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INTRODUZIONE

1 Definizione e classificazione dei segnali.


Una grandezza fisica, alla cui variazione in funzione di determinate variabili, quali, ad
esempio, il tempo, le coordinate di un punto nel piano o entrambe, associata una certa
quantit di informazione, costituisce un segnale.
A seconda degli aspetti che interessa mettere in evidenza possibile classificare i segnali
secondo criteri diversi.
Una prima classificazione di natura fenomenologica. Essa basata sul tipo d'evoluzione subita dal segnale in funzione delle variabili indipendenti. Su questa base i segnali si
distinguono in determinati e aleatori.
Limitandosi per il momento a considerare segnali che dipendono esclusivamente dal
tempo, un segnale si dice determinato se i valori che esso assume in corrispondenza ad un
qualsiasi istante sono conosciuti esattamente. Per contro i segnali aleatori sono quelli il cui
andamento temporale imprevedibile, anche se possibile determinarne alcune caratteristiche medie. Di conseguenza, mentre un segnale determinato perfettamente ripetibile,
altrettanto non si pu dire per un segnale aleatorio giacch, per la sua natura casuale, esso
pu assumere forme diverse anche se osservato in esperimenti effettuati nelle medesime
condizioni.
Una seconda classificazione dei segnali di natura morfologica. Essa si basa sul carattere continuo o discreto dell'ampiezza del segnale o dalle variabili da cui dipende la sua evoluzione.
Facendo riferimento a segnali dipendenti soltanto dal tempo, si possono distinguere i segnali continui nel tempo (segnali a tempo continuo) e i segnali discreti nel tempo (segnali
a tempo discreto).

s (t )

Nel primo caso la variabile t pu

s (t)
a)

b)

assumere un qualsiasi valore appartenente ad un assegnato intervallo di


ampiezza finita o infinita (v. Fig. 1,a).
Nel secondo caso la variabile indipen-

s (t )
qk

s (t)
c)

d)

qk
T

Fig.1 a) Segnale a tempo continuo. b) Segnale a tempo discreto. c) Segnale quantizzato. d) Segnale numerico.

dente definita in un insieme al pi


numerabile
di
valori
{tn } con
tn1 tn tn +1 (v. Fig. 1,b). Di

norma gli istanti {tn } si succedono con


regolarit cio si ha tn = nT cosicch
l'insieme {tn } completamente specifi-

cato individuando il periodo T ed il campo di variabilit dell'indice n .


Se infine l'ampiezza del segnale pu assumere un insieme finito di valori

{qn }

con

qn 1 qn qn +1 , il segnale si dice discreto in ampiezza. Un segnale discreto in ampiezza pu

-2-

G. Mamola: Lezioni di Comunicazioni Elettriche

essere ulteriormente classificato in segnale quantizzato (v. Fig. 1,c) e in segnale numerico
(v. Fig. 1,d) se esso a tempo continuo o discreto.
Una terza classificazione di natura energetica.
A tale scopo si definisce energia specifica associata ad un segnale rappresentato da una
funzione definita su tutto l'asse dei tempi a valori generalmente complessi, la quantit:

E=

(1.1)

s (t ) dt lim
2

T T

s (t ) dt

e cio intendendo che lintegrale su tutto lasse reale sia definito come il valore principale di
Cauchy.
La potenza specifica, in armonia con la (1.1), definita dal limite:

P = lim
T

(1.2)

1
T

T
2

T2

s(t ) dt

Le definizioni di energia specifica e di potenza specifica appena fornite per i segnali a


tempo continuo possono essere facilmente estese ai segnali a tempo discreto. In tal caso l'energia e la potenza specifica del segnale sono rispettivamente definite dalle:

E =T

(1.3)

s(nT )

n =

1
P = lim
N
2N + 1

(1.4)

s(nT )

