Sei sulla pagina 1di 2

Le ricerche confermano la forte correlazione esistente tra al violenza contro gli animali

e la violenza contro gli umani. Se limportanza degli episodi di violenza sugli animali
come indicatori di relazioni familiari disturbate e campanello dallarme per futuri
comportamenti aggressivi nei confronti di umani ormai assodata, non possiamo
neanche ignorare come la violenza verso gli animali scaturisca dalle medesime cause
della violenza verso gli umani e perci labuso di animali nellinfanzia non debba pi
essere considerato come una fase di passaggio

La ricerca inoltre indica che:


I ragazzi crudeli con gli animali possono diventare aggressivi nei confronti degli
umani.
I bambini cresciuti in un clima di intensa coercizione possono imitare lo stesso
comportamento con animali e persone.
I bambini imparano i comportamenti crudeli dagli adulti e possono riprodurli sugli
animali.
I bambini abusano degli animali per scaricare laggressivit che provano verso gli
adulti che abusano di loro, anche in seguito a traumi psicologici.

relazionale. Tali manifestazioni possono inquadrarsi in un vero e proprio disturbo della condotta in
et infantile o adolescenziale e preludere a un disturbo antisociale di personalit negli stessi
soggetti divenuti adulti, in accordo con i criteri diagnostici precisati nel DSM IV, manuale
diagnostico e statistico dei disturbi mentali utilizzato da medici, psichiatri e psicologi di tutto il
mondo. Spesso questi soggetti presentano situazioni familiari e sociali in cui la violenza, intesa
nella sua accezione pi ampia, pervade lambiente relazionale e caratterizza un modello di vita che,
anzich favorire le abitudini collaborative, promuove quelle competitive, per cui si legittima un
esercizio di potere fino alla sopraffazione nei confronti di individui e specie considerati deboli
(animali, ma anche bambini, donne, anziani, omosessuali, soggetti marginalizzati, immigrati) da
parte di altri che si sentono gerarchicamente superiori".

"La reazione di fronte al soggetto debole - aggiunge la dottoressa Simonetti - spesso


caratterizzata da una forte ambivalenza. Da un lato lempatia e la compassione (che ci permettono
di percepire gli stati mentali dellaltro e sentirne la sofferenza), dallaltro la proiezione negativa,
lavversione pi o meno consapevole verso le nostre stesse aree perdenti, mai guarite da fallimenti e
frustrazioni relazionali e sociali subiti nel passato. Se i nostri sentimenti dinadeguatezza non sono
stati elaborati pu accadere che trasformiamo il debole nella nostra occasione di rivalsa,
facendone quindi una vittima incolpevole. Non esiste uomo solo buono, siamo tutti portatori di
sentimenti negativi quali aggressivit, violenza, desiderio di sopraffazione; sta a ciascuno di noi,
facendo riferimento alla propria griglia morale, decidere come indirizzare queste pulsioni. La
capacit di attribuire dignit allaltro si sviluppa grazie a uneducazione familiare e sociale che
prima di tutto ci veda destinatari di riconoscimento personale e di cura intesa come responsabilit.
Che dire del fatto che sono ancora considerate legali pratiche come la caccia, la tauromachia, i
combattimenti tra cani o tra galli, solo per citare i pi noti?"

"Altro aspetto da considerare - nota ancora -a dottoressa - quello del gruppo: osservazione
comune di genitori e insegnanti che spesso il comportamento di un ragazzo nel gruppo diverso da
quello che ha quando si trova da solo. Il gruppo infatti non soltanto linsieme di pi individui, ma
un potente motore di pulsioni altrimenti quiescenti, in cui lidentit personale si rafforza tanto pi
quanto pi fragile. Difficile per un bambino o un adolescente tirarsi indietro di fronte alle
iniziative del branco o alla forza del leader, anche quando le azioni proposte sarebbero
inaccettabili per la coscienza individuale e sociale. C bisogno di sentirsi parte del gruppo, di
essere accettati, di affermarsi anche attraverso azioni fortemente trasgressive e per questo
memorabili. Ecco allora che, in un gruppo nel quale il concetto della dignit dellaltro non sia
fortemente consolidato, torturare e uccidere un animale indifeso costituisce per il ragazzo fragile
una dimostrazione di virile brutalit che gli conferisce da parte del gruppo stesso una autorevolezza
altrimenti irraggiungibile.

"Per contro - sottolinea - molti bambini e ragazzi amano profondamente gli animali ed largamente
dimostrato come un rapporto positivo con l'animale aiuta a sviluppare pi facilmente un
atteggiamento di empatia nei confronti dell'altro, sia esso un animale, un altro bambino, un
adulto, una persona di un altro sesso, di un'altra classe sociale o di un'altra cultura. Gi il grande
poeta romano Ovidio affermava che La crudelt verso gli animali tirocinio della crudelt
contro gli uomini. Sarebbe quindi un errore considerare la violenza verso gli animali come un
fenomeno isolato e da sottovalutare. Essa piuttosto un aspetto di un fenomeno pi ampio che
impone a ogni societ civile un risanamento, a partire dai genitori che possono e devono esercitare
il loro ruolo in modo positivo, rispettando la soggettivit di ogni membro della famiglia, anche del
pi debole".
"A livello istituzionale - conclude la dottoressa Simonetti - sarebbe necessario diffondere una
cultura di rispetto verso ogni essere vivente, umano e non, promuovendo lidea che lo sviluppo
dellempatia , come abbiamo detto, lunico elemento efficace nella prevenzione della violenza".

Potrebbero piacerti anche