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DDIO, re del mondo. Sei stato unico, ma il campione di tutti: Me, We. Io, Noi. Hai sve-
gliato lAmerica e il ventesimo secolo. Chiedevi parit per neri e bianchi, libert di culto
e di pensiero. Senza di te, niente Obama alla Casa Bianca e nemmeno i guanti neri di
Smith e Carlos nel 68. E Jordan, Tyson, Mayweather, Tiger Woods, LeBron James, Hamilton,
non guadagnerebbero milioni. Non conta che ti ricordino come Cassius Clay o come Muhammad Ali, che ti abbiamo visto in tv o nei poster, importa che sei stato capace di far alzare le
braccia e la testa a chiunque cercasse dignit. Hai combattuto, protestato, provocato. Sapevi
far male con i pugni e con le parole. Rosa Parks nel 1955 su un autobus a Montgomery si era rifiutata di cedere il posto ai bianchi, anche tu eri rimasto seduto, ma in pi ti eri messo alla guida. E lavevi urlato: i neri potevano e dovevano condurre. Hai cambiato limmagine del pugile,
della boxe, del campione ignorante. Recitavi, rappavi, inventavi poesie. Un fenomeno, una linguaccia, anche insopportabile. Tenevi testa a scrittori come Norman Mailer, agli artisti come
Andy Warhol, giocavi a dare cazzotti ai Beatles, cantavi con James Brown, discutevi con Fidel
Castro e Mandela e al telefono anche con il filosofo Bertrand Russell per concludere: Lei meno tonto di quello che sembra. Stare con gli
altri per te non era tempo perso. Ti divertivi,
perfino con i giornalisti: Se non scrivi bene
di me, chiamer tua moglie e le dir con chi
vai a letto in trasferta.
Un gigante, dentro e fuori il ring. Fisico stupendo, 1,91 daltezza, 97 chili. Il tuo dottore,
Ferdie Pacheco, si vantava: Fossero venuti i
marziani a chiedermi un esemplare umano,
gli avrei detto: prendete Ali, perfetto. Il
tuo allenatore, Angelo Dundee spiegava:
Non provarci, se cerchi di capirlo ti far diventare matto. Eri bello, veloce, dallo stile
strafottente, con quelle braccia abbassate. E
tutti a criticare: dove crede di andare quel
buffone? Ovunque, soprattutto in cima, infatti non ti prendeva nessuno. Avevi fede, eri un
profeta dellimpossibile, non cera un prono- Re Lear. Dopo il terzo match con Frazier a Mastico a tuo favore contro Sonny Liston, lOrso, nila nel 75 avevi vinto, pisciato sangue per
eppure lo buttasti gi. Dicevi di essere il pi tre giorni, e detto: stata la cosa pi vicina
grande. Sembrava una battuta, era la verit. alla morte. E Joe, che era un carro armato di
Tre volte campione del mondo dei pesi massi- 110 chili, con locchio chiuso tumefatto, avemi: 21 anni sul ring, 56 combattimenti, 5 va risposto: Spero che brucerai allinferno.
sconfitte. Nemmeno Joe Louis e Rocky Mar- Frazier che tu chiamavi Il Gorilla era stato il
ciano avevano affrontato cos tanti e veri av- primo a sconfiggerti (ai punti) nel 71. Rienversari. Contro di te si diventava grandi e si travi sul ring dopo 43 mesi di esilio: Joe si rupentrava nella leggenda. Non avevi bisogno di pe il polso destro per spaccarti la mascella.
Shakespeare per inventare tragedie e com- Black is the colour, cantava Nina Simone.
medie. Le scrivevi con il tuo corpo. Quattordi- Era il 64 quando Martin Luther King ricevetci riprese valevano come una guerra e come te il Nobel della pace e Robert Woodruff, vec-
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Tre anni e mezzo fermo, derubato della carriera e della possibilit di mantenere la famiglia. Quando sei tornato nel 70 contro Quarry ad Atlanta a bordo ring cerano Coretta
King, lattore Sydney Poitier, la cantante Diana Ross e il reverendo Jesse Jackson. Avevi
29 anni, non eri pi solo un pugile, ma un simbolo: Luomo che ha la marcia di Washington nei pugni. Gli altri li avevano gi fatti fuori: sia Malcolm che Martin Luther.
