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Filozofick fakulta Masarykovy univerzity

stav romnskch jazyk a literatur


Italsk jazyk a literatura

Hana Krejikov

I personaggi nelle novelle di Italo Svevo


Bakalsk diplomov prce

Vedouc prce: Mgr. Zuzana ebelov, Ph.D.


2010

Prohlauji, e jsem bakalskou prci vypracovala


samostatn s vyuitm uvedench pramen a literatury.
...........................................
Podpis autora prce

RINGRAZIAMENTO

I miei ringraziamenti appatengono soprattutto alla dott. Zuzana ebelov, per i preziosi
consigli e la paziente cura con cui ha seguito la stesura della presente tesi.
Dei preziosi consigli e delle raccomandazioni vorrei ringraziare anche i professori:
prof. Epifanio Ajello e prof. Petr Kylouek.

INDICE
1

INTRODUZIONE ............................................................................................................ 6

PARTE TEORICA ........................................................................................................... 8


2.1

I personaggi ................................................................................................................ 8

2.1.1 I concetti di personaggio dei formalisti e degli strutturalisti ................................... 8


2.1.2 Un personaggio come un costrutto .......................................................................... 9
2.2

I tratti di un personaggio ........................................................................................ 11

2.2.1 Il rapporto tra i personaggi ed i tratti ..................................................................... 11


2.2.2 Il rapporto tra gli eventi ed i tratti .......................................................................... 12
2.2.3 I tratti e il nome proprio ......................................................................................... 12
2.3

Tipologia dei personaggi ......................................................................................... 13

2.4

Il personaggio e lambiente ..................................................................................... 15

2.4.1 Gli elementi dellambiente ..................................................................................... 16


3

LE ANALISI ................................................................................................................... 17
3.1

La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ............................................... 17

3.1.1 I personaggi de La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ..................... 24
3.1.1.1
3.1.1.2
3.1.1.3
3.1.1.4
3.1.1.5

Il buon vecchio ............................................................................................. 25


La fanciulla .................................................................................................. 29
Linfermiera ................................................................................................. 30
Il dottore ....................................................................................................... 31
Il procuratore, il fanciullo e lubriaco sulla strada, il presunto cugino della
fanciulla........................................................................................................ 32

3.1.2 Riassunto ................................................................................................................ 33


3.2

Vino generoso ........................................................................................................... 34

3.2.1 I personaggi della novella Vino generoso .............................................................. 39


3.2.1.1
3.2.1.2
3.2.1.3
3.2.1.4
3.2.1.5
3.2.1.6
3.2.1.7
3.2.1.8
3.2.1.9
3.2.1.10

Il protagonista .............................................................................................. 40
La moglie del protagonista........................................................................... 41
Il nipote Giovanni ........................................................................................ 42
La sorella del protagonista ........................................................................... 43
Il signor Alberi ............................................................................................. 43
Emma (la figlia del protagonista) ................................................................ 43
Ottavio (il figlio del protagonista) ............................................................... 44
La sposa ....................................................................................................... 44
Anna ............................................................................................................. 44
La bella figlia di Anna, il marito di Anna, il dottore Paoli .......................... 45

3.2.2 Riassunto ................................................................................................................ 45


3.3

Una burla riuscita .................................................................................................... 47

3.3.1 I personaggi della novella di Una burla riuscita .................................................... 54


3.3.1.1

Mario Samigli .............................................................................................. 55


4

3.3.1.2
3.3.1.3
3.3.1.4
3.3.1.5
3.3.1.6

Giulio ........................................................................................................... 57
Capufficio Brauer......................................................................................... 58
Enrico Gaia .................................................................................................. 59
Il rappresentante delleditore Westermann .................................................. 60
Conoscente della Slovenia e leditore fittizio di Westermann ..................... 60

3.3.2 Riassunto ................................................................................................................ 61


4

LA CONCLUSIONE...................................................................................................... 64
4.1

Pieno riassunto ovvero le allusioni ai grandi romanzi di Svevo .......................... 64

4.1.1 Una vita (Alfonso Nitti) ......................................................................................... 65


4.1.2 Senilit (Emilio Brentagni) .................................................................................... 67
4.1.3 La coscienza di Zeno (Zeno Cosini) ...................................................................... 69
5

Nota Bibliografica .......................................................................................................... 71


5.1
5.2

Letteratura primaria ............................................................................................... 71


Letteratura secondaria ............................................................................................ 71

1 INTRODUZIONE
Lobiettivo del nostro elaborato la descrizione e linterpretazione dei personaggi delle
novelle del famoso scrittore italiano, Italo Svevo: La novella del buon vecchio e della bella
fanciulla, Vino generoso, Una burla riuscita. Abbiamo scelto linterpretazione delle novelle
poich la maggior parte delle interpretazioni esistenti si limita ai suoi grandi romanzi.
Nel presente elaborato, dunque, abbiamo deciso di continuare nella tradizione della ricerca
nellopera di Svevo ed i suoi personaggi, per nellambito delle novelle, scoprendo alla fine le
affinit esistenti tra i suoi inetti, ossia dei personaggi che soffrono dellinettitudine,
delloppressione degli istinti1 o dellincapacita di vivere2 una vita considerata
convenzionalmente come normale.
Possiamo dire che abbiamo progredito cronologicamente secondo la successione dei capitoli.
Nella maggior parte dellelaborato abbiamo cercato di trattenerci dal considerare un contesto
pi ampio: la personalit dellautore (dalla sua vita e dalle sue opinioni; latmosfera
dellepoca ecc.) e rifarci solo al testo primario.
Come mezzo per linterpretazione strutturale abbiamo scelto alcuni concetti teorici riguardanti
le categorie dei personaggi. Tali concetti sono stati applicati da noi direttamente al testo
primario.
Lelaborato diviso in due parti: la parte teorica e le analisi.
Nella parte teorica presentiamo i principali sbocchi teorici della tesi, i quali sono legati
allesistenza e al comportamento del personaggio nella narrativa. Nel presente capitolo
introduciamo nello stesso tempo anche la terminologia che viene usata nella tesi. Nel caso di
ogni novella dapprima descriviamo dettagliamente la storia completa e successiavemente ci
dedichiamo alla descrizione ed allanalisi dei personaggi dal punto di vista del loro aspetto
fisico e psicologico, ovvero della loro complessit, il loro sviluppo e la nostra penetrazione

1
2

Flemrov, Alice: Italo Svevo a jeho literrn postava. Isitituto italiano di cultura, Praha 1997, p. 31.
Ibid. p. 32.

nella loro vita interiore. Alla fine di ogni analisi ci occupiamo ancora dei nomi propri e
concludiamo i risultati a cui siamo giunti riassumendoli complessivamente.
Alla fine paragoniamo i risultati di tutte e tre le analisi delle singole novelle: le caratteristiche
ricavate dalle analisi dei personaggi delle novelle tra di loro e paragoniamo tali caratteristiche
ancora e soprattutto con le caratteristiche dei personaggi dei grandi romanzi di Svevo: Una
vita, Senilit e La coscienza di Zeno.

2 PARTE TEORICA
2.1 I personaggi
Prima di concentrarci sul nostro obbiettivo, ossia analizzare i personaggi delle tre novelle di
Italo Svevo che ho scelto rifacendomi ad un punto di vista storico-editoriale, ritengo che sia
pi che importante presentare e chiarire i metodi formulati da alcuni teorici che si sono
occupati dei personaggi del racconto. Come riconosce Seymour Chatman, difensore dellidea
che i personaggi possano essere arbitrati dagli stessi strumenti psichologici che governano le
persone nella realt, parlando del concetto di tratto psichologico3: quasi tutto quello che
possediamo per discutere sul personaggio.4 Discutiamo quindi sui caratteri delle persone
che si distinguono tra di loro per i tratti. Hardison, citato da Chatman, sostiene che hanno
possibilit di mostrarsi pienamente solo tramite le azioni, e, seguendo le teorie di Aristotele e
il teatro greco, distingue tra pratton, cio chi esegue lazione, ed ethos, lo stesso carattere
che trova come qualcosa di aggiuntivo a pratton: i tratti chiave degli agenti sono
determinati [dalla funzione] prima che il carattere (ethos) venga aggiunto.5 Dunque,
bisogna seguire le azioni eseguite dai personaggi da cui si possono evincere le loro
caratteristiche, ovvero i loro tratti. Per il carattere Aristotele propone poi quattro dimensioni
della caratterizzazione: chreston, harmotton, homoios e homalon, che ci limitiamo solo a
menzionare per amore della completezza, senza tuttavia scendere nel particolare per la nostra
analisi, come alcune altre teorie seguenti del personaggio.

2.1.1 I concetti di personaggio dei formalisti e degli strutturalisti


I formalisti e gli strutturalisti considerano un personaggio del racconto come un elemento
funzionale al testo, allintreccio, e quindi rifiutano qualsiasi rapporto con persone della realt,
cio leventualit di unanalisi basata sulle norme psicologiche applicate agli esseri umani. A
seconda delle loro teorie, invece di essere analizzata la mera esistenza del personaggio,
vengono esplorate le azioni del personaggio, le quali in pi sono comparativamente poche di
numero, tipiche e classificabili.6 Vladimir Propp afferma che i personaggi nella narrativa

Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 112.


Ibid. p. 112.
5
Golden Hardison: Aristotles Poetics. pp. 4, 82, In: Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore
S.p.A, Milano 2003, p. 113.
6
Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 115.
4

sono il risultato delle esigenze delle fiabe russe.7 Boris Tomaevskij, nel rapporto ai
personaggi del racconto, si approccia ai loro legami con i motivi, cio che i personaggi sono i
portatori di motivi e sembrano avere lincarico di guide nellintrico dei motivi. Tuttavia
leroe non affatto una componente indispensabile della fabula, che in quanto sistema di
motivi, pu benissimo fare a meno di lui e della sua caratterizzazione.8 Gli strutturalisti
francesi ragionano sui personaggi in modo molto simile a quello dei formalisti, ossia in
rapporto della loro funzione nel racconto, cio che non li analizzano minuziosamente: non si
occupano delle loro qualit, del loro carattere. Todorov e Barthes seguono i personaggi in
modo molto pi aperto. Alle teorie di Propp, Todorov aggiunge la differenza tra i narrativi
psicologici e apsicologici, legati fortemente alla causalit: sia il tratto, sia latto del
personaggio sono esasperati da una o pi conseguenze.9 Roland Barthes si rif ad un
orientamento pi psicologico che funzionale, e il personaggio da lui considerato come un
complesso variabile o fermo dei tratti che hanno o non hanno molto in comune,
il personaggio quindi un prodotto combinatorio10 e poi c proprio la lettura durante
la quale vanno riconosciuti e nominati gli attributi del personaggio per poter capire meglio
la sua anima. Per Claude Bremonde il personaggio rappresenta una sintassi degli
atteggiamenti, della scelta umana nella narrazione11 e Algirdas Julien Greimas classifica i
personaggi a seconda di come entrano nellazione della narrazione e li chiama attanti.12
Come possiamo vedere, di opinioni riguardanti il personaggio del mondo fittizio ce ne
sono tante.

2.1.2 Un personaggio come un costrutto


Anche se il personaggio appare come se fosse semplicemente uno degli aspetti del racconto
che possono essere interpretati per come ci appaiono, per esempio lintreccio, lo spazio o
il narratore ecc., sembra che Chatman, ragionando sui personaggi come sulle creature umane,
7

Propp, Vladimir: Morfologia della fiaba. In: Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A. Milano
2003, p. 115.
8
Tomaevskij, Boris: La costruzione dellintreccio. p. 337, In: Chatman, Seymour: Storia e discorso.
Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 115.
9
Les hommes-rcits, In: Potique de la prose. p. 78, In: Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore
S.p.A, Milano 2003, pp. 117118.
10
Barthes, Roland: S / Z. Paris 1970 (trad. it. S / Z, Torino 1973), In: Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il
Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 120.
11
Bremond, Claude: Le message narratif. p. 15, In: In: Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore
S.p.A, Milano 2003.
12
Barthes, Rolland: Introduzione allanalisi strutturale dei racconti. pp. 2930, In: Chatman, Seymour: Storia e
discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003.

vuole insegnarci che, anche se si tratta di costrutti di parole, contengono qualcosa di molto pi
vasto, quasi mai afferrabile, il che li rende entit che offrono continuamente molto da
scoprire. Comunque, come vedremo pi avanti, anche lidea della loro costruzione fittizia
tramite le parole come se fosse per Chatman un po instabile siccome molto spesso
ricordiamo vividamente dei personaggi inventati, ma non una sola parola del testo dal quale
provengono13 e perci preferisce non legarli neanche con lintreccio e nominarli costrutti
aperti. Aperti forse proprio per uninterpretazione continua.
Continuando a seguire le teorie di Chatman, capiamo che il suo mondo sulle pagine di un
racconto una vera e propria imitazione di quello reale e con ogni lettura viene attuata la sua
ricostruzione, quella nostra e solo nostra. Riscoprendo il mondo di un racconto, ogni lettore
infatti deve fidarsi delle proprie esperienze legate sia alla sua vita personale, sia alle letture
precedenti, dellintelletto e delleducazione ecc. e ad ogni nuova lettura, quindi, la visione di
quel mondo diversa, il che vale anche per linterpretazione dei personaggi. Ognuno riflette
sui personaggi in modo diverso, per la domanda principale che rimane in tutti i casi come
sono i personaggi14? Chatman lavora con i termini: totalit, tratti psicologici e unicit.15
Totalit, rispetto alla definizione di Chatman, appare un limite quasi insuperabile, verso cui
indirizziamo, fiduciosamente e con crescente maturit intellettuale ed emotiva.16 Per la
questione riguardante i tratti psicologici, Chatman ci introduce le istanze di Gordon
W. Allport che riassume i tratti psicologici in quattro punti. Nel primo caso spiega che un
tratto la conseguenza di abitudini, nello specifico ne il risultato. Nel secondo, i tratti,
comunicando con le reazioni ripetute17 dellindividuo, si possono stabilire empiricamente
o statisticamente18. Nel terzo caso, parla dellindipendenza relativa fra i tratti singoli.
E nellultimo, il quarto, prende in considerazione gli individui che rappresentano il contrario
rispetto ai tratti presupposti e quindi sono il risultato di un mutamento improvviso dello stato
psichico. Tale una predisposizione evidenziata soprattutto dai romanzi moderni. Lultimo
termine introdotto da Chatman lunicit che sembra riguardare limportanza dei nomi dei
personaggi. I nomi in realt rendono i personaggi indimenticabili per il lettore, e grazie
a questo, per esempio, i protagonisti si distinguono dai personaggi meno importanti.

13

Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 122.


Ibid. p. 124.
15
Ibid. p. 124.
16
Ibid. p. 125.
17
Ibid. p. 126.
18
Ibid. p. 126.
14

10

2.2 I tratti di un personaggio


Una volta individuato un tratto in maniera corretta, possiamo dire che abbiamo attuato uno dei
primi passi verso la comprensione di un personaggio. Per lintroduzione della problematica
dei tratti, vale decisamente la pena di aggiungere che i nomi dei tratti dei personaggi sono
legati spesso alla questione storica: varie epoche dei racconti portano con s anche diverse
denotazini dei tratti. Per tutti i segni dei tratti poi, Chatman parla dei cosiddetti aggettivi
narrativi, che sono diffusi nella storia del racconto: 1) quelli meglio percepibili dal lettore:
pu essere presente addiritura la denominazione del tratto, 2) quelli che sono difficilmente
percepibili visto che laggettivo narrativo non presente. Capiti qualsiasi dei casi
naturalmente non necessario che compaiono veri e propri aggettivi [...] implicito o
esplicito laggettivo immanente alla struttura profonda del testo.19 Per ricapitolare lultimo
termine riguardante i tratti, ci permettiamo di mantenere i suggerimenti di Chatman che
propone, invece dintrodurre i termini nuovi specialmente per la narrativa, di aggiungere gli
aggettivi narrativo oppure inventato20 per capire che stiamo caretterizzando un
personaggio del mondo fittizio e non di quello reale.

2.2.1 Il rapporto tra i personaggi ed i tratti


Un paradigma dei tratti psicologici21 Chatman esprime la sua opinione riguardante
il rapporto tra il personaggio ed i tratti, affermando che un tratto fa parte integrante del
personaggio, ed variabile: pu nascere, nascondersi, apparire o scomparire completamente;
perci pu risultare un po difficile distinguere fra un tratto ed uno stato danimo, stato
psichico, cio un fenomeno dellesistenza temporanea che pu trasformarsi. Si tratta proprio
di quello che Aristotele denomina dianoia, ossia pensiero e quello che Chatman poi
collega ai topoi, ossia argomenti e verit generali che esistono indipendentemente dai
personaggi.22

19

Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 129.


Ibid. p. 130.
21
Ibid. p. 130.
22
Ibid. p. 131.
20

11

2.2.2 Il rapporto tra gli eventi ed i tratti


Com stato detto, i tratti variano nel corso del tempo, per non che i tratti siano prigionieri
del tempo, bens sono gli eventi da cui sono messi in movimento. I tratti infatti non hanno
nessun ordine, nessuna durata fissa come gli eventi. A differenza degli eventi, i tratti non
sono collocati nella catena temporale, ma coesistono con linterno o con una larga parte
dellinterno.23 Comunque, come Chatman aggiunge ancora pi avanti, i tratti sono collocati
in una catena causale, per usare le sue parole, il cosiddetto lelemento-perch.

2.2.3 I tratti e il nome proprio


Per completare il personaggio come un paradigma dei tratti non si pu non citare laspetto
del nome proprio del personaggio il quale pu essere caratterizzato come un tratto oppure
come aggettivo narrativo. Se ci rifacciamo di nuovo a Chatman, lui in tale caso si riallaccia
alla teoria di Roland Barthes. Secondo lui, solo il nome proprio rende il personaggio in un
racconto esistente, ossia il personaggio: dal momento che esiste un Nome (fossanche un
pronome) verso cui affluire e su cui fissarsi, i semi diventano i predicati, induttori di verit,
e il nome diventa soggetto24 cossich pare sia il Nome proprio che fa nascere lindividualit
di un personaggio fittizio intorno a cui girano gli aggettivi. Chatman poi distingue i tipi dei
nomi: deittici, cio indicatori, contrassegnati in modo definito, (de-)finiti o ritagliati da un
infinito, ipostatizzati e catalogati (anche se in modo minimo).25
Per quel che riguarda il nome del personaggio vale decisamente la pena di menzionare le
osservazioni della scrittrice e saggista ceca Daniela Hodrov, la quale nota che il nome ha
anche la funzione di avvicinare i personaggi ai motivi ed ai componenti lessicali del racconto.
Se succede il caso, come vedremo pi avanti, in cui il nome ridotto oppure sparisce
completamente dal discorso, ci significa per un personaggio un grande sbiadimento
dellidentit, il che per non riguarda i personaggi narrati nella prima o seconda persona.
Come dice la Hodrova, una delle conseguenze pu essere anche lindebolimento della
compattezza interna del testo.
23

Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 133.


Barthes, Roland: S / Z. Paris 1970 (trad. it. S / Z, Torino 1973), pp. 173174, In: Chatman, Seymour: Storia e
discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 135.
25
Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 136.
24

12

2.3 Tipologia dei personaggi


Ritornando a Chatman, capiamo che la sua differenziazione dei personaggi si rif solo alle
idee del suo collega britannico, pi anziano di lui, E. M. Forster che introduce i tipi, cio
personaggi modellati, ossia personaggi a tutto tondo, e personaggi disegnati (personaggi
contorno), ossia quelli piatti.26 I personaggi piatti rappresentano i caratteri che si
evidenziano con un unico tratto o con dei tratti molto limitati, e per questo motivo possiamo
prevedere facilmente il loro modo di comportarsi. Al contrario, un personaggio caratterizzato
come a tutto tondo, rappresenta un elemento dotato di una grande gamma di tratti che
possono persino stare in contraddizione tra di loro. Il loro modo di comportarsi praticamente
imprevedibile perch sono sempre in evoluzione, in trasformazione ed per questa ragione
che sono sempre in grado di sorprendere. Unaltra osservazione molto importante per
unanalisi precisa che il personaggio piatto, secondo la teoria di Forster, nella maggior
parte dei casi occupa i ruoli comici e quand' serio o tragico, tende a far la figura del
seccatore soltanto le figure a tutto tondo sono adatte ad una recitazione ininterrottamente
tragica e riescono a suscitare in noi tutti i sentimenti, tranne il senso dell'umorismo e quello
della giustezza.27 Laltra differenza tra il personaggio piatto e quello a tutto tondo
consiste nel loro movimento nel discorso, e nello stesso tempo nel rimanere impressi nella
mente del lettore, ossia nel modo in cui il lettore capace di ricordare tali personaggi. Nel
caso dei personaggi piatti ben strutturati, il lettore se li ricorda facilmente. Gli restano in
mente inalterabili, per il motivo che le circostanze del libro non erano mai intervenute
a modificarli28, invece i personaggi a tutto tondo vengono ricordati solo sullo sfondo delle
grandi scene e in tal modo possono lasciare nel lettore sensazioni indimenticabili, sebbene i
personaggi siano difficilmente afferabili. Li ricordiamo come ricordiamo delle persone
reali, ci sembrano stranamente familiari. Come gli amici e i nemici della vita di tutti i giorni
difficile dire come sono esattamente.29 Esattamente come gli uomini reali anche i
personaggi fittizi, secondo le caratteristiche a tutto tondo, sono entit aperte a qualsiasi
altra rivelazione. Essi appaiono come un pozzo che offre ad ogni lettura una inesauribilit di
tratti (mai prima scoperti). Quindi, a quanto pare, non possiamo mai dichiarare di conoscere
perfettamente un personaggio a tutto tondo, perch ci rimarr sempre qualcosaltro di cui
discutere. Chatman dellopinione che tale ineffabilit dei personaggi a tutto tondo deriva
26

Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 136.


