Sei sulla pagina 1di 107

ISBN 978-1-4457-4960-0

Prima edizione Aprile 2010


Laudate et benedicete mi signore,
et rengratiate et serviateli cun grande humilitate
(Francesco d’Assisi, “Cantico delle creature”)
PROLOGO

Tempo fa, una notte, feci un sogno. Lo stesso


sogno che avevo già fatto molte volte fin
dall’infanzia.
Senza parole, fissavo qualcosa di enorme,
tanto grande che non potevo vederne i
contorni né indovinarne l’aspetto. Sapevo solo
che era immenso. E sapevo, come ogni volta,
di trovarmi davanti ad una scelta.
Una voce silenziosa mi ripeteva nella mente:
“Allahu Akbar”, Dio è grande.
“E' servito a questo, arrivare fino a qui”, mi
trovai a pensare, “a sentire frasi che ho sentito
chissà quante volte, a scoprire verità tanto
universali che le ho sempre conosciute. e che,
probabilmente, chiunque conosce già”.
Eppure, da quando ricordavo, nei miei sogni
ogni strada arrivava sempre, ineluttabilmente,
a questo punto. Sempre di fronte a questa
immensità priva di forma, che avevo visto
infinite volte e che sempre mi attirava e mi
respingeva. Con quel duplice sentimento, ogni
volta rimanevo in bilico tra la fuga e la
fusione, fino a svegliarmi senza aver deciso
cosa fare. Con la sola consapevolezza di aver
posticipato nuovamente la mia scelta e che,
prima o poi, avrei dovuto ritornare al suo
cospetto e prendere la mia decisione.
Credevo che non avrei mai avuto la forza di
andarmene né di seguire il richiamo ad entrare
in quell’immensità, e che il mio sogno
ricorrente avrebbe pertanto continuato a
ripetersi all’infinito, ma quella notte il sogno
cambiò. Con mia grande sorpresa, mi vidi
tendere le mani ed abbracciare la montagna
informe.
La voce che salmodiava nella mia mente
tacque, mentre la visuale mi veniva
completamente oscurata da quella mole
spaventosa.
All’improvviso, dal corpo immenso uscì una
voce: “Per forgiare un'arma servono fuoco e
sangue, e la fiamma verde che brucia al posto
del sole”.
Non capivo. Pensai che non avrei mai più
potuto uscire da quel corpo che aveva
inglobato il mio, ed avrei pertanto dovuto
servirlo per l’eternità. Ma, come se
rispondesse al mio pensiero, la sua voce disse
ancora: "Non mi servono schiavi, ma Diyaat".
100 SUSSURRI
1

Fino a che l'Oceano è visibile all'orizzonte, è


ancora distante. Quando il fiume vi si fonde,
l'Oceano è invisibile e diviene uno con esso.
Il Diya non segue il sentiero con gli occhi fissi
alla meta, poiché questo gli impedirebbe di
raggiungerla.
2

Molti sono i modi di apprendere ed insegnare.


Quando si trova a dover trasmettere un
insegnamento, il Diya preferisce la dolcezza
alla durezza, la naturalezza alla forzatura,
l'esempio alla punizione.
3

Il Diya conosce i meccanismi della mente.


Egli sa controllarli in se stesso e riconoscerli
negli altri, comprendendo le motivazioni delle
loro azioni.
4

Ogni Segno è la risposta a una domanda del


cuore.
Il Diya sa dare ai Segni la giusta importanza e
non manca mai di riflettere sul loro
significato.
5

Il destino si realizza attraverso scelte libere.


Il Diya sa riconoscere la libertà nel compiersi
di ciò che da sempre è scritto.
6

Il Diya percepisce il tempo assoluto.


Egli avverte la corrente dei mutamenti, ma
tiene sempre viva la percezione dell'Immobile
e dell'Eterno al di là di essi.
7

Il desiderio di sicurezza è uno degli ostacoli


più grandi sul cammino dello spirito.
Il Diya sa accettare senza capire, scegliere
senza ragionare, procedere senza conoscere la
meta.
8

Di fronte al destino, il Diya non si oppone.


