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Gli slavi
Storia, culture e lingue
dalle origini ai nostri giorni
Carocci editore
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Indice
Introduzione 15
Parte prima
La civilt slava antica
1.
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Gli slavi
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Lo slavo comune
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5.
6.
7.
Lo slavo comune
1.
2.
3.
4.
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6.
Le palatalizzazioni 88
La prima palatalizzazione 88
La seconda palatalizzazione 89
Fenomeni affini 90
La terza palatalizzazione 90
La fusione dello jod con una consonante o con un gruppo
di consonanti precedenti 91
La fusione dello jod con una vocale posteriore successiva 92
La prosodia e la metrica 93
Lapofonia 94
7.
8.
9.
8.
1.
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6.
Lo slavo comune
Morfologia 97
II
III
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Indice
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1.
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5.
e il X secolo 155
LEuropa centrale fra il ix e il x secolo 156
Leredit cirillo-metodiana nel primo impero bulgaro 158
IX
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1.1. Lo slavo ecclesiastico e le lingue slave moderne / 1.2. Lo slavo ecclesiastico e i suoi
sviluppi redazionali in area bulgara, serba e slava orientale / 1.3. Lo slavo ecclesiastico:
i rapporti fra le varie redazioni / 1.4. L funzioni dello slavo ecclesiastico e la creazione
delle lingue nazionali / 1.5. La nascita di politiche linguistiche nazionali
2.
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Indice
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8.
Parte quarta
Coscienza e affermazione degli slavi
nellEuropa moderna e contemporanea
26.
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Indice
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1.
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4.
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6.
secolo 375
29.
1.
2.
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4.
5.
30.
1.
2.
3.
4.
5.
XIX
XX
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Gli slavi
Bibliografia 397
Appendice 1. Cronologia 401
Appendice 2. Tavole di morfologia paleoslava 427
Indice dei nomi 449
Indice dei luoghi 465
Indice dei riquadri, delle figure e delle tabelle 472
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Introduzione
Negli ultimi decenni lEuropa orientale ha attirato lattenzione dei media per
lo pi in occasione dei conflitti che si riaccendono nelle sue aree pi calde oppure per qualche eclatante violazione dei diritti umani. In ambito scientifico,
in genere, le ricerche sul mondo slavo si concentrano sullepoca contemporanea, con un chiaro orientamento alla situazione attuale, allo scopo precipuo di accompagnare il percorso pi o meno complesso delle diverse nazioni
verso lintegrazione europea o di favorire le migliori relazioni con lUnione
europea. Solo in qualche caso si concede una sommaria riflessione sul loro
passato pi o meno lontano, considerato una sorta di caos primigenio da cui
esse sono scaturite.
Per conoscere le culture e le lingue slave crediamo, invece, sia indispensabile
risalire al ix-x secolo, quando le popolazioni slave si orientarono al mondo
latino-germanico o al mondo bizantino, tracciando percorsi diversi, che li
allontanavano dalla comune eredit. Allora si ripropose nella Slavia la frattura del mondo mediterraneo tardoantico, accomunato dalluniversalismo
romano e cristiano, ma diviso in una sfera romana occidentale e una romana
orientale. La cultura etnica slava, fino allora pi o meno omogenea, assimil questa divisione che si andava approfondendo, producendo esiti diversi e
spesso contrapposti. Le singole nazioni, slave e non slave, che si svilupparono
in Europa orientale, unarea che allincirca possiamo geograficamente determinare a oriente della linea immaginaria Lubecca-Trieste, si costruirono sulla
base delleredit culturale dei secoli dellet di mezzo, che si potrebbe paragonare alla porzione delliceberg nascosta al di sotto della superficie marina.
La sua conoscenza, tuttavia, rimane fondamentale per capire le dinamiche
culturali e interpretare i complessi processi che stanno ancora trasformando
il mondo slavo.
Storici, letterati e linguisti tendono in genere a misconoscere questa realt,
impegnati a proiettare sul medioevo e sullevo moderno lidea di unEuropa
delle nazioni che con notevole ritardo si impose nel mondo slavo, a cominciare dalla sua area occidentale. Seguendo questa interpretazione sufficiente evocare sommariamente gli eventi che hanno segnato lingresso degli slavi
nella storia europea e quindi seguire pi in dettaglio le vicende storiche delle
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Introduzione
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Gli slavi
in particolare le differenti dinamiche interne alle due Slavie, che definiremo Slavia latina e Slavia ortodossa, del tutto consapevoli che si tratta di un
modello interpretativo che non pretende di essere esaustivo. Si metteranno
in primo piano gli sviluppi in ambito linguistico e letterario, ma in una prospettiva pi generale di Civilisation o Kulturgeschichte, cercando soprattutto
di evidenziare le radici pi profonde degli orientamenti e degli atteggiamenti
culturali ancora oggi dominanti. Superata la tentazione di un approccio antropologico che tende ad annullare lo sviluppo storico, abbiamo seguito rigorosamente lordine cronologico. Dopo una breve presentazione del mondo
slavo contemporaneo, siamo partiti infatti dalle comuni origini, seguendo le
vicende degli slavi attraverso quel secolare processo di acculturazione che li
ha elevati fra i protagonisti indiscussi della storia degli ultimi due secoli.
Cercando i fondamenti per una corretta ermeneutica di questa area ci siamo concentrati in particolare su due fattori principali: da una parte i diversi
orientamenti culturali e religiosi, dallaltra la questione della lingua, cercando poi di fissare le tappe principali di questi concomitanti processi. A questo
proposito necessario fare una breve precisazione terminologica. Preferiamo
parlare di orientamento culturale e religioso piuttosto che di cristianizzazione, anche se continueremo a usare questo termine, proprio perch le popolazioni considerate barbariche non entrarono in contatto con un generico messaggio cristiano, ma piuttosto con unelaborata sintesi filosofica e teologica,
con una complessa tradizione sociale e liturgica che era maturata nel corso
dei secoli allinterno del bacino mediterraneo e si manifestava nelle diverse forme della tradizione latina e greca. Pur nella sintesi ellenistico-cristiana
dellepoca tardoantica, queste due realt continuavano a sviluppare, anche se
con differenziazioni interne, i propri caratteri distintivi che si manifestavano
in primo luogo attraverso il medium delle due lingue della cultura classica, il
latino e il greco.
