Sei sulla pagina 1di 4

Sartre in Italia

- Luciana Castellina, 05.12.2015


Intervento. Dagli anni '40 all'incontro con Togliatti in occasione della messa in scena di "Les mains
sales", alla collaborazione con gli intellettuali italiani, alla partecipazione a numerosi convegni e la
vicinanza con i movimenti della sinistra
Pubblichiamo un ampio stralcio della comunicazione di Luciana Castellina (Sartre e lItalia) al
Convegno su Sartre tenuto allUniversit di Roma III dal titolo Che cosa un soggetto organizzato
da Roma III (Gabriella Farina) e dallUniversit di Padova (Luca Basso) in occasione delluscita del
libro di J.P.Sartre Marxismo e soggettivit. La Conferenza di Roma del 1961, a cura di Raul
Kirchmayr, prefazione di G.Marramao, con un testo di F.Jameson, editore Marinotti,Milano. Il
volume segue a beve la pubblicazione in Francia del medesimo testo uscito col titolo Ques-ce que
cest la subjectivit?, prefazione di Michl Kayl (presente al convegno assieme a altri studiosi di
Sartre, provenienti da Ungheria, Romania, Belgio e Francia )
() La prima volta che seppi di Sartre in Italia fu quando arriv nel nostro paese anche Ridgwey,
capo delle Forze armate americane, e dunque della Nato, che noi chiamavamo il generale peste.
Perch aveva minacciato luso delle armi chimiche nel caso la guerra da fredda fosse diventata calda.
Ci stupimmo che il gi assai celebre filosofo francese esternasse in quella occasione il suo giudizio
sullimportante ufficiale ricorrendo a toni quasi simili a quelli delle nostre grida nelle manifestazioni
di protesta. Doveva aver appena scritto I comunisti e la pace, un testo che gli cost, con grande
dolore, lamicizia di Camus e di Merlau-Ponty. Anche a lui non piaceva n il PCF e tanto meno lUrss,
ma rifiutava di unirsi al coro di chi denunciava lo stalinismo perch in un momento in cui cos alta
e rischiosa era la tensione causata dallaggressivit americana bisognava diceva schierarsi.
E lui si schier con i comunisti. Con quelli francesi, tuttavia, non era facile; molto pi naturale con
quelli italiani che veniva conoscendo grazie a quei suoi primi viaggi in Italia. Perch erano diversi.
(Non tutti diversissimi, comunque: basti leggere la prefazione di Mario Alicata al libro del 65 Il
filosofo e il politico, che raccoglie molti saggi dellintellettuale francese per trovare non poche
tracce della supponenza tipica anche di molti quadri italiani e in particolare di Alicata. Quanto scrive
Sartre, dice Alicata, spesso sbagliato, sgradevole e persino offensivo per i sentimenti dei
nostri militanti. E si potrebbe chiedermi perch dunque abbiamo pubblicato i suoi saggi, per di pi
presso una Casa Editrice popolare come gli Editori Riuniti. Perch conclude bene riflettere
sugli altri, ma anche su s stessi. Farlo, in particolare sulla storia delle societ socialiste aggiunge
urgente. In quegli anni cera gi stato il rapporto su Stalin, Kruscev, prime aperture. E tuttavia
un libro come quello nessun altro PC lo avrebbe proposto. Anche questo un segno della diversit del
comunismo italiano, anche se Alicata, allora responsabile della commissione culturale del partito, ci
teneva a conservare le distanze rispetto alle critiche al PCUS, un atteggiamento che poi condusse
come noto alla radiazione del gruppo promotore del Manifesto. (Un ritardo che al PCI cost non
poco).
