'Antonio, castellaro di Prota, e, di piu' grande
interesse per la storia di quei nostri lontani progenitori, il castellaro della Torre
del Nocciolo, che, munito di un triplice vallo, come si puo' ancora osservare, fece
parte di successivi sistemi difensivi costituenti un potente baluardo.
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Nel 1413 si ricorda l'eccidio di Varano, nel quale perdevano la vita ifratelli
Malaspina di Olivola. La causa furono i reiterati soprusi inflitti alle popolazioni
quali la richiesta di prestazioni d'opera onerose e gratuite, nonche' innumerevoli
tributi ( compreso lo ius primae noctis)di cui viene ancora tramandata e
documentata la memoria.Una fiera sollevazione di popolo chiedeva ed otteneva
che Varano, Tavernelle e ville adiacenti fossero annesse alla casa d' Este.
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I due castelli non vennero mai meno alle loro funzioni col passar dei
secoli, anzi sotto la signoria dei Malaspina vennero potenziati, come altrove, per
consolidare il loro dominio sulla feudalita' minore.
(Dopo un notevole numero di anni in cui la trascuratezza ha messo in
gioco la conservazione di queste due importanti costruzioni, recenti lavori di
recupero sono stati effettuali a salvaguardia del castello di Comano. )
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Castello - Iscrizione della casa dei Torra: MELIUS EST DARE QUEM
ACCIPERE D JOVANES MARIA TORRA (......) 1719.
Accanto alla casa dei Torra si affaccia, su una bella aia lastricata in piagne, una
seconda proprieta' che era stata sicuramente un oratorio. Una facciata in cui si aprono
finestre dagli architravi abilmente scolpiti, un ingresso che da' accesso a piu' porte dai
poderosi quarai decorati, e una vela sul lato della casa dove da poco tempo e' scomparsa la
campana documentano che nella proprieta' dei Torra era ubicato quello che un tempo era
stato l'oratorio di questo antico nucleo.
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Castello - Gradile.
La castagna ha rappresentato nei tempi andati l'unica base sicura
dell'alimentazione per la popolazione lunigianese specialmente nelle zone di
montagna, nelle vallate magre e nelle localita' sperdute e lontane da centri abitati.
Norme precise e sanzioni severe proteggevano la coltivazione del castagno
e queste erano inserite in tutti gli Statuti delle varie comunita' da Rocca Sigillina a
Tresana, da Equi a Moncigoli, Da Gragnola a Pontremoli (Statuto dei 1391).
Per le popolazioni della Lunigiana il castagno era tutto: cibo, legname da
lavoro e riscaldamento,lettiera per il bestiame, riserva per funghi e prodotti del
sottobosco. Il legno era adoperato per pareti divisorie, travi per il tetto, serramenti,
pavimenti, telai di varo genere, solai, cassapanche, mastre, canterani, seggiole,
barili, doghe, vincigli e mazzaranghe. Le foglie piu' belle erano poi conservate per
cuocere le pattone e la crescente ( l'alva').
Al momento della raccolta delle castagne, fin dal mattino presto, le donne
partivano per la raccolta delle castagne prima sui confini, poi all'interno del
castagneto. Si facevano due passade, poi era possibile a chiunque accedere e
raccogliere le poche castagne rimaste.
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TORSANA
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Torsana - Il portone di ca' d' Leri e' sempre aperto in ogni stagione.
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Torsana - La chiave di volta del portale d' ca' d' Asti reca la data del 1661.
Se la valle da sud fino alla confluenza dei due rami del Tavarone era un
possesso dei marchesi di Villafranca, a nord, il ramo occidentale sino ai confini
del bagnonese appartenne agli Estensi mentre il ramo orientale confinante con
Fivizzano, Comano con Camporaghena e Torsana, appartenne ai Malaspina della
Verrucola.