Si noti che un segnale ad energia finita presenta una potenza specifica nulla; inoltre se la
potenza specifica definita dalla (1.2) o dalla (1.4) maggiore di zero, le quantit a secondo
membro delle (1.1) e (1.3) non sono finite.
Ci premesso, si definiscono segnali ad energia finita quei segnali la cui lenergia specifica finita. Si dicono a potenza finita quei segnali per i quali finita e non nulla la potenza specifica.
Un'ulteriore classificazione di natura dimensionale. Essa basata sul numero di variabili indipendenti da cui il segnale dipende. Ad esempio i segnali che dipendendo soltanto
dal tempo sono mono-dimensionali, mentre unimmagine fissa e una sequenza di immagini
in bianco e nero sono esempi di un segnale rispettivamente bi- e tri-dimensionale.

2 Segnali notevoli.
In quel che segue sono presentati alcuni segnali di uso corrente.

2.1 Segnali a tempo continuo.


2.1.1 - Esponenziale complesso.
s( t) = Ae

(2.1)

j2

t
T0

un segnale complesso a potenza finita dato che risulta:


1 T2
1 T2
2
2
P = lim
s(t)
dt
=
A
lim
dt = A 2
(2.2)
T
T
T T 2
T T 2

2.1.2 - Segnali sinusoidali


(2.3)

sc (t ) = A cos 2 Tt

ss (t ) = A sin 2 Tt

Introduzione

-3-

Anche questi sono segnali a potenza finita dal momento che si ha:
t
1 T2
1 T2 1 + cos(4 T0 )
2
2
t

=
Pc = A2 lim
dt
A
dt =
cos
(2
)
lim
T0
T T T2
T T T2
2
(2.4)
2
T
sin(2 TT ) A2
1 T2
A
2
0
=
= A2 lim T 12 dt + T 12 cos(4 Tt )dt =
1 + lim
0
2
T T 2
2 T 2 TT0 2

In modo analogo

1
Ps = A lim
T T
2

(2.5)

1
T T

= A2 lim

T
2
T
2

sin

T
2

1
T2 2

dt

1
cos(4 Tt )dt
0
T2 2

T
2

1 cos(4 Tt )

T
2

1
= A lim
T T

(2 Tt )dt
0

T
2

dt =

sin(2 TT ) A2
A2
0
1 lim
=
2 T 2 TT 2
0

2.1.3 - Rettangolo unitario.


Si consideri la funzione rect( x) definita dalla
x < 12
1
rect( x) =
(2.6)
x > 12
0

rect(x )
1

che rappresenta un rettangolo di altezza unitaria confinato


nellintervallo 12 , 12 , come mostrato in Fig. 2. Il segnale

(2.7)

s( t) = rect(Tt )

1
2

1
2

Fig.2 Rettangolo unitario.

rappresenta, di conseguenza, un rettangolo di altezza unitaria confinato nellintervallo


T2 , T2 .

Il segnale s(t) , definito dalla (2.6) un segnale ad energia finita essendo

E=

(2.8)

T
2

T
2

T
2

s(t ) dt =

T
2

dt = T

2.1.4 - Segnale sinc.


Si consideri la funzione sinc(x) definita dal-

sinc(x)
la:

sinc( x ) =

(2.9)

1
x

sin(x )
x

Essa, come mostra la Fig. 3, vale 1 per x = 0 e


si annulla nei punti

x = 1, 2, . Quando

x la funzione sinc(x) tende a zero come

x .
2.1.5 Funzione segno.
Si consideri la funzione sgn( x) definita dalla:

Fig.3 Funzione sinc.

(2.10)

sgn( x) =

x 1
=
x 1

x>0
x<0

e rappresentata in Fig. 4. Ad essa corrisponde un segnale a potenza


finita essendo;
(2.11)
2.1.6 - Gradino unitario.
definito dalla

sgn(t)
1
-1

1 T2
1 T2
2
sgn
(
)
lim
t
dt
=
dt = 1
T T T2
T T T2

P = lim

Fig.4 Funzione segno.