Non eri straniero in nessun angolo del
mondo. Hai combattuto ovunque, con e senza titolo in palio: a Toronto, Londra, Franco-
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egli ultimi anni non riusciva pi a
parlare, e questo era ci che lo faceva
soffrire di pi: lui, che della parola aveva
fatto unarma micidiale come i suoi pugni. Era
riuscito a discutere a stento con David
Remnick, che gli aveva dedicato il memorabile
,JOHPGUIFXPSME, e con Joyce Carol Oates, che
lo citava come modello insuperato in 0O
#PYJOH, il pi bel libro mai scritto sulla OPCMF
BSU. Era stato Ali a far capire che la boxe poteva
essere nobile e addirittura arte, per questo era
diventato punto di riferimento anche di artisti
e intellettuali, estasiati dalla sua genialit ed
eleganza, sconcertati per la spregiudicatezza:
la stessa persona che aveva combattuto per
estirpare il razzismo descriveva con epiteti
vergognosi i rivali di colore, come orribile
scimmione, da Sonny Liston a Joe Frazier.
Quanto sei brutto, gli urlava in faccia,
facendosi beffe della correttezza politica, ma
poi incantava il mondo danzando come una
farfalla e pungendo come unape. Quei
ritornelli ripetuti sino alla noia divennero
precursori del rap, e tra i primi a capirlo fu
George Plimpton, che sedeva accanto a
Norman Mailer nella notte magica di Kinshasa,
UIFSVNCMFJOUIFKVOHMF, quando sconfisse
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utto vestito di bianco, lui nero come la notte di Atlanta che lo avvolgeva, Muhammad Ali alz con le
mani scosse dal Parkinson la fiaccola
olimpica che chiuse un secolo di odio e
avrebbe acceso un secolo di speranze.
Era il 1996, nella Georgia che era stata
di Martin Luther King e del Ku Klux
Klan quella spettrale, toccante apparizione nello Stadio Olimpico contro il
buio si colloc tra la corsa sfacciata di Jesse Owens davanti agli occhi attoniti di
Adolf Hitler nel 1936 e il volo di Barack
Obama verso la Casa Bianca nel 2008.
Si alz la figura di un eroe nero americano che avrebbe incarnato, nel corpo
prima apollineo e poi nello spirito non
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fiaccato neppure dalla malattia, la fatica, il dolore, la ribellione e infine la vittoria morale dello schiavo.
Muhammad Ali, nato Cassius Marcellus Clay nel 1942 a Louisville nel Kentucky, morto a Phoenix immobilizzato su
un letto dalle macchine che tentavano
di prolungargli la vita biologica. Il diluvio di omaggi e di rimembranze, di elogi
funebri e ammirazione che da ieri piovono sul metro e 91 e i pochi chili che di lui
restavano coprono con il sudario dellipocrisia lodio che lo aveva accompagnato
per decenni. Quando milioni comperavano i biglietti per i suoi match e accendevano i televisori nella speranza di vederlo pestare a sangue dai Frazier, dai Liston, dai Foreman, dagli Spinks, dai suoi
avversari. Altri uomini neri chiamati a rimettere al suo posto, possibilmente orizzontale sul ring, quel negro ribelle e arrogante. Troppo intelligente, troppo furbo, troppo rumoroso e dunque troppo pericoloso per essere tollerato.
Nella storia della irrisolta crisi in
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segno della religiosit nera sudista, ladozione del nome Muhammad, prima
Muhammad X, come Malcolm, poi definitivamente Ali, e nel rifiuto di compiere quel passo in avanti dalla fila dei giovani sorteggiati per la guerra per farsi arruolare e spedire nel Mekong, la banale
storia di un grande pugile si trasform
nella storia di un leader e poi di un mito.
