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Crossing Changes / COME LACQUA BOLLE RICORDI CULINARI

di e con Olivia Papili, Debora DAndrea, Francesco Spaggiari


Musiche originali: Francesco Spaggiari

SCHEDA GENERALE
Personaggi: due ragazze, un ragazzo (chitarrista). Trentenni.
Location: casa privata (ideale salotto open space con cucina a vista).
Attrezzatura: cucina con fornelli, un tavolo, una poltrona, due sedie, quaderno di
ricette, utensili da cucina, ingredienti.
Durata: 40 minuti.
Ricetta cucinata in scena: crema pasticcera alla vaniglia e al cioccolato.
Ricette lette, commentate o nominate: ciambelline di magro, ciambelle bollite
allanice, palline di cioccolata, torta margherita e altre.
Soggetto: Roma. Una domenica in un appartamento in condivisione. Due ragazze
cucinano una torta di compleanno per il nipote di una delle due, mentre un ragazzo
si esercita a suonare la chitarra. Dai loro dialoghi ironici emergono conflitti di
relazione e familiari, e ricordano la loro infanzia attraverso le ricette. Tra le
differenze regionali scoprono che le loro famiglie hanno una radice comune:
leducazione attraverso la condivisione e la ritualit dei pasti. Alla notizia che il
bambino ha linfluenza e il compleanno non si far, i tre si ritrovano attorno a un
tavolo a mangiarsi la torta: in quel momento, qualcosa cambiato nel modo in cui
stanno insieme.
Tema: La costruzione della propria identit attraverso la migrazione dei saperi da
una regione allaltra, da una generazione allaltra, dallinfanzia allet adulta.

NOTE DI DRAMMATURGIA
|| Lidea ||
In una casa privata raccontiamo due storie: due nonne, due famiglie, due parti
dItalia diverse, il Centro e il Sud. Mia nonna Giuseppina (detta Peppa), abruzzese
trapiantata nella Sabina, e la nonna di Debora, Maria Giovanna (detta Nannina),
pugliese doc dellAlto Tavoliere. Prepariamo in scena qualche ricetta facile e veloce,
di quelle che nessuno si fila pi, ma che rappresentano da dove veniamo e che
fanno parte di ci che siamo, che nascondono tra i loro ingredienti i nostri conflitti,
le nostre risate e le nostre paure. Le ciambelline di magro, la crema pasticcera, le
palline di cioccolata.
Ogni famiglia ha ricette cos, legate alle nostre vite e a quelle dei nostri antenati:
ricette tramandate, ricette rinominate. Ogni famiglia, alla fine, si assomiglia nelle
sue differenze.
Cuciniamo in occasione del compleanno di mio nipote, e la famiglia non soltanto
quella che in vita adesso ma quella che contenuta nelle nostre parole. Francesco
parte di questo discorso con la sua chitarra e con i suoi ricordi della Romagna.
In questo processo di rielaborazione della memoria sfatiamo anche alcuni luoghi
comuni generazionali e trasformiamo le ricette grazie a principi di alimentazione pi
consapevole.
|| Lo sviluppo ||
Una domenica come tante, tre coinquilini trentenni (Olivia, Debora e Francesco) con
personalit e origini molto diverse tra loro (Abruzzo, Puglia e Romagna) si trovano
nella loro sala da pranzo, con cucina a vista. Le due amiche sono ai fornelli, e tra una
chiacchiera e laltra preparano la crema pasticcera per riempire la torta di
compleanno del nipote di una delle due, mentre il loro coinquilino si esercita alla
chitarra e commenta i loro discorsi.
Le ragazze cucinano spinte da unoccasione particolare, sforzandosi in qualcosa che
evidente non hanno pi fatto. Si lasciano guidare dai ricordi dinfanzia, come se
tutto ci che sanno della cucina lavessero appreso allora dalle loro mamme e prima
ancora dalle loro nonne (Peppa e Nannina) e poi non lavessero pi utilizzato nella
loro vita quotidiana. Poich provengono da tre regioni diverse, inevitabilmente i loro
ricordi sono conflittuali, ma anche i rapporti tra di loro nascondono dei conflitti.
Anche semplicemente che cosa mettere su una fetta di pane (sciapo/non sciapo?)
diventa motivo di discussione. Dai loro racconti emergono clich e rispettive
smentite scientifiche attuali. Le ricette che vengono spiegate per hanno tutte un
aggancio profondo pi nella storia familiare che nella tradizione popolare della
regione dorigine.
Dopo aver esplorato i contrasti, iniziano ad emergere le similitudini: nella semplicit
delle loro materie prime e degli strumenti a disposizione, nella cura con cui queste

ricette venivano preparate, nella ripetuta ritualit con cui venivano eseguite, e nel
piacere con cui venivano consumate.
I tre amici, alla fine di questa esplorazione, si trovano a mangiarsi una torta che non
serve pi perch la festa di compleanno stato cancellata, ma si sono riavvicinati
inconsapevolmente allessenza dei rapporti umani e familiari.

