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Marcello Garzaniti

Gli slavi
Storia, culture e lingue
dalle origini ai nostri giorni

A cura di Francesca Romoli


Con la collaborazione di Alberto Alberti, Maddalena Betti,
Adele Cilento, Maria Chiara Ferro, Claudia Pieralli e Lorenzo Pubblici

Carocci editore

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1a edizione, maggio 2013


copyright 2013 by Carocci editore S.p.A., Roma
Realizzazione editoriale: Fregi e Majuscole, Torino
Finito di stampare nel maggio 2013
dalle Arti Grafiche Editoriali S.r.l., Urbino
ISBN

978-88-430-6807-4

Riproduzione vietata ai sensi di legge


(art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633)
Senza regolare autorizzazione,
vietato riprodurre questo volume
anche parzialmente e con qualsiasi mezzo,
compresa la fotocopia,
anche per uso interno
o didattico.

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Indice

Introduzione 15
Parte prima
La civilt slava antica
1.

Il mondo slavo contemporaneo 23

1.
2.
3.
4.

I paesi slavi fra la fine del xx e linizio del xxi secolo 23


Spazio geografico e politico del mondo slavo 25
Affinit linguistiche, spinte centrifughe e trasformazioni sociali 31
Le letterature slave e lidentit nazionale 33

2.

Letnogenesi degli slavi 37

1.
2.

La preistoria degli slavi e le sue testimonianze 37


Lidentificazione della prima civilt slava con popoli
ed etnie antiche 39
Lo spazio geografico della prima civilt slava 40
Le prime testimonianze sugli slavi 45

3.
4.
3.

1.
2.
3.
4.
4.

La cultura materiale e spirituale 47


Una civilt contadina 47
Il villaggio e le abitazioni 48
Il lavoro agricolo 50
Credenze e culti pagani 53
Lorganizzazione sociale 60
La grande famiglia e il rod 60

1.
2.
3.
4.
5.
6.

La comunit di villaggio e il mir slavo orientale 62


Lorganizzazione tribale 64
La distribuzione delle terre 66
Levoluzione delle strutture sociali in epoca storica 67
Le rivolte contadine 68

5.

Il ruolo della donna 69

1.

Luso collettivo delle terre e la propriet femminile


sullorto domestico 70
La conduzione della grande famiglia 70
Le nozze e il regime di successione 71

2.
3.

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Gli slavi

4.
5.
6.
7.
8.
9.

I coniugi e il loro rod di origine 72


Esogamia e villaggi binari 73
Lo snochaestvo 73
Famiglia naturale e famiglia sociale 74
Lavuncolato 74
Unipotesi evolutiva 75

6.

Lo slavo comune

1.
2.
3.
4.
5.
6.

La sonorit crescente della sillaba 82


La monottongazione dei dittonghi con sonorit decrescente 82
Il mutamento dei gruppi in vocale + nasale 82
La caduta delle consonanti di fine sillaba e la diffusione
delle vocali brevi 83
I gruppi or, ol, er, el 83
Le protesi j- e v- 86

7.

Lo slavo comune

1.
2.
3.
4.
5.
6.

Le palatalizzazioni 88
La prima palatalizzazione 88
La seconda palatalizzazione 89
Fenomeni affini 90
La terza palatalizzazione 90
La fusione dello jod con una consonante o con un gruppo
di consonanti precedenti 91
La fusione dello jod con una vocale posteriore successiva 92
La prosodia e la metrica 93
Lapofonia 94

7.
8.
9.
8.

1.
2.
3.
4.
5.
6.

Lo slavo comune
Morfologia 97

II

III

77

88

97

La morfologia del nome 97


Pronomi e aggettivi 100
La morfologia del verbo 101
Elementi di sintassi 102
Il lessico slavo comune 103
Parte seconda
Il processo di acculturazione degli slavi

9.

1.
2.
3.

Espansione e nuovi insediamenti 109


Avari e slavi 109

Limpero bizantino e il regno dei franchi 112


Lespansione slava nei Balcani 113

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Indice

4.
5.
6.

La pressione slava verso la penisola italiana 118


Lespansione slava verso occidente 119
Lespansione slava a settentrione e verso oriente 120

10.

Gli slavi fra impero bizantino e regno franco 122

1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.

Il regno franco 122


Limpero bizantino 124
Allorigine delle popolazioni romene 124
La reazione degli imperi 125
Il mercato degli schiavi 126
I rapporti fra Roma e Costantinopoli 127
La Moravia e il khanato bulgaro 130

11.

Costantino-Cirillo, la sua formazione e le sue missioni 133


La formazione di Costantino 135
Le missioni diplomatiche 138

1.
2.
12.

Costantino-Cirillo, Metodio e la missione presso gli slavi 143

1.
2.
3.
4.
5.

La carriera di Metodio 144


La fase preparatoria della missione presso gli slavi 145
I fratelli tessalonicesi in Moravia e Pannonia 147
Il soggiorno a Venezia e a Roma 148
Metodio arcivescovo degli slavi 151

13.

LEuropa centrale e orientale fra il

1.
2.
3.
4.
5.

e il X secolo 155
LEuropa centrale fra il ix e il x secolo 156
Leredit cirillo-metodiana nel primo impero bulgaro 158
IX

La Dalmazia, la Croazia pannonica e le origini


della Serbia medievale 160
Leredit cirillo-metodiana nel mondo slavo orientale:
la Rus di Kiev 162
Il mondo slavo occidentale e il suo ingresso nella Christianitas 166
5.1. Il Sacro romano impero al tempo degli Ottoni / 5.2. Il ducato di Boemia /
5.3.Iregni di Polonia e Ungheria

14.

Il paleoslavo e i suoi alfabeti 171

1.
2.
3.

Linvenzione dellalfabeto glagolitico 171


Lalfabeto glagolitico e lalfabeto cirillico 172
Le pi antiche testimonianze in glagolitico e cirillico 179

15.

Il paleoslavo e lo slavo ecclesiastico 181

1.

Lo slavo ecclesiastico e le sue redazioni 181


9

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Gli slavi

2.

Lo slavo ecclesiastico e il suo processo di standardizzazione 184


2.1. Fonetica e morfologia / 2.2. Sintassi / 2.3. Lessico

16.

Slavia ortodossa e Slavia latina: societ e politica 190

1.

La Slavia ortodossa 191


1.1. Limpero romano orientale e Costantinopoli / 1.2. Le Chiese autocefale / 1.3.La
citt: da Costantinopoli a Mosca / 1.4. La tradizione monastica / 1.5. La Slavia
ortodossa come terra di mezzo

2.

La Slavia latina 195


2.1. Lidea di universalit e i regni / 2.2. Castelli e citt / 2.3. Una societ organizzata e
controllata / 2.4. Lo sviluppo dei primi regni slavi

3.

Le terre di confine nel mondo slavo 201

17.

Slavia ortodossa e Slavia latina: la cultura 202

1.

La Slavia ortodossa 202


1.1. LOriente cristiano e la pluralit delle lingue / 1.2. La fedelt alla tradizione /
1.3. Il neoplatonismo cristiano

2.

La Slavia latina 208


2.1. Il monolitismo del latino / 2.2. La rinascita dellantico / 2.3. La riscoperta
di Aristotele

3.

Punti di contatto e reciproci pregiudizi 212

18.

Slavia ortodossa e Slavia latina:


la questione della lingua letteraria 215
La Slavia ortodossa 215

1.

1.1. Lo slavo ecclesiastico e le lingue slave moderne / 1.2. Lo slavo ecclesiastico e i suoi
sviluppi redazionali in area bulgara, serba e slava orientale / 1.3. Lo slavo ecclesiastico:
i rapporti fra le varie redazioni / 1.4. L funzioni dello slavo ecclesiastico e la creazione
delle lingue nazionali / 1.5. La nascita di politiche linguistiche nazionali

2.

La Slavia latina 221


2.1. Il latino e il patrimonio della cultura classica e cristiana / 2.2. La nascita delle
letterature in vernacolo / 2.3. La questione della lingua letteraria / 2.4. Il rapporto
vernacolo-latino: due lingue, una cultura

3.

Leredit culturale delle due Slavie in epoca contemporanea 225


Parte terza
La partecipazione degli slavi alla costruzione dellEuropa

19.

1.
2.

Gli Stati medievali slavi: la Slavia ortodossa (XI-XV secolo) 229


Il mondo bizantino: terra di mezzo fra Oriente e Occidente 229
Le ultime invasioni dallOriente 230

10

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Indice

3.
4.
5.
6.
7.
8.

Lespansione del mondo latino 231


Crisi dellautorit imperiale e reduplicazione del modello imperiale
bizantino 232
Il monachesimo slavo 232
La rinascita bizantina (xi-xii secolo) 233
La crisi della Rus di Kiev 235
La svolta del xiii secolo 237
8.1. La disintegrazione dellimpero bizantino / 8.2. Linvasione mongola /
8.3. I principati della Rus

9.

Lautunno del medioevo orientale (xiv-xv secolo) 244


9.1. La conquista turca dei Balcani / 9.2. La Moscovia e la liberazione dal giogo tataro/
9.3. Alle origini del confronto fra Polonia e Russia

20.

1.
2.
3.

La Slavia ortodossa fra Oriente asiatico e Occidente europeo 253


Il bogomilismo 253
Lesicasmo bizantino 256

La diffusione dellesicasmo e la seconda influenza slava


meridionale 258

21.

Gli Stati medievali slavi: la Slavia latina (XI-XV secolo) 264

1.
2.
3.
4.

Lorizzonte comune: la formazione del mondo occidentale 264


Limperatore e il papa 264
Cristianizzazione e germanizzazione 266
La formazione degli Stati medievali (xi-xiii secolo) 267
4.1. Il regno di Boemia / 4.2. Il regno di Polonia / 4.3. Il regno dUngheria

5.
6.
7.

Citt e cultura 270


Le crociate del Nord: la formazione della Prussia orientale
e del granducato di Lituania 271
Lintegrazione nel mondo occidentale e lespansione verso oriente
(xiv-xv secolo) 273
7.1. Il regno di Boemia / 7.2. Il regno di Polonia e il granducato di Lituania /
7.3. Il regno dUngheria

22.

