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Nozioni e termini

di
fonetica articolatoria.
Come si producono i suoni

1. Fonazione e articolazione
Nella produzione del parlato si distinguono due azioni
parallele

distinte,

quella

della

fonazione

quella

dellarticolazione. Per fonazione si intende la produzione della


voce in quanto tale, vale a dire la creazione di un segnale acustico
mediante una corrente daria egressiva (cio in uscita), per lo pi
proveniente dai polmoni, e della sua modificazione a livello della
laringe mediante lazione delle pliche (o corde) vocali. Le
vibrazioni periodiche delle pliche, con il loro alternarsi di chiusure
e aperture, lasciano fluire laria a impulsi periodici: ci determina,
per il fenomeno della risonanza, la vibrazione delle pareti del
canale fonatorio.
Il segnale vocale viene cos rinforzato e diventa udibile.
un suono continuo, modulabile sia nel tono (grazie alla maggiore
o minore tensione delle pliche) sia nellintensit (grazie alla
maggiore o minore quantit daria espiratoria). Se nessuna azione
muscolare interviene a modificare la struttura del canale
epilaringeo spostando gli articolatori, il condotto pu essere
paragonato a un tubo di sezione uniforme chiuso a unestremit
(la glottide) e aperto allaltra (le labbra). Il suono risultante da
questa configurazione quello classificato come vocale centrale e
in IPA trascritto col simbolo [].

Durante il passaggio dellaria fonatoria attraverso le cavit


sopralaringali ha luogo lazione dellarticolazione, che consiste
nel creare un impedimento al flusso daria in uscita in modo da
modificarne le propriet. Limpedimento pu essere di due tipi: il
primo viene utilizzato per la produzione delle vocali, il secondo
per la produzione delle consonanti. Per le vocali lazione
articolatoria consiste nel modificare la struttura del canale senza
bloccare il flusso della corrente daria. La lingua si sposta verso la
parete opposta senza oltrepassare la linea vocalica, limite al di l
del quale il flusso entrerebbe in turbolenza a causa della ridotta
sezione dellarea.
I foni che ne risultano (vocali) sono classificati in base a tre
parametri: grado di avanzamento (o rispettivamente arretramento)
della lingua: si hanno cos vocali anteriori, centrali o posteriori;
grado di sollevamento (o rispettivamente abbassamento) della
lingua: si hanno cos vocali chiuse, semichiuse, semiaperte o
aperte; conformazione delle labbra, tese o arrotondate: si hanno
allora vocali aprocheile o procheile. Secondo la classificazione di
Jones (19578), che alla base di quella adottata dallIPA, larea
vocalica delimitata dalle vocali cardinali, che rappresentano i
bersagli articolatori cui la lingua deve tendere per ottenere la
migliore realizzazione di ciascuna vocale. Le vocali cardinali a
loro volta si distinguono in principali (anteriori aprocheile e
posteriori procheile) e secondarie (con coefficiente invertito di
procheilia) in base alla maggiore o minore diffusione nelle varie
lingue. La fig. 1 schematizza la conformazione del canale per la
produzione delle vocali cardinali principali.

Nella produzione delle consonanti limpedimento al flusso


daria pu essere totale (ostruzione del canale e conseguente
interruzione del flusso daria) o parziale (ostruzione centrale e
apertura laterale oppure restringimento e conseguente natura
turbolenta del flusso daria). Grazie a questi due semplici
meccanismi (chiusura e restringimento del canale in un punto o in
un altro), attivati in un certo momento o in un altro, si in grado
di creare tutti i foni consonantici che si utilizzano. Oltre a ci, il
sincronismo o asincronismo dei movimenti sopralaringali con
lazione delle corde vocali permette di incrementare ulteriormente
linventario fonetico.
Lampia variet di foni dovuta in gran parte alle
caratteristiche fisiologiche del canale epilaringeo, costituito da
molte parti (le labbra, la lingua, il velo pendulo, la mandibola) che
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si muovono grazie allazione di numerosi muscoli. In particolare


