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Cap. 10
RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE
10.1
Coniche proiettive.
x0 , x0 x1 , x0 x2 , x1 , x1 x2 , x2.
Ogni polinomio non nullo F VK , definito a meno di un coefficiente di proporzionalita in K , e dunque un elemento di (VK ). Pertanto le coniche proiettive sono identificabili con i punti di uno spazio proiettivo di dimensione 5.
(iii ) Poiche K ha caratteristica &= 2, ogni polinomio omogeneo di grado 2
Cap. X
x0
a00
X = x1 e A = a01
x2
a02
a01
a11
a12
a02
a12
a22
(matrice simmetrica), il polinomio F = F (x0 , x1 , x2) puo essere scritto nella forma
compatta:
F (X) = tXAX
[al solito identifichiamo la 3-pla (x0 , x1 , x2) con la colonna X]. Ne segue subito (come del resto gia osservato in Oss. V.5) che esiste una corrispondenza biunivoca tra matrici simmetriche A
3(K) e polinomi omogenei di secondo grado in K[x0 , x1 , x2] (cioe elementi di VK).
Definizione 2. Sia C una conica proiettiva, avente equazione
F = tXAX = 0.
Osservazione 2. Sia f una proiettivita di K . Supponiamo che, rispetto ad assegnato riferimento proiettivo RP ( ), f abbia equazioni
X " = M X, con M GL3(K) e K .
M(a) = a, a K e
2
*
(i)
M(xi) =
mit xt = M X [per i = 0, 1, 2],
t=0
Poiche la matrice tM AM e simmetrica e non nulla (come A), M(F ) definisce una
conica proiettiva. Si noti che, se si alterano per un fattore moltiplicativo non nullo
le equazioni di f e di C, anche M(F ) viene alterato per un fattore moltiplicativo
non nullo [infatti, , K :
2
Possiamo quindi concludere che, rispetto ad RP ( ), assegnata la conica proiettiva C = [F ], la proiettivita f (di equazione X " = M X) definisce una nuova conica proiettiva:
f
Definizione 3. Siano C, D due coniche proiettive in K (con assegnato riferimento proiettivo RP ( ). C, D sono dette proiettivamente equivalenti se esif
2
ste una proiettivita f PGL( K) tale che D = C .
Se C e D hanno rispettivamente equazioni:
XAX = 0 e tXBX = 0,
Si osserva subito che tale relazione (detta di equivalenza proiettiva) e una relazione di equivalenza nellinsieme delle coniche proiettive. Ovviamente, se A, B sono matrici (simmetriche) congruenti [cfr. Oss. V.2], allora C, D sono coniche proiettiva-
10
Cap. X
mente equivalenti. Si noti infine che due coniche proiettivamente equivalenti hanno lo stesso rango [infatti:
rg(C) = rg(A) = rg(tM AM ) = rg(B) = rg(D)].
Diremo pertanto che il rango e un invariante proiettivo (nellinsieme delle coniche proiettive).
Verifichiamo ora che due coniche proiettivamente equivalenti hanno supporti proiettivamente equivalenti.
Proposizione 1. Se C, D sono due coniche proiettivamente equivalenti, tramite la
f
proiettivita f (cioe C = D), risulta:
f (VD) = VC .
B = tM AM , con K e M GL3(K)
(VC) = VD,
P VD f (P ) VC .
P VD tx (B)x = 0 tx (tM AM )x = 0
(tM x)A(M x) = 0 f (P ) VC ,
come richiesto.
Esercizio 1. In
sono assegnate le due coniche proiettive C, D aventi equazioni (in un assegnato RP ( )) rispettivamente:
2
F = x0 + x1 x2 = 0,
G = x0 x1 x2.
x0 x1
:
x1 x2
x2 x0 .
Risulta subito:
2
(F ) = x1 + x2 x0 = G.
11
0
M = 0
1
1
0
0
0
1
0
x0 = x1
x"1 = x2 (con ).
"
x2 = x0
f
K.
P VD x0 = x1 + x2
mentre:
f (P ) VC F (x1 , x2 , x0 ) = 0 x1 + x2 = x0
0 0 1
M " = 0 1 0 ,
1 0 0
f#
risulta ancora C = D. [Cio prova che la proiettivita che trasforma una conica proiettiva in unaltra non e unica.]
La proposizione che segue costituisce il punto di partenza per la classificazione e
la riduzione a forma canonica delle coniche proiettive.
2
Proposizione 2. Ogni conica proiettiva C di K e proiettivamente equivalente ad una conica D avente equazione tXDX = 0, con D matrice diagonale (in
(K)).
3
Dim. Sia tXAX = 0 unequazione di C. Fissato un riferimento proiettivo RP ( ),
si consideri la forma bilineare simmetrica
3
b:K K K
12
Cap. X
Proposizione 2. Sia C una conica proiettiva in K . Sia VC il suo supporto, rispetto ad un assegnato riferimento proiettivo RP ( ). Esiste un riferimento proiettivo RP " ( " ) rispetto a cui il supporto VC ha equazione
X " DX " = 0,
(K)).