Jan Hus e il movimento hussita 280

1.
2.

La dinastia dei Lussemburgo e la Boemia 280


Ceti emergenti, riforma religiosa e coscienza nazionale
in Boemia 280
I precursori del movimento hussita 282
Jan Hus e la riforma ecclesiastica 282
La condanna e la morte sul rogo al Concilio di Costanza 284

3.
4.
5.

11

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Gli slavi

6.
7.
8.

La reazione boema: la lega degli utraquisti e gli hussiti radicali


al Tabor 285
Reazioni e sviluppi 286
Forme culturali e radici sociali 287

23.

Umanesimo e rinascimento al di l dellAdriatico 289

1.

Larea istriana e dalmatica dal medioevo allepoca moderna 289


1.1. Lalto medioevo (vi-xi secolo) / 1.2. Il basso medioevo (xi-xv secolo) /
1.3. Sviluppi storici successivi

2.
3.

La rinascita degli studia humanitatis nellarea adriatica 292


Citt e umanesimo in Dalmazia 293
3.1. Ragusa (Dubrovnik) / 3.2. Spalato (Split) / 3.3. Altre citt e isole della Dalmazia

4.

Umanesimo dalmata e lingua letteraria croata 298

24.

Umanesimo, rinascimento e riforma in area slava 299

1.
2.
3.
4.
5.

Rinnovarsi guardando al passato 300


Larea boema e lusaziana 302
Larea danubiana e adriatica 305
Larea polacco-lituana 307
Lo sviluppo delle lingue volgari e la presa di coscienza delle nazioni
slave 309

25.

Mosca, nuova Costantinopoli e terza Roma 311

1.

Il modello bizantino della sinfonia in Russia: il gran principe


e il metropolita 311
Il Concilio di Ferrara-Firenze 312
La caduta di Costantinopoli e le sue conseguenze
in Europa orientale 313
Le spinte millenariste 314
Lidea di Mosca-terza Roma 316
Il ruolo del monachesimo e della Chiesa russa 317
Lespansione dellimpero russo 320
Leredit della terza Roma nella Russia moderna e contemporanea 323

2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.

Parte quarta
Coscienza e affermazione degli slavi
nellEuropa moderna e contemporanea
26.

Barocco e controriforma nei paesi slavi 327

1.
2.

Le guerre di religione e la Boemia 327


Lo Stato polacco-lituano, limpero russo e la nascita della questione
ucraina 329

12

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Indice

3.
4.
5.
6.
7.

Il pericolo turco 331


Lespansione del cattolicesimo e lopera pedagogica dei gesuiti 333
Il controllo della cultura e luso ideologico 336
La cultura barocca 337
La comunicazione letteraria 342

27.

Modernizzazione e secolarizzazione dei paesi slavi 345


Lancien rgime e le nuove sfide nellEuropa orientale 345
Un mondo germanico potente ma diviso 347
La crisi dellimpero ottomano 348
La Russia di Pietro il Grande 350
Gli sviluppi nelle diverse aree slave 352
La spartizione dello Stato polacco-lituano 352
Gli Asburgo e gli slavi 353
La Russia e i Balcani 355

1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.

Un grande cambiamento culturale: la riforma dellistruzione 356

28.

I secoli degli slavi 361

1.
2.
3.

La formazione della coscienza nazionale 361


La nascita dei movimenti nazionali 363
La rottura degli antichi equilibri, il conflitto mondiale e la rivoluzione
russa 364
Il secondo conflitto mondiale e lEuropa dopo Jalta 370
Il socialismo reale e la sua crisi 372
Le nazioni slave dopo il 1989 373

4.
5.
6.

secolo 375

29.

Lidea slava fra

1.

Il riscatto del mondo slavo: dallo slavismo al risveglio


delle identit nazionali 375
Austroslavismo e nazioni slave 377
Occidentalisti e slavofili in Russia 380
Il panslavismo russo e la sua influenza nel mondo slavo 381
La fratellanza slava e il suo uso ideologico nel xx secolo 383

2.
3.
4.
5.
30.

1.
2.
3.
4.
5.

XIX

XX

Fondamenti e metodi della slavistica 385


Gli studi slavistici 385

La ricerca delle radici culturali e lapproccio comparativo 386


Le questioni fondamentali della slavistica 389
Il ruolo della ricerca storiografica e laffermazione
delle scuole nazionali 391
Possibili approfondimenti e prospettive di ricerca 393
Conclusioni 395
13

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Gli slavi

Bibliografia 397
Appendice 1. Cronologia 401
Appendice 2. Tavole di morfologia paleoslava 427
Indice dei nomi 449
Indice dei luoghi 465
Indice dei riquadri, delle figure e delle tabelle 472

14

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Introduzione

Negli ultimi decenni lEuropa orientale ha attirato lattenzione dei media per
lo pi in occasione dei conflitti che si riaccendono nelle sue aree pi calde oppure per qualche eclatante violazione dei diritti umani. In ambito scientifico,
in genere, le ricerche sul mondo slavo si concentrano sullepoca contemporanea, con un chiaro orientamento alla situazione attuale, allo scopo precipuo di accompagnare il percorso pi o meno complesso delle diverse nazioni
verso lintegrazione europea o di favorire le migliori relazioni con lUnione
europea. Solo in qualche caso si concede una sommaria riflessione sul loro
passato pi o meno lontano, considerato una sorta di caos primigenio da cui
esse sono scaturite.
Per conoscere le culture e le lingue slave crediamo, invece, sia indispensabile
risalire al ix-x secolo, quando le popolazioni slave si orientarono al mondo
latino-germanico o al mondo bizantino, tracciando percorsi diversi, che li
allontanavano dalla comune eredit. Allora si ripropose nella Slavia la frattura del mondo mediterraneo tardoantico, accomunato dalluniversalismo
romano e cristiano, ma diviso in una sfera romana occidentale e una romana
orientale. La cultura etnica slava, fino allora pi o meno omogenea, assimil questa divisione che si andava approfondendo, producendo esiti diversi e
spesso contrapposti. Le singole nazioni, slave e non slave, che si svilupparono
in Europa orientale, unarea che allincirca possiamo geograficamente determinare a oriente della linea immaginaria Lubecca-Trieste, si costruirono sulla
base delleredit culturale dei secoli dellet di mezzo, che si potrebbe paragonare alla porzione delliceberg nascosta al di sotto della superficie marina.
La sua conoscenza, tuttavia, rimane fondamentale per capire le dinamiche
culturali e interpretare i complessi processi che stanno ancora trasformando
il mondo slavo.
Storici, letterati e linguisti tendono in genere a misconoscere questa realt,
impegnati a proiettare sul medioevo e sullevo moderno lidea di unEuropa
delle nazioni che con notevole ritardo si impose nel mondo slavo, a cominciare dalla sua area occidentale. Seguendo questa interpretazione sufficiente evocare sommariamente gli eventi che hanno segnato lingresso degli slavi
nella storia europea e quindi seguire pi in dettaglio le vicende storiche delle
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Gli slavi

singole nazioni. In questa prospettiva il mondo slavo diventa la sommatoria


delle diverse e spesso contrapposte storie nazionali, come testimoniano alcune classiche monografie del passato, come Il mondo degli Slavi, del 1960,
curato da H. Kohn (1970). In questo panorama fanno eccezione gli studi di
F. Dvornk (Dvornik) (1968, 1974), dedicati agli slavi, frutto delle sue lezioni
alluniversit di Harvard negli anni cinquanta. Il primo volume, del 1956,
dedicato alle origini, e il secondo, del 1962, consacrato ai successivi sviluppi
dal xiii al xvii secolo, cercano di ricomporre un panorama dinsieme della
civilt slava fino alle soglie dellepoca contemporanea, anche se emerge prepotentemente lombra della divisione dellEuropa che segu il secondo conflitto mondiale. Ricca di spunti che abbiamo spesso colto ci sembra anche la
monografia di F.Conte (1991), che ha invece un approccio dichiaratamente
antropologico, reso spesso difficile dai continui salti cronologici. Un rinnovato e approfondito sguardo alle radici medievali del mondo slavo nel contesto europeo ci offrono pi recentemente i volumi della collana East Central
and Eastern Europe in the Middle Ages, 450-1450, diretta da F. Curta, che
estende al mondo medievale la distinzione fra unEuropa centro-orientale e
unEuropa orientale (cfr. cap. 30, par. 4).
Se ci concentrassimo sulle singole vicende dei popoli slavi renderemmo uno
scarso servizio a quanti vogliono conoscere la loro storia culturale, perch li
priveremmo di quellorizzonte europeo e universale a cui hanno diritto. La
scelta di unottica meramente nazionale rischia inoltre di impedire una seria
comprensione degli eventi e dei personaggi che lhanno segnata, spesso difficilmente contenibili allinterno dei confini nazionali, e pu offrire il fianco
allo sviluppo di sentimenti e pregiudizi nazionalistici ancora vivi nella nostra
epoca. Non si pu, per, nemmeno rileggere la storia culturale dei popoli slavi alla luce di una pi o meno velata ideologia panslavista, che in epoca contemporanea ha sfruttato lidea della fratellanza slava con scopi evidentemente politici, in vista della liberazione dal giogo ottomano o dallespansione
germanica. Oggi questa idea, che ha avuto una storia complessa e interessante
(cfr. cap. 29), appare a tal punto screditata che ci si interroga se valga ancora la
pena di trattare insieme i paesi slavi e di tracciarne complessivamente la storia
culturale. Del resto le nostre conoscenze sono assai pi ampie rispetto alla
storiografia umanista che tendeva a considerarli nel loro insieme, come aveva
fatto Mauro Orbini nel suo Il regno degli slavi (Pesaro 1601), quando ancora
li si chiamava alla veneziana schiavoni. La storia dellEuropa orientale, inoltre, non deve misconoscere il contributo degli altri popoli, che hanno svolto
un ruolo fondamentale nella costruzione dello spazio europeo, spesso in funzione dominante rispetto alle popolazioni slave. Sul piano religioso, inoltre,
cos facendo, verrebbe esaltata la presenza concorrenziale dellortodossia e
del cattolicesimo, spostando in secondo piano la presenza gi in tempi assai
antichi sia dellebraismo sia della fede islamica, che in vario e diverso modo
mettono le proprie radici e si sviluppano in questa area.
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Introduzione