Un piccolo non-passo per un uomo divenne un grande passo per lumanit nera. Immediatamente fu vista in lui la rivincita della propria umiliazione in un
paese che, in quegli anni Sessanta, considerava un crimine, ai sensi di legge, la
NJTDFHFOBUJPO, il matrimonio misto tra
razze diverse. Muhammad avrebbe
vinto molto e perso poco e male. Ma ogni
suo match, dal iSVNCMFJOUIFKVOHMF, lo
scontro nella giungla dello Zaire contro
il gigantesco George Foreman, al iUISJM
MBJO.BOJMB, la rivincita contro Joe Frazier, fino alla malinconica sconfitta finale contro Trevor Berbick, una iUPNBUP
DBO, una lattina di pomodoro nello
slang della boxe americana, un giamaicano di categoria inferiore, sarebbe stato unoccasione. Un evento per spalancare quella CJHNPVUI, quella boccaccia
e per gridare non soltanto che lui era Il
pi grande, ma che era ok per un nero
del Sud gridare, farsi sentire, sfottere il
NBTTB, il master, il Signore bianco della Piantagione. Purch ciascuno riconoscesse, nelle sconfitte individuali o collettive, le proprie responsabilit e i propri errori. Come avrebbe detto in un discorso alla pi grande lobby afro dAmerica, la Naacp, Barack Obama anni dopo,
suscitando scandalo.
Quel Parkinson che gli sarebbe stato
diagnosticato poco dopo la sconfitta finale, e con il quale seppe combattere per
trentanni, avrebbe definitivamente fuso in lui la gloria del campione e laffetto
pieno di rimorsi di chi laveva tanto odiato. Fu decorato dal presidente George
W. Bush, accompagnato dalla quarta
moglie, Yolanda Williams che di lui ebbe
cura come la custode di un fragile monu-
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ERA una specie di rampa lunga, scura, e sullo sfondo una notte americana. La penultima tedofora di Atlanta 1996, la nuotatrice
Janet Evans, la stava percorrendo di corsa e tutti naturalmente ci chiedevamo chi ci sarebbe stato, o
stata, ad attenderla, a ricevere lultimo sacro fuoco
di Olimpia. La figura in maglietta bianca comparve
come in un gioco di prestigio, uscendo allimprovviso dal buio, e tutti in un istante capimmo che non
era unapparizione, n una visione mistica ma era
proprio lui, Muhammad Ali, nella splendida e malata fragilit dei suoi 54 anni. Era l e aspettava. La
Evans tremava pi di lui, passandogli quel globo di
luce. Una giovane donna, un uomo, un simbolo del
Novecento. La torcia pareva un cero, e il campione
una specie di santo. Ali ricevette il fuoco e prov a
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1942-2016
Pel
Era mio
amico, il
mio idolo,
il mio eroe
Abbiamo
passato
tanti
momenti
insieme
Gli auguro
la pace
vicino a Dio
Foreman
Se ne
andata la
parte pi
grande di
me. Io,
Frazier e Ali
eravamo
una sola
persona,
una parte
di me se ne
andata
Hamilton
Sono
distrutto
Riposa
in pace
campione
Dio
benedica e
aiuti la sua
famiglia a
superare
questo
momento
Maradona
stato di
gran lunga
il migliore
di tutti i
tempi. Se
n andato
perch non
poteva
darci altre
gioie. Sul
ring era uno
spettacolo
di Claudio Colombo
Corano e Bibbia
Assistito fino allultimo
dalla quarta moglie,
sostenuto dal Corano
(e anche dalla Bibbia)
sto del mondo, come si evince
dalla valanga di attestazioni
provenienti da ogni angolo del
pianeta. Ali era ricoverato da
tre giorni in ospedale per problemi respiratori: sembrava
una cosa di poco conto, poi
tutto precipitato. Da molti
anni lex campione dei pesi
massimi filtrava il suo pensiero attraverso la voce di Lonnie,
la quarta moglie, approdo felice e tranquillo dopo una vita
familiare piena di onde e tempeste. Ali aveva sempre difeso
il suo passato, a protezione
della disciplina che ha nobilitato pi di ogni altro. Abolire
la boxe non ha senso amava
dire . Sono forse ex pugili i
due milioni di americani che
hanno la mia stessa malattia?.