Sotto il dominio dei Malaspina entrarono in vigore degli Statuti, forse a
compendio di antichi patti e convenzioni di periodi piu' antichi.Il loro testo e'
ignoto perche' concessi gia' prima del 1250 alle terre soggette a Bernabo' e
Isnardo figli di Opizzino, mentre quelli del 1303, concessi dai discendenti di
Federico Malaspina ed emanati da Tobia Spinola entrarono in vigore su tutte le
terre malaspiniane prendendo il nome di " Statuti di Aulla".
Questi segnarono l'evoluzione della situazione economico-sociale e civile
poiche'i rapporti tra gli uomini e i ceti dovevano essere risolti solo con una
definizione di diritti e di doveri garantiti da leggi che fissavano norme cui far
riferimento o appellarsi.
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Torsana - Portale laterale della chiesa dal quale era usanza che, per assistere
alle funzioni religiose, entrassero solamente gli uomini.
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Torsana -La chiesa e' stata rifatta nei 1927 dopo il grande terremoto del 1920.
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La
comunita'
di
Torsana
nel
secolo scorso
contava meno
di cento abitanti
e la proprieta'
terriera
era
molto
frazionata.
Quasi
tutti
erano
piccoli
proprietari
e
possedevano
greggi
che
transumavano
in
maremma
Torsana - La fontana del paese, il vecchio lavatoio e nell'inverno mentre
l'abbeveratoio per le bestie.
d'estate erano libere
nei pascoli montani
assieme ai bovini. La comunita' possedeva dal 1880 il dorsale dell'Appennino,
proprieta' indivisa di cui ogni capofamiglia possedeva un'azione. Per questi beni
sociali vengono tutt'oggi esborsati in tasse circa 300 euro l'anno.
Nel 1948 gli abitanti di Torsana chiesero al comune di poter avere l'acqua
nelle abitazioni e per ottenerla Nardini Alfredo ed il fratello, Giannarelli Nestore,
Mario, Cesare e Giovanni, Giubbani Paolo,Baldini Pietro, Renato, Amerigo,
Quinto e Nello, Asti Domenico ed altri si presero l'impegno di scendere avanti di'
( prima del lavoro nei campi) a Comano, prendere i tubi e portarli a spalla fino a
Torsana per costruire l'acquedotto. Si chiede Alfredo, unico abitante del paese e
della sua casa, perche' dopo aver contribuito con gran fatica alla costruzione
dell'opera, deve ora pagare un impegno fisso di 100 metri cubi fissi piu' quelli
effettivamente consumati.
Nel 1958 quando gli abitanti del paese chiesero invano al comune di poter
avere una strada carrozzabile che li allacciasse a valle decisero di realizzarsela
pagandone coi propri mezzi la costruzione e poiche' non tutte le famiglie
possedevano il denaro necessario ricorsero alla vendita di una parte dei loro beni
sociali. Profittando di una ditta che gia' in loco lavorava per un prolungamento
viario sino alla sede della Nato al Lagastrello decisero un tracciato, che
traversando i terreni di loro proprieta', allacciasse Torsana al paese di Comano.
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Torsana - Vicolo.
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Torsana - Vicolo.
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Torsana - Le "testine".
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Le "testine".
Queste due piccole sculture
sono state collocate in epoca
successiva alla costruzione della
casa Giannarelli.
Il portale della casa riporta
la data del 1734 ma le due sculture
sono sicuramente di epoca molto
anteriore.
Era usanza scolpire sulla
facciata delle case in Lunigiana,
angeli a protezione della casa e
demoni a difesa dai malviventi.
Questa collocazione sullo
spigolo prospiciente la via e la
scala aveva sicuramente lo scopo
sopraddetto.
Anche se non appartenenti a
casa Giannarelli queste sculture
non vengono da lontano.
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Alfredo
Nardini e' nato a
Torsana
il
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gennaio del 1922 da
Rosa
Leri
e
Bartolomeo.