Dim. Dalla Prop. 2, sia " = C, con D = tCAC matrice diagonale. In RP " ( " )
VC ha equazione tX " DX " = 0.
Definizione 4. Un insieme di forme canoniche (di coniche proiettive) e un
insieme di rappresentanti delle classi di equivalenza proiettiva, cioe un insieme di co2
niche di K tali che:
(i ) tali coniche sono a due a due non proiettivamente equivalenti;
(ii ) ogni conica proiettiva e proiettivamente equivalente ad una di esse.
[Naturalmente conviene scegliere forme canoniche aventi equazioni particolarmente semplici].
Assegnata quindi una conica C,
(I) Il procedimento di classificazione consiste [fissato un riferimento RP ( )]
nel determinare la forma canonica D proiettivamente equivalente a C [e quindi una
f
2
proiettivita f PGL( K) tale che C = D].
(II) Il procedimento di riduzione a forma canonica consiste nel determina2
re un riferimento proiettivo RP " ( " ) di K , rispetto al quale il supporto di C ha lequazione di una forma canonica.
La determinazione delle forme canoniche (di coniche proiettive) dipende dal campo K. Esamineremo i casi K = e K = .
13
Proposizione 3. Sia K = . In
no tre. Ad esempio le seguenti:
2
D3 : x0 + x1 + x2 = 0,
conica generale;
D2 : x0 + x1 = 0,
D1 : x0 = 0,
1
1
1
D3 = 1 = I3 , D2 = 1 , D1 = 0 .
1
0
0
Si noti che, per i = 1, 2, 3, la conica Di ha matrice Di . Dunque ogni coni2
ca C di
e proiettivamente equivalente ad una delle tre coniche Di . Per concludere, basta osservare che le tre coniche Di sono a due a due non proiettivamente equivalenti [infatti hanno ranghi diversi].
Proposizione 4. Sia K = . In
no cinque. Ad esempio le seguenti:
D1
D2
D3
D4
D5
:
:
:
:
:
x0 + x1 + x2 = 0,
2
2
2
x0 + x1 x2 = 0,
2
2
x0 +x1 = 0,
2
2
x0 x1 = 0,
2
x0 = 0,
conica
conica
conica
conica
conica
1
1
3,0
2,1
1,2
D = 1 = I3 , D = 1 , D = 1 ,
1
1
1
1
0,3
2,0
1,1
D = 1 , D = 1 , D = 1 ,
1
0
1
1
0,2
1,0
0,1
D = 1 , D = 0 , D = 0 .
0
0
0
2
Ogni conica C di
e proiettivamente equivalente ad una delle nove coniche definite da tali matrici. Si osservi che le cinque coniche Di sopra definite hanno rispettivamente matrici:
D
3,0
,D
2,1
,D
2,0
,D
1,1
e D
1,0
14
Cap. X
0,3
=D
3,0
; D
0,2
=D
2,0
; D
0,1
=D
1,0
e D
1,2
2,1
= tM D M ,
e K= :
0 1 1
A = 1 0 2 .
1 2 0
D : x0 + x1 + x2 = 0.
Se K = , C potrebbe essere una conica generale a punti complessi, oppure una conica generale (a punti reali). Poiche C ha certamente punti reali [si verifichi ad esempio che i punti fondamentali del riferimento RP ( ) appartengono a C],
allora C e una conica generale (a punti reali) e dunque e proiettivamente equivalente alla forma canonica
2
D : x0 + x1 x2 = 0.
15
(ii ) Si applica alla forma bilineare b (avente matrice A) lalgoritmo di Lagrange, per ottenere una base bdiagonalizzante . DallEserc. V.2 segue che
1 12 2
+
,
1
= f
f
f = M , con M = 1
1 .
2
0
1
2
0 0
1
In base
, b ha matrice
2 0
D = tM AM = 0 12
0 0
0
0 .
4
0
0
0
1
2
"
1 f
1 1 f
= 12 f
e dunque N = 0 i 2 0 .
4 2
0
2 1
1
0
0
2
Ne segue che:
i 2
1
2
2
"
1 .
= N = M N = H, con H = 1 i 2
2
2
1
2
Sia ora K = . Poiche b ha segnatura (2, 1), esiste una base " =
2,1
rispetto a cui C ha matrice D . Risulta subito:
1
0 0
0
1
2
"
1 f
= 12 f
2f
e dunque N1 = 0 0
2 .
4 2
0
1
1
0
0
2
Ne segue che:
1
1 12
2
1
"
1 .
= N1 = M N1 = H1 , con H1 = 0
2
2
1
0
0
2
N1
X " = H X (
) [rispett. X " = H1 X (
)].
16
Cap. X
10.2
Coniche affini.
2
Sia
2
2
a00
Infatti si ha:
4
54 5
, a00 ta
+
1
= a00 + tXa
XAX = 1 X
a A0
X
= a00 + tXa+ taX + tXA0 X.
a+ XA0
1
X
17
t
Definizione
7. Sia C = [F ] una conica affine di K , con F = XAX. Posto
x0
2
Z = x1 , la conica proiettiva C di K avente equazione:
x2
F = tZAZ = 0
I punti impropri di C sono tutte e sole le soluzioni [x0 , x1 , x2] del sistema:
6
x0 = 0
[con (x1 , x2) &= (0, 0)].