Povero, immenso Clay, costretto a vivere a cento allora sfidando lassalto del male, e obbligato ad essere sempre il
campione dei campioni, una
leggenda, licona planetaria
che non poteva permettersi la
Reazioni
Campione Lewiston, Maine, 25 maggio 1965: il secondo match contro Sonny Liston si conclude con un k.o. al primo round
La lezione
Quegli incontri
che ricordano
Guernica
di Pablo Picasso
di Aldo Cazzullo
PRIMO PIANO
9
#
La testimonianza
Stallone:
Avrebbe
battuto
anche il mio
Rocky
di Giovanna Grassi
comparire palline rosse da dietro le orecchie degli invitati alla cena.
Anche sul ring, in fondo, ha
giocato per pi di ventanni.
Provocava gli avversari, li insultava, li irretiva, componendo deliri onirici come quello
che invi a George Foreman:
Ho fatto a botte con un coccodrillo, ho lottato con una balena, ho ammanettato i lampi,
sbattuto in galera i tuoni. L altra settimana ho ammazzato
una roccia, ferito una pietra,
spedito all ospedale un mattone. Io mando in tilt la medicina. Esagerato, linguacciuto e
paradossale, cambi il modo
di comunicare lo sport, sempre pi globalizzato grazie anche alla crescente copertura televisiva degli eventi.
La sua carriera di pugile ha
scavalcato lessenza stessa del
pugilato: mai banale, mai
scontata, materia buona (e infatti saccheggiata) per libri e
film. Vinse loro olimpico dei
mediomassimi a Roma, nel
1960: aveva 18 anni ed era gi
un predestinato. Il 25 febbraio
1964, a Miami, conquist il ti-
ylvester Stallone
affranto, sinceramente
commosso e parla dun
fiato: I miei pi bei ricordi
di pugile cinematografico
sono legati a Muhammad
Ali, che ho sempre giudicato
un poeta, una farfalla del
ring, un campione in senso
assoluto nello sport, nella
vita, nellimpegno politico e
per tutto ci che ha
rappresentato e sempre
simbolegger non certo solo
per gli afroamericani.
I ricordi di Stallone:
Indimenticabile per me
la cerimonia degli Oscar 77,
Ali ed io, alias Rocky,
duettammo sul palco:
di pace: va inteso cos il suo rifiuto di rispondere alla chiamata alle armi per andare in
Vietnam. LAmerica, quella
America, non poteva perdonarlo: lo accus di essere stato
manipolato, fu incarcerato,
privato del titolo mondiale e
della licenza di combattere, e
per tre anni divenne un fantasma scomodo e ingombrante
in un Paese lacerato dai dubbi.
Il ritorno sul ring, nel 1970,
segn la parte pi folgorante
della sua carriera, tra sconfitte
rovinose (Frazier, che poi super in due occasioni successive, lultima a Manila in un match brutale e disperato) e vitto-
Il k.o. in Africa
a Foreman
e i sospetti
di combine
di Mario Gherarducci
OLYCOM
Terapia e western
Il corpo imprigionato
nella malattia, il morbo
di Parkinson, terapia,
molta tv e film western
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UNA STORIA
AMERICANA
di Claudio Colombo
Un animale politico
di Aldo Cazzullo
a pagina 8
a pagina 11
Le elezioni Aperte le urne per tredici milioni di cittadini. La partita del premier guardando al referendum
10
#
1942-2016
Tutte le sde da professionista
Vittoria
Round disputati
Round incontro
GLI INCONTRI
61
Vinti 56
(37 per KO)
Persi 5
(1 per KO)
Scontta
KO: KO, TKO: KO tecnico, UD: decisione unanime, SD: decisione non unanime, RTD: ritiro
4/8 TKO
Dic
12/15 TKO
3/15 TKO
NABF
Nov
N
8/15 KO
12/12 UD
14/15 RTD
10/15 RTD
15/15 UD
15/15 UD
7/15 TKO
15/15
UD
12/12 SD
3/15 TKO
6/10 TKO
12/15 TKO
Set
S
10/10 UD
8/12 KO
12/12 UD
6/6 UD
3/15 KO
Ago
A
11/12 TKO
12/12 TKO
5/10 KO
LLug
10/10 UD
7/12 TKO
5/10 TKO
Giu
G
15/15 UD
5/15 TKO
11/15 TKO
15/15 UD
7/10 TKO
12/12 UD
Mag
M
15/15 UD
6/15 RTD
F
Feb
15/15 UD
12/12 SD
15/15 UD
15/15 UD7/15 KO
10/10 UD
Mar
M
Ali
allet di
12 anni
(foto Ap)
Mondiale WBC
7/12 KO
15/15 TKO
7/10 TKO
4/12 TKO
Ott
O
Mondiale WBA
15/15 TKO
5/15 KO
12/12 UD
15/15 TKO
15/15 SD
12/12 UD
Gen
G
1960
1961
1962
1963
1964
1965
1966
1967
1970
1971
1972
1973
1974
1975
1976
1977
1978
1980
1981
Cassius
Marcellus Clay
era nato a
Louisville
(Kentucky) il 17
gennaio 1942.