Sulla base dei risultati delle migliori ricerche sia a livello internazionale sia a
livello nazionale, ci siamo proposti di offrire una sintesi della storia culturale
degli slavi che fosse utile per i linguisti, i letterati e gli storici dellEuropa
orientale, e pi in generale per quanti si vogliono accostare al mondo slavo
dellepoca medievale e moderna. Personaggi ed eventi del mondo slavo, che
sembrano estranei alla cultura occidentale, appariranno integrati nella storia
culturale europea. Si potr passeggiare per il Wawel di Cracovia o lungo il
ponte di Carlo iv a Praga, come pure lungo le strade di Sofia o per la piazza
Rossa a Mosca, sentendo che si tratta di luoghi familiari come quando si cammina per le pi famose capitali dellOccidente.
Si percorreranno cos oltre millecinquecento anni di storia, dalla comparsa
di queste popolazioni ai confini dellimpero romano alla loro determinante partecipazione alla cultura europea e mediterranea. Non sar possibile,
dunque, descrivere nei particolari i diversi avvenimenti e i personaggi che
ne hanno segnato il cammino, ma soltanto tratteggiare le linee fondamenta18
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Introduzione
2. Allopera di redazione dei riquadri, oltre ai componenti del gruppo di lavoro, contrassegnati
dalla sigla delle iniziali, segnalate supra, cui si aggiunge quella dellautore [mg], si affiancano Elena
DellOmo [edo] e Aleksandra Filipovi [af].
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Gli slavi
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Parte prima
La civilt slava antica
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1
Il mondo slavo contemporaneo
XX
e linizio del
XXI
secolo
LEuropa centrale
e orientale oggi
Conoscere
il mondo slavo
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Gli slavi
San Pietroburgo
ESTONIA
LETTONIA
Mosca
LITUANIA
RUSSIA
Vilnius
Minsk
BIELORUSSIA
Berlino
GERMANIA
Varsavia
POLONIA
Praga
Kiev
REPUBBLICA CECA
SLOVACCHIA
UCRAINA
Bratislava
Vienna
AUSTRIA
MOLDAVIA
Budapest
UNGHERIA
SLOVENIA
Chiinau
Lubiana
Zagabria
ROMANIA
CROAZIA
BOSNIA
ERZEGOVINA
ITALIA
Belgrado
Sarajevo
Bucarest
SERBIA
MONTENEGRO
KOSOVO
Podgorica
BULGARIA
Sofia
Skopje
FYROM
Tirana
ALBANIA
Istanbul
TURCHIA
MAR
IONIO
GRECIA
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fra loro le diverse popolazioni slave, spesso confuse con altre etnie con cui
convivono da secoli, e manifesta una certa diffidenza soprattutto per timore
di una concorrenza in ambito occupazionale.
A uno sguardo pi attento e consapevole, il panorama appare ben pi complesso e variegato. Se allinterno del continente europeo, concepito geograficamente dallAtlantico agli Urali, il mondo slavo per numero di abitanti ed
estensione territoriale rappresenta la componente maggiore rispetto al mondo germanico e romanzo, mentre al suo interno si manifestano profonde differenze culturali, sociali e politiche che spesso sono state alla base dei conflitti e delle separazioni avvenute in un passato pi o meno recente (cfr. fig. 1).
2. Spazio geografico e politico del mondo slavo
Minoranze slave
in area tedesca
e italiana
Slavia meridionale
RIQUADRO 1 I sorabi
I sorabi o serbo-lusaziani (in ted. anche Wenden) sono una popolazione slava, ridotta a circa
50.000 unit, stanziata nella Germania orientale, tra il Brandeburgo (Lusazia inferiore) e la
Sassonia (Lusazia superiore), nella valle dellalto Spree. In queste due diverse aree si parlano ancora oggi il sorabo inferiore e il sorabo superiore, la cui esistenza fu garantita allinterno
della Germania orientale. Le prime testimonianze scritte risalgono al XVI secolo nel contesto
della riforma protestante e della controriforma cattolica. I sorabi sono gli ultimi superstiti
delle popolazioni slave stanziate originariamente a occidente dellOder, e che furono assimilate dalla politica di Carlo Magno prima, e dei sovrani sassoni poi. La linea fortificata che
Carlo Magno costitu nell805 per difendere i territori di recente conquista prese appunto il
nome di limes sorabicus.
[AA]
Bibliografia: A. Trovesi, I serbo-lusaziani. Storia, letteratura, lingua, Milano 2007.
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Gli slavi
La presenza degli slavi nella penisola italiana, sebbene in modo frammentario, attestata fin
dal VII secolo, quando alcune trib avrebbero varcato lAdriatico approdando nellEsarcato e
nella Pentapoli. In epoca longobarda erano presenti in area friulana e sulla costa adriatica. Tra
il X e lXI secolo lapporto etnico slavo si increment in Italia meridionale nei temi di Calabria e
di Longobardia, dove nel 926 lo upan Michele Vuevi diede avvio a una nuova emigrazione
nel Gargano. Nella Sicilia araba il viaggiatore Ibn Hwqal (X secolo) parla di un quartiere slavo
a Palermo, ma ci sono testimonianze che riguardano altri insediamenti in Sicilia e Calabria. Si
distinguono tre periodi: al pi antico (VII secolo-fine XII secolo), cui risalgono i primi insediamenti slavi, segue un periodo di migrazioni favorite da Angioini e Aragonesi (fine XIII secoloprima met del XV secolo), mentre il terzo legato allinvasione turca dei Balcani (met XV
secolo-inizio XVI secolo). Ancora oggi in alcune regioni la loro presenza pi antica attestata
dallonomastica e dalla toponomastica. Le minoranze in Molise nei comuni di Acquaviva Collecroce, San Felice e Montemitro ne costituiscono la testimonianza diretta.