Egli rimane immobile, accoglie totalmente ciò
che è scritto e scorre con il flusso
dell'universo, divenendo inarrestabile.
Il Diya non combatte, per questo non può
essere sconfitto.
9

L'assenza d'amore rende immuni da ogni


dolore.
Il Diya conosce il prezzo dell'invulnerabilità e
vi ha rinunciato.
10

Il Diya non conosce Dio.


Egli lo cerca seguendo il richiamo della sua
anima, ma non lo studia; ne fa esperienza con
l'estasi, ma non lo comprende; ne conosce
l'amore, ma non lo spiega.
Il Diya riceve i doni di Dio con gratitudine,
senza mai interrogarlo.
11

Tutte le anime provengono dall'Uno.


Per questo ogni anima è in grado di
comprendere le altre, senza bisogno di
nessuna parola.
12

Il Diya sa vedere la coesistenza degli opposti


in ogni espressione della realtà duale.
Per questo motivo egli evita il fanatismo e
l'estremismo, ricercando sempre l'armonia e
l'equilibrio nel mezzo.
13

Lo scopo della vita del Diya è trasmettere


Dio.
Egli lo trasmette con le sue azioni, con i
pensieri, con le parole. In ogni azione del Diya
deve sempre essere evidente la presenza di
Dio.
14

I Segni indicano il cammino che il cuore già


conosce e lo rendono visibile anche agli occhi.
Il Diya sa riconoscere i Segni, li interpreta e se
ne lascia guidare.
15

La parola è la forma comunicabile del


pensiero.
Il Diya conosce la potenza della parola e sa
impiegarla con accortezza. In tal modo egli
raggiunge il cuore di chi lo ascolta con
semplicità, efficacia e dolcezza.
16

Utilizzare forza per piegare gli eventi, è


debolezza.
Solo gli arroganti impiegano le loro armi come
strumento, e solo chi non sa capire e non ha
coraggio può essere arrogante.
Chi ha forza, non necessita di armi: il Diya
agisce al momento giusto, quando è
l'Universo a scorrere. Scorrendo con esso,
muove montagne con un respiro.
17

Il Diya conosce il valore del silenzio.


Egli cerca nel silenzio le risposte, e in silenzio
le trasmette a chi le sa ascoltare.
18

Ogni universo fluisce in armonia con le


energie che lo rendono vivo.
Il Diya sa percepire questa armonia nel suo
insieme pur non conoscendone le singole
parti, così come sa gioire della bellezza del
fiume pure senza conoscerne ogni corrente.
19

Il superfluo incatena l'anima.


Non esiste nessuno che possa dirsi privo del
superfluo, neppure i santi.
Il Diya deve perciò abbandonare ad ogni
istante qualcosa di superfluo, che cadrà dalla
sua veste come polvere, fintanto che sarà in
cammino.'
20

Il Diya non è devoto a nulla se non all'Uno.


Egli tuttavia non trascura le anime e gli
avvenimenti che incrociano il suo cammino,
perché sa che in ogni granello di polvere si
nasconde la saggezza divina.
21

Il Diya conosce l'unica Verità e per questo sa


riconoscere le sue declinazioni negli universi.
Egli non si lascia pertanto confondere dalla
relatività della logica ma sa vedere oltre il
paradosso.
22

L'amore si esprime con la libertà, l'egoismo


con il possesso.
Al Diya è permesso amare, ma non possedere.
23

Il Diya sa che l'universo ci dona ciò che


chiediamo e ci restituisce ciò che da noi
emana.
Chi si vota alla morte, morirà; chi si vota al
dolore, soffrirà. Allo stesso modo, chi si vola
alla gioia riceverà gioia e chi si vota all'amore,
riceverà amore.
24

Il Diya non definisce a priori dove il proprio


cammino lo condurrà, ma segue con fiducia la
corrente a cui si abbandona.
Non spetta all'acqua del fiume scegliere la
propria strada per l'Oceano.
25

Ognuno sceglie la propria strada.


