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Note tecniche pretrattamento discarica

NOTE TECNICHE SUI BANDI DI PRETRATTAMENTO IN DISCARICA

Elementi di carattere prettamente tecnico e non solo, per il ricorso alla delibera
sul sistema di tritovagliatura e sul sistema di pretrattamento dei rifiuti prima
della collocazione in discarica.

• PREMESSA –
La vigente normativa europea (Direttiva 2008/98/CE) impone, per quanto riguarda lo
smaltimento dei rifiuti, l’implementazione rigorosa della seguente gerarchia:
◦ Recupero della materia
◦ Recupero di energia
◦ Smaltimento
La normativa impone chiaramente come priorità nel trattamento dei rifiuti il massimo recupero
di materia che si ottiene in buona parte con la raccolta differenziata ma per la restante parte
con la selezione ed il recupero dei materiali contenuti all’interno dei rifiuti indifferenziati.
Con le comuni metodologie di recupero di materia (differenziata e selezione della materia
dall’indifferenziato) si riesce agevolmente a recuperare materia da un minimo dell’80 % a più
del 95% dei rifiuti, in base alla metodologia impiegata.
Dalla rimanente percentuale di Rifiuti Urbani Residui (RUR), cioè quella al netto della
differenziata, si recuperano agevolmente ulteriori materiali con la metodologia della selezione
e del recupero.
Allo stato dell’arte la migliore tecnologia applicabile per quanto riguarda la frazione residuale
(RUR) a valle della raccolta differenziata è la metodologia di selezione e di recupero di tutto
il materiale riciclabile compresi i cartacei contaminati dall’umido organico (destinabili alla
digestione anaerobica) e per la percentuale rimanente di materiale non riciclabile (polimateriali
accoppiati prevalentemente di natura plastica) viene messa in atto la tecnologia sperimentata
dal “Centro di riciclo Vedelago” per l’ottenimento di materiali plastici estrusi a basse
temperature. Tale tecnologia consente percentuali di recupero di materia dai rifiuti prossime al
99 %.
Tutto ciò consente di minimizzare il rifiuto conferito in discarica soprattutto in presenza di
percentuali di raccolta differenziata molto bassi come quelli siciliani.
L’evidenza del buon funzionamento della differenziata spinta, accoppiata al successivo
recupero di materia, che dimostra peraltro l’inutilità delle soluzioni che recuperano energia, è
ampiamente dimostrabile attraverso le realtà già esistenti. Esempi di buone pratiche (BAT),
implementate con successo anche in alcune zone italiane ed europee, sono da diverso tempo
diffuse in paesi quali la California. Recentemente anche il governo americano sotto la
presidenza di Barak Obama e la Cina – sebbene fino a ieri contraria - hanno deciso di
intraprendere questo percorso virtuoso.
Non bisogna inoltre dimenticare che con il recupero spinto di materia le discariche vengono
obsoletate

1. Pretrattamento dei Rifiuti Urbani Residui (RUR)

Si premette che il sistema di tritovaglaitura come pretrattamento per le discariche è considerato


una soluzione temporanea e sconsigliabile da parte del Dottor Marco Lupo, direttore generale
f.f. del Ministero Dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. Con nota del 26 giugno 2009
protocollo n. 13516/QDV/DI/V, infatti, in calce alla proroga sino al 31 dicembre 2009 (già
scaduta) relativa al differimento dell’entrata in vigore dei criteri che regolano l’ammissibilità’
in discarica delle tipologie e delle quantità dei rifiuti di cui al DM 3 agosto 2005, egli dichiara:
“Si sottolinea, tuttavia, la necessità che codesta Regione acceleri le procedure necessarie
per dare attuazione al Programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili in discarica e
in particolare le iniziative relative alla raccolta differenziata, considerato che il ricorso alla
tritovagliatura non può che essere un’opzione transitoria”.
Allo stato dei fatti la proroga è scaduta e quindi bisogna procedere alla preselezione dei rifiuti
da conferire in discarica essendovi l’obbligo di conferimento in discarica di ben determinate
tipologie di rifiuti (DM 3 agosto 2005) tra cui una percentuale di sostanza secca non inferiore
al 25 % ed una percentuale di Carbonio Organico Totale (TOC) non superiore al 5%.
Per attuare ciò necessitano gli impianti di selezione dei rifiuti, con i quali si possa separare
la componente organica ed anche tutte quelle componenti come materiali cartacei, ferrosi,
vetrosi, plastici, etc. avviabili al recupero.
Tale soluzione impiantistica consente di soddisfare il DM 3 agosto 2005, oltre che sottarre
una grossa percentuale di rifiuti alla discarica.
Tale processo, che consentirebbe il raggiungimento di enormi benefici relativi
all’allungamento della vita della discarica, può essere migliorato, con l’avvio dei materiali
poliaccoppiati plastici al processo di estrusione (modello Vedelago) e la trasformazione in
materiali inerti ed isolanti per l’edilizia o per la produzione di oggetti plastici pesanti.
Per contro la tritovagliatura non attua alcuna selezione del materiale come prescritto dal
DM 3 agosto 2005 e non sottrae alcuna componente del Rifiuto Urbano Residuo (RUR)
all’abbancamento in discarica.