Forster, M. Edward: Aspetti del romanzo. Il Saggiatore di Alberto Mondadori, Milano 1963, p. 83.
28
Forster, M. Edward: Aspetti del romanzo. Il Saggiatore di Alberto Mondadori, Milano 1963, p. 79.
29
Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 137.
27

13

in parte dalla larga gamma e dalla diversit o anche discrepanza dei tratti, ma anche altri
fattori possono contribuirvi30 e, successivamente, introduce i medium (Chatman parla
infatti anche nel caso del cinema) il quale possiede proprio quella potenza di informarci sui
tratti di un personaggio. Il caso interessante si presenta quando il narratore informa con la
tecnica che Chatman chiama arricchimento per mezzo del silenzio, ossia quando il narratore
non ci informa affatto e preferisce essere piuttosto moderato nellesprimersi rispetto ai tratti
del personaggio. Se ritorniamo ancora alla questione dellineffabilit del personaggio, quella
che ritroviamo fra le persone nella realt, sembra che Chatman sia molto vicino proprio
allopinione che non considera un personaggio come un costrutto assolutamente senza vita,
anzi, trovando una soluzione da R. S. Crane, accenna le sembianze concrete, cio che non
percepisce i personaggi come le astrazioni tratte dalle parole del dramma nel complesso,
bens come sembianze concrete di uomini e donne reali, ciascuno con una essenza pi o meno
indipendente dalla azione particolare che egli compie nel dramma completo.31 I personaggi,
comunque siano costrutti dalle parole, raggiungono delle sembianze quasi reali: tali
sembianze sono assegnate solo da noi lettori con la nostra consapevolezza culturale ed estetica
ossia nel momento in cui leggiamo un racconto, ci riferiamo logicamente sempre alle
esperienze della nostra vita reale e forse proprio per questo motivo tendiamo a giudicare i
personaggi fittizi a seconda delle regole rilevate dalla psicologia e come Chatman sostiene,
lo facciamo anche perch, malgrado la contestazione da parte dei critici, i personaggi nella
loro qualit di costrutti narrativi esigono termini atti a descriverli, e non ha nessun senso
respingerli al di fuori del vocabolario generale della psicologia, della morale e degli altri
settori importanti dellesperienza umana.32 Dunque, pare che non ci siano problemi ad
utilizzare la terminologia delle altre discipline anche per caratterizzare i tratti del personaggio
nella narrativa. Accanto a tali termini, per, bisogna aggiungere un segno capace di
distinguere i tratti reali da quelli fittizi. Chatman propone le virgolette.

30

Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 138.


Crane, Ronald: The Languages of Criticism and the Structure of Poetry, Toronto 1953, p. 16, In: Chatman,
Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 143.
32
Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, pp. 143144.
31

14

2.4 Il personaggio e lambiente


Proprio come il personaggio, anche lambiente inserito da Chatman tra gli esistenti del
racconto, da questo punto di vista quindi potremmo dire che sono collegati tra di loro, nel
senso che il personaggio fa parte dellambiente e lambiente difficilmente pu esistere senza i
personaggi, anche se ci si potrebbe trovare di fronte a casi di questo genere. Comunque,
sembra che la funzione dellambiente sia segnalare le caratteristiche ed i tratti importanti del
personaggio ossia lambiente ambienta il personaggio [...] e costituisce il posto e la
collezione di oggetti contro i quali le sue azioni e passioni emergono in modo
conveniente33. Per non tutti i personaggi che sono nellambiente hanno la stessa funzione e
quindi rappresentano solo parte dellambiente. Per distinguere questi casi Chatman consiglia
di meditare sui tre punti seguenti: 1) biologia, 2) identit (ovvero nominazione),
3) importanza. Il criterio biologico riguarda la figurazione dei personaggi: se si tratta di
persone, di animali, di corpi solidi inanimati come quelli spaziali, di elementi naturali, oppure
se sono antropomorfici. Lidentit coincide col nome del personaggio, che distingue un
personaggio dagli altri. Il nome ci a cui sono legati anche i tratti del personaggio. Tuttavia,
come avverte Chatman, nella letteratura ricorrono anche i casi in cui, sebbene venga
introdotto un nome, il personaggio fugge: non appare sulla scena oppure la sua presenza vive
solo attraverso il suo nome o tramite i ricordi di uno dei personaggi principali. Come il
criterio pi importante, Chatman ritiene che sia lultimo, cio limportanza la quale definita
come qualcosa di assai importante per i personaggi dei film34, ossia quello che prepara un
personaggio per i momenti in cui non facile cavarsela. Limportanza del personaggio,
comunque, consiste anche nel suo inserimento nellazione e nella sua esistenza nel racconto,
ovvero, quanto dettagliamente sono disegnati i tratti del personaggio: pi i tratti sono
specifici, pi pianamente emerge il personaggio35 nota Chatman. Infine, occorre accennare
ancora che nella nostra mente possiamo creare qualsiasi ambiente, mentre la presenza del
personaggio deve essere sempre annunciata. I personaggi sono difficili da presupporre.
I personaggi sono l, sulla scena, soltanto quando la loro presenza viene comunicata
o fortemente implicata.36

33

Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p 144.


La Vallay, J. Albert: Focus on Hitchcock. New York, 1972, p. 43, In: Chatman, Seymour: Storia e discorso.
Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 146.
35
Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, p. 147.
36
Ibid. p. 147.
34

15

2.4.1 Gli elementi dellambiente


Prima di metterci a caratterizzare un personaggio, imporatante notare anche gli elementi
dellambiente in cui si trova perch proprio essi possono dire molto di un personaggio.
Quindi, ci permettiamo di introdurre cinque modi con cui si pu procedere durante la
decodificazione dellambiente, pensati da Robert Lidell37: 1) utilitaristico usato solo per
lazione, senza alcuna tonalit emotiva, 2) simbolico si avvicina allazione stessa, 3)
irrelevante: di minima importanza per i personaggi e le loro azioni. Allambiente irrilevante
appartiene anche lambiente ironico che molto legato alle emozioni e agli stati danimo dei
personaggi, 4) il paese del cuore il tipo che troviamo nei ricordi o pensieri dei personaggi
e il 5) caleidoscopico in cui siamo velocemente spostati dal mondo fisico esterno a quello
immaginario.

37

Liddell, Robert: A Treatise on the Novel. London: Jonathan Cape, 1947, capitolo 6, In: Chatman, Seymour:
Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003, pp. 149150.

16

3 LE ANALISI
3.1 La novella del buon vecchio e della bella fanciulla
Dapprima riassumiamo tutta la trama, capitolo dopo capitolo, il che ci render possibile
giudicare meglio le relazioni tra i personaggi. Le loro dinamiche del comportamento durante
la trama ci aiuteranno a scoprire pi chiaramente i loro ruoli nella novella, e nello stesso
tempo anche la loro gestione da parte del narratore.
La novella del buon vecchio e della bella fanciulla si apre con una parte introduttiva che d
limpressione di un prologo. Ci troviamo in un ufficio dove incontriamo il nostro
protagonista, un vecchio a cui fa visita una signora la quale cerca un posto di lavoro per
la giovane figlia che vorrebbe lavorare presso le reti tranviarie. Scrivendo poi alla direzione
delle reti tranviarie, il vecchio sintrappola inconsapevolmente in una matassa di coincidenze
accidentali.
Con il secondo capitolo ci spostiamo subito su uno dei tram dove c una conducente giovane
ed energica che simpone nel ruolo di guida un po trastullona Tutti i bambini amano di
gridare quando corrono38. L si profila anche il suo aspetto fisico e il modo di vestirsi che fa
intuire la sua posizione sociale non proprio agiata: una fanciulla ancora giovanissima
dallaspetto quasi infantile, denutrita, dalle fattezze e la corporatura minuta. Malgrado tutto
ci alloperaia non manca la civetteria e la presunzione. Il vecchio, in confronto alla fanciulla,
appare invece come un omone proveniente da ambienti molto pi elevati di cui si pu sentire
gi la levatura. Parliamo di un uomo sui sessantanni, robusto, con i baffetti, estremamente
prudente sia verso lamore che verso gli affari.
Mentre facciamo conoscenza dei nostri protagonisti, proseguiamo anche nella storia e
arriviamo al capolinea del percorso del tram: al Tergesteo dove, per appunto, si dirige
il vecchio. Questi risente della corsa come se dovesse essere lultima e vuole ammonire
la fanciulla. Lei per lo disarma con uno sguardo dolce e scintillante e talmente sconvolgente
che nel vecchio si riaccendono sensazioni giovanili. Dopo il presente episodio il narratore
avvia il suo discorso sul tema dei giovani innamorati e fa un paragone con lamore provato
38

Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella
Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986, p. 75.

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dai vecchi. Per largomento trattato e il modo desprimersi pare che il narratore savvicini
molto di pi ad unanalisi psicologica che ad una narrazione. una sonda nellanima di un
uomo che prova un affetto che in parte somiglia allaffetto paterno. La presente parte viene
alternata alla conversazione tra il vecchio e la fanciulla. Mentre lui pare esaltato, lei racconta
tranquillamente dei problemi economici della famiglia e, accorgendosi dellelettrizzazione
del vecchio, non ha remore nel chiedergli subito un posto di lavoro. Con una questione del
genere gli d un motivo eccellente per strapparle ancora un incontro.
Anche se il vecchio arriva tardi a Tergesteo, sta bene: Sentendosi tanto bene, non ne poteva
dubitare39, godendo del ritorno delle avventure di giovinezza. Finite le trattative
commerciali, si reca nel suo albergo preferito per pranzare e, sempre sicuro di s, pensa che
lamore sia una sorta di compenso dopo tanti anni di solitudine e una specie di terapia per
la sua anzianit. Malgrado la sicurezza precedente, poco dopo si presenta un rimorso di
coscienza poich si rende nuovamente conto della sua posizione rispetto alla ragazza di umili
origini. Per lei si cala nei panni del seduttore che per lui un ruolo abbastanza nuovo. Alla
fine decide che si limiter ad essere un filantropo che le trover un buon posto di lavoro.
Avvicinandosi lora dellincontro, il buon vecchio subisce unaltra trasformazione. Prepara
tutto per poter passare una serata veramente bella e anche per liberarsi dalla noia. Appena
arriva la fanciulla tutta impacciata, la guarda con locchio di un padre e le racconta che le
vorrebbe insegnare il tedesco e tutte le cose che potrebbero servire per poter ottenere un buon
posto di lavoro. Dopodich la fanciulla gli comunica che pu fare qualsiasi lavoro per si
riserva una mezzora per fare il bagno. Il vecchio capir da queste parole che ha gi sentito
parlare della fanciulla prima di averla conosciuta nel tram e il rapporto nei suoi occhi
conquista ormai unimportanza pi grande. Si trova di nuovo ad un bivio: diventare un
seduttore o no. Alla fine decide di darle per due volte dei soldi: la prima volta per lei e la
seconda volta per sua madre di cui lui aveva fatto conoscenza nei giorni precedenti. Ma,
a causa della sua agitazione emotiva, non in grado di accorgersi delle sconvenienze che la
fanciulla commette e commetter ancora. Si illude ingenuamente che sar amato da una
ragazza giovanissima. In ogni caso, lei lo fa disincantare presto con alcuni cenni sincerissimi:
gli disse di non amare i giovani di preferire i vecchi40. Comunque, gode della compagnia
della ragazza finch lei c, per prova un sospiro di sollievo appena si chiude la porta dietro

39

Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella
Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986, p. 79.
40
Ibid. p. 83.

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di lei e lui pu ritornare alle proprie abitudini di vecchio. Non gli dicono niente i discorsi fatti
da lei e dubita anche dellaffetto che sente per lei. Da questo punto in poi la inviter quindi
solo quando ne avr voglia. Il capitolo si chiude con lapparizione dellinfermiera che si
prende cura del buon vecchio e della sua casa, e che aspira a diventare un bel giorno la
signora della casa. gelosa della fanciulla e sferra un rimprovero silente al vecchio per fargli
capire che non approva la sua avventura con la ragazza che, proprio come lei, appartiene a
una classe inferiore.
Il capitolo successivo d limpressione di una sintesi dello sviluppo del rapporto tra il vecchio
e la ragazza. I loro appuntamenti sono tenuti soltanto nel caso in cui sia lui ad averne voglia e
dopo averle scritto un biglietto. Questo modo di agire gli fa credre di essere maggiormente
virtuoso e di avere pi potere sul rapporto sebbene sia chiaro che si tratti semplicemente di
unillusione. Amando la fanciulla sempre di pi, presto scoppiano in lui i sintomi della gelosia
e della possessione, collegati anche con il senso di colpa. Si rende conto della sua et e del
fatto che ci possano essere anche altri amanti pi giovani di lui, ma daltra parte sente che
sbagliato sottrarla la vita idonea alla sua et. Per rimediare, si comporta da moralizzatore e
prende cos un ruolo che non gli spetta. Invece, sembra, che lei rimanga indifferente ai suoi
saggi e consigli perch ad una ragazza povera, com lei, conviene essere curata e protetta da
un vecchio che laiuta con dei soldi. Il suo rapporto quindi non ha niente a che fare con
lamore, al contrario evidenza le caratteristiche opportunistiche di lei e basa il tutto
sullipocrisia e lapprofittamento. Verso la conclusione, il narratore annuncia i cambiamenti in
vista in riferimento alla salute del protagonista.
I cambiamenti si svolgono durante la notte. Di fatti il vecchio colpito da un attacco cardiaco,
al quale si accompagna un incubo in cui un topo, rodendogli la spalla, gli causa dolore. Con
lacuirsi del dolore, il topo si trasforma in una spada che penetra il suo petto e muta nelle vive
impressioni della presenza della morte sotto forma di una nube tenebrosa in camera il cui
silenzio tombale viene incrinato dal pianto e dal grido che sembrano potersi sentire solamente
nel mondo del suo sogno. Con il regresso del malore si capisce che le sue grida erano reali
perch mentre rientra in s, crede anche di non essere stato udito dallinfermiera, poich,
se cos fosse stato, lo avrebbe nuovamente rimproverato, e gli viene di nuovo voglia di vivere
e di rinunciare allamore con la fanciulla.

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La mattina del giorno successivo siamo testimoni della visita di un dottore, nonch buon
amico e confidente del vecchio. Mentre viene visitato, gli racconta della storia damore
vissuta nei giorni precedenti. Il dottore gli consiglia di dimenticare la fanciulla almeno per
il momento, finch cura il suo cuore malato. Il vecchio accetta senza riserve, anzi addiritura
vieta rigidamente a s stesso di vedere ancora la fanciulla, volendo liberarsi da lei la quale,
quanto sillude, sia innamorata di lui. Per mitigare il crollo delle illusioni, le invia una lettera
in cui, oltre ad una notevole somma acclusa e ad un bacio indeciso, scrive di dover recarsi in
unaltra citt. In concomitanza del periodo della sua convalescenza, infierisce costante la
Grande Guerra che il buon vecchio vede scorrere affacciato alla finestra e la trova solo
perturbante per il trattamento. questa la prima volta nella sua vita in cui apprezza il lavoro
dellinfermiera la quale per continua a rivolgergli battute acide che pian piano fanno montare
nel vecchio tanto odio che finir per non sopportarla pi. Ricordando spesso la fanciulla,
rimpiange la salute e la rinnovata giovinezza per persa di nuovo troppo presto. Mentre la sua
salute va migliorando, nasce in lui una certa idea: trovare alla fanciulla un buon posto di
lavoro. Con il migliorare delle condizioni si innesca per un circolo vizioso delle ripetizioni
nei medicamenti e tale ristagno gli fa risvegliare il desiderio dellavventura. Per svagarsi
quindi trascorre molto tempo seguendo la vita dalla finestra che da su una strada sempre
affollata dalla gente in attesa davanti alla panetteria per del pane di cattiva qualit per effetto
della guerra. Tuttavia, la scena gli fa provare la compassione (solo per un obbligo con la
propria coscienza) e finisce per invidiare la gente che pu girare per la citt. Non lo
commuove neanche la notizia della sconfitta a Caporetto e si limita solo ad imitare
i sentimenti che ha scorto nel dottore. Comincia a fargli visita anche il suo procuratore,
affinch possa continuare con gli affari. Con tutto ci il vecchio scettico non smette di
mantenere per timore i riti curativi una volta avviati.
Mentre si riposa davanti alla finestra, un bel giorno gli si presenta agli occhi una scena
trascendentale: la sua fanciulla accompagnata da un giovane ben vestito con in mano avvolta
in guanto un ombrello. Anche la ragazza appare vestita in maniera molto pi elegante di
prima. Completamente sconvolto dalla gelosia e dallinvidia, cerca di immaginarsi che sia
veramente giusto che la ragazza giovane e sana finalmente abbia cominciato a camminare
sulle proprie gambe. In realt ragiona in tal modo soltanto per consolare il suo cuore agitato,
il che diventer inefficace poich non ne veramente convinto. Prova di nuovo una grande
tentazione e dallaltra parte vorrebbe riparlarle della moralit. Si agita tra una quantit di
emozioni e si ritrova con una penna in mano a scrivere un biglietto alla ragazza.
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Lappuntamento stabilito per il giorno successivo. Finalmente, privo del senso di colpa,
trovando questa storia damore troppo banale e ritenendo s stesso come un uomo n
migliore, n peggiore di altri e con linvito appena mandato, si sente di nuovo un vero
benefattore sebbene poi sia visto come calcola subito quanto dovr pagare per questa azione.
Un momento dopo diventa testimone di una nuova straordinaria scena: scorge un fanciullo
che tira un ubriaco per strada e, siccome gli causa dolore involontariamente, il ragazzino
incassa un paio di schiaffi. Appena il vecchio vede che il fanciullo cade per terra, si mette a
chiamare aiuto. Tale atto eroico, fa s che in cuore suo creda di essere ancora pi benevolo e
forte di prima ancora pi forte di prima, anche se gli costa una nuova scossa al cuore e la
conseguente cura. Poi si pavoneggia davanti allinfermiera cui si confida il proprio eroismo
che per non fa leffetto desiderato. Ricordando la scena tra lubriaco ed il fanciullo giunge
alla convinzione di una similitudine tra quel ragazzo e la fanciulla. I pensieri opprimenti non
gli permettono nemmeno di addormentarsi e quando ci riuscir, alla fine fa un sogno sulla
propria coscienza sporca. Vede s stesso come un ragazzo che cammina accanto alla ragazza e
per la stanchezza vorrebbe liberarsi dalla sua mano, e ci riuscir solo cadendo per terra,
mentre la ragazza continua a camminare ed a comportarsi in modo provocante. Si sveglia
sudato, disgustato e anche questa volta ritrova una corrispondenza con il proprio caso. Dopo
lanalisi del presente episodio, il buon vecchio sente una voglia ancor pi forte di vivere e ne
parla anche al dottore. Questi lo incoraggia e pensa che questo sia il modo pi opportuno per
portarlo sulla strada della rinascita della salute e della giovinezza. Non intuisce per che lui ne
vuole approfittare per risvegliare apposta dei rimproveri della sua coscienza. Quel
pomeriggio, prima della visita della fanciulla, gode di un sonno salutare e forte come di quello
di un bambino. Risvegliatosi, prepara le cose per lappuntamento, cercando di addolcire
almeno un po la pilolla amara che sta per servire alla fanciulla. Linfermiera, anche se
preoccupata del destino della ragazza, invidia con quanta eleganza il tutto venga tutto
mascherato.
Il nuovo appuntamento per rovescia completamente la situazione. Dal momento stesso in cui
vede la fanciulla, il buon vecchio desidera iniziare di nuovo la cura dellamore. Dapprima le
spiega che il suo silenzio non stato causato dalla partenza per unaltra citt, bens
dellangina. Durante la conversazione il buon vecchio si accorge delle trasformazioni nella
fisionomia, nellaspetto e nel comportamento a cui la ragazza pervenuta nel periodo in cui
non si sono visti e rende anche conto del notevole contrasto tra la sua eleganza raffinata e la
noncuranza di lui. La sua testa diventa di colpo un viavai di numeri, perch si mette a
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calcolare tutte le varie somme che aveva investito per lei. convinto che quelle non abbiano
dovuto coprire tutte quelle cose. La fanciulla non lavora da molto presso le reti tranviarie e
oramai non si vergogna neanche di chiedergli di trovarle un nuovo posto di lavoro e con la
civetteria, che le intrinseca, gli insinua la proposta che potrebbe adottarla. Ricordando poi il
loro primo incontro, sembra che il buon vecchio si sia disintossicato dopo una pesante sbronza
e veda finalmente la realt in modo chiaro. Alla fine per capir che dietro tale atteggiamento
elegante si nasconde sempre la stessa volgare popolana, la quale oramai annuisce sempre pi
indolentemente a tutti i suoi discorsi moralizzatori. Quando il buon vecchio le chiede
dellindividuo con cui lha vista, lei si pronuncia su di lui dicendo che si tratta di un cugino.
Anche se il buon vecchio non le crede del tutto, consapevole del proprio peccato precedente,
commosso dalla docilit di lei. Apparentemente accontentato dalle sue repliche e con leniti i
rimorsi della propria coscienza, le d laddio di nuovo con una grossa somma.
Soddisfatto di s stesso, per ritrovare o assicurare lequilibrio interno, si confida subito con la
sua odiata infermiera dellepisodio recente. Appena sentita lentit della somma che ha
rimesso alla fanciulla, linfermiera cerca di approfitarne con un accenno impietoso sullonest
della fanciulla e mette in dubbio tutto quello a cui il vecchio credeva e quindi gli fa anche
capire quanto si sia comportato male. Invece di offrirle un posto di lavoro davvero, come
quello della sua infermiera per esempio, aveva deciso di mantenerla come amante. Tal fatto
sminuisce anche l eventuale amore che avesse provato per lei e che forse avrebbe potuto
trasformarsi in quello paterno. Vuole di nuovo mitigare i rimorsi con unaltra somma e ancora
pi alta. Sentendo improvvisamente un immenso bisogno di consultarsi (come se si trattasse
di una delle sue transazioni commerciali) e non avendo nessuno con cui sfogarsi, si affida alla
scrittura. Consegna la propria coscienza alla carta la quale pu digerire che voleva sfruttare la
fanciulla senza alcun prospetto dun lieto fine per lei, a differenza della societ la quale
lavrebbe condannato senza sconti. A questo punto scrive della moralit che forse dovrebbe
colpire tale ragazza popolare. Tuttavia, quanto parole morali scritte con tanta cura dovrebbero
smuovere una ragazza popolare gi annoiata da esse e da lui? Quella notte il vecchio si
ritrover tra gli artigli della morte a causa di un altro sogno. Si rende conto che la ragazza
gi penetrata nella sua vita dalla quale non pi in grado di sradicarla tanto facilmente. Gli
piacerebbe che lei diventasse parte integrante della sua cura, ciononstante la avvisa che non
vada a trovarlo se non dietro esplicito invito perch malato. Lamore appassionato si
trasforma in quello parterno e il buon vecchio si delizia con lidea della salvezza della
fanciulla dalla venalit, lasciandole nel testamento tutto il suo patrimonio. La vuole rieducare
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e sollevare dal fango morale in cui stata gettata sebbene avesse avuto la sua assistenza cosa
di cui pienamente consapevole ed in tal modo vuole porre rimedio alla propria colpa. Le sue
riflessioni rimangono per solo sulla carta. Il tempo passa, il buon vecchio non chiama la
ragazza per poter mettere in pratica tutto quello che ha scritto. Resta dunque solo con le sue
teorie da cui esclude sia la ragazza, sia s stesso, colui che dovrebbe essere inserito tra gli altri
uomini che una volta si sono sbagliati in maniera eclatante. Il suo caso si distingue: lui
purificato essendo sincero almeno con s stesso e costruendosi uno scudo prottetore che
consiste nel teorizzare. Dei rapporti fra vecchiaia e giovent, questo il titolo delle sue
scritture riviste pi e pi volte che allimprovviso non devono servire soltanto ad una ragazza
del popolo per la quale ne vale la pena pi. Sprofonda nel proprio ego che, in pi grazie alla
scrittura, si trova molto di pi in armonia con la natura. Vorebbe leggere lopera a qualcuno.
Dapprima invita linfermiera la quale per lo offende dicendogli: Ancora di quella l si
occupa lei?41 Alla fine prova a rivolgersi di nuovo allamico-dottore che riesce
a comprenderlo appieno sebbene non sia capace di immedesimarsi nelle sue teorie.
Nonostante let, non si possono secondo lui, ignorare alcune verit della vita. Grazie al
dottore comincia ad intendere la vecchiaia come una malattia, o meglio come la giovinezza
che deve affrontare la malattia della vecchiaia con i principi morali. Alla fine nemmeno
il dottore si riveler il confidente perfetto. Risolve quanto la giovinezza obbligata alla
vecchiaia. Si entusiasma per tanto per le teorie, che aggrava anche le proprie condizioni di
salute. Invita di nuovo la fanciulla per rigenerare il rimorso che gli ispira la scrittura, ossia,
sulla teoria della propria coscienza. Tuttavia questa visita sar soltanto unulteriore
disillusione. Al buon vecchio sar di nuovo rimproverato il ruolo di seduttore, ma anche
la ragazza rimane con la coscienza sporca, per essersi fatta scappare imprudentemente quanto
le interessi il testamento di cui lei non avrebbe dovuto sapere niente, del cui il vecchio
nemmeno si accorge. Completamente deluso dopo lincontro vorr rifare il documento, ma
poi lascer perdere.
Nellultimo capitolo il narratore medita un po sulla teoria, sul teorizzare e sui teorici e
troviamo anche il buon vecchio che medita sulla lunga introduzione in cui scrive del contatto
tra giovani e vecchi i quali devono affrontare con coraggio le malattie, perch possano sempre
ammaestrare i giovani. La seconda parte dellintroduzione dedicata al tornaconto che per
lanzianit risulta dal rapporto sincero con la giovent. La prima parte dellintroduzione parla
41

Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella
Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986, p. 112.

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anche della situazione attuale e della rivalit tra giovani e vecchi. Anche il capitolo successivo
dellelaborato apparteneva allintroduzione. C poi il capitolo di carattere polemico
riguardante la vecchiaia come una continuazione della giovinezza che ulteriormente diviso:
in una prima parte spiegato come organizzare la societ, affinch ci siano anziani sani;
e nella seconda parte esposto come abituare la giovent a un rapporto equilibrato con
le persone appartenenti alla terza et. Appaiono varie idee suddivise nelle numerose buste
per le idee non saranno mai concluse, mai complete. Cosicch succeder che la tensione
continua il continuo risolvere delle questioni senza risposte accumulate da una parte lo
getta negli artigli della morte una volta per sempre.

3.1.1 I personaggi de La novella del buon vecchio e della bella fanciulla


La novella del buon vecchio e della bella fanciulla rappresenta una delle opere che dovevano
far parte della prima raccolta novellistica di Svevo la quale sarebbe dovuta essere una
trilogia, composta da Vino generoso, da Una burla riuscita e da La novella del buon vecchio
e della bella fanciulla.42
La storia de La novella del buon vecchio e della bella fanciulla raccontata dal narratore
esterno onniscente, vista la presenza costante ma irregolare della parola nostro che serve al
narratore per avvicinarsi meglio al lettore per far s che la novella dia limpressione di detto
tra di noi: Vi si trovava anche il nostro vecchio.43 e il nostro vecchio come se dovesse
servire per dimostrare un certo tipo di rapporto che pu nascere tra un uomo anziano ed una
ragazza molto pi giovane di lui. Infatti, d impressione di una sonda nel mondo dei pensieri e
dei ragionamenti possibili di un vecchio. Le interpretazioni, i giudizi o le generalizzazioni
quindi non sono rare: Ci prova che i vecchi sono ben vecchi quando hanno da fare.,
I vecchi amano la chiarezza negli affari., I vecchi hanno furia perch la legge di natura
sui limiti di et incombe su loro., Tutti sanno la potenza dellamore.44 ecc., e spesso non
sono privi dellironia che ancora sottolinea la stravaganza del protagonista: Veramente una
figurina signorile e gradevole. Ben pasciuto in mezzo a tanta gente pallida e anemica.45.
42

Tortora, Massimiliano: Svevo novelliere. Giardini Editori e Stampatori, Pisa 2003, p. 73.
Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella
Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986, p. 75.
44
Ibid. 74, 78 e 87.
45
Ibid, p. 75.
43

24

Alle attivit del narratore della novella presente, le quali lo rendono palese, appartengono
anche le analisi della situazione psicologica sparse irregolarmente in tutta la novella:
riflessioni sulla giovinezza rispetto alla vecchiaia, sulla teoria, sul teorizzare e sui teorici e alla
fine anche sul riassunto dellelaborato mai compiuto dal buon vecchio. Si tratta delle attivit
mentali che non appaiono appartententi al protagonista, bens al narratore stesso, oppure
quelle sincrociano nei casi quando tutti e due sono daccordo.
Nella novella abbiamo in complesso nove personaggi che potremmo distinguere in tre linee a
seconda del loro rilievo. La prima in cui sono coinvolti i protagonisti che subiscono qualche
evoluzione: il buon vecchio, la bella fanciulla. Nella seconda linea si affacciano i personaggi
di cui non riusciamo a percepire la coscenza, perci non siamo consapevoli del loro sviluppo
interno, per influenzano lo sviluppo degli avvenimenti ed eventualmente anche lo sviluppo
interno dei protagonisti: linfermiera, il dottore, la madre della ragazza. La terza spetta ai
personaggi di cui non abbiamo nessuninformazione precisa, quasi dei fantasmi che
conosciamo solo per nome o per gli appellativi. Anche loro per sono causa di svolte
significative per i protagonisti: il procuratore, il fanciullo e lubriaco sulla strada, il presunto
cugino della fanciulla. I personaggi si affacciano anche nei sogni del protagonista.

3.1.1.1 Il buon vecchio


Il protagonista della novella presentato tramite una caratteristica diretta, sebbene ridotta.
Abbiamo a che fare con un impiegato sui sessantanni con i baffetti il quale non dovrebbe
soffrire la penuria di beni causata dalla guerra mondiale perch a lui dalla guerra risultava
la ricchezza e labiezione46, tuttavia, qualche insoddisfazione c: la giovinezza passata e il
rifiuto di accettare la nuova stagione della vita che porta con s il malumore, la malattia e
quindi il desiderio di una salutare avventura. Daltra parte vediamo per che in lui c sempre
anche la volont di conservare la prudenza, la generosit, che il narratore trova tipica per la
sua et, anche dopo lincontro con la fanciulla che irrompe nella sua vita come un uragano.
sconvolto dalla civetteria di lei e laccetta dapprima con diffidenza, ma nello stesso tempo
ne affascinato e assolutamente disarmato dalla spontaneit. Per questa ragione presto prende
un abbaglio perch lei allimprovviso rappresenta quella bellavventura salutare per la sua vita

46

Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella
Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986, p. 89.

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piatta, qualcosa che gli fa provare delle vere emozioni, compensare la solitudine e magari
curare anche la sua vecchiaia, rievocando la giovinezza. Essendo consapevole dei vantaggi
materiali che ha rispetto alla fanciulla povera, ha bisogno di esimersi anche dalla sensazione
di essere un seduttore-sfruttatore, dunque preferisce considerare s stesso per un filantropo.
Per mettere a tacere la coscienza sporca, spende cos grasse somme di denaro per gli
appuntamenti con la fanciulla. Sillude ancora di essere amato (ma non n convinto): Ama
tante mie cose che un poco pu amare anche me.47; di aver richiamato la giovinezza almeno
nella sua anima, in realt costruisce in s lautoinganno. Tuttavia, anche se ora c la ragazza
nella sua vita, c sempre anche la vecchiaia: le esperienze, i vizi, le abitudini legati ad essa e
quella non si pu ingannare, innegabile e installa tra di loro una barriera generazionale.
Il buon vecchio si rende conto di non aver niente di cui discutere con la fanciulla: Fu per
lieto di vederla partire e di restare solo. Egli era uso alla conversazione delle persone serie e
non gli era possibile di sopportare per troppo tempo il vacuo discorso della bella
giovinetta.48 In lui si mescolano di nuovo diverse sensazioni opposte tra di loro: infastidito
della presenza di lei e consapevole della disonest del rapporto, tuttavia non riesce a farne a
meno. Non ci vuole molto tempo prima che diventi ossessionato da lei, geloso: A un dato
momento gli si figgeva in mente il pensiero che la giovinetta senza dubbio avesse degli altri
amanti e tutti giovani quanto lui era vecchio.49 e nello stesso tempo prova il senso di colpa
per essere proprio lui a godere degli anni pi belli della fanciulla. Non c da meravigliarsi
che la mescolanza di tante nuove emozioni non provate per lungo tempo causi lattacco
cardiaco e nel buon vecchio si risveglia il meccanismo difensivo che lo mette in guardia.
Se prima chiamava legoismo precedente come filantropia, adesso non succede altro che si
smaschera il lato oscuro del rapporto opportunistico e in un certo senso malsano. Lattacco
cardiaco ricorda al protagonista che non pi giovane e lui allora decide di rifiutare di
rischiare ancora con la salute, ovvero preferisce rinunciare allamore della fanciulla. Quando
alla fine lavr fatta sentire in colpa, ha bisogno di disfarsi di lei, comunque, sempre convinto
di essere amato da lei, paradossalmente si preoccupa anche di non ferirla: ferito al cuore
fisicamente comincia a preoccuparsi del cuore in senso metaforico della fanciulla. Ma in
realt generalmente poco interessato alle cose che lo circondano e che non minacciano la
sua esistenza. Con la malattia ritorna inevitabilmente anche la sua insoddisfazione la quale
come se si moltiplicasse quando deve sopportare le cure fatte dellinfermiera che odia per
47

Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella
Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986, p. 83.
48
Ibid. p. 83.
49
Ibid. p. 84.

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le solite battute amare di lei. Sente la mancanza della fanciulla, come la brezza primaverile
della giovinezza in autunno, sullo scorcio della vita e pensa a quello che potrebbe fare per lei.
Ripiomba nella quotidianit e diventa di nuovo molto indeciso su quello che vuole: da una
parte una certa quotidianit gli d la tranquillit necessaria per la cura della malattia,
dallaltra, lo rende stufo, annoiato e lui desidera provare emozioni come prima. Alla fine sar
nuovamente invidioso della gente, quantunque povera e abbattuta dalla guerra, della loro
salute, alla giovinezza ecc., ovvero delle cose che gli mancano: La fila alla porta del fornaio
era gi costituita, tanto lunga che anche di notte macchiava di nero il marciapiede. Neppure
allora compianse sinceramente quella gente che aveva sonno e non poteva andare a dormire.
Egli aveva il letto e non poteva dormire. Stavano certo meglio i componenti della fila!50.
Vedendo poi la fanciulla in compagnia di un ragazzo giovane, sentir risalire anche la
gelosia. Alla fine per vediamo la volont di seguire il buon senso, ossia la razionalit che
non esula dalla normalit: pensando alla legge di natura che fa s che la giovinezza appartenga
alla giovinezza e la vecchiaia alla vecchiaia. Comunque, tal buon senso si trasforma
velocemente nel bisogno di ridare anche le lezioni di moralit alla fanciulla di cui pensa che
possa essere viziata. Le lezioni di cui evidentemente (e ne consapevole) avrebbe bisogno
anche lui stesso: Egli vedeva chiaro che nel comportamento della giovinetta era implicata
una propria responsabilit. [...] E certo, pens il vecchio che gli altri sono peggiori di me
e che oggi , poi, io sono superiore a tutti. [...] Cos egli aveva condotto quellavventura
chegli per diminuirne laspetto sconcio, aveva voluto designare di vera.51 Purtroppo,
successivamente sembra che conosca la fanciulla veramente poco: mentre lui calcola
solamente, quanto gli coster lappuntamento, lei sembra aver gi tutto ben calcolato. Tuttavia
si ritrova nei rimorsi che vuole eliminare con i soldi e non gli basta nemmeno il sogno
premonitore per fargli evitare il nuovo appuntamento con la fanciulla con cui vuole essere
generoso al massimo. Anzi, lui desidera fortemente incontrarla per esimersi per sempre dai
rimproveri della responsabilit alla giovent e per poter finalmente dedicarsi alla cura della
propria salute. Credeva che avrebbe inferito sulla fanciulla, invece quello che succeder, d
limprossione inversa: come se la fanciulla avesse la meglio sul buon vecchio, il quale in
quel momento vediamo negletto, eppure nuovamente sconvolto e disarmato di fronte a lei.
Vuole sempre giustificare i fatti, i propri dubbi, che si sono risvelti in lui a causa dei
rimproveri continui. Sebbene sia opportunista, nel buon vecchio si nasconde anche un eterno

50

Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella
Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986, p. 90.
51
Ibid. pp. 92, 93 e 104.

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sognatore e continua ad illudersi sullingenuit della fanciulla che lo priva di ogni dubbio ma
questa volta anche di tutte le illusioni. In contrasto con il buon vecchio, lei non sillude e non
si tormenta per i rimorsi. Malgrado la volgarit e limpudenza della fanciulla, il buon vecchio,
con la mente offuscata, si commuove e, pagandola, crede di scontare anche il peccato ma non
ne convinto. In quel momento lo possiamo vedere debole come se fosse lui quel fanciullo
ferito, deluso e rimproverato dallinfermiera. Vuole fare la morale, dare consigli, invece a
lui che servirebbe un consiglio su come cavarsela: Ed egli si vide misero e piccolo.52.
Purtroppo non c nessuno, dunque il buon vecchio sognatore non pu che mettersi a
confidare ai fogli le proprie osservazioni sul rapporto tra i giovani ed i vecchi. Scopriamo due
nuovi lati che contrastano nel buon vecchio indeciso: il vecchio con lanima di un fanciullo,
sognatore che vuole essere curato dallaiuto della giovinezza, della fanciulla e il vecchio
anziano che vorebbe curare la fanciulla sollevandola del fango morale. Comunque, tutti e due
gli atti potrebbero essere uniti in uno solo se egli avesse presa con s la giovinetta e messa
al posto di quellodiosa infermiera.53 Solo che c sempre presente lindecisione del
protagonista: da una parte gli mette angoscia lamore appassionato che gli aspira il resto
dellenergia: La giovinetta eternamente a s da canto! La grande angina sarebbe
intervenuta ben prima. [...] Lo seccava chessa con lui continuasse ad assumere quelle arie di
sirena e questa era la ragione per cui egli ora non avrebbe potuto sopportarla accanto
a s.54 Dallaltra parte, questi affetti si mescolano anche con lamore parterno, perci
poteva riparare anche ad altro. Provando per essa solo un affetto paterno poteva pur
tentare di educarla. [...] Bisognava salvarla mutandola in modo da farla ridivenire la buona,
cara fanciulla.55 Distaccandosi per dalla fanciulla, pu finalmente calarsi perfettamente nel
proprio ego e cercare la verit delle cose il che lo allontana anche dagli altri, poich li vuole
convincere delle scoperte insensate e ridicole. Rimane, quindi, sempre pi solo e incompreso.
Lultimo appuntamento con la fanciulla, da cui sperava di ottenere un aiuto, alla fine lascia in
lui il marchio di seduttore e di abbagliato che si fatto derubare.

52

Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella
Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986, p. 104.
53
Ibid. p. 104.
54
Ibid. p. 104.
55
Ibid. pp. 105 e 108.

28

3.1.1.2 La fanciulla
Dalle caratteristiche del protagonista, proseguiamo allaltro personaggio importante, quello
della fanciulla. Nel suo caso, il narratore pi estroverso e ci consegna una caratteristica
diretta pi dettagliata addiritura due volte. La prima volta quando conosciamo la fanciulla
assieme al buon vecchio durante il viaggio al Tragesteo: ci viene presentata come una ragazza
di ventanni, molto magra a causa della guerra, dellaspetto ragazzesco, dalle fattezze e
corporatura minuta. Il suo aspetto puerile corrisponde anche al comportamento, ossia
decisamente irrequieto, un po infantile, eppure provocante, civettuola e, malgrado la povert,
anche vanitosa. La seconda volta, dopo la pausa di circa cinque mesi di silenzio tra lei e
il buon vecchio, la vediamo poi vestita da gentildonna: con eleganza raffinata, le fattezze che
sono ora pi simili a quelle di una donna matura: Attorno alla bocca che cinque mesi prima
gli era sembrata un fiore appena sbocciato, qualche linea sera spostata.56 A differenza del
buon vecchio lei attraversa unevoluzione forte e molto veloce ma dentro rimane in gran parte
la stessa persona che avevamo trovato allinizio della novella. Incarna una ragazza del popolo,
semplice, maleducata e decisamente astuta: coglie subito loccasione per attaccarsi al buon
vecchio e chiedergli unofferta di lavoro, ossia un appuntamento stato lui che le ha
concesso quel lavoro dalla Tramvia perch lui ne ha la facolt: Se Lei volesse, a Lei
sarebbe facile di trovarmi qualche cosa di meglio, e lo guard immediatamente per vedere
sulla sua faccia leffetto di quella preghiera.57 A lei evidentemente non da disturbo
accontentare anche dei capricci di un buon vecchio agiato, cosicch, vedendo il suo ardore,
gli offre s stessa lasciando poi mantenersi come unamante: Dichiar che era disposta di
lavorare tutto il giorno a patto che le si sachiasse mezzora di tempo per il suo bagno. [...]
Adesso, appena, avrebbe potuto intendere, se ci avesse pensato, la ragione per cui la madre
della giovane aveva menzionato il bagno. [...] La guard ridendo negli occhi, quasi volesse
irridere al proprio sforzo morale, lafferr per una mano e lattrasse a s.58 ben
consapevole quanta affascinazione risvegli nel buon vecchio, eppure rimane superficiale ed
ipocrita: ogni suo gesto una finzione sfacciata (che non corrisponde assolutamente allidea
degli affetti puri di cui sillude il buon vecchio) con un unico scopo, cio sfruttarlo fino
allultimo: La giovinetta ebbe cos larduo compito di dover accettare per ben due volte
56

Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella
Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986, p. 98.
57
Ibid. p. 77.
58
Ibid. p. 81.

29

il denaro, e fingere per due volte di non volerne. Per una volta facile e tocca a tutte. Ma la
seconda volta?[...] Anche la terza volta avrebbe detto: Del denaro? Io non ne voglio! e
lavrebbe preso dichiarando: Ma io ti voglio bene!. La sua decenza arriva a diventare
indecenza: in realt non si rivela meno opportunista del buon vecchio, perci non avrebbero
niente da rimproverarsi tra di loro, tuttavia lei rimprover il buon vecchio, sferrandogli un
colpo impietoso: Perch credi chio ti debba denaro? domand sorridendo. Non sei stato
tu che mhai sedotta? domand la povera giovinetta che doveva esser stata istruita da
qualcuno.59 Dov sparito lamore di lei? Per la seconda volta (dopo linterruzione di cinque
mesi), vedendo quanto gli mancasse il buon vecchio, non si vergogna nemmeno di chiedergli
di adottarla e senza scrupoli gli fa credere quello che aveva visto con lei era soltanto suo
cugino. Per a quel punto si dimostra malaccorta rispetto a quello che dice. La frase: Io ti
volevo bene perch mi piacevi con quel tuo aspetto distinto! in contraddizione con quella
che segue: Se poi essa aggiunse mangiando tu volessi adottarmi da figlia, bada che siamo
ancora in tempo. Non sarei forse una bella figlia?60. Come se non le bastasse pi
approfittare solo della sua posizione di amante, ma anche di quella della figlia. Pi avanti
capiremo che ci a cui aspira leredit: le raccont che laveva ricordata nel proprio
testamento. Lo so e te ne ringrazio disse essa. Il vecchio non rilev la stranezza per cui essa
credeva di sapere di un suo testamento chera tenuto segreto.61

3.1.1.3 Linfermiera
Il personaggio di minore rilievo della seconda linea rappresentata dallinfermiera. un
personaggio molto silenzioso in gran parte della novella, che d spesso limpressione di
unombra e, siccome sovente entra in scena rimproverando il buon vecchio, potremmo
attribuirle anche la denotazione di ombra della sua coscenza sporca: Non gli perdonava i
suoi trascorsi e vi faceva allusione di sovente. [...] E tuttavia di quella (dose di sciampagna)
chera stata acquistata per tuttaltro scopo.62 Per quel che riguarda il lato fisico, il narratore
non concede delle informazioni al lettore. Quello che sappiamo che si prende cura della casa
del vecchio e del buon vecchio stesso. Appena verr a conoscenza dellavventura di lui con la
fanciulla disgustata, questo per solo per lindivia che la divora. Ci accorgiamo che anche
59

Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella
Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986, p. 114.
60
Ibid. p. 101.
61
Ibid. p. 115.
62
Ibid. p. 88.