Per comprendere correttamente le dinamiche dei processi di acculturazione


del mondo slavo bisogna innanzitutto uscire da alcuni pregiudizi che ancora ostacolano una corretta interpretazione dei secoli passati. In primo luogo
lidea che lEuropa, come realt culturale e sociale, coincida sostanzialmente
con lOccidente, un pregiudizio che resiste tenacemente nonostante si manifestino sempre pi chiaramente le contraddizioni di questo modello. In
secondo luogo lidea che i secoli di mezzo rappresentino lo sviluppo inarrestabile delle singole nazioni in opposizione alle autorit universali, il papa e
limperatore, inevitabile eredit del tardo mondo antico. In questo letto di
Procuste, su cui stata distesa la storia europea, appaiono sempre al centro
dellattenzione la Francia, la Spagna e lInghilterra nella loro realt di primigeni Stati nazionali, a cui le altre nazioni si uniformano progressivamente. In
questa prospettiva gli slavi e lintera Europa orientale divengono una sorta di
periferia, di banlieue dellOccidente, soggetti passivi destinati a diventare e a
rimanere per sempre gregari nella storia culturale, sociale e politica dellOccidente. Alla storia moderna si lascia poi la ricostruzione dei processi di sviluppo delle diverse nazioni dellintera area slava, in cui emerge gradualmente
la Russia, con tutte le difficolt di definirla in una posizione intermedia fra
nazione e impero.
Le contraddizioni insite in questa prospettiva interpretativa sono apertamente rilevate nella Storia dEuropa, uscita per i tipi della casa editrice Einaudi negli anni immediatamente successivi al 1989. Cos si esprime il curatore
G. Ortalli, nella sua introduzione: soltanto unottica condizionata dalle
vicende dei secoli successivi ci porta ancora ad insistere con troppa enfasi
su unEuropa medievale fermamente incardinata verso Occidente. Appare
dunque lodevole lo sforzo di aprire la ricerca alle aree solitamente ritenute
marginali rispetto al contesto europeo, ma allo stesso tempo questo tentativo appare limitato a registrare la realt medievale delle molte Europe
possibili, cio la prospettiva di unEuropa bizantina o islamica (ma anche
magiara, o slava, o vichinga), senza impegnarsi in uno sforzo ermeneutico
delle dinamiche storiche che non sia un generico riferimento ai processi di
europeizzazione (o forse soltanto di raccordo) delle immense regioni confinarie (slave e baltiche anzitutto) 1.
In questo volume, invece, abbiamo deciso di intraprendere un itinerario pi
difficile perch meno segnato, cercando di ricostruire nel suo insieme la storia culturale degli slavi per metterne in evidenza sia le forze centrifughe che
hanno portato alla formazione del pi cospicuo numero di popoli che unetnia europea abbia prodotto, sia gli sviluppi dei contrapposti orientamenti
culturali del mondo slavo verso lOccidente latino e lOriente bizantino.
Sulla base di questi processi, maturati gi nel primo medioevo, esamineremo
1. G. Ortalli, Nota introduttiva, in Id. (a cura di), Storia dEuropa, iii: Il Medioevo (secoli v-xv),
Torino 1994, pp. xix-xx.

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Gli slavi

in particolare le differenti dinamiche interne alle due Slavie, che definiremo Slavia latina e Slavia ortodossa, del tutto consapevoli che si tratta di un
modello interpretativo che non pretende di essere esaustivo. Si metteranno
in primo piano gli sviluppi in ambito linguistico e letterario, ma in una prospettiva pi generale di Civilisation o Kulturgeschichte, cercando soprattutto
di evidenziare le radici pi profonde degli orientamenti e degli atteggiamenti
culturali ancora oggi dominanti. Superata la tentazione di un approccio antropologico che tende ad annullare lo sviluppo storico, abbiamo seguito rigorosamente lordine cronologico. Dopo una breve presentazione del mondo
slavo contemporaneo, siamo partiti infatti dalle comuni origini, seguendo le
vicende degli slavi attraverso quel secolare processo di acculturazione che li
ha elevati fra i protagonisti indiscussi della storia degli ultimi due secoli.
Cercando i fondamenti per una corretta ermeneutica di questa area ci siamo concentrati in particolare su due fattori principali: da una parte i diversi
orientamenti culturali e religiosi, dallaltra la questione della lingua, cercando poi di fissare le tappe principali di questi concomitanti processi. A questo
proposito necessario fare una breve precisazione terminologica. Preferiamo
parlare di orientamento culturale e religioso piuttosto che di cristianizzazione, anche se continueremo a usare questo termine, proprio perch le popolazioni considerate barbariche non entrarono in contatto con un generico messaggio cristiano, ma piuttosto con unelaborata sintesi filosofica e teologica,
con una complessa tradizione sociale e liturgica che era maturata nel corso
dei secoli allinterno del bacino mediterraneo e si manifestava nelle diverse forme della tradizione latina e greca. Pur nella sintesi ellenistico-cristiana
dellepoca tardoantica, queste due realt continuavano a sviluppare, anche se
con differenziazioni interne, i propri caratteri distintivi che si manifestavano
in primo luogo attraverso il medium delle due lingue della cultura classica, il
latino e il greco.
Sulla base dei risultati delle migliori ricerche sia a livello internazionale sia a
livello nazionale, ci siamo proposti di offrire una sintesi della storia culturale
degli slavi che fosse utile per i linguisti, i letterati e gli storici dellEuropa
orientale, e pi in generale per quanti si vogliono accostare al mondo slavo
dellepoca medievale e moderna. Personaggi ed eventi del mondo slavo, che
sembrano estranei alla cultura occidentale, appariranno integrati nella storia
culturale europea. Si potr passeggiare per il Wawel di Cracovia o lungo il
ponte di Carlo iv a Praga, come pure lungo le strade di Sofia o per la piazza
Rossa a Mosca, sentendo che si tratta di luoghi familiari come quando si cammina per le pi famose capitali dellOccidente.
Si percorreranno cos oltre millecinquecento anni di storia, dalla comparsa
di queste popolazioni ai confini dellimpero romano alla loro determinante partecipazione alla cultura europea e mediterranea. Non sar possibile,
dunque, descrivere nei particolari i diversi avvenimenti e i personaggi che
ne hanno segnato il cammino, ma soltanto tratteggiare le linee fondamenta18

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Introduzione

li di sviluppo nel pi ampio contesto europeo. Concentrandoci soprattutto


sulle questioni fondamentali, ci siamo avvalsi dei risultati delle pi diverse
discipline, dallantropologia allarcheologia, dalla storia alla critica darte,
dalletnografia alla giurisprudenza, dalla critica letteraria alla linguistica, ma
sempre con lobiettivo rivolto alle testimonianze testuali, oggetto della scienza filologica, a cui la nostra ricerca legata ormai da molti anni. Lultimo
capitolo si sofferma sulle questioni metodologiche e sui possibili approfondimenti nellambito della slavistica.
Questo lavoro stato concepito negli anni novanta ed nato dalla necessit di offrire agli studenti una presentazione del mondo slavo che colmasse le lacune della
formazione precedente e allo stesso tempo li preparasse a ulteriori approfondimenti,
soprattutto in vista della tesi di laurea nellambito delle diverse lingue e letterature
slave. Dopo anni di insegnamento, in cui sono stati messi a punto diversi schemi, si
giunti a una prima fase di elaborazione, con la trascrizione delle lezioni, che hanno
dunque conservato molti aspetti della comunicazione orale. Ci stato possibile
almeno parzialmente grazie a un progetto di ricerca finanziato dallUniversit di
Firenze (2006-2007, 2008-2009), che ha consentito a Francesca Romoli di svolgere
la cura redazionale del volume.
Nel frattempo si costituito un gruppo di lavoro, formato dai dottori di ricerca
Alberto Alberti [aa], Maddalena Betti [mb], Adele Cilento [ac], Maria Chiara Ferro [mcf], Claudia Pieralli [cp], Lorenzo Pubblici [lp] e Francesca Romoli [fr],
che ha contribuito allopera secondo le diverse competenze linguistiche, letterarie e
storiche. Questo gruppo di lavoro ha ricevuto il materiale elaborato in prima stesura
e si incontrato in una serie di seminari, da cui sono nati aggiustamenti e migliorie.
A loro si deve soprattutto lelaborazione dei riquadri di approfondimento, ciascuno
dei quali reca la firma di chi ne ha realizzato la redazione 2. A Romoli si deve inoltre
la stesura del cap. 5 sul ruolo della donna nella tradizionale societ slava. Si aggiunta una serie di note bibliografiche a pi di pagina con lindicazione di letture che
mirano a facilitare la ricerca pur non avendo alcuna pretesa di esaustivit. Segue una
breve Bibliografia ragionata di manuali e saggi di riferimento. A questi titoli, ridotti
allessenziale, si fa riferimento con lindicazione dellautore (o curatore) e della data,
sia nel testo sia nei riquadri, qualora contengano approfondimenti specifici sul tema
affrontato. Diversamente si offrir lindicazione bibliografica completa.
Lo studio completato dalle Appendici 1 e 2. Nella prima si offre una Cronologia,
curata dallautore e da Romoli, che enumera gli eventi e i personaggi del mondo
slavo in relazione alla storia dellOriente e dellOccidente. Nella seconda si offrono
le tabelle della morfologia del paleoslavo, aggregando e adattando in alfabeto latino
le tavole contenute in van Wijk (1931).
A fine volume si possono trovare gli indici dei nomi di persona e di luogo. Per i nomi
di persona si segue in genere la forma offerta dallEnciclopedia Italiana Treccani. Per

2. Allopera di redazione dei riquadri, oltre ai componenti del gruppo di lavoro, contrassegnati
dalla sigla delle iniziali, segnalate supra, cui si aggiunge quella dellautore [mg], si affiancano Elena
DellOmo [edo] e Aleksandra Filipovi [af].