Per
frequentare la scuola
d'obbligo
ogni
mattina si recava a
Camporaghena per il
sentiero che dalla
piazzetta, passando
sotto l'arpa, arrivava
all'oratorio
del
castello.A 13 anni
lavorava a 5 lire al
giorno per piantare
"Gatto " l'amico di Alfredo.
pini per conto della
Forestale e intanto lavorava i suoi campi e faceva anche il taglialegna. Nel 1941, a
21 anni, venne assunto nella polveriera di Valdilocchi e chiamato alle armi
raggiunse il 18 reggimento artiglieria all'Aquila destinazione Castoria - Grecia.
Nel 1942 e' a Roma e in seguito a Livorno al 26 battaglione come carabiniere.
L'otto settembre si ritrova a Firenze e disarmato ( il capitano ha consegnato le armi
ai tedeschi) viene portato a Bologna destinazione Germania. Riesce a scappare e
su un autotreno carico di scope ritorna a Parma e da li' con mezzi di fortuna e molte
traversie e' ad Aulla. Arrivare a piedi a Torsana attraverso i campi di notte era stato
faticoso ma Alfredo trovo' la forza perche' andava verso la sua casa e la sua
famiglia con la gioia in cuore. Dal 1945 al 48 fu ancora carabiniere e congedato,
rimase a lavorare i suoi campi a Torsana fino al 1956. Ando' in Svizzera a lavorare
in galleria per posizionare tubazioni d'acqua e dopo tre anni, nel 1958, rientro'
definitivamente a vivere col fratello a Torsana. Alterna il lavoro dei campi
all'allevamento dei bovini e al lavoro come muratore e la sua vita sarebbe scarsa
serena se non gli fosse mancato il fratello stroncato da un male incurabile.
Alfredo e' un bell'uomo alto, robusto, cordiale e da anni, e' l'unico abitante
di Torsana. Quando si arriva sulla piazzetta del paese piu' alto della Lunigiana,
incontri prima il suo Gatto che cammina verso di te sul muro che recinge l'aia di
ca' Leri, poi se Alfredo vuole e se gli piaci, potra' farsi intravvedere dentro la porta
della sua casa, che rimane sempre aperta anche d'inverno, mentre ripara una
grossa trappola per topi ( il suo Gatto, mentre e' spesso segnato da profonde ferite
riportate nel combattimento con gli animali selvatici,non ama assolutamente
rincorrere i topi per cui Alfredo, deve provvedere personalmente).
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I Groppi di Camporaghena
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CAMPORAGHENA
Camporaghena - panorama.
L' Alpe di Camporaghena e' la montagna piu' alta della catena centrale
dell'Appennino Toscano. La sua giogaia si collega a est con l'Alpe di Mommio e a
ponente col monte Orsaio dividendo la Toscana dall'Emilia. Dal suo dorso hanno
origine i fuimi Enza e Secchia che versano nell'Emilia, mentre verso la Toscana
scendono ilTavarone ed il Rosaro.
Dall'Alpe di Camporaghena e da quella contigua di Mommio si diramano
in Valdimagra vari contrafforti che si estendono sino all'alveo dell'Aulella. Dal
lato della Lunigiana i pendii dell'Alpe sono molto piu' erti rispetto all'opposto lato
della pianura padana.
L'Alpe di Camporaghena e' una montagna importante riguardo alle
presenze di molteplici esemplari di flora alpina ed altrettanto per la qualita' di
rocce e filoni metalliferi presenti nel terreno.
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GLI SPOSI
Nardini Anna Maria
1851-924 Anima rara di buoni
costumi
Leri Isidoro 1849-923
Sposo e padre affettuoso
Il figlio Raimondo a
perenne ricordo pose.
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Questa casa ha murata nello spigolo in alto a destra, una pietra che potrebbe
significare l'indicazione di un fatto storico: l'indipendenza dagli Estensi.