la punta della lingua estremamente mobile, sia spazialmente che
temporalmente, e ci, com ovvio, d luogo a una grande
potenzialit articolatoria. Tuttavia i movimenti articolatori non
sono tutti ugualmente produttivi sul piano percettivo: in alcune
zone del canale piccoli spostamenti articolatori corrispondono a
grandi cambiamenti nel suono risultante e quindi a una grande
variet di foni; in altre, spostamenti anche ampi risultano
percettivamente poco significativi.
Tale caratteristica dellapparato, che ha dato origine alla
Quantal Theory of Speech formulata da Kenneth Stevens nel 1972
e poi ripresa e riformulata da vari autori (Fant 1989; Fujimura
1989; Ladefoged & Lindau 1989), deriva dalle propriet acustiche
del risonatore epilaringale (v. oltre, scheda 2) e dalle
caratteristiche anatomo-fisiologiche degli articolatori. Per fare un
esempio, un restringimento che ha luogo nella zona che va dagli
incisivi superiori al prepalato (non pi di 1 cm di estensione in
senso antero-posteriore), determina sul piano percettivo foni
molto diversi: a livello dentale ([] []), alveolare ([s] [z]),
postalveolare ([] []). Al contrario, con un restringimento
faringale (in unarea di circa 5 cm di lunghezza) si producono
soltanto [] [], foni che, tra laltro, sono presenti in poche lingue
(la fricativa sorda compare in 19 delle 451 lingue analizzate
dallUPSID - UCLA Phonological Segment Inventory Database,
pari al 4,2% del totale, la fricativa sonora in 10 lingue, pari al 2%
del totale).
Non un caso, dunque, che i foni pi frequenti siano
prodotti tutti in determinati punti del canale epilaringeo. Secondo
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la Quantal Theory, infatti, in certe regioni del canale epilaringeo


gli articolatori possono spostarsi senza comportare cambiamenti
nel suono prodotto, quindi quelle regioni sono pi stabili sul piano
acustico. Nelle zone di confine tra una regione e unaltra il
segnale prodotto cambia in modo brusco e improvviso. Un
esempio della natura quantica del canale fonatorio e della sua
conseguente discontinuit acustica dato dal passaggio da [] a
[s]: se si sposta lentamente in avanti la punta della lingua
allinterno della zona alveolopalatale il fono [] non subisce
modifiche fino a che la lingua non raggiunge il margine alveolare.
In quel punto il suono cambia repentinamente da [] a [s] per poi
restare stabile fino al raggiungimento del margine degli incisivi
superiori. Secondo la Quantal Theory, quindi, linventario
fonetico di ciascuna lingua tiene conto, tra gli altri fattori, delle
caratteristiche articolatorio-acustiche del canale fonatorio.

2. Caratteristiche articolatorie dellitaliano


Litaliano, da questo punto di vista, una lingua tra le pi
anteriori, se consideriamo che, dei 21 foni che ne costituiscono il
sistema consonantico, 17 si realizzano tra le labbra e i postalveoli
(pari all81% del totale) e 19 tra labbra e palato duro (90%). Le
consonanti pi arretrate sono le due occlusive velari [k] e [g],
che spesso, per motivi di adattamento al contesto, si realizzano
come palatovelari.
Se infine consideriamo che dalle labbra allugola siamo pur
sempre nella met anteriore dellintero canale epilaringeo, ci
rendiamo conto di come litaliano sia una lingua avanzata
rispetto ad altre, quali, ad es., il francese, il tedesco o larabo. Se il
francese possiede almeno una consonante pi arretrata delle
velari, la vibrante uvulare [], il tedesco possiede, oltre alle
occlusive velari [k] e [g], la fricativa velare sorda [x], la vibrante
uvulare [] e la fricativa glottidale [h]. Per parte sua, larabo
possiede una ricca serie di consonanti posteriori rispetto al luogo
velare che, come abbiamo detto, rappresenta il limite articolatorio
posteriore per il sistema consonantico dellitaliano: oltre alle
fricative velari sorda e sonora [x] [], alle fricative faringali sorda
e sonora [] [], allocclusiva uvulare sorda [q] e allocclusiva
glottidale [h], larabo ha una serie di 4 dentali caratterizzate da un
diaframma aggiunto a livello faringale (le consonanti enfatiche
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, trascritte in IPA utilizzando il diacritico aggiuntivo della