[AC]
Bibliografia: M. Reetar, Le colonie serbo-croate nellItalia meridionale, a cura di V. Treu, M. Gardenghi,
Campobasso 1997 (ed. or. Die serbokroatischen Kolonien Sditaliens, Wien 1911); M. Capaldo, Slavi
balcanici in Italia meridionale tra il VII e il XVI secolo. Sintesi storiografica e prospettive di ricerca, in
A. M. Raffo (a cura di), Studi slavistici in onore di Carlo Verdiani, Pisa 1979, pp. 55-63; Id., Un insediamento slavo presso Siracusa nel primo millennio d.C., in Europa Orientalis, II, 1983, pp. 5-17.
Il contesto balcanico
nate anche la Bosnia, che mantiene con equilibri delicati una forma federativa, e la Serbia. Unita fino a tempi recenti con il Montenegro, il paese soffre
per leffettiva separazione dalla provincia del Kosovo, abitato in maggioranza
da popolazione albanese, che ha dichiarato lindipendenza (cfr. riquadro 3).
Allex Jugoslavia apparteneva pure la cosiddetta Macedonia, definita dal 1993
con lacronimo fyrom, fino a quando non cadr il veto della Grecia nei confronti delluso dello storico toponimo. La giovane repubblica, la cui lingua ufficiale, il macedone, nata formalmente dopo il secondo conflitto mondiale,
confina con la Bulgaria, di cui a lungo ha condiviso la storia. Con questo paese,
che insieme alla Romania entrato recentemente nellUnione europea, si raggiunge il bacino del mar Nero, che mette in comunicazione questi paesi con il
mondo slavo orientale, il Caucaso e il Medio Oriente (cfr. riquadri 4 e 5).
Il mondo slavo meridionale, che occupa la penisola balcanica, mostra al suo
interno profonde affinit linguistiche e culturali, pur nella diversit degli alfabeti usati. In questarea, infatti, fin dal x secolo fu introdotto lalfabeto ciRIQUADRO 3 La lingua albanese
Lalbanese una lingua indoeuropea (del gruppo satem) parlata nella Repubblica di Albania e
negli Stati confinanti (in particolare la provincia autonoma del Kosovo in Serbia, recentemente proclamatasi indipendente con un atto unilaterale), nonch in varie comunit dellItalia
centro-meridionale. Dal punto di vista storico, tuttora aperta la questione se lalbanese
rappresenti o meno la continuazione dellantico illirico, parlato sulle coste adriatiche della
penisola balcanica in et romana. In tal caso, gli albanesi rappresenterebbero i superstiti
delle popolazioni che abitavano la penisola prima delle migrazioni slave. I primi documenti in
albanese risalgono al XVI secolo (cfr. il Missale stampato di Buzuku, 1555).
[AA]
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I dati dei singoli paesi sono aggiornati sulla base di Treccani. Il Libro dellanno 2009 (Roma
2009). Laddove non fossero disponibili si fa riferimento a quelli presenti nei siti istituzionali.
La Bosnia-Erzegovina (Bosna i Hercegovina) nasce come Stato indipendente a seguito degli
Accordi di Dayton (Ohio, 21 novembre 1995) tra i governi serbo, croato e bosniaco, che
misero fine alla guerra sanguinosa tra gli Stati ex jugoslavi. La Bosnia-Erzegovina una
repubblica federale divisa in due federazioni (Federazione di Bosnia ed Erzegovina, Repubblica Serba) e un distretto. Capitale: Sarajevo (80.000 ab., 2005). Superficie: 51.209 km2.
Popolazione: 4.613.414 (stima 2009). Minoranze: serba e croata. Lingua ufficiale: bosniaco,
croato e serbo. Religione: musulmana, cristiana ortodossa e cattolica. PIL: 16,335 miliardi
di dollari.
La Bulgaria (Republika Blgarija) moderna sorge come regno indipendente nel 1878, dopo
cinque secoli di dominazione ottomana, per diventare una repubblica popolare nel 1946.
Repubblica parlamentare dal 2001, entra a far parte della NATO nel 2004 e dellUnione Europea nel 2007. Capitale: Sofia (1.156.796 ab., 2007). Superficie: 110.910 km2. Popolazione:
7.606.551 (stima 2009). Minoranze: turca e rom. Lingua ufficiale: bulgaro. Religione: in
prevalenza cristiana ortodossa, musulmana. PIL: 51,353 miliardi di dollari.
La Croazia (Republika Hrvatska), indipendente dalla Jugoslavia dal 25 giugno 1991, una
repubblica presidenziale. entrata a far parte della NATO il 4 aprile 2009 e attualmente
candidata allingresso nellUnione Europea. Capitale: Zagabria (779.145 ab.). Superficie:
56.542 km2. Popolazione: 4.489.409 (stima 2009). Minoranze: serba, bosniaca e italiana.
Lingua ufficiale: croato. Religione: in prevalenza cattolica, minoranza ortodossa. PIL: 58,65
miliardi di dollari.
La Macedonia (Republika Makedonija, MK) si dichiarata indipendente dalla Jugoslavia l8
settembre 1991, ma lindipendenza stata riconosciuta solo l8 aprile 1993. A seguito delle pressioni esercitate dalla Grecia, il nome con il quale la Macedonia stata riconosciuta
dallONU (1993) costituito dallacronimo FYROM (Former Yugoslav Republic of Macedonia).
una repubblica parlamentare. Capitale: Skopje (313.605 ab., stima 2010). Superficie:
25.333 km2. Popolazione: 2.066.718 (stima 2009). Minoranze: albanese, turca, serba, armena e rom. Lingua ufficiale: macedone (a livello locale albanese). Religione: in prevalenza
cristiana ortodossa, minoranza musulmana. PIL: 8,535 miliardi di dollari.
Il Montenegro (Crna Gora) si proclamato indipendente dalla Serbia con un referendum
tenutosi il 21 maggio 2006. Repubblica parlamentare, candidato potenziale allingresso
nellUnione Europea. Capitale: Podgorica (187.085 ab., stima 2011). Superficie: 14.026 km2.
Popolazione: 672.180 (stima 2009). Minoranze: serba, albanese e bosniaca. Lingua ufficiale:
montenegrino. Religione: in prevalenza cristiana ortodossa, minoranza musulmana e cattolica. PIL: 4,226 miliardi di dollari.