Sartre era arrivato in Italia gi alla fine degli anni 40, via Milano, e segnatamente del Politecnico di
Vittorini che, assieme ad altri intellettuali di quella citt, costituivano il motore del rinnovamento
culturale, lala moderna e cosmopolita dellintellighentia italiana, rimasta molto chiusa e provinciale
per via del lunghissimo periodo fascista. Centro del dibattito comunista milanese era la Casa della
Cultura, allepoca ancora in un prestigioso palazzo requisito che si dovette poi restituire per
trasferirsi in una cantina a Via Borgognona. A dirigerla un filosofo marxista molto importante,
Antonio Banfi, direttore della prestigiosa rivista Studi filosofici. qui che arrivano per la prima volta
intellettuali doltreconfine e leco della sociologia doltreoceano. E per si giunge presto alla rottura
con Roma. noto lattacco, peraltro di insolita rozzezza, che Togliatti stesso porta a Vittorini su

Rinascita e che si conclude con l allontanamento dal PCI dello scrittore, e con la chiusura del
Politecnico, che aveva nel frattempo stabilito un organica collaborazione con la rivista fondata da
Sartre nel 1945, Les Temps Modernes. Lo scontro culturale ha riflessi anche sul rapporto con
Antonio Banfi (casus belli un attacco di Studi Filosofici a uno scritto di Kanepa, responsabile
cultura del PCF, un fatto imbarazzante per la difficile diplomazia comunista.
()
Milano tuttavia non demorde. Lo scantinato di via Borgognona diventa, e rester a lungo, sotto la
direzione di Rossana Rossanda, il vivacissimo centro del rinnovamento culturale italiano. Non solo:
nel 1962 proprio Togliatti che nomina Rossana, pur animatrice di quella semi-dissidenza,
responsabile della Commissione culturale nazionale, prestigiosissima collocazione in unepoca in cui
cultura e politica erano ancora strettamente intrecciate. A un anno dalla morte di Togliatti, agosto
1964, Rossana scrive ricordando il trauma della rottura con Vittorini: a motivare Togliatti dice
fu certamente la sua estraneit allorizzonte culturale che a Milano era stato aperto. Quella cultura
la sentiva come un corpo estraneo che aveva sedotto solo alcuni intellettuali del nord. Il partito si
identificava invece nel filone storicista di De Santis e Labriola, e in quella cultura nazionale si
install. C, in questa scelta, anche il riflesso di una non sanata differenziazione fra nord e sud;
e non un caso che proprio il contrasto fra un meridionalismo allineato sullidea di una Italia
premoderna, e chi nello stesso partito considerava invece il paese ormai segnato dalle nuove
contraddizioni delle societ capitalistiche mature, sia pure intrecciate alla persistente arretratezza,
diventi il centro dello scontro politico. Quello fra ingraiani e amendoliani che infuoca lXI congresso
del PCI; e che poi diventer uno dei temi di fondo della rottura del Manifesto. E per, nota
acutamente Rossana, con il suo storicismo Togliatti cre una sorta di ammortizzatore che aiut ad
assorbire senza traumi eccessivi i processi involutivi del movimento comunista internazionale,
a relativizzarli.Proprio quel filone aiut il PCI a trovare in s gli anticorpi. Naturalmente anche
e soprattutto per via di Gramsci, il cui pensiero Togliatti si impegn a diffondere, cos aiutando il
partito a sottrarsi al tentativo di una sua ala di reclutarlo alla pi piatta tradizione storicista. Ed
infatti, in contrasto con quella stroncatura zdanoviana del 48, il PCI finisce per aprirsi alla cultura
europea: il rapporto con Sartre stato, da questo punto di vista, esemplare. Un rapporto con il
Partito, ma anche molto personale con Togliatti. Tant vero che quando il segretario del PCI muore
Sartre scrive una lunghissima lettera al partito italiano che lUnit pubblica per intero a tutta pagina
(e Temps Modernes riprende col titolo Il mio amico Togliatti).
Sono uno straniero scrive Sartre-e tuttavia sento il lutto dellItalia come il mio lutto. La
singolarit del vostro partito saltava agli occhi. Lo amavamo. Ho capito alla fine che quanto amavo
sopratutto in quel partito era Togliatti.