faringalizzazione ) e una dentale laterale velarizzata []. Da un
punto di vista puramente quantitativo non si pu non riconoscere
che laggiunta di un diaframma posteriore (velare o faringale) a
una consonante di luogo dentale estremamente produttiva, in
quanto permette di raddoppiare linventario di fonemi proprio nel
luogo gi di per s pi adatto allarticolazione quale quello
dentale.

3. Luoghi e modi di articolazione


Limpedimento al passaggio dellaria fonatoria che, come si
detto, costituisce la base del meccanismo articolatorio, si
realizza in vari modi e in diversi punti (detti anche luoghi) del
canale epilaringeo. La combinazione di un determinato modo di
articolazione e di un determinato luogo di articolazione d luogo
di volta in volta a un diverso fono consonantico; questo a sua
volta pu essere sonoro o sordo secondo che, nella sua
produzione, intervenga o no la vibrazione delle pliche vocali.
La tab. 1 riporta i possibili modi di articolazione (con
colonne dedicate alla denominazione del fono, alla meccanica
articolatoria, alle caratteristiche aerodinamiche e al derivato
acustico) mentre la fig. 2 riporta i possibili luoghi di articolazione.

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Non tutte le combinazioni di modo e luogo di articolazione


sono concretamente possibili: i limiti di motilit degli articolatori,
sia in termini spaziali che temporali, fanno s che in alcuni punti
del canale siano possibili soltanto uno o pi modi articolatori. Per
fare un esempio, una consonante vibrante pu essere realizzata
solo da un articolatore dai movimenti estremamente rapidi e
puntuale (punta della lingua, ugola) e non da un articolatore lento
e di grosse dimensioni (come il dorso della lingua). In determinati
casi limpossibilit articolatoria dovuta al conflitto che si crea a
livello muscolare: ad es., una consonante faringale comporta
larretramento del velo pendulo con conseguente chiusura del
diaframma rinovelare, cosicch non possibile produrre una
faringale nasale.

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Lunico modo articolatorio che pu essere prodotto in


qualsiasi punto del canale fonatorio quello delle fricative: la
carta consonantica dellIPA ne conta 22, 11 coppie di sorda /
sonora dislocate lungo tutto il canale dalle labbra alla glottide. Il
motivo di questa ricchezza del modo fricativo duplice, e
riguarda sia il piano articolatorio che quello acustico-percettivo.
Dal punto di vista articolatorio il diaframma stretto, tipico delle
fricative, non richiede una particolare conformazione dei due
organi contrapposti: le due pareti possono non combaciare, basta
che siano in grado di accostarsi e ridurre il passaggio dellaria fino
a farla entrare in turbolenza. Per comprendere limportanza di tale
requisito, basti pensare a una consonante labiodentale (come [f]),
in cui il bordo degli incisivi superiori non combacia con il bordo
del labbro inferiore, per cui non possibile produrre una occlusiva
labiodentale. Sul piano acustico il fruscio, tipico delle fricative,
costituito da segnale su tutto lo spettro di frequenze udibili:
intensificarlo in una zona o in unaltra, con piccoli spostamenti
del luogo articolatorio, determina cambiamenti rilevanti dal punto
di vista percettivo.
Riguardo alla fricativa glottidale va detto che tale
denominazione continua a essere universalmente accettata per
motivi

fonologici pi che fonetici.