La Serbia (Republika Srbija), in seguito alla dissoluzione della Jugoslavia nel 1992, ha
costituito assieme al Montenegro lunione di Serbia e Montenegro (1992-2006), fino al referendum che ha sancito lindipendenza di questultimo. Il 17 febbraio 2008 la maggioranza
albanofona della provincia autonoma del Kosovo ha dichiarato unilateralmente lindipendenza del Kosovo, non riconosciuta dal parlamento serbo. La Serbia, repubblica parlamentare,
candidato potenziale allingresso nellUnione Europea. Capitale: Belgrado (1.213.000
ab., stima 2009). Superficie: 77.474 km2. Popolazione: 7.379.339 (stima 2009). Minoranze: ungherese, croata, montenegrina e rom. Lingua ufficiale: serbo. Religione: in prevalenza cristiana ortodossa, minoranze cattolica, protestante e islamica. PIL: 40,44 miliardi
di dollari.
La Slovenia (Republika Slovenija) si resa indipendente dalla Jugoslavia il 25 giugno 1991.
Repubblica parlamentare membro dellUnione Europea e della NATO dal 2004. Assieme alla
Slovacchia, lunico paese slavo ad avere adottato come moneta leuro (2007). Capitale:
Lubiana (261.921 ab.). Superficie: 20.273 km2. Popolazione: 2.032.362 (stima 2009). Minoranze: serba, croata, bosniaca, ungherese e italiana. Lingua ufficiale: sloveno. Religione: in
prevalenza cattolica, minoranze musulmana, cristiana ortodossa e protestante. PIL: 48,741
miliardi di dollari.
[AA]
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Gli slavi
Il mar Nero, che in greco aveva il nome di Ponto Eusino (mare ospitale), con la sua vasta superficie collega larea del Mediterraneo orientale con le regioni steppose dellodierna
Ucraina, con il bacino del Danubio e con le regioni caucasiche. Ha avuto un ruolo cruciale
nella storia europea per i rapporti con lOriente asiatico e il mondo delle steppe. Attraverso
il Dnepr, che vi si getta, si apriva la strada commerciale verso il mar Baltico. La conquista
russa della riva settentrionale nel corso del XVIII secolo ha rappresentato la testa di ponte per
la penetrazione nelle regioni del Caucaso e lintervento nei Balcani, che le potenze occidentali cercarono di arginare con la guerra di Crimea (1854-1855). Oggi vi si affacciano diversi
Stati, fra cui la Bulgaria, lUcraina e la Russia.
[MG]
Bibliografia: N. Ascherson, Mar Nero. Storie e miti del Mediterraneo dOriente, Torino 1999.
Slavia occidentale
rillico, una variante dellalfabeto greco che continua a convivere con lalfabeto latino (cfr. cap. 13, par. 2). Le popolazioni slave balcaniche condividono
questa area geografica con altre popolazioni: nel meridione con greci e albanesi, a settentrione con romeni e ungheresi. Sono proprio questultimi, presenti nellarea del Danubio gi nel x secolo, a separare la cosiddetta Slavia
meridionale dal resto del mondo slavo. Pur trattandosi di popolazioni non
slave, non si potrebbe scrivere la loro storia prescindendo dai rapporti che nel
corso dei secoli hanno intrattenuto, nel ruolo di dominati o di dominatori,
alleati o nemici, con le popolazioni slave, finendo per condividerne le sorti.
Superando il Danubio, che rappresenta uno dei confini naturali pi importanti dellEuropa, ma anche lantica frontiera dellimpero romano (limes), si
giunge nellodierna Slovacchia (cfr. riquadro 6).
La sua capitale, Bratislava, dista in verit solo pochi chilometri da Vienna, ma
nei decenni della guerra fredda rappresentava uno dei confini pi controllati
del mondo socialista. La Slovacchia, prima di diventare uno Stato autonomo
(1993), ha condiviso nel secolo scorso la sua storia con la Cechia allinterno
dello Stato cecoslovacco. Geograficamente appartenente allEuropa centroorientale, la capitale della Cechia, Praga, fu in passato capitale del Sacro romano impero, ma allepoca della guerra fredda, confinata allinterno del Patto di Varsavia (cfr. riquadro 217, p. 384), stata considerata parte dellEuropa
orientale. Lo stesso si potrebbe dire della Polonia, che ha sempre condiviso
la storia dellOccidente europeo, e che nei suoi attuali confini, fissati dopo il
secondo conflitto mondiale, appare assai pi spostata a occidente rispetto ai
secoli precedenti. Proprio con la Polonia il mondo slavo si affaccia sul Baltico
ed entra in contatto con le popolazioni non slave di questa area, a cominciare
dai lituani, con cui ha condiviso pagine importanti della sua storia. Cechia,
Polonia e Slovacchia costituiscono, insieme alla minoranza serbo-lusaziana
(cfr. riquadro 1, p. 25), la cosiddetta Slavia occidentale, che per lunghi secoli
si sviluppata allinterno dellOccidente, ma rappresentandone il confine
orientale. Al pari dei paesi slavi meridionali, anche questi mostrano profon28
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RIQUADRO 6 Danubio
Il fiume, che dalla Foresta nera attraversando lEuropa centro-meridionale si getta nel mar
Nero, percorrendo 2.857 km, rappresenta una linea di confine e una via di comunicazione fondamentale nella storia europea. Gi ai tempi dellimpero romano costituiva una demarcazione
strategica per la difesa di Roma, che ne organizz il territorio nelle provincie del Norico, della
Pannonia e della Mesia. Lo attraversarono le popolazioni barbariche che raggiungevano la pianura pannonica, penetrando nelle provincie dellimpero. Vi si istallarono gli slavi gradualmente
sulla scia delle popolazioni asiatiche e germaniche per espandersi nellEuropa centrale e balcanica. Sia limpero carolingio e ottoniano sia limpero bizantino cercarono di riprendere almeno
parzialmente il controllo del suo corso, sforzandosi di contenere le popolazioni che continuarono a premere fino allarrivo degli ungari e di sfruttarne le potenzialit economiche e militari.