Q(x1 , x2) = 0
Infatti i punti impropri di C sono tutte e sole le soluzioni [x0 , x1 , x2] del sistema:
18
Cap. X
x0 = 0
F (x0 , x1 , x2) = 0,
che e ovviamente equivalente al sistema:
6
x0 = 0
F (0, x1 , x2) = 0
e si ha:
4 5
0
+
,
x1
F (0, x1 , x2 ) = 0 x1 x2 A x1 = x1 x2 A0
= Q(x1 , x2).
x2
x2
+
Poiche lequazione Q(x1 , x2) = 0 ha al piu due autosoluzioni (omogenee), allora C ha al piu due punti impropri.
2
Ad esempio le tre coniche affini in
:
2
C1 : x + y + 1 = 0;
C2 : x + y + 1 = 0;
C 1 : x0 + x1 + x2 = 0;
C 2 : x0 + x0 x2 + x1 = 0;
C3 : xy + y + 1 = 0
2
C 3 : x0 + x0 x2 + x1 x2 = 0
ed hanno rispettivamente:
nessun punto improprio; il solo punto improprio [0, 0, 1]; i due punti impropri [0, 1, 0]
e [0, 0, 1].
2
Sia ora C = [F ] una conica proiettiva di K , con F = tZAZ. Vogliamo affinizzare C. Fissato RP ( ), assumiamo che il supporto VC non contenga la retta fondamentale H0 . Tale condizione equivale al fatto che:
A(2,3|2,3) &= 0.
19
E evidente che le due operazioni descritte nelle Def. 7, 8 sono inverse luna dellaltra. Infatti, per ogni conica affine C e per ogni conica proiettiva D non contenente H0 , risulta:
+ ,
+ ,
C a = C,
Da = D.
f
(K).
2,1
X M X + c.
Si puo verificare che f e un automorfismo di anelli e che f fissa il grado dei polinomi. In particolare trasforma la conica affine C = [F ] in unaltra conica affif
ne C = [f (F )], detta trasformata affine di C tramite f .
[Lasciamo al lettore la seguente verifica:
con f, g affinita di
f g = g f ,
+ f ,g
f g
C
= C .]
K . Ne segue che
2
Sara utile poter esprimere il polinomio f (F ) in forma matriciale. A tale scopo cominciamo con lassociare ad f una matrice. Se f = fM,c , chiameremo matrice associata ad f la matrice
4
5
1 0
M =
GL3(K).
c M
[Si noti che M e matrice della proiettificazione f di f [cfr. Cap. IX 7]]. Lasciamo
al lettore la semplice verifica di queste proprieta:
(i ) La matrice associata allaffinita identica e la matrice unita I3 .
(ii ) Se N e la matrice associata ad unaltra affinita g, laffinita f g ha matrice associata M N .
1
1
(iii ) Laffinita f
ha matrice associata M .
Vale il seguente risultato.
Lemma 1. Sia C la conica affine di
20
Cap. X
[cioe C
ha matrice tM AM ].
+
,
f (F ) = tX tM AM X
G = tXB X = 0,
21
e dunque anche rg(A0) e un invariante affine [detto rango della forma quadratica associata a C], che denoteremo rg0(C).
Vale anche nel caso affine lanalogo della Prop. 1.
f
,1
(P ).
C = C.
In tal caso, se C ha equazione F = tXAX = 0, il suo centro di simmetria e ottenuto risolvendo il SL(2, 2, K):
A0 X + a = 0.
2
Dim. Sia P0 = (x 0) un punto di K (rispetto ad un riferimento RA(O, )). Lomotetia = P ,1 ha equazioni x " = x + 2x 0 e dunque definisce la matri0
22
Cap. X
ce
Se C ha matrice
allora C
ha matrice
M AM =
M =
A=
1
2x 0
a00
a
0
I2
a
A0
t
a00 + 4 tx 0 a + 4 tx 0 A0 x 0
ta 2tx 0 A0
a 2A0 x 0
A0
Pertanto:
C ha un unico centro di simmetria P0
2
! P0 K tale che C = C
! x 0 2,1(K) tale che le matrici A e tM AM sono proporzionali
6
a00 = a00 + 4(tx 0 a + tx 0 A0 x 0 )
! x 0 2,1(K) tale che
a 2A0 x 0 = a
! x 0 2,1(K) tale che A0 x 0 + a = 0
il SL(2, 2, K) A0X + a = 0 ha ununica soluzione
rg(A0) = 2 C e una conica a centro.
Corollario 1. Siano C, D due coniche affini a centro, aventi rispettivamente cen2
tro nei punti P0 , Q0 K . Se C, D sono affinemente equivalenti tramite laffif
nita f [cioe C = D], risulta:
f (Q0 ) = P0
[si confronti la dimostrazione del Lemma 1], cioe del SL(2, 2, K):
A0 M X + (a + A0 c) = 0.