NOTE DI REGIA
Lazione si apre al momento del caff, poi passa ai fornelli. I momenti di dialogo
ironici tra i personaggi cedono il passo a piccoli monologhi, ricordi dinfanzia
accompagnati dalla musica, senza appesantirne il ritmo, e a volte la musica diventa
essa stessa narratrice.
Arriva un messaggio: la torta non serve pi, niente festeggiamenti perch il bambino
ha linfluenza.
Si chiude attorno a un tavolo, i tre amici consumano insieme la torta.
Lo studio attuale si focalizza sulla stesura di un canovaccio attraverso
improvvisazioni stimolate dalla musica per far emergere i ricordi degli attori.
Seguendo una modalit di lavoro che esplora fin dalla sua formazione, la compagnia
Crossing Changes si basa su un percorso di scrittura collettiva partendo dallo studio
dei personaggi e della loro storia ed esamina varie possibilit di racconto attraverso
i diversi punti di vista prima di giungere ad un copione definitivo.

ESTRATTO A)
SCENA 1
SALA DA PRANZO CON CUCINA A VISTA.
FRANCESCO SUONA E CANTA, OLIVIA E DEBORA SONO SEDUTE A TAVOLA CON IL CAFF.
OLIVIA

E lui suona.

FRANCESCO

Ce lavete con me?

DEB/OLI

No, no. Tranquillo.

FRANCESCO

Ah beh, mi sembrava. (RIPRENDE A SUONARE)

DEBORA

Allora, iniziamo?

OLIVIA

Non mi va per niente. La domenica di una noia mortale.

DEBORA

Ma che hai fatto, non hai dormito?

OLIVIA

Insomma.

DEBORA

E perch?

OLIVIA

Boh. Non lo so. Da piccola non dormivo mai. Mi mettevo a letto,


aspettavo che tutti si addormentassero e poi mi rialzavo, chiudevo la
porta e accendevo la luce.

DEBORA

Beh, e non dormivi mai?

OLIVIA

Dormivo dopo scuola, quando non cera nessuno. Dormivo di nascosto.


Stavo sveglia di nascosto. Tutto di nascosto. Ma c la birra?

DEBORA

Sono le undici di mattina.

OLIVIA

Praticamente notte. Ancora.

DEBORA

M, muoviamoci dai, facciamo sta crema che se no si fa troppo tardi.


(PRENDE IL LATTE DAL FRIGO) Leggi la ricetta.

OLIVIA

(LEGGE DA UN PICCOLO QUADERNO) Mezzo litro di latte, 2 uova, 8


cucchiai colmi di zucchero, 8 cucchiai rasi di farina. Vaniglia.

DEBORA

(VERSA IL LATTE IN UNA PENTOLA) Ne facciamo mezzo litro alla vaniglia e


mezzo al cioccolato allora? Ci basta per riempire la torta?

OLIVIA

Penso di s.

DEBORA

Dai, fai qualcosa.

OLIVIA

Sbatto le uova con lo zucchero.

DEBORA

Brava. Ma lo sai fare?

OLIVIA

Fai poco la spiritosa. (ROMPE LE UOVA) Ma invece tua nonna? Che ti


faceva mangiare tua nonna?

DEBORA

Mia nonna mi faceva i marron glacs.

OLIVIA

Addirittura?

DEBORA

Beh, s, non erano proprio marron glacs.

OLIVIA

(CONTA I CUCCHIAI DI ZUCCHERO) E che erano?

DEBORA

Erano praticamente dei dolcetti fatti con le mandorle tritate, il cacao,


passati nel liquore e poi nello zucchero. S, non lo so perch li
chiamassero marron glacs effettivamente.

DEBORA

E poi mi ricordo la prima volta che ho visto mia nonna fare il ciambellone
che mi ha colpito perch ci metteva lolio al posto del burro.

OLIVIA

(SBATTE LE UOVA CON LO ZUCCHERO) Perch? Che c di strano? Anche


noi facevamo il ciambellone con lolio. Ciambellone era olio, olio. Olio
ovunque. Olio e uova, insomma. E anche la merenda, noi facevamo
merenda con pane, olio e zucchero. Il pane lo ammollavamo nellacqua.

FRANCESCO

(SMETTE DI SUONARE) Burro e zucchero!