Il Diya sa che non gli è possibile influenzare
questa scelta negli altri, neppure per prevenire
uno sbaglio.
26

Il Diya è consapevole in ogni istante


dell'imprevedibilità della morte.
Per questo motivo, egli non rimanda.
27

Chi è infelice non può rendere felici gli altri;


chi è turbato, non può rasserenare; chi non ha
fede non può insegnare a credere.
Il primo dovere del Diya consiste nella ricerca
del proprio equilibrio.
28

Il Diya non cerca seguaci, ma risponde


sempre alle domande di chi lo interroga; egli
non invita nessuno a seguirlo, ma quelli che
devono incontrarlo ne incrociano
naturalmente il cammino.
29

Il Diya insegna con l'esempio a chi desidera


imparare da lui.
Egli non aspira a divenire maestro o crearsi
dei seguaci, ma vive come se il mondo intero
lo osservasse per apprendere la via per il
Divino.
30

Quando deve prendere una decisione, il Diya


cerca il silenzio. Nel silenzio, egli ascolta la
voce del cuore e le obbedisce.
In questo modo egli compie ciò che è scritto
nel destino.
31

Il silenzio esterno non è che un riflesso del


silenzio dell'anima.
Il Diya deve costruire e preservare con cura il
proprio silenzio interiore, mantenendosi
vuoto ed evitando di trattenere in sé i pensieri
e le emozioni che lo attraversano.
32

Il Diya percepisce il Divino dietro la


creazione: per questo egli sa sorriderne.
33

La meditazione, la musica e la poesia, il


viaggio, la carità e la filosofia non sono che
alcuni mezzi per avvicinarsi al Divino.
Il Diya mantiene chiaro l'obiettivo, scegliendo
in ogni circostanza il mezzo più adatto a
perseguirlo.
34

Il Diya non appartiene al mondo. Egli lo


attraversa e ne vive le emozioni, ma ne rimane
distaccato, per questo esce vincitore da ogni
prova.
Solo chi non desidera la vittoria può essere
invincibile.
35

Il Diya non prende decisioni.


Di fronte ad un bivio, egli ascolta i comandi
della sua anima e i segni dell'universo, e
docilmente obbedisce.
36

Quando deve affrontare una prova, il Diya


ricorda sempre che la vittoria e la sconfitta
sono relative.
Non esistono vittorie né sconfitte nel disegno
universale, ma solo il fluire armonico del
destino.
37

Il Diya accetta la sofferenza e la paura, la


rabbia e la delusione, ma non ne diviene
schiavo.
Egli lascia fluire attraverso di sé ogni
emozione senza trattenerla, la consuma senza
esserne consumato, la vive completamente
senza serbarne in sé neppure un frammento.
38

Il Diya si rende interpretazione del Divino


così come lo percepisce, ma sa di non
detenere alcuna verità.
39

Il possesso è uno strumento del mondo.


Il Diya non deve mai confondere lo
strumento con lo scopo.
40

La ricerca di Dio è individuale, differente per


ogni anima, consapevole o inconsapevole.
A volte due anime possono compiere un
tratto di strada insieme o scambiarsi i racconti
dei propri viaggi. Il Diya sa capire quali anime
possono comprendere il racconto delle sue
esperienze e quali no: in tal modo sa con chi
confidarsi e con chi invece tacere.
41

La realtà di ogni universo deriva dall'unica


realtà trascendentale.
Il Diya sa vederne i collegamenti, così come
un fabbro esperto sa quale anello della catena
lavorare per spezzarla o per renderla più forte.
42

La semplicità è la chiave per la comprensione.


Il Diya costruisce i suoi pensieri e le sue azioni
sulla semplicità e sull'azione diretta, in questo
modo egli mantiene saldo il controllo sul
proprio operato.
43

Per comprendere i sentimenti, la ragione non


basta. Per questo motivo il Diya sa
comprendere le emozioni con il cuore e non
con la logica.
La compassione è la chiave per il Mistero.
44

Il Diya crede in Dio, ma non crede negli dei.