Pertanto:
1
y 0 = (A0 M ) (a + A0 c) = M
A0 (a + A0 c).
23
+
,
1
1
M y 0 + c = M M A0 (a + A0 c) + c =
= M M
Ci proponiamo ora di classificare e ridurre a forma canonica le coniche affini. Analogamente al caso proiettivo, un insieme di forme canoniche (di coniche affini) e un insieme di rappresentanti delle classi di equivalenza affine.
Sia K un qualsiasi campo (di caratteristica &= 2) e si consideri la coppia di invarianti affini (rg(C), rg0(C)). Poiche
1 rg(C) 3,
1 rg0(C) 2,
rg0(C) rg(C),
Conseguentemente, linsieme delle coniche affini viene ripartito in cinque sottoinsiemi, come illustrato nel seguente schema:
a centro
generali
a centro
semplicemente
degeneri
parabole
generali
parabole
parabole
semplicemente doppiamente
degeneri
degeneri
rg(C)
rg0(C)
Questi cinque sottoinsiemi sono non vuoti: infatti e possibile costruire esempi di coniche affini di ciascuno dei cinque sottoinsiemi previsti. Ad esempio i seguenti:
rg0(C)
rg(C)
x +y =1
y -x =0
2
2
x +y =0
2
y -1 = 0
y =0
Ovviamente due coniche appartenenti a due sottoinsiemi diversi non sono affinemente equivalenti. Viceversa, non e detto che due coniche appartenenti allo stesso sottoinsieme siano affinemente equivalenti. Ad esempio, se K = , dimostreremo che esistono nove classi di equivalenza affine (cioe nove forme canoniche): dunque necessariamente almeno uno dei cinque sottoinsiemi contiene coniche non affine-
24
Cap. X
mente equivalenti. Se invece K = , le classi di equivalenza affine sono proprio cinque (come ora verificheremo) e dunque coincidono con i cinque sottoinsiemi della partizione considerata.
Proposizione 7. Sia K = . In
no cinque. Ad esempio le seguenti:
D1
D2
D3
D4
D5
:
:
:
:
:
x + y 1 = 0,
2
y x = 0,
2
2
x + y = 0,
2
y 1 = 0,
2
y = 0,
Dim. Sia C una conica affine di equazione F = tXAX = 0. Bisogna dimostrare che
C e affinemente equivalente ad una delle coniche Di (per i = 1, . . . , 5).
Sia Q(x, y) = tXA0 X la forma quadratica associata ad F . Con lalgoritmo di
Lagrange si puo determinare una base
Qdiagonalizzante. Se
= C, allora Q
ha, in base , matrice diagonale
4
5
a 0
t
D = CA0 C =
,
0 b
con a, b
ce C, cioe
f = fC,0 .
f
X tCA0 CX = tXDX = ax + by .
Lequazione di C [ottenuta con la sostituzione lineare f : X CX] e quindi priva del termine in xy, cioe e del tipo:
2
ax + by + 2cx + 2dy + e = 0,
per opportuni c, d, e .
Per ottenere unequazione ancora piu semplice, introduciamo una generica tra2
slazione t di
, di vettore u = (, ). t definisce la sostituzione lineare
4 5
t : X X +
.
+ f ,t
f t
Dunque la conica C
=C
ha equazione:
2
cioe:
2
()
25
rg0(C) = 1 (parabole).
0
a
M=
,
1
0
b
f t
. Posto:
f t g
ha equazione:
x + y = 0 oppure x + y 1 = 0
f t g
(b) Sia ora rg0 (C) = 1 [cioe ab = 0]. Possiamo supporre a = 0 (e b &= 0). In tal
f
caso lequazione di C e
2
by + 2cx + 2dy + e = 0.
[Si noti che, se fosse a &= 0 e b = 0, si puo operare uno scambio di variabili, cioe traf
sformare C con laffinita
4
5
0 1
h = fH,0 , con H =
.
1 0
f h
La conica C
verifica allora la condizione a = 0 (e b &= 0)].
f
Se trasformiamo C con laffinita t di vettore
la conica C
f t
u = (, ) = (0, db ),
ha equazione:
()
by + 2cx + e" = 0.
by + e" = 0.
C
f t
Se e" &= 0, si puo assumere e" = 1 [dividendo lequazione per e" ]. Dunque
ha equazione:
2
by = 0 oppure by = 1.
Ora normalizziamo il coefficiente b tramite laffinita
26
Cap. X
g = fM,0 , con M =
Si ottiene la conica C
f t g
di equazione:
2
y =0
oppure
1
0
0
1
y 1=0
(b2 ) Sia infine c &= 0. In tal caso vogliamo eliminare il termine noto e" . Procediamo
f t t#
con una seconda traslazione t" di vettore u" = (, 0). La conica C
ha equazione:
2
by + 2cx + 2c + e" = 0.
Posto =
"
e
, si ottiene lequazione:
2c
2
by + 2cx = 0.