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Gli slavi

i nomi di luogo si preferisce tendenzialmente la grafia corrente nel paese dorigine


(fra parentesi si trovano le eventuali varianti), con lesclusione dei nomi che hanno
una forma tradizionale nella lingua italiana.
Segue lindice dei riquadri e delle figure, cio delle carte geografiche che corredano
il volume. Per la loro realizzazione sono stati presi a modello diversi atlanti storici o saggi in cui erano presenti carte geografiche. Ci siamo serviti in particolare di
Magocsi (2002). La rielaborazione del materiale cartografico stata curata dallautore insieme a Pubblici e realizzata da Lorenzo Banchini, a cui esprimiamo il nostro
ringraziamento. La nostra sincera riconoscenza va anche a David Speranzi, che ha
rivisto la traduzione delle fonti latine e greche citate, come pure a Maria Romanazzo
per la sua paziente cura editoriale.
Un ringraziamento, infine, anche a quanti hanno letto per intero o parzialmente il
volume, esprimendo critiche e consigli. Lautore, che rimane comunque del tutto
responsabile delle tesi esposte e delle loro formulazioni, esprime la speranza che il
volume possa essere utile sia a livello didattico sia per lo sviluppo delle ricerche in
ambito slavistico.
Indichiamo di seguito un elenco delle abbreviazioni utilizzate fra parentesi o nelle
tabelle.
a. ceco = antico ceco
bl. = bielorusso
bulg. = bulgaro
cons./C = consonante
cr.-ser. = croato e serbo
lat. = latino
lett. = lettone
lit. = lituano
mac. = macedone
pl.sl. = paleoslavo
pol. = polacco
rus. = russo
sl. eccl. = slavo ecclesiastico
sl. or. = slavo orientale
slov. = slovacco
ted. = tedesco
ucr. = ucraino

N = caso nominativo, oppure nasale


G = caso genitivo
D = caso dativo
A = caso accusativo
V = caso vocativo, oppure vocale
S = caso strumentale
L = caso locativo

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Parte prima
La civilt slava antica

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1
Il mondo slavo contemporaneo

1. I paesi slavi fra la fine del

XX

e linizio del

XXI

secolo

Le trasformazioni sociali, economiche e politiche dellEuropa centrale e


orientale alla fine del xx secolo hanno cambiato radicalmente il panorama del
continente europeo. Nuovi Stati hanno fatto la loro comparsa nelle carte geografiche, altri hanno mutato profondamente la loro struttura, alcuni sono entrati a far parte dellUnione europea o sono in procinto di farlo. Fra questi
occupano un posto importante i paesi slavi: dalla Slovenia alla Slovacchia, dalla Repubblica ceca (Cechia) alla Polonia, fino alla pi orientale Bulgaria, gi
membri dellUnione europea, mentre sono aperte le trattative con la Croazia,
la Bosnia e la Serbia. Per la prima volta compaiono sulle carte europee i nuovi
Stati indipendenti dellUcraina e della Bielorussia, ai quali si aggiungono la
Macedonia, designata ufficialmente con lacronimo fyrom (Former Yugoslav
Republic of Macedonia, cfr. riquadro 4, p. 27), e il piccolo Montenegro. La
Russia, pur drasticamente ridimensionata rispetto allUnione delle Repubbliche socialiste sovietiche (urss), rimane un paese eurasiatico, superando in
estensione qualunque altra nazione. Negli ultimi decenni, inoltre, una massiccia immigrazione dallEuropa orientale ha visto lingresso nei paesi occidentali di centinaia di migliaia di lavoratori, molti dei quali provengono dai paesi
slavi. Cos le loro parlate e persino certe loro tradizioni, a cui si mostrano peraltro particolarmente legati, ci sono divenute familiari.
In Occidente il contatto con questi paesi e le loro popolazioni non facilitato
dalle pregresse conoscenze scolastiche. Nei nostri manuali di storia, infatti, si
parla per lo pi della Russia e quasi esclusivamente nellambito della storia
contemporanea, per presentare la rivoluzione bolscevica, il regime stalinista e
la guerra fredda (cfr. cap. 28). Le conoscenze degli altri paesi sono assai scarse,
se si eccettuano forse qualche eco della Polonia del sindacato Solidarno negli anni ottanta e il segno lasciato da papa Giovanni Paolo ii (1920-2005),
ormai passato alla storia (e allagiografia). Solo le guerre balcaniche hanno
inondato le nostre librerie di saggi, cronache e romanzi, rinnovando nellimmaginario collettivo lidea dei Balcani come terra di conflitti endemici e sanguinosi in cui sembrano fondersi appartenenza nazionale e fede religiosa. In
generale, lopinione pubblica occidentale difficilmente riesce a distinguere

LEuropa centrale
e orientale oggi

Conoscere
il mondo slavo

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Gli slavi

FIGURA 1 Europa centrale e orientale, 2012

San Pietroburgo

ESTONIA

LETTONIA

Mosca
LITUANIA

RUSSIA

Vilnius
Minsk
BIELORUSSIA

Berlino
GERMANIA

Varsavia
POLONIA

Praga

Kiev

REPUBBLICA CECA

SLOVACCHIA

UCRAINA

Bratislava

Vienna
AUSTRIA

MOLDAVIA

Budapest
UNGHERIA

SLOVENIA

Chiinau

Lubiana
Zagabria

ROMANIA

CROAZIA
BOSNIA
ERZEGOVINA

ITALIA

Belgrado

Sarajevo

Bucarest

SERBIA

MONTENEGRO
KOSOVO

Podgorica

BULGARIA

Sofia
Skopje
FYROM

Tirana
ALBANIA

Istanbul
TURCHIA

MAR
IONIO

GRECIA

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1. Il mondo slavo contemporaneo

fra loro le diverse popolazioni slave, spesso confuse con altre etnie con cui
convivono da secoli, e manifesta una certa diffidenza soprattutto per timore
di una concorrenza in ambito occupazionale.
A uno sguardo pi attento e consapevole, il panorama appare ben pi complesso e variegato. Se allinterno del continente europeo, concepito geograficamente dallAtlantico agli Urali, il mondo slavo per numero di abitanti ed
estensione territoriale rappresenta la componente maggiore rispetto al mondo germanico e romanzo, mentre al suo interno si manifestano profonde differenze culturali, sociali e politiche che spesso sono state alla base dei conflitti e delle separazioni avvenute in un passato pi o meno recente (cfr. fig. 1).
2. Spazio geografico e politico del mondo slavo

Da un punto di vista geografico le popolazioni slave occupano unarea assai


estesa, che dalle regioni dellEuropa centrale e le rive dellAdriatico si sviluppa
ben oltre i confini dellEuropa fino alloceano Pacifico, in una continuit territoriale che per via dellAtlantico non hanno potuto conoscere il mondo germanico e quello romanzo. Ai suoi estremi occidentali si incontrano le minoranze
slave presenti in Germania e in Italia, che hanno preceduto di secoli i successivi
flussi migratori. Nella Germania orientale vivono i sorabi o serbo-lusaziani, che
rappresentano gli ultimi resti delle numerose comunit slave che nel corso del
medioevo subirono un processo di germanizzazione (cfr. riquadro 1).
In Italia, sullarco alpino, sono presenti comunit che appartengono allo stesso
ceppo della vicina Slovenia, mentre sono ormai in estinzione le comunit serbocroate che nel tardo medioevo emigrarono nellItalia centrale (cfr. riquadro 2).
Sullaltra sponda dellAdriatico, con la dissoluzione della Federazione jugoslava (1991-1992) le singole repubbliche hanno proclamato la propria indipendenza, a cominciare dalla Slovenia, il cui confine con lItalia ha rappresentato per decenni il limite della cortina di ferro, e dalla Croazia, che
affacciandosi con la Dalmazia sullAdriatico condivide con il nostro paese il
suo confine pi lungo. Dal processo di frammentazione della Jugoslavia sono

Minoranze slave
in area tedesca
e italiana

Slavia meridionale

RIQUADRO 1 I sorabi

I sorabi o serbo-lusaziani (in ted. anche Wenden) sono una popolazione slava, ridotta a circa
50.000 unit, stanziata nella Germania orientale, tra il Brandeburgo (Lusazia inferiore) e la
Sassonia (Lusazia superiore), nella valle dellalto Spree. In queste due diverse aree si parlano ancora oggi il sorabo inferiore e il sorabo superiore, la cui esistenza fu garantita allinterno
della Germania orientale. Le prime testimonianze scritte risalgono al XVI secolo nel contesto
della riforma protestante e della controriforma cattolica. I sorabi sono gli ultimi superstiti
delle popolazioni slave stanziate originariamente a occidente dellOder, e che furono assimilate dalla politica di Carlo Magno prima, e dei sovrani sassoni poi. La linea fortificata che
Carlo Magno costitu nell805 per difendere i territori di recente conquista prese appunto il
nome di limes sorabicus.
[AA]
Bibliografia: A. Trovesi, I serbo-lusaziani. Storia, letteratura, lingua, Milano 2007.

25

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Gli slavi

RIQUADRO 2 La presenza slava in Italia meridionale

La presenza degli slavi nella penisola italiana, sebbene in modo frammentario, attestata fin
dal VII secolo, quando alcune trib avrebbero varcato lAdriatico approdando nellEsarcato e
nella Pentapoli. In epoca longobarda erano presenti in area friulana e sulla costa adriatica. Tra
il X e lXI secolo lapporto etnico slavo si increment in Italia meridionale nei temi di Calabria e
di Longobardia, dove nel 926 lo upan Michele Vuevi diede avvio a una nuova emigrazione
nel Gargano. Nella Sicilia araba il viaggiatore Ibn Hwqal (X secolo) parla di un quartiere slavo
a Palermo, ma ci sono testimonianze che riguardano altri insediamenti in Sicilia e Calabria. Si
distinguono tre periodi: al pi antico (VII secolo-fine XII secolo), cui risalgono i primi insediamenti slavi, segue un periodo di migrazioni favorite da Angioini e Aragonesi (fine XIII secoloprima met del XV secolo), mentre il terzo legato allinvasione turca dei Balcani (met XV
secolo-inizio XVI secolo). Ancora oggi in alcune regioni la loro presenza pi antica attestata
dallonomastica e dalla toponomastica. Le minoranze in Molise nei comuni di Acquaviva Collecroce, San Felice e Montemitro ne costituiscono la testimonianza diretta.
[AC]
Bibliografia: M. Reetar, Le colonie serbo-croate nellItalia meridionale, a cura di V. Treu, M. Gardenghi,
Campobasso 1997 (ed. or. Die serbokroatischen Kolonien Sditaliens, Wien 1911); M. Capaldo, Slavi
balcanici in Italia meridionale tra il VII e il XVI secolo. Sintesi storiografica e prospettive di ricerca, in
A. M. Raffo (a cura di), Studi slavistici in onore di Carlo Verdiani, Pisa 1979, pp. 55-63; Id., Un insediamento slavo presso Siracusa nel primo millennio d.C., in Europa Orientalis, II, 1983, pp. 5-17.