Non lui che ho conosciuto per primo scrive ancora. Ho conosciuto prima altri, al Congresso di
Vienna per la pace, e questi si distinguevano per libert di parola, lucidit, pensiero, autoironia
leggera, che per mai metteva in discussione lappartenenza. Attorno a loro cera molto Marx. Ma
loro non lo citavano, applicavano i suoi principi. Il marxismo con loro diventava ci che deve essere:
un immenso e paziente sforzo di ricerca, che intrecciava teoria e pratica, una permanente riflessione
su s stessi. Pensavo dipendesse dallItalia. Ma il PCI era lItalia. Poi, quando ho conosciuto Togliatti,
mi sono detto: lItalia lui. Dopo aver riferito molti anneddoti, in cui racconta di Togliatti senza
guardie del corpo n stuoli di accompagnatori come gli altri leader importanti, della sua leggerezza,
normalit, della sua non separatezza, curiosit intellettuale, continua scrivendo: Per questo in Italia
ci sono tanti intellettuali comunisti, pochissimi di destra. E i migliori giornali di sinistra, i peggiori
della destra. Per questo il Pci non solo il partito degli operai, ma dellintellettuali, il pi
intelligente dei partiti. Lamavo. Togliatti lo ritrovavo in tutti i comunisti che incontravo. Come se un
gigante si fosse insinuato per magia nel piccolo corpo di un professore di liceo. Questo era il mio
amico Togliatti.
()
La lettera molto significativa del rapporto che Sartre ebbe con il PCI: fondato pi che sulla
sostanza teorica o politica, sul tratto che di questo partito laveva entusiasmato: la sua unicit.

Quello che faceva dire a Togliatti stesso che il PCI era una giraffa. Un animale del tutto anomalo,
che non ha altri riscontri in natura, con quel suo collo e quelle sue gambe lunghissime, per lappunto
anormali. Fu, infatti, un rapporto caro al filosofo perch ispirava il suo essere un intelletuale engag,
militante. Direttamente Togliatti Sartre laveva incontrato solo nel 61, grazie a Rossana. Il filosofo
era andato a chiederle, a Botteghe Oscure, se il PCI avrebbe obiettato a che in Italia venisse
rappresentata la sua opera teatrale Le mani sporche, che lui stesso, nel 1952, aveva proibito che
andasse in scena nel timore venisse strumentalizzata in senso anticomunista. Adesso decide di
consentirlo in Italia, perch dice si fida dellItalia e del PCI. (E infatti verr rappresentata
a Torino, e Sartre lo annuncer in una conferenza stampa a Parigi in cui dice che il permesso vale
solo per lItalia e che si tratta di un gesto di fiducia verso lItalia e in particolare verso i comunisti
italiani che sono quelli che hanno spinto pi avanti il dibattito sui problemi della cultura e sul
rapporto intellettuali e partito). Quando Rossana rifer a Togliatti della richiesta di Sartre lui si
incurios e chiese di conoscerlo. E cos mi raccont gi allora Rossana il segretario del PCI lo
invit a cena in un ristorante di via Mario dei Fiori, a tavola anche Nilde Iotti e Simone de Bauvoir.
A quel punto i rapporti fra il filosofo e il PCI erano diventati organici, importante il primo convegno
promosso nel 1961 dallIstituto Gramsci, sulla soggettivit, i cui atti gi pubblicati su Aut Aut in
Italia e poi su Temps Modernes nel 1993, sono stati riediti in Francia lanno scorso e ora vengono
ridati alle stampe in Italia. passato un anno dalla pubblicazione della pi importante opera
filosofica di Sarte Critica della Ragione dialettica e i due prefatori delledizione francese si
chiedono come mai questa conferenza si tenuta a Roma e non, come sarebbe stato normale,
a Parigi. Spiega lo storico francese Marc Lazard: Il PCF riservava agli intellettuali tuttal pi il
ruolo di esperti, il PCI favoriva invece il loro intervento nella definizione della politica. Per questo
Sarte aveva scelto lItalia.