-4-

G. Mamola: Lezioni di Comunicazioni Elettriche

1
u(t ) =
0

(2.12)

t>0
t<0

u(t )
1

ed rappresentato in Fig. 5.
Esso un segnale a potenza finita essendo:
1 T2
1 T2
1
(2.13)
P = lim u2 (t )dt = lim dt =
0
0
2
T T
T T

Fig.5 Gradino unitario

2.2 Segnali a tempo discreto.


2.2.1 Impulso unitario.

Il segnale (nT) definito dalla (v. Fig. 6):


n=0
1
(nT ) =
(2.14)
n0
0

( nT )
1

un segnale ad energia finita essendo

E=

(2.15)

2 (nT) = 1

nT

Fig.6 Impulso unitario.

n=

2.2.2 - Gradino unitario.


Il segnale:

u ( nT )
1

n0
n< 0

1
u(nT) =
0

(2.16)

rappresenta il gradino unitario tempo discreto (v. Fig. 7). Esso

nT

Fig.7 Gradino unitario.

un segnale a potenza finita essendo:


N
1
N +1 1
(2.17)
P = lim
lim
=
u 2 (nT) = N
2
N 2N + 1
2N + 1
N

3 La delta di Dirac.
Per ottenere una rappresentazione intuitiva della delta di Dirac, basta considerare che,
per ogni funzione (t ) continua nel punto t = 0 , si pu scrivere, invocando il teorema della
media:
In =

(3.1)

n rect(nt )(t )dt = n 21n (t )dt = ( t )

2n

essendo t un opportuno istante appartenente allintervallo 21n , 21n . (vedi Fig. 8). Al divergere di n si ha:

(3.2)

lim I n

= (0)

(t)

dato che, al crescere di n , t tende a zero. Supponendo


che si possono commutare le operazioni di limite con

1
2n

Fig.8 Valutazione dellintegrale I n

quello di integrazione, dalla (3.1), si ha:


(3.3)

1
2n

(t )(t )dt = (0)

dove si definito delta di Dirac la quantit:


(t) = lim n rect(nt )
(3.4)
n

da osservare che la (3.3) deve intendersi come una formale scrittura delle operazioni
indicate dalla (3.2).
da osservare infine che seguendo tale interpretazione, dalla (3.4) si ottiene:

Introduzione

-5-

(t t0 ) = lim n rect[n(t t0 )]

(3.5)

che equivale alla:

(3.6)

(t t0 )(t )dt = (t0 )

che definisce la delta di Dirac traslata.


Daltra parte, essendo:
(3.7)

(t t0 )

(t )

lim

si ha al limite per n :

Fig.9 - Rappresentazione della (t ) e


della (t t0 ) .

n rect(nt )dt = 1

(t )dt = 1

(3.8)

t0

Le (3.7) e (3.8) si interpretano dicendo che la delta di


Dirac pu essere considerata come il limite di una classe

funzioni rettangolari di area unitaria al tendere a zero della loro durata. La delta di Dirac
nulla su tutto lasse reale eccetto che allorigine dove non definita. In ogni caso la sua area
unitaria. Per questo motivo essa rappresentata mediante una freccia rivolta verso lalto e
spiccata nel punto t = 0 . (v. Fig. 9). La delta traslata si rappresenta com mostrato nella
stessa Fig. 9.

4 Caratteristiche e propriet della delta di Dirac.


4.1 - La delta di Dirac la derivata del gradino unitario.
Poich :

n rect(n)d = 12 + nt

(4.1)

t < 21n
21n t
t>

1
2n

1
2n

passando al limite per n si ha:

(4.2)

()d = u (t )

dalla quale discende:


(t ) =

(4.3)
4.2 - Derivate generalizzate.

du (t )
dt

La delta di Dirac consente di dedurre uninteressante


rappresentazione della derivata di una funzione continua
a tratti. Sia f (t) una funzione continua ovunque tranne
che nel punto t 0 dove presenta un salto di valore

0 = f
(4.4)

+
(t0 )

f ( t0 ) .