Il 26 agosto 1458, tutti i castelli del marchesato di Fivizzano
(Camporaghena inclusa poiche' ne faceva parte) si diedero in accomandigia alla
repubblica Fiorentina, la prima volta per anni dieci con atto pubblico, alla data gia'
indicata, mediante la persona del marchese Bartolommeo Malaspina, cui allora
appartenevano.In seguito il 6 marzo 1477 gli abitanti di Fivizzano e del suo
distretto essendosi sottratti all'obbedienza dei Malaspina si dettero
spontaneamente al Comune di Firenze. I reggitori, nel 1480, assegnarono una
pensione mensuale a Giorgio e Antonio, fratelli, e figli dell'ucciso Spinetta di
Bartolommeo Malaspina.
Osservando bene la pietra non possiamo non accorgerci che il braccio con
la mano alza il simbolo del Comune di Firenze come per schiacciare, colpire o
sovrapporlo a quello della " rosa camuna", simbolo lombardo.
La storia della Lunigiana ci insegna che i Malaspina provenivano dalla
pianura padana, erano di origine longobarda ed un ramo della famiglia dette
origine agli Estensi, signori dei luoghi dell'alta Lunigiana di cui Camporaghena
faceva parte.
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NOTE DELL'AUTRICE
La Lunigiana e i suoi borghi sono sempre stati cari all'autrice che,
conservando nella memoria le semplici storie di quelle umili creature vissute in
quella terra, ha deciso di fermare nel tempo le ultime immagini di quei borghi
abbandonati.
Ecco quindi una sua collana di libri con migliaia di fotografie di piccoli
paesi e sperduti agglometrati di casolari che il progresso non ha mai raggiunto;
immagini di umili e semplici dimore costruite con la pietra accostate alle superbe
torri o agli orgogliosi castelli di cui e' ancora piena la Lunigiana.
All'autrice non interessano le vicende delle grandi famiglie che hanno
popolato fin dal primo medioevo quella terra, ma la storia di quegli esseri umani
che l'hanno abitata nella quotidianeita' della fatica e della fame e spesso soggetti
ai soprusi e soperchierie dell'ultimo signore.
Quando a causa di scorrerie piratesche nel litorale, intere comunita' si
radunarono sulla sommita' dei monti in Lunigiana asserragliandosi in piccoli
paesi murati, vennero raggiunti da altri invasori, bizantini e longobardi che
continuarono l' assalto, conquistando queste povere ma desiderabili terre.
Nei castelli e nelle case nobili rimangono scolpiti nella pietra gli stemmi
di coloro che furono i primi signori, cosi' come altre pietre testimoniano con altri
simboli il passaggio da un marchesato ad un granducato, dai francesi ai
gallo-ispani; le piccole case di pietra con i semplici focolari ci parlano invece di
una vita laboriosa e semplice dove alla grande storia si contrapponeva quella
semplice delle strie e dei buffardel raccontate sotto la grada.
Quando venti di guerra decimarono le popolazioni, coloro che
sopravvissero abbandonarono questi luoghi per inurbarsi in nome del progresso e
di una vita piu' agiata lasciando all'ingiuria del tempo un patrimonio inestimabile .
Oggi,nel percorrere questi antichi vicoli misconosciuti, ci sorprende spesso
l'offesa fatta alla agli edifici feriti da ripristini poco ortodossi.
Camporaghena, uno dei paesi piu' ammirati dall'autrice, una natura
maligna, forse invidiosa della sapiente arte che creo' la bellezza dei suoi portali e
delle sue maesta', tenta progressivamente di distruggerla con una frana che
nessuno puo' fermare.
Col passare del tempo, di questo capolavoro creato dagli scalpellini del
paese, i migliori del mondo, rimarra'solo il ricordo conservato da queste
fotografie.
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BIBLIOGRAFIA
1)Eugeno Branchi - Storia della Lunigiana feudale
2)Igino Ricci - Comano e le sue frazioni. Guida storico-turistica Pontremoli 1973.
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