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LOSSERVATORE ROMANO

mercoled 11 febbraio 2015

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morto Salvatore Lilla

Una vita
daltri tempi
Il 9 febbraio morto Salvatore Lilla, che dal
1965 al 2001 fu scriptor greco della Biblioteca
Vaticana. Era nato a Roma da famiglia siciliana
e dopo gli studi in Italia, conclusi alla Normale
di Pisa, aveva proseguito la sua formazione in
Germania e a Oxford, divenendo specialista del
medioplatonismo, di Proclo e soprattutto dello
Pseudo-Dionigi lAreopagita. Nel 1971 usc a
Oxford una sua monografia su Clement of
Alexandria: A Study in Christian Platonism and
Gnosticism, tuttora considerata un titolo
fondamentale nella bibliografia clementina. Ma
lorizzonte di Lilla non era luniversit. Nel 1965
era entrato in Biblioteca Vaticana con lincarico
di catalogare i manoscritti greci; e assunse il suo
compito con una seriet e una dedizione che
divennero esemplari. Nel 1985 pubblic un
catalogo dei Vaticani
greci 2162-2254, i
codici Colonnesi,
acquisiti alla Vaticana
nel giugno 1821 da
Angelo Mai su
consiglio di Barthold
Georg Niebuhr. Una
serie ricca e
importante, il
cui nucleo era
stato raccolto
nella prima
met del
Cinquecento
dal cardinale
Giovanni
Salviati. Nel
1996 segu un
catalogo di
un'altra
ventina di
manoscritti (Vaticani greci 2644-2663), pochi ma
difficilissimi perch composti da frammenti
recuperati da legature e copertine. E nel 2004
dedic, nella collana Studi e testi, una
magistrale sintesi al fondo vaticano greco (I
manoscritti vaticani greci. Lineamenti di una storia
del fondo). Accanto al suo compito principale di
catalogatore di manoscritti, Lilla diede alla luce
sostanziosi contributi su soggetti diversi, dalla
brachigrafia italo-bizantina alla teologia
negativa, da studi e traduzioni sui Padri del IV
secolo al tema del silenzio nella filosofia greca,
dai presocratici ai Padri greci. Umanista
cristiano, amava il latino e la sua poesia.
Insegn a lungo allIstituto patristico
Augustinianum; nel 1993 tradusse la grande
monografia su Orazio di Eduard Fraenkel.
Schivo, riservato, lontano da ogni mondanit e
apparenza, di una religiosit profonda quanto
intima e interiore, lascia lesempio di una vita
quasi daltri tempi, tutta dedita agli studi e
allistituzione alla quale aveva consacrato la sua
esistenza. (paolo vian)

di SILVINA PREZ
Ventuno anni senza luce e una verit
che giorno dopo giorno sembra allontanarsi sempre di pi. Ventuno anni di
polemiche, colpi di scena, accuse di depistaggio. Quale il movente? Chi sono
gli assassini? Pochi punti fermi, nessun
condannato, tanti dubbi, e tante lacune. Questa storia inizia nel 1994. Alle 10
del 18 luglio un furgoncino pieno
desplosivo distrugge la sede della Associacin mutual israelita argentina
(Amia) a Buenos Aires. Si porta via 85
vite. Tra queste cera Rita Worona,
moglie di Sergio Burstein e mamma di
Romina e Mariano. Burstein, responsabile dellorganizzazione che riunisce i
parenti degli 85 morti e dei 300 feriti,
la memoria storica di una vicenda gravissima, irrisolta, che tocca profondamente il Paese. Si tratta del pi grande
atto terroristico mai consumato in territorio argentino. Un intero palazzo, che
occupava un isolato nel centro della capitale stato polverizzato da un potentissimo esplosivo militare. Immagini a
cui gli argentini non erano abituati. Fatica a parlare, e non solo per la commozione del ricordo. il peso di
ventanni consumati alla ricerca di una
verit. Devo capire, un mio dovere.
questa la sua vera fatica. Lo scorso 18
gennaio, il senso di una giustizia mancata si ulteriormente aggravato quando Alberto Nisman, il procuratore che
stava investigando sullattentato, viene
trovato morto nel suo appartamento il
giorno in cui avrebbe dovuto presentare il proprio dossier di fronte al Parlamento argentino in cui denunciava un
piano delittuoso e deliberato per lasciare impuniti gli accusati dellattentato,
sostenendo che era stato orchestrato da
alte cariche dello Stato con la collaborazione di terzi. Una storia a tinte fosche, che con la morte del magistrato si
arricchisce di un nuovo quanto inquietante particolare, i cui dettagli sembrano allontanarne ulteriormente la soluzione.
Come ci si pu riconciliare con la vita, dopo lorrore? Il perdono va di pari passo
con la ricerca di giustizia?
Il concetto di perdono ebraico c,
un valore. Il concetto questo: chi pu
perdonare solo la vittima non i parenti; da l il valore della vita umana. Sopprimere una vita vuol dire che non hai
pi chi ti pu perdonare.