Si pu scrivere:
f (t) = fc (t ) + 0u (t t0 )

f(t)

t0

fc (t)

Fig.10 Funzione continua a tratti.

dove fc (t ) la funzione ottenuta da f (t) eliminando il salto (v. Fig. 10). Poich fc (t ) continua e derivabile ovunque tranne eventualmente nel punto t = t0 dove si potrebbe avere

f (t0 ) f (t0+ ) , risulta, con esclusione del punto t = t0 :


(4.4)

f (t ) = fc (t ) + 0 (t t0 )

che costituisce la derivata generalizzata della funzione f (t) .

-6-

G. Mamola: Lezioni di Comunicazioni Elettriche

Pi in generale, se la funzione f (t) subisce nellinsieme dei punti {ti }i =1 dei salti di valore
N

i = f ( ti ) f (ti ) la derivata generalizzata di f (t) vale, con esclusione del punto t = t0 :


N

f (t ) = f c (t ) +

(4.5)

i (t ti )

i =1

5 La pseudo-funzione t 1 .
La funzione t

non sommabile su un qualsiasi intervallo contenente lorigine e tanto

meno lo t ( t) (salvo che (t) non risulti infinitesima nellorigine). Ciononostante pu de1

finirsi un valore principale di Cauchy dellintegrale improprio di t ( t) :


(5.1)

VP

(t )
dt = lim
0
t

(t )
dt

per ogni (t) che garantisce la convergenza della (5.1). Ci significa che alla funzione t

( ), definita dalla:

associarsi la cosiddetta pseudo-funzione Pf t


(5.2)

pu

( )

Pf t 1 (t )dt = VP

(t )
dt
t

6 La convoluzione.
6.1 Segnali a tempo continuo.
Si definisce convoluzione fra due segnali s1 (t ) e s2 (t ) a tempo continuo il segnale s(t )
definito dalla:
(6.1)

s (t ) =

s1 () s2 (t )d = s1 s2

Risulta anche, come si pu verificare operando il cambiamento di variabili t :


(6.2)

s (t ) =

s1 (t ) s2 ()d = s2 s1

pertanto la convoluzione gode della propriet commutativa. Inoltre facile verificare che gode anche della propriet distributiva e cio:
(6.3)

s1 ( s2 + s3 ) = s1 s2 + s1 s3

Identificando uno dei due segnali con la delta di Dirac (t) , tenendo conto della (3.6), si
pu scrivere:
(6.4)

s(t )()d = s(t )

che pu essere interpretata nel seguente modo:


(6.5)

s = s = s

e cio la delta di Dirac costituisce lelemento unitario della convoluzione.


Per meglio comprendere il significato della convoluzione in Fig. 11 sono indicate le varie
fasi che conducono alla (6.1) o (6.2). A proposito di tale figura si ricordi che essendo

s( t ) = s[ ( t)] , il segnale s( t ) si pu pensare ottenuto ritardando di t il segnale s( )


ottenuto da s( ) per inversione dellasse dei tempi.

Introduzione

s1 ( )

-7-

s2 ( )

s1 ( )

Inversione nel tempo


s2 ( )

Traslazione
s1 (t )

s2 (t )

s(t)

Fig.11 Convoluzione fra due segnali nel dominio del tempo.

Esempio E.1

Si determini la convoluzione del segnale s (t ) = rect ( Tt ) con

se stesso.
Risulta per t > 0 (v. Fig. E.1)

d = T t

s (t ) =
0
In modo analogo per t < 0 si ha:
0
s (t ) = | t |
d = T | t |

rect

+t

rect t

0 t T

T
2

T
2

t > T

T
2

T
2

Fig.E.1

t < T

T t 0

e cio
s (t ) = ( T | t | ) rect

( 2tT )

La valutazione della convoluzione fra due segnali pu, in taluni casi, essere semplificata
procedendo come di seguito indicato.