Nei secoli successivi il regno ungherese ne controll il bacino centrale fino alla battaglia di
Mohcs (1526), quando la Porta ottomana estese la sua influenza sullintera area balcanicodanubiana. Per secoli il Danubio divenne il confine con limpero asburgico. La crisi dellimpero
ottomano e il suo progressivo sfaldamento non hanno mutato il ruolo determinante nella vita
dei paesi che il Danubio attraversa. Con il suo corso segna i confini fra diverse nazioni, dallAustria alla Slovacchia, dallUngheria alla Serbia, dalla Romania alla Bulgaria, fino allUcraina, e
attraversa alcune capitali (Vienna, Bratislava, Budapest, Belgrado). Le recenti trasformazioni e
conflitti nei Balcani ne hanno danneggiata profondamente la funzione di arteria commerciale,
aggravando la crisi economica, da cui questi paesi cercano di uscire.
[MG]
Bibliografia: C. Magris, Danubio, Milano 1986.
I dati dei singoli paesi sono aggiornati sulla base di Treccani. Il Libro dellanno 2009 (Roma
2009).
La Repubblica Ceca (esk Republika) uno Stato dellEuropa centrale nato il 1 gennaio del
1993 in seguito alla dissoluzione della Cecoslovacchia. Si suddivide in tre regioni storiche: la
Boemia, la Moravia e la Slesia. Repubblica parlamentare, gi nel 1999 diventata membro
della NATO, mentre dal 2004 ha aderito allUnione Europea. Capitale: Praga (1.212.097 ab.,
2008). Superficie: 78.866 km2. Popolazione: 10.467.542 (stima 2009). Minoranze: ucraina
e slovacca. Lingua ufficiale: ceco. Religione: la maggioranza non professa alcuna religione,
minoranze cattolica e protestante. PIL: 172,285 miliardi di dollari.
La Polonia (Rzeczpospolita Polska) ha dato inizio al processo di disgregazione del blocco comunista in Europa centrale e orientale con lindizione di elezioni libere nella primavera del 1989
grazie alla pressione del sindacato indipendente di ispirazione cattolica Solidarno. Repubblica
parlamentare, gi nel 1999 diventata membro della NATO, mentre dal 2004 ha aderito allUnione Europea. Capitale: Varsavia (1.707.191 ab., 2008). Superficie: 312.679 km2. Popolazione:
38.135.876 (stima 2009). Minoranze: tedesca, bielorussa e ucraina. Lingua ufficiale: polacco.
Religione: cattolica, minoranze ortodossa e protestante. PIL: 402,974 miliardi di dollari.
La Slovacchia (Slovensk Republika) nasce il 1 gennaio del 1993 dalla dissoluzione della Cecoslovacchia di cui costituiva la regione orientale. Repubblica parlamentare, dal 2004 la Slovacchia ha aderito allUnione Europea ed diventata membro della NATO. Dal 2008 ha adottato
leuro. Capitale: Bratislava (426.927 ab.). Superficie: 48.845 km2. Popolazione: 5.412.254
(stima 2009). Minoranze: ungherese e rom. Lingua ufficiale: slovacco, ungherese (a livello
locale). Religione: cattolica, protestante. PIL: 87,886 miliardi di dollari.
[MB]
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Gli slavi
Slavia orientale
Non esistono marcati confini fisici che separano questa parte del mondo slavo dalla Slavia orientale, che dal punto di vista geografico oggi rappresentata dai nuovi Stati indipendenti, gi parte dellurss: la Bielorussia, lUcraina
e infine la Russia. Proprio questa assenza di barriere naturali ha determinato
lo spostamento dei confini in un senso o nellaltro nel corso della storia, portando lo Stato polacco fin quasi alle rive del mar Nero e a conquistare Mosca
(1610), e limpero russo a dominare per secoli il cuore della Polonia, sempre
con conseguenze culturali e sociali profonde per entrambe le parti (cfr.
cap.26, par. 2). Lo testimoniano certe forme ibride delle lingue, delle culture
e della religione in area ucraina e bielorussa, a cominciare dallesistenza di
Chiese di tradizione orientale ma di obbedienza romana (cfr. cap. 26, par. 4).
Il termine Ucraina, che rimanda al significato di terra di confine, oggi per la
prima volta definisce uno Stato indipendente. Il suo territorio comprende
gran parte delle regioni steppose, la via che percorsero le popolazioni asiatiche per entrare nel continente europeo (cfr. riquadro 8).
Le affinit sul piano linguistico e culturale della Slavia orientale, a cominciare
dalluso generalizzato del cirillico, sono ancora pi forti rispetto al resto del
mondo slavo, anche in ragione del forte processo di russificazione favorito
dallimpero dei Romanov (1613-1917, cfr. cap. 26, par. 2). La Russia da secoli
non solo convive con le popolazioni finniche, ma espandendosi nellarea asiatica ha colonizzato ampi territori abitati dalle popolazioni turco-mongole fino
a raggiungere la Siberia e lAlaska (cfr. cap. 27, par. 4). Il collasso dellUnione
RIQUADRO 8 Paesi slavi orientali
I dati dei singoli paesi sono aggiornati sulla base di Treccani. Il Libro dellanno 2009 (Roma
2009).
La Federazione russa (Rossijskaja Federacija) nasce dalla dissoluzione dellUnione Sovietica
nel 1991. una repubblica presidenziale, divisa in 47 regioni, 21 repubbliche, 13 territori,
due citt federali (Mosca e San Pietroburgo). Fa parte della Comunit degli Stati indipendenti
(CSI) che raccoglie ancora oggi la maggioranza degli Stati dellex Unione Sovietica. Capitale:
Mosca (10.470.318 ab., 2008). Superficie: 17.075.200 km2. Popolazione: 140.041.247 (stima 2009). Minoranze: comprendono un centinaio di popolazioni, fra cui nella Russia europea
si distinguono tatari, ucraini, armeni, ciuvasci e baschiri. Lingua ufficiale: russo. Religione:
la pi diffusa il cristianesimo ortodosso; vi sono numerose comunit religiose minoritarie:
musulmane, cristiane protestanti e cattoliche, buddiste. PIL: 1.163,645 miliardi di dollari.