Il contesto balcanico

nate anche la Bosnia, che mantiene con equilibri delicati una forma federativa, e la Serbia. Unita fino a tempi recenti con il Montenegro, il paese soffre
per leffettiva separazione dalla provincia del Kosovo, abitato in maggioranza
da popolazione albanese, che ha dichiarato lindipendenza (cfr. riquadro 3).
Allex Jugoslavia apparteneva pure la cosiddetta Macedonia, definita dal 1993
con lacronimo fyrom, fino a quando non cadr il veto della Grecia nei confronti delluso dello storico toponimo. La giovane repubblica, la cui lingua ufficiale, il macedone, nata formalmente dopo il secondo conflitto mondiale,
confina con la Bulgaria, di cui a lungo ha condiviso la storia. Con questo paese,
che insieme alla Romania entrato recentemente nellUnione europea, si raggiunge il bacino del mar Nero, che mette in comunicazione questi paesi con il
mondo slavo orientale, il Caucaso e il Medio Oriente (cfr. riquadri 4 e 5).
Il mondo slavo meridionale, che occupa la penisola balcanica, mostra al suo
interno profonde affinit linguistiche e culturali, pur nella diversit degli alfabeti usati. In questarea, infatti, fin dal x secolo fu introdotto lalfabeto ciRIQUADRO 3 La lingua albanese

Lalbanese una lingua indoeuropea (del gruppo satem) parlata nella Repubblica di Albania e
negli Stati confinanti (in particolare la provincia autonoma del Kosovo in Serbia, recentemente proclamatasi indipendente con un atto unilaterale), nonch in varie comunit dellItalia
centro-meridionale. Dal punto di vista storico, tuttora aperta la questione se lalbanese
rappresenti o meno la continuazione dellantico illirico, parlato sulle coste adriatiche della
penisola balcanica in et romana. In tal caso, gli albanesi rappresenterebbero i superstiti
delle popolazioni che abitavano la penisola prima delle migrazioni slave. I primi documenti in
albanese risalgono al XVI secolo (cfr. il Missale stampato di Buzuku, 1555).
[AA]

26

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1. Il mondo slavo contemporaneo

RIQUADRO 4 Paesi slavi meridionali

I dati dei singoli paesi sono aggiornati sulla base di Treccani. Il Libro dellanno 2009 (Roma
2009). Laddove non fossero disponibili si fa riferimento a quelli presenti nei siti istituzionali.
La Bosnia-Erzegovina (Bosna i Hercegovina) nasce come Stato indipendente a seguito degli
Accordi di Dayton (Ohio, 21 novembre 1995) tra i governi serbo, croato e bosniaco, che
misero fine alla guerra sanguinosa tra gli Stati ex jugoslavi. La Bosnia-Erzegovina una
repubblica federale divisa in due federazioni (Federazione di Bosnia ed Erzegovina, Repubblica Serba) e un distretto. Capitale: Sarajevo (80.000 ab., 2005). Superficie: 51.209 km2.
Popolazione: 4.613.414 (stima 2009). Minoranze: serba e croata. Lingua ufficiale: bosniaco,
croato e serbo. Religione: musulmana, cristiana ortodossa e cattolica. PIL: 16,335 miliardi
di dollari.
La Bulgaria (Republika Blgarija) moderna sorge come regno indipendente nel 1878, dopo
cinque secoli di dominazione ottomana, per diventare una repubblica popolare nel 1946.
Repubblica parlamentare dal 2001, entra a far parte della NATO nel 2004 e dellUnione Europea nel 2007. Capitale: Sofia (1.156.796 ab., 2007). Superficie: 110.910 km2. Popolazione:
7.606.551 (stima 2009). Minoranze: turca e rom. Lingua ufficiale: bulgaro. Religione: in
prevalenza cristiana ortodossa, musulmana. PIL: 51,353 miliardi di dollari.
La Croazia (Republika Hrvatska), indipendente dalla Jugoslavia dal 25 giugno 1991, una
repubblica presidenziale. entrata a far parte della NATO il 4 aprile 2009 e attualmente
candidata allingresso nellUnione Europea. Capitale: Zagabria (779.145 ab.). Superficie:
56.542 km2. Popolazione: 4.489.409 (stima 2009). Minoranze: serba, bosniaca e italiana.
Lingua ufficiale: croato. Religione: in prevalenza cattolica, minoranza ortodossa. PIL: 58,65
miliardi di dollari.
La Macedonia (Republika Makedonija, MK) si dichiarata indipendente dalla Jugoslavia l8
settembre 1991, ma lindipendenza stata riconosciuta solo l8 aprile 1993. A seguito delle pressioni esercitate dalla Grecia, il nome con il quale la Macedonia stata riconosciuta
dallONU (1993) costituito dallacronimo FYROM (Former Yugoslav Republic of Macedonia).
una repubblica parlamentare. Capitale: Skopje (313.605 ab., stima 2010). Superficie:
25.333 km2. Popolazione: 2.066.718 (stima 2009). Minoranze: albanese, turca, serba, armena e rom. Lingua ufficiale: macedone (a livello locale albanese). Religione: in prevalenza
cristiana ortodossa, minoranza musulmana. PIL: 8,535 miliardi di dollari.
Il Montenegro (Crna Gora) si proclamato indipendente dalla Serbia con un referendum
tenutosi il 21 maggio 2006. Repubblica parlamentare, candidato potenziale allingresso
nellUnione Europea. Capitale: Podgorica (187.085 ab., stima 2011). Superficie: 14.026 km2.
Popolazione: 672.180 (stima 2009). Minoranze: serba, albanese e bosniaca. Lingua ufficiale:
montenegrino. Religione: in prevalenza cristiana ortodossa, minoranza musulmana e cattolica. PIL: 4,226 miliardi di dollari.
La Serbia (Republika Srbija), in seguito alla dissoluzione della Jugoslavia nel 1992, ha
costituito assieme al Montenegro lunione di Serbia e Montenegro (1992-2006), fino al referendum che ha sancito lindipendenza di questultimo. Il 17 febbraio 2008 la maggioranza
albanofona della provincia autonoma del Kosovo ha dichiarato unilateralmente lindipendenza del Kosovo, non riconosciuta dal parlamento serbo. La Serbia, repubblica parlamentare,
candidato potenziale allingresso nellUnione Europea. Capitale: Belgrado (1.213.000
ab., stima 2009). Superficie: 77.474 km2. Popolazione: 7.379.339 (stima 2009). Minoranze: ungherese, croata, montenegrina e rom. Lingua ufficiale: serbo. Religione: in prevalenza cristiana ortodossa, minoranze cattolica, protestante e islamica. PIL: 40,44 miliardi
di dollari.
La Slovenia (Republika Slovenija) si resa indipendente dalla Jugoslavia il 25 giugno 1991.
Repubblica parlamentare membro dellUnione Europea e della NATO dal 2004. Assieme alla
Slovacchia, lunico paese slavo ad avere adottato come moneta leuro (2007). Capitale:
Lubiana (261.921 ab.). Superficie: 20.273 km2. Popolazione: 2.032.362 (stima 2009). Minoranze: serba, croata, bosniaca, ungherese e italiana. Lingua ufficiale: sloveno. Religione: in
prevalenza cattolica, minoranze musulmana, cristiana ortodossa e protestante. PIL: 48,741
miliardi di dollari.
[AA]

27

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Gli slavi

RIQUADRO 5 Mar Nero

Il mar Nero, che in greco aveva il nome di Ponto Eusino (mare ospitale), con la sua vasta superficie collega larea del Mediterraneo orientale con le regioni steppose dellodierna
Ucraina, con il bacino del Danubio e con le regioni caucasiche. Ha avuto un ruolo cruciale
nella storia europea per i rapporti con lOriente asiatico e il mondo delle steppe. Attraverso
il Dnepr, che vi si getta, si apriva la strada commerciale verso il mar Baltico. La conquista
russa della riva settentrionale nel corso del XVIII secolo ha rappresentato la testa di ponte per
la penetrazione nelle regioni del Caucaso e lintervento nei Balcani, che le potenze occidentali cercarono di arginare con la guerra di Crimea (1854-1855). Oggi vi si affacciano diversi
Stati, fra cui la Bulgaria, lUcraina e la Russia.
[MG]
Bibliografia: N. Ascherson, Mar Nero. Storie e miti del Mediterraneo dOriente, Torino 1999.