Infatti

il

fenomeno

dellaspirazione, corrispondente fonologicamente alla fricativa


glottidale, in realt dovuto a un allargamento della glottide pi
che a un suo restringimento (Kim 1970). Lampio inventario di
consonanti fricative non deve per far pensare a una particolare
facilit di produzione. Al contrario, la realizzazione di una
fricativa richiede un controllo dei movimenti articolatori molto

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pi accurato di altri modi consonantici. In unocclusiva infatti


sufficiente chiudere il diaframma: che lo si faccia con maggiore o
minore forza articolatoria ha poco effetto sul fono risultante. Al
contrario, in una fricativa la contrazione muscolare che consente
allarticolatore di accostarsi alla parete contrapposta devessere
controllata istante per istante, con un bilanciamento tra azione
chiudente, per evitare che un passaggio troppo largo determini la
perdita dello stato di turbolenza del flusso espiratorio, e azione
aprente, in quanto il passaggio veloce dellaria tende a creare un
abbassamento di pressione in quel punto con conseguente
chiusura del diaframma.
Per la loro particolare difficolt di produzione, le fricative
sono tra le ultime a comparire nellinventario fonologico del
bambino, comunque dopo che sono stati consolidati tutti i foni
occlusivi, nel periodo intorno ai 24 mesi (Zmarich et al. 2005).

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4. Aspetti particolari
Unultima considerazione riguardo alle consonanti fricative
riguarda il comportamento del diaframma rinovelare: le fricative
sono le sole consonanti in cui esso deve essere completamente
chiuso, per impedire che laria espiratoria possa, anche
parzialmente, defluire attraverso le cavit nasali.
Lincompatibilit tra il modo fricativo e quello nasale non
deriva da

un conflitto

di

tipo meccanico-muscolare

fisiologicamente possibile creare un diaframma stretto e aprire il


varco rinovelare), ma dovuta alla natura stessa della consonante
fricativa, in cui la condizione necessaria che il flusso daria sia
turbolento. Perch questo accada laria deve essere tutta
convogliata allinterno della stretta articolatoria e quindi il
passaggio rinovelare deve essere completamente chiuso. Negli
altri modi consonantici, nonch in alcuni gradi vocalici, tale
condizione non sempre verificata, anche se il fono viene
percepito come orale e non come nasale. Una parziale apertura del
diaframma rinovelare , per es., presente durante la fase di tenuta
delle occlusive sonore, per consentire il mantenimento del flusso
daria transglottidale, o durante le vocali aperte, per motivi di
sinergia muscolare.

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Nellarticolazione estremamente importante il sincronismo


o asincronismo delle diverse azioni che concorrono alla
realizzazione di un fono e della catena parlata. La stessa
contrazione

muscolare,

quindi

lo

stesso

spostamento

articolatorio, pu dar origine a foni diversi se attivato o disattivato


in momenti diversi. Questo perch ciascun fono, che per comodit
di classificazione viene considerato come combinazione di un
modo e un luogo di articolazione, il risultato di una successione
ben definita di comandi motori, sicch alterare anche di poco
lesatta sequenza articolatoria pu compromettere il risultato. Ad
es., per pronunciare la sillaba [ba], costituita da una consonante
occlusiva bilabiale sonora [b], una tra le pi semplici sul piano
della produzione e perci tra le prime a essere apprese dal
bambino, e una vocale anteriore aperta, indispensabile effettuare
nel giusto ordine una complessa serie di movimenti che possono
essere cos riassunti:
(a) contrazione del levator palatini e chiusura del
diaframma rinovelare;
(b) contrazione dei muscoli adduttori e tensori della glottide
(posizione di sonorit);
(c) chiusura delle labbra;
(d) lingua in posizione della vocale [a];
(e) mantenimento della differenza di pressione ipo- ed
epiglottidale

mediante

ampliamento

(rigonfiamento delle guance);