2. Stabilizzazione chimico-fisica della frazione umida dei RUR

Lo stato dell’arte sui trattamenti di stabilizzazione della parte organica attraverso digestione
anaerobica è indiscussa. Grazie ad essa si ottiene oltre a dell’ottimo compost (parte organica
stabilizzata biologicamente in via definitiva), anche metano (incentivabile con i CIP6) e
acqua, il tutto senza l’aggiunta di altri componenti ma esclusivamente con un processo di
fermentazione naturale.
Con tale processo si evita lo smaltimento in discarica della frazione umida, la quale viene anzi
la valorizzata.
Tale trattamento ha bisogno di apposita impiantistica e di tempi di lavorazione di circa 15-30
giorni.
Un altro trattamento di stabilizzazione della parte organica è la digestione aerobica più
comunemente detta compostaggio. Con essa non si recupera metano e acqua, ma solo compost
(parte organica stabilizzata biologicamente in via definitiva).
Anche questo processo permette di evitare lo smaltimento in discarica della frazione umida, la
quale viene valorizzata.
Tale trattamento ha bisogno di un’impiantistica abbastanza semplice e di tempi di lavorazione
di circa 15-30 giorni.
Il compost, detto anche terricciato o composta, è il risultato della decomposizione e
dell'umificazione di un misto di materie organiche (come ad esempio residui di potatura, scarti
di cucina, letame, liquame o i rifiuti del giardinaggio come foglie ed erba sfalciata) da parte
di macro e microrganismi in condizioni particolari: presenza di ossigeno ed equilibrio tra gli
elementi chimici della materia coinvolta nella trasformazione.
Il compost così ottenuto derivando da rifiuti non selezionati può essere contaminato, quindi
impiegabile per recuperi ambientali, ma non in agricoltura.
Un terzo trattamento di stabilizzazione della parte organica è quello con aggiunta di Ossido
di Calcio e di complessi idrosilicati di Alluminio, Ferro, Magnesio ed alcali o semplicemente
calce viva (CaO)
Tale trattamento non opera alcuna separazione della parte organica dei rifiuti da quella
inerte, ma “mummifica” (congela) temporaneamente la parte organica innalzandone il Ph
(parte organica stabilizzata chimicamente-fisicamente in via temporanea), impedendone
momentaneamente i processi di putrefazione che in un secondo tempo (finito l’effetto
temporaneo della mummificazione della parte organica) prendono luogo normalmente.
Tale trattamento nella prima fase blocca la fermentazione, nella seconda fase provoca un
essiccamento della parte organica e l’eliminazione della flora batterica e nella terza ed ultima
fase avviene lo stoccaggio ed omogeneizzazione del prodotto.
Il prodotto finale di tale trattamento è del rifiuto indifferenziato, triturato e temporaneamente
stabilizzato che può essere esclusivamente conferito in discarica o bruciato in opportuni forni
(inceneritori) con scadente potere calorifico ed alto potere inquinante.
Tale prodotto abbancato in discarica o su terrapieni viene in breve tempo inumidito dagli
agenti atmosferici e quindi aggredito dalla flora batterica che riprende il processo di
fermentazione congelato e la produzione di percolato e metano, quest’ultimo rilasciato
direttamente in atmosfera (il metano rilasciato in atmosfera è 20 volte più inquinante rispetto
alla CO2 rilasciata in atmosfera e quindi preferibile ricavare energia dal metano e rilasciare la
CO2 in atmosfera).
In pratica, gli impatti legati alla collocazione in discarica della sostanza organica trattata con
calce viva non vengono scongiurati ma al contrario prolungati nel tempo.
Tale trattamento, stabilizzando solo temporaneamente la componente organica, non è in
linea con le indicazioni della Commissione Cancellieri.
Con tale trattamento non si ottiene alcun prodotto di recupero quali compost o metano o acqua.
Tale trattamento, sebbene non abbia bisogno di impiantistica complessa e lunghi tempi di
lavorazione (circa 10 giorni), comporta in ogni caso un impatto ambientale nefasto, dovuto
soprattutto all’inquinamento tale processo comporta.
La procedura della tritovagliatura e susseguente trattamento con calce viva è stata impiegata
nel pretrattamento dei rifiuti in Campania per prepararli alla termovalorizzazione
(incenerimento): “Tra i poteri esercitati dalla struttura commissariale, vi è anche quello di
autorizzare impianti di tritovagliatura, biostabilizzazione ed eco-imballaggio dei rifiuti solidi
urbani, destinati agli impianti per la produzione del combustibile derivato da rifiuti e costruire
impianti di termovalorizzazione non ancora attivati”