Poniamo ora:
M=
b
2c
0
0
1
f t t# g
ha equazione:
by bx = 0, cioe y = x.
X " = X "" + u,
X "" = M X """ .
[Nel caso (b2 ) o se e necessario uno scambio di variabili, si considerino anche i cambiamenti di coordinate associati alle affinita t" ed h]. Sostituendo ciascuna delle formule considerate nella precedente, si ottiene:
X = CM X """ + Cu.
27
"""
"""
= CM .
"""
0 det(A0 )
0.
Definizione 11. Si chiama ellisse una conica affine reale (a centro) C tale che
det(A0 ) > 0; si chiama iperbole una conica affine reale (a centro) C tale che
det(A0 ) < 0.
[Ovviamente le coniche affini reali tali che det(A0 ) = 0 sono parabole].
Lesistenza di tale nuovo invariante affine determina, per linsieme delle coniche
affini reali, un raffinamento della partizione gia considerata in precedenza. Infatti si ha la seguente partizione in sette sottoinsiemi:
det(A0) > 0
ellissi
generali
ellissi
degeneri
det(A0) < 0
iperboli
generali
iperboli
degeneri
det(A0) = 0
parabole
generali
rg(C)
parabole
parabole
semplicemente doppiamente
degeneri
degeneri
Esempi di coniche affini di ciascuno dei sette tipi indicati si determinano facilmente. Esistono quindi almeno sette classi di equivalenza affine (e dunque sette forme canoniche). Si osserva pero subito che le coniche
2
x +y +1=0 e x +y 1=0
sono due ellissi generali non affinemente equivalenti: infatti la prima ha supporto vuoto, la seconda non vuoto. Anche le due parabole semplicemente degeneri
28
Cap. X
y +1=0 e y 1=0
sono due coniche non affinemente equivalenti (per lo stesso motivo). Quindi esistono almeno nove classi di equivalenza affine. In effetti tali classi sono esattamente nove, come provato nella proposizione seguente.
2
Proposizione 8. Sia K = . In
ve. Ad esempio le seguenti:
D1
D2
D3
D4
D5
D6
D7
D8
:
:
:
:
:
:
:
:
x + y 1 = 0,
2
2
x + y + 1 = 0,
2
2
x y 1 = 0,
2
y x = 0,
2
2
x + y = 0,
2
2
x y = 0,
2
y 1 = 0,
2
y + 1 = 0,
ellisse generale;
ellisse generale a punti immaginari;
iperbole generale;
parabola generale;
ellisse degenere;
iperbole degenere;
parabola semplicemente degenere;
parabola semplicemente degenere
a punti immaginari ;
parabola doppiamente degenere.
D9 : y = 0,
Dim. Gran parte della dimostrazione e gia stata svolta nella dimostrazione della Prop. 7 [caso K = ]. Le differenze che sussistono tra caso reale e caso complesso sono dovute unicamente al fatto che in
non e possibile considerare radici quadrate di numeri negativi. E quindi necessario ridiscutere il procedimenf t
to di normalizzazione dei coefficienti della conica C . Esaminiamo pertanto i casi (a), (b1 ), (b2 ) della dimostrazione di Prop. 7.
(a) Sia C una conica a centro, cioe rg0 (C) = 2 (ovvero ab &= 0). Sappiamo che la
f t
conica C
ha equazione:
2
0
a
Se a, b > 0, si pone M =
e la conica si trasforma in
1
0
b
2
x + y + e" = 0,
cioe in D5 oppure in D1 .
Se a > 0, b < 0, si pone M =
1
a
0
1
b
e la conica si trasforma in
x + y + e" = 0,
cioe in D6 oppure D3 .
[Se invece a < 0, b > 0 si procede ad uno scambio di variabili e si riottiene il caso ora esaminato].
29
1
a
0
1
b
e la conica si trasforma in
x + y e" = 0,
cioe in D2 oppure in D5 .
f t
ha equazione:
by + e = 0, con e = 0, 1.
5
4
1 0
Se invece b > 0, si pone M =
e la conica si trasforma in
0 1b
"
"
y + e" = 0,
1
0
0
1
b
e la conica si tra-
cioe in D8 oppure in D9 .
y e" = 0,
Pertanto
Osservazione 7. Uniperbole C di
e una conica a centro con due punti impropri. Le due rette passanti per il centro ed aventi le direzioni definite dai due punti impropri sono dette asintoti di C.
Fissato un riferimento affine RA(O, ), se denotiamo con [0, l1 , m1 ], [0, l2 , m2 ]
i due punti impropri di C, la forma quadratica Q di C si fattorizza nella forma
(m1 x l1 y)(m2 x l2 y), con
30
Cap. X
10.3
m2 (x x0 ) l2 (y y0 ) = 0.
Coniche euclidee.
2
con ].