Slavia occidentale

rillico, una variante dellalfabeto greco che continua a convivere con lalfabeto latino (cfr. cap. 13, par. 2). Le popolazioni slave balcaniche condividono
questa area geografica con altre popolazioni: nel meridione con greci e albanesi, a settentrione con romeni e ungheresi. Sono proprio questultimi, presenti nellarea del Danubio gi nel x secolo, a separare la cosiddetta Slavia
meridionale dal resto del mondo slavo. Pur trattandosi di popolazioni non
slave, non si potrebbe scrivere la loro storia prescindendo dai rapporti che nel
corso dei secoli hanno intrattenuto, nel ruolo di dominati o di dominatori,
alleati o nemici, con le popolazioni slave, finendo per condividerne le sorti.
Superando il Danubio, che rappresenta uno dei confini naturali pi importanti dellEuropa, ma anche lantica frontiera dellimpero romano (limes), si
giunge nellodierna Slovacchia (cfr. riquadro 6).
La sua capitale, Bratislava, dista in verit solo pochi chilometri da Vienna, ma
nei decenni della guerra fredda rappresentava uno dei confini pi controllati
del mondo socialista. La Slovacchia, prima di diventare uno Stato autonomo
(1993), ha condiviso nel secolo scorso la sua storia con la Cechia allinterno
dello Stato cecoslovacco. Geograficamente appartenente allEuropa centroorientale, la capitale della Cechia, Praga, fu in passato capitale del Sacro romano impero, ma allepoca della guerra fredda, confinata allinterno del Patto di Varsavia (cfr. riquadro 217, p. 384), stata considerata parte dellEuropa
orientale. Lo stesso si potrebbe dire della Polonia, che ha sempre condiviso
la storia dellOccidente europeo, e che nei suoi attuali confini, fissati dopo il
secondo conflitto mondiale, appare assai pi spostata a occidente rispetto ai
secoli precedenti. Proprio con la Polonia il mondo slavo si affaccia sul Baltico
ed entra in contatto con le popolazioni non slave di questa area, a cominciare
dai lituani, con cui ha condiviso pagine importanti della sua storia. Cechia,
Polonia e Slovacchia costituiscono, insieme alla minoranza serbo-lusaziana
(cfr. riquadro 1, p. 25), la cosiddetta Slavia occidentale, che per lunghi secoli
si sviluppata allinterno dellOccidente, ma rappresentandone il confine
orientale. Al pari dei paesi slavi meridionali, anche questi mostrano profon28

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1. Il mondo slavo contemporaneo

RIQUADRO 6 Danubio

Il fiume, che dalla Foresta nera attraversando lEuropa centro-meridionale si getta nel mar
Nero, percorrendo 2.857 km, rappresenta una linea di confine e una via di comunicazione fondamentale nella storia europea. Gi ai tempi dellimpero romano costituiva una demarcazione
strategica per la difesa di Roma, che ne organizz il territorio nelle provincie del Norico, della
Pannonia e della Mesia. Lo attraversarono le popolazioni barbariche che raggiungevano la pianura pannonica, penetrando nelle provincie dellimpero. Vi si istallarono gli slavi gradualmente
sulla scia delle popolazioni asiatiche e germaniche per espandersi nellEuropa centrale e balcanica. Sia limpero carolingio e ottoniano sia limpero bizantino cercarono di riprendere almeno
parzialmente il controllo del suo corso, sforzandosi di contenere le popolazioni che continuarono a premere fino allarrivo degli ungari e di sfruttarne le potenzialit economiche e militari.
Nei secoli successivi il regno ungherese ne controll il bacino centrale fino alla battaglia di
Mohcs (1526), quando la Porta ottomana estese la sua influenza sullintera area balcanicodanubiana. Per secoli il Danubio divenne il confine con limpero asburgico. La crisi dellimpero
ottomano e il suo progressivo sfaldamento non hanno mutato il ruolo determinante nella vita
dei paesi che il Danubio attraversa. Con il suo corso segna i confini fra diverse nazioni, dallAustria alla Slovacchia, dallUngheria alla Serbia, dalla Romania alla Bulgaria, fino allUcraina, e
attraversa alcune capitali (Vienna, Bratislava, Budapest, Belgrado). Le recenti trasformazioni e
conflitti nei Balcani ne hanno danneggiata profondamente la funzione di arteria commerciale,
aggravando la crisi economica, da cui questi paesi cercano di uscire.
[MG]
Bibliografia: C. Magris, Danubio, Milano 1986.

RIQUADRO 7 Paesi slavi occidentali

I dati dei singoli paesi sono aggiornati sulla base di Treccani. Il Libro dellanno 2009 (Roma
2009).
La Repubblica Ceca (esk Republika) uno Stato dellEuropa centrale nato il 1 gennaio del
1993 in seguito alla dissoluzione della Cecoslovacchia. Si suddivide in tre regioni storiche: la
Boemia, la Moravia e la Slesia. Repubblica parlamentare, gi nel 1999 diventata membro
della NATO, mentre dal 2004 ha aderito allUnione Europea. Capitale: Praga (1.212.097 ab.,
2008). Superficie: 78.866 km2. Popolazione: 10.467.542 (stima 2009). Minoranze: ucraina
e slovacca. Lingua ufficiale: ceco. Religione: la maggioranza non professa alcuna religione,
minoranze cattolica e protestante. PIL: 172,285 miliardi di dollari.
La Polonia (Rzeczpospolita Polska) ha dato inizio al processo di disgregazione del blocco comunista in Europa centrale e orientale con lindizione di elezioni libere nella primavera del 1989
grazie alla pressione del sindacato indipendente di ispirazione cattolica Solidarno. Repubblica
parlamentare, gi nel 1999 diventata membro della NATO, mentre dal 2004 ha aderito allUnione Europea. Capitale: Varsavia (1.707.191 ab., 2008). Superficie: 312.679 km2. Popolazione:
38.135.876 (stima 2009). Minoranze: tedesca, bielorussa e ucraina. Lingua ufficiale: polacco.
Religione: cattolica, minoranze ortodossa e protestante. PIL: 402,974 miliardi di dollari.
La Slovacchia (Slovensk Republika) nasce il 1 gennaio del 1993 dalla dissoluzione della Cecoslovacchia di cui costituiva la regione orientale. Repubblica parlamentare, dal 2004 la Slovacchia ha aderito allUnione Europea ed diventata membro della NATO. Dal 2008 ha adottato
leuro. Capitale: Bratislava (426.927 ab.). Superficie: 48.845 km2. Popolazione: 5.412.254
(stima 2009). Minoranze: ungherese e rom. Lingua ufficiale: slovacco, ungherese (a livello
locale). Religione: cattolica, protestante. PIL: 87,886 miliardi di dollari.
[MB]

de affinit nella lingua e nella cultura, a cominciare dalluso del medesimo


alfabeto latino, che fin dal medioevo fu modificato con laggiunta di alcune
lettere e segni speciali (cfr. riquadro 7).
29

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Gli slavi
Slavia orientale

Non esistono marcati confini fisici che separano questa parte del mondo slavo dalla Slavia orientale, che dal punto di vista geografico oggi rappresentata dai nuovi Stati indipendenti, gi parte dellurss: la Bielorussia, lUcraina
e infine la Russia. Proprio questa assenza di barriere naturali ha determinato
lo spostamento dei confini in un senso o nellaltro nel corso della storia, portando lo Stato polacco fin quasi alle rive del mar Nero e a conquistare Mosca
(1610), e limpero russo a dominare per secoli il cuore della Polonia, sempre
con conseguenze culturali e sociali profonde per entrambe le parti (cfr.
cap.26, par. 2). Lo testimoniano certe forme ibride delle lingue, delle culture
e della religione in area ucraina e bielorussa, a cominciare dallesistenza di
Chiese di tradizione orientale ma di obbedienza romana (cfr. cap. 26, par. 4).
Il termine Ucraina, che rimanda al significato di terra di confine, oggi per la
prima volta definisce uno Stato indipendente. Il suo territorio comprende
gran parte delle regioni steppose, la via che percorsero le popolazioni asiatiche per entrare nel continente europeo (cfr. riquadro 8).
Le affinit sul piano linguistico e culturale della Slavia orientale, a cominciare
dalluso generalizzato del cirillico, sono ancora pi forti rispetto al resto del
mondo slavo, anche in ragione del forte processo di russificazione favorito
dallimpero dei Romanov (1613-1917, cfr. cap. 26, par. 2). La Russia da secoli
non solo convive con le popolazioni finniche, ma espandendosi nellarea asiatica ha colonizzato ampi territori abitati dalle popolazioni turco-mongole fino
a raggiungere la Siberia e lAlaska (cfr. cap. 27, par. 4). Il collasso dellUnione
RIQUADRO 8 Paesi slavi orientali

I dati dei singoli paesi sono aggiornati sulla base di Treccani. Il Libro dellanno 2009 (Roma
2009).
La Federazione russa (Rossijskaja Federacija) nasce dalla dissoluzione dellUnione Sovietica
nel 1991. una repubblica presidenziale, divisa in 47 regioni, 21 repubbliche, 13 territori,
due citt federali (Mosca e San Pietroburgo). Fa parte della Comunit degli Stati indipendenti
(CSI) che raccoglie ancora oggi la maggioranza degli Stati dellex Unione Sovietica. Capitale:
Mosca (10.470.318 ab., 2008). Superficie: 17.075.200 km2. Popolazione: 140.041.247 (stima 2009). Minoranze: comprendono un centinaio di popolazioni, fra cui nella Russia europea
si distinguono tatari, ucraini, armeni, ciuvasci e baschiri. Lingua ufficiale: russo. Religione:
la pi diffusa il cristianesimo ortodosso; vi sono numerose comunit religiose minoritarie:
musulmane, cristiane protestanti e cattoliche, buddiste. PIL: 1.163,645 miliardi di dollari.
LUcraina (Ukrajina) ha dichiarato la propria indipendenza nel 1991. una repubblica presidenziale divisa in 24 regioni, una repubblica autonoma (Crimea) e due citt a statuto speciale (Kiev e Sebastopoli). Capitale: Kiev (2.740.233 ab., 2008). Superficie: 603.700 km2.
Popolazione: 45.700.395 (stima 2009). Lingua ufficiale: ucraino. Religione: in prevalenza
cristiana ortodossa, minoranze cattolica e protestante. PIL: 114,711 miliardi di dollari.
La Bielorussia (Respublika Belarus), diventata indipendente nel 1991, sede della Comunit degli Stati indipendenti (CSI). una repubblica presidenziale guidata dal medesimo
presidente, Aleksandr Lukaenko, dal 1994. Capitale: Minsk (circa 1.741.000 ab., 2006).
Superficie: 207.600 km2. Popolazione: 9.648.533 (stima 2009). Lingua ufficiale: bielorusso,
russo. Religione: in prevalenza cristiana ortodossa, minoranze cattolica e protestante. PIL:
49,720 miliardi di dollari.
[LP]

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1. Il mondo slavo contemporaneo