-8-

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Se s (t ) denota la derivata della s(t ) rispetto a t , si pu scrivere:

s (t ) =

(6.6)

t0

s ()d + (t0 )

dove t 0 denota un opportuno istante e


(6.7)

s (t0 ) =

s1 () s2 (t0 )d =

s1 (t0 ) s2 ()d

Daltronde, derivando la (6.1) o (6.2) si ottiene:


(6.8)

s (t ) =

s1 () s2 (t )d =

s1 (t ) s2 ()d

che, sostituita nella (6.6) consente di ottenere il risultato.


La procedura pu eventualmente iterarsi facendo intervenire la derivata seconda del segnale s(t ) .
evidente che il metodo sopra presentato si rivela efficace in quei casi in cui lintegrale
definito dalla (6.6) si calcola pi semplicemente dellintegrale che compare nella (6.1) o (6.2)
Esempio E.2
Si risolva lesempio precedente con il metodo della derivazione.
Scegliendo t0 = 0 risulta:

s (t0 ) = rect ( T ) rect ( T ) d = rect ( T ) d = T

Inoltre essendo (vedi Esempio E.1):


d
dt

risulta
s ( t ) =

rect

rect ( Tt ) = ( t +

T
2

) ( t T2 )

( t T ) { ( + ) ( )} d = rect ( t +T
T
2

T
2

e quindi:
s (t ) = ( T ) rect

T
2

rect

( )
t T2
T

( )

2T

6.2 Segnali a tempo discreto.


Si definisce convoluzione fra due segnali s1 (nT ) e s2 (nT ) a tempo discreto il segnale
(nT ) definito dalla:

(6.9)

s(nT ) =

s (kT )s (nT kT ) = s s
1

k =

che effettuando la trasformazione di indici n k k diviene:

(6.10)

s(nT ) =

s (nT kT )s (kT ) = s
1

s1

k =

Pertanto la convoluzione gode della propriet commutativa. Si ha inoltre (propriet distributiva):


(6.11)

s1 ( s2 + s3 ) = s1 s2 + s1 s3

Se si identifica uno dei due segnali con limpulso unitario (nT) , si ha:

(6.12)

s(nT kT )(kT ) = s(nT )

k =

che pu essere interpretata nel seguente modo:

Introduzione

-9-

s = s = s

(6.13)

e cio limpulso unitario costituisce lelemento unitario della convoluzione definita nel tempo
discreto.
6.3 - Durata della convoluzione.
Siano s1 () e s2 () due segnali con supporti (t1 , T1 ) e (t2 , T2 ) limitati. In Fig 12 sono rappresentati i supporti dei segnali s1 () e s2 () nonch quelli di s1 (t ) e s2 (t ) rispetti-

Fig. 12 Durata della convoluzione

vamente. evidente che lintegrale di involuzione nullo quando gli intervalli (t1 , T1 ) e

(t T2 , t t2 ) sono disgiunti oppure se sono disgiunti gli intervalli (t2 , T2 ) e (t T1 , t t1 ) . Questo


accade quando sono soddisfatte le condizioni:
(6.14)

t1 > t t2

T1 < t T2

t2 > t t1

T2 < t T1

oppure
(6.15)

Ci comporta che la convoluzione identicamente nulla in tutti gli istanti che sono esterni allintervallo:

t1 + t2 < t < T1 + T2

(6.16)

La durata della convoluzione vale quindi:


(6.17)

= (T1 t1 ) + (T2 t2 )

e cio pari alla somma delle durate dei segnali componenti.


immediato verificare che se uno solo dei due segnali a durata non limitata anche la
convoluzione ha durata non limitata.
Le considerazioni svolte per i segnali a tempo continuo valgono, com facile verificare,
anche per i segnali a tempo discreto.

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