Sono andata a cercare nel faldone conservato allIstituto Gramsci e debbo dire che ancor pi che il
merito degli interventi molto vivaci e polemici luno con laltro, molte le interruzioni si coglie il
senso di quelliniziativa guardando la lista dei partecipanti: sono tutti militanti, filosofi anche,
naturalmente, ma molti membri del Comitato centrale, funzionari, parte viva del dibattito e del
lavoro politico del Partito. Non si tratta di un appuntamento accademico, insomma, anche se
i professori sono tanti: Paci, Luporini, Lombardo Radice, Colletti, Della Volpe, Valentini, Semerari,
Guttuso, Alicata e, curiosamente, uno scrittore non comunista, Guido Piovene. (Mi venuto da
piangere per la nostalgia di quella politica).
Negli anni successivi i convegni con Sartre si sono susseguiti numerosi, dal pi importante Morale
e Societ, nel 1964, cui assiste lo stesso Togliatti, ad altri anche non nella capitale. Che continuano
a discutere di Sartre anche dopo la sua morte (lultimo, credo, organizzato negli anni 80 dalla nostra
compagna Sandra Teroni e promosso dal Comune (ancora) rosso di Viareggio!). Sartre diventato
autore di casa anche sullUnit: a sfogliare il giornale del decennio 60 ogni pochi giorni si trovano
pagine scritte dal filosofo o a commento di quello che dice e che fa a Parigi, persino una lunghissima
lettera inviata al direttore che il giornale pubblica per intero, in cui Sartre polemizza con i critici
cinematografici dellUnit perch hanno stroncato il film Linfanzia di Ivan di Tarkovskij, pur
premiato a Venezia con il Leone e che lui, Sartre, considera invece, una delle pi belle pellicole mai
viste. Solo in URSS, lunico paese dove la parola progresso ha oggi un senso scrive poteva
farsi questo film sul prezzo che il progresso e la storia fanno pagare agli uomini.
Il filosofo frequenta molto lItalia. A Roma alloggia allhotel Nazionale, di fianco a Montecitorio, ed
facile trovarlo con Simone, intento a leggere i giornali o a scrivere, nei bar delle piazze adiacenti.
Capita anche a noi dellarea ingraiana che comincia a configurarsi di fermarsi a chiacchierare. Fin
dallinizio Sartre, attraverso Temps Modernes, comincia infatti anche a impicciarsi del dibattito
politico interno al PCI. Lo fa la prima volta dedicando un intero numero della rivista ad un convegno
del 1962 dellIstituto Gramsci che ebbe allora molto rilievo: Tendenze del neocapitalismo. Si pu
dire che oltre al rapporto diretto che Sartre ebbe per molti anni con Rossana quel numero di Temps
Modernes segna lincubazione del legame che poi si svilupp con Il Manifesto. La rivista pubblica
infatti sotto il titolo generale Fatti e problemi della lotta operaia come documenti le

relazioni tenute da Amendola e Trentin, accompagnate da un dibattito in cui intervengono due


notissimi dirigenti, Vittorio Foa e Lelio Basso. E per anche un lunghissimo saggio di un giovane
sconosciuto, Lucio Magri, estensione dellintervento che aveva pronunciato nel convegno e con cui
Amendola aveva aspramente polemizzato: Modello di sviluppo e problemi dellalternativa
proletaria. Uno scritto che peraltro Andr Gorz, curatore del numero, riprende ampiamente nella
sua introduzione: Nel momento in cui la produzione potrebbe avere per la prima volta come fine lo
sviluppo integrale dellindividuo, cerca invece di estendere la sua dittatura su tutti i terreni, ivi
compresi quelli della formazione delle idee. Per la prima volta il dibattito nel PCI viene animato
dalla messa in discussione della modernit capitalista, della qualit della crescita, dellalienazione
e del consumismo, tutti i temi che saranno poi al centro delle Tesi del Manifesto. Nel 66 Temps
Modernes ripubblica nuovamente due saggi sui Fronti polari, in polemica fra loro, usciti su Critica
marxista: uno di Amendola, Rileggendo Dimitrov, laltro di Magri, Valori e limiti dellesperienza
dei fronti popolari.