Il Diya adora Dio, ma non necessita di riti o di
religioni.
Egli tuttavia non condanna né rifiuta le
religioni e gli dei, poiché in essi vede il riflesso
della Verità da cui derivano.
45

Sotto ad ogni aspetto del creato, risuona il


Divino.
Per questo, in ogni momento il Diya
contempla il creato e ne gioisce.
46

Il destino si compie in un unico progetto


armonico.
Ciò che al singolo sembra avverso o propizio,
il Diya sa vederlo nell'armonia generale, al di
là del giudizio.
47

Il timore dell'ego di fronte alla totale assenza è


come il timore del fanciullo che dorme solo
nella stanza buia e che scompare quando egli
diventa uomo.
Allo stesso modo, quando la sua anima è
cresciuta a sufficienza, il Diya rinuncia a se
stesso e permette al vuoto di riempirlo
completamente.
48

Il Diya ama la vita e la rispetta in somma


misura: egli comprende l'importanza di ogni
singola esistenza e le rende onore.
Per questo stesso motivo, il Diya non teme la
morte ma la rispetta, così come il navigatore
rispetta la notte in cui splende il faro.
49

Il Diya conosce la forza delle emozioni e sa


cavalcarle.
Egli le vive intensamente, accettandone ogni
singola parte e consumandola nel momento in
cui nasce. Navigando sull'onda di un fiume in
piena, se ne fa trasportare senza esserne mai
travolto.
50

La gestione del tempo è importante per il


benessere dello spirito.
Il Diya sa dare il giusto valore al tempo,
evitando così i suoi due pericoli: il rimorso ed
il rimpianto.
51

Il Diya sa che la vittoria e la sconfitta sono


soggettive, legate al tempo e allo spazio: per
questo, quando affronta una sfida, non gli
importa di vincere.
Poiché non insegue la vittoria, egli è libero di
dare il meglio di sé.
52

Ogni cosa trae esistenza ed alimento dal


proprio opposto.
Il Diya sa vedere l'unico sentimento da cui
derivano l'odio e l'amore, l'unico elemento da
cui nascono buio e luce, l'unico desiderio da
cui derivano egoismo e carità.
Per ogni suo sentimento, egli sa di avere in sé
anche il suo opposto e rende ad entrambi
uguale onore.
53

Il Diya tende sempre ad evitare lo scontro, ma


quando vi si trova non ha interesse a
prevalere.
L'indifferenza alla vittoria lo rende invincibile.
54

La più grande espressione dell'amore è la


libertà.
Il Diya esprime il suo amore rispettando il
percorso di coloro che ama,
accompagnandoveli sino a dove gli è concesso
e poi fermandosi.
55

Le Verità sono eterne, univoche ed


inamovibili, esterne alla causalità.
Il Diya percepisce le Verità nella loro natura
divina: egli è perciò immune dal relativismo
degli universi.
56

Il Diya non desidera combattere; il suo primo


sforzo verso la vittoria consiste nell'evitare lo
scontro.
Quando lo scontro diviene inevitabile, il Diya
ha già perso la sua battaglia principale.
57

Molti sono i modi di comunicare.


Il Diya predilige la comunicazione basata sul
reciproco piacere, sullo scambio equo e
sull'armonia.
58

La storia di ogni anima la rende unica e ne


modella lo spirito.
Il Diya sa che non c'è ingiustizia nell'equilibrio
divino, per questo motivo egli non prova
invidia né frustrazione.
59

Il Diya non ha ideali né modelli. Egli non


segue canoni o leggi morali per compiere le
proprie scelte, ma si affida completamente alla
propria voce interiore.
Il Diya non si comporta secondo i propri
ideali, ma secondo il proprio sentire.
60

Il Diya sa che gli universi sono infinite


espressioni dell'unica Verità.
Per questo egli vive ed è al contempo morto.
61

Il Diya non giudica.