Sovietica, erede dellimpero russo, ha provocato non solo una profonda crisi
interna, ma ha determinato la nascita di una serie di minoranze russe allestero,
sia nei paesi baltici sia nellAsia centrale. Sul mar Baltico la Russia non solo ha
costruito la sua antica capitale San Pietroburgo, gi Leningrado (cfr. riquadro
190, p. 343), ma possiede anche il territorio della Prussia orientale con la citt
Kaliningrad, la vecchia Knigsberg, separata dal resto del paese e incuneata
allinterno dellUnione europea. In Russia, con labbandono dellateismo di
Stato, la Chiesa ortodossa russa ha progressivamente riconquistato il suo ruolo storico di custode dellidentit e della cultura nazionale nei confronti delle
spinte della globalizzazione e della secolarizzazione. Lo richiama la nuova festa
nazionale russa del 4 novembre, istituita dopo labbandono della ricorrenza
della rivoluzione dottobre, per ricordare la liberazione di Mosca dalloccupante polacco (1612, cfr. cap. 26, par. 2).
3. Affinit linguistiche, spinte centrifughe e trasformazioni sociali

Abbiamo evidenziato che i tre fondamentali ceppi slavi sono fortemente affini, ma non pu sfuggire il fatto che tutte le lingue slave nel loro complesso
si mostrano sostanzialmente pi vicine rispetto alle lingue romanze e germaniche, rendendo possibile, se si prescinde dai tradizionali antagonismi, la
comprensione reciproca. Esse rimandano a quel comune patrimonio culturale che precede lo sviluppo assai pi recente delle diverse nazioni. Allo stesso
tempo le lingue slave mostrano un dinamismo pi accentuato rispetto agli
altri ceppi linguistici europei, che si manifesta chiaramente nella formalizzazione di nuove lingue sulla base delle parlate locali. Si pu ricordare, ad esempio, il ruteno o rusino, parlato da comunit di origine ucraina presenti nellodierno territorio della Slovacchia orientale e della Polonia sud-orientale, ma

Dinamismo
delle lingue slave

RIQUADRO 9 La lingua rusina

Per lingua rusina (ruska besida) si intende un insieme di dialetti appartenenti al ramo orientale delle lingue slave e parlati in unarea abbastanza estesa dellEuropa centro-orientale. Malgrado non vi sia un pieno accordo tra gli studiosi circa lesistenza del rusino come lingua letteraria
autonoma, attualmente se ne riconoscono almeno quattro varianti regionali: il rusino subcarpatico nellUcraina occidentale, il rusino di Slovacchia nella regione di Preov, il lemko-rusino
nella Polonia sud-orientale, e il rusino pannonico nella Vojvodina centro-occidentale (Serbia).
Esistono inoltre significative comunit rusinofone in Nord America, ma prive di uno standard
riconosciuto dalla maggioranza dei parlanti. I primi tentativi di codifica di una lingua letteraria
basata sul vernacolo della Rus subcarpatica risalgono alla fine del XIX-inizio del XX secolo (cfr. i
lavori di V. opej, M. Vrabel, A. Voloyn); al 1923 risale la prima grammatica (H. Kostelnik) del
rusino di Vojvodina (che, a quanto pare, fu portato nella regione nel corso del XVIII secolo, in
seguito a massicce ondate di immigrazione dalla Slovacchia orientale). Si distinguono quattro
norme, dalle quali dovrebbe scaturire una futura koin letteraria.
[AA]
Bibliografia: S. Bonkalo, The Rusyns, New York 1990; B. Horbal, P. A. Krafcik, E. Rusinko (a cura di),
Carpatho-Rusyns and Their Neighbors: Essays in Honor of Paul Robert Magocsi, Fairfax (VA) 2006.

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Gli slavi

La situazione
nei Balcani

Larea slava
occidentale

presenti anche in Serbia, e anche il casciubo, riconosciuto ufficialmente in


Polonia solo di recente (2005) (cfr. riquadri 9 e 10).
A queste forti affinit linguistiche corrispondono, tuttavia, marcate differenze sul piano sociale e culturale, che sono allorigine delle profonde trasformazioni dellEuropa centrale e orientale del xx secolo, il cui processo probabilmente non si ancora concluso.
Si fatto cenno alla disintegrazione della Jugoslavia, che ha interrotto il lungo
periodo di pace di cui lEuropa ha goduto dopo il secondo conflitto mondiale.
Gli opposti nazionalismi hanno soffiato sul fuoco delle diverse tradizioni culturali e religiose, rendendo nei fatti impossibile la convivenza. Proprio in quellarea, e in particolare nella Bosnia, non solo si incontrano popolazioni di tradizione cattolica e ortodossa, ma sono presenti da secoli comunit musulmane
costituite dalle popolazioni slave convertitesi allIslam allepoca dellimpero
ottomano (cfr. cap. 20, par. 1; riquadro 120, p. 245), e ancora comunit ebraiche
in fuga dalla Spagna alla fine del medioevo. Persino il sogno di costruire ununica lingua, maturato nel corso dellOttocento allinterno del movimento illirico
(cfr.cap. 29, par. 2; riquadro 213, p. 379), una lingua che fino a oggi stata chiamata serbo-croata o croato-serba, si infranto di fronte alla volont dei nuovi
Stati di stabilire nuove lingue ufficiali: il croato, il bosniaco, il serbo e ora anche
il montenegrino. Del resto, questo processo di frammentazione si era gi manifestato allindomani del conflitto mondiale con la creazione della lingua macedone (1946). Si tratta di un processo di differenziazione che procede di pari
passo con la formazione, assai tardiva rispetto allEuropa occidentale, degli Stati
nazionali, ma che rende pi complesso lo sviluppo di determinate aree come la
Bosnia, in cui convivono popolazioni diverse. Daltra parte non si dovrebbe dimenticare che ben pi doloroso stato in un passato ormai lontano il processo
di formazione degli Stati nazionali in Occidente, mentre ancora oggi vi sono
paesi in cui le frizioni non paiono allentarsi (cfr. riquadro 11).
Le spinte centrifughe sembrano ormai giunte a una fase di compiuta realizzazione nella Slavia occidentale, con la separazione consensuale, ma non priva di rimpianti, della Slovacchia dalla Cechia (1993), anche se in questa area le divisioni
RIQUADRO 10 La lingua casciuba

Nel 2005 lo Stato polacco ha riconosciuto ufficialmente la lingua casciuba, parlata nella
provincia della Pomerania a occidente di Danzica (Gdask), a lungo considerata un dialetto
polacco. Questa lingua, appartenente al gruppo lechitico, ebbe una prima codificazione allepoca della riforma protestante, pur rimanendo in stretta relazione con il polacco letterario.
La sua standardizzazione ricevette un forte impulso con la pubblicazione nel 1879 di Zars
do grammatikj kabsko-sovjnskj mv (Compendio di grammatica della lingua casciuboslava), curata da Florian Ceynowa (1817-1881). Dal casciubo si distinguerebbe lo slovinzio,
scomparso sostanzialmente allinizio del XX secolo sotto il dominio prussiano, che tuttavia
spesso considerato solo un dialetto del casciubo.
[MG]
Bibliografia: G. Stone, Cassubian, in Comrie, Corbett (1993).

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1. Il mondo slavo contemporaneo

RIQUADRO 11 Le lingue dellex Jugoslavia

La dissoluzione del serbo-croato, seguita alla disintegrazione dello Stato jugoslavo e alle sanguinose guerre degli anni 1991-1995, ha portato al riconoscimento di nuove lingue nazionali,
ovvero serbo, croato e bosniaco. Con lindipendenza del Montenegro dalla Serbia (2006),
anche il montenegrino rivendica lo status di lingua ufficiale. Come gi il serbo-croato, anche
le lingue sorte dalla sua dissoluzione riposano sulla variante tokava (dal pronome to che
cosa), anche se in croato talvolta compaiono riflessi delle varianti akava e kajkava, mentre appare rilevante la distinzione fra jekavi e ikavi (croati) ed ekavi (serbi), riguardo alla
pronuncia dellantica (cfr. cap. 14, par. 2). Prima ancora era stata la Costituzione federale
jugoslava, nel momento in cui era stata proclamata la Repubblica di Macedonia (1946), a
sancire ufficialmente lesistenza del macedone: le parlate dellarea furono definitivamente
separate dal bulgaro (ma anche dal ser.), segnando la nascita della nuova lingua, di cui si
discute ancora sul nome. Fra le lingue slave dellex Jugoslavia solo lo sloveno si posto in
continuit con il periodo precedente il conflitto mondiale.
[AA]
Bibliografia: M. Garzaniti, Le lingue dai Balcani allAsia centrale, in XXI secolo. Comunicare e rappresentare, Roma 2009, pp. 319-34; R. Morabito (a cura di), Forum La situazione linguistica attuale nellarea a
standard neotokavi (ex serbo-croato), in Studi slavistici, III, 2006, pp. 299-352.

pi dolorose si erano realizzate gi nel corso del secondo conflitto mondiale, che
segn profondamente le popolazioni dellintera Europa orientale e balcanica.
Alla fine del pi grande disastro della storia europea moderna, le comunit
ebraiche e tedesche, che avevano svolto un ruolo importante nellintero Oriente
europeo, sono venute a mancare, cambiando definitivamente il panorama culturale, sociale ed economico di questa parte dEuropa (cfr. cap. 28, par. 1; riquadro201, p. 362).
Pi recentemente, le trasformazioni imposte dallabbandono delleconomia
socialista hanno causato ulteriori e radicali cambiamenti sul piano sociale ed
economico, con profonde riconversioni soprattutto nei paesi che si stanno
integrando nellUnione europea, accompagnate dallinsorgere di forti flussi
migratori verso occidente e da una crisi demografica pi o meno sensibile. La
Russia stessa stata costretta a reinterpretare il proprio ruolo di grande potenza: con lo sfaldamento dellUnione Sovietica questo paese si sta trasformando nel maggiore esportatore mondiale di materie prime. Questa nuova
situazione ha avuto inevitabilmente ripercussioni anche sul panorama culturale e sulla vita letteraria di questi paesi.