Ventuno anni fa lattentato ancora impunito di Buenos Aires

Giustizia mancata
Ha mai avuto paura?
Sono fatalista, tutto accade perch
deve accadere, forse sono anche incosciente, chiss. Ma io vado avanti. Certo, il clima che si respirato nei giorni
successivi alla morte del procuratore
generale Alberto Nisman stato davvero molto pesante. Di certo molte persone che hanno manifestato spontaneamente non sono preoccupati n per la
giustizia n tantomeno di sapere la verit sullAmia, o chi davvero ha ucciso
il giudice Nisman. C un clima di
scontro sociale che passa attraverso i
mass media che davvero preoccupante. Del resto, non c dubbio che la
mancanza di verit risveglia una profonda sfiducia e finisce per danneggiare
il tessuto sociale argentino. Lunica certezza la necessit di unindagine trasparente ed efficace sui fatti del 1994 e
sulla morte di Nisman. Giorni fa leggevo lappello lanciato da diverse personalit israeliane sul quotidiano Haaretz in cui si avverte la comunit
ebraica argentina di esigere la verit
sullAmia e su Nisman, ma senza lasciarsi confondere con altri fini. Questa
la nostra linea.
Perch non si vuole la verit?
Collusioni. Probabilmente sono implicati personaggi importanti che ancora oggi riescono a gettare la societ nel-

lo sconforto come negli anni pi bui


del Paese. In queste ore ricostruzioni
molto autorevoli ci dipingono un quadro di servizi segreti deviati. Noi parenti delle vittime abbiamo il dovere di
cercare verit e giustizia. Non possiamo
improvvisarci analisti o costruire teorie
al rispetto.
Dopo ventanni ci spera ancora?
Ma guardi, per un intero decennio
(dal 1994 in poi) le indagini sono state
condotte in modo vergognoso con
scandalosi depistaggi che non portarono a nulla. Quelle indagini non hanno
visto una sentenza, n dei colpevoli.
Furono anni persi. Oggi la sfida quella di superare lombra di impunit che
danneggia la salute del nostro sistema
democratico. Ed per questo che abbiamo chiesto alla procuratrice generale
Alejandra Gils Burstein di garantire la
continuit del pool di magistrati inquirenti dellAmia creata nel 2004 e da allora affidata a Nisman. La mancanza di
verit risveglia una profonda sfiducia,
la morte di un magistrato un colpo a
uno dei poteri dello Stato e quindi bisogna fare chiarezza sulle circostanze
legate alla sua morte. Per questo chiediamo alla nuova squadra di inquirenti
di riprendere in mano questa storia, di
ripartire percorrendo strade non inquinate per fare luce dopo due decenni sia

Nuove prospettive su De Gasperi

Il metodo democratico
di ANGELO PAOLUZI
Il saggio di Giuseppe Sangiorgi De Gasperi. Uno studio (Soveria Mannelli, Rubettino, 2014, pagine 230, 15 euro) si presta a
diversi livelli di lettura. Lo specifica il sottotitolo, La politica, la fede, gli affetti familiari, che offre altrettante piste per una
valutazione dello statista trentino a sessantanni dalla morte, fuori dalla freddezza
della politologia, in un ritratto che ne campisce la riservata umanit.
La storia dellItalia e del mondo si intreccia con le vicende personali di Alcide
De Gasperi, e luna e le altre confluiscono
in una narrazione che permette di discernere le ragioni di una passione civile ancorata a un impegno spirituale e morale. Nel
dipanarsi quindi del periodo cruciale di
quel secolo breve particolarmente caratterizzato dalla guerra dei trentanni fra il
1914 e il 1945, attorno ai cui drammi scuole
di storici cercano ancora criteri certi di interpretazione.
Di quellepoca, o almeno della parte
conclusiva di essa, De Gasperi fu protagonista indiscusso, non soltanto per il ruolo
svolto nella storia italiana ma anche per il
significato pionieristico della sua testimonianza, proiettata in una consapevole dimensione europea. Con il sostegno di una
fede che dettava i principi dellazione e
suggeriva coerenza di comportamenti.
I sei capitoli del libro si sviluppano secondo percorsi diacronici e, nellevitare le
banalit di una agiografia scandita sulla
successione dei tempi, colgono il senso del

personaggio nelle sue varie dimensioni esistenziali. A cominciare dal momento solenne della morte, descritta nel primo capitolo: allorch il Paese fu consapevole di
quanto perdeva

con la scomparsa di un protagonista che,


nel tumultuoso decennio 1943-1945, aveva
sollevato lItalia dalle macerie della sconfitta alle realizzazioni della ricostruzione.
In poco pi di tre pagine, nel quinto capitolo Il metodo democratico, Sangiorgi
sintetizza il numero (oltre 5.000) e la qualit delle leggi che furono approvate in appena cinque anni, 1948-1953, e fra esse la
riforma della casa, la riforma dellagricoltura, la riforma fiscale, listituzione della
Cassa per il Mezzogiorno, la costituzione
dellEni, lattuazione dei programmi
previsti dal piano Marshall lErp,
European Recovery Program ladesione dellItalia al Patto atlantico,
lavvio della costruzione dellUnione
europea, lesecuzione delle clausole
previste dal Trattato di pace, la riorganizzazione delle forze armate dopo
le mortificazioni seguite all8 settembre.
Eppure, per quanto importante, il
bilancio dello statista non elemento
esclusivo del racconto. Assume un pi
rilevante interesse quando lautore sottolinea le ragioni che sostenevano
quellazione, a cominciare dalla dimensione spirituale (cui dedicato il
secondo capitolo) e dal fermo ancoraggio ai valori della famiglia, in
alcune delle pagine pi coinvolgenti del libro nel terzo capitolo.
Non si capirebbe De Gasperi (e alcuni autori non sembrano aver
compiuto alcuno sforzo per comprenderlo) se non si annettesse im-