Egli non ha pertanto necessità di perdonare
ed il suo spirito può mantenersi leggero.
62

Chi pensa già di conoscere non può più


imparare.
Il Diya non si considera mai erudito, per
questo può apprendere grandi verità anche da
piccole cose.
63

In ogni istante il creato può insegnare la


propria verità a chi sa ascoltarne la saggezza.
Per questo il Diya, di fronte agli avvenimenti,
deve saper rimanere in silenzio, umile e
pronto a ricevere.
64

Il Diya compie la sua missione con umiltà e


ricorda sempre che la missione avviene per
mezzo di lui, ma non per suo merito.
Egli ne è il canale non l'artefice.
65

Gli universi sono influenzati dalle leggi fisiche,


la realtà trascendentale è influenzata dallo
spirito.
Conoscendo l'ambito del proprio fine, il Diya
sa scegliere di volta in volta gli strumenti più
adatti a realizzarlo.
66

Esistono solo tre modi onorevoli per il Diya


di utilizzare la propria arma. Il primo consiste
nel porla al servizio del destino.
Il secondo consiste nel mondare la sua anima.
Il terzo consiste nel non estrarla.
67

Il Diya percepisce la natura unitaria della


creazione e considera proprio fratello ogni
essere.
Egli non usa perciò violenza, ma dolcezza;
non prepotenza, ma gentilezza; non azione,
ma abbandono al naturale scorrere della vita.
68

La paura non può esistere nel presente, essa


vive solo nel ricordo o nell'attesa.
Di fronte alla paura, il Diya ricorda che futuro
e passato non hanno corpo al di fuori della
mente e scaccia così i suoi timori.
69

Ogni anima è speciale per il suo percorso e le


sue diversità.
Il Diya non cerca di uniformare alcuno al suo
credo o al suo sentiero; come di fronte ad una
ricca orchestra, egli apprezza ed ascolta in
silenzio l'armonia dell'intreccio.
70

Ogni avvenimento ha in sé un'emozione ed


una tappa nel cammino delle anime che lo
vivono.
Il Diya sa viverne le emozioni, ma sa anche
riconoscere il passaggio che esse segnano nella
propria storia.
71

Il Diya ha rinunciato al controllo.


Egli ascolta i comandi della propria anima e si
lascia guidare dallo scorrere dell'universo,
sicuro che per questa via compirà il proprio
destino.
72

Senza la percezione del Divino gli universi


non hanno senso né consistenza.
Il Diya sente e vede oltre la ciclicità e le
proiezioni, poiché egli attinge pienezza dalla
scintilla di Divino che è in lui.
73

Il Diya non ricerca il possesso nell'amore. Egli


sa amare senza chiedere nulla in cambio e
senza stringere legami.
L'amore del Diya è una nube leggera, che non
proietta ombra.
74

Le anime alla ricerca di una guida manifestano


la loro ricerca con parole e azioni.
Il Diya sa ascoltare ed osservare queste
richieste e, quando ne è in grado, vi risponde.
75

I pensieri sono un potente strumento che


permette di indirizzare le energie.
Il Diya deve esserne padrone: egli deve sapere
quando impiegarli, così come deve saperli
riporre una volta esaurita la loro utilità.
76

La forza dell'universo è inarrestabile e infinita.


Il Diya non aspira a divenire forte per dirigerla
o contrastarla, ma a divenire docile e
inconsistente. Imparando a scorrere in
armonia con l'universo, egli diviene
invincibile.
77

Un'intensa luce proietta intense ombre.


Nessuna natura è univoca, il Diya ama la luce
ed ama le ombre, accoglie entrambe in sé ed
entrambe coltiva.
78

Il Diya sa che il possesso non esiste: lo


scorrere dell'universo è inarrestabile ed ogni
forma è effimera.
Cercare di possedere è come voler stare al
centro del fiume ed afferrarne l'acqua.
79

La logica e il sentimento sono due fiumi


differenti che nascono dalla medesima
sorgente.
Il Diya non discende mai il corso di uno solo,
ma prende le proprie decisioni ascoltando il
mormorio della sorgente.
80

Occorre poco alla vita, l'essenziale è semplice


e vicino.
Il Diya sa discernere l'essenziale, per questo
egli possiede il dono della serenità.
81

Ogni essere vive per essere felice.


Il Diya non teme la felicità, la ricerca e la
desidera seguendo il proprio istinto più
profondo.
Egli onora la propria ricerca ed il proprio
desiderio, poiché sa che è questo il motore
dell'Azione.
82

Solo chi giudica classifica il mondo in bene e


male.
Il Diya non giudica, egli pertanto non divide.
83

Il Diya sa come lasciar fluire le doti


inconsapevoli della propria mente. Egli ne
accetta le risposte senza necessità di
giustificarle.
84

Il Divino è l'unico signore a cui il Diya è


tenuto ad inchinarsi.
Il servizio del Divino, la sua adorazione e la
ricerca della sua immagine in ogni cosa deve
essere il costante pensiero del Diya.
Senza il ricordo del Divino, l'esistenza del
Diya è priva di scopo.
85

Le parole sono mezzi potenti.