OLIVIA

Ma seh, tu vieni dal nord, che ne capisci.

FRANCESCO

Manco le basi, oh.

OLIVIA

Eh s, vabb. Ma non stavi a suona?

FRANCESCO

No, ho smesso. Ricomincio solo se ti do fastidio.

DEBORA

Oh, voi due, state buoni, non ricominciate. Invece noi facevamo merenda
con pane, margarina e zucchero. Mia madre faceva merenda con pane
olio e zucchero. Per quando ero piccola io ormai lolio era considerato
una cosa provinciale, campagnola, perch tutti quelli che erano emigrati
verso il Nord, i ciao n, quando tornavano dicevano: Eh ma lolio una
cosa pesante, noi usiamo la margarina che tutta vegetale. Invece lolio
che ? Animale? Non si capisce. (PRENDE LA FARINA E AGGIUNGE I
CUCCHIAI ALLIMPASTO MENTRE OLIVIA CONTINUA A GIRARE)

OLIVIA

E comunque lo zucchero bianco fa male. Io non lo uso pi.

FRANCESCO

La solita salutista nazista.

OLIVIA

Sei meglio tu che ti fumi un pacchetto di sigarette al giorno.

FRANCESCO

Almeno so di che morte devo morire.

DEBORA

Io vi avverto, me ne vado. Altro che aiutarti a preparare la torta per il


compleanno di tuo nipote.

FRANCESCO

Povero bambino, in che mani.

OLIVIA

Mani che non puzzano di fumo.

ESTRATTO B)
MONOLOGO

OLIVIA

Ero uno spirito irrequieto nella campagna vicino alla capitale. I nostri
giochi erano in strada: cera la prova di coraggio dentro la casa
fantasma o la gara di velocit in discesa con la bicicletta.
Tutto era necessario nel tempo in cui andava fatto, seguendo lordine
preciso della giornata e delle stagioni. Le galline le ammazzavano sotto
la finestra della mia cameretta quando erano diventate vecchie, e il
rosmarino per cucinarle la domenica dovevo andare io a prenderlo
allorto.
Quando era il momento della foto di compleanno davanti alla torta, con
il vestito della festa, io avevo sempre lo sguardo arrabbiato e non
volevo spegnere le candeline. La torta era sempre la stessa, con qualche
variante. Mai quella che piaceva di pi a me.
La base di tutto era il Pan di Spagna. Chiss poi perch lo chiamavano
Pan di Spagna se Pan di Spagna non era. Soprattutto a primavera,
quando le galline producevano in continuazione, mia nonna metteva
uova dappertutto. Anche nella pizza. Limpasto era talmente denso che
neanche riuscivi a stenderlo a momenti. Che quando le chiedevi: Ma
nonna, perch cos giallo? Che ci hai messo le uova?
Io? No. Ma che dici!
Alla faccia del colesterolo.

ESTRATTO C)
RICETTA: PAN DI SPAGNA
INGREDIENTI
150 grammi di farina
150 grammi di zucchero
6 uova
1 bustina di lievito Pane degli Angeli
la scorza di un limone grattugiata

TEMPO
Trovate il vostro ritmo in cinque passi pi 40 minuti di cottura.

PREPARAZIONE
Primo passo: separare i tuorli dalle chiare, il sole dal cielo, e trasformare le chiare in
neve tentatrice ma dal sapore cos deludente.
Secondo passo: sbattere con energia i tuorli con lo zucchero e la buccia grattugiata
del limone fino ad assumere una colorazione pallida e leggera. Essenziale la
sequenza primo e secondo passo per poter economizzare tempo e risorse e non
risciacquare la frusta utilizzata, che deve essere assolutamente vergine per riuscire a
gonfiare le chiare.
Terzo passo: unire la farina e il lievito ai tuorli. La resistenza al cucchiaio si fa pi
forte e a questo punto siamo gi stanchi, ma la meta pi vicina.
Quarto passo: incorporare gli albumi montati, poco alla volta. Il precetto da
rispettare mescolare piano e dal basso verso lalto, per non smontare tutto.
Ecco il passo finale: imburrare e infarinare una tortiera, versare il composto con le
bollicine che ridono in superficie e il profumo frizzante del limone e della vaniglia in
forno gi caldo a 180 per circa quaranta minuti, finch non diventa di un bel colore
dorato.
Lattesa della cottura era costellata di continui affacciarsi allo sportello. Anche se
lassaggio del dolce ancora tiepido non era concesso un po perch la mamma
diceva che i dolci caldi fanno male allo stomaco, un po perch era riservato al
momento conclusivo del pranzo o alla colazione noi bambine ci speravamo
sempre.

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