Ovviamente la congruenza e una relazione di equivalenza nellinsieme delle coniche euclidee. Inoltre rg(C), rg0(C) e il segno di det(A0 ) sono invarianti metri-
31
det(A)
det(A0)3
[che e indeterminata se C e una parabola degenere] e un invariante metrico. Infatti,
da B = tM AM segue [essendo det(M ) = det(M ) = 1]:
()
Quindi:
2
det(A)
det(B)
det(B)
= 6
=
,
3
3
det(A0)
det(B0)
det(B0)3
(cioe () e un invariante metrico).
Si considerino ad esempio le due coniche euclidee
2
Tali coniche sono affinemente equivalenti [infatti sono ellissi generali (a punti reali)],
ma non sono congruenti [infatti i rispettivi invarianti metrici () sono diversi, come
subito si verifica]. Dunque esistono infinite ellissi generali non congruenti.
Si noti che esistono altri invarianti metrici:
det(A0)
det(A)
e
.
2
T r(A0)
T r(A0)3
[Si verifichi infatti che T r(tM A0 M ) = T r(A0). Ne segue che
T r(A0) = T r(A0) = T r(B0)
e da qui si ottiene lasserto].
2
Proposizione 9. Le forme canoniche (di coniche euclidee) in E sono, al variare dei parametri a, b, p :
2
2
x
y
D1 : 2 + 2 = 1,
con a b > 0,
ellisse generale;
a
b
32
Cap. X
D2 :
x
y
+ 2 = 1,
a2
b
D3 :
x
y
2 = 1,
a2
b
2
y 2px = 0,
2
2
x
y
+ 2 = 0,
2
a
b
2
2
x
y
= 0,
a2
b2
2
2
y a = 0,
2
2
y + a = 0,
D4 :
D5 :
D6 :
D7 :
D8 :
con a b > 0,
ellisse generale a
punti immaginari ;
iperbole generale;
con p > 0,
parabola generale;
con a b > 0,
ellisse degenere;
con a b > 0,
iperbole degenere;
con a > 0,
con a > 0
D9 : y = 0,
Per dimostrare (A) si procede in modo analogo al caso affine. La differenza fondamentale rispetto al caso affine e che possiamo trasformare una conica euclidea soltanto tramite isometrie. Esaminando la dimostrazione delle Propp. 7,8, osserviamo che le affinita ivi utilizzate sono:
(1) Laffinita f che trasforma C in una conica la cui equazione e priva del termine in xy. Tale affinita f non e in generale unisometria [infatti lalgoritmo di Lagrange non fornisce una base
ortonormale], ma, utilizzando il Teor. VII.2, e possibile costruire una base Qdiagonalizzante ortonormale (che denotiamo ancora ).
La matrice C del cambiamento di base ( = C) e allora ortogonale e dunque laffinita associata (che denotiamo sempre f ) e unisometria.
(2) Le traslazioni t e t" . Si tratta di isometrie.
(3) Laffinita h che scambia le variabili. Si tratta ancora di unisometria: e la
riflessione di asse la retta x y = 0.
f t
(4) Laffinita g che normalizza i coefficienti di C . g non e in generale unisometria. Non sara quindi possibile (come si fa nel caso affine) normalizzare i coeffif t
cienti di C .
Esaminiamo i casi (a), (b1 ), (b2 ) della dimostrazione della Prop. 7.
(a) Sia C una conica a centro, cioe rg(C) = 2 (ovvero ab &= 0). Sappiamo che la
f t
conica C
ha equazione:
2
Si noti che, se a, b hanno lo stesso segno, possiamo in ogni caso supporre, dopo un
eventuale scambio di variabili, che sia |a| |b| > 0. Quindi:
33
f t
ha equazione:
2
( 1a )2
( 1b )2
= 1 [oppure = 0]
f t
e pertanto C
e di tipo D1 oppure D5 .
f t
(ii ) Se a > 0, b < 0, C
ha equazione:
2
( 1a )2
= 1 [oppure = 0]
( 1b )2
f t
e pertanto C
e di tipo D2 oppure D6 .
(iii ) Se a < 0, b > 0, con uno scambio di variabili si ritorna al caso precedente.
f t
(iv ) Se infine a < 0, b < 0, C
ha equazione:
2
e pertanto C
f t
1
( a
)2
( 1b )2
= 1 [oppure = 0]
e di tipo D2 oppure D5 .
Veniamo ora alle parabole (cioe rg0(C) = 1 ovvero ab = 0). Possiamo assumef t
re che C
abbia equazione:
2
(b1 ) Se c = 0, allora C
Se
e#
b
> 0, posto a =
po D8 . Se
e#
b
f t
ha equazione:
2
by + e" = 0, cioe y +
e#
b,
f t
allora C
f t
e#
b
= 0.
2
= 0, C
ha equazione y = 0 e dunque e la conica D9 . Se infi9
#
f t
#
2
2
ne eb < 0, posto a = eb , allora C
ha equazione y a = 0 e dunque e di tipo D7 .
by + 2cx = 0, cioe y + 2 cb x = 0.
E evidente che, i &= j, due coniche euclidee di tipo Di , Dj sono non congruenti [infatti non sono affinemente equivalenti]. Resta allora da verificare che [per ogni i = 1, . . . , 8] due coniche Di e Di" aventi parametri diversi non sono congruenti.