LUcraina (Ukrajina) ha dichiarato la propria indipendenza nel 1991. una repubblica presidenziale divisa in 24 regioni, una repubblica autonoma (Crimea) e due citt a statuto speciale (Kiev e Sebastopoli). Capitale: Kiev (2.740.233 ab., 2008). Superficie: 603.700 km2.
Popolazione: 45.700.395 (stima 2009). Lingua ufficiale: ucraino. Religione: in prevalenza
cristiana ortodossa, minoranze cattolica e protestante. PIL: 114,711 miliardi di dollari.
La Bielorussia (Respublika Belarus), diventata indipendente nel 1991, sede della Comunit degli Stati indipendenti (CSI). una repubblica presidenziale guidata dal medesimo
presidente, Aleksandr Lukaenko, dal 1994. Capitale: Minsk (circa 1.741.000 ab., 2006).
Superficie: 207.600 km2. Popolazione: 9.648.533 (stima 2009). Lingua ufficiale: bielorusso,
russo. Religione: in prevalenza cristiana ortodossa, minoranze cattolica e protestante. PIL:
49,720 miliardi di dollari.
[LP]
30
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Sovietica, erede dellimpero russo, ha provocato non solo una profonda crisi
interna, ma ha determinato la nascita di una serie di minoranze russe allestero,
sia nei paesi baltici sia nellAsia centrale. Sul mar Baltico la Russia non solo ha
costruito la sua antica capitale San Pietroburgo, gi Leningrado (cfr. riquadro
190, p. 343), ma possiede anche il territorio della Prussia orientale con la citt
Kaliningrad, la vecchia Knigsberg, separata dal resto del paese e incuneata
allinterno dellUnione europea. In Russia, con labbandono dellateismo di
Stato, la Chiesa ortodossa russa ha progressivamente riconquistato il suo ruolo storico di custode dellidentit e della cultura nazionale nei confronti delle
spinte della globalizzazione e della secolarizzazione. Lo richiama la nuova festa
nazionale russa del 4 novembre, istituita dopo labbandono della ricorrenza
della rivoluzione dottobre, per ricordare la liberazione di Mosca dalloccupante polacco (1612, cfr. cap. 26, par. 2).
3. Affinit linguistiche, spinte centrifughe e trasformazioni sociali
Abbiamo evidenziato che i tre fondamentali ceppi slavi sono fortemente affini, ma non pu sfuggire il fatto che tutte le lingue slave nel loro complesso
si mostrano sostanzialmente pi vicine rispetto alle lingue romanze e germaniche, rendendo possibile, se si prescinde dai tradizionali antagonismi, la
comprensione reciproca. Esse rimandano a quel comune patrimonio culturale che precede lo sviluppo assai pi recente delle diverse nazioni. Allo stesso
tempo le lingue slave mostrano un dinamismo pi accentuato rispetto agli
altri ceppi linguistici europei, che si manifesta chiaramente nella formalizzazione di nuove lingue sulla base delle parlate locali. Si pu ricordare, ad esempio, il ruteno o rusino, parlato da comunit di origine ucraina presenti nellodierno territorio della Slovacchia orientale e della Polonia sud-orientale, ma
Dinamismo
delle lingue slave
Per lingua rusina (ruska besida) si intende un insieme di dialetti appartenenti al ramo orientale delle lingue slave e parlati in unarea abbastanza estesa dellEuropa centro-orientale. Malgrado non vi sia un pieno accordo tra gli studiosi circa lesistenza del rusino come lingua letteraria
autonoma, attualmente se ne riconoscono almeno quattro varianti regionali: il rusino subcarpatico nellUcraina occidentale, il rusino di Slovacchia nella regione di Preov, il lemko-rusino
nella Polonia sud-orientale, e il rusino pannonico nella Vojvodina centro-occidentale (Serbia).
Esistono inoltre significative comunit rusinofone in Nord America, ma prive di uno standard
riconosciuto dalla maggioranza dei parlanti. I primi tentativi di codifica di una lingua letteraria
basata sul vernacolo della Rus subcarpatica risalgono alla fine del XIX-inizio del XX secolo (cfr. i
lavori di V. opej, M. Vrabel, A. Voloyn); al 1923 risale la prima grammatica (H. Kostelnik) del
rusino di Vojvodina (che, a quanto pare, fu portato nella regione nel corso del XVIII secolo, in
seguito a massicce ondate di immigrazione dalla Slovacchia orientale). Si distinguono quattro
norme, dalle quali dovrebbe scaturire una futura koin letteraria.
[AA]
Bibliografia: S. Bonkalo, The Rusyns, New York 1990; B. Horbal, P. A. Krafcik, E. Rusinko (a cura di),
Carpatho-Rusyns and Their Neighbors: Essays in Honor of Paul Robert Magocsi, Fairfax (VA) 2006.
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Gli slavi
La situazione
nei Balcani
Larea slava
occidentale
Nel 2005 lo Stato polacco ha riconosciuto ufficialmente la lingua casciuba, parlata nella
provincia della Pomerania a occidente di Danzica (Gdask), a lungo considerata un dialetto
polacco. Questa lingua, appartenente al gruppo lechitico, ebbe una prima codificazione allepoca della riforma protestante, pur rimanendo in stretta relazione con il polacco letterario.
La sua standardizzazione ricevette un forte impulso con la pubblicazione nel 1879 di Zars
do grammatikj kabsko-sovjnskj mv (Compendio di grammatica della lingua casciuboslava), curata da Florian Ceynowa (1817-1881). Dal casciubo si distinguerebbe lo slovinzio,
scomparso sostanzialmente allinizio del XX secolo sotto il dominio prussiano, che tuttavia
spesso considerato solo un dialetto del casciubo.
[MG]
Bibliografia: G. Stone, Cassubian, in Comrie, Corbett (1993).