30

lei opportunista perch le piacerebbe sfruttare il posto di infermiera per essere promossa a
signora della casa, perci non riesce a sopportare la fanciulla che, al contrario di lei, pare che
possa ben assumere il posto a cui aspira lei. La sua gelosia e lodio scaturiscono anche dal
fatto che la fanciulla appartiene alla sua stessa classe sociale ma la fanciulla ha il vantaggio
della giovinezza, della bellezza e probabilmente anche dellamore del buon vecchio: Essa
non pi tanto giovine aveva sempre sperato di finire padrona di casa. Poi aveva pensato
che il ritegno del vecchio fosse dovuto al suo spirito di casta e vi si era rassegnata [...] Ora
essa aveva potuto vedere per un istante la giovinetta quando costei sallontan. Apprese
perci che lo spirito di casta non impediva nulla al buon vecchio. Si rivela invidiosa anche
nel momento in cui il buon vecchio ordisce i suoi piani legati al momento dellamaro addio
alla fanciulla: Assistendo a tanti preparativi, la sua infermiera sallarm. Non avrebbe essa
avuto il dovere di avvisare il dottore?[...] Ma linfermiera non si quiet. Per quanto non le
mancasse nulla in quella casa, pure le spiacceva di veder preparati per altri quei buoni
cibi.63 Dopo tutto anche lei sferra al buon vecchio un colpo morale quando gli fa capire
la cattiveria del comportamento con la fanciulla, che mantiene come unamante, e con ironia
anche i dubbi dellonest della fanciulla: In quanto a quella l laccenno vago della manno
era per la fanciulla le facile di ricordare le belle lezioni di morale da voi date; certo che
ne approfitt per bene.64 Il buon vecchio poi non risparmiato anche dalla sua pungente
riprovazione riguardante il suo sforzo di scrivere un saggio della giovent.

3.1.1.4 Il dottore
Anche il dottore un personaggio di minore importanza. Tuttavia, anche se appare poche
volte, a differenza dellinfermiera, ne possiamo udire i dialoghi tra lui e il protagonista:
Il dottore che aveva la stessa sua et ed era suo antico amico lo trattava con grande
confidenza: Tu potrai andare dalla tua amante solo quando te lo permetter io.65 Per
il buon vecchio rappresenta un coetaneo, amico e consigliere che lo sostiene e incoraggia nel
periodo della sua convalescenza. Solo dopo essere stato invitato dal buon vecchio ad
esprimere la propria opinione sul suo saggio riguardante il rapporto tra la giovinezza e la
vecchiaia, allora esprime il parere: Pareva che questi amasse la teoria. [...] Per gli era
63

Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella
Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986, pp. 97 e 98.
64
Ibid. p. 103.
65
Ibid. p. 87.

31

difficile di accettarla per s. Anche lui vecchio, trovandosi in buona salute, guardava col vivo
desiderio della persona intelligente alla vita e non ammetteva di essere escluso da alcuna sua
manifestazione.66 un uomo realista che vive la realt e che rifiuta di vivere un sogno.

3.1.1.5 Il procuratore, il fanciullo e lubriaco sulla strada, il presunto cugino


della fanciulla
Il procuratore uno di questi che incontriamo una volta quando va a trovare il buon vecchio
nel periodo della sua convalescenza. Si tratta per solo di un accenno da parte del narratore:
Nel pomeriggio, quando stava bene, riceveva il suo procuratore, un vecchio impiegato che
godeva di tutta la sua fiducia.67
Mentre il procuratore solo accennato, la madre della fanciulla ben vista e udita subito nella
parte del prologo dove discute con il buon vecchio e lo persuade affinch trovi un posto di
lavoro per la fanciulla: In un breve istante di riposo dovette ricevere nel suo ufficio una
vecchia donna che gli presentava e raccomandava una fanciulla, la propria figlia. [...] Mia
figlia accetta qualsiasi impiego per lintera giornata purch le avanzi il breve tempo di cui ha
bisogno per il suo bagno quitidiano.68
Attraverso gli occhi del protagonista vediamo poi il fanciullo e lubriaco: Un fanciullo di
forse otto o dieci anni, scalzo, scendeva la via traendosi dietro per mano un uomo
evidentemente ubbriaco.69
Lo stesso caso rappresentato anche dal cosiddetto cugino della fanciulla che visto dal
progonista alla finestra: La giovinetta passasse giusto allora dinanzi al balcone occupato da
lui. [...] Laccompagnava un giovinotto vestito esageratamente alla moda, inguantato, un fine
ombrello. 70

66

Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella
Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986, p. 112.
67
Ibid. p. 90.
68
Ibid. p. 74.
69
Ibid. p. 93.
70
Ibid. p. 153.

32

3.1.2 Riassunto
Come abbiamo visto, il buon vecchio rappresenta un personaggio solo difficilmente
definibile. un personaggio con un segreto, poich ha due facce (quante volte abbiamo
dichiarato da una parte e dallaltra): per il fatto che il protagonista sempre ad un bivio,
sembra finto e risulta ipocrita anche davanti a s stesso. Accennando al profilo dei suoi atti,
abbiamo scoperto la catena causale della vastissima gamma di tratti. Ne citiamo almeno i
seguenti: lanziano con lanima di un fanciullo indeciso, debole e vulnerabile, maneggiabile;
eppure egocentrico ed opportunista. Ridicolo per gli altri se ritiene che la vecchiaia sia una
malattia e la vuole curare circondandosi dalla giovinezza.
Anche se non attraversa una forte evoluzione, caratterizzato da una grande quantit di tratti
sparsi sullo sfondo delle scene nellambiente per lo pi utilitaristico lufficio oppure
la casa del buon vecchio siccome servono solo per azione senza alcuna sfumatura emotiva
(tranne i paesi del cuore, ossia dei sogni del buon vecchio) in cui il protagonista sta al
centro. Alla fine, anche al lettore pu dare limpressione di una persona reale da ricordare,
cio anche per il fatto menzionato allinizio: il narratore espone la storia del buon vecchio
come se fosse uno di noi; perci, a seconda della tipologia, possiamo permetterci di
assegnargli il titolo di personaggio a tutto tondo.
Dopo aver focalizzato la fanciulla, abbiamo scoperto che lei attraversa un forte sviluppo.
Lo perciepiamo soprattutto attraverso gli occhi del buon vecchio: la prima volta la
incontriamo come una ragazza povera, birichina, e dopo un periodo nel ruolo di una ragazza
che si finge quasi una gentildonna per con il carattere senza scrupoli, solo velato da un
vestito pi bello di prima.
Alla fine vorrei che parlassimo ancora dei nomi ossia dellidentit dei personaggi. Infatti, nel
corso dellintera novella i nomi propri dei personaggi mancano. I personaggi sono chiamati
solo per gli appellativi. Anche se il lettore potrebbe sentirsi un po disorientato dalla
mancanza dei nomi, gli appellativi in questo caso non causano affatto unindebolimento del
personaggio nellambito della costruzione della storia, come ipotizza Hodrov. Anzi, nel caso
de La novella del buon vecchio sembra che gli appellativi siano usati apposta perch servano a
Svevo per approssimare il personaggio anche ai motivi ed ai componenti lessicali del
racconto. La testimonianza di quellobiettivo si trova addiritura anche nel testo:
33

Limprovviso intervento del proprio nome scosse un poco il buon vecchio. Il nome di un
vecchio sempre un poco antico e impone perci degli obblighi a chi lo porta.71 Lo
possiamo percepire anche per la discrezione di colui che narra, come se non volesse svelare il
nome di un vecchio amico che si sfogato sullintimo segreto dellultima storia damore.

3.2 Vino generoso


Abbiamo fra le mani una novella la cui ridotta mole la rende la pi breve fra tutte e tre le
novelle che abbiamo deciso di analizzare.
Allinizio il protagonista, che anche il narratore, ci porta alla celebrazione dello sposalizio
un po tardivo della nipote della moglie del protagonista il quale ne gode a pieni sorsi: beve,
banchetta e prende anche in giro la sposa. Non riesce a capire come sia possibile che lei si
mariti e dopo parecchi bicchieri cos riserva agli sposi un augurio tutto amaro. Appena si
tranquillizza un po, si mette a leggere nelle facce dei convitati. Dapprima sofferma
lo sguardo sulla sposa dal cui atteggiamento nota la grande sopportazione simile a quella con
cui si era recata in un chiostro molti anni prima. Poi segue la naturalezza degli altri convitati,
la naturalezza di cui sente nel proprio caso la mancanza, malgrado sua moglie gli abbia
ottenuto un permesso da parte del dottor Paoli, per far s che adesso possa banchettare tanto,
quanto tutti gli altri, e quindi ne gode. Seguendo continuamente tutti intorno, gli capita un
bello spettacolo famigliare le cui figure sono rappresentate da sua moglie con una sua vicina
che parla della dieta a cui il protagonista stato sottoposto. I loro discorsi ascolta anche sua
figlia quindicenne, Emma. una situazione che lo fa sentire molto oppresso, visto che si trova
a un convito e che prima gli era stato concesso dal dottore il permesso di uno strappo alla sua
dieta proprio in occasione della celebrazione delle nozze.Volevano dunque ricordarmi
la catena anche in quel momento in cui mera stata levata?72. Mentre tutti bevono i loro
Champagne, lui tracanna un bicchiere del suo vino istriano preferito dopo latro, il che gli
riporta alla mente la gioia, loblio ma anche lira, specialmente verso il trattamento a cui
sottoposto.

71

Svevo, Italo: Vino generoso. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori Editore
S.p.A., Milano 1986, p. 78.
72
Ibid. p. 4.

34

Sulla scena si affaccia il nipote Giovanni, uomo gigantesco di cento chilogrammi73 che
racconta delle storielle inopportune che fanno destare nel protagonista laltruismo, il che gli fa
venire lidea di rivolgere a Giovanni, caratterizato come materialone ignorante e
intelligente, dallo spirito ingenuo e malizioso74, una domanda che inaspettatamente lo fa
dubitare. Giovanni lo fa aspettare molto tempo prima di offrirgli una risposta azzeccata, che
per alla fine risulta ridicola tanto quanto i gesti con cui viene accompagnata. Mentre i
convitati continuano a divertirsi, il protagonista beve e segue le reazioni del vino che fa
risvegliare in lui la giovinezza e che lo incoraggia per un nuovo scontro verbale con Giovanni.
La fine del loro discorso mostra che lultima parola spetta al protagonista il quale poi si
stupisce in che maniera si sia comportato. Non pu credere di essere stato lui. Vuole
riprendere il buon rapporto con Giovanni e con gli altri viventi e anche scusarsi ma alla fine
Giovanni che conclude la bega facendo un accenno brusco con cui colpisce lorientamento
politico del protagonista, apparentemente socialista.
Ormai il protagonista sente un forte rancore per Giovanni, per quel riferimento politico su cui
lui stesso ha glissato per paura. Quando ci pensa, nel frattempo, gli vuole fare compagnia sua
sorella che prima stava ascoltando il discorso riguardante le sue condizioni e, vedendo con
quanto piacere sbevazza, gli impedisce di andare troppo oltre. Chiede aiuto persino a un
convitato vicino di nome Alberi: uno spilungone magro, secco e sano75, e occhialuto che
riesce a levargli lultimo bicchiere. Tutti scoppiano a ridere e infatti anche al protagonista pare
che la situazione sia in un certo senso ridicola, ma non ride, poich lui stesso a trovarsi al
centro di quella situazione tanto oltraggiosa di fronte a coloro che bevono e banchettano e
nessuno trova tale atteggiamento strano. Oltre a questo, quando in lui si agita un viavai di
emozioni, arriva a soggiungere una supplica affinch lui non beva pi, anche la quindicenne
Emma. Il suo arrivo provoca una reazione del versamento di benzina nel fuoco e solo su di lei
raffredda le emozioni agitate. Dopodich appare anche il suo figlio tredicenne, Ottavio che,
come se non vedesse quello che stava succedendo intorno, domanda alla madre riguardo alla
proiezione cinematografica dellindomani. La madre per non riesce a sentirlo poich
intenta a consolare Emma. Dunque, tocca al padre-protagonista dargli il permesso di andare al
cinema. Ottavio, non avendo niente di cui parlare con il padre, lo ringrazia e se ne va. In quel
momento sarebbe piaciuto al protagonista stare con suo figlio per poter lasciarsi sollevare
73

Svevo, Italo: Vino generoso. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori Editore
S.p.A., Milano 1986, p. 5.
74
Ibid. p. 5.
75
Ibid. p. 7.

35

con la sua contentezza76. Perso il buon umore, mira la sposa che sembra lunica fra tutti a
condividere con lui il suo cruccio. Il protagonista nei suoi begli occhi grigi77 trova una
certa leggerezza con cui pu vedere tutti, compreso s stesso, riguardo alla sua vita precedente
nel chiostro. Nello stesso tempo deve affrontare nuovamente la moglie la quale, al contrario,
finge di avere il sopravvento su tutti i presenti. Per cacciare tutte queste sensazioni dubitose e
per trasformarle a colpo sicuro in gioia, si mette allora di nuovo a bere. Nellambito di tale
ribellione privata, che per non sembra portare un miglioramento apparente della situazione,
riflette sulla complicit con la sposa a cui non ha che da invidiare la sua ingenuit.
Il protagonista, sempre guardato al microscopio da tutti i presenti e sotto gli spari delle
stoccate pungenti da parte di Giovanni, che fa di tutto solo per divertirsi un mondo, adesso
beve veramente solo nel momento in cui sicuro che tutti lo stanno guardando, per non beve
tanto come prima ed seccato dallo strepitio della compagnia che si diverte, mentre lui deve
sempre limitarsi a mangiare e bere con misura. Di conseguenza testimone di un dialogo
vivace tra il grosso Giovanni e lagile Alberi. Non percepisce il contenuto preciso del loro
discorso ma, seguendoli, si sente come se fosse il testimone delle manovre tattiche di due
spadaccini. Il convito nuziale ormai giunto al termine. La sposa si accomiata con un bacio
distratto78 che il protagonista considera quasi materno e riflette subito su quando potrebbe
farle lezioni di vita.
Dopo che la compagnia si allontanata, ad un tratto risorge nella sua mente il nome Anna,
che ha udito nel corso del banchetto. il ricordo di uno dei suoi amori, lultimo prima del
matrimonio con la sua moglie attuale. Qualche tempo prima, quando la incontrava, era ancora
in grado di salutarla tranquillamente. Allora rievoca alla memoria la storia precedente che
aveva vissuto prima di sposarsi. Con il ricordo della storia per riemerge anche il dolore che
probabilmente lui aveva causato, sebbene cerca di giustificarsi con il fatto che Anna si era
felicemente sposata poco tempo dopo. Si sarebbe dovuta presentare proprio a quel convito
nuziale ma per una lieve influenza79 non le era possibile. Con i rimorsi verso la sua
vittima, il protagonista si reca nella camera da letto, dove arriva Emma ad augurargli
la buona notte. Il suo pianto, che lui aveva causato prima, sparito, e lei si presenta tutta lieta.
Lei sembra di non ricordare pi la loro lite passata, mentre lui, al contrario, inizia a riflettere
76

Svevo, Italo: Vino generoso. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori Editore
S.p.A., Milano 1986, p. 8.
77
Ibid. p. 8.
78
Ibid. p. 9.
79
Ibid. p. 9.

36

fra s sulla propria ira. Gli sarebbe piaciuto avvertirla ancora una volta ma per la mancanza
delle parole giuste (per poter spiegarsi effettivamente), rimanda il rimprovero allindomani,
quando non ne avr pi la plausibilit. Poco dopo si affaccia alla porta anche Ottavio per
augurare la buona notte ad entrambi i genitori, ma lo fa in modo tanto apatico che
il protagonista lo deve trattenere almeno per un attimo, solo per assicurarsi che il figlio c
veramente stato e peci gli fa una domanda riguardante il cinematografo dellindomani.
Quando sta finalmente per andare a letto dopo la festa, ad un tratto sente un fastidio gastrico.
Meccanicamente il protagonista inghiotte la medicina, poi bacia sua moglie e va a coricarsi,
sempre oppresso dai pensieri. Finalmente arrivato quel momento atteso: la moglie si
addormentata e quindi anche lui pu cominciare a respirare rumorosamente80 e in tal
modo, forse, liberare anche il cervello da quei pensieri. Per sembra che nemmeno questa
libert sia tale come si era immaginato. Magari avr liberato il suo corpo, tuttavia la mente
si preoccupa sempre dei pensieri rispetto al discorso che lo aspettava lindomani con
la moglie e la figlia. Lagitazione psichica si sovrappone a quella fisica dopo il convito. Nel
frattempo sveglia ben due volte la moglie che gli fa ogni volta la stessa domanda, ossia, se stia
male, alla quale non vuole replicare solo per evitare lunghi discorsi con lei. Questo perch,
rispondendo di s, dovrebbe ammettere che la moglie ha ragione rispetto al suo stato di salute.
Con molti sforzi cerca di addormentarsi tanto che d limpressione di battagliare non solo con
il proprio corpo, che non riesce a mettere nella posizione pi comoda in nessun modo, ma alla
fine anche con il letto stesso, che cerca di afferrare. Sente proprio che il letto lo sta
afferrando. Non vede lora che arrivi lalba che gli dar libert.
Ci troviamo nel momento in cui il protagonista ci permette di entrare nel suo subcoscio,
lasciandoci seguire uno dei sogni, tanto multicolore in conseguenza della digestione
turbolenta a causa dello stomaco dolente. Non appena risveglia sua moglie per la terza volta,
e questa gli rivolge di nuovo la stessa domanda, questa volta lui grida che sta veramente male.
Dopodich la moglie gli d delle gocce per dormire e lui acconsente, pieno di dubbi, per non
dare alla moglie un pretesto per discutere, cosa che teme. Per il protagonista scatta un breve
attimo di pacificamento quando la moglie conta le gocce, per poi di nuovo gettato nella
notte a lottare da solo per la pace81. Per poter ottenere la propria pace interiore, si mette di

80

Svevo, Italo: Vino generoso. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori Editore
S.p.A., Milano 1986, p. 11.
81
Ibid. p. 13.

37

nuovo a rievocare i nomi degli amori a cui aspirava da giovane ma i quali, chiss perch non
ha conquistato. Alla fine ripensa di nuovo Anna, il cui ricordo invece di placare il suo dolore,
gli porta invece un rimorso. Medita ancora su come laveva abbandonata e si consola
pensando che lei si era sposata pure presto e aveva dato alla luce una bella bambina che
adesso ha le fattezze ancora pi graziose della mamma: i capelli biondi e gli occhi azzurri.
Il resto dellaspetto fisico della ragazza guardato dal protagonista con occhio clementemente
critico, probabilmente anche per la gelosia verso il marito di Anna perch la bambina somiglia
molto anche al padre. Dalla meditazione esce rassegnato: Anna semplicemente contenta.
Allora, convinto della propria pace interiore, si addormenta.
Assieme al protagonista, ci troviamo di nuovo dentro uno dei suoi sogni. Questa volta, in una
grotta che d limpressione di unopera artificiale: costruita dalla gente e usata per
lesecuzione di un prigioniero a scelta. La selezione capitata al protagonista il quale,
preludendo i dolori relativi allatto della morte nel sogno, trasmette i dolori anche nella realt.
Allimprovviso si sente anche la voce della moglie e del dottor Paoli, che lo sospingono nella
cassa. Poi si scorge anche la sposa della celebrazione nuziale del giorno precedente, davanti
alla quale il protagonista si abbassa, mentre lei siede comodamente sulla parte letale della
cassa e lo invita a morire. Dapprima lotta per conquistare il sonno eterno, un momento dopo
lotta l per la mera vita. Nella cassa incontra anche Giovanni il quale, anche se rannicchiato e
avvilito, non perde nulla della propria malizia e anche lui lotta per la vita, per con successo.
Poco dopo si affaccia Alberi che sostituisce Giovanni, prendendo il suo posto, e ci avvalora
la questione della propria vita. Quando, alla fine, il turno del protagonista, si sente di nuovo
la voce della sposa che si trasforma nella voce di Anna, sognata prima, alla quale lui prima
dava la colpa in riferimento al loro rapporto precedente. Come davanti ad un tribunale, in quel
momento, gi vicino alla morte, invoca aiuto offrendo del denaro a Giovanni, che fino a poco
tempo prima odiava e per cui non provava compassione neanche nellattimo prima che lui
spirasse, anche se poi alla fine ci non era accaduto perch la cassa deve privare della vita
solo al terzo venuto, cio al protagonista. Visto che Giovanni rimane impassibile alle sue
preghiere, il protagonista prova a chiamare la figliuola Emma. Questa si presenta poco dopo,
ma a lui sembra sia trascorsa uneternit e cos, malgrado lei sia unica che accorra per
aiutarlo, lui si lamenta della sua lentezza.
A questo punto siamo giunti alla fine della novella, ossia, non appena il protagonista si sveglia
da questo sogno atroce, che lo ha buttato fuori del letto e gli ha fatto nominare nel sonno
38

il nome della figliola Emma. Poi la moglie che gli racconta dei suoi gridi. Vedi come
lami?82 Comunque lei, non potendo conoscere il contesto del sogno, non pu intuire che
avrebbe sacrificato proprio la figlia per salvare s stesso. Il protagonista, quindi, preferisce
trattenersi da altri discorsi sulla vita e lascia arrivare lalba che pare privarlo del senso
dellonta. Tuttavia, il sogno orrendo lo fa diventare pi ubbidiente e lui riprende cos la vita di
un paziente che deve stare a dieta. E se un giorno dovesse ritornare in quella grotta, questa
volta si arrenderebbe senza un atto meschino e un tradimento.