Ad esempio per i = 4, consideriamo due parabole generali D4 e D4" , aventi rispettivamente equazioni:
2
34
Cap. X
det(A)
T r(A0)3
variante assume per le due parabole i valori p e (p" ) . Poiche p &= (p" ) ,
le due parabole non sono congruenti.
Per i rimanenti sette casi (coniche a centro e parabole semplicemente degeneri) si puo procedere ad una dimostrazione per assurdo, supponendo che esista unisometria che trasforma Di in Di" .
Svilupperemo tale procedimento nei due esercizi che seguono.
2
Esercizio 3. In un piano euclideo E , siano Di e Di" due coniche a centro in forma canonica dello stesso tipo [e dunque i = 1, 2, 3, 5, 6, cfr. Prop. 9]. Se tali coniche hanno parametri diversi, verificare che non sono congruenti.
* * *
2
Soluzione. Si fissi in E un riferimento cartesiano RC(O, ). Per assurdo, sia
f
f = fM,c unisometria tale che Di = Di" . Poiche Di e Di" hanno centro nellorigine [semplice verifica] e poiche f conserva i centri, allora c = 0 e dunque f definisce la matrice
4
5
1 0
M =
, con M O2( ).
0 M
Denotate con A e A" le matrici di Di e Di" [ed osservato che a = a" = 0], risulta:
4
5
f
a00
0
"
"
Di = Di A =
, .
0 tM A0 M
Inoltre, poiche (in ognuno dei cinque casi) a00 = a"00 , allora = 1 e quindi
f
Di = Di" A"0 = tM A0 M .
Consideriamo le tre ellissi D1 , D2 , D5 [e le corrrispondenti D1" , D2" , D5" ]. Poniamo, per semplificare le notazioni:
1
1
1
1
= 2 , = 2 , " = # 2 , " = # 2 ;
a
b
a
b
poniamo inoltre:
4
5
4
5
p q
p q
2
2
M=
, oppure M =
, con p + q = 1.
q p
q p
Allora:
"
2
2
= p + q
2
2
A"0 = tM A0 M
" = q + p
( )pq = 0.
35
fine q = 0 (e quindi p = 1), si ottiene ancora " = , " = . In ogni caso, " = , " = e quindi a" = a, b" = b, contro lipotesi.
Consideriamo ora le iperboli D3 , D6 [e le corrrispondenti D3" , D6" ]. Poniamo ancora:
1
1
1
1
= 2 , = 2 , " = " 2 , " = " 2 ;
a
b
a
b
Procedendo come gia fatto per le ellissi, risulta:
"
2
2
= p + q
2
2
A"0 = tM A0 M
" = q + p
( )pq = 0.
Poiche &= e poiche p &= 0 [altrimenti = " (mentre > 0, " < 0)], il
sistema ha soluzioni q = 0 " = , " = a" = a, b" = b, contro
lipotesi.
2
Esercizio 4. In un piano euclideo E , con riferimento cartesiano RC(O, ), sono assegnate due parabole D e D" semplicemente degeneri di tipo D7 , cioe aventi equazioni:
2
y a = 0,
y b = 0, con a, b > 0
y + a = 0,
D"
0
0
0
* * *
hanno rispettivamente matrici
0
b 0 0
0 e B = 0
0 0 ,
1
0
0 1
Si ha:
t M AM = B,
M AM =
con
M A0 M =
q
pq
pq
2
p
a + tcA0 c
t
M A0 c
cA0 M
t
M A0 M
cA0 M =
dq
dp
,
2
cA0 c = d .
36
Cap. X
Pertanto:
2
2
2
b = a + d
0 = dq = dp
B = tM AM
2
0 = q = pq
2
=p.
q=d=0
2
p ==1
2
2
a = b
10.4
a = b, contro
( I ) Per meglio comprendere i risultati esposti nel paragrafo precedente, e opportuno visualizzare i supporti delle forme canoniche delle coniche euclidee.
Ovviamente le coniche a punti immaginari [ellissi generali D2 e parabole semplicemente degeneri D8 ] hanno supporto (reale) vuoto. Le ellissi degeneri D5 hanno supporto formato da un solo punto [lorigine]. Le iperbole degeneri D6 sono formate da due rette incidenti (nellorigine). Le parabole semplicemente degeneri D7 sono formate da due rette parallele allasse x e la parabola doppiamente degenere D9 e formata da una retta (lasse x) contata due volte.
Veniamo ora alle coniche generali D1 , D3 , D4 . Per studiarne il grafico conviene esaminarne le eventuali simmetrie rispetto agli assi. Poiche il simmetrico di un
punto P = (x, y) rispetto allasse x [rispett. asse y] e il punto P " = (x, y)
[rispett. P " = (x, y)], si osserva immediatamente che le coniche D1 e D3 sono simmetriche rispetto ai due assi, mentre la parabola D4 e simmetrica soltanto rispetto allasse x. E sufficiente quindi studiare il grafico di D1 e D3 nel primo quadrante [x 0, y 0] e poi riflettere il grafico ivi ottenuto negli altri tre quadranti. Relativamente alla parabola D4 , il suo grafico e concentrato nel semipiano x 0 e dunque anche D4 puo essere studiata nel primo quadrante e poi riflessa nel secondo.