Il Diya sa misurarle e le utilizza con
attenzione. Le sue parole sono poche ed
accurate, e non sono mai casuali.
86

La sofferenza è un mezzo potente.


Il Diya la rispetta e, pur non amandola, ne
comprende la forza e sa riconoscerne l'utilità.
Per questo motivo egli non allevia il dolore di
chi ha necessità di soffrire.
87

Ad un torto, il Diya risponde con la giustizia.


Ad un affronto, il Diya risponde con la calma.
Di fronte al dolore, egli risponde con la fede.
L'esempio è l'unica risposta del Diya.
88

L'universo segue il corso che nessuno


conosce.
Il Diya crede nell'armonia e nella perfezione
dell'universo, per questo ne segue il flusso,
sebbene non ne conosca la destinazione.
89

Ogni evoluzione nasce dal disagio.


Il Diya conosce l'importanza della ricerca ed
accetta di buon grado la sofferenza necessaria
a stimolarla.
90

Il coraggio del Diya deriva dalla totale


accettazione del destino.
Egli abbraccia la corrente e vi si affida, per
questo non teme nulla.
91

Il Diya sa dominare le proprie passioni.


La rinuncia consapevole è una via impervia e
difficoltosa, ma al suo termine giace un grande
tesoro.
92

Ogni cosa è Amore.


Costruire ed attendere, tentare o ricordare,
odiare e promettere, appartenere e donarsi.
Nessun sentimento è possibile senza l'Amore.
Il Diya, prima di ogni altra cosa, sa amare.
93

Ogni desiderio non appagato, ogni azione


rimasta pensiero, ogni sentimento inespresso,
generano peso per lo spirito.
Il Diya esprime ciò che ha valore e lascia
scivolare via ciò che non ne ha, serba ciò che
è parte di sé e si lascia alle spalle ciò che non
gli appartiene. In questo modo il suo spirito si
mantiene leggero, pulito ed essenziale.
94

Ogni universo è soggetto alle proprie leggi


fisiche, la realtà trascendentale è soggetta alle
leggi dell'energia.
Gli universi sono espressione della realtà
trascendentale, così come ogni idioma è
espressione del pensiero presso popoli
differenti.
95

Le abitudini sono potenti nemiche o alleate.


Il Diya sa scegliere con saggezza le proprie
abitudini, così da esserne reso migliore ogni
giorno.
96

Sotto ad ogni cosa scorre l'Uno.


Per questo motivo, al Diya ogni cosa è sacra.
97

L'armonia è racchiusa in ogni cosa e nel suo


opposto.
Il Diya sa osservarle entrambe, così come egli
osserva la fiamma e le ombre che essa
proietta.
98

Il Diya avverte le passioni altrui e le


comprende, ma non le rende proprie.
Egli veste un invisibile schermo, che lo rende
parte del mondo ma non gli permette di
esserne sommerso.
99

La realtà degli universi si basa sul principio di


azione e reazione ed è sempre soggetta alla
catena della consequenzialità, mentre la realtà
trascendentale è libera da questo meccanismo.
Il Diya conosce entrambi i livelli di esistenza e
sa interpretare ognuno con il corretto metro.
100

Il Diya sa come utilizzare il desiderio per


influenzare il corso delle energie che gli
passano vicine.
Il desiderio è un'arma sacra dall'immenso
potere, l'unica che gli sia concesso portare.
Il Diya deve avere cura della propria arma,
affilarla ed esserne maestro. Se la utilizzerà in
modo improprio ne sarà ferito. Se ne abuserà
ne diverrà schiavo.
Quando cerchi Dio,
Dio è lo sguardo dei tuoi occhi
(Mevlana Jalaluddin Rumi)

Potrebbero piacerti anche