Sposato
quattro volte e
padre di otto
figli (pi uno
adottato), nel
64 abbandon
la religione
metodista per
aderire
allislamismo,
assumendo il
nome di
Muhammad Ali
Disput 167
incontri da
dilettante,
vincendo loro
dei pesi
mediomassimi
allOlimpiade di
Roma nel 60
Un ribelle
per lAmerica
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Barack Obama, il
primo afroamericano alla Casa Bianca, a nome del Paese,
ieri ha salutato Muhammad
Ali, ricordando queste sue parole: Io sono lAmerica, sono
quella parte che voi non volete riconoscere. Ma vi abituerete. E venerd 10 giugno, a
Louisville, la citt natale di
Muhammad nel Kentucky,
NEW YORK
Disput da
professionista
61 match, con
56 vittorie e 5
sconfitte
stato il
primo peso
massimo a
conquistare
per tre volte il
titolo mondiale
(contro Liston
nel 1964,
contro
Foreman nel
1974 e contro
Leon Spinks nel
1978). In totale,
Ali disput 25
sfide iridate,
vincendone 22
Colpito dal
morbo di
Parkinson nella
prima met
degli Anni 80,
Ali gir il
mondo per
diffondere
lislamismo. Nel
96 fu lultimo
tedoforo ai
Giochi Olimpici
di Atlanta
Ha perso
molte volte:
ma sempre
risalito
La vita
manipolazione?
Il successo di Muhammad
Ali non dipende tanto dai suoi
successi come sportivo e
attivista dei diritti degli
afroamericani, quanto dalle
PRIMO PIANO
11
#
Il personaggio
di Matteo Persivale
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enzel Washington ha
prestato a Malcolm X,
nel film di Spike Lee,
la nobilt del suo profilo e la profondit della sua voce. Martin Luther King apparso sugli schermi in Selma lanno scorso con la dignit da
principe Yoruba dellattore britannico David Oyelowo; nelle
ultime settimane il reverendo
King apparso sugli schermi tv
americani interpretato da un
altro grande attore, Anthony
M a c k i e , i n A l l t h e Wa y .
Muhammad Ali per licona
afroamericana che al cinema
non riuscita a trovare unincarnazione convincente. Il problema fu espresso con franchezza da Will Smith che nel
2000, quando era la pi grande
star di Hollywood, accett di
interpretare il campione nel
Nel mito
Muhammad
Ali visto da
Andy Warhol
(1978)
Lattore Will
Smith nei panni
del campione:
kolossal flop
Sfida a
Superman nel
fumetto della
Dc Comics
Ali trionfante
nel 64 dopo
aver battuto
i Beatles
2005 Alla Casa Bianca riceve da George W. 2006 Riceve la visita dellallora senatore
Bush la Medaglia presidenziale della Libert Barack Obama al Muhammad Ali Center
America e ha sfidato il
pregiudizio invitando tutti gli
oppressi a fare lo stesso, ma
importante ricordare tutte le
sfumature della sua
personalit e tutte le fasi
della sua storia. Ora si stenta
a ricordare quanto sia stato
umiliato ed escluso nei primi
anni Ottanta. stato
soprattutto grazie alla sua
ultima moglie, Lonnie, se
riuscito a recuperare la
credibilit e a ricomporre la
sua icona.
Serena Danna
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