La Russia dopo
la dissoluzione
dellUnione Sovietica

4. Le letterature slave e lidentit nazionale

Lo sviluppo delle letterature slave in et contemporanea generalmente considerato nella prospettiva del passaggio dalle avanguardie letterarie al realismo socialista, fino alla sua dissoluzione e allavvento delle nuove tendenze, espressione della globalizzazione mondiale. Anche sotto questo aspetto
meriterebbero maggior attenzione le spinte centrifughe determinate dallo
sviluppo delle diverse nazioni.
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Gli slavi
Il realismo socialista

La letteratura
del dissenso

Allepoca della guerra fredda, nei paesi del blocco socialista in ambito letterario e artistico si tent di imporre il realismo socialista di origine sovietica,
con un ferreo controllo ideologico delle forme espressive. Nonostante ci si
manifest sempre pi chiaramente la tendenza a superare questa esperienza,
spesso tardivamente imposta, mentre maturava la volont di ricongiungersi
alla significativa stagione delle avanguardie. Talvolta questo superamento diventava una vera e propria trasgressione, con la diffusione illegale delle opere
attraverso il Samizdat (cfr. riquadri 12 e 13).
Gli scrittori ne pagarono spesso le conseguenze: limposizione del silenzio, il
carcere o lesilio. Si svilupparono cos una letteratura del dissenso e una letteratura dellemigrazione che non erano riconosciute dalle associazioni nazionali degli scrittori, n potevano essere pubblicate in patria. Nel frattempo si
era consolidata una critica letteraria che aveva continuato a costruire una storia della letteratura nazionale che pi o meno forzatamente veniva fatta rientrare nei canoni imposti dal regime, mediando fra le persistenti spinte nazionali e lappartenenza al mondo socialista. Nella letteratura mondiale, tuttavia,
furono proprio gli scrittori che si ribellarono da queste imposizioni, spesso
RIQUADRO 12 Il realismo socialista

Lidea di realismo socialista fu enunciata da M. Gorkij al Congresso degli scrittori sovietici


(1934). I principi estetico-ideologici che reggevano il programma di questo nuovo metodo di
produzione artistica erano il carattere nazional-popolare (narodnost), il contenuto ideologico
(ideijnnost) e la concretezza realistica (konkretnost). Fondamentalmente, il programma
mirava alluniformazione degli stili e alla promozione propagandistica della dottrina comunista come orizzonte ideale per la costruzione della societ socialista mediante il linguaggio
dellarte. Dopo la seconda guerra mondiale il realismo socialista fu imposto in modo pi o
meno radicale agli altri paesi che erano entrati nellorbita dellUnione Sovietica.
[CP]
Bibliografia: T. Lahusen, E. Dobrenko (a cura di), Socialist Realism without Shores, Durham-London 1997.

RIQUADRO 13 Samizdat

Per Samizdat (edito in proprio) si intende un vasto fenomeno socioculturale che, a partire
dagli anni cinquanta, si diffuse in Unione Sovietica e negli altri paesi del blocco socialista. I
testi, dattiloscritti e riprodotti in proprio, venivano prima diffusi tra gli amici, i quali, secondo
un meccanismo a catena, lo redistribuivano a loro volta a nuovi lettori. Si costituiva cos il
circuito di una cultura parallela e indipendente, non sottoposta a censura. I dissidenti trovarono cos un canale libero di espressione e di comunicazione. La letteratura del Samizdat
estremamente eterogenea: vi trovarono posto poesie, romanzi, pice, saggi e pubblicistica,
prosa critica e filosofica, manifesti, memorie e carteggi privati. Questa variet si manifesta
non solo a livello di genere, ma anche sotto il profilo ideologico. Spesso queste opere non
erano pi sotto il diretto controllo dellautore, circolando sotto diverse versioni, oppure finivano per essere pubblicate allestero, suscitando la repressione delle autorit socialiste nei
confronti dei loro autori.
[CP]
Bibliografia: M. Zalambani, Censura, istituzioni e politica letteraria in URSS (1964-1985), Firenze 2010.

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1. Il mondo slavo contemporaneo

RIQUADRO 14 I premi Nobel per la letteratura di area slava

Dagli anni venti del XX secolo a oggi il mondo slavo si distinto pi volte per leccellenza
nelle lettere dei suoi rappresentanti. Il primo letterato slavo a vedersi tributare il premio
Nobel fu il polacco Wadysaw S. Reymont nel 1924. Nel 1933 il Nobel fu assegnato al
narratore russo Ivan A. Bunin (emigrato in Francia da oltre un decennio). Nel 1958 fu
la volta di Boris L. Pasternak, che per motivi politici non pot ritirare il premio. Nel 1961
fu premiato lo scrittore jugoslavo di lingua serbo-croata Ivo Andri, nel 1965 lo scrittore
russo Michail A. olochov, e nel 1966 il narratore ebreo-israeliano di origine galiziana Shemuel J. Agnon. Gli anni settanta videro vincitori prima lo scrittore russo A. I. Solenicyn
(1970), anchegli impossibilitato a ritirare il premio per ragioni politiche, e poi lo scrittore
ebreo-polacco di lingua yiddish Isaac B. Singer (1978). Negli anni ottanta vinsero il Nobel
lo scrittore polacco Czesaw Miosz (1980), il poeta ceco Jaroslav Seifert (1984) e il poeta
russo Iosif A. Brodskij (1987), allepoca gi emigrato negli Stati Uniti. Quindi, nel 1996,
stata la volta della poetessa polacca Wisawa Szymborska.
[FR]
Bibliografia: D. Padoan (a cura di), Tra scrittura e libert. I discorsi dei Premi Nobel per la Letteratura,
Milano 2010.

ricollegandosi alle pi vive tradizioni nazionali, a riscuotere il maggior successo. Si pensi ai premi Nobel per la letteratura russi Boris L. Pasternak (1958),
Aleksandr I. Solenicyn (1970), Iosif A. Brodskij (1987) e della letteratura polacca Czesaw Miosz (1980) e Wisawa Szymborska (1996) (cfr. riquadro 14).
Con la dissoluzione dellUnione Sovietica e pi in generale del sistema socialista si venuta a creare una situazione del tutto nuova in cui le singole nazioni hanno dovuto reinterpretare il proprio passato, rileggendo in particolare
alcune drammatiche pagine della loro storia, come quelle delle repressioni
di epoca stalinista, soprattutto alla luce dei nuovi materiali resi disponibili dopo lapertura degli archivi. Pi specificamente nellambito letterario
stato necessario ricostruire un canone della letteratura nazionale, rivalutando epoche e autori spesso dimenticati o censurati, come quelli del dissenso e
dellemigrazione. Allo stesso tempo, con la crisi delle associazioni nazionali
degli scrittori e delle case editrici statali, il panorama letterario cambiato
radicalmente, orientandosi come in Occidente a un mercato librario libero,
in cui si sono imposti le case editrici private, i premi letterari e una letteratura
di massa per lo pi di origine straniera (cfr. riquadro 15).
comprensibile che nei singoli paesi, soprattutto in quelli che hanno raggiunto lagognata indipendenza nazionale, si sia sviluppata una straordinaria
attenzione al proprio passato e alla ricostruzione della propria identit nazionale, in un processo in cui letterati e scrittori hanno giocato un ruolo primario. In genere, la comune appartenenza al mondo slavo stata dichiaratamente messa in secondo piano e la ricerca della propria identit avvenuta in
contrapposizione al vicino, soprattutto se in passato questo aveva avuto una
posizione dominante, come nel caso della Serbia allinterno della Federazione jugoslava o della Russia allinterno dellUnione Sovietica. Mentre gli anni
del secondo conflitto mondiale, segnati dalloccupazione tedesca, avevano

La ricostruzione
delle identit
nazionali

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Gli slavi

RIQUADRO 15 Canoni delle letterature nazionali e critica letteraria

La critica letteraria, proprio come la letteratura di questi paesi, non ha semplicemente subito
i radicali cambiamenti sociali, politici ed economici, ma li ha accompagnati, divenendo, quando possibile, la coscienza critica dei tempi nuovi o ancora, purtroppo, soltanto la coscienza
ideologica (pur di segno opposto al passato) della propria appartenenza nazionale. Si avviata sul viale del tramonto unintera generazione di critici, che da una parte ha partecipato
alla stagione dello strutturalismo e della semiotica, dallaltra ha contribuito in modo determinante allelaborazione del canone delle singole letterature. Un radicale cambiamento
stato imposto non solo da ragioni anagrafiche, ma stato determinato anche dalle difficolt
economiche che hanno disperso nellemigrazione i migliori studiosi o hanno reso impossibile
la continuazione delle scuole allinterno delle istituzioni accademiche, con ineluttabili conseguenze che saranno valutabili solo nei prossimi decenni. Allorizzonte compare una nuova
generazione che sta mutando atteggiamento nei confronti della letteratura e della sua visione critica e che condivide ormai profondamente le tumultuose trasformazioni della cultura
europea.
[MG]
Bibliografia: M. Garzaniti, Politica e canoni letterari nellEuropa centro-orientale, in XXI secolo. Comunicare
e rappresentare, Roma 2009, pp. 127-34.

rinnovato lidea della fratellanza slava in opposizione allelemento germanico, in epoca pi recente, cominciando con il distacco della Federazione jugoslava dal blocco sovietico e poi con le repressioni delle rivolte nei paesi del
Patto di Varsavia, questa idea della fratellanza dei popoli slavi si progressivamente affievolita, trasformandosi in una pura forma retorica (cfr. cap. 29,
par. 5).
Cos, allinterno delle diverse storie culturali si mira sempre di pi a sottolineare la specificit delle singole identit nazionali piuttosto che le relazioni
e i tratti comuni, che pure rimangono innegabili. Il processo si sviluppato
allinterno delle singole macroaree del mondo slavo favorendo la percezione
delle differenze, come sta accadendo in particolare per lUcraina, che dopo
un secolare processo di russificazione vede impegnati tanti intellettuali, in
patria e allestero, nella ricostruzione di un passato distinto dalla Russia. Si
viene in qualche modo a compiere nel xxi secolo quel percorso che la nostra
nazione ha intrapreso durante il xix secolo e che oggi viene sottoposto da
pi parti a serrate critiche.
Il nostro obiettivo, comunque, come abbiamo sottolineato nellIntroduzione, sar la ricostruzione dei tratti comuni e delle relazioni allinterno (e
allesterno) del mondo slavo, seguendo questo movimento centrifugo, ma
lontani da ogni pregiudizio ideologico o nazionale, per comprendere meglio
quel complesso processo che ha portato alla formazione dei diversi popoli e
nazioni slave. Ripercorreremo, dunque, il cammino del mondo slavo dalle
origini ritornando alla fine ai nostri tempi con la prepotente affermazione
delle singole nazioni slave sullarena europea.

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