portanza, come giustamente ha fatto Sangiorgi, a quella duplice dimensione, dalla


quale deriva tutto ci che si traduce in sani
principi politici.
Non sempre lesistenza fu generosa con
lo statista trentino, che conobbe ingratitudine e amarezze, scontri e incomprensioni
di cui si fa sintesi in un breve e intenso
capitolo, il quarto, su Le vite parallele,
a confronto con personaggi come Palmiro
Togliatti, Pio XII, Giuseppe Donati, Giuseppe Dossetti. Eppure quanto si potrebbe ancora apprendere da De Gasperi sul
citato capitolo dedicato a Il metodo democratico, una lezione che sconta grandi
capacit di manovra e lucidit di intuizioni, sempre agganciate a quegli obiettivi di
salvaguardia della democrazia e di rispetto per la libert cui non volle mai rinunciare.
Possiamo aggiungere che la ricchezza
del contributo offerto da Sangiorgi non
soltanto anche se principalmente nel
testo del saggio ma anche nella parte tecnica, apparentemente marginale, delle note.
In undici pagine ci sono suggerimenti per
uscire, attraverso un nuovo modo di verifica storica, dalle pieghe di una interpretazione unidirezionale e restrittiva della ricostruzione che si trascinata, sulla falsariga
di un malinteso pensiero unico, per un
lungo tratto della seconda met del secolo
scorso. C oggi una nuova generazione di
storici e di saggisti (Sangiorgi fra questi)
capaci di leggere i documenti recuperando
valori e verit spesso trascurati.

sui fatti accaduti nella sede dellAmia


sia nellinchiesta sulla morte di Nisman, con cui abbiamo collaborato per
anni, anche se non concordiamo con le
accuse contenute nel suo ultimo dossier. faticoso percorrere la strada della giustizia, ma dobbiamo pensare al
nostro Paese, ai nostri figli. La verit
il pilastro pi forte della democrazia.
Lanno scorso avete incontrato Papa Francesco. Cosa rimasto di quel giorno?
Il Santo Padre ha toccato nel profondo del nostro cuore stanco. Ho pensato
molto al nostro incontro in questi brutti giorni. Lui di Buenos Aires. Conosce la psicologia degli abitanti di questa citt meglio di chiunque altro e ci
ha detto che Buenos Aires una citt
che ha bisogno di piangere, che non
aveva ancora pianto abbastanza. Ed
proprio cos. Abbiamo la memoria corta e dimentichiamo troppo in fretta la
nostra storia. stato un momento meraviglioso, semplice ma denso di contenuto. Francesco ha portato sollievo e
conforto alle nostre anime ferite. Per
noi ebrei argentini stata una esperienza spirituale davvero unica, ci capita
spesso di sentirci piccoli, da soli con le
nostre ferite e contro problemi che sono pi grandi di noi. Lui con la sua vicinanza e con la sua preghiera per tutte
le vittime, ci ha donato la serenit che
tanto ci manca. Egoisticamente direi,
abbiamo bisogno di rivederlo per condividere con lui il disagio di questi
giorni, per trovare nelle sue parole la
tranquillit di cui abbiamo bisogno per
continuare nella nostra lotta. In
quelloccasione il Papa ci ha espresso il
suo desiderio di giustizia e faccio mie
le parole del Santo Padre: Lasciate
che sia fatta giustizia.

Economia
che uccide
Sar presentato il 12 febbraio
presso l'Augustinianum di Roma
il libro Papa Francesco. Questa
economia uccide (Segrate, Piemme,
2015, pagine 221, euro 16,90) di
Andrea Tornielli e Giacomo
Galeazzi. Interverranno tra gli
altri il cardinale scar Andrs
Rodrguez Maradiaga,
coordinatore del consiglio di
cardinali per la riforma della
Curia, il ministro italiano per le
Riforme costituzionali, Maria
Elena Boschi, e il presidente del
Movimento cristiano lavoratori,
Carlo Costalli. Alla base dei
ragionamenti di Bergoglio,
secondo gli autori, c la radicalit
evangelica dei Padri della Chiesa.
Si parte dalle disuguaglianze
sociali, dai poveri, dei quali,
secondo alcuni, ammesso parlare
a patto che lo si faccia di rado e
soprattutto senza mettere in
discussione il cosiddetto sistema.
Il fatto che il sistema economico
capitalistico non funzioni, invece,
secondo gli autori il centro del
ragionamento del Pontefice.

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