3.2.1 I personaggi della novella Vino generoso


La novella intitolata Vino generoso raccontata da un narratore interno, che si confonde con
il protagonista: il protagonista che narra la vicenda in prima persona. Neanche questa volta
il narratore-protagonista si trattiene dai commenti arguti che, assieme alla narrazione,
rimangono spesso solo nella mente del protagonista: Infatti, se il mio organismo era tanto
logoro, come si poteva ammettere che quella sera, perch ci era riuscito quel bel tiro di far
sposare chi di sua elezione non lavrebbe fatto, esso potesse improvvisamente sopportare
tanta roba indigesta e dannosta?83 Non si tratta pi duna sonda nella mente del
protagonista (come nel caso de La novella del buon vecchio della bella fanciulla), bens,
adesso tramite gli occhi del protagonista, il narratore scruta le facce degli altri personaggi
perch alla fine possa riconoscere il protagonista, ossia s stesso.
Nella novella si affacciano dodici personaggi che possiamo distinguere in tre linee a seconda
del loro rilievo nella storia. Alla prima appartiene solo il protagonista. Di lui sappiamo
pochissimo ma la vicenda gira solo intorno a lui, mentre gli altri (anche se alcuni
il protagonista conosce probabilmente da un incontro in passato, di cui il narratore non parla
pi) risorgono casualmente dalla folla di convitati, perci assegniamo a loro la seconda linea:
la moglie del protagonista, il nipote Giovanni, la sorella del protagonista, il signor Alberi,
Emma (la figlia del protagonista), Ottavio (il figlio del protagonista) e la sposa (la nipote della
moglie del protagonista). Il posto nella terza linea, lo lasciamo a coloro che non appaiono
fisicamente sulla scena della novella, bens li conosciamo solo tramite i pensieri o i ricordi del
protagonista: Anna, la bella figlia di Anna, il marito di Anna e il dottore Paoli.
82

Svevo, Italo: Vino generoso. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori Editore
S.p.A., Milano 1986, p. 18.
83
Ibid. p. 4.

39

3.2.1.1 Il protagonista
Non abbiamo nessuninformazione sul protagonista: non conosciamo il suo aspetto fisico,
la sua et, e nemmeno il suo nome. Tocca al lettore farsi unidea propria dagli indizi introdotti
nella narrazione. Possiamo disegnare nella mente il personaggio solo dai frammenti che si
presentano tramite il suo modo desprimersi, negli accenni alla sua salute ecc. Sin dalla scena
iniziale, quella dellaugurio agli sposi, lo vediamo come un uomo a cui non manca di sicuro il
senso dellumorismo, anche se un po amaro: Siate contenti per uno o due anni, poi gli altri
lunghi anni li sopporterete pi facilmente, grazie alla riconoscenza di aver goduto. Della
gioia resta il rimpianto ed anche esso un dolore, ma un dolore che copre quello
fondamentale, il vero dolore della vita.84, cosicch rimane incompreso e non riceve alcun
sorriso da parte degli altri personaggi. Insoddisfatto, inizia a mirare con lo sguardo gli altri
convitati per rivelare la loro apparente naturalezza che gli d sui nervi e che, allo stesso
tempo, invidia. Sembra che la loro naturalezza sia artificiale, mentre quella del protagonista,
quella causata dal vino, solo momentanea, ma davvero sincera. In quel momento
riconosciamo il protagonista, malgrado la sua et, probabilmente avanzata, come un ragazzo
dallanima timida che continuamente sottoposto alla vigilanza delle donne, con le loro
preoccupazioni quasi materne, e un dottore, che vogliono solo il suo bene. Lui invece si sente
oppresso dallattenzione di tutti e non desidera che la libert: Era la libert resa pi preziosa
dal mnito che subito dopo mi sarebbe stata tolta. Ed io mi comportai proprio come quei
giovincelli cui si concedono per la prima volta le chiavi di casa.85 Il malumore si manifesta
negli assalti indirizzati sia a Giovanni, sia ad Emma, dunque possibile intenderlo come
unespressione della rivolta e della continua volont di liberarsi e far vedere che gi
abbastanza grande per poter fare e dire quello che gli pare. Non riesce a digerire linferiorit
che deve sopportare rispetto agli altri. Vuole sciacquare via il disgusto e risvegliare la
benevolenza e laltruismo, per questo continua ad ubriacarsi di nascosto e cos riscopre in s
anche un po di sensazione della giovinezza: Ma era un bruciore che poi si sarebbe diffuso
in un gradevole tepore, nel sentimento della giovinezza che il vino procura, purtroppo per
brave tempo soltanto.86 e con essa anche i lati oscuri della propria anima il cui sfogo trova di
nuovo in Giovanni, il che causa solo un nuovo scandalo e lui perde del tutto la faccia agli
occhi degli altri che lo considerano oramai un malato poich si comporta in modo anormale, e
84

Svevo, Italo: Vino generoso. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori Editore
S.p.A., Milano 1986, p. 3.
85
Ibid. p. 4.
86
Ibid. p. 6.

40

non si divertono che sul suo conto. Si rinchiude nel suo piccolo mondo e lunica persona che
pare provare compassione ed essere comprensiva nei suoi confronti la sposa da cui si aspetta
anche un bacio, per di nuovo con il sapore di un affetto quasi materno. Alle donne, che si
affacciano nella novella, attribuita, praticamente a tutte, una sfumatura materna, sostenitrice,
che per il protagonista non riesce a sopportare. Uneccezione tra tali donne rappresentata
da Anna che appare solo tramite i suoi ricordi, come un peccato della sua giovinezza, che per
pesa ancora sulla sua coscienza. Nonostante ci il protagonista rifiuta di ammettere di essere
fuggito davanti alla responsabilit. Lincapacit di rivendicare la responsabilit e di prendere
una decisione ben comprensibile anche nel suo ruolo di padre debole. Sebbene cerchi di
essere un buon padre, dando il permesso al figlio di uscire per andare al cinema, invece poi
il protagonista sfoga la propria frustrazione sulla figlia buona e attenta, volendo castigarla per
forza, o castigandola anche nei momenti inopportuni, e rinvia la decisione al prossimo giorno:
Certo, per educarla, sarebbe stato mio dovere di ammonirla che non sera comportata con
me abbastanza rispettosamente. Non trovai per le parole, e tacqui. [...] Per quietarmi pensa:
Le parler domani.87 Quando il protagonista mai contentabile finisce a dover fare i conti con
linsonnia causata da tutte quelle preoccupazioni, e con un fastidio gastrico, dapprima fa
il possibile per non dover ammettere il bisogno di quel sostegno che non riesce a soffrire, alla
fine per non pu che cedere. Possiamo ben vedere come anche in questopera di Svevo si
manifesti il fatto che il fastidio prima di tutto fisico legato ad un disagio psicologico del
protagonista. Il problema di salute si riflette successivamente nel sogno che rappresenta
il passaggio attraverso la coscienza fino allassestare la lezione che sboccia nello
sciogliemento e nel riconoscimento di s stesso: La vita, chio allora sentivo quale la vera,
la vita del sogno, tuttavia mavviluppava e volli proclamarla: Perch loro non sanno neinte
ancora. [...] Ed cos chio mi feci docile, e volonteroso madattai alla dieta del dottore. 88
Quindi, alla fine, come se cedesse e diventasse quel bravo ragazzo ubbidiente.

3.2.1.2 La moglie del protagonista


La moglie del protagonista un personaggio della seconda linea. Nel suo caso siamo in grado
di crearci unidea del personaggio solo in base a quello che risulta dalle scene in cui appare.
La moglie rappresenta unautorit per il protagonista, che a lui manca e senza la quale
87

Svevo, Italo: Vino generoso. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori Editore
S.p.A., Milano 1986, p. 10.
88
Ibid. p. 18.

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il protagonista sarebbe perso, anche se lui non vuole ammettere la propria dipendenza da lei:
Vuoi di quelle gocce che il dottore prescrisse per il sonno? Esitai per quanto il desiderio
di star meglio fosse fortissimo. Se lo vuoi dissi tentando di apparire solo rassegnamento.
Prendre le gocce non equivale mica alla confessione di star male.89 La moglie si prende
cura di lui in ogni senso: probabilmente prende anche la maggior parte delle decisioni per lui,
il che naturalmente gli d fastidio. In un momento si manifesta un po orgogliosa, cercando di
apparire la gransignora che non : Ci accrebbe il mio rancore per mia moglie, il cui
contegno ci umiliava a quel modo. Ci rendeva inferiori a tutti, anche ai pi meschini, a quella
tavola.90 Anche se la possiamo percepire come una furia che limita e rimprovera
il protagonista come un ragazzino, il suo ruolo inestimabile e in certe situazioni si rivela
anche come una donna-sostenitrice: mentre consola Emma dopo che il protagonista lha
sgridata; e, infine, anche quando si preoccupa (anche se un po forzatamente) per lo stato di
salute del protagonista-marito essendo da lui svegliata. un personaggio piatto che non
subisce nessuna evoluzione.

3.2.1.3 Il nipote Giovanni


uno dei personaggi di cui sappiamo un po anche dal punto di vista fisico tramite una
caratteristica diretta: un uomo gigantesco che pesa oltre cento chilogrammi, con la sua voce
stentorea.91. Il narratore-protagonista, nel caso di questo personaggio, non risparmia
espressioni pungenti per avvicinarlo al lettore: Poi, mentre tutti lo guardavano, sperando di
poter ridere per una di quelle sue risposte di materialone ignorante e intelligente, dallo
spirito ingenuo e malizioso.92 Dal suo discorso ci creiamo unidea di un personaggio
negativo, visto comunque con gli occhi del narratore-protagonista un po ubriaco, la cui
immagine pu essere distorta cos come il rancore pu essere temporaneo come lubriachezza:
Ti appenderemo, urlai. Mi fermai stupito. Mi pareva di non aver detto esattamente il mio
pensiero. Ero proprio fatto cos, io? No, certo no. Pi avanti per capiamo che la sua
intelligenza non veramente altro che meschinit. Come tutti gli altri, anche lui si diverte poi
sul conto del protagonista. Anche Giovanni un personaggio piatto che non attraversa
nessunevoluzione.
89

Svevo, Italo: Vino generoso. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori Editore
S.p.A., Milano 1986, p. 13.
90
Ibid. p. 8.
91
Ibid. p. 5.
92
Ibid. p. 5.

42

3.2.1.4 La sorella del protagonista


Ha un ruolo meramente episodico. Rappresenta uno dei personaggi femminili che ha una
preoccupazione materna per il protagonista. Rispetto alla moglie del protagonista non appare
tanto forte nel carattere, poich cerca sostegno da parte del signor Alberi.

3.2.1.5 Il signor Alberi


Anche questi si affaccia come uno della grande comparsa tra i convitati. Al lettore
presentato come un uomo magrissimo e, malgrado la magrezza, anche sano: uno degli
uomini pi lunghi della citt, magro, secco e sano, ma occhialuto come Giovanni.93 Il suo
intervento importante nella scena consiste solo nellimpedire al protagonista di continuare a
bere e conversare sullo sfondo della scena con Giovanni.

3.2.1.6 Emma (la figlia del protagonista)


Rappresenta un personaggio dalla fragilit quasi angelica. sempre di buona volont, la sua
tenerezza verso il protagonista non ha confini, per quando si scontra con la rabbia di lui, lei
diventa debole a proprio sfavore: Pap mio, non bere altro. E fu quellinnocente che si
rivers la mia ira.94 E un personaggio instabile: una volta scoppia nel pianto, mortificata
dallo sfogo della frustrazione del protagonista, e deve essere consolata dalla madre, la seconda
volta, invece, la vediamo sorridente: Era sorridente, rosea, fresca. Il suo breve groppo di
lacrime sera scilto in una reazione di gioia.95 e la terza, nel sogno, come la forza
indispensabile per la salvezza del protagonista e dal protagonista inestimata: Eccomi,
babbo, eccomi. [...] Pensai ancora: Sempre lenta quella figliuola quando si tratta di
obbedire.96

93

Svevo, Italo: Vino generoso. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori Editore
S.p.A., Milano 1986, p. 7.
94
Ibid. p. 7.
95
Ibid. p. 10.
96
Ibid. p. 18.

43

3.2.1.7 Ottavio (il figlio del protagonista)


Anche Ottavio un personaggio episodico che si affaccia solo due volte: quando chiede al
padre il permesso di andare al cinema e poi quando gli augura la buona notte. In entrambi i
casi lo vediamo assolutamente apatico, impassibile alle circostanze, concentrato solo sulle
cose proprie e considerato strano dallo stesso narratore-protagonista: Strano ragazzo. Salut
me e la sua mamma quasi senza vederci.97

3.2.1.8 La sposa
un personaggio un po misterioso, ritornata dal chiostro rappresenta la purezza, la serenit
e la bont assoluta che si riflette nei suoi begli occhi grigi. Anche se dapprima percepita
attraverso lo sguardo scettico e critico del protagonista, pi avanti vediamo in lei anche una
complice silenziosa del protagonista ubriacato: essa era la sola che intendesse il mio dolore,
o cos mi parve. Mi guardava proprio maternamente, disposta a scusarmi e ad
accarezzarmi.98 Pare lunica che provi compassione per la sua disperazione che scaturisce
dalloppressione che governa gli altri convitati a causa del suo comportamento. Potremmo
caratterizzare anche lei come un simbolo della maternit, donna-sostenitrice, per quella vera,
n per obbligo, n per il fatto che sia stata influenzata dal bisogno generale.

3.2.1.9 Anna
Anna appartiene gi alla terza linea che appare solo nella mente del protagonista. Anche lei
doveva esserci al convito nuziale, alla fine per non si affaccia, rappresenta cos solo una
personificazione del rimprovero del protagonista, che pesa sulla coscienza di lui malgrado le
giustificazioni che cerca per consolarsi: Io lavevo abbandonata, ma essa subito aveva
sposato un altro, ci chera nientaltro che giusto. Ma poi aveva messo al mondo una
fanciulla [...] Che cosa voleva ora da me dopo che mi si era mostrata tanto spesso avvinta al
marito? Gli unici tratti, che sono concessi da parte del protagonista (li rievoca solo
addormentarsi), possono essere nuovamente considerati come una sorta di rimorso: Anna,

97

Svevo, Italo: Vino generoso. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori Editore
S.p.A., Milano 1986, p. 10.
98
Ibid. p. 8.

44

proprio lei, comera tanti anni prima, ma la faccia, la bella rosea faccia, atteggiata a dolore
e rimprovero. Perch voleva apportarmi non la pace ma il rimorso.99

3.2.1.10 La bella figlia di Anna, il marito di Anna, il dottore Paoli


Tutti e tre i personaggi si affacciano solo per un accenno del narratore-protagonista.
Informazioni pi precise otteniamo solo sulla figlia di Anna, la cui bellezza gli ricorda
la giovane Anna e lui la vede quasi come un angelo. Il suo entusiasmo un po amareggiato
dal fatto che le fattezze della piccola sono mescolati anche con quelle del marito di Anna:
Una fanciulla chera ormai quindicenne e che somigliava a lei nel colore mite, dore nella
testa e azzurro negli occhi, ma aveva la faccia sconvolta dallintervento del padre [...]:
le ondulazioni dolci dei capelli mutate in tanti ricci crespi, le guance grandi, la bocca larga e
le labbra eccessivamente tumide.100 Dovremmo dire che questa appartiene a una delle
descrizioni del personaggio pi elaborate in assoluto e che permette di farsi una bellidea sulla
graziosit della mamma, ossia di Anna.

3.2.2 Riassunto
Questa volta, nella novella Vino generoso, abbiamo incontrato una grande quantit di
personaggi. Nella maggior parte dei casi non parlano, o parlano poco: infatti, parla solo
il protagonista che sta al centro e con i cui occhi (e anche con la cui bocca) siamo testimoni
degli avvenimenti che narra. Visto che il narratore-protagonista un po ubriaco, non pu
percepire le circostanze e gli altri personaggi in maniera chiara, ossia oggettivamente, e noi
lettori possiamo facilmente avere dei dubbi sulla sua affidabilit e, probabilmente, trovare la
storia anche un po infedele, o almeno fortemente ambigua: non affatto detto che gli altri
siano tanto cattivi e lui tanto oppresso, quanto si lamenta. Accennando al profilo dei suoi atti,
abbiamo riscoperto la catena causale dei tratti da cui possiamo citare almeno i seguenti:
il protagonista legato allimmaginazione del lettore, non essendo descritto dal lato fisico;
umorista amaro, insoddisfatto, invidioso, non si vede naturale anche se noi lettori possiamo
vederlo solo molto sincero; a proposito delle sue condizioni di salute, abbiamo parlato dellet
avanzata, tuttavia egli si serba lanima di un ragazzo timido e sottomesso; oppresso per dagli
99

Svevo, Italo: Vino generoso. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori Editore
S.p.A., Milano 1986, p. 14.
100
Ibid. p. 14.

45

altri, lo troviamo ribelle forzatamente, ma alla fine sempre incompreso o rifiutato da tutti
rimane rinchiuso nel suo piccolo mondo interno; incapace di responsabilit, incontentabile;
con una gran immaginazione, debole, vulnerabile e facilmente maneggiabile.
Vediamo che il personaggio del protagonista racchiude di nuovo un altro numero di tratti.
un individuo che vorrebbe ottenere lattenzione, lapprovazione e la comprensione degli
altri convitati ed essere naturale e disinvolto come loro. Non pu, per, raggiungere una finta
naturalezza perch in realt lui una persona sincera, se non con s stesso, almeno con gli
altri. Come abbiamo detto, in fondo si mostra anche come un ragazzo timido e nostalgico
della libert, che solo si ribella contro lattenzione materna da parte delle donne, sentendosi
abbastanza vecchio per prendere le decisioni riguardanti stesso. Alla fine possiamo vedere che
non tanto forte quanto desidera, e si arrende.
Il protagonista caratterizzato da una gamma enorme di tratti ben visibili che emergono
nellinterazione con gli altri personaggi che fanno parte dellambiente irrilevante, il quale
non conta finch non si trasforma nel paese del cuore: nel sogno del protagonista.
La presenza nella grotta artificiale vicino alla cassa-morte fra gli altri personaggi (i quali
oramai ci sono caratterialmente appalesati), mescolata con forti emozioni, sfocia nella
scoperta completa del carattere del protagonista e noi lettori, alla fine, siamo testimoni di una
forte trasformazione del suo modo di ragionare. Viste le caratteristiche accennate,
il protagonista potrebbe essere considerato un personaggio a tutto tondo.
Avendo focalizzato la nostra attenzione sugli altri personaggi, abbiamo scoperto che si tratta
di caratteri secondari il cui sviluppo sarebbe emblematico e semplice.
Alla fine dellanalisi dei personaggi della novella, vorrei che ci dedicassimo di nuovo
allidentit dei personaggi, ossia ai loro nomi. Al protagonista il nome manca, si confonde con
il narratore e la vicenda quindi narrata in prima persona. Tra i personaggi della seconda
linea sono privi di nome la moglie del protagonista, la sorella del protagonista e la sposa
(la nipote della moglie del protagonista). Nella terza linea ci rendiamo conto che sono
anonimi anche la bella figlia di Anna e il marito di Anna. Il resto dei personaggi sono
chiamati per nome: dalla seconda linea si tratta del nipote Giovanni, del signor Alberi,
di Emma (la figlia del protagonista), di Ottavio (il figlio del protagonista); della terza linea
rimangono solo Anna e il dottor Paoli. La distribuzione dei nomi probabilmente casuale
46

perch non possiamo assolutamente dichiarare che i personaggi chiamati per nome abbiano
maggiore importanza rispetto a quegli innominati: ci basti prendere in considerazione, per
esempio, il caso di Ottavio con il suo ruolo episodico che appare solo due volte sulla scena.