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della

cavit

orale

(f) abbassamento della mandibola e conseguente apertura


delle labbra;
(g) mantenimento della posizione (i muscoli contratti
restano in contrazione) per tutta la durata della vocale;
(h) apertura del diaframma rinovelare;
(i) apertura glottidale.
Se una sillaba come [ba] richiede una cos articolata serie di
comandi motori, evidente che nella catena parlata, in cui le
sillabe devono adattarsi le une alle altre, il compito molto pi
complesso. Se nel parlato letto il parlante ha la possibilit di
dedicare tutta la sua attenzione alla produzione articolatoria in
quanto il testo gi fissato, nel parlato spontaneo egli non pu
fare altrettanto in quanto deve concentrare il suo sforzo sulla
formulazione della frase, su ci che vuole dire ed eventualmente
su ci che vuole non dire, sullo stato emozionale che intende
trasmettere e cos via. Per questi motivi la produzione del parlato
estremamente complessa e necessita della massima attenzione e
concentrazione da parte del parlante. Per questo motivo il
principio

che

regola

tutta

lattivit

fonatoria

quello

delleconomia articolatoria o del minimo sforzo. Lespressione


economia articolatoria, coniata da Andr Martinet nel 1955 nel
campo della fonologia diacronica per spiegare le ragioni dei
mutamenti fonetici, stata poi ripresa e reinterpretata, in maniera
pi generale, in riferimento alla fonetica sincronica e alla stessa
produzione del parlato. La H&H Theory di Bjrn Lind-blom
considera il parlato come il risultato di un tiro alla fune tra il

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principio di massima intelligibilit, che porta in direzione di un


capo

della

corda,

quello

della

iperarticolazione

(hyperarticulation), e quello del minimo sforzo che porta in


direzione opposta, verso la ipoarticolazione (hypoarticulation). Il
conflitto viene risolto dal parlante in maniera diversa a seconda di
quello che il contesto situazionale richiede: i fattori in gioco sono
molti, tra cui il tipo di parlato (spontaneo, letto, recitato), il
rapporto con linterlocutore (stile formale / informale, posizione
dominante / dominata), la conoscenza dellargomento e lo stato
emozionale.

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Studi

Fant, Gunnar (1989), Quantal theory and feature, Journal


of phonetics 17, 1-2, pp. 79-86.
Fujimura, Osamu (1989), Comments on On the quantal
nature of speech by K.N. Stevens, Journal of phonetics 17, 1-2,
pp. 87-90.
Jones, Daniel (19578), An outline of English phonetics,
Cambridge, Heffer (1a ed. Leipzig - Berlin, Teubner, 1918).
Kim, Chin-Wu (1970), A theory of aspiration, Phonetica
21, pp. 107-116.
Ladefoged, Peter & Lindau, Mona (1989), Modeling
articulatory-acoustics relations: a comment on Stevens On the
quantal nature of the speech, Journal of phonetics 17, 1-2, pp.
99-106.
Lindblom, Bjrn (1983), Economy of speech gestures, in
The production of speech, edited by P. MacNeilage, New York,
Springer-Verlag, pp. 217-246.
Lindblom, Bjrn (1990), Explaining phonetic variation: a
sketch of the H&H theory, in Speech production and speech

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modelling, edited by W.J. Hardcastle & A. Marchal, Dordrecht,


Kluwer, pp. 403-439.
Lindblom, Bjrn & Engstrand, Olle (1989), In what sense is
speech quantal?, Journal of phonetics 17, 1-2, pp. 107-121.
Martinet, Andr (1955), Economie des changements
phontiques, Berne, A. Francke.
Stevens, Kenneth N. (1972), The quantal nature of speech:
Evidence

from

articulatory-acoustic

data,

in

Human

communication. A unified view, edited by E.E. David jr. & P.B.


Denes, New York, McGraw-Hill, pp. 51-66.
Zmarich, Claudio et al. (2005), La frequenza di occorrenza
e di consonanti e vocali e delle loro combinazioni nella sillabe del
babbling e delle prime parole dai 10 ai 27 mesi di et, in Misura
dei Parametri. Aspetti tecnologici ed implicazioni nei modelli
linguistici. Atti del I convegno nazionale AISV (Padova, 2-4
dicembre 2004), a cura di P. Cosi,Torriana, EDK, pp. 481-510.

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