Conclusioni

Il trattamento di tritovagliatura del rifiuto urbano indifferenziato ed il suo successivo


trattamento con con calce viva non ottemperano al DM 3 agosto 2005 poiché non operano
alcuna preselezione dei rifiuti conferiti in discarica, ma solo una temporanea stabilizzazione
della componente organica che cessa in tempi brevi, quindi il rifiuto così abbancato in
discarica produce percolato ed inquina il territorio su cui insiste la discarica, oltre a rilasciare
metano in atmosfera.
Non ritarda i tempi di riempimento della discarica poiché non vi è alcuna riduzione delle
quantità dei rifiuti conferiti in discarica anzi un loro aumento dovuto agli additivi aggiunti,
quali calce viva e quant’altro.
Di contro la tecnologia della selezione e del recupero della materia consente la separazione
della componente organica e cartacea e delle componenti ferrose, vetrose, plastiche, etc.
avviabili alla valorizzazione, sottraendo rifiuti dall’abbancamento in discarica.
La componente organica (oltre che quella cartacea e legnosa) può essere trattata con la
digestione anaerobica ottenendo energia pulita dal metano prodotto oltre che acqua e compost
per i recuperi ambientali.
Le componenti ferrose, vetrose, plastiche possono essere valorizzate presso opportune aziende
come materia prima seconda.
Le componenti contenenti materiali diversi accoppiati tra loro con alto tenore di plastica
possono essere valorizzate con il trattamento di estrusione a bassa temperatura (Vedelago) e
quindi valorizzati presso aziende che le impiegano come materie prime seconde.

Impiantistica

Gli impianti per realizzare i suddetti trattamenti di selezione e recupero della materia sono già
stati deliberati dalla regione siciliana ma ancora non realizzati se non in minima parte.
Per quanto riguarda la componente organica è già stata deliberata la realizzazione di centri di
compostaggio non ancora realizzati, se non in minima parte.
Tali centri di compostaggio potrebbero essere trasformati agevolmente in impianti per la
digestione anaerobica.
Il piano dei rifiuti siciliani vigente non prevede impianti per la tritovagliatura e successiva
stabilizzazione con calce viva.

Bilancio economico

Tale trattamento di selezione e recupero dei materiali comporta un utile dalla vendita delle
materie prime seconde alle aziende, che le recuperano risparmiando sulle materie prime.
Il suddetto trattamento comporta inoltre l’abbattimento dei costi di smaltimento in discarica o
agli inceneritori.
Il trattamento di tritovagliatura con successivo trattamento con calce viva non comporta alcun
recupero di materia e nessun risparmio dovuto al mancato conferimento in discarica o
all’incenerimento.

Bilancio ambientale

Il trattamento di selezione e recupero dei materiali contribuisce enormemente alla


salvaguardia ambientale minimizzando i fattori inquinanti derivanti dall’impiego delle
discariche e dall’incenerimento, che al contrario giustificano e alimentano il sistema di
tritovagliatura con successivo trattamento con calce viva.

Esperienze pregresse

Tali conclusioni sono evidentemente dimostrate dagli scadenti risultatati ottenuti nella
discarica di Costa di Mezzate dove da diversi anni è stato attuato il trattamento di
tritovagliatura e successivo trattamento con calce viva.
Si possono al contrario dimostrare gli enormi benefici ottenuti dall’impiego del sistema di
selezione e recupero attuato nel “Centro Riciclo di Vedelago”, dove si raggiungono
percentuali di recupero di materia prossima al 99 % e quindi abbancamento quasi nullo di
rifiuti in discarica.
Ma di tali evidenze ne esistono di diversissime in tutto il mondo e non solo in Italia.

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