3.3 Una burla riuscita


Siamo arrivati allultima novella dal titolo Una burla riuscita il cui inizio sembra essere una
grande introduzione sebbene non lo sia: il narratore, di fatti, ci fa conoscere subito i
protagonisti principali della storia. Colui che deve essere il bersaglio della burla riuscita, si
chiama Mario Samigli: un letterato baciato da un discreto successo quarantanni prima grazie
ad un romanzo, oramai sbiadito; sia il romanzo, sia il suo successo. Attualmente, Mario un
impiegato sui sessantanni, con un incarico meno importante, che percepisce uno stipendio
modesto ma che almeno gode di una salute abbastanza buona. Malgrado tutto ci, non pare
completamente soddisfatto poich ambisce a un certo onore letterario. Rimane cos un eterno
sognatore. Gli amici cercano di capirlo, i nemici ridono di lui e del suo comportamento e
viene preso da loro per un folle narcista. Nel periodo pi felice e pi fruttuoso della sua
carriera letteraria, pu trasportare tutti i sogni sulla carta e le parole ne sono solo gli
ambasciatori. Ammira la classe elevata delle sue scritture che adora come se queste fossero
la realt. In esse non riesce a raccontare, a figurare una vita solitaria, semplice, oppure una
vita simile a quella di lui, alla sua, una vita di virt per senza lamore. Alla fine, a
sessantanni, decide di scrivere favole sugli animali. Dapprima si dedica agli animali da lui
meno conosciuti, poco dopo si dedica anche a quelli pi conosciuti e finisce per attribuir loro
qualit quasi umane. Finalmente riesce a scrivere i semplici racconti in cui pu mettere in
gioco anche un pezzo della propria anima. Comunque, dopo linizio della guerra mondiale,
anche se colpito dalla paura della persecuzione da parte dei poliziotti triestini, si mette con
coraggio a raccontare, con un pizzico di equivocit alludente, la Germania nazista e la guerra
stessa e pensa non solo alla salvezza, ma nello stesso tempo anche allinvito destinato ai
lettori i quali, paiono, non provengano dalle fila dei poliziotti che lo lasciavano in pace per
tutto il corso della guerra. Alla fine decide di cambiare i protagonisti delle sue storie e
racconta dei passerotti. Dedica loro unattenzione cos precisa al punto da essere in grado di
raffigurarli nel miglior modo possibile, tanto che comincia a provare una sorta di affetto molto
forte per i piccoli volatili di cui racconta. I passerotti lo rendono veramente felice. cos
entusiasta che ne scrive come se scrivesse degli uomini, cosicch assegna a loro tutte le
47

sensazioni e le esperienze di creature umane. Ad un tratto, sulla scena appare suo fratello
Giulio che, pur amando la maniera di scrivere di Mario, lo rimprover per la scarsa originalit
rispetto al soggetto, ossia gli animali. Mario analizza il comportamento dei passerotti e le
nuove osservazioni gli ispirano unaltra favola. A causa della miseria durante la guerra
la maggior parte dei sui amati animali muore, tuttavia nelle favole rimane sempre un sorriso
ingenuo. Solo dopo essersi reso conto della spietatezza della natura, perviene la costernazione
e Mario inizia cos a deridere la bont umana la quale non si avvia che verso la questua. Da
suo fratello Giulio stato fatto solo un cenno, cosicch adesso dobbiamo apprendere un po di
pi di lui: soffre di artrosi e i due fratelli sassomigliano molto. Se Giulio non dorme
tranquillo per una malattia di carattere fisico, Mario non riposa bene per una palatologia
psicologica: insoddisfatto di tutto. Alla fine scrive un racconto atroce sulla prova della
fiducia dei passerotti il quale sfocia nella loro perdizione.
La presunzione di Mario era tanto sconosciuta da tutti eccetto che da suo fratello maggiore,
Giulio, il quale lo lascia da solo cosicch possa dilettarsi scrivendo la sua stessa opera.
Tuttavia, i fratelli hanno molto in comune e il narratore paragona le loro vite al rapporto tra
il paziente e il poeta, al rapporto dello zoppo e del cieco. Tutti e due vivono il periodo della
guerra mondiale, per malgrado ci non possano lamentarsi della miseria, essendo sostenuti
da un conoscente famigliare, trovato grazie ad un romanzo di Mario. Il conoscente originario
della Slovenia porta sempre loro i frutti della campagna slovena, dove vive. Per lattenzione
e lapprezzamento ottenuti da parte (dei due diletanti) del fratello e dello sloveno, non
valgono tanto quanto il riconoscimento e il successo che si riscuotono presso i veri letterati.
un autoinganno che Mario cerca di nascondere con la creazione di unaltra favola. Siamo
testimoni della vita dei due fratelli, la vita monotona, fatta di ripetizioni continue, insomma
allinsegna della rigida regolarit che fa sembrare Mario un coetaneo di Giulio anche se
pi giovane di lui. Tra questi due non esiste nessuna disarmonia e vivono luno in funzione
dellaltro. Mario legge a Giulio i romanzi che nello stesso tempo sottopone alla critica:
durante la lettura aggiunge qualche parola critica che per, invece di funzionare come
elemento dinteresse, fa s che il povero fratello ne sia seccato, soprattutto nel momento in cui
Mario vuole sapere la sua opinione. Una sera, Giulio lo invita a leggere uno dei suoi romanzi.
Dapprima Mario si rifiuta, alla fine accetta e si mette alla lettura del romanzo Una
giovinezza, che accompagnata da parole di elogio da parte del fratello, il quale incoraggia
Mario a continuare e contemporaneamente si compiace della propria bravura e poco dopo
nasce dalle sue mani unaltra favola con il sottotesto sul successo di un autore.
48

Con il terzo capitolo, pare che siamo finalmente entrati nel racconto vero e proprio di una
burla riuscita. Comunque, il narratore preferisce di nuovo farci conoscere gli altri protagonisti
importanti della burla. Adesso parliamo di due vecchi amici di Mario. Il primo si chiama
Brauner ed un capufficio. Vista la differenza notevole nella sfera degli interessi di Mario e
di Brauner, questi due apprezzano i rispettivi meriti ma non sembra che si vogliano bene,
anzi, un rispetto caratterizzato da un pizzico dinvidia. Malgrado tutto ci, anche il signor
Brauner rappresenta un buon spunto dispirazione per una delle favole di Mario, alla fine per
sar proprio Mario che dovr riconoscere la bravura commerciale del collega. Poi c
presentato il secondo vecchio amico di Mario chiamato Enrico Gaia. un commesso
viaggiatore che, essendosi dedicato alla poesia, ha avuto loccasione di fare conoscenza
anche con il romanziere Mario. Il letterato represso in Gaia per lincarico di commerciante,
loquace, operava nellIstria e in Dalmazia. Gaia un vero amante della vita, il suo modo di
comportarsi quindi rasenta ledonismo e odia ferocemente Mario. Rifiuta di ammettere la
viziosit, anzi, cerca perfino di giustificarla, attribuendola a tutta lumanit. Una della cose
che ha in comune con Mario la fame di successo. Nel caso di Mario, tuttavia, questo
desiderio riesce a trovare uno sfogo, mentre nel caso di Gaia si trasforma in rancore. Sebbene
Mario non fosse tanto attivo nella scrittura dei libri, molti gli riconoscevano una certa
importanza nel campo della letteratura e anche da questo scaturiva quel rancore di Gaia. Gaia
non sopporta nemmeno che Mario nei libri deride le questioni riguardanti varie posizioni
sociali della gente, giocando con esse come con le carte. Neanche Gaia sar risparmiato dal
suo gioco letterario ed anche lui comparir in una delle favole di Mario.
Avendo ora unidea dei protagonisti della burla, anche se non ancora di tutti, addentriamoci
nella sua trama. Il 3 novembre 1918 la giornata storica di Trieste, Mario aggiornato dello
sbarco degli italiani, mentre si trova in una delle caffetterie dove incontra Gaia della cui
fisionomia veniamo informati in modo pi dettagliato, come se fosse proprio essa uno degli
indizi della sua cattiveria oppure quantomeno delle sue cattive intenzioni. Si mettono a
discutere della situazione e pare che (mettendo in risalto la loro bravura retorica
nellesprimere le proprie impressioni sullavvenimento di quel giorno) entrambi gli
interlocutori esagerano tanto, che, nel caso delliracondo Gaia assetato di vendita, ne nasce la
burla cattiva. Far credere a Mario che potr vendere il suo ultimo romanzo Una giovinezza
ad un certo signore Westermann: il rappresentante di una casa editrice di Vienna. Mario,
dapprima appare diffidente nei confronti di Gaia perch lo conosce gi. Alla fine, tuttavia,
smette di dubitare del messaggio di Gaia. Come ci siamo informati in anticipo, solo dopo la
49

rivelazione della burla ispirato da essa per la scrittura di unaltra favola. La malizia di Gaia
appare troppo evidente e perci neanche la sua offerta risulta affidabile. Vuole che Mario
firmi la garanzia della provvigione del cinque per cento che Mario gli conceder solo di mala
voglia, anche se aggiunge comunque parole di gratitudine. Tra quelle per si nasconde
lipocrisia e la sfiducia causata dalla troppa sventatezza di Gaia perennemente spensierato
che, dopo latto preliminare burocratico, scappa subito per poter ridere liberamente.
Rientrando dopo lincontro con Gaia, Mario riflette sul destino di tutti gli autori come lui,
nella cui vita intervengono i critici e gli editori. Considera i valori di entrambi gli incarichi.
Esalta il ruolo fondamentale delleditore che deve separare le opere migliori di tutte da quelle
mediocri. Dallaltra parte non esita a lodare anche il compito del critico. Dopo la breve
riflessione del protagonista, ora il narratore che riflette su quello che succede nella mente di
Mario e anticipa che Mario, non appena avr riconosciuto il proprio sbaglio, scriver unaltra
favola dalla trama significativa: di un critico del quale in tal modo si vendica. In principio
nasconde il successo di cui si gode e lo rivela solo al fratello. Comunque, Giulio dubita
dellofferta di Gaia (malgrado non lo conosca), e nel successo di Mario vede solo una
possibilit di benessere il quale oramai non gli dice niente, essendo gi abituato alla vita
allinsegna della sobriet e della regolarit. Unaltra sera, Mario legge di nuovo a Giulio il
quale per, sembra che non abbia pi voglia di aiutarlo come Mario si sarebbe aspettato.
Mario si offende e la stessa notte non riesce a dormire bene per i pensieri opprimenti ed i suoi
incubi, il che sfocia in una nuova favola in cui conversa con i suoi passerotti. Il giorno
successivo Mario decide finalmente di rivelare il successo anche al Brauner che rimane
sorpreso, tuttavia, non tanto, perch conosce i prezzi dei vari generi della merce, anche se dei
libri non ne sa troppo, riesce ad immaginare che ci sia speranza per Mario di fare strada.
Brauner poi si preoccupa di perdere un bravo impiegato.
Il flusso degli avvenimenti ci ha portato con il quinto capitolo allappuntamento con il
rappresentante delleditore Westermann di Vienna. Non conoscendo il tedesco, Mario ha dei
problemi a trattare direttamente con leditore che parla tedesco, perci c il suo agente Gaia
il quale non solo fa interprete per entrambi, ma anche organizza tutto sebbene in modo poco
accorto, anzi, soprendentemente privo di ogni riguardo, malgrado abbia intenzione di fare tale
burla. Svilisce il valore della letteratura e Mario finge di non farci caso. Agli occhi di Mario
leditore non pare una persona che meriti molta fiducia, per listinto del letterato si risveglia
troppo tardi. Ci presentata la personalit delleditore: in realt, si tratta di un negoziante di
vino e Mario sembra essersi accorto dei dettagli i quali gli suggeriscono che ci sia qualcosa
50

che non va, nonostante, egli ascolti male il suo istinto. Dopo che tutti i contratti sono messi
sul tavolo, Gaia non si trattiene nel dimostrare a Mario di nuovo la propria importanza e si
mette subito a tradurre i contratti i quali dovrebbero assicurare allautore i diritti riguardanti la
traduzione del libro in tutto il mondo con il pagamento di duecentomila lire. Mario si lascia
travolgere da una visione idealistica e, mentre comincia a moltiplicare lamicizia per Gaia,
questi, per il troppo nervosismo e limpazienza, odia Mario sempre di pi, Mario lo secca con
i suoi continui avvertimenti e gli accenni alle varie clausole affinch il romanzo sia tradotto e
pubblicato entro la fine dellanno 1919. Bisogna soggiungere che, durante il procedimento
dellappuntamento commerciale, completamente evidente quanto Mario considera laffare
importantissimo, addiritura decisivo per la sua vita, il che infatti vero. Malgrado che
entrambi gli avversari si trattengano dalle risate, poco dopo basta che i loro sguardi si
incrocino per un attimo e tutti e due scoppiano in una risata e Mario finisce per ritrovarsi in
una situazione spiacevole e si offende. Gaia cerca subito di aggiustarla, faccendogli credere
che il foglietto che passava al tedesco, era la ricevuta fatta nel bordello la sera precedente.
Anche se si capisce che nelle case di questo tipo non verranno mai rilasciati documenti del
genere, Mario, volendo liberarsi dalla penosit, si mette alla fine a firmare il pi velocemente
possibile entrambe le copie del contratto. Dopodich riceve un assegno da parte della ditta
Westermann, in scadenza dopo la presentazione e nominativa a nome di una banca viennese.
Vuole riscuotere lassegno poco dopo, per la banca a quellora chiude ed anche Gaia lo
dissuade affinch vada in banca subito. Mario con la mente troppo offuscata dal successo, gli
ubbidisce completamente e prende Gaia addiritura per un vero messaggiero della beatitudine,
per Gaia dun tratto ha fretta e preferisce scappare. Mario per lascia il paghero prelevare
dallamico-commerciante, Brauner, a cui viene raccomandato di verificare il cambio attuale in
banca e in base ad esso decidersi. Cossich vende subito il paghero dal valore di duemila lire
al prezzo di settantacinque lire per le cento corone in scadenza entro dicembre. Poco dopo
Mario contratta anche un credito di tremila lire, visti i problemi finanziari e, sperando in
unimminente arrivo di soldi con cui sar capace di rimborsare tutto con calma, assieme al
fratello si organizza bene e cos inconsapevolmente intralcia anche un po i malvagi piani
di Gaia.
Mario pieno di tribolazioni poich non riceve sempre lassegno atteso, teme per di
procedere al gesto rivendicatore, come gli consiglia Brauner, che potrebbe mandare allaria
tutto il contratto. Oserebbe fare una cosa del genere solo con il beneplacito di Gaia di cui si
fidato completamente, ma questi in modo strano sparito chiss dove, probabilmente in Istria
51

dove svolgeva i suoi affari. Mario comincia anche a dubitare della somma di duecento mila
lire ed di nuovo il fratello Giulio che lo rassicura. Lattesa continua gli fa vivere un vero e
proprio strazio che anche molto dannoso per la salute. Dopo la rilettura di Giulio, desidera
rivedere lopera che, in quel momento, trova ancora troppo imperfetta perch possa essere
tradotta e pubblicata. Si decide addiritura a cambiare alcune espressioni, usando il dizionario
e, non solo distoglie Giulio dalla meditazione beata, ma gli chiede anche aiuto. A questo
punto per, il fratello reagisce in modo piuttosto infastidito e si mette a consolarlo. Mario
rodendosi dallimpazienza, offeso da Giulio, abbandona la camera e prepara al povero fratello
una notte insonne. Il giorno successivo, la disunione tra i fratelli persiste. Mario continua a
comportarsi in modo molto egocentrico, mentre il vecchio Giulio vuole ritrovare la pace con
lui a qualunque costo, perci gli espone i bisogni e gli propone di leggere altri autori. Mario
offeso dal fatto che il fratello lo abbandoni, o piuttosto che abbandoni la sua opera, proprio
nel momento della rinascita di un vero successo, si giustifica dicendo di avere problemi con la
glottide, cosicch non riesce pi a leggergli a voce i romanzi. Giulio si rende conto di quello
che ha causato e vuole fare un passo indietro, per neanche quella la decisione giusta. Mario
troppo offeso, cosicch usa la letteratura per sferrare un colpo grave alla malatia di Giulio e
gli prepara di nuovo una notte insonne tra i pensieri riguardanti le questioni della vita e della
morte. Nel frattempo Mario si rode dalla rabbia per la frecciata che gli ha lanciato Giulio e
nello stesso tempo si tormenta per il rincrescimento di s. Malgrado tutto ci, gli piacerebbe
riappacificarsi con il fratello ammalato il che ha intenzione di attuare mediante il successo in
vista. Anche Giulio vuole ravvedersi, e ci interrompendo il trattamento. Poco dopo per
abbandona tale idea, siccome le sue condizioni si aggravano e Mario nemmeno se ne accorge.
Dopo tale scena siamo testimoni della meditazione di un personaggio letterario che potrebbe
essere ben rappresentato anche da Giulio. Vengono presi in considerazione i gesti,
la debolezza, la testardaggine quasi infantile, la sopportazione ecc. e da tutto questo potrebbe
risultare per esempio un povero sofferente difensore della propria miseria. Dallaltra parte,
Mario pone s stesso sul piedestallo, tuttavia si vergogna per quanto male ed indegnamente si
comportato con Giulio. Si rende conto anche di aver smesso di scrivere le favole degli
animali, dei passerotti, spingendosi a rivedere il romanzo vecchio e continua a tormentarsi per
lattesa dellassegno che trova gi eterna.
Gaia riconosce che la sua burla non riuscita del tutto, perch Mario non si dilunga del
successo apparente, anzi, lo nasconde. Bisognerebbe risvegliare lattenzione per il suo
personaggio in modo adeguato. Nello stesso tempo specula sul fatto che potrebbe sfruttare per
52

questo scopo addiritura uno dei conoscenti di Mario. Costui potrebbe proporre a Mario
unofferta pi vantaggiosa di quella ricevuta da parte di Westermann. Comunque, tali
intenzioni sono considerate troppo maligne e quindi respinte anche da parte degli amici di
Gaia. Questi, allimprovviso, prova un senso di colpa di cui vuole liberarsi e naturalmente
chiede agli amici di essere il pi discreti possibile. In quel momento ci vengono spiegati
anche le circostanze riguardanti il rappresentante di Westermann che soltanto un commesso
viaggiatore come Gaia. Il rappresentante giunto a Trieste successivamente alla
disgregazione dellAustria e condannato allinattivit ha accettato di prendere parte al piano
di Gaia con molto piacere. Gaia si quieta con il pensiero che anche lo stesso Mario potrebbe
ridere alla sua burla per si sbaglia di grosso Cio non era molto probabile, perch gli uomini
che amano la gloria non sanno ridere...101 Non ci vuole tanto tempo e linganno di Gaia
verr rivelato da uno dei presenti allappuntamento amichevole. Uno di loro (che anche un
conoscente di Mario) ne parla a casa e da quella casa l, grazie al suo bravo figliuolo che va
spesso a trovare la famiglia Samigli, raggiunge presto anche la casa di Mario. Il primo che
sente la storia, che Gaia si burlava di Mario, Giulio il quale ne parla al fratello la sera stessa.
Il protagonista dapprima ride un pochino, finch non si rende conto della portata della burla.
La sua mente subito impegnata dai pensieri e rimorsi: perch non era pi attento? Perch
non ascoltava gli istinti perfetti del letterato e si lasciato abbagliare dalla fame del successo?
Sente la colpa che vuole castigare, liberarsi da ogni dubbio ed assalire Gaia. Per poter sapere
la verit precisa, e con tutti i dettagli, Giulio che deve subire uninterogazione dal severo
Mario che, anche se prima si rodeva dal rincrescimento, in quel momento reagisce senza
scrupoli di fronte alla debolezza del fratello. Tuttavia, lui stesso dopo si abbandona alle
lacrime che prima impediva a Giulio. I dubbi sono superati, il senso di colpa per persiste.
Indispettito sente anche il dispiacere per il fatto che qualcuno poteva offendere il suo ego, di
letterato di qualit di cui non aveva dubitato mai e che loro hanno trattato come con un
ignorante. Tra laltro sta in pensiero per la fama che lo inseguir gi per sempre e soprattutto
in una citt piccola quale quella in vive, si deve preoccupare anche del debito che ha
contratto. Il suo cruccio viene cos compensato con la scrittura delle tre favole dei uccellini e
la loro fine funesta. La stessa notte si attua anche la riappacificazione tra i fratelli. Mario si
rende conto che nessun successo letterario pu sostituire lamore e la cura della quale ha
bisogno il suo fratello Giulio. In quel momento quindi rimanda la letteratura e ci restano solo
le grida dal sonno i quali, proprio come uno sfogo testimoniano la sua insoddisfazione intera.
101

Svevo, Italo: Una burla riuscita. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori
Editore S.p.A., Milano 1986, p. 61.

53

Il giorno successivo che fa parte dellultimo capitolo, si apre per Mario con un dolore dopo il
crollo delle illusioni. Incoraggiato dallo sguardo sul fratello addormentato contento, si mette
ad andare incontro a Gaia. Anche se ha ben ponderato prima come procedere per non
compromettersi, la situazione cambia le sue intenzioni. Allimprovviso appare Gaia che ha
fretta al lavoro, e dopo aver rivolto a Mario una domanda riguardante Westermann, Mario
rivaluta di colpo quelle intenzioni precedenti e nellimpeto della collera repressa lasci
cadere sulla faccia del Gaia un manorovescio enorme di cui non avrebbe creduto
capace...102 Dopo segue un momento di incertezza, ossia se Westermann esistesse davvero,
alternata dalla conferma della burla da parte dello stesso Gaia alla quale, dunque, Mario
reagisce con altri colpi. Gaia, privo di forze, non riesce a n schermirsi n a restituirglieli.
Infamato anche con le espressioni abbastanza aspre, tuttavia, non si vergogna di offrirsi di
nuovo a Mario. Appena finito lepisodio, Gaia se ne va con la coda tra le gambe e Mario,
il vincitore, contento di s stesso va a raccontare subito tutto allamico Brauner il quale
capisce che Mario alla fine non uscito tanto male dalla burla perch il paghero della valuta
di duecentomila lire con il cambio di settantacinque mila ha recato, vista la caduta del cambio
della valuta austriatica, almeno settantamila lire. Mario dapprima rifiuta i soldi conquistati
grazie alla burla. Fortunatamente c il bravo amico Brauner che lo convince che con quel
modo di comportarsi, potrebbe pregiudicare solo la sua carriera, che nessuno vorrebbe
collaborare con lui. Mario si preoccupa poi anche del fatto relativo alla provvisione del cinque
per cento per Gaia. Brauner gli assicura che, se la banca non conosce lo sfondo della storia,
perci essa non si pu pi diffondere, cossich neanche Gaia se ne ricorder. La storia si
conclude con un lieto fine per il protagonista, Mario, che da quel momento potr organizzare
lesistenza soddisfacente assieme al fratello Giulio e scrivere di tutto ci solo unaltra favola
con una morale.