32
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La dissoluzione del serbo-croato, seguita alla disintegrazione dello Stato jugoslavo e alle sanguinose guerre degli anni 1991-1995, ha portato al riconoscimento di nuove lingue nazionali,
ovvero serbo, croato e bosniaco. Con lindipendenza del Montenegro dalla Serbia (2006),
anche il montenegrino rivendica lo status di lingua ufficiale. Come gi il serbo-croato, anche
le lingue sorte dalla sua dissoluzione riposano sulla variante tokava (dal pronome to che
cosa), anche se in croato talvolta compaiono riflessi delle varianti akava e kajkava, mentre appare rilevante la distinzione fra jekavi e ikavi (croati) ed ekavi (serbi), riguardo alla
pronuncia dellantica (cfr. cap. 14, par. 2). Prima ancora era stata la Costituzione federale
jugoslava, nel momento in cui era stata proclamata la Repubblica di Macedonia (1946), a
sancire ufficialmente lesistenza del macedone: le parlate dellarea furono definitivamente
separate dal bulgaro (ma anche dal ser.), segnando la nascita della nuova lingua, di cui si
discute ancora sul nome. Fra le lingue slave dellex Jugoslavia solo lo sloveno si posto in
continuit con il periodo precedente il conflitto mondiale.
[AA]
Bibliografia: M. Garzaniti, Le lingue dai Balcani allAsia centrale, in XXI secolo. Comunicare e rappresentare, Roma 2009, pp. 319-34; R. Morabito (a cura di), Forum La situazione linguistica attuale nellarea a
standard neotokavi (ex serbo-croato), in Studi slavistici, III, 2006, pp. 299-352.
pi dolorose si erano realizzate gi nel corso del secondo conflitto mondiale, che
segn profondamente le popolazioni dellintera Europa orientale e balcanica.
Alla fine del pi grande disastro della storia europea moderna, le comunit
ebraiche e tedesche, che avevano svolto un ruolo importante nellintero Oriente
europeo, sono venute a mancare, cambiando definitivamente il panorama culturale, sociale ed economico di questa parte dEuropa (cfr. cap. 28, par. 1; riquadro201, p. 362).
Pi recentemente, le trasformazioni imposte dallabbandono delleconomia
socialista hanno causato ulteriori e radicali cambiamenti sul piano sociale ed
economico, con profonde riconversioni soprattutto nei paesi che si stanno
integrando nellUnione europea, accompagnate dallinsorgere di forti flussi
migratori verso occidente e da una crisi demografica pi o meno sensibile. La
Russia stessa stata costretta a reinterpretare il proprio ruolo di grande potenza: con lo sfaldamento dellUnione Sovietica questo paese si sta trasformando nel maggiore esportatore mondiale di materie prime. Questa nuova
situazione ha avuto inevitabilmente ripercussioni anche sul panorama culturale e sulla vita letteraria di questi paesi.
La Russia dopo
la dissoluzione
dellUnione Sovietica
Lo sviluppo delle letterature slave in et contemporanea generalmente considerato nella prospettiva del passaggio dalle avanguardie letterarie al realismo socialista, fino alla sua dissoluzione e allavvento delle nuove tendenze, espressione della globalizzazione mondiale. Anche sotto questo aspetto
meriterebbero maggior attenzione le spinte centrifughe determinate dallo
sviluppo delle diverse nazioni.
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Gli slavi
Il realismo socialista
La letteratura
del dissenso
Allepoca della guerra fredda, nei paesi del blocco socialista in ambito letterario e artistico si tent di imporre il realismo socialista di origine sovietica,
con un ferreo controllo ideologico delle forme espressive. Nonostante ci si
manifest sempre pi chiaramente la tendenza a superare questa esperienza,
spesso tardivamente imposta, mentre maturava la volont di ricongiungersi
alla significativa stagione delle avanguardie. Talvolta questo superamento diventava una vera e propria trasgressione, con la diffusione illegale delle opere
attraverso il Samizdat (cfr. riquadri 12 e 13).
Gli scrittori ne pagarono spesso le conseguenze: limposizione del silenzio, il
carcere o lesilio. Si svilupparono cos una letteratura del dissenso e una letteratura dellemigrazione che non erano riconosciute dalle associazioni nazionali degli scrittori, n potevano essere pubblicate in patria. Nel frattempo si
era consolidata una critica letteraria che aveva continuato a costruire una storia della letteratura nazionale che pi o meno forzatamente veniva fatta rientrare nei canoni imposti dal regime, mediando fra le persistenti spinte nazionali e lappartenenza al mondo socialista. Nella letteratura mondiale, tuttavia,
furono proprio gli scrittori che si ribellarono da queste imposizioni, spesso
RIQUADRO 12 Il realismo socialista
RIQUADRO 13 Samizdat
Per Samizdat (edito in proprio) si intende un vasto fenomeno socioculturale che, a partire
dagli anni cinquanta, si diffuse in Unione Sovietica e negli altri paesi del blocco socialista. I
testi, dattiloscritti e riprodotti in proprio, venivano prima diffusi tra gli amici, i quali, secondo
un meccanismo a catena, lo redistribuivano a loro volta a nuovi lettori. Si costituiva cos il
circuito di una cultura parallela e indipendente, non sottoposta a censura. I dissidenti trovarono cos un canale libero di espressione e di comunicazione. La letteratura del Samizdat
estremamente eterogenea: vi trovarono posto poesie, romanzi, pice, saggi e pubblicistica,
prosa critica e filosofica, manifesti, memorie e carteggi privati. Questa variet si manifesta
non solo a livello di genere, ma anche sotto il profilo ideologico. Spesso queste opere non
erano pi sotto il diretto controllo dellautore, circolando sotto diverse versioni, oppure finivano per essere pubblicate allestero, suscitando la repressione delle autorit socialiste nei
confronti dei loro autori.
[CP]
Bibliografia: M. Zalambani, Censura, istituzioni e politica letteraria in URSS (1964-1985), Firenze 2010.
