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CAUSE DI GIUSTIFICAZIONE

Successivamente alla verifica dell'esistenza di un fatto tipico, necessario


postulare un ulteriore giudizio riguardante la sua antigiuridicit oggettiva:
giudizio che deve essere compiuto valutando l'esistenza o meno i eventuali
cause di giustificazione capaci di attribuire al fatto il carattere di liceit.
La prevalenza dell'interesse sotteso alla causa di giustificazione fa s che la
condotta realizzata sia considerata lecita alla stregua dell'intero ordinamento.
Pertanto la presenza di una scriminante, oltre a rendere inapplicabile ogni tipo
di sanzione, esclude che il fatto commesso possa essere legittimamente
ostacolato da terzi: posto che la qualifica di liceit implica la presenza di un
permesso giuridico di agire, appare razionale che ad essa corrisponda una
situazione di soggezione da parte di terzi (consistente proprio nell'obbligo di
astenersi dall'interferire nel concreto esercizio dell'attivit giustificata).
Quanto all'idoneit di una norma a determinare la soccombenza dell'interesse
posto alla base della norma incriminatrice, sembra congruo affermare che la
stesse disposizioni permissiva derivi da fonte analoga a quella posta alla base
della fattispecie di reato: la legge deve conferire alla norma permissiva un
rango corrispondente alla norma incriminatrice.
DETERMINATEZZA
La tendenza ad ammettere una maggiore flessibilit e genericit delle
disposizioni permissive, sul presupposto del loro carattere favorevole al reo,
non sembra sufficientemente fondata: essa si traduce nel conferire alla
pubblica autorit o ai privati il potere di perseguire in forma sostanzialmente
arbitraria la tutela di determinati valori oltre i limiti segnati dal diritto penale.
La norma penale rappresenta l'espressione degli interessi riconosciuti alla
vittima del reato e non , dunque, pensabile che il fenomeno della
giustificazione possa mettere a repentaglio simili esigenze di tutela, ad arbitrio
di chi pretenda di avvalersi di un potere svincolato da specifici presupposti
legittimanti. A sbarrare il passo ad inaccettabili conseguenze si pone il rilievo
essenziale secondo cui , non appena si profili il rischio di dover applicare una
disposizione permissiva a contenuto generico, il suo potenziale effetto
scriminante verr ad essere necessariamente limitato dal tenore tipico e
determinato proprio della fattispecie incriminante
L'art. 832 c.c. richiama genericamente i contenuti del diritto di propriet
facolt di godere e disporre delle cose: la norma incriminatrice che punisce
l'incendiare una cosa propria ma con pericolo per la pubblica incolumit
impedisce la applicazione della norma sul diritto di propriet, riguardando essa
una ipotesi speciale, e cio maggiormente definita e circoscritta, rispetto
all'ampio fascio di situazioni riconducibili alla disposizione generale,.
Affinch possa accadere il contrario, viceversa, dovr richiedersi che proprio
quest'ultima sia in grado di esprimere un contenuto maggiormente specifico e
caratterizzante: il taglio delle radici dell'albero del vicino (art 896 c.c) presenta
un contenuto chiaramente speciale rispetto alla fattispecie di danneggiamento.

ESERCIZIO DI UN DIRITTO
L' art. 51 c.p delinea le due cause di giustificazione consistenti nell'esercizio di
un diritto e nell'adempimento di un dovere, stabilendo espressamente che essi
escludono la punibilit.
Il concetto di diritto, secondo l'opinione prevalente, deve essere riferito a tutte
le ipotesi in cui l'ordinamento attribuisce una facolt di agire nell'interesse
proprio o di terzi: diritti soggettivi, potest, diritti potestativi, ufficio privato
(es. tutore degli interdetti), interesse legittimo (nei limiti in cui gli si riconosca
un contenuto di attivit) ed altre situazioni giuridiche.
L'attribuzione al concetto di diritto di un contenuto ampio deriva dal fatto che:
- l'art. 51 non contiene alcun riferimento esplicito alla categoria di diritto
soggettivo, i cui confini sono peraltro tuttora incerti e controversi;
- l'esigenza di assicurare la prevalenza dell'interesse per cui il diritto
attribuito (e di evitare antinomie nell'ordinamento) si prospetta negli stessi
termini per tutte le situazioni giuridiche di tipo attivo.
Un'ulteriore questione quella concernente il tipo di fonte abilitata a porre il
diritto con effetto scriminante.
- Diritto derivante da fonte diversa da quelle interne all'ordinamento nazionale
(appartenente ad altro ordinamento o ad una normativa sovranazionale):
il principio di sovranit dello Stato si oppone all'idea che l'effetto scriminante
possa prescindere da una qualificazione normativa interna al sistema giuridico
che contempla come reato il fatto che dovrebbe essere giustificato.
Perch la scriminante possa operare, occorrer dunque che sia lo stesso diritto
dello Stato a consentire il rinvio all'ordinamento straniero.
Quanto ai rapporti tra il sistema nazionale e normativa di fonte comunitaria, le
disposizioni comunitarie dotate di efficacia diretta sono in grado di produrre
effetti favorevoli sulla posizione di soggetti interessati alla loro applicazione
(mentre non possono, al contrario, estendere l'area della punibilit). Quindi,
niente impedisce che possano rendere leciti i fatti contemplati all'interno delle
legislazioni nazionali (almeno che non sia del tutto incompatibili con esse).
- La legge ordinaria non pu che essere considerata fonte di diritto: la fonte
secondaria eventuale potr soltanto connotare ulteriormente i presupposti di
operativit della scriminante.
- Assai dubbia appare l'ammissibilit di previsioni contenute in legge regionale.
- Nel caso in cui la fonte del diritto scriminante sia la Costituzione si pongono
dei problemi: il diritto risulta di solito formulato in maniera ampia e generica
(la Costituzione esprime principi e non regole immediatamente applicabili) il diritto non pu tollerare delle limitazioni che, a loro volta, non provengano da
fonte costituzionale. E' necessario procedere alla determinazione della sfera di
prevalenza dell'interesse sotteso al diritto e di quello sotteso alla norma
incriminatrice (rendere certi e determinati i confini della scriminante).
Si pensi al diritto di cronaca (tutelato dall'art 21 della Costituzione): l'opinione
diffusa quella di ritenere che eventuali notizie offensive dell'altrui onorabilit
(tutelata certamente dall'art 2) siano lecite solo in presenza di alcuni requisiti:
verit del fatto narrato interesse sociale alla sua divulgazione modalit di
espressione non offensive. Ecco che la portata della scriminante scriminante
viene limitata sulla base della necessit di tutelare altri interessi costituzionali.

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