3.3.1 I personaggi della novella Una burla riuscita


Lultima novella da analizzare viene narrata in terza persona da un narratore esterno e
onniscente. Nel corso della novella globalizza o riassume continuamente i movimenti della
mente del protagonista. Il narratore ci presenta cinque personaggi che possiamo di nuovo
distinguere in tre linee. In primo piano troviamo il protagonista Mario Samigli attorno al quale

102

Svevo, Italo: Una burla riuscita. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori
Editore S.p.A., Milano 1986, p. 69.

54

gira tutta la vicenda. La seconda linea formata dagli antagonisti: Enrico Gaia e il
rappresentante delleditore fittizio di Westermann; e dagli aiutanti: Giulio (il fratello di
Mario) e il capufficio Brauer. La terza linea rappresentata dai personaggi solo accennati sia
dal narratore, sia dai personaggi.

3.3.1.1 Mario Samigli


Un impiegato sui sessantanni della piccola borghesia, incarna un letterato fallito, affamato di
gloria letteraria. Anche nel caso presente abbiamo a che fare con un incurabile eterno
sognatore a vita ai propri ideali, trasportandoli sulla carta: tutta la sua tristezza passasse
nelle sue favole amare e perci non arrivasse ad oscurare la sua faccia103. Sulla carta
trasporta, in fondo, con il sorriso amaro la delusione, linsoddisfazione del fatto di non essere
rinomato e lamarezza della vita, cosicch possiamo ben vedere la coincidenza tra il suo
destino e le avventure dei passerotti (i volatili delle sue favole). Unaltra similitudine
percepibile anche nel rapporto tra lui e suo fratello: mentre Giulio soffre fisicamente di
artrosi, Mario soffre psichicamente in conseguenza dei fatti suddetti. Per il sostegno
reciproco, che inevitabilmente nasce tra questi due fratelli malati, il narratore trova un bel
paragone: Nelle lunghe sere invernali, in quella stanza, il poeta sosteneva il gottoso ed
il gottoso confortava il poeta. La somiglianza di tale rapporto con quello dello zoppo e del
cieco evidente.104 Il rapporto tra di loro, malgrado alcuni momenti di crisi, tanto forte che
Mario, apparentemente meno debole di Giulio, viene travolto dalla vita monotona del fratello
pi anziano, la quale lo rende coetaneo di Giulio, anzich il contrario. Unosservazione del
genere pu essere gi considerata uno dei sintomi che pi avanti possono condurre
allaffermazione che Mario nel suo comportamento sia molto manovrabile. I nuovi sintomi si
aggiungono con la messa in atto della stessa burla. Mario diventa preda delle proprie illusioni
funeste che paralizzano anche il suo istinto di conservazione: si avvia in unimpresa malcerta
malcerta gi soltanto per lo stesso fatto che viene attuata dal suo nemico mortale, Gaia.
Il suo desiderio di farsi vedere dal mondo, di diventare famoso, questa volta prevale
sullindecisione. Anche se a volte istintivamente non troppo fiducioso, lui non d pi retta
agli istinti: Mario era un cattivo osservatore, ma che era, purtroppo, un osservatore
letterario, di quelli che possono essere truffati col minimo sforzo, perch sanno fare
103

Svevo, Italo: Una burla riuscita. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori
Editore S.p.A., Milano 1986, p. 25.
104
Ibid. p. 27.

55

losservazione esatta per deformarla subito a forza di concetti.105 Malgrado desideri


diventare famoso, sorprendemente si trattiene dal dilungarsi del suo successo. Si confida solo
col fratello, di cui non tollera pi le critiche e col capufficio Brauer e rimane continuamente
indifferente verso i dubbi che entrambi gli uomini di fiducia gli espongono, siccome considera
sempre la proposta come una cosa seria e decisiva. Si rivela veramente come un cieco il
quale, purtroppo, pi che non avere la volont di vedere le cose chiare, non ci riesce. Non lo
insospettisce neanche la risata inopportuna dei due antagonisti Gaia e Westermann durante
lappuntamento, che pi che altro lo mette in imbarazzo e lo offende. Ma lui si rassegna e,
anzi, diventa pauroso per non perdere qualcosa. Lansiosa attesa del nuovo passo verso
il successo, la quale segue dopo lappuntamento con gli antagonisti, gli fa male alla salute e lo
rende insopportabile nei confronti di Giulio: solo in quei momenti traspare la sua debolezza
caratteriale mescolata con legocentrismo, praticamente la vigliaccheria; infatti, si sfoga
spregevolmente contro il fratello malato debole fisicalmente. Mario vuole trasmettere
il proprio malessere profondo al fratello. Per quel che gli era sembrato, Giulio non era pi
disposto ad assisterlo nelle correzioni del romanzo, anzi lo disprezzava addiritura, tanto gli
rende la pariglia disprezzando la sua malattia: La letteratura, attaccata, aveva reagito
offendendo la malattia profondamente.106 La sua sopportazione, la testardaggine somiglia
quasi a quella di un usurpatore. Prende il ruolo di un sofferente difensore della propria
miseria: Non sarebbe stato il dovere di Giulio di assisterlo nel suo lavoro? E per allora
Mario fin col compiangere se stesso. Doveva sopportare tutto, lui: oltre al resto anche la
bestialit di Giulio e il rimorso di averlo offeso.107 La bestialit invece la sua. Pur elevando
s stesso sopra Giulio, dispiaciuto per aver avuto un simile comportamento con il fratello e
finisce per rendersi conto della propria malvagit una vera bassezza. Aveva voluto ferire e
offendere il povero ammalato, a lui affidato dal destino, perch innocentemente e per una
volta sola aveva respinto lopera sua.108 Comunque, la semplice consapevolezza della
propria pochezza di mente e larroganza non basta solo col pensiero, bisogna che si traduca
nei fatti o nelle conseguenze di unaltra trappola: tra poco Mario verr esposto ad affrontarla a
causa della burla appena svelata. Nel momento in cui si ritrova davanti alla propria miopia,
capitola e non pu che rincrescergli di non aver ascoltato gli istinti e di essersi lasciato
abbagliare dalla visione dalla prospettiva del successo: Aveva chiuso gli occhi apposta per
105

Svevo, Italo: Una burla riuscita. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori
Editore S.p.A., Milano 1986, p. 45.
106
Ibid. p. 57.
107
Ibid. p. 58.
108
Ibid. p. 60.

56

non vedere e non intendere? Da bel principio egli aveva indovinato lintima natura dei due
messeri coi quali aveva avuto da fare e li avrebbe potuti smascherare subito quando in sua
presenza i due svergognati serano abbandonati al riso. Perch non aveva pensato, ch non
guardato?109 Non riesce a reggere da solo il nuovo rimpianto, perci si sfoga di nuovo
contro il povero Giulio che gli ha esposto spontaneamente tutta la storia. In quel momento
possiamo trovare Mario lasciato solo con il proprio malessere, anzi, lui solo dallinizio,
essendo prigioniero delle proprie illusioni che ormai sono sfumate e hanno scorto la luce del
cattivo mondo. Il suo ego orgoglioso, ma anche onesto (almeno rispetto agli antagonisti) e
soprattutto fiducioso si attirato un forte scontro con la malvagit degli altri. Il crollo delle
illusioni stato inevitabile proprio come la rivincita sotto forma di schiaffi: gli schiaffi nel
senso metaforico che gli sono stati assestati da parte di Gaia, ormai si traducono nellatto
realizzato dalle mani di Mario. Questi alla fine esce dalla storia come un vincitore e anche se
prima non vuole cogliere loccasione dapprofittare della burla, incassando i soldi, perch lui
rappresenta pure luomo onesto, alla fine ne approfitta e il lettore glielo perdona, anzi glielo
augura ancora perch, in fin dei conti, dopo un gioco amaro e tanti ostacoli, Mario in fondo
un bonaccione e lo merita.

3.3.1.2 Giulio
il nome del fratello pi grande del protagonista. Si tratta di un uomo anziano ammalato di
artrosi, il paziente-lo zoppo dipendente dalle cure di Mario. Rappresenta un personaggio
molto squilibrato che, da un lato, sta dalla parte di Mario: Mario non vedeva che il vecchio
fratello ormai non poteva dargli consigli, non avrebbe mai detto cosa che non fosse stata
spiata del suo proprio desiderio. Era anche giusto: non si trattava di consigliare o
dammonire; bisognava sostenere e incoraggiare.110, dallaltro, nel corso del racconto,
possiamo vedere le piccole seccature con cui disturba Mario. tanto pensieroso, dubitoso,
scettico che non avrebbe fatto male se potesse trasmettere le proprie qualit un po anche al
fratello abbagliato dalla visione del successo: Il fratello, gi coricato, cominci con
leneunciare un dubbio sulla verit della comunicazione del Gaia, [...] per subito,
volonteroso, lo elimin persino dallintimo dellanimo suo visto che poteva diminuire la gioia

109

Svevo, Italo: Una burla riuscita. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori
Editore S.p.A., Milano 1986, pp. 6263.
110
Ibid. p. 28.

57

del fratello.111 Anche se Giulio non conosce Gaia per niente, agisce istintivamente. un
personaggio molto sensibile ma nella sua solida sincerit ogni tanto, purtroppo, anche
ingenuo: Si rivolse a Mario da vero fratello, confidandogli le necessit della propria vita,
cio della propria cura. [...] Strana tanta ingenuit in un debole malato che di furberia aveva
tanto bisogno.112 Sebbene parliamo dei due fratelli, in quel momento Giulio diventa davanti
a Mario troppo vulnerabile vista lindelicatezza del letterato in ansiosa attesa del successo.
Ma Giulio non riesce pi a capire questa brama di successo: n per il profitto materiale che
non gli interessa pi, essendo abituato ad una certa sobriet, n per Mario, perch non si
aspetta pi troppo dalla vita: quando Mario parl della loro futura ricchezza, egli non ne
vide limportanza. Pi caldo di cos il suo letto non sarebbe stato, e sarebbero aumantate le
tenzioni dei cibi pi ricchi che minacciavano la salute.113 Pur essendo, quindi, scettico e
sfiducioso per quel che riguarda il successo apparente di Mario, di nuovo proprio lui che
deve rassicurarlo e privarlo dei dubbi: E Giulio, dal suo letto innocente, aiutava a dissipare i
dubbii di Mario. Diceva che il Westermann, come lui se limmaginava, doveva essere un
uomo al quale duecentomila corone di pi o di meno non potevano importare.114 Alla fine
vediamo che Giulio pu essere insomma pi deciso rispetto a Mario, nonostante sia sempre
disposto ad evitare ogni conflitto da cui traspare di nuovo un certo squilibrio: disposto a
decidere e anche a pronunciarsi su di una questione che pesa Mario ma gi poco disposto ad
affrontare il confronto con il fratello, pagare le conseguenze che poi si manifestano sulla sua
salute logorata.

3.3.1.3 Capufficio Brauer


Rappresenta il secondo aiutante di Mario. Non abbiamo molte notizie di lui. Abbiamo a che
fare con un commercialista dal ragionamento freddo, che non tanto in grado di creare
qualcosa di carattere artistico cos come Mario. Comunque, sorprendentemente tra di loro non
c neanche una minima traccia di invidia: Per il Brauer era una grande sventura quella di
essere nato scrittore, e coloro cui era toccata senza nessuna colpa una disgrazia simile,
avevano diritto ad ogni protezione da parte dei compangni pi fortunati. Per Mario, poi,
la capacit commerciale era proprio quella che egli non aveva mai ambita. Dunque,
111

Svevo, Italo: Una burla riuscita. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori
Editore S.p.A., Milano 1986, p. 42.
112
Ibid. p. 56.
113
Ibid. p. 42.
114
Ibid. p. 53.

58

si rispettano lun laltro e alla fine proprio la capacit di Brauer di combinare gli affari che
salver la fama ed i soldi di Mario e, anzi, lo aiuter persino ad arricchirsi. Anche se prima
Mario non risparmia neanche Brauer dallassegnargli un personaggio a lui corrispondente in
una delle favole, alla fine trova in lui un vero amico.

3.3.1.4 Enrico Gaia


il personaggio che possiamo classificare come antagonista, ideatore della burla. Pi avanti,
il narratore avvisa il lettore, concedendo informazioni dettagliate sullaspetto fisico dell
antagonista, che le sue intenzioni sono oblique: Mi dispiace per lui, ma bisogna confessare
che il Gaia aveva realmente laspetto dello spirito del male. Per non era mica brutto.
A cinquantacinque anni i suoi capelli bianchi avevano un candore che rifletteva la luce come
se fosse stato metallico, mentre i suoi mustacchi che coprivano le sue labbra sottili erano
tuttavia bruni. Era magro, non grande, e si sarebbe potuto credere agile se non si fosse
tenuto un po curvo, e se il suo carpicciulo non fosse stato gravato dalla prominenza di una
pancetta pur sproporzionata e sporgente pi gi di quelle solite degli uomini che la devono
allinerzia o al solo appetito, una di quelle pance che i tedeschi, che se ne intendono,
attribuiscono alleffetto della birra. I suoi piccoli occhi neri ardevano di una malizia allegra
e di presunzione. Aveva la voce roca del beone, e talvolta la urlava perch aveva per
massima che bisognava parlare un po pi forte del proprio interlocutore. Zoppicava come
Mefistofele, ma, a differenza di costui, non sempre della stessa gamba, perch il reuma lo
afferrava ora a destra ed ora a sinistra.115 Enrico un viaggiatore, poeta superficiale e
occasionale, loquace e commercialmente attivo nellIstria e Dalmazia. un vero amante della
vita, spensierato e malizioso che odia Mario dal profondo dellanima per il suo orgoglio privo
di fondamento secondo lui, e soprattutto per il senso della scrittura che avrebbe la capacit di
trasformare i sogni in qualcosa di pi concreto grazie allimpegno apparente che potrebbe
renderlo famoso. Anche Gaia affamato di successo solo che, a differenza di Mario, sceglie il
cammino del male in confronto di Mario e anche questo fatto lo rende invidioso; la seriet di
Mario: Il Gaia avrebbe voluto strappargli il sogno felice dagli occhi a costo di accecarlo.
Quando lo vedeva entrare in caff con quella sua aria di chi guarda le cose e le persone con
leterna, viva, serena curiosit dello scrittore, egli divea torno: Ecco il grande scrittore.

115

Svevo, Italo: Una burla riuscita. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori
Editore S.p.A., Milano 1986, p. 36.

59

Anche se vuole vendicarsi di Mario, per tutto quello che odia in lui, ideando la burla, ci sono i
momenti in cui si comporta in modo avventato e con tanto scarsa prudenza, che la burla ha
potuto essere svelata mille volte da Mario stesso, per Mario continu ad essere cieco.
Linquietudine del Gaia sera rivelata evidente, ma egli non se ne accorse.116 Comunque,
tale inquietudine, limpazienza non possono che sfociare un giorno in uninsoddisfazione
completa: la burla non soddisfa le sue speranze, siccome Mario si trattiene dal diffondere
la notizia del successo, anche se fittizio. Il risultato: lo smascheramento scandaloso, cos, non
si fa aspettare molto. Lidea della nuova proposta ancor pi favorevole suscita sdegno non
solo negli amici, ma sorprendentemente anche in Enrico stesso: possiamo vedere anche un
lato positivo del presente antagonista, ovvero un pizzico di coscienza. Anche se allora si
astiene da tale progetto, lo smascheramento gi inevitabile, comunque, neanche alla fine si
trattiene dalla sua sfacciataggine e si fa oggetto di sconfitta e vergogna.

3.3.1.5 Il rappresentante delleditore Westermann


legato al ruolo di antagonista come Gaia, visto che collabora con lui. Le informazioni sul
personaggio sono pi profonde di quanto un lettore si aspetti. La descrizione fisica piuttosto
estesa: Il rappresentante delleditore Westermann era una personcina dinoccolata priva
dellautorevolezza che conferisce una certa proporzionata abbondanza di carne e di grasso,
[...] La sua pelliccia dal collare ricco, di pelo di foca, era la cosa pi importante di tutto
lindividuo, e molto pi importante della giacca e dei calzoni sdruciti che intravvedevano.
[...] Lalto collare coron sempre la faccina fornita di una barbetta e di mustacchi radi e
fulvi sotto ad una testa radicalmente calva.117 Da quello che viene percepito dagli occhi di
Mario, vediamo che non merita molta fiducia, anche per il fatto che il rappresentante
paragonato a Gaia: Era pi brutto del Gaia, ma al letterato parve somigliasse.118 il che pu
documentare di nuovo che gi quella volta ha dovuto ascoltare listinto.

3.3.1.6 Conoscente della Slovenia e leditore fittizio di Westermann


Entrambi questi personaggi, soltanto nominati dal narratore, vanno giudicati come i
116

Svevo, Italo: Una burla riuscita. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori
Editore S.p.A., Milano 1986, p. 50.
117
Ibid. p. 45.
118
Ibid. p. 45.

60

personaggi della terza linea in quanto non intervengono per niente nel flusso dellazione.

3.3.2 Riassunto
La novella Una burla riuscita ci ha offerto una quantit media di personaggi, in confronto alle
novelle precedenti, che comunque abbiamo diviso di nuovo nelle tre linee a seconda
dellimportanza e della presenza dei personaggi. Nella seconda linea, stato opportuno questa
volta definire persino il ruolo che i personaggi rappresentano nel rapporto con il personaggio
della prima linea, ossia con il protagonista intorno al quale gira tutta la vicenda e, anzi,
addiritura il bersaglio della burla. Concentrandoci sul profilo degli atti del protagonista, Mario
Samigli, riscopriamo di nuovo dei tratti che risultano dalla catena causale e che andiamo ora
a riassumere.
Il protagonista pi che altro un personaggio orgoglioso, consapevole del suo potenziale
letterario, per gi meno tenace o meno volonteroso nellimpegno di fare qualcosa di pi per
riscuotere un vero successo nel settore. Appare pi vecchio di quello che in realt, essendo
trascinato dalla monotonia della vecchiaia del fratello. cieco, nel senso metaforico, visto che
trascura i gesti di Gaia, i quali risvegliano un sospetto, e del rappresentante delleditore di
Westermann anche a costo di rimanere offeso; e sordo, poich non ascolta mai listinto o i
consigli almeno da parte di Giulio e Brauer. un nuovo caso di personaggio pauroso e
indeciso, ossia incapace di prendere velocemente una decisione anche radicale. Anche se si
elevato con la visione del successo in vista, deve essere continuamente sostenuto e rassicurato
da Giulio. Malgrado tutto ci purtroppo tanto basso, vigliacco ed egocentrico che sa
sdebitarsi col povero fratello malato pi volte solo con il comportamento malvagio. In tal caso
la sua arroganza non tanto lontana da quella di Gaia, per sembra essere un po pi evidente
e in modo strano: Mario non riesce a gestirla bene, perci pu apparire anche un po
esagerata, perch, in fondo, tale tratto non si addice troppo al suo personaggio, siccome non
della stessa natura di Gaia, non tanto forte di carattere. Solo dopo il crollo delle illusioni si
ritorna al suo stato precedente, umile eppure orgoglioso ma comunque onesto in confronto
agli altri. Siccome subisce molti sviluppi nel corso di tutta la novella, potremmo permetterci
dindicarlo come il personaggio a tutto tondo.
Per quel che riguarda il carattere squilibrato di Giulio, i suoi tratti sono ben chiari: essendo
61

fragile e debole fisicamente, tanto sottomesso alla buona volont di Mario, che si ritrova pi
volte ad essere debole anche psicologicamente e si rivela molto vulnerabile, ovvero per la
spontaneit e la sincerit ingenua. Comunque, ora abbiamo presenti i tratti che a volte
traspaiono un po nel rapporto con il fratello, i quali farebbero di Giulio un personaggio pi
forte, se non fossero velati sotto una certa sottomissione fraterna. Anche se fosse pensieroso,
dubitoso, scettico come Mario, Giulio pi volonteroso e soprattutto istintivo, perci a volte
spotaneo e forse anche pi deciso. In tal caso possiamo immaginare che sarebbe in grado
anche di precedere Mario, per la salute logorata (e pu darsi che anche lintenzione
dellautore) purtroppo glielo impedisce, cosicch condannato a rimanere sobrio.
Un altro aiutante di Brauer caratterizzato prima di tutto come un commercialista dal
ragionamento freddo e incapace di dar vita a creazioni artistiche, daltra parte si rivela come
un aiutante nel senso della parola, come abbiamo detto prima.
Lultimo personaggio che disegnato da numerosi tratti rappresentato dallantagonista Gaia.
Anche questi, al contrario, un antagonista nel vero senso della parola: il male
personificato. un personaggio superficiale, spensierato, arrogante e malizioso. Non essendo
capace di tradurre i sogni in realt cos come cerca di farlo Mario tramite le favole, lo rende
invidioso e comincia a ideare la burla. Nel corso delle trattative con Mario e il rappresentante
delleditore fittizio si rivela ancora unaltra enorme gamma dei suoi tratti per cui abbiamo
trovato aggettivi come indecente, imprudente, inquieto, impaziente e alla fine ancora
insoddisfatto. Linsoddisfazione si trasforma per, almeno in quel momento, in un senso di
colpa (quando ha intenzione di migliorare la proposta per Mario) il quale vorrebbe far capire
che non pure tanto corrotto. Eppure nella fase finale d sfogo alla sua solita insolenza,
cosicch quasi necessario che finisca penosamente sconfitto dalla vittima della burla.
Il rappresentante delleditore un personaggio poco affidabile proprio come Gaia. Infatti,
come se apparisse un riflesso nello specchio di Gaia nel ruolo di complice dellantagonista.
In realt hanno molto in comune.
Riassumendo i personaggi della seconda e terza linea i quali non subiscono nessuno sviluppo,
ci permettiamo di affermare che ci troviamo di fronte a personaggi piatti. Tutti i personaggi si
muovono nellambiente che non contiene nessuna traccia di un affetto o di un sentimento,
ma insomma utilitaristico, se non addiritura irrilevante.
62

La conclusione dellanalisi dellultima novella sar dedicata di nuovo allidentit dei


personaggi, ossia ai loro nomi. Questa volta, tutti i personaggi sono chiamati per nome la cui
distribuzione per casuale: il protagonista Mario Samigli, suo fratello e aiutante Giulio,
aiutante il capufficio Brauer, antagonista Enrico Gaia. Coloro che sono privi del nome sono il
complice dellantagonista di Gaia (il rappresentante delleditore Westermann) ed i personaggi
della terza linea (lo stesso editore fittizio di Westerman e lamico proveniente dalla Slovenia).
Come vediamo nei presenti due casi, allinizio il narratore ci fa fare conoscenza sia del nome,
sia del cognome: Mario Samigli, Enrico Gaia; per pi avanti li chiama solo per nome
Mario, oppure per il cognome Gaia (Il suo nome rievoca molto lespressione gaio e
probabilmente non casualmente. prima di tutto il suo ruolo di antagonista-burlatore che ci
permette di accettare tale analogia). Dagli altri sappiamo, al contrario, sia il nome sia
il cognome: aiutante Brauer, il fratello Giulio, editore fittizio Westermann. Oppure i
personaggi rimangono anonimi. Possiamo quasi dichiarare che i personaggi che stanno dalla
parte di Mario Samigli sono chiamati per nome e gli antagonisti sono chiamati per cognome o
rimangono anonimi, per tale eventualit incrinata dal fatto che anche Brauer dalla parte
di Mario, eppure viene chiamato per cognome. Perci, parlando dellidentit, sar necessario
abbandonare la classificazione precedente e, invece, aggiungere una classifica diversa:
i personaggi del circolo famigliare saranno chiamati per nome ed i personaggi al di fuori del
presente circolo saranno chiamati per congome. I personaggi che hanno fatto conoscenza del
protagonista durante o appena prima la burla rimangano anonimi. Dunque, se accettiamo tale
teoria, nel caso che dovesse apparire nella novella a fianco di Mario un altro parente, potrebbe
essere ben chiamato per altri nomi propri. Invece se avesse pi colleghi sia aiutanti, sia
antagonisti, questi sarebbero chiamati evidentemente per cognomi. Ipoteticamente, a seconda
della nostra teoria, per esempio qualche compagno di scuola o darmi ecc. sar probabilmente
anonimo.
Per concludere, bisogna ritornare ancora in breve al nome dello stesso protagonista e non
possiamo che ricordare il fatto impreteribile e notoriamente conosciuto che pi che
probabile che per il nome Mario Samigli Italo Svevo si sia ispirato al proprio pseudonimo che
usava nella scrittura giornalistica: Il nome del protagonista, Mario Samigli, ricalcato su uno
pseudonimi di cui Svevo si serv per alcuni articoli sul Piccolo.119

119

Lavagetto, Mario: Limpiegato Schmitz e altri saggi su Svevo. Giulio Einaudi Editore, Torino 1975, p. 112.