2
(A) Ellisse D1 :
x
y
+ 2 = 1, a b > 0.
a2
b
37
b 2
a x2.
a
Tale funzione e definita per 0 x a. Ha derivate prima e seconda negative e dunque e decrescente, concava, con massimo e minimo rispettivamente nei punti (0, b), (a, 0). Il suo grafico e il seguente:
y=
D1 ha equazioni parametriche:
6
x = a cos t
y = b sen t,
t [0, 2].
x
y
2 = 1, a > 0, b > 0.
a2
b
Lequazione si trasforma (nel primo quadrante) nella funzione:
b 2
y=
x a2 .
a
Tale funzione e definita per x a. Ha derivata prima positiva e derivata seconda negativa. Dunque e crescente, concava ed assume il minimo nel punto (a, 0).
D3 ha asintoti le rette y = ab x. Confrontando lasintoto y = ab x con liper(B) Iperbole D3 :
38
Cap. X
bole y =
b
a
b
a
O
Una comoda rappresentazione parametrica dei rami delliperbole e ottenuta utilizzando le funzioni iperboliche
ex + ex
ex ex
cosh x =
, senh x =
.
2
2
Risulta (in base alle proprieta di tali funzioni) che i due rami delliperbole nei
semipiani x 0 e x 0 hanno rispettivamente equazioni parametriche:
6
6
x = a cosh t
x = a cosh t
t
e
t .
y = b senh t,
y = b senh t,
2
39
1 2
y.
2p
Tale funzione e definita per y 0. Ha derivate prima e seconda positive e dunque e crescente, convessa [come funzione di tipo x = g(y)]. Ha minimo nellorigi1 2
ne e risulta: lim 2p
y = +. Dunque ha il seguente grafico.
x=
y+
O
Simmetrizzando rispetto allasse x, si ottiene il grafico dellintera parabola D4 .
x = 1 t2
2p
t .
y = t,
( II ) Veniamo ora ad esaminare gli autovalori della sottomatrice A0 . Sia C
una conica euclidea, di equazione
F = tXAX = 0.
Fissato un riferimento cartesiano RC(O, ), sia T loperatore autoaggiunto definito in base
dalla sottomatrice A0 di A. Tale operatore ammette due autovalori reali , (non entrambi nulli ed eventualmente coincidenti). Poiche det(A) = ,
risulta:
40
Cap. X
C e unellisse > 0;
C e una parabola = 0;
C e uniperbole < 0.
Osservazione 10. La conica C individua la coppia di autovalori (, ) soltanto a meno di un coefficiente di proporzionalita. [Infatti, , C ha equazione tX(A)X = 0 e la sottomatrice A0 definisce loperatore autoaggiunto T , che ha autovalori , ]. Invece gli autospazi E(T ) ed E (T ) sono individuati univocamente da C. Infatti si ha:
x E(T ) T (x) = x T (x) = x x E (T )
41
(tM A0 M )x = x x E(C ).
Proposizione 10. Sia C una conica euclidea a centro. Per ogni asse r di C, denotata con = r la riflessione di asse r, risulta:
C=C .
Sia ora f unisometria tale che C = D, con D forma canonica (a centro). Sia
r0 un asse di D e sia 0 la riflessione di asse r0 . Per quanto precede, possiamo af
fermare che D 0 = D e che f (r0 ) = r e un asse di C. LEserc. IX.23 dimostra che
f 0 = f .
C =C
(f f 1 )
= (C
f 1
= (C
f o
f 1
= (D o )f
= Df
= C.
Veniamo ora alle parabole. Ogni parabola C (generale o degenere) ha un autovalore nullo. Indicato con laltro autovalore, C definisce gli autospazi E0(C), E(C)
(rette vettoriali ortogonali tra loro). Si noti che la retta E0(C) corrisponde al punto improprio di C: infatti, se x e un autovettore di E0(C), risulta:
Q(x) = txA0 x = tx0 = 0
42
Cap. X
C=C ,
C = (C
f 1
= (C
f o
f 1
= (D o )f
Inoltre D
f 1
= C e dunque
D o = D c = 0.
C = C D o = D c = 0.
Si conclude quindi che nel fascio improprio considerato esiste ununica retta rispetto
a cui C e simmetrica [ed e la retta r = r0 = f (s0)].
Osservazione 12. Se C e una parabola generale, il suo asse r interseca C in un
unico punto (detto vertice della parabola). Infatti la corrispondente forma canonica
D interseca il suo asse (lasse x) in un unico punto (lorigine O). Se invece C e
una parabola degenere, il vertice non e definito.
Esercizio 5. Assegnata la parabola euclidea C di equazione:
2
x + 4xy + 4y + 4y = 0,
43
12
5 )y
+ 4c
16
5 c
4
5
di equa-
= 0.
c=
4
5
e per-
= 0.
y 2px = 0,