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Dagli anni venti del XX secolo a oggi il mondo slavo si distinto pi volte per leccellenza
nelle lettere dei suoi rappresentanti. Il primo letterato slavo a vedersi tributare il premio
Nobel fu il polacco Wadysaw S. Reymont nel 1924. Nel 1933 il Nobel fu assegnato al
narratore russo Ivan A. Bunin (emigrato in Francia da oltre un decennio). Nel 1958 fu
la volta di Boris L. Pasternak, che per motivi politici non pot ritirare il premio. Nel 1961
fu premiato lo scrittore jugoslavo di lingua serbo-croata Ivo Andri, nel 1965 lo scrittore
russo Michail A. olochov, e nel 1966 il narratore ebreo-israeliano di origine galiziana Shemuel J. Agnon. Gli anni settanta videro vincitori prima lo scrittore russo A. I. Solenicyn
(1970), anchegli impossibilitato a ritirare il premio per ragioni politiche, e poi lo scrittore
ebreo-polacco di lingua yiddish Isaac B. Singer (1978). Negli anni ottanta vinsero il Nobel
lo scrittore polacco Czesaw Miosz (1980), il poeta ceco Jaroslav Seifert (1984) e il poeta
russo Iosif A. Brodskij (1987), allepoca gi emigrato negli Stati Uniti. Quindi, nel 1996,
stata la volta della poetessa polacca Wisawa Szymborska.
[FR]
Bibliografia: D. Padoan (a cura di), Tra scrittura e libert. I discorsi dei Premi Nobel per la Letteratura,
Milano 2010.
ricollegandosi alle pi vive tradizioni nazionali, a riscuotere il maggior successo. Si pensi ai premi Nobel per la letteratura russi Boris L. Pasternak (1958),
Aleksandr I. Solenicyn (1970), Iosif A. Brodskij (1987) e della letteratura polacca Czesaw Miosz (1980) e Wisawa Szymborska (1996) (cfr. riquadro 14).
Con la dissoluzione dellUnione Sovietica e pi in generale del sistema socialista si venuta a creare una situazione del tutto nuova in cui le singole nazioni hanno dovuto reinterpretare il proprio passato, rileggendo in particolare
alcune drammatiche pagine della loro storia, come quelle delle repressioni
di epoca stalinista, soprattutto alla luce dei nuovi materiali resi disponibili dopo lapertura degli archivi. Pi specificamente nellambito letterario
stato necessario ricostruire un canone della letteratura nazionale, rivalutando epoche e autori spesso dimenticati o censurati, come quelli del dissenso e
dellemigrazione. Allo stesso tempo, con la crisi delle associazioni nazionali
degli scrittori e delle case editrici statali, il panorama letterario cambiato
radicalmente, orientandosi come in Occidente a un mercato librario libero,
in cui si sono imposti le case editrici private, i premi letterari e una letteratura
di massa per lo pi di origine straniera (cfr. riquadro 15).
comprensibile che nei singoli paesi, soprattutto in quelli che hanno raggiunto lagognata indipendenza nazionale, si sia sviluppata una straordinaria
attenzione al proprio passato e alla ricostruzione della propria identit nazionale, in un processo in cui letterati e scrittori hanno giocato un ruolo primario. In genere, la comune appartenenza al mondo slavo stata dichiaratamente messa in secondo piano e la ricerca della propria identit avvenuta in
contrapposizione al vicino, soprattutto se in passato questo aveva avuto una
posizione dominante, come nel caso della Serbia allinterno della Federazione jugoslava o della Russia allinterno dellUnione Sovietica. Mentre gli anni
del secondo conflitto mondiale, segnati dalloccupazione tedesca, avevano
La ricostruzione
delle identit
nazionali
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Gli slavi
La critica letteraria, proprio come la letteratura di questi paesi, non ha semplicemente subito
i radicali cambiamenti sociali, politici ed economici, ma li ha accompagnati, divenendo, quando possibile, la coscienza critica dei tempi nuovi o ancora, purtroppo, soltanto la coscienza
ideologica (pur di segno opposto al passato) della propria appartenenza nazionale. Si avviata sul viale del tramonto unintera generazione di critici, che da una parte ha partecipato
alla stagione dello strutturalismo e della semiotica, dallaltra ha contribuito in modo determinante allelaborazione del canone delle singole letterature. Un radicale cambiamento
stato imposto non solo da ragioni anagrafiche, ma stato determinato anche dalle difficolt
economiche che hanno disperso nellemigrazione i migliori studiosi o hanno reso impossibile
la continuazione delle scuole allinterno delle istituzioni accademiche, con ineluttabili conseguenze che saranno valutabili solo nei prossimi decenni. Allorizzonte compare una nuova
generazione che sta mutando atteggiamento nei confronti della letteratura e della sua visione critica e che condivide ormai profondamente le tumultuose trasformazioni della cultura
europea.
[MG]
Bibliografia: M. Garzaniti, Politica e canoni letterari nellEuropa centro-orientale, in XXI secolo. Comunicare
e rappresentare, Roma 2009, pp. 127-34.
rinnovato lidea della fratellanza slava in opposizione allelemento germanico, in epoca pi recente, cominciando con il distacco della Federazione jugoslava dal blocco sovietico e poi con le repressioni delle rivolte nei paesi del
Patto di Varsavia, questa idea della fratellanza dei popoli slavi si progressivamente affievolita, trasformandosi in una pura forma retorica (cfr. cap. 29,
par. 5).
Cos, allinterno delle diverse storie culturali si mira sempre di pi a sottolineare la specificit delle singole identit nazionali piuttosto che le relazioni
e i tratti comuni, che pure rimangono innegabili. Il processo si sviluppato
allinterno delle singole macroaree del mondo slavo favorendo la percezione
delle differenze, come sta accadendo in particolare per lUcraina, che dopo
un secolare processo di russificazione vede impegnati tanti intellettuali, in
patria e allestero, nella ricostruzione di un passato distinto dalla Russia. Si
viene in qualche modo a compiere nel xxi secolo quel percorso che la nostra
nazione ha intrapreso durante il xix secolo e che oggi viene sottoposto da
pi parti a serrate critiche.
Il nostro obiettivo, comunque, come abbiamo sottolineato nellIntroduzione, sar la ricostruzione dei tratti comuni e delle relazioni allinterno (e
allesterno) del mondo slavo, seguendo questo movimento centrifugo, ma
lontani da ogni pregiudizio ideologico o nazionale, per comprendere meglio
quel complesso processo che ha portato alla formazione dei diversi popoli e
nazioni slave. Ripercorreremo, dunque, il cammino del mondo slavo dalle
origini ritornando alla fine ai nostri tempi con la prepotente affermazione
delle singole nazioni slave sullarena europea.
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