()
Nel frattempo Togliatti morto, si tenuto lXI congresso del PCI con la conseguente emarginazione
dellarea ingraiana, ed scoppiato il 68. Subito dopo uscita la rivista Il manifesto. Il rapporto di
Sartre con il PCI si incrinato e si invece saldato subito quello con il Manifesto. Ancor prima che
uscisse il numero 1 della rivista diretta da Magri e Rossanda, Temps Modernes comincia la
pubblicazione dellintero libro scritto da Magri su I fatti di maggio (saranno tre puntate), e poi subito,
un primo scritto del Manifesto: un mio lungo Rapporto sulla Fiat e, nello stesso numero, uno
scritto di Sofri e Luperini Quali avanguardie? Quale organizzazione?. Nel primo numero di
settembre del 1969 de Il manifesto quello del famoso articolo Praga sola escono una serie
di scritti sul tema gi da allora al centro dellattenzione della nuova sinistra (tuttora): il rapporto fra
masse e partito, fra spontaneit e coscienza. Sotto il titolo comune Partito e classe un saggio di
Rossana Da Marx a Marx, uno di Magri e Maone Lorganizzazione comunista, uno di Pintor, Il
partito nuovo. E la preziosa registrazione di una discussione sul tema Il rischio della
spontaneit e la logica dellistituzione fra direzione della Rivista e Sartre stesso. Si svolse il 27
agosto attorno al grande tavolo verde di Piazza del Grillo, redazione e abitazione comune della
rivista. Il mese successivo Temps Modernes la riprende interamente assieme al saggio di Rossana.
Accompagnadoli con un trafiletto: Nel prossimo numero Temps Modernes dar conto del dibattito
che ha portato alla rottura fra il gruppo dirigente del PCI e il gruppo de Il Manifesto e, alla fine, alla
sua radiazione. Che aggiunge la rivista non costituisce affatto una sconfitta. Linteresse di
Sartre per Il Manifesto, e anche in parte per Lotta Continua, prosegue negli anni 70. Quando esce il
quotidiano Sartre si gi impegnato nella politica militante francese scrivendo On a raison de se
revolter e partecipando alla nascita della Gauche proletarienne che, a sua volta, dar vita a un
quotidiano, Libration. da noi, al Manifesto, che vennero a vedere come si faceva a fare un
giornale senza soldi (come del resto fece poco dopo la Tage Zietung (Tatz)). La Gauche
Proletarienne ebbe vita breve e oscillante, continu solo il giornale, e continua ancora, ma i vecchi
non ci sono pi e Lib ha cambiato natura. Sartre si era nel frattempo gi ammalato, era diventato
cieco e, via via, sempre pi fino alla sua morte nell80, smise di seguire le vicende italiane. Lunico
suo scritto sul Manifesto quotidiano singolare: un vero reportage da Parigi nel 1972, dal titolo:
Rispunta il razzismo: Lassassinio di Mohamed Diab da parte del brigadiere Marquet si legge
ci ha aperto gli occhi. Non voleva starsene quieto si giustificato. Bande misteriose a Parigi e a
Lione operano di notte sgozzando e annegando gli arabi. In dieci anni il razzismo si ricostituito.
2015 IL NUOVO MANIFESTO SOCIET COOP. EDITRICE

Potrebbero piacerti anche