63

4 LA CONCLUSIONE
4.1 Pieno riassunto ovvero le allusioni ai grandi romanzi di Svevo
Il nostro elaborato si sta avvicinando man mano alla fine. Abbiamo analizzato tre novelle
La novella del buon vecchio e della bella fanciulla (192728), Vino generoso (192627) e
Una burla riuscita (192526), che avrebbero dovuto far parte della prima raccolta di novelle
di Svevo: il volume avrebbe riunito Una burla riuscita, Vino generoso ed una terza novella,
ancora inedita. Il nuovo racconto, di cui Morreale conosce lesistenza ma non possiede
ancora il testo, non pu che essere La novella del buon vecchio e della bella fanciulla,
lunico, tra i materiali non ancora pubblicati, giunto ad una redazione definitiva
e sufficientemente ampio da permettere, insieme alla altre due novelle, di formare un
volume.120 Con la presente citazione abbiamo voluto chiarire anche il motivo legato alla
scelta delle novelle per le analisi.
Nellambito della conclusione del nostro elaborato, vorrei per che ci concentrassimo ancora
almeno su di una breve comparazione piuttosto strutturata fra i tratti osservati nei protagonisti
delle novelle con alcune caratteristiche che hanno in comune con i protagonisti dei grandi
romanzi di Svevo. Per la comparazione, ci permettiamo di prestare alcuni tratti, motivi, idee a
cui sono legati i personaggi dei grandi romanzi Alfonso, Emilio, Zeno nei punti principali,
trovati nelle osservazioni fatte gi da Mario Ricciardi, i quali sono a disposizione nella sua
pubblicazione, ricchissima di interessanti spunti, intitolata Leducazione del personaggio
nella narrativa di Italo Svevo121.
Come vediamo, i protagonisti dei romanzi di Svevo, in certi aspetti, hanno abbastanza in
comune con i loro fratelli delle novelle. Mi permetto dunque di riassumere in alcuni punti le
affinit pi importanti e pi evidenti.

120

Tortora, Massimiliano: Svevo noveliere, Giardini Editori e Stampatori, Pisa 2003, p. 33.
Ricciardi, Mario: Leducazione del personaggio nella narrativa di Italo Svevo. S.F. Flaccovio Editore,
Palermo, 1972.
121

64

4.1.1 Una vita (Alfonso Nitti)


La condizione di anormalit [...] (nel) processo d'integrazione, di assimilazione.122
Abbiamo trovato tale osservazione anche nel caso di Mario Samigli o anche nel protagonista
di Vino generoso. In tutti e due i casi abbiamo sentito il loro bisogno dassimilarsi, ovvero il
senso di conformismo, lo sforzo di non esulare dalla normalit apparente. Mario in fondo
molto prudente, tuttavia, la volont conformarsi alla situazione, che pu aiutarlo a raggiungere
la fama, lo spinge a comportarsi diversamente. Un problema simile attraversa anche il
protagonista di Vino generoso. La volont dintegrarsi nella compagnia in cui si trova durante
la serata c, e tuttavia, anche questa appare forzata e patita solo con malavoglia. Agli occhi
degli altri, allora, si sente quella certa anormalit che rende estranei i nostri protagonisti
rispetto ai caratteri dei personaggi apparentemente normali. Il buon vecchio invece pare che
cerchi solo di penetrare nei segreti dellanima giovanile, capirla, spiegarla, educarla. Non
sembra che abbia bisogno di assimilarsi alla giovinezza. interessato ad avvicinarsi ad essa
per non sforzandosi.
Se il contegno appare imposizione esterna, artificiosa, tutta sociale e per nulla naturale,
anche il raggiungimento dellequilibrio organico il prodotto di un atto di costrizione o
di violenza.123 Unaffermazione del genere fa ricordare prima di tutto evidentemente
il protagonista della novella Vino generoso, testardo che desidera sembrare naturale come
vede negli altri convitati, cercando di fondersi con la compagnia, ma non ci riesce e, invece,
diventa il bersaglio dellattenzione opprimente di tutti.
La calma come quiete delle contraddizioni interne non pu esercitarsi come esaurimento
della tensione, scaricamento dell'energia e del turbamento [...] precipita poi nell'inerzia,
nell'assenza di volont.124 Le parole di Ricciardi possono di nuovo avvalorare le
affermazioni precedenti. Tutti e tre i personaggi sono visti privi di naturalezza e il loro sforzo
pu essere giudicato come un gesto di conformismo che non corrisponde per tanto con i loro
concetti della realt. Infatti, le contraddizioni gli danno disturbo, le sentono soprattutto nei
rapporti con gli altri personaggi, combattono contro esse e tuttavia alla fine si arrendono:

122

Ricciardi, Mario: Leducazione del personaggio nella narrativa di Italo Svevo. S.F. Flaccovio Editore,
Palermo, 1972, p. 13.
123
Ibid. p. 1718.
124
Ibid. p. 17.

65

Mario cede alle condizioni della burla malgrado i propri dubbi, il protagonista di Vino
generoso smette di ribellarsi alla cura, il buon vecchio spontaneamente lascia andare le cose
cos e perde di vista la fanciulla.
Il rapporto amoroso, la seduzione di Annetta in contraddizione con il raggiungimento
della felicit che non avviene col possesso di Annetta il protagonista dell'anormalit non
pu raggiungere la piena soddisfazione.125 Lirraggiungibilit della soddisfazione e della
felicit il problema che riguarda anche tutti e tre i protagonisti delle novelle. C sempre
presente un ostacolo che impedisce la piena soddisfazione. Il buon vecchio non pu
raggiungere la soddisfazione poich pare che non sappia nemmeno lui quello che lo rende
felice. Nel suo caso il possesso della fanciulla, ovvero lofferta del posto di infermiera,
potrebbe causare solo laggravamento della sua condizione, del che lui sembra consapevole. Il
medesimo caso capita anche al protagonista di Vino generoso: volendo essere soddisfatto,
banchettando a piacimento, si provoca i problemi gastrici. Neanche Mario evita
lirragiungibilit della soddisfazione, visto che il sogno della felicit del successo si riveler in
una semplice burla.
Gli strumenti del sogno e dell'immaginazione per affermare la propria individualit.126
Il narratore usa in tutti e tre i fratelli sveviani. Abbiamo dichiarato di tutti e tre i
protagon"isti che sono sognatori. Ognuno compensa il proprio sogno a suo modo: nel caso del
buon vecchio abbiamo parlato di sogni veri e propri, incubi provati durante la notte. Nel
protagonista di Vino generoso possiamo trovare due tipi dimmaginazione: un tipo di
immaginazione o di sogno va considerato di sicuro lincubo notturno (lepisodio nella grotta),
ma un altro tipo in un certo senso pu essere considerato anche lo stesso discorso fatto da luinarratore ubriacato. Infine c Mario, i cui sogni, idee ed immaginazione sono trasmessi sulle
pagine delle favole sui passerotti. Avendo detto, per affermare la propria individualit,
abbiamo ancora da aggiungere che, siccome i sogni penetrano spesso nella realt
(se addiritura non si confondono con essa) della vicenda dei protagonisti; in tutti e tre casi i
sogni e limmaginazione, dunque, fanno parte del processo della formazione del carattere di
ogni protagonista.

125

Ricciardi, Mario: Leducazione del personaggio nella narrativa di Italo Svevo. S.F. Flaccovio Editore,
Palermo, 1972, p. 18.
126
Ibid. p. 16.

66

Il legame tra il sogno e il lavoro.127 troviamo soprattutto in Mario, un letterato che, come
abbiamo gi detto, trasmette metaforicamente i propri sogni e le immaginazioni tramite le
storie di tutti i giorni dei passerotti.
La sensibilit diversa dagli altri, unattitudine allemozione e alla commozione che
connessa con quelle strutture immaginative [...] e

in una condizione di inferiorit nei

confronti di un sistema di valori che non riconosce pi alla raffinatezza delle sensazioni il
valore aristocratico.128 Anche tale fatto testimonia una certa anormalit ben palpabile in tutti
e tre i protagonisti delle novelle. I nostri protagonisti non sono pi giovinetti come Alfonso,
sono uomini gi adulti, anziani con le esperienze alle spalle, tuttavia, abbiamo potuto vedere
che la sensibilit giovanile non li ha abbandonati e anzi, li insegue e loro non sono in grado (o
forse non ne hanno nemmeno volont) di liberarsene.

4.1.2 Senilit (Emilio Brentagni)


Deformazione artistica.129 Riguarda Mario che si libera dai dubbi, da qualsiasi idea
opprimente e dallinsoddisfazione soprattutto scrivendo favole. Un altro caso si trova anche
nel buon vecchio incompreso, il quale invece di esprimersi parlando pi con il dottore o
addiritura con la fanciulla, si limita anche lui alla scrittura delle note sulla giovinezza e sulla
vecchiaia.
Un inetto che combatte con le armi del sogno e dell'immaginazione in un mondo dominato
dallaggressivit, dalla forza, dalla violenza.130 Un sogno nella funzione di una forza
temporale che serve a premunirsi contro la ferita psichica che ogni nostro protagonista
potrebbe incassare dalla realt dolente. Le fantasie che non hanno pi molto in comune con
i sogni di giorno di Alfonso. I suoi sogni [di Emilio] sono i frutti dellimmaginazione di un
letterato ozioso che cerca un ideale della Donna e di un rapporto amoroso connesso
con ella. [...] Preferisce la cecit alla chiaroveggenza che gli porta solo il dolore e
il disincanto.131 Nella maggior parte dei casi, i protagonisti trovano tale forza nellattivit
127

Ricciardi, Mario: Leducazione del personaggio nella narrativa di Italo Svevo. S.F. Flaccovio Editore,
Palermo, 1972, p. 66.
128
Ibid. p. 71.
129
Ibid. p. 22.
130
Ibid. p. 28.
131
Flemrov, Alice: Italo Svevo a jeho literrn postava. Isitituto italiano di cultura, Praha 1997, p. 52.

67

letteraria: Mario e il buon vecchio, nellubriachezza nel caso del protagonista del Vino
generoso. Nonostante ci, come abbiamo visto, non evitano mai la sconfitta.
Immerso nella degradazione piccolo-borghese [...], perch () artista fallito.132 Proprio
come Emilio anche Mario non si presenta proprio come un autore importante e la burla, al
contrario, funziona come un modo per fargli capire la sua inconsistenza.
Nella vicenda d'amore [...] organicamente inferiore, debole e soprattutto incapace di
reggere il confronto.133 Parlando della vicenda damore, possiamo riferirci solo al buon
vecchio che infatti dimostra linferiorit e la debolezza nei confronti della fanciulla. Se
considerassimo nella nostra riflessione la vicenda damore in senso metaforico,
unespressione di una storia importante, avremmo a disposizione subito anche unaltra
conferma di quello che abbiamo detto prima; anche su Mario e il protagonista di Vino
generoso che nei loro rapporti con gli altri risultano inferiori e deboli. Lincapacit di
affrontare un confronto un tratto pi o meno presente in tutti i personaggi delle novelle il
che crea spesso una tensione generale, che poi si rappresenta tramite i loro rapporti.
Maestro di virt.134 Cos potremmo chiamare anche il nostro buon vecchio. Ricordiamo
che anche lui ha intenzione di dare lezioni morali alla fanciulla la quale per non interessata
proprio come Angiolina, lamante di Emilio.
Svevo lega ciascun protagonista allambiente che gli compete, lo differenzia nel tono dagli
altri due per giungere a una opposizione.135 Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio
avviso da parte di Ricciardi: i personaggi sveviani possono trovare laffinit anche
nellappartenenza allambiente di cui fanno parte. Laffinit pi evidente vista in Amalia
(sorella di Emilio), Giulio (il fratello di Mario) e linfermiera (il personaggio de La novella
del buon vecchio) che al contrario stanno in opposizione ai personaggi che appartengono
allambiente diverso: la fanciulla, il buon vecchio e Mario.

132

Ricciardi, Mario: Leducazione del personaggio nella narrativa di Italo Svevo. S.F. Flaccovio Editore,
Palermo, 1972, p. 28.
133
Ibid. p. 77
134
Ibid. p. 77.
135
Ibid. pp. 9293.

68

Angiolina non solo rappresenta una sconfitta del mondo dell'ideale [...], ma anche la fine di
quellostinata illusione [...]; la salute organica di Angiolina si rovescia nella la vittoria di chi
pi semplice.136 Tale sconfitta del mondo dellideale, in riferimento a un rapporto amoroso,
presente di nuovo soprattutto nel buon vecchio, rispettivamente nella fanciulla che ne la
personificazione proprio come Angiolina. Tuttavia la sconfitta del mondo dellideale pu
essere percepita anche nel senso metaforico per Mario con la rivelazione della burla.

4.1.3 La coscienza di Zeno (Zeno Cosini)


Unindicazione di igiene, di terapia individuale. Nellambito dei vari mezzi che luomo pu
usare per raggiungere la salute va collocata la letteratura, larte [...]; larte un potente [...]
mezzo terapeutico.137 ben afferrabile soprattutto nel caso di Mario e del buon vecchio, due
letterati che, in corso della novella a cui appartengono, sviluppano la propria attivit letteraria
per dar sfogo alle idee che potrebbero opprimere la loro mente e potrebbero far cos male
alla salute.
La trasformazione del sogno in coscienza.138 Il fenomeno che possiamo captare nellincubo
del protagonista della novella Vino generoso nella parte finale in cui attraversando la grotta
artificiale, che assomiglia allAldil, incontra altri personaggi della novella e riconosce non
solo i loro caratteri denudati ma in parte anche il carattere proprio. Il secondo caso possiamo
scorgere solo nel buon vecchio che passa dallincubo alla realt di una crisi cardiaca.
Tematica dei rapporti padre-figlio.139 Anche se un rapporto padre-figlio non presente in
modo esplicito: in nessuna delle novelle appare, di fatti, una famiglia in cui ci sia un discorso
di un padre e un figlio. Comunque, nei rapporti, con cui il lettore ha che fare nelle novelle,
troviamo di sicuro un legame psicologico che potrebbe ben supplire o almeno rievocare tale
rapporto familiare, lo ricordiamo per esempio nel rapporto tra Mario e Giulio, o piuttosto tra
Mario e il capufficio Brauer che gli concede un inestimabile sostegno sia psicologico, sia
professionale. (Infatti, nellambito della comparazione, il rapporto molto vicino, per non
familiare, fa ricordare ancora meglio il rapporto tra Emilio e Balli nel romanzo di Senilit.)
136

Ricciardi, Mario: Leducazione del personaggio nella narrativa di Italo Svevo. S.F. Flaccovio Editore,
Palermo, 1972, pp. 8485.
137
Ibid. p. 43.
138
Ibid. p. 44.
139
Ibid. p. 139.

69

Il problema della salute, della morte.140 temi principali delle opere di Svevo; la salute e
la malattia sono i due poli attorno a cui ruota l'esistenza dell'uomo, ma la salute e malattia
come forze organiche e onnipotenti che condizionano qualunque atto, qualunque fatto.141
I temi che appaiono in tutti e tre le novelle ed i loro protagonisti anziani si cimentano con i
vari problemi di salute i quali, a volte, li portano quasi alla morte e infatti condizionano
qualunque loro atto e qualsiasi cosa loro facciano.
Per concludere il nostro elaborato pi compiutamente, aggiungiamo ancora solo un poscritto:
Abbiamo esposto una certa quantit di tratti specifici che risultano dai fenomeni presenti nelle
vicende narrate nelle novelle analizzate e ci permettiamo di sostenere che abbiamo trovato tali
qualit dei personaggi che siano rilevanti per raggiungere lobiettivo della tesi. Ricordiamo
per che un personaggio di un racconto sempre comunque unentit aperta, perci, anche se
ci fossero ancora tanti altri tratti afferrabili, ovvio che, in un mondo fittizio dalle inesauribili
e impensabili possibilit, ci sarebbero sempre alcuni tratti che per un lettore rimarrebbero
invisibili, dunque condannati a rimanere inafferrabili.

140

Ricciardi, Mario: Leducazione del personaggio nella narrativa di Italo Svevo. S.F. Flaccovio Editore,
Palermo, 1972, p. 41.
141
Ibid. p. 47.

70

5 NOTA BIBLIOGRAFICA
5.1 Letteratura primaria
Svevo, Italo: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In: Svevo, Italo: Novelle,
a cura di Gabriella Contini, Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986.
Svevo, Italo: Vino generoso. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini, Arnaldo
Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986.
Svevo, Italo: Una burla riuscita. In: Svevo, Italo: Novelle, a cura di Gabriella Contini,
Arnaldo Mondadori Editore S.p.A., Milano 1986.

5.2 Letteratura secondaria


Barthes, Roland: S / Z. Paris 1970 (trad. it. S / Z, Torino 1973), In: Chatman, Seymour:
Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003.
Barthes, Rolland: Introduzione allanalisi strutturale dei racconti. pp. 2930, In: Chatman,
Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003.
Bremond, Claude: Le message narratif. p. 15, In: Chatman, Seymour: Storia e discorso.
Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003.
Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003.
Crane, Ronald: The Languages of Criticism and the Structure of Poetry, Toronto 1953, p. 16,
In: Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003.
Flemrov, Alice: Italo Svevo a jeho literrn postava. Isitituto italiano di cultura, Praha 1997.
Forster, M. Edward: Aspetti del romanzo. Il Saggiatore di Alberto Mondadori, Milano 1963.

71

Golden Hardison: Aristotles Poetics. pp. 4, 82, In: Chatman, Seymour: Storia e discorso.
Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003.
Hodrov, Daniela: Na okraji chaosu. Torst, Praha 2001.
La Vallay, J. Albert: Focus on Hitchcock. New York, 1972, p. 43, In: Chatman, Seymour:
Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003.
Lavagetto, Mario: Limpiegato Schmitz e altri saggi su Svevo. Giulio Einaudi Editore,
Torino 1975.
Les hommes-rcits, In: Potique de la prose, p. 78, In: Chatman, Seymour: Storia e discorso.
Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003.
Liddell, Robert: A Treatise on the Novel. London: Jonathan Cape, 1947, capitolo 6,
In: Chatman, Seymour: Storia e discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003.
Lunetta, Mario: Invito alla lettura di Svevo. Mursia, Milano 1990.
Propp, Vladimir: Morfologia della fiaba. In: Chatman, Seymour: Storia e discorso.
Il Saggiatore S.p.A. Milano 2003.
Ricciardi, Mario: Leducazione del personaggio nella narrativa di Italo Svevo. S.F. Flaccovio
Editore, Palermo 1972.
Tomaevskij, Boris: La costruzione dellintreccio. p. 337, In: Chatman, Seymour: Storia e
discorso. Il Saggiatore S.p.A, Milano 2003.
Tortora, Massimiliano: Svevo novelliere. Giardini Editori e Stampatori, Pisa 2003.

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